Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 July 2011

 

Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa

L’UNIONE SARDA 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Poetto, attenti alle voragini
Ecco perché si formano e perché sono pericolose
Il geologo Ranieri spiega il fenomeno che ha già causato una vittima
 
Un giovane ventottenne cinese annegato alla quarta fermata e due donne che rischiano di fare la stessa fine a un chilometro di distanza. Due casi apparentemente diversi ma con una causa comune: le voragini sul fondale marino. Un fenomeno naturale reso più pericoloso e più frequente da un fenomeno innaturale: il ripascimento.
VORAGINI E CORRENTI A spiegarlo è Gaetano Ranieri, professore ordinario di geofisica applicata al dipartimento di ingegneria del territorio dell'università. «Le dune sottomarine, fenomeni dinamici e influenzati dalle correnti, si sono formate con lo spostamento del famoso gradone. Quello, per capirci, che dopo il ripascimento ha fatto sì che prima di arrivare in acqua occorresse fare una piccola discesa. Il mare», aggiunge il docente, «col tempo si è ripreso quella sabbia che è finita sul fondo marino coprendo, peraltro, la poseidonia, cioè la “vita” del mare. Questa sabbia a causa delle correnti si sposta formando voragini e vortici causati dal moto ondoso che va in direzioni diverse».
L'ANNEGAMENTO Questo, probabilmente, spiega perché è morto Zhou Jianlun e anche perché Novella Demuro, la trentaquattrenne che domenica ha rischiato di annegare assieme alla cugina, racconta di essere entrata in acqua, di aver sentito improvvisamente il vuoto e di essersi sentita risucchiare verso il basso pur sapendo perfettamente nuotare.
Ranieri spiega che a seconda delle correnti si possono creare molte o poche voragini lungo tutto il litorale e che il fenomeno cesserà quando la spiaggia sarà perfettamente modellata dalle correnti. Quando ciò accadrà il mare si sarà ripreso tutti 360 milioni di metri cubi di sabbia ripasciuta nel 2002. Accadrà probabilmente entro cinque anni.
PREVENZIONE DIFFICILE Dunque non è possibile prevedere in che punto e in che momento si formeranno le voragini. Ciò significa che il fenomeno non si verifica solo nelle zone dove c'è stato l'annegamento o dove si è solo rischiato ma è possibile ovunque. Insomma, occorrerebbe sistemare cartelli per segnalare il pericolo in tutta la spiaggia. Vero è che alla sesta fermata, secondo i bagnini, nelle ultime settimane altre persone sono state salvate. Dunque i pericoli in questo periodo si concentrerebbero lì. «È solo un caso», secondo il docente di geofisica applicata che da anni, ad esclusivo scopo accademico, studia le cause del ripascimento.
Un suo lavoro, realizzato attraverso un sorta di tac del sottosuolo, sarà pubblicato nelle prossime settimane su una rivista internazionale. Dimostra che sotto l'arena grigio topo c'è ancora la sabbia bianca. Significa che si può scavare e la si può riportare in superficie. A patto che prima si studino nel dettaglio e, se possibile, si eliminino, le cause della modificazione delle correnti.
Fabio Manca
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 38 - Edizione CA)
L'Università punta in alto
SASSARI. L'ateneo rincorre gli stranieri. 50 corsi di laurea
 
Ridimensionamento, tagli causati dalla riforma Gelmini e studenti in calo. Sono queste le difficoltà che hanno dovuto affrontare all'università prima di redigere l'offerta formativa per l'anno accademico 2011-2012. Ci saranno 50 corsi di laurea, quindi meno dell'anno scorso, l'ateneo punterà ad un aumento della produttività e ad attrarre studenti stranieri.
I dettagli sono stati illustrati ieri dal rettore Attilio Mastino, dal prorettore con delega alla didattica Laura Manca e dal direttore amministrativo Guido Croci. Neanche l'università sassarese è immune alla crisi e per combatterla si guarda oltre confine e alle nuove economie, come quella del vino. La facoltà di Agraria ha attivato la laurea magistrale in Scienze viticole ed enologiche, organizzata in collaborazione con Milano, Foggia e Palermo. «In un territorio svantaggiato dall'insularità e dalla crisi bisogna attrarre studenti stranieri», ha sottolineato il rettore Attilio Mastino, e quindi ecco il corso in Pianificazione organizzato da Architettura con le università di Barcellona, Girona e Lisbona; e poi i duecento professori "in visita", cioè docenti stranieri che lavorano temporaneamente nell'ateneo. Ma cosa cambia dopo la riforma? Ci sono sei corsi in meno e le facoltà si chiameranno dipartimenti, che saranno via via ridotti di numero. Ci saranno 27 lauree triennali, 17 magistrali e 6 magistrali a ciclo unico. Sono invece 5 le lauree a numero programmato nazionale: Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Scienze dell'architettura e Professioni sanitarie. (a. m.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 32 - Edizione CA)
IGLESIAS. La maturità
Un lavoro subito per i diplomati dell'Alberghiero
 
