Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 December 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Da Gonare a Barcellona nel segno di Gaudì
Angelo Ziranu è l’unico italiano nel team che segue la Sagrada Familia
 
Un sardo nel tempio di Gaudì. Angelo Ziranu, 38 anni, di Orani, devoto alla Madonna di Gonare, è l’unico italiano ad aver lavorato nel team che segue i lavori di costruzione della Sagrada Familia, la basilica consacrata da Benedetto XVI. Si è occupato degli interni, dell’altare e dell’organo: era arrivato a Barcellona con uno stage dopo un Master in architettura religiosa. «Si è trattato di imparare un nuovo alfabeto architettonico, poi tutto è filato liscio». Intanto oggi a Cagliari si inaugura la mostra sul genio del modernismo
 
Cronaca regionale - pagina 7
Da Gonare alla Sagrada Familia
L’architetto di Orani nel tempio progettato da Gaudì
di LORENZO PAOLINI
 
Ricordava bene le mani del padre, i movimenti, il risultato. Quella di Ziranu era un’officina da fabbro notissima in Barbagia, firma di decine di letti in ferro battuto tramandati come gioielli di famiglia da generazioni. Quelle forme ardite, il ricordo della materia che incamera a sorpresa volumi imprevedibili, dev’essergli rimasto dentro. E il giorno in cui a Barcellona si è trovato a sbattere il muso su un arabesco di pietra di Antoni Gaudì ha mantenuto la calma. Da ingegnere, ha smontato l’opera con gli occhi. Una meraviglia, ma tutt’altro che il fantastico caos che appare al profano. Unico italiano nell’infinito cantiere della Sagrada familia, Angelo Ziranu (38 anni) ha sentito odore di antico. Della carpenteria paterna a Orani, della falegnameria dello zio. «Lavorare lì era una sfida pazzesca ma si poteva affrontare». Prima uno stage, poi in pianta stabile per anni, fino alla mostra che si inaugura oggi a Cagliari alla Passeggiata coperta (promossa dall’assessorato regionale alla Pubblica istruzione con il Comune e il Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari). Una consacrazione allo spirito dell’architetto catalano: icona atipica del modernismo, una vita tra tensione artistica e spirito religioso, tuttora uomo simbolo (è morto, investito da un tram, nel 1926) della capitale economica della Spagna, perfino potenziale beato (il processo è in corso).
SARDEGNA-CATALOGNA Su pane nostru de cada die daennos nolu oe ...Angelo Ziranu ha l’espressione goduriosa mentre mette a fuoco la scritta sul portone. Ingrandisce con la lente sul pc, sa dove cercare in un intreccio di parole e segni che si affollano in apparente disordine. Cinquanta lingue del mondo, per essere precisi, 50 volte Padre nostro. Quando è riuscito a far accettare che - inciso nel monumentale uscio della Sagrada Famiglia - ci fosse anche il sardo, ha esultato e si è fatto carico di mandare alla Regione la richiesta formale. «Gli ho chiesto di inviare una versione ufficiale della preghiera in limba». Missione compiuta. E oggi, nella selva di tubi innocenti su cui pencolano i modelli dell’opera sotto le volte della Passeggiata, si gode il ricordo.
STUDENTE IN TRASFERTA In realtà voleva fare l’architetto (e oggi, ingegnere in carriera, si è iscritto per portare a casa la seconda laurea). Ma Ingegneria a Cagliari in quel momento era l’indirizzo più prossimo ai desideri. Magari inserendo il maggior numero possibile di esami di Composizione. «Vengo da una famiglia numerosa, l’ultimo compleanno che abbiamo festeggiato insieme eravamo oltre cento. Però modesta. Gente che lavorava duro e riusciva a tirare avanti con decoro, non a far campare fuori dall’Isola uno studente». Il giovane Angelo Ziranu comunque è uno che non si fa mancare nulla, sui libri a Cagliari durante l’inverno, d’estate lavoretti da manovale con lo zio o d’artigianato col padre. Si laurea senza patemi, poi fa consulenze in diversi studi nell’Isola. L’incontro che cambia la prospettiva è a Nuoro. C’è una chiesa da costruire e gli chiedono di provare a rifletterci, studiare le normative ecclesiastiche, il mondo dei simboli.
FEDE E CALCESTRUZZO L’argomento, dappertutto ma in Sardegna in modo speciale, è di quelli sensibili . Per capire perché, basta fare un giro in qualcuno degli hangar con infissi in alluminio - sormontati da una croce - sorti negli ultimi trent’anni per ogni dove nell’Isola. Gli affreschi dei pittori locali con il notabilato di zona (parroco in testa) che fa a gara per prestare le fattezze ad angeli e santi, pavimenti da tinello di quart’ordine, spericolate prodezze di geometri indomiti. Quanto di più lontano si può immaginare da un’idea di raccoglimento e rispetto. Ziranu sorride: «È un mondo a parte, l’architettura religiosa. Devi provare a tradurre ciò che è ineffabile per definizione in strutture tangibili, è difficile trovare persone davvero competenti. Quando qualcuno conosce le norme liturgiche zoppica sull’architettura, e viceversa». Chissà se lui, credente di ferro, partiva avvantaggiato. Glissa: «Noi oranesi siamo molto devoti alla Madonna di Gonare, a lei mi sono sempre rivolto quando dovevo affrontare qualcosa di impegnativo. Basta venire a vedere l’8 settembre, Messa dei malati, per comprendere quanto sia sentito questo culto in ogni angolo della Sardegna».
