Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 January 2011

 

Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati  articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 11
Università
Domani prende il via a Sa Duchessa la Coppa Rettore di calcio
 
Coppa Rettore al via. L'edizione 2011 dello storico torneo di calcio riservato agli studenti dell'ateneo cagliaritano comincerà domani sul campo in erba sintetica del Cus (Centro sportivo universitario), a Sa Duchessa. Le squadre iscritte sono 38. La fase eliminatoria prevede sei gironi, di cui quattro da sei squadre e due da sette. Le prime tre classificate di ogni raggruppamento passeranno al turno successivo.
L'ALBO D'ORO L'ambito trofeo è detenuto dal Mandarancio Meccanico (squadra composta in gran parte da studenti-giocatori di Villagrande Strisaili) che a giugno scorso sconfisse in finale la AcPicchia di Marco Putzolu (formata per lo più da giocatori di Villaputzu e Cus). Il terzo posto andò invece al Creatina Team di Antonello Cabitza (vincitore anche della Coppa Disciplina) che prevalse ai rigori sul Signore degli Agnelli.
I PROTAGONISTI Le teste di serie di quest'anno sono state individuate in base ai piazzamenti delle ultime edizioni ma anche tenendo conto del blasone. Si tratta di Ogliastrarasta e Les Merendes (Girone A), Mandarancio Meccanico e Granchi Aviatori (B), AcPicchia e Borotalcol (C), Barbagia Rock e Creatina Team (D), Gialappa's Band e Malos A Ghirare (E), Taverna dei Bastardi e L'Armata Brancaleone (F). Le partite dei gironi eliminatori si svolgeranno nel campo in erba sintetico del Cus, mentre dai quarti di finale in su le gare si disputeranno esclusivamente sul terreno in erba del complesso di Sa Duchessa. ( p. l. )

LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
Dopo la laurea il lavoro non si trova o è precario
Sassari, a un anno dalla fine degli studi solo il 40 per cento dei neodottori ha un impiego
Record di disoccupati a Veterinaria. A Cagliari premia la specializzazione
 