Brillanti gli esami di Stato a Iglesias: su 398 studenti tutti promossi tranne sei. Un solo cento e lode (Mirko Marras al Minerario) ma 21 cento. Il boom dei cento è stato registrato al Liceo Scientifico (Sara Baraglia, Alessandro Carta, Silvia Corrias, Eleonora Donadon, Sara Ena Andrea Ferrara, Eleonora Fontana, Anna Ladu, Daniela Loddi, Eleonora Mameli, Roberta Navarra, Andrea Ottaviani, Sara Piras, Gloria Pischedda, Alessia Sotgiu), segue il “Baudi di Vesme” (Loredana Coccia, Laura Floris, Anna Rita Saiu, Simona Zhou) e il Minerario (Elisabetta Mereu, Francesca Madeddu). I diciannovenni del 2011 sembrano essere maturi anche per la vita: sono coscienti della crisi economica e la loro meta è trovare un lavoro.
UN LAVORO Gli unici che ci riescono subito dopo il diploma sono i ragazzi dell'Ipia “Ferraris”: gli studenti dell'Alberghiero sono richiestissimi fin dai primi anni: «Questo diploma - racconta Simona Casu, Tecnico dei servizi di ristorazione - mi ha aiutato a conoscermi e a mettermi alla prova ma, soprattutto, mi permetterà di fare ciò che desidero, aprire un'attività». Pamela Foddis, stessa classe, aggiunge: «Troverò al più presto un lavoro, l'università per il momento non mi interessa».
L'UNIVERSITÀ Negli altri quattro istituti Superiori cittadini la prospettiva è l'università. »Continuerò in Scienze politiche - conferma Francesca Virdis, neoperito commerciale al “Fermi” - con il diploma non si trova lavoro, prenderò almeno il primo livello». L'ateneo più richiesto dagli iglesienti è quello di Cagliari. È vicino: studiare altrove per il bilancio familiare è un peso. «Mi preparo - spiega Nicola Piliu, neoperito informatico del Minerario - per i test di ingegneria elettronica, ma farò la domanda anche per la borsa di studio». Le facoltà scientifiche sono le più ambite anche al Liceo “Asproni”. «Offrono più possibilità - confermano Gloria Pischedda, Marco Rassu, Marcello Marini e Matteo Cabriolu della 5° D - test permettendo ci iscriveremo in medicina, scienze infermieristiche o informatica». (m. c.)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Estate (Pagina 10 - Edizione IN)
Di lingua madre ce n'è solo due
 
