Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 January 2011
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 
      
L’UNIONE SARDA
01 - Napolitano: «Un futuro per i giovani»
02 - Riforma fiscale o rapina di Stato?
03 - Presepi in mostra sino all’Epifania
04 - Iglesias. Provincia e Ausi a caccia di soldi e progetti per l’Università
05 - Buddusò. Cerimonia in chiesa per diplomati e laureati 
  
LA NUOVA SARDEGNA
06 - Le scelte dei sardi per il cinque per mille
07 - Un tavolo tecnico-scientifico per la revisione del Ppr
08 - I giovani in rivolta chiedono al 2011 segnali di speranza
09 - Napolitano: investire sui giovani
10 - Nuoro. Fiori di pace, il progetto trova i primi consensi
11 - Sassari. Concorsi all’Università
   
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link:
rassegna stampa CRUI
Link:
rassegna stampa MIUR
 
  
L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda / Politica Italiana - Pagina 9
Napolitano: «Un futuro per i giovani»
L’appello del presidente: senza prospettive non c’è democrazia
Napolitano agli italiani: diamo un futuro ai nostri giovani, ognuno contribuisca a migliorare il Paese.
ROMA Ci sono temi forti, ma soprattutto c’è una pedagogia civile nel messaggio di fine anno che Giorgio Napolitano ha rivolto agli italiani nella notte di San Silvestro, a metà strada fra il quarto e il quinto anno del suo Settennato. Giovani e futuro sono state le due parole chiave. Su questo binomio, dice il presidente della Repubblica, ci giochiamo tutto: occupazione, sviluppo, perfino la democrazia. Perciò chiede a tutta l’Italia, a ogni cittadino e a ogni rappresentate politico, di avere coraggio, lungimiranza, realismo e assumersi la propria parte di responsabilità e di non restare passivo spettatore.
I PROBLEMI DEL PAESE Non giova nascondere i problemi, conviene riconoscerli, comprenderli e sforzasi di risolverli. Bisogna essere impietosi nelle analisi. Non si abbia timore di lanciare allarmi quando sono fondati, dice il presidente della Repubblica, ma ognuno di noi lo faccia immedesimandosi nei problemi, partecipando, sentendosi coinvolto, ricordando di fare parte di una comunità chiamata a prendere decisioni collettive nell’interesse generale. E ognuno ricordi che l’Italia fa intimamente parte dell’Unione Europea e non può affrontare i problemi dell’occupazione, dello sviluppo e della crescita al di fuori del europeo.
Né può estraniarsi rispetto alla vicenda (essenziale) dell’integrazione europea. Come pure ognuno di noi, in quanto italiano, non dimentichi che ha dei vantaggi perché fa parte di uno stato nazionale che conta da quando si è unificato a costo di lotte civili e ideali; di uno Stato che ora si va articolando in senso federale per diventare più giusto ed efficiente, e non per rompere i principi di solidarietà e coesione sociale.
I CAMBIAMENTI Un altro richiamo riguarda la consapevolezza dei cambiamenti che stanno avvenendo a livello mondiale, con la globalizzazione, con l’emergere di nuove potenze economiche che spostano il baricentro dell’economia verso l’Asia e hanno già messo fine a storiche rendite di posizione del nostro Occidente. In questo mondo globale, spiega Napolitano, «conteremo solo se saremo capaci di produrre innovazione». Perciò è importante sviluppare l’università, la formazione, la ricerca e l’innovazione, avere ricercatori e scienziati in casa piuttosto che esportare i loro cervelli: Perciò dobbiamo assegnare a questi settori strategici le risorse necessarie. Se la crisi ha ridotto le risorse disponibili, dice Napolitano, non si può «tagliare» indiscriminatamente, bisogna scegliere le «priorità» della spesa pubblica, e aumentare anche gli investimenti privati.
I RAGAZZI E IL LAVORO Per fare il bene dei giovani, Napolitano indica la necessità di creare nuovi posti di lavoro, di ridurre la «drammatica» disoccupazione giovanile, meridionale e femminile . Come? Aumentando la produttività e la competitività; sciogliendo «nodi» che si possono sciogliere solo con riforme da troppo tempo attese; riducendo in modo sensibile e continuativo il debito pubblico (invece di lasciarlo sulle spalle delle nuove generazioni); ridistribuendo il peso delle tasse con «scelte significative anche se difficili», rendendo operante per tutti il «dovere del pagamento delle imposte, a qualunque livello le si voglia assestare»; discutendo queste scelte con un confronto serio «costruttivo e responsabile fra forze politiche e sociali, fuori dall’abituale frastuono e da ogni calcolo tattico».
LA NOSTRA PARTE Insomma, la ricetta di Napolitano è semplice e si condensa nella formula «facciano tutti la loro parte» dichiarata nel finale insieme all’appello ad affrontare i problemi senza meschinità, senza tentare di fare solo il proprio tornaconto: dobbiamo «sentire l’Italia, sentire come proprio il travaglio di ogni sua parte, così come il travaglio di ogni sua generazione, dalle più anziane alle più giovani».
 