SASSARI. Dopo la laurea il lavoro non arriva, e quando c’è è precario o sottopagato. Solo il 40 per cento dei neodottori dell’università di Sassari, che hanno concluso gli studi nel 2009, oggi ha un impiego. Il record degli occupati spetta a Medicina, dei disoccupati a Veterinaria. Mentre i laureati più insoddisfatti sono quelli di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Gli sbocchi occupazionali sono nel settore “servizi”: commercio, istruzione, sanità e consulenze. A picco il numero degli addetti nell’industria. A Cagliari, invece, trova più facilmente lavoro chi ha la laurea specialistica.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Dopo la laurea il lavoro non arriva
Sassari, entro un anno trova un impiego solo il 40 per cento dei neodottori
Record in positivo per Medicina, negativo per Veterinaria
SILVIA SANNA
SASSARI. Finiscono quasi tutti in quel calderone chiamato «servizi»: dentro ci stanno la sanità, il commercio, l’istruzione e la pubblica amministrazione. A un anno dalla laurea, arrancano nel limbo del precariato: sfruttati, sottopagati e insoddisfatti.
 La voglia di indipendenza è forte, dopo quasi cinque anni (in media) trascorsi sui libri. I neolaureati hanno fretta, vogliono lavorare. E chi già lo faceva, spera, grazie al titolo di studio, di fare quel balzo in avanti che porta soldi e gratificazioni professionali. E un impiego, spesso con un contratto atipico, part-time o a progetto, lo trova dopo meno di quattro mesi neanche la metà di loro. Molti nel frattempo continuano a studiare, a specializzarsi. E a cercare un’occupazione che abbia almeno un po’ a che fare con il titolo di studio conseguito.
 Sono i laureati dell’Università di Sassari, anno accademico 2008-2009. Dodici mesi dopo, il 40,8 per cento di loro lavora (40,3 uomini-41 donne). Un dato più basso rispetto a quello medio nazionale, fissato al 48,7 percento. Guadagnano in media 1.032 euro al mese, con gli uomini che mettono in tasca 92 euro in più delle donne. E rispetto ai colleghi d’oltre mare, i laureati sassaresi sono anche mediamente più poveri (-4 euro al mese) ma le donne se la passano meglio: a Sassari guadagnano 46 euro in più al mese. Per laurearsi impiegano più tempo: 4,6 anni rispetto al 4,1 di media nazionale, e quando diventano dottori hanno quasi due anni in più: 28,1 a fronte di 26,5. Però sono più bravi: il voto medio dei laureati sassaresi nel 2009 è stato 105,6, in Italia 103,4.
 L’indagine. La radiografia è firmata dalla società di ricerca AlmaLaurea, che analizza la situazione di tutti gli atenei d’Italia. Per il 2009, a Sassari sono finiti sotto la lente 1.324 laureati (tra I livello, II livello e Specialistica a ciclo unico). Dei 1324, il 90,9 per cento (1.204) ha risposto alle domande del questionario.
 Dottori disoccupati. Il primo numero che balza agli occhi è il 27,7 per cento di laureati ancora a caccia di un lavoro, qualunque, un anno dopo la laurea. Un dato medio che schizza sino al 44,4 record della facoltà di Veterinaria, dove solo l’11,1 per cento dei neolaureati è impegnato in un corso universitario o nel praticantato.
 Dottori occupati. Il record positivo di occupati un anno dopo la laurea ce l’ha la facoltà di Medicina: il 79,3 lavora, il 14 per cento va avanti con gli studi. Dominano le donne: l’81,9 per cento, a fronte del 71,4 degli uomini, dopo 12 mesi porta già a casa uno stipendio.
 Classifica delle Facoltà. Sono 11 nell’ateneo sassarese, più la cosiddetta Interfacoltà, con materie di studio afferenti a diversi corsi di laurea. In testa, per popolazione studentesca, c’è Lettere e filosofia, che però nel 2010 ha pagato più delle altre il calo complessivo delle iscrizioni (-16,7 per cento a Sassari a fronte del -9,3 a Cagliari). Meno iscritti anche ad Architettura, Lingue, Agraria e Veterinaria. Crescono Giurisprudenza, Farmacia, Economia e Medicina. Piccolo balzo in avanti anche per Scienze matematiche fisiche e naturali, e per Scienze politiche. Ma non sempre alle facoltà più gettonate corrisponde un lavoro in tempi più rapidi. E quasi mai, l’occupazione trovata è legata al titolo di studio.
 Efficacia della laurea. I meno soddisfatti sono i laureati di Scienze matematiche, fisiche e naturali. L’81 per cento di loro dice che il titolo di studio conseguito incide pochissimo nel lavoro svolto. Significa che le competenze acquisite non pagano: la laurea è considerata efficace da appena il 9,5 per cento. Delusi anche i laureati all’Interfacoltà (14,3 per cento soddisfatti) e in Scienze politiche (26,2 per cento), nonostante il 49 per cento di loro dichiari di avere trovato un lavoro entro un anno dalla laurea.
 Part-time. È la tipologia di contratto più diffusa, con la percentuale del 37,5 per cento. Il picco, ancora una volta, riguarda Scienze (61,9), a ruota Lingue e letterature straniere (57,1) e Veterinaria (56,3). Il record degli atipici spetta invece a Scienze politiche (50,7) e ad Agraria (50).
 In nero. Non hanno un contratto e forniscono consulenze o collaborazioni. La percentuale complessiva è contenuta (10,4 per cento), ma due facoltà mostrano dati sorprendenti: 35,7 Architettura, 42,9 Scienze. Dottori freschi di laurea e già inghiottiti nel mondo del sommerso.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Cagliari, vincono gli specializzati
Il 53 per cento di loro lavora prima e percepisce uno stipendio superiore
 