Come si dice “setaccio” in sardo? Si dice: sedatzu. Anzi, no: sedatu. Il primo termine è campidanese, il secondo logudorese. Ma a Sinnai (area campidanese) dicono teratzu. A Baunei (zona di confine) sedassu… E chissà in quanti altri modi si identifica il setaccio. Chi può conteggiare quante traduzioni sarde può avere un normale vocabolo italiano?
Perché se è vero che campidanese e logudorese sono le due grandi varianti della lingua sarda, non si può non tener conto delle “varianti d'uso”, cioè le microvarietà che caratterizzano il parlare da una comunità all'altra. Ecco che allora diventa difficile insistere sull'ipotesi di una “limba sarda comuna”, capace (?) di imporre norme di riferimento unitarie per una lingua da ufficializzare quanto meno in sede di amministrazione regionale. È possibile convincere un asseminese che non si dice sedatzu ma sedatu, o un iglesiente che il termine cixìriu è sbagliato? Si può obbligare un logudorese a dire “Oi deu no appu papau” anziché “Oe deo no appo mannigau”? E in che modo (e perché) stabilire quale delle due frasi debba prevalere sull'altra in un lessico burocratizzato e difficilmente destinato a larga frequentazione? Le proposte avanzate sino ad ora penalizzano la parlata campidanese in favore del logudorese, senza valide ragioni (questa la maggior critica che si muove alle prime sperimentazioni di “limba comuna”).
La verità è che il sardo parlato dai sardi è quello che hanno imparato dalla madre - come diceva Emilio Lussu, incoraggiando appunto a esprimersi in lingua materna («Nei Campidani il campidanese, nel Nuorese il nuorese, in Logudoro il logudorese, nella Gallura il gallurese…») e auspicando una lingua sarda come «la sintesi e la fusione delle lingue minori»: vale a dire i dialetti locali.
Eduardo Blasco Ferrer, studioso fra i maggiori della lingua sarda, è d'accordo con Lussu sul fatto che il sardo sia quello che si parla, ma fa un passo avanti riconoscendo la vera distanza formale fra logudorese e campidanese, fondamentali subspecie (derivanti dal ceppo latino) che alla resa dei conti costringono gli isolani de basciu e quelli 'e susu a colloquiare fra loro in italiano per formulare un discorso comprensibile.
Perciò - egli osserva - non solo occorre che si continui a parlare così come si parla in famiglia (altrimenti tutto andrà perso ormai a breve scadenza), ma è necessario che l'unificazione riguardi piuttosto i dialetti locali, ciascuno in riferimento alla subspecie di appartenenza. Così si potrebbe fare «un discorso didattico decoroso con due varianti», visto che anche lui come Lussu trova indispensabile che il sardo si apprenda anche a scuola. «C'è un bisogno urgente di insegnanti a questo preparati, e di un percorso didattico completo», dice citando l'esempio della Spagna dove in quanto a manuali didattici per l'insegnamento del catalano c'è solo l'imbarazzo della scelta (ma tutto è controllato da una commissione scientifica).
La tecnica per fissare i due codici alternativi - della lingua unificata campidanese e dell'unificata logudorese - secondo Blasco Ferrer è quella suggerita da due libri stampati per Alfa Editrice dalle Nuove Grafiche Puddu e presentati qualche giorno fa a Cagliari nel Palazzo Regio dallo stesso Ferrer (ordinario di linguistica sarda all'Università), Franca Marcialis (linguista docente universitaria), Oreste Pili (presidente dell'Acadèmia de su Sardu onlus), e Ivo Murgia (studioso e traduttore di lingua sarda), oltre all'editrice Maria Marongiu.
Il primo è bilingue: “Regole per ortografia, fonetica, morfologia e vocabolario della Norma Campidanese della Lingua Sarda”, appunto una vera codificazione (la prima in Sardegna) elaborata e messa per iscritto dal “Comitato scientifico per la Norma campidanese del Sardo standard” (con la consulenza di Blasco Ferrer e dell'etnomusicologo e poeta improvvisatore Paolo Zedda). Si tratta di una normativa che accomuna le varie parlate dell'alto e basso Campidano in un unico lessico. Quale? Quello che risulta dalla “letteratura” dell'intera area, cioè il campidanese dei cantadoris, perché - come spiega Oreste Pili - i poeti estemporanei che gareggiano nelle piazze hanno sempre usato un campidanese “puro” e non dialetti locali. L'amministrazione provinciale di Cagliari già segue questa regolamentazione, che dovrebbe poter raggiungere la scuola (pur restando intoccabili i dialetti paese per paese).
L'altro libro è un intelligente e importante supporto alla costruzione di un preciso “fueddariu”, perché punta a valorizzare le rispettive peculiarità di appartenenza ai due principali codici alternativi. Ideato, studiato e scritto da Stefano Cherchi, il volume è destinato ai bambini e sarebbe intitolato “Le prime mille parole in sardo” se il titolo non fosse “bilingue” cioè in doppia espressione sarda: “Is primus milli fueddus” (campidanese) e “Sas primas milli allegas” (logudorese). Tutte le pagine, illustrate da Tiziana Melis, sono dedicate ciascuna a un argomento, dalla famiglia alla casa, dall'ambiente agli animali, dagli utensili ai mestieri ecc. Ogni parola e ogni frase sono scritte in verde (campidanese) e in rosso (logudorese), ma ci sono anche delle righe in bianco così che ogni piccolo lettore possa aggiungere il corrispondente vocabolo usato in famiglia: la propria lingua madre. Specializzato in lingua e didattica sarda all'università, l'autore Stèvini Cherchi, mogorese, è medico cardiologo al Sirai di Iglesias: forse per questo sa come toccare il cuore delle persone e delle cose, come diagnosticare e come indicare le corrette terapie.
Mauro Manunza
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Ecco l’ateneo dei tagli
Meno corsi di laurea e calo di iscrizioni
Il rettore Mastino «Punteremo sulla competitività. Premi ai giovani che si distinguono»
 
