Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 April 2011
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 
    
 
L’UNIONE SARDA
  
1 - L’Unione Sarda / Economia - Pagina 18
LA RICERCA
Uno studio della Cna illustra le difficoltà per chi entra nel mondo del lavoro
«Incentivi per assumere i giovani»
Una grande difficoltà a trovare lavoro dopo il diploma o la laurea e una sfiducia crescente nei confronti delle istituzioni. È il quadro che emerge dalla ricerca “I giovani in Sardegna, condizioni, aspettative, prospettive” dedicata ai ragazzi tra i 18 e i 30 anni e commissionata all'istituto Cresme dalla Confederazione nazionale artigianato e piccola e media impresa.
I NUMERI I dati presentati ieri alla Facoltà di Scienze Politiche di Cagliari sono sconfortanti: la percentuale di occupati tra i ragazzi laureati nell'Isola, a un anno dalla laurea 2008, è pari al 34% tra i laureati di primo livello, al 40,5% tra quelli laureati in corsi a ciclo continuo e al 37,3% per chi ha concluso percorsi specialistici. Per Antonio Mura (Cresme) si tratta di percentuali scoraggianti se si pensa che a livello nazionale, per stesso periodo la percentuale di chi lavora è del 46% per il primo livello di laurea, del 43% per i corsi a ciclo unico e del 56% per quelli di secondo livello. Il documento di Cna cita anche la quarta indagine Istat sull'inserimento occupazionale dei giovani evidenziando, che nel caso dei diplomati sardi, nel 2007, a tre anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione era del 40,9% mentre il dato nazionale è del 52,6%.
L'OCCUPAZIONE Nel 2009, anno nero della crisi, la disoccupazione giovanile nell'Isola raggiungeva il 44,7%, l'8% in più del 2008 e il doppio della media nazionale. Una situazione che favorisce il sommerso, il proliferare dei contratti atipici e rende i giovani più esposti a pagare il prezzo della recessione. Per Francesco Porcu e Bruno Marras, segretario e presidente regionale di Cna, la ricerca restituisce un'immagine drammatica delle condizioni dei ragazzi sardi e impone un ripensamento generale delle politiche regionali e nazionali. Tra le cose da fare la riallocazione delle risorse che dovranno essere concentrate su assi strategici come infrastrutture, energia, ambiente e conoscenza. Porcu e Marras propongono di destinare una parte delle risorse del Piano regionale per il lavoro ad azioni che permettano, attraverso defiscalizzazioni contributive alle imprese, l'assunzione di giovani per un periodo di almeno tre anni. Un aiuto la cui intensità potrebbe essere regolata e crescere nel caso di inserimenti lavorativi in aziende con meno di 15 dipendenti.
CARLA ETZO
 
 
2 - L’Unione Sarda / Primo Piano - Pagina 5
Francesca Piga tra i protagonisti della cerimonia ieri a Palazzo Chigi
«Così ho vinto la mia sfida»
ROMA «La semplicità premia. Ho vinto la mia scommessa». Non riesce a trattenere la sua emozione Francesca Speranza Piga, a margine della cerimonia di Campus mentis, ieri, nel cortile di Palazzo Chigi. La ventisettenne algherese, una laurea in Economia all'università di Sassari, è stata premiata tra i migliori neolaureati che hanno partecipato al progetto, finalizzato a creare un punto di incontro tra giovani e aziende per sconfiggere la disoccupazione.
«Ho saputo dell'iniziativa del ministero della Gioventù da un'amica, tramite Facebook, e ho mandato il mio curriculum. Sono stata chiamata dai responsabili di Campus mentis di Pomezia e ho iniziato un eccezionale percorso di formazione, dove sono entrata in contatto con le più grandi aziende che operano sul territorio nazionale». Al campus Francesca - che conosce alla perfezione inglese, francese e spagnolo - ha trovato subito un lavoro: «Inizierò il prossimo 18 aprile come impiegata nel recupero crediti e analisi di mercato per la società Ald automotive Italia, specializzata nella mobilità aziendale e che gestisce un parco auto di 17 mila clienti».