2 - L’Unione Sarda / Prima pagina
L’agenda per il nuovo anno
Riforma fiscale o rapina di Stato?
di Paolo Figus  
Si usa chiedere per il nuovo anno che le cose cambino e migliorino, anche se è difficile che questo possa accadere da un giorno all’altro solo perché sostituiamo il calendario di un anno con quello del successivo. Il 2011 sarà importante per verificare se la situazione economica della Sardegna potrà avviarsi o meno su un percorso di crescita.
Mercato del lavoro. Nei primi tre trimestri del 2010, secondo i dati Istat elaborati dal Centro studi de L’Unione Sarda, il tasso di disoccupazione medio in Sardegna ha raggiunto il 13,93 per cento mentre quello nazionale si è fermato all’8,3 per cento. Il tasso di occupazione, invece, in Sardegna è del 51,3, quello nazionale del 56,8. Questi pochi numeri sono sufficienti per arrivare a una verità: nell’isola il lavoro manca più che nel resto d’Italia. E siccome in Sardegna ci sono 97 mila persone che cercano un’occupazione, 44 mila che la cercano non attivamente e 59 mila che pur non cercando lavoro sono disponibili a lavorare, è chiaro che in una regione che ha poco più di un milione e seicentomila abitanti, la vera emergenza è proprio la creazione di nuovi posti di lavoro e il mantenimento di quelli già esistenti.
In questo contesto si inserisce la riforma del fisco, da anni ormai sempre promessa ma mai avviata. Lo Stato divora gran parte di quello che lavoratori dipendenti e autonomi riescono a guadagnare e colpisce sempre più duramente e indiscriminatamente le imprese, disincentivando così gli investimenti e ostacolandole nel loro processo di sviluppo e conseguente creazione di nuova occupazione.
Berlusconi ha dichiarato che il 2011 sarà l’anno della riforma fiscale. Ma in realtà il suo ministro dell’economia, Tremonti, la rivoluzione, disastrosa, l’ha già fatta: dal primo luglio del 2011 entrerà in vigore una nuova norma fiscale secondo la quale un accertamento di maggiore imposta notificato a una qualunque azienda sarà immediatamente esecutivo e l’impresa contribuente dovrà pagare quanto accertato dal fisco senza la preventiva conferma delle Commissioni tributarie di primo e secondo grado e della Cassazione.
Risultato: viene calpestato il diritto del contribuente di opporsi al fisco facendo valere le proprie ragioni davanti a un giudice terzo, preposto a sanare spesso le storture e le follie di un fisco il cui obiettivo è quello di tartassare i contribuenti indifesi. In nome di una, pure sacrosanta, lotta all’evasione fiscale, si opera spesso in modo indiscriminato e per il futuro, anche quando al contribuente dopo anni di calvario verrà riconosciuta la ragione, sarà troppo tardi perché il pericolo è che l’azienda sia stata già portata al fallimento. C’è da chiedersi dove siano la Confindustria e le altre organizzazioni di categoria, e anche dove siano i sindacati: tutti dovrebbero opporsi per difendere il sistema delle imprese da quella che ormai si può definire una rapina di Stato. Ci auguriamo che Berlusconi, che è un imprenditore, ponga rimedio a questo strumento di morte delle imprese, che significherebbe un ulteriore impoverimento del Paese e la perdita di altri posti di lavoro. Non vogliamo pensare a cosa accadrà in Sardegna dove le imprese sono già piccole e fragili.
Ma i problemi anche per il 2011 non finiscono qui. Il sistema industriale sardo, per esempio, si aspetta che il problema dell’energia venga posto tra le priorità dell’agenda politica e che la promessa di Berlusconi fatta nella conferenza stampa di fine anno di avviare la realizzazione del metanodotto venga mantenuta; che la salvaguardia del mondo agropastorale in Sardegna trovi il suo giusto equilibrio nel quale un litro di latte, che vale oggi molto meno di un litro di acqua minerale, possa essere pagato al giusto prezzo anche per salvaguardare il settore della pastorizia che sostiene ancora decine di migliaia di famiglie sarde; la continuità territoriale, di cui tanto si parla ma che in concreto non è stata risolta e che accresce l’isolamento della Sardegna; l’attribuzione dei fondi Fas per far decollare le opere infrastrutturali. E infine, come da queste colonne più volte si è denunciato, la totale assenza di un’adeguata rappresentanza sarda a livello ministeriale nel governo ha prodotto e produce un evidente squilibrio a nostro sfavore per la mancanza di una voce sarda nei tavoli governativi quando si decide l’attribuzione delle risorse disponibili alle regioni. Una carenza che deve essere risolta.
Ci auguriamo che questi argomenti - che sono solo alcuni di un elenco ben più corposo - possano diventare impegni concreti per l’agenda politica dei mesi futuri. Buon anno a tutti.


