Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 February 2011

 

Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa e web

 L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina 
L'autorizzazione a procedere
Quando l'immunità non era impunità
di Leonardo Filippi *
 
Si torna a parlare di reintrodurre l'autorizzazione a procedere e molti si domandano se possa essere la soluzione alle attuali tensioni tra politica e giustizia. Va ricordato che i nostri Costituenti nel 1947 avevano previsto di attribuire ai parlamentari una serie di prerogative, in particolare nei confronti della magistratura, proprio per consentire ad essi di svolgere, senza alcun condizionamento, l'essenziale funzione di legiferare. Tali prerogative non sono perciò antiquati privilegi dei parlamentari, contrari al principio di uguaglianza, e neppure furono inventate dai nostri Costituenti, ma sono sempre esistite a partire dai primi parlamenti inglesi e fino allo Statuto albertino come garanzia dei parlamentari contro le ingerenze del monarca.
La sua funzione è quindi quella di proteggere l'opposizione parlamentare dalle persecuzioni giudiziarie, cioè una funzione di tutela del Parlamento nei confronti delle indebite ingerenze della magistratura in presenza del fumus persecutionis. Col tempo, nella sua applicazione pratica, l'autorizzazione a procedere è stata però stravolta, diventando un iniquo privilegio dei parlamentari, per cui da "immunità" si era trasformata in "impunità", tanto che, nel 1993, sull'onda delle indagini di Mani pulite che fecero cadere la prima Repubblica, essa fu eliminata e ora i procedimenti contro i parlamentari possono iniziare senza alcuna autorizzazione, che è necessaria soltanto per compiere perquisizioni, arresti e intercettazioni, salvo le condanne irrevocabili e i casi di arresto obbligatorio in flagranza.
Quello disegnato dai Costituenti era perciò un perfetto sistema di pesi e contrappesi tra il potere legislativo ed esecutivo, da una parte, e l'ordine giudiziario, dall'altra. Tale equilibrio è stato alterato con la soppressione dell'autorizzazione a procedere nei confronti dei parlamentari, mentre le guarentigie della magistratura sono rimaste intatte. Si è perciò determinato uno squilibrio, con continue e violente tensioni, che rischia di compromettere la tenuta del sistema.
Occorre quindi bilanciare nuovamente i rapporti tra politica e giurisdizione e ciò è possibile in due modi: o limitando la sfera di autonomia della magistratura, attraverso un ridimensionamento dei poteri del Csm (ma ciò è pericoloso per l'indipendenza della funzione giudiziaria) o, come è più logico, ripristinando il saggio disegno costituzionale con un'autorizzazione a procedere nei confronti dei parlamentari. Tra l'altro, l'autorizzazione a procedere è stata anche di recente ritenuta legittima dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha affermato che essa persegue il corretto obiettivo di garantire il pieno funzionamento del parlamento e di proteggerne l'integrità e l'indipendenza.
Forse l'opinione pubblica stenterà a comprenderne la funzione e la potrà considerare un iniquo privilegio di casta, ma, se sarà esercitata correttamente come antidoto contro provvedimenti giudiziari in odore di fumus persecutionis, l'autorizzazione a procedere sarà percepita come un indispensabile strumento di democrazia.
*Ordinario di Diritto processuale penale Università di Cagliari
 
2 – L’Unione Sarda
Oristano e Provincia - Pagina 19
liceo scientifico
Contro l'idiozia lezione di Gian Luigi Gessa
 
Oggi si terrà il quinto appuntamento del Corso per la prevenzione dell'idiozia. Questa volta verrà analizzato un cocktail molto pericoloso, spesso micidiale: l'idiozia e la droga.
In cattedra sarà uno scienziato qualificatissimo: Gian Luigi Gessa, psichiatra e farmacologo, docente di Neuropsicofarmacologia all'Università di Cagliari (ove ha diretto per lungo tempo il Dipartimento di Neuroscienze), nonché responsabile del gruppo italiano sullo studio delle dipendenze da droghe e da farmaci. Gessa, oltre che per l'indiscusso valore professionale, è noto per la brillantissima capacità di comunicare; facile, dunque, prevedere una lezione avvincente.
Ad accogliere il professor Gessa saranno la Banda Musicale Autonoma Santa Cecilia diretta dal maestro Antonio Greco e un pubblico particolarmente attento e caloroso. L'appuntamento, come sempre, è nei locali del liceo scientifico Mariano IV di Oristano; la campanella d'ingresso suonerà alle 20,30. La lezione incomincerà alle 21 precise.
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 27
sassari
Vinyls, una lettera del rettore
 