CAGLIARI. Qui paga la specializzazione. I dati relativi ai laureati nel 2007 all’Università di Cagliari sono chiari: 12 mesi dopo, ha trovato un lavoro il 53,1 per cento dei laureati alla Specialistica, rispetto al 46,7 per cento dei “preriforma” e del 33,8 per cento dei laureati di I livello (corso triennale). Le percentuali, in tutti i casi, sono più basse rispetto a quelle nazionali venute fuori dall’indagine condotta dalla società AlmaLaurea. E a Cagliari, la specializzazione paga anche in termini economici: lo stipendio medio di un neolaureato è di 1064 euro, mentre i preriforma e i triennali guadagnano rispettivamente 940 e 933 euro. Con le donne che stanno sempre dietro agli uomini (circa 30 euro in meno di media) anche se, a Cagliari, proprio come a Sassari, la differenza di stipendio è più bassa che nel resto d’Italia.
 Chi consegue una laurea nell’ateneo cagliaritano impiega mediamente 4,8 mesi per trovare il primo lavoro. I tempi generalmente si allungano per i laureati in Lettere e filosofia (8 mesi) e Giurisprudenza (6,5 mesi). Ma, anche in questo caso con la laurea Specialistica i dati cambiano: i dottori in Lettere e filosofia trovano un’occupazione dopo 4 mesi, mentre quelli che pazientano di più sono i laureati in Scienze matematiche, fisiche e naturali, con 6 mesi e mezzo di attesa.
Tra gli occupati, il record spetta alla facoltà di Ingegneria, in particolare al corso di Ingegneria meccanica: il 100 per cento degli intervistati un anno dopo la laurea aveva già un lavoro. Bene anche ingegneria elettronica e le classi di laurea Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali e Scienze economico-aziendali. Tra i laureati triennali, la percentuale più alta di occupati spetta invece a Medicina e Farmacia, in particolare ai corsi di laurea in Professioni sanitarie della riabilitazione, Infermieristica e professione sanitaria ostetrica: lavorano prima e guadagnano 100 euro in più al mese. Il contratto è quasi sempre atipico (40 per cento), per firmare quello a tempo indeterminato bisogna aspettare almeno 3 anni. (si. sa.)
 
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Un esercito di commessi e consulenti pagati in nero
A picco il numero di addetti nell’industria, boom del commercio
 
SASSARI. I dati sono lo specchio fedele della situazione economica. Perché non è certamente casuale che appena il 4,6 dei laureati sassaresi nell’anno accademico 2008-2009 abbia trovato un impiego nel settore industria. Il dato nazionale, dice l’indagine di AlmaLaurea, è del 12,5 per cento. A Sassari, nel Nord Sardegna dove il comparto industriale versa in stato comatoso da anni, la percentuale scende di due terzi. All’interno del 4,3 totale, appena lo 0,6 per cento dei laureati trova occupazione nel ramo chimico-energetico, lo 0,4 nella metalmeccanica e meccanica di precisione, l’1,4 in altra industria manifatturiera, l’1,8 per cento in edilizia, con Architettura (21,4) a fare la parte del leone.
 Va ancora peggio per il comparto agricolo, che accoglie appena il 2,6 per cento dei dottori freschi di laurea, con il 33 per cento che proviene da Agraria e il 9,5 per cento da Scienze matematiche, fisiche e naturali. Tutto il resto è Servizi: dal commercio all’istruzione, dalla sanità al credito e ai trasporti. Il comparto ingloba il 100 per cento dei laureati in Farmacia (commercio) e Giurisprudenza (istruzione e ricerca) che trovano un impiego entro un anno dalla laurea, il 99,4 dei laureati in Medicina (sanità) e l’87,5 per cento dei veterinari. Questi ultimi, impegnati soprattutto a fornire consulenze, sono i più poveri: un mese di lavoro si traduce in 456 euro, con le donne che, almeno in questo caso, ne incassano 49 in più degli uomini. (si. sa.)
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Cronaca
L’archeologo subacqueo
Nasce nell’ateneo di Sassari e ha sede nel Chiostro
Oggi la lezione inaugurale della Scuola di specializzazione post lauream
MICHELA CUCCU
 