3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari - Pagina 21
All’Orto Botanico, al Lazzaretto e nella parrocchia di San Bartolomeo
Presepi in mostra sino all’Epifania
Presepi in mostra fino all’Epifania e oltre al Lazzaretto e all’Orto Botanico. Nello spazio culturale di Sant’Elia è stata allestita la decima edizione dell’ormai tradizionale rassegna sulla natività realizzata dal “Club Modellismo & hobby” col patrocinio della Regione e dei Comuni di Cagliari e Serramanna.
In vetrina ci sono oltre 100 presepi artistici realizzati con i materiali più disparati (dalla pasta al cartoncino, dal legno alla plastica, dai sassi alla lana). Le opere esposte sono state create da associazioni, scuole, singoli alunni, artisti e modellisti. La mostra rimarrà aperta fino al 9 gennaio e si potrà visitare tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Si potranno prenotare anche visite guidate e laboratori didattici per gruppi e scolaresche contattando il Lazzaretto al numero di telefono 070/3838085.
All’Orto Botanico di viale Sant’Ignazio è invece visitabile il classico presepe realizzato annualmente dal Dipartimento di Scienze Botaniche dell’ateneo cagliaritano (ingresso libero fino al 6 gennaio). Quest’anno la sacra rappresentazione è stata realizzata sotto le radici colonnari che sostengono il Ficus magnoloides, all’ingresso del giardino naturalistico. L’apertura dell’Orto sarà garantita tutti i giorni dalle 8,30 alle 13,30.
Sarà aperta sino al 6 gennaio, invece, la mostra di presepi allestita nella parrocchia di San Bartolomeo dall’Aifo, l’associazione italiana amici di Raoul Follerau. Il ricavato sarà devoluto a favore di un centro di salute mentale a Goma, nel Congo. I presepi esposti appartengono a collezioni private o sono opera di noti ceramisti, artisti locali, scuole, appassionati autori di presepi. (p.l.)
 

4 - L’Unione Sarda / Prov Sulcis Pagina 35
Iglesias. Il presidente della Provincia e dell’Ausi punta sull’attività formativa e sulle nuove strutture per la ricerca
L’Università a caccia di soldi e progetti
Tore Cherchi: non bastano i 480 mila euro della Regione
La battaglia per salvare l’Università coinvolge tutte le forze politiche. Tore Cherchi: «Sono d’accordo con Pili quando sostiene che è fondamentale perseguire la strada delle scelte strategiche».
Invita a stare con i piedi per terra: «Non saranno certo i 480 mila euro stanziati dalla Regione a salvare l’Università di Monteponi. Il rilancio passa soltanto attraverso la volontà di dislocare strutture di studio e ricerca, complementari all’attività formativa». Tore Cherchi, che in qualità di presidente della Provincia presiede anche il cda del Consorzio Ausi (l’ente che sostiene l’Università del Sulcis-Iglesiente), ribadisce la necessità di fare diventare Monteponi un polo strategico. Cherchi non si ferma a questo, ma puntualizza alcuni aspetti a proposito del recente stanziamento fatto dalla Regione e replica alle considerazioni del parlamentare Mauro Pili il quale, commentando la ripartizione dei fondi in favore di Monteponi, aveva parlato di un primo passo, un segnale di interessamento in contrapposizione ai disegni della Giunta Soru, seppure il deputato del Pdl abbia sottolineato la necessità di andare oltre, attuando atti concreti per favorire la ricerca.
LE RISORSE «Non ho difficoltà a dire che sono d’accordo con Pili quando sostiene che è fondamentale perseguire la strada delle scelte strategiche, ma non mi pare che l’attuale Giunta regionale abbia messo a disposizione molte più risorse rispetto al precedente esecutivo». Il presidente del Consorzio Ausi snocciola i dati relativi agli ultimi anni: nel 2006 sono stati erogati 445 mila euro, 452 l’anno successivo, ridotti a 392 nel 2008 e nel 2009. «Guardando queste cifre non mi pare di vedere una svolta, l’incremento è davvero minimo e insufficiente per cambiare le sorti dell’Università. In ogni caso - aggiunge Tore Cherchi - è sbagliato pensare che tutto possa essere legato ai fondi stanziati dalla Regione. Con una cifra più o meno analoga, due anni fa, il corpo docente ha deciso di trasferire Scienza dei materiali alla Cittadella universitaria di Monserrato».
LE NORME Cherchi tira in ballo diversi fattori, tra cui la normativa sul decentramento universitario «diventata molto più restrittiva con le ultime disposizioni ministeriali», ma anche le prerogative dell’Università: «La scelta di far nascere un Centro interdipartimentale per la ricerca scientifica è una di queste». Al riguardo si parla da tempo di un progetto presentato da Giorgio Piccaluga, pro rettore per la Ricerca scientifica, ma per ora sembra tutto in stand by. In più di un’occasione Cherchi ha cercato di attirare l’attenzione di Sardegna Ricerche, l’organismo regionale (ex Consorzio ventuno) che ha tra i compiti la promozione della ricerca. Sul finanziamento regionale c’è da registrare una presa di posizione (nei giorni scorsi era intervenuto anche Roberto Frongia) anche da parte di Paolo Collu, ex sindaco di Iglesias e responsabile del Comitato a sostegno dell’Università.
«Lo stanziamento è considerare un primo piccolo passo e ci incoraggia a proseguire nella strada intrapresa con il Comitato sorto in difesa del corso di laurea di Scienza dei materiali e non solo».
PAOLO COLLU L’ex sindaco rimarca che «il problema che ci poniamo non è solo quello di difendere l’esistente ma potenziare e migliorare le opportunità per i giovani del territorio e dell’intera isola. Non è di secondo piano la circostanza che l’Università, così faticosamente conquistata dalle Giunte Pili e Collu, rappresenta un vero e proprio diritto anche in virtù del passato industriale e minerario dell’intera Provincia».
CINZIA SIMBULA
 