PROGETTI FUTURI La ragazza, che fino a pochi mesi fa lavorava in un bar ad Alghero, come tutti i giovani sogna un contratto a tempo indeterminato: «Per ora ne ho uno di sostituzione per maternità, ma sono fiduciosa». Tra i progetti della Piga, anche il ritorno in Sardegna: «Nell'Isola purtroppo mancano le prospettive di lavoro, ma mi piacerebbe contribuire a renderla la patria dell'energia alternativa». È ambiziosa il giovane talento sardo, che non dimentica di citare le parole del premier Berlusconi: «Durante la premiazione ha invogliato tutti noi a prefiggerci dei traguardi importanti per diventare dei numeri uno».
E in effetti il presidente del Consiglio ieri, tra battute scherzose, barzellette e regali ai premiati, ha dispensato ai giovani talenti la ricetta per avere successo nel mondo del lavoro: «Siate ottimisti, ponetevi un traguardo molto ambizioso e sacrificatevi per raggiungerlo. Se contate davvero su voi stessi, lo raggiungerete». Berlusconi ha inoltre invitato i neolaureati «a guardare il futuro avendo il sole in tasca, come gli aveva insegnato suo padre».
Francesca quel sole, il sole della sua Isola, lo tiene stretto e dice con un sorriso: «Sono sarda, testarda. Mi impegnerò al massimo nel mio nuovo progetto lavorativo». R. F.
 
CAMPUS MENTIS. Meloni
E il ministro premia la ragazza di Alghero
DALLA REDAZIONE
ROMA La Sardegna ha la sua eccellenza tra i neolaureati italiani. Francesca Piga, ventisette anni, di Alghero, è stata premiata insieme ad altri ventuno cervelli ieri a Palazzo Chigi nell'ambito del progetto Campus mentis 2010. Si tratta di un laboratorio di talenti, promosso dal ministero della Gioventù, che punta ad accorciare la distanza tra impresa e laureati. Ad assegnare il riconoscimento, alla presenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è stata proprio il ministro Giorgia Meloni.
Campus mentis, ideato dal ministero che lei guida, rappresenta un punto di incontro tra Università e aziende. Due mondi che in Italia comunicano poco e male.
«L'obiettivo è di invertire questa tendenza. Campus Mentis lancia un messaggio molto importante in questo senso. Alle aziende dice che i giovani talenti italiani rappresentano un potenziale umano straordinario sul quale è fondamentale investire. Ai giovani che finalmente c'è qualcuno disposto a scommettere sul loro talento, a cominciare dalle istituzioni».
Un messaggio positivo che però si scontra con la realtà di un paese dove la meritocrazia è merce rara. Anzi, diciamo pure che non esiste.
«Purtroppo ne esiste poca. L'assenza di un sistema meritocratico si somma a una crisi che si accanisce in particolare sui giovani, l'anello più debole del sistema-Italia. I giovani non pagano solo il conto della crisi attuale, ma le conseguenze di danni creati negli anni passati da una politica impegnata a garantirsi un consenso immediato, senza pensare a chi avrebbe poi pagato il conto. Per questo occorre rivoluzionare da cima a fondo un sistema che non regge più e avere il coraggio di riformare, come ha fatto il Governo, il mondo dell'istruzione e dell'università in modo da ricostruire un sistema che premi il merito. Bisogna costruire l'eguaglianza nel punto di partenza e non di arrivo, impegnandosi a garantire prima di tutto il diritto allo studio, perché è da qui che si inizia a costruire il sistema meritocratico».
L'incontro tra giovani e imprese può essere uno strumento per abbattere il precariato nel mercato del lavoro?