PROGETTO CHIESA Fattostà che si iscrive a un Master in Architettura religiosa alla Sapienza, Roma (e ancora oggi ringrazia per l’opportunità don Sebastiano Corrias, responsabile dei beni culturali della diocesi di Nuoro). Qui manda a memoria un canone di quelli che poi illuminano il cammino. Punta in alto: Sant’Ivo alla Sapienza, prodezza di Francesco Borromini, uno che se nel Barocco fossero esistite le archistar di oggi sarebbe stato decisamente il numero uno. «La lanterna a forma di spirale è una sintesi mirabile di quello che aspirerà a fare chi immagina una chiesa, un quadrato che sorregge la cupola, l’ingresso della luce che crea come un vortice». Precisa: «Gli architetti di un tempo erano onniscienti, conoscevano la filosofia e la teologia, il valore dei simboli. Sarebbe bello avvicinarsi a quella figura».
IL MITO ORANI D’altronde arriva dal paese di Costantino Nivola, e per chi ha sensibilità e antenne vivaci non è irrilevante. «Io l’ho sentito parlare tante volte, era stato compagno di scuola di mio nonno e veniva spesso a casa, mio padrino era figlio del fratello. È morto nell’88, ero un ragazzino. Però ricordo alcune frasi importanti che mi aveva detto. Per esempio sull’importanza dei viaggi, sulla necessità di fare esperienze lontano dalla famiglia». Così, alla sua prima volta a New York, segue il tour che ogni buon oranese ripercorre, da Greenwich village a East Hampton, passando per i luoghi di Le Corbusier. «Peccato che in quei giorni Ruth Guggenhein stesse male, non ho potuto vedere la casa».
DESTINAZIONE RAMBLAS Da Roma a Barcellona, c’è una linea diretta senza soluzione di continuità che passa per il Master&back della Regione. Sagrada Familia, dunque, con moglie al seguito, elevando preghiere di ringraziamento a Ryanair per aver reso possibile spostamenti veloci ed economici. Il gruppo di professionisti che lavora su una delle opere più elaborate del mondo lo accoglie senza nonnismi. Anzi. All’inizio è solo uno stage, di quelli che altrove servono a imparare l’uso del fotocopiatore e pochissimo altro. Lì gli suggeriscono anzitutto di imparare a memoria i fondamentali della basilica, consacrata da Benedetto XVI il 7 novembre scorso. I lavori sono iniziati nel 1882, finiranno fra almeno 15 anni. Un’idea neogotica di partenza, il concetto di natura rigogliosa che deborda da ogni centimetro quadrato, una selva di guglie (a lavori ultimati saranno 18, fra apostoli, evangelisti, Madonna e Gesù), tre facciate di cui quella della Natività straordinariamente imponente, una carico da novanta di simbolismo e allegorie. Qualcosa a metà fra i castelli di sabbia fatti sul bagnasciuga, tutti gocce e pinnacoli, e un’enorme lumaca con tanti occhi. «Quando Gaudì muore, il tempio è incompiuto. In più, durante la Guerra civile spagnola, il suo studio viene dato alle fiamme e bruciano molti degli schizzi. Per fortuna sono poi stati ritrovati alcuni modelli e disegni che hanno aiutato l’équipe di architetti a concludere i progetti».
SARDO DI SPAGNA Regola numero uno: imparare il catalano. «L’ho fatto in pochissimo tempo, di giorno in cantiere, la sera a lezione». Finito il periodo di stage, il giovanotto è piaciuto ai colleghi, perfino all’anziano Jordi Bonet (figlio del Bonet che per primo continuò l’opera di Gaudì), leader carismatico indiscusso della comunità di progettisti. Assunto. Gli affidano gli interni, l’ambone («il luogo della parola»), il tabernacolo, l’altare, l’organo, il pavimento. «Si tratta di capire che Gaudì ha scritto un nuovo alfabeto e bisogna imparare a usarlo. L’importanza della natura, quelle colonne che in realtà sono alberi della vita che si attorcigliano su se stessi».
IL CODICE Per dirla da architetto, «una volta che fai tue le forme del paraboloide, iperboloide e le colonne a doppio giro, il resto è solo applicazione e presa di coscienza di alcune novità straordinarie. Dove c’è la chiave di volta, per esempio, lui mette la luce» Semplice, no? La strumentazione tecnica del gruppo è roba da brivido, super-programmi, plotter tridimensionali, macchinari che disegnano le forme finali sul video e forniscono modelli in scala pronti da montare. Insomma, per sette anni va avanti così, unico italiano in un gruppo di tante nazionalità. Poi nascono le figlie (due bambine, una di un anno, l’altra di 2) e un terzo rampollo è in arrivo. «Da quando Ryanair ha smesso di accettare mia moglie a bordo perché incinta, lei è rientrata e tutto è diventato più difficile. E anch’io adesso sento l’esigenza di fare un sosta, di fermarmi un po’ in Sardegna a digerire tutto questo». Passata la mostra, magari sarà di nuovo tempo per studiare la Sagrada Familia. Intanto va a Gonare, e il concetto di fondo sembra pure lo stesso.