 
5 - L’Unione Sarda / Prov Gallura - Pagina 45
buddusò
Cerimonia in chiesa per diplomati e laureati
È tutta dedicata alla cultura la celebrazione religiosa di questa sera. Otto laureati (la maggior parte in discipline economiche) e 18 diplomati nel 2010 si riuniranno in una messa di ringraziamento alle 17.30 nella chiesa parrocchiale di Sant’ Anastasia.
«I simboli portati in offertorio saranno i confetti rossi, i fiori, le tesi di laurea e i libri di testo» spiega il responsabile dell’organizzazione Giuseppe Antonio Taras, studente universitario di giurisprudenza, collaboratore del settimanale diocesano "Voce del Logudoro", del periodico parrocchiale "18,20" e curatore della rubrica "Osservatorio Universitario" per il sito terzapaginaworld.com.
Prenderà parte alla singolare celebrazione anche il vicario generale dell’archidiocesi di Sassari, Monsignor Antonio Loriga, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari.
M.P.
    
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 8 - Sardegna
Onlus, università e teatro ecco le scelte dei sardi per il cinque per mille 
Padre Morittu: «Per Mondo X sono soldi preziosi e poi mi eviteranno di prendere svariati the dalla contessa di turno» 
SASSARI. Onlus e cinque per mille. Se ne parla in questi giorni dopo che il Governo lo ha reintrodotto nella Finanziaria. Anche in Sardegna i contribuenti hanno scelto d’indirizzare il «cinque per mille» dei propri versamenti Irpef nel modo più classico. Tuttavia nella top ten isolana compaiono le università di Cagliari e Sassari e la «Fondazione Teatro lirico» del capoluogo. Non mancano i casi bizzarri. Come quello della «Musicale coro Sardegna», che ammessa all’elenco dei beneficiari non ha ricevuto manco una preferenza. E neanche un centesimo.
Nell’isola il primo posto lo conquista l’associazione «Anteas», sostenuta dai cittadini sardi con più di 92mila euro (gli ultimi dati elaborati dall’Agenzia delle entrate risalgono al 2008). «Sono molto contento - spiega il presidente Giacomo Manca di Nissa - che i sardi abbiano premiato il nostro lavoro, concentrato soprattutto sulla dispersione scolastica, sulle altre problematiche dei giovani, ma anche sull’alfabetizzazione informatica degli over 65, ai quali dedichiamo pure corsi d’inglese». Caso vuole, poi, che proprio la presidenza nazionale dell’Anteas, una ventina di giorni fa, abbia lanciato un appello alle istituzioni affinché non cancellassero il cinque per mille. «Assistiamo a un vero e proprio attacco alla tanto decantata sussidiarietà - diceva una nota - per non parlare del fatto che il volontariato resta l’unico sostegno al disagio, alla malattia e alla disabilità di tante persone lasciate sole in piccole frazioni di montagna, ma anche nelle grandi città». Riferimento esplicito al rischio che al sistema del «cinque per mille» del 2011 non fossero garantiti più 400 milioni di euro, ma appena 100 milioni. Un provvedimento scongiurato il 22 dicembre con i fondi sbloccati nel cosiddetto «decreto milleproroghe», ma che in molti avevano già considerato un beffa. O addirittura un «tradimento», come lo chiama senza peli sulla lingua padre Salvatore Morittu, che con la sua associazione «Mondo X Sardegna» - al secondo posto nella classifica isolana - si occupa da trent’anni di accogliere i tossicodipendenti in comunità residenziali e di assistere i malati di Aids. «La notizia che alla nostra associazione i sardi hanno voluto destinare 76.440 euro - commenta il sacerdote - mi fa davvero felice. Non foss’altro perché questi soldi mi evitano di andare a prendere il the dalla contessa di turno».
Tra chi festeggia c’è anche l’associazione «Vosm», acronimo di Volontariato sclerosi multipla Sardegna, che dall’ultimo «cinque per mille» ha ottenuto 27.308 euro. «Per noi - spiega Paolo Kalb, segretario e socio fondatore - sono soldi molto importanti, perché ci consentono di alleviare le pene di chi soffre di questa malattia autoimmune così diffusa in Sardegna. Con il denaro che ci è arrivato negli anni scorsi abbiamo acquistato un pulmino Fiat e un elevatore per trasportare le persone che sono in sedia a rotelle. E ora lo utilizzeremo certamente per qualcosa di simile».
Non tutte le associazioni premiate dai contribuenti sardi operano per i sardi. È il caso, ad esempio, della Onlus «Solidarietà sarda», che opera e raccoglie fondi per conto di madre Flora, una suora che porta avanti svariati progetti per gli ultimi del mondo, specie nelle Filippine, dove esiste già un Villaggio Sardegna, con tanto di scuola, e persino un Policlinico Sardegna. Un bell’esempio di attenzione alle sofferenze degli altri.
In coda a questa speciale classifica sarda c’è poi l’Assoraider (boy scout), che con tre dei suoi gruppi cagliaritani ha racimolato 3.717 euro, poi l’associazione sarda per i treni storici (993,25 euro), il Terz’ordine regolare francescano (645,74 euro), la sezione di Nulvi dei Genieri e trasmettitori di Sardegna (155 euro) e ancora due associazioni rimaste a bocca asciutta. Si tratta della «Musicale coro Sardegna G.B. Manzella» e del «Csi - Comitato Carbonia-Iglesias».