«Campus Mentis si prefigge innanzitutto di mettere in contatto il meglio della domanda e dell'offerta nel mondo del lavoro, favorendo l'ingresso dei giovani talenti italiani a un livello più elevato e qualificato possibile. Il ministero della Gioventù ha stanziato 300 milioni di euro attraverso il pacchetto di iniziative denominato Diritto al futuro, che introduce, per la prima volta in Italia, il prestito d'onore per i ragazzi che vogliono studiare ma non hanno una famiglia facoltosa alle spalle».
Tra gli obiettivi del laboratorio di talenti c'è anche una maggiore diffusione dell'iniziativa sul territorio?
«Certamente. Campus Mentis, realizzato con la collaborazione dell'Università La Sapienza ha coinvolto 1.800 ragazzi in tre campus: Pomezia, Catania e Padova. Grazie allo stanziamento di 11,5 milioni di euro, il progetto continuerà su scala nazionale con l'apertura di altre sedi.
Ministro, lei ha scritto una lettera aperta ai giovani che oggi scendono in piazza contro un'Italia che sta rubando loro il futuro. Che messaggio ha lanciato?
«Ho espresso loro tutta la mia solidarietà: è sbagliato vedere nella piazza sempre e soltanto un avversario. Sono d'accordo con loro sul fatto che ai giovani non venga data voce su nulla: dalla politica alla società, fino al lavoro. Ho dato la massima apertura al confronto: dobbiamo costruire questo nuovo sistema tutti insieme».
ROBERTA FLORIS
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cultura - Pagina 53
A proporlo al convegno di Cagliari il rappresentante della Federazione internazionale archeologica Unesco: tutti i nuraghi patrimonio dell'umanità
Dario Seglie e l'Isola mito: «Non è possibile che solo Barumini figuri nell'elenco, e gli altri?»
La Sardegna ha circa settemila nuraghi, molti rimasti maestosamente in piedi: come mai uno solo, quello di Barumini, è considerato dall'Unesco monumento da salvaguardare? In altre parole: l'intero complesso nuragico è da dichiarare patrimonio dell'umanità. La proposta parte dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura: cioè proprio dall'Unesco. L'ha portata all'attenzione degli studiosi Dario Seglie, il rappresentante della Federazione internazionale archeologica nella Direzione generale dell'Unesco a Parigi.
Il professor Seglie (archeologo di levatura mondiale) ha parlato in video al pubblico accorso nei giorni scorsi a Palazzo Regio per seguire il convegno sulle problematiche dell'Isola Mito sollevate dal giornalista Sergio Frau con la sua teoria di una civiltà sarda "padrona" del Mediterraneo nel secondo millennio prima di Cristo. La sua presenza virtuale ha aggiunto autorevolezza a quella «idea rivoluzionaria di Frau che, dopo una levata di scudi, trova oggi una convergenza di interessi scientifici». Così egli afferma, sottolineando che, grazie al giornalista, si sta facendo strada l'archeologia del paesaggio, «un concetto che in Italia ha tribolato un po'a prendere piede»: non si studia più il singolo nuraghe o il singolo sito archeologico, ma «si devono studiare le connessioni territoriali, capire le trasformazioni antiche del territorio», che sono il risultato di ciò che vediamo oggi.
Le parole di Seglie, tutto sommato, non sorprendono. Spetta alla Sardegna, ora, darsi da fare perché si realizzi l'idea così formulata: «La Sardegna ha un patrimonio unico al mondo, che è l'insieme nuragico. Eppure, lo dico come rappresentante presso l'Unesco, l'unico "monumento" è Barumini… Non è possibile che sia solo Barumini, quando abbiamo migliaia e migliaia di nuraghi! Va bene… poi mi commuovo… Avete capito qual è il messaggio».