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cronaca
Continua la protesta nelle scuole e nelle facoltà contro la riforma del ministro Gelmini
Gli studenti occupano il Pacinotti
BETTINA CAMEDDA
 
 CAGLIARI. Il freddo e il gelo non sciolgono la tensione degli studenti medi e degli universitari che, insieme ai ricercatori, si preparano in attesa del “ddl day” fissato per il 22 dicembre. Dalle scuole secondarie di secondo grado alle università cresce la mobilitazione che unisce studenti di tutte le età e di tutta Italia. Si occupano i licei e gli Istituti superiori anche a Cagliari. Dopo i preparativi inizia oggi il presidio del liceo scientifico Pacinotti: «Saranno tre giorni di occupazione - spiega Chiara Porru, rappresentante d’Istituto - ci stiamo organizzando in modo che tutte le sezioni abbiano i loro spazi per confrontarsi e con noi ci saranno alcuni rappresentanti dell’università. Poi proietteremo dei video ma soprattutto discuteremo sul disegno di legge: il Pacinotti è solidale con gli studenti universitari». La riforma è al centro delle discussioni di questi giorni anche per gli universitari. Questa sera alle 19, infatti, nell’atrio del palazzo delle Scienze si terrà un dibattito sull’attuale riforma dell’università e sulla globalizzazione. Interverranno all’incontro anche Marco Pitzalis, docente di Sociologia presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’università di Cagliari e Giorgio Paterna, coordinatore nazionale Udu (Unione studenti universitari).
 Alle 22 si prosegue con il ciclo di proiezioni organizzato dagli studenti. In onda il film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri. Anche al Magistero, mobilitato ormai da settimane, si prosegue con proiezioni in spazi autogestiti. È fissata per domani la mobilitazione nazionale organizzata dai sindacati, alla quale parteciperanno anche i ricercatori della “Rete 29 aprile”. Insieme lanceranno un ultimo appello al Senato: «Non approvare un disegno di legge rifiutato dall’intero mondo universitario e aprire una discussione sull’università italiana».
 