Premiata la ricerca contro i tumori 
Bene Emergency, ma anche tante associazioni inutili 
L’ANALISI Le preferenze degli italiani 
SASSARI. Naturalmente non tutti i sardi hanno scelto d’indirizzare il proprio cinque per mille verso enti o associazioni isolane. Una buona parte di loro ha infatti deciso di premiare chi opera a livello nazionale o internazionale. Così che quei contributi sono mescolati a quelli degli altri cittadini nella top ten italiana. «Per il terzo anno consecutivo - spiegano dalla sede romana dell’Agenzia delle entrate - i contribuenti italiani hanno optato sulla categoria Onlus e del volontariato, che ha ricevuto per il 2008 (ultimo anno preso in esame - ndr) ben 265,8 milioni di euro. Sul podio anche gli enti della ricerca sanitaria, cui sono stati attribuiti 65,9 milioni di euro, e gli enti della ricerca scientifica e dell’università, che sono stati gratificati con 63,9 milioni di euro». Chiudono la graduatoria le associazioni sportive dilettantistiche, cui sono andati 1,7 milioni di euro.
Basta dare un’occhiata alla classifica nazionale per capire chiaramente che il grande incubo degli italiani sono i tumori: molte delle donazioni sono rivolte ad enti di ricerca affinché si vada avanti il più possibile. Nelle prime quindici posizioni, infatti, figurano l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (al primo posto con 60.323.902 euro di contributi), la Fondazione piemontese sulla ricerca sul cancro (sesto posto con 6.898.349 euro), l’Istituto europeo di oncologia (settimo posto con 5.872.728 euro), l’Associazione italiana contro le leucemie (nono posto con 4.892.048 euro), l’Istituto nazionale dei tumori (dodicesimo posto con 3.752.099) e il Centro di riferimento oncologico (quindicesimo posto con 3.068.294 euro).
Tra i più premiati anche la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, l’associazione Medici senza frontiere, poi Emergency di Gino Strada e ancora il Comitato italiano dell’Unicef, l’Istituto Gaslini, la Fondazione per la sclerosi multipla, le Acli, la Federazione nazionale associazioni Auser e la Lega del filo d’oro.
A vedere questa graduatoria si direbbe dunque che gli italiani abbiano le idee chiare e si fidino di enti o associazioni di consolidata rispettabilità. Tuttavia, come ha denunciato il settimanale «L’Espresso» in un’inchiesta pubblicata in questi giorni, il complicato meccanismo di ridistrubuzione dei soldi rischia di far arrivare denaro anche ad associazioni di dubbia (molto dubbia) utilità sociale. Tra queste l’Espresso ne segnala alcune (in Sardegna, nonostante le ricerche accurate non ne sono comparse): l’Associazione biellese cercatori d’oro, la Guardia nazionale padana, l’Associazione per il Nord autonomo, l’associazione «Basta merda in mare» e l’immancabile Associazione radicale esperantista. (an.mass.)
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 7 - Sardegna
Approvata la proposta dell’assessore all’Urbanistica 
Un tavolo tecnico-scientifico per la revisione del Ppr 
CAGLIARI. Un tavolo di coordinamento tecnico-scientifico supporterà la giunta e i suoi tecnici nella revisione del Piano Paesaggistico regionale. Lo ha deciso la giunta nell’ultima riunione del 2010, su proposta dell’assessore degli Enti locali e Urbanistica, Nicola Rassu. Il «nuovo» Ppr, è detto in una nota della Regione, dovrà essere «frutto di un atto di pianificazione esteso all’intero territorio regionale e arricchito da preziosi e validi contributi». La revisione del Ppr varato dalla giunta di Renato Soru era stato annunciato come essenziale dal centrodestra all’inizio della legislatura.
Il coordinamento tecnico-scientifico è costituito oltre che dalla direzione generale dell’assessorato all’Urbanistica, anche dalle università di Cagliari e di Sassari, dall’istituto sardo regionale etnografico (Isre), dai componenti della commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica e da tecnici esperti in materia di paesaggio, urbanistica, gestione del territorio e in materie giuridiche, amministrative ed economiche.