 ORISTANO. Ha già un riconoscimento prestigioso e a livello internazionale di quelli che si fatica ad ottenere, assegnato dall’Unesco che l’ha inclusa nel ristretto elenco degli atenei e degli enti impegnati nella valorizzazione e salvaguardia del patrimonio storico dei fondali marini. Basta questo per capire l’importanza della scuola di archeologia subacquea e dei paesaggi costieri, che proprio oggi inizia le attività per l’anno accademico 2010- 2011.
 È una scuola unica nel genere quella di Oristano: la prima in Italia che consente di conseguire la specializzazione in Archeologia subacquea e che si pone come un punto di riferimento internazionale per l’alta formazione nel campo della tutela dei beni archeologici sommersi. Le iscrizioni al corso di specializzazione universitario del Conosorzio Uno si sono chiuse il 26 novembre scorso e alla scuola biennale, organizzata dalla Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Sassari, ospitata nella sede del Chiostro del Carmine, il maggior numero degli iscritti (20 in tutto, a numero chiuso) non sono sardi. L’82%, infatti, proviene da altre regioni: dato che conferma l’importanza della scelta di realizzare un percorso didattico riservato a specializzandi.
 Perciò la cerimonia che questa mattina, alle 10, al Chiostro, inaugurerà ufficialmente il primo ciclo di lezioni, assume una notevole importanza. Al battesimo di questa scuola di specializzazione che si pone come un punto di riferimento internazionale nel delicatissimo settore della salvaguardia del patrimonio archeologico subacqueo, parteciperanno Attilio Mastino, Magnifico rettore dell’Università di Sassari; Aldo Maria Morace, preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari; Alberto Moravetti, direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari; Piero Bartoloni, presidente della Scuola di Dottorato “Storia, letterature e culture del Mediterraneo e naturalmente, Raimondo Zucca, direttore della Scuola di specializzazione in Archeologia subacquea e dei Paesaggi costieri.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cronaca
Coi Caschi Bianchi in missione di pace dalla Bosnia ad Haiti
La storia di Paolo, cagliaritano di madre del Guatemala, impegnato nei Corpi di pace
 
 CAGLIARI. Tijuana è considerata la città più pericolosa del mondo. Un milione e mezzo di persone ostaggio delle mafie della droga e vittime della tratta di esseri umani, tra cui migliaia di bambini ogni anno rapiti o comprati per gli scopi più ignobili.
 Lì Paolo Zucchi, 28 anni, cagliaritano di adozione (è residente in città dal 2001) e madre del Guatemala, ha passato un anno della sua vita nei Corpi di pace. Poi Paolo è stato anche in Costa Rica, Bosnia, Haiti, Honduras e Guatemala coi Caschi Bianchi (promossi dalle Nazioni Unite, dalla Caritas e dalla Oe) e con altri progetti di pace europei. Un conto, afferma, «è leggere che a Tijuana, al confine tra il Messico e la California, si fa la tratta dei minori, altro è vedere coi propri occhi nelle strade la diffusione della prostituzione dei bambini». Oppure «un conto è leggere delle stragi che vi sono state nel Guatemala, dove nella guerra che si è protratta dal 1960 al 1996 vi sono state duecentomila vittime, altro è sentire raccontare come ti hanno ucciso la moglie o violentato la figlia. Sono storie che lasciano il segno». In parallelo quando, tra il 2007 e il 2008, Paolo operava coi Corpi di pace (promossi a suo tempo da Kennedy») e vedeva «il risultato di tanti interventi, anche semplicemente fornire del cibo caldo», provava «qualcosa che non è facile descrivere».
 «La mia esperienza - spiega - dimostra che i giovani possono fare questo tipo di interventi. Un modo per aiutare gli altri, ma anche se stessi: per crescere e capire». E così è avvenuto in Bosnia, ma anche ad Haiti, nel 2010, «quando vi sono stato dopo il terremoto, in mezzo alle macerie: vedi la disperazione, ma anche come il tuo piccolo aiuto per ricostruire sia importante». Lo stesso quando vai a Los Angeles «dove c’è una comunità di trecentomila senza tetto, più cinquecentomila clandestini che vivono in condizioni disumane a cui erano state promesse tante cose che non arrivano». E così tocchi «con mano anche i problemi lasciati dalla campagna elettorale del presidente Barack Obama».
 Ora Paolo sta preparando la tesi per la laurea in Scienze politiche a Cagliari, che tratta del Guatemala dove «a molti erano stati promessi dei risarcimenti (mai arrivati) per le violenze e le angherie subite». Paolo ha sempre sentito questo mondo come proprio anche per l’esempio datogli dalla madre Myrna Prado, responsabile della Aidos (Associazione sarda donne per lo sviluppo) che ha scelto di «lavorare con le immigrate in Sardegna e al contempo nei loro paesi d’origine»: per conoscere il contesto sociale da cui provengono, «comprenderne appieno le “diversità” e valorizzarne le competenze come “risorsa”».
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno
Oggi un convegno. Gli ultimi dieci anni dell’università di Sassari raccontati ...
 
