Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 December 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 
        
  

L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari - Pagina 27
senato accademico
Università, assunti 25 ricercatori Presto il bando per i docenti
Nuovi ricercatori al lavoro a partire dal prossimo anno e concorsi per professori associati e ordinari.
Il senato accademico dell’Università di Cagliari ha deliberato di procedere alla chiamata in servizio, il prossimo 31 dicembre, di 25 ricercatori che sono risultati vincitori di concorso, ripartiti tra le undici facoltà che compongono l’ateneo. Ma non sono le uniche novità in arrivo da Palazzo Belgrano.
Il senato, nella seduta di lunedì scorso, ha anche deciso di dar luogo alla chiamata di 14 professori associati e di 3 ordinari, nonostante i tagli previsti dalle manovre nazionali.
Durante l’incontro sono state inoltre stabilite le priorità per la pubblicazione dei bandi per i prossimi concorsi per ricercatore (verranno messi in gara 23 posti, a cui bisogna sommare gli 11 bandi già pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale).
«Si tratta di un passaggio molto importante», ha detto il rettore Giovanni Melis, «che mostra quanto, nonostante i tagli imposti dalla politica nazionale, il nostro ateneo scommetta sulla ricerca scientifica e sul talento dei nostri giovani».
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari - Pagina 29
Stanziamento regionale per interventi alla Asl 8, al Brotzu e al Policlinico universitario
In arrivo 15 milioni per gli ospedali
L’assessore: serviranno per il miglioramento dei servizi
Il finanziamento sarà destinato al Santissima Trinità, al Marino, al Businco, al Brotzu e al Blocco Q del Policlinico di Monserrato.
Sorpresa natalizia per gli ospedali cagliaritani. Con una delibera approvata martedì dalla Giunta regionale sono stati stanziati circa 15 milioni di euro per la realizzazione del Piano di investimenti della Asl 8, del Brotzu e dell’Azienda mista.
L’ASSESSORE «Per questi fondi si è tenuto conto delle esigenze e dei criteri di priorità e urgenza individuati dalle Aziende», ha sottolineato l’assessore regionale alla Sanità Antonello Liori. «Gli interventi riguardano l’acquisizione di attrezzature, apparecchiature, arredi e tecnologie necessarie per l’ammodernamento, per la messa a norma di impianti e per interventi di miglioramento strutturale di servizi sanitari essenziali». Quando saranno disponibili i soldi? «Dobbiamo aspettare i tempi tecnici, la delibera deve ottenere un parere non vincolante della Commissione consiliare», fanno sapere i vertici dell’assessorato. «Un periodo che può oscillare fra i due e i quattro mesi».
AZIENDA MISTA Il direttore sanitario dell’Azienda mista Gianbenedetto Melis non nasconde la soddisfazione. «Con l’assegnazione di 3 milioni di euro saremo in grado di istruire le gare per i lavori più importanti del “blocco Q” del Policlinico universitario di Monserrato. In sostanza renderemo a norma quello che diventerà il nuovo polo materno-infantile, con la realizzazione degli ascensori, degli apparati di condizionamento. Effettueremo i lavori di sistemazione esterna e creeremo la camera calda per le ambulanze e il collegamento con il resto del Policlinico». Quanti soldi mancano per concludere i lavori. «Servono ancora altri 7 milioni di euro».
BROTZU Tonino Garau, commissario del Brotzu, avrebbe voluto di più. «Hanno destinato all’ospedale più importante della Sardegna meno di 2 milioni di euro. Presto incontrerò l’assessore per chiedergli un incremento: abbiamo bisogno di un’apparecchiatura per la risonanza magnetica che costa 3,6 milioni. Stanzino almeno la differenza per un acquisto per noi fondamentale: i sardi ci chiedono prestazioni ad alto livello e noi dobbiamo fornirle».
ASL 8 All’Azienda sanitaria più vasta dell’Isola è stato destinato il finanziamento più cospicuo: poco meno di dieci milioni di euro. Emilio Simeone, commissario della Asl 8, analizza nel dettaglio la sovvenzione regionale. «Tre milioni saranno destinati all’ospedale Santissima Trinità per una serie di interventi strutturali nei reparti di Chirurgia e Cardiologia. Due milioni e 400 mila euro andranno al Businco per l’acquisto di un acceleratore lineare 12 Mev che contribuirà al processo di miglioramento della Radioterapia. Quasi 538 mila euro finiranno nelle casse del Marino per un’apparecchiatura diagnostica digitale e due apparecchi radiologici digitali. Avremo anche a disposizione - conclude Simeone - quattro milioni per ulteriori attrezzature destinate all’Azienda».
ANDREA ARTIZZU