Pagina 10 - Attualità
Sale la tensione nelle Università
«Sono irresponsabili, assedieremo i palazzi»
 
ROMA. Il Daspo proposto sabato dal ministro degli Interni Maroni. Ieri gli arresti preventivi chiesti dal capogruppo Pdl al Senato Gasparri. «Vogliono alzare la tensione, ma noi in tutte le piazze cercheremo la non violenza» dicono i leader studenteschi dell’Università La Sapienza di Roma. Ma l’obiettivo della manifestazione di mercoledì, giorno di approvazione del disegno di legge Gelmini, secondo molti, saranno di nuovo i palazzi del potere, e la zona rossa allargata non incute timore. Da oggi sarà mobilitazione: «Quel che è successo il 14 non ci ferma - dicono - questo è il nostro messaggio. I nostri obiettivi saranno i palazzi del potere, la zona rossa. E il 22 non sarà la sola giornata di protesta».
 Le parole di esponenti che occupano ruoli così importanti nel governo Berlusconi, e i consensi che arrivano da Pdl e Lega, hanno infiammato il clima. L’Unione degli studenti universitari in una nota replica: «Non cadremo nella trappola che i ministri Maroni e La Russa vogliono tenderci». Gli studenti considerano «inaccettabili le dichiarazioni fatte dal Governo nelle quali si affrontano le richieste e le istanze del movimento studentesco come mero problema di ordine pubblico. Ipotizzare l’utilizzo del Daspo per la gestione dei cortei significa solo gettare benzina sul fuoco: è irresponsabile. Come sono irresponsabili le dichiarazione del senatore Gasparri che auspica un nuovo 7 aprile. Forse a Gasparri mancano quegli anni, noi non li abbiamo vissuti e non vogliamo riviverli. Abbiamo più volte detto che quello che è accaduto il 14 dicembre non sono pratiche che in questi mesi centinaia di migliaia di studenti hanno portato in piazza».
 Gli studenti denunciano la grave situazione della disoccupazione, della precarietà, di provvedimenti che colpiscono i soggetti più deboli della società, «dove un ministro come la Gelmini vuole far approvare una riforma dell’università che segnerebbe la sua chiusura, è normale che il malessere e il disagio sociale sia altissimo. Davanti ad uno scenario del genere - prosegue l’Udu - la nostra risposta non può che essere ferma, radicale e pacifica. E non permetteremo a Maroni, La Russa o Gasparri, di far diventare le nostre istanze un problema di ordine pubblico sviando così facilmente alle questioni che poniamo». E la gente, dicono, ci applaude, è dalla nostra parte. (p.ca.)
 
Pagina 10 - Attualità
L’OPINIONE
La discussione sulla riforma è avvenuta escludendo i ragazzi
I GIOVANI SONO UNA RISORSA ALZARE MURI UN GRAVE ERRORE
GIANFRANCO BETTIN
 
La protesta degli studenti, come altre volte è accaduto nella storia, segnala un cambio di stagione nella politica italiana e nella vicenda sociale e culturale del nostro paese. Essa nasce dalla crisi - crisi della scuola e dell’università, crisi socioeconomica ma anche crisi generale di sistema e di valori - ma tende a uscirne, ad andare oltre, verso un nuovo approdo globale, verso un altro modello. Non si tratta di caricare troppe attese sulle spalle di queste ragazze e ragazzi in movimento. Si tratta di cogliere l’intreccio indistricabile tra la condizione giovanile attuale (e le sue attese, il suo futuro) e il contesto in cui si produce.
 Una generazione che senta di non avere un futuro promettente, anzi che se lo senta negare, leggerà l’evoluzione “riformistica” della scuola, secondo il progetto Gelmini, come un’articolazione ulteriore di una crisi in cui ai più, e ai giovani in particolare, viene fatto pagare un prezzo carissimo, viene tolta la speranza stessa nel domani. Tutta la discussione parlamentare sulla riforma del sistema scolastico e dell’università è avvenuta senza tenere nel minimo conto le istanze studentesche (e anche quelle dei ricercatori precari). Un movimento che era nato ed era cresciuto con molta “moderazione”, il cui simbolo prevalente finora erano stati gli scudi di cartone recanti scritti i titoli dei libri preferiti (non il libretto di Mao, e neanche il “Mein Kampf” che ai loro tempi certi attempati incendiari oggi al governo si sorbivano). Un movimento che ha sempre privilegiato la forma dialogante, l’azione tra il simbolico e il rappresentativo (come le lezioni in piazza), che ha conservato sempre una dimensione ampia e anche di massa, che ha scelto il “grido” della salita sui tetti per farsi sentire. Un movimento, infine, mai ascoltato appunto, è arrivato l’altro giorno in piazza a Roma con una carica di frustrazione e di rabbia che rivela molto degli umori presenti oggi in tutto il paese. Umori che nei giovani si esprimono con più forza e vivacità, ma che si sono formati nel ventre stesso dell’intera società italiana.
 La rabbia nasce da questo, ma contiene una carica vitale, una fiducia, paradossalmente, nella possibilità di cambiare le cose che va capita e utilizzata per andare più avanti, che va trasformata in forza creativa per tutto il paese. Altro che gli arresti preventivi richiesti da Gasparri: un vero e proprio “annuncio di fascismo”, ha detto bene Vendola. Se le sciagurate parole di Gasparri venissero seguite, o trasformate nell’insultante applicazione dei Daspo, muro odioso, ottuso e infrangibile, si alzerebbe tra le istituzioni e gli studenti. Una politica irresponsabile provocherebbe uno scontro che renderebbe ancora più cupa e difficile la crisi italiana. Di quella crisi la protesta giovanile racconta la pesantezza e l’angoscia ma, a saperla interpretare, è una possibile via d’uscita. Investire sui giovani, investire sul futuro: è la strada maestra, quella che anche paesi in difficoltà come il nostro, ma ben altrimenti lungimiranti, hanno comunque scelto. Noi no. Non saremo mai abbastanza grati ai ragazzi e alle ragazze che lo stanno ricordando a tutti.
 