8 - La Nuova Sardegna / Pagina 14 - 24 ore
I giovani in rivolta chiedono al 2011 segnali di speranza 
Ci lasciamo alle spalle il 2010 senza rimpianti, ci buttiamo nel 2011 pieni di speranze. Non certezze, ma speranze. Che sono importanti, ci aiutano a vivere. Certezze non possiamo averne, perché il 2010 è cominciato con la rivolta degli immigrati clandestini a Rosarno, in Calabria, ed è finito con la rivolta degli studenti italiani, in tutte le città. Pare quasi che i giovani italiani siano i nuovi clandestini. I clandestini sono coloro che la società non protegge, non tutela, li emargina e li ignora: si arrangino come possono, e intanto aspettino. Lo stesso atteggiamento la classe politica adotta verso i giovani. I giovani sono un problema, sempre, da che mondo è mondo. Ma da un decennio in qua questo problema viene risolto con la tecnica dello struzzo: ignorandolo, come se non esistesse.
È per questo che sul finire dell’anno è scoppiata la rivolta: non è stata una rivolta contro un ministro, contro una università, contro una legge, ma contro un sistema, il sistema che esclude i giovani e li lascia marcire non solo senza lavoro oggi, ma anche senza strumenti per poterselo cercare domani. Questi strumenti sono la cultura, la ricerca, la competitività con i coetanei europei. L’Italia, nella corsa ai tagli delle uscite, risparmia su tutto, e su tutto allo stesso modo, cioè con i tagli lineari, che sopprimono le spese superflue, le necessarie ma non troppo, e le assolutamente necessarie. Il problema è: dove sta cultura? La cultura è superflua, necessaria ma non troppo, o assolutamente necessaria? L’errore sta a monte, nel mettere la cultura tra le spese senza rientro, le spese morte. La cultura, lo studio, i buoni diplomi e le buone lauree, e le specializzazioni post-laurea, e la ricerca, e l’arte, e i beni artistici, il patrimonio plurimillenario da esibire al mondo, e la bellezza della natura e delle città, questo potente richiamo di visitatori, e dunque di moneta, tutto questo è fonte di reddito oggi e crea fonti di reddito per domani: la scuola e la cultura non sono “spese in perdita”, ma sono investimenti con rientro immediato, e a breve termine, e a lungo termine.
Se il 2010 s’è concluso mostrando a tutti gli italiani, e a tutto il mondo, questi nostri problemi aperti, cosa speriamo, in primo luogo, dal 2011? Speriamo di vedere qualche spiraglio per i nostri figli. Qualche speranza. Almeno per i bravi. Almeno per i bravissimi. Noi speriamo che i più bravi vengano premiati già mentre studiano: è interesse di una nazione scremare e segnalare i più meritevoli, impostare la società sul merito, in modo da spingere tutti a meritare. Purtroppo la nostra società non è impostata così. Né in basso né in alto. Ai piccoli posti da mille euro al mese, milleduecento, si accede per parentela o raccomandazione: vedi lo scandalo delle assunzioni nelle società municipalizzate di Roma, la cosiddetta “parentopoli”. Ai grandi posti, perfino a quelli di deputati e senatori, si accede per cooptazione: sono i partiti che scelgono chi va al Parlamento, non gli elettori. E questo ha conseguenze grottesche: al Parlamento viene eletto (cioè nominato) anche chi è agli arresti per mafia.