Messaggio colto dal pubblico. Così come lascia traccia importante quello di Mounir Bouchenaki, già vicedirettore dell'Unesco per la cultura: «Ho seguito sin dal suo inizio l'affascinante ipotesi dell'amico Sergio Frau che vede spostati più in qua dello stretto di Gibilterra gli antichi confini della "fine del mondo" e l'orizzonte immaginario della mitica isola di Atlante. Tale ipotesi riporta l'antica Ichnusa al centro delle rotte di navigazione del Mediterraneo, come propongono i risultati ad oggi dello studio di Frau nelle antiche fonti e attarverso contributi di geofisici e geologi rendono credibile l'ipotesi del disastro che potrebbe aver colpito la Sardegna in un'alba tragica del XII secolo avanti Cristo».
Già: cos'è l'alba tragica della fine del secondo millennio avanti Cristo? Che può essere avvenuto di così catastrofico da cancellare le torri di pietra dell'alto e basso Campidano? Uno tsunami abbattè la civiltà nuragica, secondo l'ipotesi di Frau che non pochi specialisti stanno cautamente avvalorando. La Sardegna non è terra sismica, ma è esposta ai maremoti.
A Palazzo Regio Lucia Simone ha illustrato i risultati di rilevamenti che giungono dall'Università di Sassari (Vincenzo Pascucci e Stefano Andreucci): massi di formazione marina scaraventati nell'entroterra settentrionale da onde alte almeno 7 metri. Altri blocchi marini - prove di tsunami - sono stati trovati sulle coste occidentali (Giuseppe Mastronuzzi). Paolo Orrù, geofisico marino dell'Università di Cagliari, ha parlato di frane nei fondali del Golfo degli Angeli. Ma secondo il geofisico Stefano Tinti, la disastrosa inondazione di tremila anni fa fu provocata dalla caduta di un meteorite. Una valanga d'acqua potrebbe avere travolto Campidano e Marmilla. Da qualche mese geologi, geofisici, sedimentologi, esperti di salinizzazione perlustrano le pianure alla ricerca di conferme. E gli tsunamologhi adesso si mostrano molto interessati. Così una battuta del professor Tinti: «C'è una Sardegna prima di Frau e una Sardegna dopofrau».
MAURO MANUNZA
 

 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
4 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Cagliari
Consegnato ieri il premio per la terza edizione del concorso rivolto ai giovani 
Il marchio Ichnusa a «Chent’annos» 
PIERLUIGI CARTA 
CAGLIARI.Siete una grande azienda e cercate un modo per rilanciare uno storico prodotto? Rivolgetevi ai giovani. L’ha fatto Ichnusa per il progetto di valorizzazione del marchio ideato da due ragazzi di 21 anni della facoltà di Economia di Cagliari: Simone Ruscica di Dolianova e Manuel Pili di Cagliari, vincitori del «Premio Ichnusa», conferito ieri presso la facoltà di Economia dell’università di Cagliari, grazie al loro progetto «Chent’annos». L’iniziativa «Premio Ichnusa» ha preso il via nel novembre scorso, quando l’azienda ha scelto di coinvolgere (per il terzo anno consecutivo) gli studenti di economia degli atenei di Cagliari e Sassari, invitandoli a realizzare un piano di marketing, offrendogli la possibilità di mettere in pratica le nozioni apprese in ambito accademico. «È stato chiesto ai ragazzi - afferma Valentina Simonetta manager di Ichnusa - di presentare un progetto in grado di valorizzare il marchio Ichnusa nel contesto territoriale sardo, in occasione della prossima celebrazione dei 100 anni, che il marchio compirà nel 2012». Ai tre gruppi dei vincitori, verrà offerta la possibilità di partecipare ad una settimana di corso di formazione presso l’Ichnusa Accademy di Milano, e tra loro verrà scelto uno studente che avrà l’occasione di lavorare direttamente nell’azienda Ichnusa attraverso uno stage retribuito di sei mesi. Al secondo posto si classificano a pari merito Davide Serra e Maurizio Piredda, sempre dell’università di Cagliari, col progetto «Rilancio Jennas», ed Elisa Pucci dell’università di Sassari con il piano “100 di queste bottiglie”. Infine il terzo posto va ad un gruppo di studenti di Sassari, tra cui Roberto Pinna, Luisa Cutzu e Filippo Migheli, con il loro «Da 100 anni dissetiamo la vostra sete».