 SASSARI. L’università di Sassari si “restringe”. Sono calati da 57 a 50 i corsi di laurea per adeguare la conformazione dell’ateneo alla nuova normativa imposta dal ministro Gelmini. Una soppressione obbligata dal numero minimo di docenti richiesto per ogni percorso di studi ma il rettore assicura: «Faremo una proposta di qualità ai nostri studenti per traghettare l’università verso l’Europa tagliando di netto la dispersione e il fenomeno del fuori corso».
 Ieri il Magnifico, supportato dal prorettore Laura Manca e dal direttore amministrativo Guido Croci, ha presentato l’offerta formativa per l’anno accademico 2011-2012. I futuri studenti potranno scegliere tra 27 sono lauree triennali, 17 magistrali e sei a ciclo unico. Ai corsi attivati a Sassari si aggiunge quello interateneo in Scienze viticole ed enologiche, che ha come sede Torino, cui Sassari partecipa attraverso la facoltà di Agraria insieme a Milano, Foggia e Palermo.
 I corsi a numero chiuso nazionale sono cinque, tre lauree magistrali tradizionali (Medicina, Odontoiatria e Veterinaria) e sette triennali (Scienze dell’architettura più sei delle professioni sanitarie). Sono undici, invece, quelli a numero programmato a livello locale per un totale di 790 posti. Le immatricolazioni partiranno dal 1º agosto, così come le domande di partecipazione ai corsi a numero chiuso. Gli studenti dovranno iscriversi online sul nuovo portale dell’ateneo.
 Sarà disponibile anche un’area del sito riservata agli studenti nella quale questi ultimi potranno trovare le notizie che li riguardano: dalle borse di studio agli stage all’estero dagli alloggi gli altri servizi.
 L’idea, a quanto hanno affermato rettore e prorettore, è quella di rendere l’ateneo più competitivo possibile anche in vista della grande trasformazione di carattere amministrativo che sarà necessario affrontare da gennaio in poi. Le facoltà tradizionali infatti lasceranno spazio ai dipartimenti: ne saranno creari da 12 a 13 mentre le facoltà si ridurranno a tre-quattro e sovrintenderanno all’attività dei vari dipartimenti. Una vera e propria rivoluzione che sta già comininciando a far discutere e che per alcuni potrebbe rappresentare il peggioramento dell’attività didattica e di ricerca.
 Ma secondo Attilio Mastino non bisogna vedere soltanto le criticità. «Sono in vista nuovi bandi per l’assunzione di nuovi professori e ricercatori per rispondere alle carenze di alcuni corsi. L’università di Sassari poi è al secondo posto nel rapporto studenti-docenti con un alto numero di professori per ogni utente». Il rettore ha anche sottolineato che l’ateneo sassarese è tra quelli in Italia dove si pagano meno tasse, con un livello medio che non supera i 500 euro annui. «Dalle prossime settimane, a quattrocento studenti meritevoli saranno assegnati premi con buoni libro e anche iPad - ha spiegato Mastino - per fare emergere la competitività».
 Previsti riconoscimenti anche per amministrativi e docenti produttivi. L’università di Sassari conta attualmente 14.400 studenti e 680 docenti ma è previsto un calo delle iscrizioni visto anche l’alto numero degli studenti che non hanno superato l’esame di maturità.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
SENATO ACCADEMICO
Oggi in aula si parla di «parentopoli»
 
SASSARI. Due sedute «roventi» ieri e questa mattina in Senato accademico. Oggi si parlerà di affinità, parentele e incompatibilità nell’ambito dell’ateneo. Sarà infatti discusso il ricorso di un professionista risultato idoneo al concorso per direttore della clinica oculistica diretta fino a poco tempo fa da Franco Carta. La contestazione riguarda la nomina (e oggi il senato dovrebbe ratificare la presa in servizio) del vincitore, il figlio di Carta, Arturo che andrebbe a occupare proprio il posto del padre. Il ricorrente fa riferimento alla legge Gelmini che ha introdotto il divieto di assunzione in un dipartimento dove già lavora un parente o un affine. «Il nostro avvocato - ha detto il rettore - ritiene che la legge non sia applicabile a concorsi “vecchi”. E comunque ritengo che in generale sia una norma troppo limitante. Si rischia di perdere persone effettivamente capaci».
 Ieri pomeriggio invece si è discusso della imminente creazione dei dipartimenti: in particolare dell’istituzione della facoltà di Medicina sotto la quale si troveranno ad operare svariati dipartimenti con una denunciata «sproporzione» di poteri tra i vertici della facoltà, ristretti a poche figure dirigenti e quelli dei dipartimenti a base più allargata. Discussione, ancora senza risposta, anche sulla possibilità che i responsabili dei dipartimenti siano solo gli ordinari o anche i «semplici» ricercatori. (g.g.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Annunziata: «La priorità è viale Marconi»
Il docente punta il dito contro il traffico che arriva dalla 554
 