Pagina 10 - Attualità
ROMA. Arrestare gli studenti preventivamente, cioè ancora prima che manifestino. ...
PAOLO CARLETTI
 
 ROMA. Arrestare gli studenti preventivamente, cioè ancora prima che manifestino. E’ la «soluzione» che il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, si sente di dover esprimere a metà di una domenica fino a quel momento tranquilla, ma che precede una settimana ad alta tensione per la discussione del Disegno di legge Gelmini a Palazzo Madama sulla riforma dell’Università. Gasparri incendia gli animi, avvelena il clima già pesante. La reazione delle opposizioni è furibonda. Pd, Idv e Fli si ribellano alle parole «di stampo fascista» di Gasparri. Anche Magistratura democratica difende con decisione il ruolo della magistratura e i diritti delle persone arrestate, per aggiungere: «Se la repressione fosse l’unica parola d’ordine di fronte all’emergenza sociale sarebbero in pericolo le libertà fondamentali». Poche le voci del Pdl che avallano la «tesi» di Gasparri, con Cicchitto che anzi puntualizza: «Nessuno attacca il diritto a manifestare». Il presidente del Copasir Massimo D’Alema intervistato da Fazio, dice che «la violenza potrebbe essere un modo per chi è al potere di rafforzare il proprio potere, è un gioco che abbiamo visto anche nel passato. E’ sbagliato che il governo non apra un dialogo con gli studenti».
 Le parole di Gasparri risuoneranno per tutta la giornata. Dice il senatore del Pdl: «Invece delle sciocchezze che vanno dicendo i vari Palamara e Cascini (Magistratura democratica ndr), qui ci vuole un sette aprile. Mi riferisco a quel giorno del 1978 (ma era il 1979 ndr) in cui furono arrestati tanti capi dell’estrema sinistra collusi con il terrorismo. Qui serve una vasta e decisa azione preventiva». Per poi aggiungere: «Si sa chi c’è dietro la violenza scoppiata a Roma. Tutti i centri sociali i cui nomi sono ben noti città per città. Per non far vivere all’Italia nuove stagioni di terrore - ha concluso - occorre agire con immediatezza».
 Il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro non usa mezze parole: «Quello che propone Gasparri è contro la nostra Costituzione. Le sue parole sono pericolose. Non avveleni il clima con dichiarazioni provocatorie e parafasciste». Di Pietro: «Le parole di Gasparri confermano la volontà del governo e di questa maggioranza di imporre il modello fascista. Gli arresti preventivi sono tipici del ventennio». Anche Granata di Futuro e Libertà avverte: «Tra fantasiose proposte di Daspo per i manifestanti e farneticanti ipotesi di arresti preventivi, Pdl e Lega rischiano di creare dinamiche sudamericane in Italia. Ascoltiamo i giovani e gli studenti piuttosto». E mentre il segretario della Cgil Susanna Camusso dice che «non si può impedire agli studenti né a nessun altro di mobilitarsi, e la logica della zona rossa è sbagliata, è come indicare degli obiettivi», Vendola attacca duramente Gasparri: «Propone una riesumazione dell’arresto preventivo che è annuncio di fascismo. Gasparri all’età di questi ragazzini aveva attitudine alla violenza teppistica». Gasparri ha annunciato querela contro Vendola. Zingaretti: «Il senatore Gasparri passa il suo tempo a inventare e sostenere leggi per sottrarre potenti personaggi alla giustizia e oggi vorrebbe far arrestare giovani in forma preventiva. Il pensiero corre alle dittature latino-americane». Veltroni propone che il prefetto di Roma convochi i responsabili dell’ordine pubblico e degli studenti in vista di mercoledì, aggiungendo: «E’ grave che anche nel mondo politico ci sia chi, penso a Gasparri, sembra voler esasperare il clima».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cronaca
Giovani e anziani, i punti deboli della città
Disagio e insicurezza aumentati dalla cronica mancanza di politiche adeguate
Tra universitari fuori sede e alunni pendolari delle superiori vivono nel capoluogo circa cinquantamila persone tra i quindici e trent’anni
ROBERTO PARACCHINI
 