E allora cosa speriamo dal 2011? Che ci dia una buona legge elettorale, una legge che permetta a noi cittadini di scegliere il Parlamento entrante, perché in questo momento il parlamento entrante è scelto dal parlamento uscente. È antidemocratico. È incostituzionale. Poi, partendo da lì, speriamo che il merito, la selezione per merito, la carriera per merito, si propaghino negli altri lavori. È come iniettare in vena un antibiotico, deve percorrere tutto il giro degli organi avvelenati dai virus, e bonificarli. Vorremmo che i nostri figli non andassero più a un colloquio per assunzione in un posto privato domandandosi: di che partito è colui che m’interroga? E non andassero più al concorso per un posto pubblico domandandosi: qual è la sede più facile? Milano, Roma o Catanzaro? Sono malato, dov’è meglio che mi ricoveri, posso ricoverarmi qui nell’isola o mi conviene entrare nel continente? Lo Stato è Stato dappertutto, e deve funzionare da Stato in tutto il suo territorio. Il progresso riparte solo se riparte la meritocrazia. E la concorrenza si vince col progresso, i posti di lavoro si creano col progresso. Non dobbiamo tagliare la cultura e la ricerca: dobbiamo anzi incrementarle.
Nel dopoguerra, l’Italia è ripartita perché una generazione di studenti (figli di operai e di contadini, chi scrive questo articolo rientra fra questi ultimi) si presentava agli esami malvestita ma preparata. Risparmiava sul cibo, sulle vacanze e sui vestiti, ma non sui libri. La decadenza della nostra società non è dovuta a una inadeguatezza dei medici o degli avvocati o degli ingegneri o architetti o altri professionisti, no, la classe inadeguata al rilancio della nazione è la classe politica.
È difficile che il 2011 porti la soluzione, l’importante è che ne dia il preannuncio. Per accendere la speranza. L’Italia ha l’immenso, epocale problema della criminalità organizzata. Mezza Italia, quella del Nord, lo crede un problema dell’altra Italia, quella del Sud. Non è più così. Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta son salite anche al Nord, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia. E del resto, come si poteva pensare che fossero arrivate in Germania, senza prima occupare il Nord Italia? Otteniamo continui successi contro la malavita, i tg danno notizie di arresti ogni settimana. Ma non arriva mai il colpo mortale, il ko che metta in ginocchio la criminalità in una provincia, una città.
L’impressione è che la criminalità sia un cancro in metastasi: tu lo combatti in un organo, ma lui è già in un altro organo. A questo radicamento della malavita, a questa penetrazione perfino nei consigli comunali e nelle giunte provinciali, non manca qualche aggancio con la classe politica: può succedere che scopriamo qualche politico corrotto, per qualche anno quello sparisce dalla scena, ma poi lo ritroviamo più potente di prima da qualche altra parte, e allora il sospetto è che non siamo attrezzati per lo scontro finale, lo scontro mortale, contro questo nemico, che è un nemico mortale. Non inventiamo nuove forme di lotta contro la criminalità, mentre la criminalità inventa sempre nuove forme di lotta contro di noi.
Non chiediamo che il 2011 porti la soluzione. Sarebbe chiedere troppo. Ma una inversione di tendenza, questo sì. La sensazione che noi diventiamo più forti e la criminalità più debole, questo vogliamo sperare. Finora quando andiamo a pagare le tasse, pensando ai tanti che non le pagano e la fanno franca, ci sentiamo dei fessi, e in un certo senso ce ne vergogniamo. Bene, vorremmo che finalmente si vergognassero gli evasori: bisogna trovarli e mostrarli. Vorremmo cominciare a vederli. Non chiediamo la luna. Non chiediamo ricchezza, ma lavoro. Non privilegi, ma uguaglianza. Non il troppo, ma il giusto. Questo speriamo. È la speranza che ci tiene in vita.
FERDINANDO CAMON
www.ferdinandocamon.it   