Oggi un convegno. Gli ultimi dieci anni dell’università di Sassari raccontati attraverso i suoi laureati: la ricerca condotta da AlmaLaurea sarà al centro di un incontro, alle 18, nell’aula magna dell’ateneo. Introdurrà Mario Segni, seguirà la relazione di Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea. Interverranno il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e l’assessore regionale alla Cultura Sergio Milia. Conclusioni del rettore Attilio Mastino.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
«La nostra isola sarà una regione di vecchi, la sanità ne tenga conto»
Sono a favore del servizio pubblico ma ho visto che il privato non eroga una medicina di scarto
 
CAGLIARI. Con la bozza di riforma del sistema sanitario presentata più di un anno fa assieme al suo gruppo (i Riformatori), il consigliere regionale ex manager del Brotzu Franco Meloni è diventato un po’ l’assessore ombra del collega in carica nella giunta Cappellacci, il cardiologo Antonello Liori. Dall’ombra, lui, Meloni, sarebbe uscito volentieri (e questo non lo ha mai negato) ma Liori può star tranquillo perché i Riformatori all’interno del loro partito hanno sancito l’incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e quella di assessore. Dunque il dialogo sulla sanità sarda nasce sincero per forza e Franco Meloni lo conduce con una certa schiettezza di toni.
 Il ministro Ferruccio Fazio è venuto a Cagliari di recente per dire che la sanità sarda è troppo ospedalocentrica e che, destinati come siamo ad invecchiare tutti e restare tali a lungo, i posti letto per acuti ancora in eccesso devono essere ricovertiti in presìdi per lungodegenti e riabilitazioni di varia natura. Una autorevole smentita alla bozza dei Riformatori, quella di Fazio: «No - risponde Meloni -. Il ministro, animato da buone intenzioni, ha detto una sciocchezza. È chiaro che, con una popolazione che invecchia, nel 2035 il 35 per cento dei sardi sarà over 65, ci vogliono riabilitazioni, post degenze, non c’è bisogno di troppi posti letto per acuti, ma servono piattaforme diagnostiche-terapeutiche dove fare controlli, day service, percorsi ambulatoriali. Il punto è un altro».
 - Dica.
 «In Sardegna siamo un milione e 600 mila abitanti sparsi su 24 mila chilometri quadrati, l’ospedalocentrismo nasce dal fatto che, con una popolazione rarefatta, l’ospedale è un centro di erogazione dei servizi e così i costi diventano sopportabili».
 - Anche voi avete sostenuto la necessità di riformare la rete ospedaliera.
 «Certo, è indispensabile. E’ vero che c’è un’inadeguatezza strutturale della rete dei servizi con poche prestazioni territoriali: queste ultime vanno potenziate, ma erogate in ospedale perché altrimenti i costi diventano insostenibili. Noi siamo già preoccupati: il disavanzo della sanità regionale è di 260 milioni rispetto all’assegnazione del Cipe».
 - La sanità sarda è un colabrodo.
 «No, la sanità pubblica risente degli sprechi tipici della pubblica amministrazione, si può risolvere trasferendo una parte delle competenze ai privati, come residenze sanitarie assistite, post acuti. In Lombardia c’è uno dei migliori sistemi sanitari che accoglie il 30 per cento delle emergenze italiane, lì il 45 per cento dei posti letto per acuti è in mano ai privati e, pur perseguendo la qualità delle prestazioni erogate, la Lombardia ha i conti in ordine. Il pubblico vuol dire che, se si deve assumere un autista in più lo si assume, se lo si chiede al privato questo dice di no perché non se lo può permettere».
 - Onorevole Meloni, è un’idea diffusa che il centrodestra sia stato molto votato nel mondo della sanità privata e che questa adesso goda di un ritorno di consenso.