 CAGLIARI. Il capoluogo dell’isola ha due caratteristiche: da un lato è una delle città con l’indice di vecchiaia più alto (se non il maggiore) d’Italia, dall’altro ha una presenza di giovani di circa un terzo della sua popolazione residente, cinquantamila su 158mila.
 Una contraddizione, si potrebbe dire, ma solo apparente. Normalmente la popolazione di una città viene calcolata in base ai residenti, mentre dovrebbe esserlo in rapporto a chi vive e trascorre nel centro urbano la maggior parte del suo tempo. Tra questi vi sono certamente gli studenti fuori sede, molti dei quali pernottano in città. Cagliari ha complessivamente oltre trentasettemila universitari e più di diecimila giovani che frequentano le scuole superiori (tra cui molti pendolari) per un totale di quasi cinquantamila persone. Un quadro che pone precise responsabilità a chi amministra il territorio del capoluogo. Innanzi tutto al Comune. «La nostra competenza è relativa agli edifici scolastici - sottolinea Edorado Usai, assessore comunale alla Pubblica istruzione - e in questo settore a noi spetta quella delle elementari e medie inferiori. Le superiori sono della Provincia». Per Giorgio Adamo, assessore municipale alle Politiche giovanili, «noi stiamo puntando su iniziative volte ad aprire ai giovani porte per il mondo del lavoro. Riguardo agli universitari, il nostro centro giovanile di via Dante ha l’unica biblioteca cittadina aperta sino a mezzanotte».
 La protesta degli studenti medi e universitari di questi giorni riguarda certamente scelte nazionali, ma affonda le sue radici anche nell’insicurezza (il 44,7 per cento dei giovani cagliaritani che vorrebbero lavorare è disoccupato e il 90 per cento degli occupati è precario) e nella difficoltà di progettarsi un futuro. Il problema, spiega Ninni Depau (capo gruppo del Pd in consiglio comunale), «è che occorre un programma in grado di creare spazi fisici e culturali peer la grande massa di giovani che vivono in città. E su questo campo l’amministrazione comunale deve impegnarsi in prima persona. Tutte le questioni nodali coinvolgono in qualche modo gli studenti. Bastino gli esempi dei trasporti, interni ed esterni; oppure delle biblioteche e delle altre struttue culturali; o ancora delle case dello studente. La verità è che il Comune trascura gli studenti e, soprattutto, non li considera come una risorsa importate per la crescita della città».
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
UNIVERSITÀ
Cooperazione
 
La Regione e la George Mason University hanno stipulato un accordo per la cooperazione accademica tra le due istituzioni. Lo scopo è di incentivare e sostenere attività e progetti interculturali di istruzione tra gli Stati Uniti e la Sardegna. Regione e George Mason University concordano di valutare la fattibilità di piani accademici congiunti in alcuni settori specifici e programmi di cooperazione con la facoltà di Scienze dell’Università George Mason e con altri dipartimenti.
 
 

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