 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 13 - Cagliari
Conferenza a Perdasdefogu sull’architettura religiosa 
PERDASDEFOGU. L’architettura religiosa in Sardegna, le chiese romaniche e la chiesa preromanica di san Sebastiano a Perdasdefogu: è il tema della conferenza che terrà oggi, ore 18, nella biblioteca comunale “Lai” il preside della facoltà di Lettere dell’università di Cagliari Roberto Coroneo. Interverrà anche Rossana Martorelli, docente di Archeologia cristiana medioevale. L’incontro, organizzato dalla Pro loco e dal Comune, rientra nelle attività dei “Sabati del messaggio”. Il professor Coroneo, uno dei più qualificati storici italiani dell’arte medioevale, parlerà anche dei “lacerti pittorici” all’interno della chiesa di San Sebastiano che, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere datata tra l’850 e il 1100.
Assisteranno alla lezione di Coroneo e della Martorelli anche un gruppo di studenti del liceo artistico di Lanusei che verranno accompagnati dal professor Francesco Spatara. Al termine, musica etnica con due grandi interpreti: Luigi Lai con le sue launeddas e il musicologo Barnaby Brown, laureato e docente a Cambridge e fra i più stimati suonatori delle cornamuse scozzesi al mondo. (l.cu.)
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 36 - Nazionale
MARIO ZIDDA 
«Così affondano il polo ambientale» 
NUORO. «Affondare la scuola forestale a Nuoro sarebbe un atto sconsiderato. La scuola infatti è solo un tassello di un progetto articolato. Che valorizza le inclinazioni del territorio, facendolo diventare il polo ambientale della Sardegna». A parlare è l’ex sindaco Mario Zidda, che per primo ha proposto l’apertura della scuola sul Monte Ortobene e ha seguito nei suoi dieci anni di mandato tutte le fasi della trattativa con la Regione. «È chiaro che ci sono territori in competizione tra loro - spiega Zidda - ma non è il modo corretto di affrontare il tema. Il punto non è che ci sia qualcuno che offre un locale più grande, o a minor costo. Ma il portare avanti un progetto integrato di sviluppo. Che fa da contrappeso all’arretramento dello Stato. E individua Nuoro come sede naturale di una filiera dell’ambiente. Che inizia con la scuola Forestale, passa dal reale riconoscimento di sede universitaria regionale, coninvolge il trasferimento della sede e della direzione regionale di Abbanoa, della Protezione civile, dell’Ente Foreste». «Non dimentichiamo poi - chiude Zidda - che la scuola sarebbe non solo il centro destinato all’aggiornamento e alla qualificazione professionale del personale del Corpo, ma anche di qualunque ente abbia competenze ambientali. Penso ai Comuni ma anche alla Protezione Civile ad esempio. E inoltre sarebbe il polo dell’educazione ambientale indirizzata soprattutto ai bambini e agli studenti. Un importante mattone di un progetto. Già approvato e finanziato. Che non si può togliere senza far crollare tutto il resto». (g.bua)
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 23 - Sassari
Petizione per il lavoro, la Cgil ha già raccolto mille firme 
Il documento sarà consegnato al presidente del consiglio regionale Claudia Lombardo 
PORTO TORRES. «Non possiamo e non vogliamo rassegnarci alla chiusura del petrolchimico anche perché questa è una lotta che nasce dal basso». Così Franca Sabino, componente della segreteria regionale della Cgil, ha voluto sottolineare la volontà del sindacato e dei lavoratori che in 1027 hanno sottoscritto la petizione che verrà inviata alla presidente del consiglio regionale Claudia Lombardo, affinchè anche la massima assise regionale si adoperi contro la chiusura del petrolchimico. Una raccolta di firme che teoricamente doveva riguardare solo i lavoratori dell’indotto (metalmeccanici, edili, servizi) ma che invece ha raccolto le adesioni anche dei chimici. Ieri mattina il sindacato ha voluto tenere una conferenza stampa davanti ai cancelli della portineria centrale dello stabilimento. Una scelta non casuale, hanno sottolineato i sindaclisti (Bastiano Crosa, Tore Frulio e Gavino Doppiu) perchè è ormai chiaro a tutti che se muore la chimica, muore l’industria del nord ovest della Sardegna. E per questa ragione la Cgil non si limiterà a “battere” le zone classiche delle lotte sindacali come industrie e cantieri, ma porterà le motivazioni dello sciopero generale del prossimo 6 maggio nelle scuole, nell’università, nella sanita pubblica. Perché a essere in crisi non è solo l’industria, è stato sottolineato più volte, ma l’intero mondo produttivo del territorio. Uno sciopero che «non per scelta nostra faremo da soli, visto che a novembre eravamo tutti d’accordo», ha ricordato Franca Sabino, e che vuole essere un chiaro segnale non solo al governo centrale che ha fatto ben poco per risollevare le sorti della Sardegna, ma anche contro la Regione e il presidente Cappellaci che «anche nell’incontro di avantieri sulle politiche per il lavoro, ha pensato bene di non presentarsi». (p.s.)
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Cagliari
VILLANOVAFORRU 
Atlantide super star e 7 giorni di mostre 
VILLANOVAFORRU. Prende il via oggi la XIII edizione della Settimana della Cultura. Si comincia oggi alle 17 alla biblioteca comunale con «Atlantide ed i nuraghi», relatori gli archeologi Alfonso Stiglitz e Alessandro Usai ai quali seguiranno Paolo Bernardini dell’Università di Sassari, il geologo Antonio Ulzega e l’antropologo Giulio Angioni. Il quesito è sempre quello sollevato da Frau: la Sardegna può essere identificata con la «mitica» Atlantide di Platone? E la fine della civiltà nuragica può essere addebitati al catastrofico maremoto conosciuto come lo schiaffo di Poseidone? Sempre oggi, dalle 9, a Santa Marina, organizzato dall’associazione culturale Melagrana e dal Centro fotografia dinamica, è in programma lo workshop sul «Foro Stenopeico», incentrato sulla fotocamera in cartone. Per la settimana il Museo civico praticherà tariffe ridotte, gratuita la mostra «Gioventù ribelle».
TIGELLIO SEBIS 
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 37 - Cultura e Spettacoli
Vino, i grandi marchi impiantano 4 mila sughere in Sardegna 
VERONA, L’ISOLA A VINITALY 2011 
Chi si azzarderebbe a proporvi una bottiglia di un grande vino con un tappo diverso da quello di sughero? Si spera nessuno. Il sughero, si sa, fa respirare il vino nelle bottiglie, lo fa evolvere lentamente e naturalmente, conferendogli quelle caratteristiche di unicità che lo rendono prezioso e inimitabile.
Ma di sughero, nel mondo, o meglio, nel Mediterraneo, non ne esiste una quantità infinita. Ecco perché le sugherete devono essere tutelate e valorizzate più di quanto non si faccia adesso.
Per questo motivo, ieri a Verona, nell’ambito di Vinilite, è stata presentata un’iniziativa dell’Istituto del vino italiano Grandi Marchi (Biondi Santi spa, Michele Ciarlo, Ambrogio e Giovanni Folonari, Pio Cesare, Tenuta San Guido, Ca’ del Bosco, Umani Ronchi, Carpenè Malvolti, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Alois Lageder, Rivera, Jermann, Donnafugata, Marchesi Antinori, Tasca d’Almerita) e AzzeroCo2 (Legambiente, Kyoto club e Ambiente Italia) che consentirà di impiantare 3750 sughere in una superficie di cinque ettari nell’azienda agricola Massajos, località Badde Mannu Su Crastu (Nuoro).