 «Lei vuol dire che sosteniamo i privati perché ci hanno votato? Purtroppo non siamo così efficienti da premiare chi ci ha sostenuto... Io su questo punto non ho dubbi: sono a favore del servizio pubblico, non importa chi lo eroga. Io ero un manager pubblico, andai con difficoltà nel privato quando dovetti lasciare il Brotzu (rimosso dal precedente assessore Nerina Dirindin). Invece ho scoperto che non si fa una medicina di scarto, che si eseguono prestazioni corrette e che esiste attenzione al rapporto col paziente mentre nel pubblico si avverte di meno».
 - Comunque c’è la sensazione che il centrodestra stia lavorando a pezzi e non su un sistema. In altre parole: la giunta fa quello che le lasciano fare.
 «No, non abbiamo padroni esterni, abbiamo amicizie, sia nel pubblico che nel privato. Comunque credo che manchi una regìa complessiva. Noi abbiamo presentato una proposta. L’assessore ne ha un’altra. Ma il problema resta questo: le asl oggi sono strutture amministrative, non si occupano di sanità. Ecco perché noi abbiamo proposto l’asl unica: perché ci devono essere 11 uffici del personale? perché si devono tenere 11 concorsi per infermieri? Sa come mai Lanusei ha i conti in ordine? E’ la più piccola, la più gestibile. Con la qualità media dei manager che la Sardegna può esprimere, la misura piccola si gestisce meglio».
 - Qualità media?
 «Sì. In Sardegna non produciamo una classe dirigente di alta qualità. La classe dirigente la fanno l’università, le scuole, che a noi mancano. E’ noto che molto dei nostri giovani vadano fuori e tendano a restarci. Poi c’è un altro difetto, molto italiano: nelle università eccellenti ci possono andare solo i ragazzi con possibilità economiche e quindi non c’è mobilità sociale. Harvard eroga 25 mila borse di studio: la fortuna di quell’università è anche in quei giovani meritevolissimi. Negli States sono rari quelli che hanno successo perché il padre li ha agevolati. La nostra università pubblica non è meritocratica. La riforma Gelmini secondo me è perfino timida. Comunque comincerà a finire la vergogna dei concorsi fatti in casa che ovviamente soffrono del peso delle raccomandazioni».
 - A proposito di pesi e spinte: lei è stato il promotore dei trapianti di organo in Sardegna. Al Brotzu si cominciò col cuore, seguì il fegato. La vicenda dei trapianti di cuore fu ben gestita anche sul piano emotivo, quella del trapianti di fegato, successiva, venne sovrastata invece dal clamore di un preteso scippo: Cagliari che portava via l’autorizzazione verso la quale correva anche Sassari.
 «La verità invece è un’altra. Che fosse uno scippo lo sostenne solo l’allora direttore del suo giornale e io chiarii ampiamente che così non era stato. Noi arrivammo all’autorizzazione già pronti da parecchio tempo per fare i trapianti di fegato. Il primo, anzi, lo facemmo nel 2004 senza autorizzazione e andò tutto benissimo proprio perché eravamo preparati: personale addestrato, attrezzature al completo, procedure messe a punto in ogni dettaglio. Era il nostro modo di lavorare, al Brotzu: ci preparavamo molto, prima, per anni. E puntavamo sull’alta specialità. Nell’82 al San Giovanni ci occupavamo di blatte e topi, al Brotzu facemmo il salto di qualità, che giovò a tutta la sanità perché trainò un po’ tutti verso un miglioramento».
 - Lei è un animatore della sanità. Solo cagliaritana, però.
 «Proprio no. Io sono stato in predicato per andare a fare il direttore generale all’azienda mista di Sassari, nel 2007. Sassari mi piace: è elegante come Cagliari, ma ha più sapore. E sono stato anche studente per un anno all’università di Sassari. Ma non diedi esami: di notte si facevano le ore piccole. E mio padre mi richiamò qui».

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