Il rettore dell'Università di Sassari Attilio Mastino ha scritto una lettera ai lavoratori della Vinyls in occasione dell'anniversario dell'occupazione dell'Asinara.
«Cari lavoratori, l'occupazione dell'isola dell'Asinara ormai datata da ben 365 giorni rappresenta l'emblema del disagio economico e sociale della popolazione della Sardegna. Una bandiera, una forma di lotta tanto originale - scrive il rettore - da suscitare la simpatia e la solidarietà di tanti cittadini, coscienti del fatto che lo smantellamento dell'industria chimica del nord Sardegna contribuirebbe in maniera drammatica alla desertificazione del territorio. Certo che la soluzione del problema dipenda dalle decisioni della politica e dell'economia, vogliamo ribadire ancora una volta i sentimenti di solidarietà di tutto l'Ateneo sassarese, con l'auspicio che presto possiate tornare al vostro lavoro e alle vostre famiglie».
A presidiare l'isola, sono rimasti in tre: Antonio Salaris, Antonello Pinna e Pietro Marongiu. Ma ieri, proprio per il “compleanno” dell'occupazione, all'Asinara si sono recati diversi colleghi e qualche amministratore del territorio. Tra gli altri, il sindaco di Alghero Marco Tedde, e altri esponenti politici di altri Comuni. Solidarietà tanta, ma ora cresce l'attesa per la chiusura dell'accordo tra Eni e Gita.
 
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano - Pagina 21
cuglieri Gli archeologi: occorre intervenire
Erbacce e abbandono nel tempio di Cornus
 
Le rovine sono circondate da una rete, che non serve più a niente. Il cancello è aperto, in un cartello un disegno e l'indicazione: Cornus, tempio cristiano di epoca bizantina. Purtroppo lo stato di abbandono non costituisce una novità. Si continua a parlare, perfino, di un museo che accolga i reperti dell'area archeologica. Finora solo parole. All'interno del sito i ruderi, quasi incomprensibili perché ricoperti dalla vegetazione. Si notano quattro o cinque sarcofaghi aperti e abbandonati, i gradini di accesso al tempio o alle case. Cornus era una cittadina importante sulle rotte lungo la costa occidentale, come confermano gli archeologi. Ma oggi è solo un accumulo di pietre antiche, abbandonate e lasciate alla mercé di chiunque. «Siamo di fronte a una situazione che vede un grande silenzio» lamenta l'archeologo Raimondo Zucca. «Cornus è la perla del territorio cuglieritano e varrebbe la pena di intervenire. O meglio di continuare a intervenire visto che già nel 1977 l'università di Roma e quella di Cagliari diedero vita a una campagna di scavi che rappresentò una valida palestra per tanti giovani studenti». Purtroppo Cornus, così come il resto dei siti archeologici nazionali, soffre dei tagli dei finanziamenti. «Ci vorrebbe un grosso progetto che metta insieme più competenze per dare il giusto valore al sito» spiega Piergiorgio Spanu, archeologo. «Non solo. Occorre pensare soprattutto alla tutela: un sito di questa importanza va salvaguardato». A Cuglieri l'associazione Gurulis nova conosce bene il problema: «Negli anni abbiamo fatto agli amministratori tantissime richieste per salvaguardare il sito» dice il presidente Giuseppina Casule. Purtroppo, però, la buona volontà viene schiacciata dalla mancanza di finanziamenti». Intanto proprio oggi a Cuglieri si parlerà di Cornus all'interno dell'iniziativa “Le vie del sacro fra memorie religiose e sviluppo economico del territorio”.
PATRIZIA MOCCI
 
5 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari - Pagina 31
Assemini
Premio Ichnusa
 
Gli studenti degli atenei di Cagliari e Sassari coinvolti nella terza edizione del Premio Ichnusa. Le domande (contenute nel sito wwwbirraichnusa.it) dovranno pervenire entro il 15 marzo. In palio una settimana a Milano dell'Ichnusa Accademy e uno stage retribuito di sei mesi. (g.l.p.)