 CAGLIARI. E’ più urgente allungare il tratto di metropolitana da piazza Repubblica a piazza Matteotti per rispondere alle esigenze dei pendolari che ogni giorno arrivano coi pullman Arst oppure è meglio intervenire per alleggerire il traffico su viale Marconi? Francesco Annunziata già docente di Porti, aeroporti e strade, interviene nel dibattito aperto dalla nuova intesa generale quadro firmata da Regione e Governo il 20 giugno.
 Nell’accordo di programma sulla metropolitana leggera dell’area vasta la tratta piazza Repubblica-piazza Matteotti non c’era perché il Comune guidato dal centrodestra non voleva il trenino nella via Roma. Si tratta invece di un troncone di metropolitana che risolverebbe in larga parte i problemi dei 12 mila pendolari in arrivo ogni giorno in piazza Matteotti. In campagna elettorale il sindaco Zedda si era espresso a favore di questo tratto e di tutta una rete di metrò che collegasse i comuni dell’area vasta. Il docente Annunziata ritiene importante «integrare le due stazioni ferroviarie e collegare i due centri di Cagliari», ma se priorità ci deve essere, secondo lui questa non va accordata al prolungamento Repubblica-Matteotti. «Cagliari soffre di flussi pendolari quotidiani, attratti dai servizi quasi tutti localizzati nella città. Il problema prioritario - scrive il professore - è allora quello di intervenire sulle vie d’accesso diminuendo la pressione veicolare attraverso una politica di trasporto collettivo... una linea di metropolitana da Margine Rosso all’aeroporto, via Monserrato, collegata ad altre linee esistenti al servizio delle pendolarità da Quartu fino a Pirri, aiuterebbe l’attuale statale 554 a funzionare e sarebbe un’alternativa all’auto privata, a favore dei flussi pendolati che entrano da questo settore dell’area, quello più critico. Esiste la convenienza - sottolinea Annunziata - di prolungare l’attuale metropolitana da Monserrato all’aeroporto. Infine mi chiedo: esiste un progetto complessivo sulla sistemazione di via Roma su parcheggio sotterraneo, galleria stradale e metropolitana di superficie? Come potrebbe essere dato il via alla realizzazione della metropolitana senza un progetto complessivo? Via Roma diventerà una piazza di connessione tra il quartiere Marina e il futuro porto turistico? Esistono da anni idee progettuali: segni di pennarelli su carte. Ma non esistono progetti: di sistemazione di via Roma; di linee metropolitane di differente itinerario, solo per Quartu ne esistono almeno tre, ma non sono progetti. Ma quello che è più grave e preoccupanti è che si sta facendo largo l’idea della metropolitana della città di Cagliari e non dell’area vasta di Cagliari. E’ sempre una politica Cagliaricentrica - osserva il docente -: la metro di via Roma potrebbe aspettare, non perché non sia utile, ma perché occorre risolvere adeguatamente i problemi dell’area».
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
Nell’elisir di lunga vita c’è anche la buona carne dei bovini del Montiferru
Le produzioni al centro della rassegna degli allevamenti Successo e premi per i promotori a Santu Lussurgiu
PIERO MARONGIU
 