3 - L’Unione Sarda / Primo piano – Pagina 5
Cagliari contro la Gelmini
Corteo in centro, gli studenti non si arrendono  
Cinquecento studenti si sono ritrovati ieri in piazza Garibaldi a Cagliari alle 9,30 per un sit-in, proseguito in un corteo non autorizzato per il centro città. Occupati per 10 minuti i binari della stazione.
In pochi hanno creduto che sarebbe stato solo un sit-in, come annunciato martedì sera dal movimento. E infatti l’appuntamento di ieri per le 9,30 in piazza Garibaldi a Cagliari si è puntualmente trasformato nell’ennesimo corteo studentesco non autorizzato che ha percorso le vie del capoluogo. Insomma, che le intenzioni fossero diverse da quelle ufficiali era facilmente prevedibile. Tanto che la Polizia municipale ha deviato prontamente le auto per consentire ai 500 ragazzi che hanno raccolto l’invito degli organizzatori di attraversare le vie del centro città. Sempre controllati a vista dalla Digos, anche durante il blocco dei binari della stazione di Cagliari, mentre un altro gruppo proseguiva l’occupazione del rettorato, “conquistato” dopo un blitz martedì alle 18,30.
IL SIT IN Il tam tam è partito all’ultimo, cioè martedì in tarda serata, dopo l’assemblea del pomeriggio tra universitari e liceali tenutasi nel Palazzo delle scienze occupato da un mese. Grazie a messaggi su Facebook, sms e mail che davano appuntamento per l’indomani alle 9,30. Ufficialmente solo per un sit in. In pochi sapevano che in realtà ci sarebbe stato un corteo. Molti, però, lo prevedevano. Tantissimi, soprattutto liceali, lo speravano. E probabilmente è stato proprio il poco tempo a disposizione per pubblicizzare l’iniziativa a far arrivare solo un decimo delle persone scese in strada il 14, quando avevano manifestato quasi seimila persone. Ieri invece erano solo poco più di cinquecento, provenienti soprattutto dai licei occupati e autogestiti da inizio settimana. Un numero però sufficiente a decidere in extremis di portare per le strade la protesta: «Da anni abbiamo cercato di farci sentire in tutti i modi», si legge in un comunicato diffuso ieri sera, «ma mai siamo stati ascoltati!».
LA CORSA Verso le 10 gli studenti sono partiti in corteo. Più che una manifestazione una gara d’atletica, almeno nei primi minuti. Quando, con una corsa a perdifiato da via Sonnino fino a piazza Gramsci, i ragazzi hanno fatto lo slalom tra i passanti a caccia degli ultimi regali natalizi. «Il nostro scatto simboleggiava il voler rompere i recinti che ci rubano il futuro», afferma, Enrico Puddu, studente di Scienze politiche e uno dei portavoce della protesta che, anche nel capoluogo sardo, ha segnato l’autunno 2010. «Una delle barriere», prosegue l’universitario, «è questa riforma che di fatto privatizza gli atenei e mortifica la ricerca».
IL CORTEO Al grido «cittadino non ci guardare, scendi in piazza a manifestare», gli studenti hanno percorso via XX settembre. Un venditore ambulante senegalese, con grande intuito per gli affari, ha vagato tra i vari striscioni per proporre i suoi fischietti di plastica, che sono andati a ruba, unendosi alle tante trombe da stadio, vuvuzelas e petardi che hanno fatto da colonna sonora alla sfilata.
Imboccata via Roma verso le 11, i manifestanti hanno improvvisato un sit-in davanti al Consiglio regionale, dopo aver tentato un blocco della corsia centrale riservata ai mezzi pubblici, durato, però, solo una decina di minuti. Tutti seduti sul selciato mentre si susseguivano gli interventi al megafono portato dai sindacalisti della Cgil. Nessun lancio di uova, come nove giorni fa, né agli sportelli bancari presenti lungo il percorso, né di fronte alla sede del Popolo delle Libertà, il partito del ministro Gelmini, che dà il nome alla riforma tanto contestata in tutto lo Stivale.
L’OCCUPAZIONE A movimentare la protesta è stato un fuori programma, questo davvero non previsto da nessuno. Né dalla Digos, né dalla Municipale, né dagli stessi studenti che animavano la coda del corteo. Verso le 11,30 gli universitari che tenevano lo striscione d’apertura, arrivati all’altezza di via Maddalena, invece di svoltare a destra per piazza Costituzione, si sono diretti dalla parte opposta e sono entrati nella stazione ferroviaria, dove hanno occupato i binari 7 e 8. La polizia è intervenuta immediatamente e ha parlato con i ragazzi, che dopo una decina di minuti e una piccola assemblea, hanno deciso di fare dietrofront e di dirigersi verso piazza Costituzione. Davanti al palazzo delle Poste hanno tenuto una breve assemblea, in cui sono state ribadite le ragioni del no alla riforma. Nella nota diffusa in serata non è mancata un accenno polemico nei confronti dell’onorevole Gasparri e del ministro dell’Interno Maroni, accusati di voler impedire le manifestazioni che ieri hanno invaso le città italiane: «Gli studenti - si legge - hanno affermato con forza la convinzione dell’esistenza del diritto a manifestare spontaneamente strappando la politica dalle mani di coloro che la vogliono rinchiudere dentro quattro mura e riportandola nei discorsi della gente».
RETTORATO Nella sede del rettorato in via Università occupata dal gruppo Unica 2.0 dalla sera di martedì, è invece proseguita la protesta. Ieri gli studenti hanno “concesso” al magnifico Giovanni Melis di celebrare nell’aula magna il consueto saluto natalizio a docenti e personale tecnico-amministrativo. Durante la cerimonia Marco Meloni, rappresentante del Consiglio degli studenti, ha letto un comunicato contro la riforma. Schierandosi con i ragazzi, il rettore Melis ha ricordato che l’approvazione del ddl porterebbe, tra le altre cose, a problemi organizzativi non da poco.
SMOBILITAZIONE? Quello di ieri dovrebbe essere stato l’ultimo atto della protesta studentesca in questo caldissimo 2010, tanto che da oggi cesseranno anche le occupazioni. Ma la mobilitazione non si ferma e riprenderà con l’inizio del nuovo anno. «Già al ritorno dalle festività riprenderemo con più forza la nostra protesta», affermano gli occupanti di Magistero. Nel frattempo però tutti a casa a mangiare il panettone.
MARIO GOTTARDI
 

4 - L’Unione Sarda / Prima pagina
«Il presidente è l’unico che ci abbia ascoltato». Oggi voto finale al Senato
Studenti al Quirinale, un corteo a Cagliari
Città bloccata ma nessun incidente. Scontri a Palermo e Milano  
Il voto finale sulla riforma dell’Università è slittato a questo pomeriggio. Ieri, dopo una giornata tesa contraddistinta dall’ostruzionismo dell’opposizione, si è trovato un accordo per chiudere oggi i lavori al Senato. Intanto gli studenti hanno proseguito la loro mobilitazione. A Roma non c’è stato il temuto replay degli scontri del 14 dicembre mentre alcuni tafferugli sono avvenuti a Palermo e Milano. Una delegazione di studenti è stata invece ricevuta da Napolitano: «Solo lui - hanno detto - ha voluto ascoltare le nostre ragioni». A Cagliari un corteo non autorizzato ha mandato il traffico in tilt.

Primo Piano - Pagina 3
Una delegazione di studenti ricevuta al Quirinale: «Ora il Governo riapra il dialogo»
«Solo Napolitano ci ha ascoltato»
ROMA Il presidente della Repubblica, ricevendoli, avrebbe detto agli studenti: «Inviatemi le vostre proposte alternative, le valuterò». E Luca - ormai famoso per «quello scontro» in tv con Ignazio La Russa - raccontandolo, alla fine della giornata, conclude: «Ha fatto una cosa importante. È stato il nostro unico interlocutore».
L’INCONTRO COL PRESIDENTE «Napolitano ha riconosciuto che esiste un movimento dopo due anni di mobilitazione», è il punto che segna una vittoria, secondo i manifestanti, come epilogo di questo temuto “22 dicembre”. Una maratona iniziata con l’incontro alla Cgil, dove i ragazzi hanno chiesto a Susanna Camusso di costruire assieme lo sciopero generale. Perché il sogno è «bloccare il Paese», come in Francia.
AL QUIRINALE Si accalcano gli 11 compagni della delegazione ricevuta da Giorgio Napolitano al Quirinale, davanti alle telecamere e ai flash. Luca Cafagna, 26 anni, iscritto a Scienze politiche, fra le guide in prima linea della protesta, fa una pausa e tira una specie di sospiro. Tiene ferma la voce, fissa lo sguardo in camera, e scandisce parola per parola, per esprimere tutto l’orgoglio degli studenti, alla fine di una lunga giornata. Non dimentica di fare un passo avanti: «Adesso è il Governo che deve aprire al dialogo». Prenda esempio dal Capo dello Stato e si mostri aperto a un confronto con gli studenti, dice. Basta con le zone rosse. Dove loro hanno inteso lasciare solo, chiudendocelo dentro, l’esecutivo.
LA MANIFESTAZIONE Oggi, finalmente, iniziano per tutti le vacanze di Natale: dopo sette ore di marcia, da Piazzale Aldo Moro, ingresso della Sapienza, attraverso i quartieri popolari, puntando dritto verso la tangenziale, terra di nessuno su cui affacciano però «le case della gente». Bloccano il traffico pure in autostrada. Ma il pensiero, il senso «costruito a tavolino», della manifestazione di ieri si legge in quei pacchi-dono. Alla Cgil, con la richiesta dello sciopero, cui ha risposto la segretaria generale, promettendo un confronto con gli studenti. «Nessuno esclude lo sciopero generale - ha detto la Camusso - ma non ci sono le condizioni adesso». Sono stati consegnati, poi, un pacco all’Atac - leggi scandalo “Parentopolì - e un consultorio, il primo di Roma, «contro la legge Tarzia».
LA LETTERA A NAPOLITANO Le due ore cruciali sono arrivate però dopo una seconda lettera a Giorgio Napolitano. «Illustrissimo Presidente - hanno scritto - anche oggi le piazze sono piene di studenti e studentesse, ricercatori e lavoratori della conoscenza che da mesi si mobilitano per riconquistare il nostro futuro è quello dell’intero Paese». Quindi “gli studenti e le studentesse in mobilitazione” - così hanno firmato anche questa lettera - hanno chiesto in modo esplicito un incontro al Capo dello Stato, «al più presto». Le ultime ore del corteo sono state una lunga trattativa con la prefettura, per arrivare alla convocazione finale: il premio di una manifestazione pacifica, in linea con quanto avevano promesso. «Non abbiamo parlato degli scontri - dice Elena Monticelli, 23 anni, iscritta a Economia - ma il presidente ha detto che quella di oggi è stata una bella manifestazione. Il ddl Gelmini sarà legge, ed è inemendabile. Ma noi andiamo oltre, e Napolitano l’ha capito».
«RIFORMA STORICA» Intanto ieri sera, dopo il voto al Senato, il ministro Mariastella Gelmini ha parlato di «provvedimento storico che archivia definitivamente il ’68 e archivia la sinistra che non vuole riformare il Paese». Poi va avanti: «Questo Paese, senza riforme non ha futuro. Non è possibile illudere i giovani dicendo che bastino più risorse. In un momento di crisi economica, anche nell’Università occorre ottimizzare al meglio le risorse disponibili».

Subito stop alla parentopoli
ROMA Parentopoli ha i giorni contati. Se per rendere operativa la gran parte delle nuove norme sugli atenei, una volta approvato il ddl, bisognerà aspettare il varo dei decreti attuativi, alcune novità potranno varcare le porte delle università da subito.
È senz’altro così per gli interventi volti ad arginare il fenomeno di Parentopoli che nelle ultime ore, a ridosso del rush finale della riforma, sembra aver avuto un’accelerata sospetta.
Già dal primo giorno dell’entrata in vigore della legge saranno stoppate le assunzioni facili: non si potranno, infatti, avere, all’interno dell’ateneo, parentele fino al quarto grado per partecipare ai concorsi, anche per ricercatori e assegnisti.
ASSEGNI Ma anche per altri interventi non sarà necessario aspettare i decreti attuativi. Anche gli assegni di ricerca potranno essere banditi all’indomani dell’entrata in vigore della legge senza alcun ulteriore intervento normativo; sarà sufficiente un decreto del ministro per alzarne il tetto. E lo stesso vale per i posti di ricercatore, per i quali il disegno di legge richiede solo un semplice regolamento di ateneo. In questo caso, dunque, eventuali ritardi sarebbero imputabili esclusivamente alle singole università. E dovrebbero partire in tempi brevi anche i concorsi. I decreti attuativi sul reclutamento sono, infatti, già pronti e il ministro dell’istruzione conta di portarli al primo Cdm che verrà convocato dopo l’ok del Senato alla riforma.
 
 
5 - L’Unione Sarda / Primo Piano - Pagina 3
Riforma, oggi il voto finale al Senato
Manifestazioni pacifiche a Roma, scontri a Palermo e Milano
ROMA Il traguardo era a un passo, ma la riforma dell’università non è riuscita a tagliarlo ieri, come invece era previsto dal calendario dei lavori. L’approvazione del ddl è slittata a questo pomeriggio (voto finale intorno alle 16 in diretta Tv): in mattinata riprenderanno le votazioni e nel pomeriggio si metterà la parola fine alla maratona cominciata lunedì. Un epilogo accolto con un sospiro di sollievo dal ministro Gelmini: «sarà un bel giorno per l’Italia e per tutti gli studenti», «sono state giornate difficili» ha ammesso.
A SINGHIOZZO La seduta dell’aula ieri è andata avanti per tutto il giorno a singhiozzo in un clima di grande nervosismo: votazioni alternate a diverse sospensioni per riunioni dei capigruppo. Martedì a rallentare la corsa del provvedimento è stata, paradossalmente, la fuga in avanti della presidente di turno, la leghista Rosi Mauro, ieri l’ostruzionismo delle opposizioni.
Nulla ha rallentato invece la protesta degli studenti che, a dispetto delle catastrofiche previsioni di alcuni (o forse proprio per questo) e dell’ingente spiegamento di forze, hanno scelto l’ironia per esprimere il loro dissenso. Quasi ovunque è filato tutto liscio, solo a Milano e Palermo ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Disponibile a sentire le ragioni di chi contesta, il Presidente Napolitano (sul cui tavolo è arrivata più di una richiesta di incontro) nel pomeriggio ha incontrato una delegazione di studenti.
OSTRUZIONISMO L’impasse dell’aula è nata dalla difficoltà di raggiungere un accordo, nonostante diverse riunioni della Capigruppo, su una questione diventata dirimente: l’opposizione ha chiesto alla maggioranza di cancellare la norma contraddittoria che martedì ha mandato in tilt le votazioni, anche a costo di un rapidissimo ritorno alla Camera, assicurando, in questo caso, il rispetto dei tempi stabiliti. Ma la proposta è stata respinta e le forze dell’opposizione hanno deciso di utilizzare ogni strumento previsto dal regolamento per fare ostruzionismo.
Soltanto in serata, quando ormai qualcuno già ipotizzava di trascorrere a Palazzo Madama anche parte della vigilia di Natale, il nodo si è sciolto, grazie a una iniziativa della capogruppo del Pd Anna Finocchiaro, appoggiata dall’Idv e dall’Udc: di fronte al muro contro muro che stava andando avanti in Aula ha deciso di proporre al presidente Schifani di uscire dal vicolo cieco garantendo il voto finale sul ddl per oggi alle 16 con l’impegno però di riformulare i tempi degli interventi per consentire al Pd di illustrare i propri emendamenti ed esporre le proprie ragioni. Insomma, una sorta di onore alle armi.
POCHE VIOLENZE La piazza stavolta ha dato prova di maturità. Nella Capitale, sorvegliata speciale dopo i fatti del 14 dicembre, i tre cortei previsti si sono snodati per la città mandando in scena una protesta «a macchia di leopardo» che, scegliendo come colonna sonora le note di Waka waka, ha sfiorato il ministero dell’Istruzione, bloccato la tangenziale, sfilato sulla A24, colorato l’acqua del Fontanone del Gianicolo, portato la contestazione nei quartieri periferici per sottolineare la solitudine del potere.
SCIOPERO GENERALE I ragazzi sono pure andati nella sede della Cgil a reclamare uno sciopero generale e una delegazione di manifestanti ha incontrato il Presidente Napolitano, «l’unico interlocutore istituzionale credibile». Soltanto a Palermo e a Milano la compostezza non ha retto: nel capoluogo siciliano circa un migliaio di studenti con caschi e armi improprie si sono scontrati con i poliziotti in tenuta anti sommossa cercando di entrare a palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione; a Milano il clima si è riscaldato quando un cordone di agenti in tenuta antisommossa ha tentato di bloccare sul nascere la manifestazione non autorizzata.
IL DOMANI Gli studenti giurano che non si arrenderanno e continueranno a manifestare anche dopo l’ok definitivo alla riforma, i Verdi hanno annunciato di voler proporre un referendum abrogativo, ma al ministero già si lavora al «dopo». I primi decreti attuativi sono pronti e con molta probabilità finiranno sul tavolo del consiglio dei ministri tra Natale e Capodanno. Anzi, lo scopo dei decreti è quello di stoppare subito alcuni fenomeni vergognosi di assunzioni facili che nelle ultime giornate si sono accentuati, come ad esempio all’Università Tor Vergata di Roma.
TIZIANA CAROSELLI
  
 
6 - L’Unione Sarda / Provincia di Nuoro - Pagina 25
Sorgono. Apre il Serd
Un nuovo servizio contro alcolismo e tossicodipendenze
Uno strumento di prevenzione, cura e reinserimento sociale, che va a colmare lacune importanti in un territorio che ha visto raddoppiare il numero di persone che si sono rivolte alla Asl per problemi legati alla dipendenza, quella da alcol in particolare, passati da 40 a 100 tra il 2009 e il 2010, in cui sono presenti avvisaglie significative dell’aumento dei tossicodipendenti. Basti solo pensare che al Serd di Nuoro - dove si rivolgono anche gli abitanti di Sorgono e paesi limitrofi - nel 2009 sono passati 300 utenti per abuso di droghe e 400 alcolisti.
Martedì il Servizio per le dipendenze di Sorgono ha preso il via con un convegno sulle vecchie e nuove dipendenze che ha messo a confronto vari esperti e ospitato Giovanni Biggio, ordinario di Neuropsicofarmacologia del Dipartimento di biologia sperimentale dell’Università di Cagliari. Ha messo in evidenza gli effetti devastanti che hanno sul cervello l’abuso di sostanze e i comportamenti che creano dipendenza: alcol, cannabis, eroina, amfetamine, nicotina e gioco d’azzardo. Cattive abitudini che arrivano a trasformare le funzioni dei neuroni.
Presente al meeting Antonio Onorato Succu. Il commissario straordinario della Asl, a pochi giorni dalla fine del mandato, ha rimarcato l’importanza di un servizio che mancava nel Mandrolisai. «Le sue funzioni erano in parte demandate alla buona volontà di medici e infermieri che sopperivano alla carenza - ha ricordato -. Questo centro era tra gli obiettivi della mia gestione. L’utenza era costretta a rivolgersi ai distretti limitrofi per poter ricevere cure adeguate. Sono orgoglioso che si sia riusciti a realizzarlo, pur in presenza di significativi vincoli legati alle ristrettezze economiche. Abbiamo assunto le prime figure professionali, uno psichiatra e uno psicologo, e a breve sarà completata l’equipe multidisciplinare».
Grande soddisfazione hanno espresso Salvatore Bruno Murgia, direttore sanitario della Asl, il direttore del Serd di Nuoro Massimo Diana e di quello del dipartimento di salute mentale e dipendenze Attilio Mura.
«Questo nuovo servizio - spiega Diana - andrà a intervenire in quelle sacche di disagio già accertate sul territorio, come l’alcolismo, ma anche per tutte quelle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti. L’obiettivo è di incidere anche nel campo di patologie che spesso non vengono riconosciute come tali, a cominciare dal tabagismo, dal gioco d’azzardo e dalle dipendenze da internet. Attiveremo un rapporto sistematico con le scuole perché il passo più importante è la prevenzione».
 
 
7 - L’Unione Sarda / Sulcis Iglesiente - Pagina 33
Villaperuccio. La campagna verrà condotta dalla Soprintendenza con il Comune
RIVIVONO I DIPINTI DELLE ANTICHE TOMBE
Gli esperti al lavoro sugli affreschi della necropoli neolitica
Esperti della Soprintendenza al lavoro nella necropoli di Montessu per fare rivivere gli affreschi delle antiche domus de janas.
Offuscati dalla fuliggine di bivacchi di fortuna e da anni di incuria, saranno riportati all’antico splendore. Gli antichi e misteriosi simboli, realizzati in ocra, all’esterno e all’interno de “Sa grutta de is Proccus”, una delle domus de janas di Montessu, la necropoli prenuragica di Villaperuccio, saranno al centro di un piano di recupero guidato dalla Soprintendenza ai beni archeologici di Cagliari. Scopo dell’operazione sarà quello di restituire i colori (per lo più in ocra rossa o gialla) alle pitture rupestri di una delle grotticelle artificiali più belle e monumentali del parco archeologico tra i più importanti dell’Isola.
LA TOMBA «A breve partirà il cantiere di lavoro». Antonello Pirosu, sindaco di Villaperuccio, ha dato il via al conto alla rovescia per il restauro della monumentale tomba “numero 10”, meglio conosciuta come “Grutta de is Proccus”. L’intervento, forte di un finanziamento di oltre 80 mila euro («In parte cofinanziati dal Comune», sottolinea Pirosu), sarà condotto dalla Soprintendenza e, nello specifico, dall’architetto Gianluca Zini che, vista la delicatezza del restauro, sarà coadiuvato da un pool di operatori altamente qualificati.
Non è la prima volta che la Soprintendenza interviene tra le domus de janas di Montessu. Qualche tempo fa una squadra di esperti, diretta dallo stesso Zini, e un pool scientifico, coordinato dall’Università di Cagliari e diretto dal professor Enrico Atzeni e da Remo Forresu, direttore del Museo archeologico di Santadi, è entrata in azione per restaurare l’architrave dell’antica “tomba 31” e sistemare un po’ quella de “Is Proccus”.
SECONDO INTERVENTO Proprio per completare i lavori iniziati su questa seconda sepoltura che il Comune e la Soprintendenza hanno deciso di reperire finanziamenti per un secondo intervento. «I fondi serviranno per recuperare le antiche pitture murarie e i simboli che adornano l’interno della sepoltura prenuragica», aggiunge il primo cittadino. Segni e simboli magici (festoni, motivi a spirale, cerchi, triangoli, corna e protomi taurine) legati al culto della fertilità (la Dea
Madre) e della rinascita (il Dio Toro) risalenti a circa quattromila anni fa, che saranno dunque oggetto di recupero e studio approfondito da parte degli esperti.
GLI AFFRESCHI «Il fumo dei fuochi accesi nel corso dei millenni, l’usura del tempo e altri fattori avevano ormai nascosto gran parte delle pitture e i loro colori. Con questo intervento - sottolinea Pirosu - contiamo di riportarli alla luce».
Un lavoro che, come avvenuto in passato, regalerà nuove opportunità di promozione al sito archeologico, una delle mete d’obbligo per i turisti che scelgono il Sulcis.
MAURIZIO LOCCI

 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Fatto del giorno
ASSEMBLEA PERMANENTE 
Gli auguri del rettore e l’attesa del voto 
CAGLIARI. «Siamo in prossimità delle feste quindi se augurio deve essere, per noi è un augurio per l’ultimo anno dell’università pubblica». Conclude così il suo intervento Marco Meloni, presidente del consiglio degli studenti, durante la giornata riservata agli auguri di Natale che si celebra ogni anno in Rettorato. Una frase sofferta letta idopo una lunga notte trascorsa in Rettorato. E se gli studenti delle scuole superiori protestano in piazza insieme ad alcuni studenti di Scienze Politiche, gli universitari del gruppo Unica 2.0 occupano la sede del Rettorato. Qui ieri, hanno convocato un’assemblea permanente fino al termine della votazione in Senato. Nel corso dell’assemblea si seguirà il dibattito dal Senato e si parlerà degli sviluppi della protesta e delle ripercussioni che avrà il disegno di legge a livello nazionale e locale. Un’occupazione iniziata martedì sera su iniziativa di una cinquantina di ragazzi che, abbandonato il tetto del Palazzo delle Scienze e, portate via tende, materassi e striscioni, si sono trasferiti nella presidenza di via Università dove hanno trascorso la notte. «Queste ultime generazioni di studenti e ricercatori - ha commentato il rettore Giovanni Melis durante la conferenza - devono fronteggiare una situazione di estrema difficoltà perché sono venute meno molte certezze collegate al percorso di studio e alle prospettive di futuro. Ringrazio gli studenti perché nel portare avanti questa lotta che riguarda anche tutti noi sono sempre stati attenti ad evitare ripercussioni». (b.t.)


 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Fatto del giorno
Cagliari, studenti in piazza e sui binari della stazione: «Continueremo la lotta» 
CAGLIARI. Una manifestazione organizzata in tutta fretta la sera prima e il passaparola su facebook. Così ieri oltre cinquecento studenti delle scuole superiori si sono dati appuntamento in piazza Garibaldi e si sono uniti agli universitari. Perché l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie coincideva con la discussione e il voto definitivo in Senato alla legge di riforma firmata Gelmini.
Tutti insieme con il volto scoperto e le mani libere hanno camminato lungo via Sonnino e via Roma, tra le vie addobbate a festa e gli incoraggiamenti e gli applausi dei passanti, fino a raggiungere la Stazione dei treni. Un blitz sui binari, che sono stati occupati simbolicamente una decina di minuti sotto gli occhi increduli dei viaggiatori. Poi il serpentone ha raggiunto piazza del Carmine.
Un corteo, questa volta, non autorizzato che tuttaviab ha manifestato pacificamente, il disagio di più generazioni dal futuro in bilico. «Più banchi, meno banche. Cercate il profitto non vi faremo credito», la scritta sullo striscione che apriva il lungo corteo accompagnato dal coro che cantava «se ci bloccate il futuro noi blocchiamo la città». Più scuole hanno marciato unite contro una riforma che, a detta dei tanti, distrugge la scuola pubblica a vantaggio dei privati. «Gelmini ministro della distruzione»: è lei il ministro al centro delle polemiche e degli inni intonati lungo il percorso. «L’Università ha tanti problemi - ha detto Michelangelo Lisci, rappresentante del liceo Classico Siotto - ma questa riforma, con i suoi tagli di posti e finanziamenti, non farà altro che aggravare la situazione attuale».
Tra la folla anche i ragazzi del liceo Artistico, dell’istituto Martini e dell’ Eleonora d’Arborea, del liceo Scientifico Michelangelo, del Mattei e del liceo Classico Dettori. Sorretta da tre ragazzi sfila anche la «fine dell’Università pubblica»: una bara nera realizzata dagli studenti del Liceo Meucci. «Manifestiamo contro la riforma e contro un Governo antidemocratico - dichiara Alberto - non ci illudiamo ma non demordiamo, ce la tentiamo fino alla fine».
Sono ragazzi che hanno preparato striscioni e manifesti durante i giorni di occupazione e autogestione: molti di loro hanno passato la notte a scuola. «Dopo una settimana di occupazione - spiega Francesca Melis, rappresentante d’istituto dell’Eleonora d’Arborea - e nonostante si sappia che purtroppo la riforma passerà, credo sia un nostro diritto manifestare e credo nel potere dei giovani di cambiare la società». L’opinione diffusa tra i ragazzi è il sicuro passaggio della riforma, ma non hanno intenzione di mollare, vogliono farsi sentire. «Sappiamo di non potere ottenere molto - spiega Mauro Caboni, rappresentante d’Istituto del Mattei - ma è molto importante dare un segnale e farsi sentire».
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Fatto del giorno
TANTE INIZIATIVE 
Danze, pacchi regalo e mani dipinte di bianco 
ROMA. «Voi nella zona rossa, noi liberi nella città». Lo striscione in testa al corteo di studenti in protesta contro il ddl Gelmini racchiude e sintetizza tutto il senso della tanto temuta giornata di mobilitazione che ha invaso pacificamente tutta la città, tranne il quadrilatero dei palazzi del potere.
Promessa mantenuta dunque dalle migliaia di ragazzi che, ben lontani dal creare tensioni e scontri con le forze dell’ordine, hanno dato vita ad una serie di colorate e fantasiose proteste: c’è chi ha ballato il waka-waka in versione anti Gelmini, chi ha sfilato indossando cappelli da Babbo Natale, altri ancora hanno consegnato pacchi dono natalizi nelle sedi di Cgil, Atac (l’azienda del trasporto pubblico al centro dello scandalo “parentopoli”) e Policlinico Umberto I.
Lunghe marce nelle periferie della città e flash mob improvvisati: gli studenti universitari della Sapienza e quelli di medie e licei invadono a macchia d’olio le strade. Imprevedibili i loro spostamenti. La Rete degli studenti medi parte da Piramide alla volta del ministero dell’Istruzione, ma le forze dell’ordine li blocca e loro con le mani dipinte di bianco, alzate in segno di pace, senza protestare virano verso il Gianicolo. E al Gianicolo scatta un blitz: i ragazzi colorano di rosso l’acqua del Fontanone sotto gli occhi rassegnati dei vigili urbani.
Intanto, gli universitari sfilano con gli immancabili book-bloc, gli scudi-libri che citano i titoli più importanti della letteratura contemporanea, al grido di «università libera». E tra gli striscioni “Basta veline in Parlamento”, “Fuori i corrotti dal Parlamento”, molti cartelli richiamano Costituzione e diritto allo studio. Dall’altra parte di Roma, un gruppo di studenti appartenenti ai “Giovani del Pdl”, arriva fino a Campo de Fiori e piazza Navona, a un passo dal Senato, in piena zona rossa. Senza trovare barriere e manganelli, i giovani pidiellini di Officina Futura che indossando maschere bianche improvvisano un flash mob per dire «sì alla riforma Gelmini» e «no all’università dei Baroni». (a.d’a.)
 
 
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Fatto del giorno
Incidenti a Genova e Palermo 
Nel resto d’Italia manifestazioni senza scontri 
ROMA. Con ironia e senza caschi: la stragrande maggioranza degli studenti si è ripresa la piazza, in tutte le città italiane, riportando le proteste contro la riforma Gelmini in quelle forme legittime che erano invece saltate il 14 dicembre.
Salvo alcune eccezioni, con i tafferugli di Genova, Milano e soprattutto Palermo, che hanno offuscato una giornata che poteva essere un successo completo.
A Palermo un corteo di un migliaio di studenti ha tentato l’assalto al palazzo della Regione e poi ha lanciato pietre contro la questura. Gli scontri si sono però esauriti in pochi minuti e hanno visto protagonisti non più di una cinquantina di ragazzi. Contro i quali, tra l’altro, si è scagliato il resto del movimento, prendendo subito le distanze dai violenti.
Qualche tafferuglio anche a Milano, dove il corteo ha forzato il cordone delle forze di polizia e a Genova, dove sono state spaccate alcune vetrine di una sede della Cisl, lanciata vernice contro la sede della Lega e tentato l’assalto alla sede del Secolo XIX.
A Napoli un corteo festoso, che ha ironizzato sulla spazzatura, ha deciso di occupare i binari della stazione centrale. Ma due auto della polizia municipale di Napoli sono state danneggiate durante il percorso. Sui mezzi pubblici è stata apposta la scritta «ACAB» e una stella a cinque punte. In via Marina, quando alcuni automobilisti e motociclisti hanno tentato di oltrepassare il blocco, creato dai partecipanti all’altezza del Varco Pisacane del Porto, uno dei motociclisti ha urtato un manifestante e sono nati dei tafferugli.
Ancona gli studenti hanno invece occupato l’aula del Comune e si sono denudati, chiedendo soltanto che le istituzioni li ascoltassero. E se a Firenze i ragazzi sono scesi in piazza mascherati da clown, a Pisa i ricercatori si sono appesi con una corda ad uno dei palazzi del potere. «Perchè con la riforma la ricerca è appesa ad un filo». E a Torino se la sono presa con la libreria Mondadori: «Questo governo - hanno scritto nello striscione appeso all’ingresso del negozio di casa Berlusconi - è fumo negli occhi».
Infine da segnalare la manifestazione molto “colorita” contro la riforma universitaria che c’è stata ieri pomeriggio a Perugia. Alcune decine di studenti hanno sfilato per il centro inscenando un funerale. I giovani hanno portato a spalla una bara coperta da un drappo nero. Simbolo - hanno spiegato - «dell’Università pubblica che sta morendo». La manifestazione si è svolta senza incidenti. E’ quindi terminata con un’assemblea di fronte al rettorato.

 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Fatto del giorno
«Solo Napolitano ci ha ascoltato» 
Gli studenti al Quirinale. Roma senza paura, cortei pacifici e festosi 
ROMA. Avevano trovato tutte le porte sbarrate, mai un confronto concesso dalle istituzioni sulla contestata Legge Gelmini. Ma ieri, per un’ora e mezza, al termine dei due cortei pacifici di studenti che hanno invaso le periferie della capitale senza neanche avvicinarsi alla zona rossa, e senza incidenti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha accolto una delegazione, congratulandosi per come si è svolta la manifestazione. «Il Presidente ci ha ricordato le sue prerogative» in materia di controfirma delle leggi «e ci ha ricordato che la cosa importante è mantenere aperto il dialogo» hanno riferito gli studenti degli Atenei romani, e non solo, che sono saliti al Colle. «Noi gli abbiamo chiesto di valutare la possibilità di non firmare la riforma, pur sapendo cosa dice la Costituzione in merito» hanno aggiunto. Una bella lezione di civiltà da parte degli studenti, e di coerenza e apertura del Presidente Napolitano che del resto già l’altro ieri aveva richiamato il governo ad ascoltare le nuove generazioni. Lui solo l’ha fatto, ma per gli studenti è un grande riconoscimento dopo essere stati additati come manipolo di vandali e black bloc. «Il Presidente ha preso atto delle nostre istanze. In questo momento è l’unico interlocutore che abbiamo avuto finora. E’ importante che questo distacco sempre più forte tra la nostra generazione e le istituzioni del Paese, oggi per prima la volta sia stato parzialmente colmato».
Il plauso di Pd e Udc.
Plauso da Pd e Udc dopo l’incontro. L’ex ministro della Pubblica Istruzione, l’europarlamentare Luigi Berlinguer del Pd, ha sottolineato come le manifestazioni di ieri dimostrino «che le violenze di una settimana fa non sono da imputare agli studenti. Impariamo la lezione e ascoltiamo i ragazzi come con grande saggezza ha fatto il Capo dello Stato». Il leader Udc Casini ha ringraziato Napolitano: «Indica a tutti noi la strada giusta: dialogare con gli studenti non è una possibilità, ma per una classe dirigente un dovere».
I cortei. «Lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo nelle altre zone della città», avevano annunciato gli studenti alla vigilia. E così hanno fatto: vuoto il centro e la blindata zona rossa, invase le strade della periferia, i quartieri più popolari di Roma. Dei due cortei partiti nella tarda mattinata dalla Sapienza e dall’Ostiense (ritrovo degli studenti di medie e superiori), quello degli universitari è stato di certo il più affollato. Mentre il triangolo Camera-Senato-palazzo Chigi veniva presidiato da carabinieri e poliziotti, gli studenti si dirigevano verso Pigneto, San Lorenzo, Prenestina. I ragazzi hanno portato la protesta nei quartieri di chi «come noi è inascoltato da quelli dei palazzi». Quando, dopo il giro tra Pigneto e San Lorenzo, si arriva sulla Prenestina il corteo devia verso la Tangenziale. L’arteria che collega Roma est con il centro della città si paralizza. Un fiume di ragazzi sfila nella corsia sgomberata e chiusa velocemente dai vigili, dalle finestre dei palazzi la gente li applaude. Poi invadono anche la corsia occupata dalle auto in coda. Gli studenti si scusano per il disagio, consigliano agli automobilisti di spegnere i motori. Alcuni escono dalle auto, battono le mani ai ragazzi. Alla testa del corteo c’è la digos in borghese che, in una sorta di minimo accordo con gli studenti, sa dove sono diretti. Il momento clou è l’incursione nel tratto che porta verso la Roma-L’Aquila.
Sit in alla Cisl. Tensione solo in serata, quando alcune centinaia di studenti hanno raggiunto la Cisl in via Po lanciando slogan dopo la morte di un operaio, ieri mattina, per un infortunio nella cittadella universitaria della Sapienza. Precedentemente era stato posto sotto assedio il rettorato, fino a quando il rettore Frati ha incontrato un gruppo di studenti e l’assedio è finito.
Paolo Carletti e Annalisa D’Aprile

 

13 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Fatto del giorno
Scontro al Senato, oggi il voto 
Ostruzionismo dell’opposizione. La Gelmini: «Pronta al confronto» 
Finocchiaro: ma niente di quanto è accaduto in aula nelle ultime 24 ore sia un precedente 
MARIA ROSA TOMASELLO 
ROMA. L’accordo che mette fine a una giornata convulsa a palazzo Madama arriva poco prima delle 20, quando l’ostruzionismo dell’opposizione sta trascinando la seduta verso la notte e il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri già dichiara la sua preoccupazione che «si arrivi al voto il 24 dicembre». La contestata riforma dell’università, il provvedimento che secondo il ministro Mariastella Gelmini «archivia definitivamente il ’68 e la sinistra che non vuole riformare il Paese», sarà varata alle 16 di oggi. Il dialogo con gli studenti, per il ministro, c’è stato nel Consiglio nazionale e, approvata la legge, potrà riprendere con la stesura dei decreti attuativi.
La mediazione sulla data del voto viene raggiunta nella seduta dei capigruppo convocata dal presidente Renato Schifani - la terza in meno di nove ore - dopo che Anna Finocchiaro, per il Pd, ha denunciato l’atteggiamento di «prevaricazione e forzature» della maggioranza. «Sappiamo che i numeri vi danno ragione, ma l’arroganza dei numeri va sostituita con la ragionevolezza del confronto» dice il capogruppo dell’Idv Felice Belisario. Con 400 emendamenti ancora da esaminare, Pd e Idv chiariscono di potere «impantanare» la discussione con le questioni procedurali dopo che il giorno prima la la presidente di turno Rosi Mauro ha pasticciato, approvando per errore quattro emendamenti del Pd e costringendo l’assemblea a tornare a votare. Ma «per senso di responsabilità» l’opposizione sceglie la strada dell’accordo: offre la possibilità di un voto in tempi ragionevoli, chiede che gli emendamenti possano essere illustrati senza i legacci dei tempi contingentati decisi da Schifani. Il presidente «apprezza», Gasparri pure. La proposta è accolta. «Ma niente di quanto è accaduto in quest’aula nelle ultime 24 ore sia un precedente nella storia della Repubblica» sottolinea Finocchiaro.
I primi segnali che sarà giorno di tensioni arrivano poco dopo le 12, quando si conclude senza esito la prima conferenza dei capigruppo. L’opposizione vuole la riscrittura dell’articolo 29, perché in contrasto con l’articolo 6, ma perché questo avvenga il testo corretto dovrebbe tornare alla Camera, un’eventualità che il centrodestra vuole scongiurare. L’idea della maggioranza è invece di risolvere la questione successivamente, con decreto: «È solo un vulnus formale: la volontà del legislatore è chiara» sottolinea per il Pdl Gaetano Quagliariello. Davanti alla decisione del centrodestra, Pd e Idv annunciano ostruzionismo. L’Udc si tira fuori: «Giudizio negativo sulla riforma, ma se saranno accolte alcune nostre proposte potremmo anche astenerci» fa il capogruppo Giampiero D’Alia. In aula il capogruppo della Lega Federico Bricolo accusa il Pd di «fare demagogia cavalcando le proteste degli studenti». «Bricolo si leghi la lingua quando parla del Pd» replica Luigi Zanda.
Sono i primi fuochi. Nel pomeriggio lo scontro sul ddl si trasforma in uno stillicidio di richieste di chiarimenti procedurali, di voto elettronico, di verifiche del numero legale. Sono le uniche armi rimaste al centrosinistra dopo che Schifani - che pure ha ammesso che «si poteva comunicare di più con gli studenti» - ha annunciato che il tempo a disposizione per della minoranza è finito e che gli interventi saranno contingentati: un minuto per gruppo, con dichiarazioni di dissenso da presentare per iscritto. La tensione va alle stelle. Stefano Pedica, Idv, esibisce il Tricolore e grida: «Questo non si piegherà mai». Zanda chiede un’inchiesta sul resoconto stenografico della seduta di lunedì in cui sono stati inseriti «puntini di sospensione davanti alle parole della vice presidente Mauro». Finché viene siglato l’accordo che dà all’opposizione l’onore della armi.
 
 
14 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Fatto del giorno
L’OPINIONE 
Da Gasparri ad Alfano la gara a chi ignora e dileggia gli studenti 
QUEGLI ARRESTI PREVENTIVI E LE SCUSE CHE NON VERRANNO 
Nella Roma di ieri ultrablindata per il terrore dei cortei studenteschi non è volato nemmeno un petalo di rosa e il capo gruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri ha chiesto scusa agli studenti per aver chiesto arresti preventivi e aver detto che tra loro ci sono potenziali assassini. Questo è un quiz. Una delle due notizie è falsa e chi legge, indovinando qual è, non vincerà assolutamente niente perché azzeccare la risposta è fin troppo facile. Pur perdendo tante occasioni per tacere, proprio questa volta che poteva magari fare bella figura, il senatore ne ha persa una per parlare e dire «scusate, ho sbagliato».
Dietro la lavagna bisognerebbe spedire anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano e tutti coloro che con lui hanno gridato allo scandalo perché il tribunale di Roma, il 15 dicembre, non ha rinchiuso in cella gli studenti fermati durante la manifestazione del giorno prima per resistenza a pubblico ufficiale (si badi, non quelli che hanno incendiato i blindati della polizia, rimasti, purtroppo, sconosciuti).
Alfano sa benissimo che la legge stessa ha impedito ai giudici di mandare i cella quei ragazzi. Dice il codice di procedura penale (art. 275): «Non può essere disposta la misura della custodia cautelare se il giudice ritiene che con la sentenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena». Ciononostante ha preferito lisciare il pelo all’inquietudine dei romani, basandosi, per sua stessa ammissione (Ballarò) sulla lettura di qualche giornale.
Sia Gasparri che Alfano interpretano alla perfezione lo stile comunicativo del governo che tende ormai su tutto (dalla spazzatura della Campania, al terremoto dell’Aquila, alla riforma dell’università), non a guardare le cose come stanno e magari ascoltare con un briciolo di interesse le ragioni di chi vive un problema sulla propria pelle, ma a immaginare ideologicamente una realtà e su quella imporre delle scelte considerate le uniche possibili e risolutive.
La legge Gelmini è controversa ma molti autorevoli pareri la giudicano una riforma da non buttar via (anche perché è l’unica realizzata in due anni e mezzo dal governo). Proprio per questo motivo un po’ di accortezza avrebbe suggerito di avviare per tempo un’intensa opera di spiegazione all’interno del mondo universitario sui suoi connotati. Sarebbe stato un gesto di coraggio e di buon senso (non si pretende umiltà), da parte della ministra Gelmini, affrontare una pubblica assemblea di studenti alla Sapienza o in qualche grande università. Ancor più intelligente sarebbe stato da parte del presidente del consiglio spendere una parola di interesse (non si pretende comprensione) per centinaia di migliaia di ragazzi che non vedono la luce in fondo al tunnel del lavoro o addirittura (ma qui siamo al sogno) immaginare una sessione parlamentare dedicata alla disoccupazione giovanile di cui l’Italia ha il primato europeo. Niente. Il potere politico è sempre più lontano e il colloquio accordato ai giovani manifestanti dal presidente della Repubblica Napolitano, benché sia un gesto di grande civiltà, rimane purtroppo solo una magra consolazione.
LUIGI IRDI 
Luigi.irdi@gmail.com
 
15 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Fatto del giorno
ALLA SAPIENZA 
Operaio muore Studenti solidali 
ROMA. Un operario di 35 anni, tunisino, è morto durante alcuni lavori edili all’università La Sapienza di Roma. L’uomo stava lavorando in un cantiere in viale dell’Università quando è rimasto schiacciato da una ruspa.
Appresa la notizia, il corteo degli studenti si ferma sulla via Prenestina per esprimere solidarietà alla famiglia della vittima. Al megafono uno dei ragazzi urla: «Vergogna! Basta morti bianche! Solidarietà alla famiglia dell’operaio morto oggi su un’impalcatura della nostra facoltà». I ragazzi hanno poi messo garofani rossi lungo il recinto del cantiere.
 

 

Questionnaire and social

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