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Sanità, un progetto per il Sassarese
Provincia, la commissione convoca consiglieri regionali, sindaco e rettore
ASSISTENZA DA RIFORMARE Botta e risposta con l’assessore Liori sui 120 milioni per l’università spariti
PAOLETTA FARINA
 
 SASSARI. Appuntamento al 7 marzo per realizzare un progetto di riforma e dare speranze alla tormentata sanità sassarese. Lo ha fissato il presidente della commissione sanità della Provincia, Mario Pala, con questa riunione al giro di boa degli incontri sui temi caldi dell’assistenza che in questi ultimi mesi hanno impegnato l’organismo con tutti i soggetti interessati, dai sindaci agli operatori. Per il 7 marzo, nella sala Angioy, la commissione speciale provinciale ha, infatti, chiamato a raccolta i consiglieri regionali eletti nel territorio, il sindaco Gianfranco Ganau, i capigruppo in consiglio comunale, il rettore dell’università Attilio Mastino e il preside della facoltà di Medicina Giuseppe Madeddu. «Vogliamo che dal confronto nasca un progetto condiviso, aderente alle necessità e alle aspettative dell’utenza, che possa al contempo soddisfare chi lavora nel settore e sia adeguato a quella che era la storia di questa città, un tempo faro della medicina e ora fanalino di coda - annuncia il presidente Mario Pala -. La Provincia, che sulla sanità ha potere di indirizzo e di controllo, sta esercitando il suo ruolo perchè si esca da una situazione di stallo nella quale il commissariamento dell’Asl n. 1 e dell’Azienda ospedaliero universitaria, prorogato dalla Regione, ha gravi responsabilità. Ora il 31 marzo i commissari scadono dall’incarico - prosegue Pala - ma intanto non si vede all’orizzonte la riforma sanitaria annunciata».
 Un intreccio di problemi analizzato anche nel corso dell’ultimo incontro che la commissione provinciale ha avuto, relativamente all’Aou, con il rettore Mastino e il preside di Medicina Madeddu. Proprio quest’ultimo ha ricordato la complessa realtà delle cliniche, la mancanza di strumenti normativi come l’Atto aziendale e l’Organo di indirizzo, attraverso i quali gestire l’assetto e la funzionalità dell’azienda e pianificare e organizzare l’attività didattica e scientifica. Ma soprattutto il preside di Medicina ha ricordato come la Regione abbia disatteso gli accordi stipulati con la precedente giunta Soru. Che aveva stanziato per l’università 120 milioni. Fondi di cui si è persa traccia. Su questi stanziamenti è nata una vivace polemica a distanza con l’assessore regionale Antonello Liori. Secondo il quale quei 120 milioni «come i vertici dell’università dovrebbero ben sapere, sono finanziamenti virtuali, che non sono mai stati nella disponibilità della Regione». Sessanta milioni, attinti dai fondi Fas, secondo Liori sono stati dirottati dal governo per i lavori del dopo terremoto in Abruzzo, gli altri sessanta non sono mai esistiti «se non in una delibera progammatica senza copertura finanziaria e prettamente elettorale».
 Ma Mario Pala e la commissione non ci stanno e ribattono prontamente alle dichiarazioni dell’assessore regionale. «L’assessore commette una inesattezza - afferma il presidente -. Negli allegati alla delibera citata, la n. 58/25 del 28 ottobre 2010, esiste un preciso capitolo di spesa in cui vengono indicati 123 milioni per la realizzazione del nuovo ospedale dell’Università. Non è certo colpa di Sassari se il governo poi li ha destinati ad altro: perché allora la Regione non è stata capace di tenerli per sè? Liori, piuttosto, dica quali sono i suoi progetti. Stiamo ancora aspettando di conoscerli».
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
UNIVERSITÀ
Convegno sul futuro della chimica
 
 SASSARI. «Il futuro della chimica in Sardegna - Una scienza per l’uomo e per l’ambiente: il gruppo di lavoro sulla Chimica dell’Università di Sassari terrà oggi alle 15, nell’aula magna dell’Ateneo (piazza Università 21), una giornata di studio sugli sviluppi della ricerca e dell’innovazione tecnologica chimica nel Nord Sardegna.
 Il 2011 è stato proclamato anno internazionale della Chimica dall’assemblea generale delle Nazioni Unite (http://www.chimica2011.it/), all’interno del decennio 2005-2014 dedicato dall’Onu all’Educazione allo Sviluppo sostenibile. Questa iniziativa intende richiamare l’attenzione sul ruolo fondamentale svolto dalla chimica per la nostra comprensione del mondo e dell’universo. A questo si somma l’interesse la Università di Sassari dedica alle vicende di attualità legate al futuro del polo industriale di Porto Torres. Un argomento reso ancora più attuale dal recente dibattito aperto sulla “Chimica Verde”.
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Fatto del giorno
Quando a Sassari la facoltà di legge voleva dare la laurea a Gheddafi
 