SANTU LUSSURGIU. Una rassegna che vale una ricetta: il 61 per cento degli ultracentenari maschi che si alimentano autonomamente e il 41 per cento delle donne, mangia regolarmente la carne. L’89 per cento consuma anche i formaggi. Insomma, l’elisir della lunga vita, secondo studi recenti, consisterebbe in una dieta alimentare bilanciata composta da prodotti di qualità, meglio se provenienti dagli allevamenti nostrani per quanto riguarda la carne. Aria buona e vita a prova di stress farebbero il resto.
 Così la Sardegna, che conta diversi ultracentenari tuttora studiati da Luca Deiana dell’Università di Sassari, responsabile del progetto AkeA, viene considerata un’isola felice per quanto riguarda la qualità della vita. La mostra dei bovini rustici e da carne di razza Sardo-Modicana e Sardo-Bruna, iscritti ai registri anagrafici è andato in archivio con grande soddisfazione degli organizzatori. “Dal ’ 96 non veniva organizzata una mostra degli animali rustici - ha detto Osvaldo Panetto, direttore provinciale dell’Apa - e, a vedere l’interesse e la partecipazione che ha suscitato, non soltanto per gli addetti ai lavori, se ne sentiva veramente la necessità. Manifestazioni come questa contribuiscono a fare conoscere la bontà di un prodotto sano e a rilanciarlo sul mercato”. Giuseppe Pulina, docente alla facoltà di Agraria di Sassari, mette in evidenza anche alcuni aspetti etici legati ai bovini caratteristici del Montiferru: “Consumando quelle carni - dice - si consuma carne di animali tenuti nel benessere, inoltre viene preservato il paesaggio perché sia il Bue Rosso e quello di razza Bruna, costituiscono parte integrante di quelle aree e quindi, grazie alla loro presenza nel territorio, si preserva anche l’ambiente, che viene tramandato integro alle generazioni future”.
 Gli allevatori di Santulussurgiu, Seneghe, Scano Montiferro che hanno partecipato alla mostra, una decina, si sono detti soddisfatti, anche se, per il futuro, bisognerà rivedere qualcosa sui metodi di valutazione dei gruppi esposti. Premi sono stati concessi a Clestino Illotto di Seneghe, presidente del consorzio del Bue Rosso, a Gianmichele Cappai, di Scano Montiferru e a Salvatore Piu, di Santu Lussurgiu. Alla manifestazione hanno partecipato anche i “Giarini” di Oristano.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 27 - Sassari
Ittiri mette in vetrina il folclore
Da domani il Festival con gruppi e danze da tutto il mondo
Presentata all’Università la manifestazione che quest’anno premia il trombettista Paolo Fresu
VINCENZO MASIA
 
 ITTIRI. All’Università, non per sostenere esami ma per una lectio magistralis del folklore. E’ questa la sensazione che il pubblico presente nell’aula magna dell’ateneo sassarese, ha avuto quando ha preso la parola Piero Simula, presidente dell’Associazione Folklorica Ittiri Cannedu, per presentare la 26º edizione di «Ittiri» Folk Festa, che prende avvio domani, nel quartiere Su Padru, a cura dell’Associazione Scout Assoraider. Con un’anteprima: «Giochi Popolari» tra gli ospiti stranieri e le associazioni locali. La più importante manifestazione di balli popolari che si tiene in Sardegna porta ogni anno, sempre più in alto, l’assicella della mondialità, certificando il suo carattere internazionale, dopo cinque lustri, mostra ancora intatta la propria originalità e vitalità.
 Il sindaco di Ittiri, Tonino Orani, nel ringraziare l’associazione presieduta da Simula, ha voluto richiamare il preoccupante segnale della giunta regionale per i “feroci tagli” operati ai finanziamenti per la cultura. Tuttavia, ha assicurato il primo cittadino, il Comune continuerà a sostenere il più importante appuntamento con la cultura e le tradizioni popolari. «Vi accogliamo con grande entusiasmo, ha sottolineato il rettore Attilio Mastino che ha riconosciuto alla comunità ittirese il lodevole sforzo per mantenere e difendere un’identità che nonostante la vicinanza con Sassari continua a marcare la differenza rimanendo centro di eccellenza per cultura e tradizioni. Folk Festa scrigno dei tesori della identità che si apre al mondo per dare e ricevere cultura e è in questa direzione che va il percorso del premio “Zenias” che viene assegnato ad artisti che hanno fatto conoscere la nostra isola nel mondo e che quest’anno la giuria, presieduta da Leonardo Marras, ha voluto assegnare a Paolo Fresu. Bruno Farina Assessore alle politiche culturali della Provincia, dopo aver ringraziato l’Associazione per l’immagine che trasmette al mondo intero del nostro territorio, ha confermato la notizia che la giunta regionale, oltre ad avocare a se la competenza sulle manifestazioni popolari ha deciso, dal prossimo anno, un drastico taglio alle risorse portando a soli 900.000 euro i relativi finanziamenti. Il ricco programma di cui riferiamo a parte è stato illustrato da Gianmario Demartisi, curatore della sezione etnografica del Museo Sanna di Sassari, e Maria Caterina Manca, portavoce e presentatrice del Festival.

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