 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 9 - Attualità
Napolitano: investire sui giovani 
«Senza di loro democrazia in scacco». Ma Bossi torna a chiedere il voto 
Il Cavaliere: 7-8 finiani non vedono prospettive nel Terzo polo... 
GABRIELE RIZZARDI 
ROMA. Un invito alla «coesione» e un appello affinché la classe politica sappia dare risposte al «malessere» dei giovani che «vedono avvicinarsi il tempo delle scelte» e «cercano un’occupazione». Nel suo quinto discorso di fine anno, trasmesso a reti unificate e seguito da 13 milioni di telespettatori, Giorgio Napolitano si dice «preoccupato» dai dati della disoccupazione giovanile, invita la politica ad affrontare i problemi con «realismo» ed esorta il governo a fare riforme condivise.
L’appello viene subito raccolto da Berlusconi, che «ringrazia» Napolitano per aver sollevato «problemi reali» e si dice convinto di poter andare avanti fino alla fine della legislatura. Esattamente il contrario di quel che pensa Umberto Bossi, per il quale il governo «rischia» ed è meglio andare al voto anticipato. «Come fa il povero Tremonti a fare la riforma fiscale? Penso che un anno così non ce la facciamo» ammette Bossi per il quale le riforme che chiede Napolitano «sono difficili da fare prima di una tornata elettorale». E anche sull’unità d’Italia, sostiene che bisognerebbe celebrare il centocinquantenario con «una controstoria, raccontando la verità che nessuno vuole si sappia». Il leader del Carroccio, fra il 30 e il 31 dicembre, ha parlato per due volte al telefono con Berlusconi ma le rispettive posizioni sembrano restare distanti. Per ora, Berlusconi tira dritto, punta sull’Udc e sui delusi del Fli: «C’è un gruppo di 7-8 finiani che non vede alcuna prospettiva nel Terzo polo...». Ma il veto della Lega riguarda il partito di Casini. Bossi non vuole aprire le porte della maggioranza ai centristi che hanno sempre votato contro il federalismo e fa sapere al Cavaliere che la Lega potrebbe accettare solo qualche «ex Udc».
Riforme, lavoro e giovani Il capo dello Stato, che si dice «colpito» dalle numerose lettere inviategli nei giorni scorsi dagli studenti e dai genitori che si sono immedesimati nel profondo malessere dei loro figli, centra il messaggio di fine anno sul futuro dei giovani disoccupati, che nel Mezzogiorno raggiungono il 35,2%. «Sono dati che devono diventare l’assillo comune della nazione. Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l’Italia: ed è in scacco la democrazia».
Il presidente chiede alla classe politica «serietà e misura» per superare la crisi e parla del debito pubblico, il cui peso «non può essere lasciato sulle spalle delle generazioni future» perché sarebbe «una vera e propria colpa storica e morale». Nel discorso, che dura poco più di 20 minuti, si parla delle tasse e della necessità di una «profonda» riforma fiscale. «Per avere le risorse, bisogna far pagare le imposte a chi non le paga», dice Napolitano, per il quale anche il federalismo tanto caro alla Lega deve essere solidale: «Il federalismo fiscale che dovrà essere attuato in piena aderenza ai principi di solidarietà e coesione sociale. E va sanata la ferita del divario Nord-Sud che si va aggravando». Napolitano ricorda il valore dell’unità nazionale e invita la classe politica a fare riforme condivise.
Il messaggio del capo dello Stato soddisfa maggioranza e opposizione. Da palazzo Chigi fanno notare che il governo è in piena «sintonia» con il Quirinale mentre i presidenti di Camera e Senato apprezzano le parole «alte e nobili» di Napolitano ed anche dalle opposizioni arriva un applauso convinto.
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Nuoro
Fiori di pace, il progetto trova i primi consensi 
Illustrato alla Provincia il possibile incontro in città tra giovani israeliani e palestinesi 
NUORO. Incomincia a prendere fiato e gambe il progetto “Fiori di Pace”. Lo stanno portando avanti gli psicologi Marta Longu, nuorese, e Mustafà Qossoqsi, palestinese, per far incontrare a Nuoro due delegazioni di giovani studenti israeliani e palestinesi, uomini e donne, dai 16 ai 18 anni. Obiettivo: tentare di capire, discutere e confrontarsi sulle ragioni dello storico conflitto tra i loro Paesi. Il programma e gli obiettivi, insieme alla partecipazione e sensibilizzazione ai problemi interculturali, sono stati illustrati ai presidenti dell’amministrazione provinciale Roberto Deriu e dell’Istituto superiore regionale etnografico Salvatore Liori, ai quali, in primis, si sta chiedendo la collaborazione, con il sostegno dell’Università di Cagliari, e si spera anche di quella di Nuoro, per organizzare in città, insieme agli studenti barbaricini, l’importante incontro dei giovani dei due Paesi del Medio Oriente. Tutto questo per cercare di capire meglio il dramma della guerra tra i due popoli, e per seminare e coltivare la pace.
L’iniziativa, nata nel 2007, vuole essere, secondo lo psicologo Mustafà, che ha studiato in Italia e che ora lavora come psicoterapeuta nel più grande ospedale di Gerusalemme, un razionale e responsabile approccio socio-educativo alla causa nei due Paesi. Marta Longu e Mustafà Qossoqsi hanno trovato negli amministratori delle istituzioni amministrative e culturali locali totale condivisione e appoggio al progetto in fase di organizzazione. Soprattutto da parte del presidente della Provincia Roberto Deriu, che vanta, molti anni fa a Milano durante gli studi universitari, l’interessamento operativo alle politiche giovanili degli immigrati dal Nord Africa e Medio Oriente.
La notizia dell’urganizzazione dell’incontro tra giovani studenti israeliani, palestinesi e nuoresi ha destato interesse tra le diverse amministrazioni, gli enti regionali e le università, pronte a offrire la loro collaborazione per la buona riuscita del progetto.
A questo punto i due psicologi, forti delle precedenti esperienze fatte a livello nazionale con il supporto della rivista internazionale “Confronti”, che gestisce le iniziative di questo tipo tramire l’associazione “Fiori di Pace”, stanno mettendo a punto il calendario degli incontri propedeutici per poi dare fiato e gambe alla realizzazione del progetto vero e proprio che, presumibilmente, si realizzerà la prossima estate o all’inizio dell’autunno, quando l’anno è appena incominciato e l’impegno relativo allo studio non è ancora pressante. Il programma definitivo sarà sicuramente messo a punto nei prossimi mesi.
ANTONIO BASSU
 
 
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 23 - Sassari
Concorsi all’Università
L’Università di Sassari assume due ricercatori con contratto a tempo determinato della durata di tre anni. I termini per la presntazione delle domande scadono il 20 gennaio. Gli interessati possono ritirare copia del bando presso l’Ufficio Concorsi, via e largo Macao 32 o prenderne visione nel sito internet www.uniss.it.

 

 

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