SASSARI. Nella primavera 2009, quando qualcuno favoleggiava di un arrivo di Gheddafi alla Maddalena per il G8, parte della facoltà di giurisprudenza sassarese voleva assegnare la laurea honoris causa al colonnello. Nel giro di qualche settimana l’idea era però naufragata tra le proteste. Contro la proposta di conferire il prestigioso riconoscimento al discusso leader libico si era costituito un vasto fronte. Dopo appelli per una rapida retromarcia, centinaia di prof e giuristi avevano firmato per scongiurare quest’ipotesi. Mentre il vertice veniva spostato all’Aquila, l’iniziativa era così finita ben presto arenata nelle secche di durissime opposizioni.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Sardegna
Sechi: «Così ho vinto la lotta per salvare una paziente da una malattia senza cure»
Sassari, il neurologo dell’università racconta la grande sfida: Il suo studio è diventato un riferimento per la medicina mondiale
CHIARAMARIA PINNA
 
 SASSARI. «Rari ma uguali», è lo slogan della Giornata nazionale delle Malattie Rare in programma a Cagliari, (e nelle principali città italiane), dove ieri oggi e domani si tiene un convegno al Caesar’s Hotel. La manifestazione focalizza l’attenzione sulle disuguaglianze sanitarie, ma è l’occasione per riflettere sui numeri: in Italia i malati rari sono 2 milioni.
 E nel Vecchio Continente si stima che siano tra i 24 e i 36 milioni. Per loro la vita è tutta in salita: pochi farmaci, e spesso sono costretti a migrare per curarsi. Eppure capita che in un mondo a volte poco rassicurante come quello della Sanità accadano fatti che danno fiducia: un uomo forse destinato a morire ancora giovane per una malattia quasi sconosciuta che gli provoca(va) frequenti ictus potrà vivere a lungo e al riparo da questa condanna. E una donna le cui cellule cerebrali si spegnevano lentamente come le stelle, ad una ad una, ha riafferrato la vita per la coda.
 Ma non basta: quest’ultimo caso, fa intravvedere la possibilità del tutto nuova e affascinante di curare alcune patologie genetiche sin’ora non trattabili, con medicinali di uso comune, uno di quei farmaci che tutti hanno a casa in un cassetto o sul comodino.
 Questi che sembreranno miracoli sono accaduti a Sassari, dove, con scarsi mezzi e molta conoscenza scientifica e un buon bagaglio di intuizione e passione e curiosità, un neurologo, non soffermandosi alla sintomatologia, ha riconosciuto in due casi clinici altrettante malattie rare e le ha curate.
 Ma c’è di più: il suo studio ha aperto una nuova finestra per la ricerca, perchè non è da escludere che in Sardegna, per le peculiarità genetiche di cui si è a conoscenza da anni, una delle patologie individuate si manifesti diversamente da quanto accade nel resto del mondo.
 I casi. A una prima analisi sono stati classificati come un ictus e una sclerosi multipla per la variabile e insidiosa presentazione clinica. Se esami superficiali spingevano in questa direzione, GianPietro Sechi, neurologo delle cliniche universitarie, è andato oltre. Ha scavato e ha avuto ragione. Si trattava della Fabry disease, che colpisce meno di 5 persone ogni 10mila, e l’Alexander disease, 1 ogni 100mila, fino a ieri senza nessuna cura e un’evoluzione sempre terribile e a breve termine, soprattutto sui più giovani. Per quest’ultimo studio, il lavoro di GianPietro Sechi e di Isabella Ceccherini e Tiziana Bacchetti del Gaslini di Genova e Pietro Balbi dell’Istituto di ricovero Maugeri di Pavia, che hanno collaborato strettamente, coinvolti con passione dal medico sassarese, ormai raccolgono riconoscimenti internazionali.
 Tutto è iniziato quando Sechi, lunga esperienza e molti contatti con il mondo scientifico, dopo la pubblicazione su Lancet Neurology dei dati sulle diete killer che in 15 giorni possono portare all’altro mondo, e dopo aver coordinato uno studio internazionale sui danni provocati dai farmaci e dato alle stampe un libro sugli effetti provocati al cervello dai mix di medicinali (per un certo periodo, primo in quanto a rilevanza scientifica, nella classifica pubblicata da Amazon sui libri dedicati alle encefalopatie) ha spostato l’interesse sulle malattie rare e sulle cure «estreme».
 «Semplicemente - spiega - ho guardato oltre la sintomatologia con un approccio più preciso».