Una sughereta che, è stato detto ieri mattina durante la conferenza stampa di presentazione, vuole costituire una sorta di risarcimento alla natura, per la quantità di anidride carbonica che viene prodotta durante i processi di lavorazione del vino (se passasse questo principio l’industria automobilistica dovrebbe riforestare mezza Europa).
Un bel gesto di grande valore simbolico che riunisce (semmai fosse necessario ribadirlo) sotto il segno della naturalità, il mondo della vite e del vino e quello del sughero. Una manifestazione doppiamente importante per la Sardegna a cui viene riconosciuto un ruolo importante in questo progetto alla quale hanno voluto assistere anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Contu, ai Lavori Pubblici Sannitu, il direttore generale di Laore Antonello Usai.
Se si va a vedere i numeri si osserva come quella superficie di sughere “compensa” per ogni anno 25 tonnellate di anidride carbonica immessa nell’atmosfera equivalente a 16 viaggi di andata e ritorno Roma-New York con un Boeing di linea che, in dieci anni, diventano 250 tonnellate di anidride carbonica corrispondente al consumo annuale di gas di 300 famiglie italiane. Il sughereto mediterraneo è fatto di 2,5 milioni di ettari mentre il sughereto Italia corrisponde a 225 mila ettari. Mentre la superficie effettive di sughere è di 141 mila e 600 ettari e il pascolo arborato è di 22 mila ettari circa.
I maggiori produttori mondiali di sughero sono il Portogallo (che produce il 52,5% delle 300 mila tonnellate annue prodotte), la Francia (29,5%) e l’Italia (5,5% pari a 17 mila tonnellate annue, assorbite per il 70% dall’industria del vino. La produzione italiana di tappi è di 1,5 miliardi di pezzi mentre i tappi lavorati in Italia sono circa 2 miliardi. Gli addetti sono 6mila compreso l’indotto. Il sughero viene esportato in diverse aree del mondo alimentando un fatturato di 200 milioni di euro.
Gran parte della sughereta Italia è in Sardegna. «Ma nella nostra isola- commenta il professor Piero Luciano, preside della facoltà di Agraria dell’università di Sassari, che ieri ha partecipato alla presentazione- molte sugherete sono in uno stato di degrado o di precarie condizioni di conservazione. Ed è un vero peccato perché il sughero sardo è di grande pregio e presenta formidabili potenzialità sul piano economico».
Lo scorso anno una tonnellate di sughero veniva pagata circa 70 euro ma, a seconda delle condizioni del mercato, la cifra può arrivare fino a 400 euro. Il 70% delle sugherete sarde è privato, il resto è pubblico e sorge nelle aree comunali di Buddusò, Orune, Nuoro, Orotelli, Oniferi e Orani più altre aree.
«Ma questo patrimonio, sia pubblico che privato, viene trascurato o non curato quanto meriterebbe- ricorda ieri a Vinitaly il professor Luciano - Le aree delle sugherete vengono spesso adibite a foraggere o pascolo brado con quel che consegue sul piano del degrado dell’ecosistema. L’iniziativa dell’Istituto del vino italiano Grandi Marchi, molto intelligente e opportuna, viene oggi a sollecitarci una maggiore attenzione per il sughero, prodotto che esprime e completa la naturalità del prodotto vino. Mi auguro che nell’iniziativa nell’azienda agricola Massajos venga coinvolta l’università di Sassari e i tecnici di Laore. Anche perché sarebbe opportuno mettere a punto una certificazione per tutti i tappi sardi in modo che il nostro prodotto venga riconosciuto anche grazie a una evidente timbratura».
PASQUALE PORCU
 
 
  

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR
 

 

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