 Il primo caso. Un uomo di 40 anni colpito da ictus, recidivo, e con una lunga cartella clinica che raccontava di ricoveri fuori dalla Sardegna. «Troppo giovane per trovarsi in quelle condizioni - dice GianPietro Sechi - quindi ho ipotizzato che si trattasse della sindrome di Fabry», nonostante la patologia non fosse stata riconosciuta precedentemente, in ambito clinico, in Sardegna, Sechi ha coltivato l’idea e cercato contatti con il Mayer di Firenze trovando conferma al sospetto dopo un’analisi del sangue che metteva in evidenza la mancanza di un enzima.
 Sottolinea Sechi: «Presentava i segni della malattia solo sul cervello ma nessuno degli altri indicati dalla letteratura scientifica, (sintomi banali come alcune macchie sulla pelle), e come lui i suoi parenti. Per questo, si può cominciare a ipotizzare che in Sardegna, la sindrome di Fabry, si manifesti in modo differente».
 A tre anni di distanza quell’uomo è in buona salute. L’enzima mancante ogni 15 giorni gli viene iniettato in vena. Arriva dagli Usa. Il costo della cura è di 150mila euro all’anno. A coprire le spese è il servizio sanitario regionale. Ad alcuni suoi parenti è stata diagnosticata la stessa malattia e si sottopongono alla profilassi preventiva. «Come per altri due gruppi familiari, in tutto 15 persone nell’isola, le possibilità di condurre una vita normale sono diventate altissime». Per loro quell’enzima è vitale come l’insulina per il diabetico, e non potranno mai più farne a meno.
 Il secondo caso. Ma se per la Fabry disease la cura esiste da pochi anni, quest’altra storia clinica sembra una favola.
 La paziente è una donna poco più che trentenne. «Sbandava mentre camminava, la voce, sempre più roca, diventava progressivamente irriconoscibile, dopo qualche mese non riusciva quasi a parlare, stava sempre peggio - ricorda Sechi. - Ha trovato su internet la conferma alla sua malattia, la Alexander disease diagnosticata al Besta di Milano. Era documentatissima quando si è presentata chiedendomi aiuto e supplicando che trovassi una cura sapendo di peggiorare inesorabilmente giorno dopo giorno».
 Era il primo caso clinico in Sardegna.
 «Ho cercato e cercato anch’io su internet - dice oggi - ho preso contatto con il Pasteur di Parigi dove esiste il migliore centro di riferimento al mondo per questa patologia. La risposta è stata sempre la stessa: non c’è cura».
 Mancavano i farmaci, ma il neurologo detective non ha gettato la spugna e ha scoperto uno studio americano, (costato un milione e mezzo di dollari e andato avanti per oltre due anni), su cellule coltivate in vitro e topi transgenici. Un studio che parte da questo presupposto: se agenti chimici possono cambiare e alterare il Dna in modo patologico perchè non pensare che alcuni farmaci riescano a correggere i difetti biochimici del Dna geneticamente danneggiato? Lo screening è stato fatto sui ratti alterati geneticamente utilizzando oltre 1000 farmaci di uso comune. Tra tutti solo alcuni hanno rivelato di avere qualche capacità incisiva, e tra questi un antibiotico ad ampio spettro, il ceftriaxone, una cefalospirina diffusissima.
 «Sono andato avanti e ho visto che gli studi erano stati fatti sugli astrociti, cellule strutturali del cervello: la malattia di cui soffre la paziente colpisce proprio queste cellule che reggono l’impalcatura cerebrale spengendole lentamente, fino alla morte».
 Sulla scorta dei nuovi elementi e dopo notti insonni GianPietro Sechi convocò l’ammalata. Lei era disposta a qualunque cura, anche sperimentale, sarebbe ricorsa alla stregoneria, tutto pur di tentare una via d’uscita. «Ho chiesto aiuto al Gaslini di Genova dove è stato possibile eseguire il gene transfer (trasferimento genetico del gene patologico della malattia su cellule astrocitarie sane) e vedere se il farmaco scelto dava risposte in vitro. Non era scontato. Ma ha funzionato» dice GianPietro Sechi. La donna aveva già iniziato la terapia ciclica con ceftriaxone, cicli di 15 giorni di antibiotico al mese seguiti da 15 gioni di fermenti lattici e così è andata avanti per un anno. Dopo tanto tempo non era peggiorata, la parola era più chiara e camminava con più sicurezza.
 Per la prima volta l’Alexander disease veniva affrontata con una certa possibilità di successo. Sassari ha aperto una via per trattare gravi malattie genetiche, sino a ieri incurabili, e con farmaci di uso comune.
 Oggi la donna lavora: ha avviato un’attività commerciale. «Non si può parlare di guarigione» precisa il dottor Sechi.
 Ma è viva.

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie