Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 December 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

  

L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda / Prima Pagina
L’intervista. Elogio dello slang cagliaritano in un lavoro collettivo di successo
Tre uomini e un libro: il caso del signor De’ Cupin
Un professore universitario preside della facoltà di Giurisprudenza, un avvocato e un consulente. A vent’anni esatti dalla prima edizione, riecco i saggi della Phraseologia Karalitana della premiata ditta Malvio De’ Cupin (leggi Massimo Deiana, Silvio Pinna e Massimo Cugusi). Il terzetto è ancora sorprendente, beffardo e sarcastico. Facc’e sola ? «Il mondo è pieno ma pare che ultimamente sia scoppiata una vera epidemia». E le formule di governo? «Vedi alla voce muntone , concentrazione di persone scomposte».

L’Unione Sarda / Cronaca Regionale - Pagina 7
Il caso del signor De’ Cupin
Tre uomini e un libro: elogio dello slang cagliaritano
Vent’anni dopo Malvio De’ Cupin è un po’ sposato ma soprattutto scapolo, ha fatto carriera, tiene cattedra, frequenta il tribunale in toga e nel tempo libero fa perfino il console onorario. Ha perso un po’ molti capelli e quei pochi che resistono sono diventati grigi, però con la riga in mezzo e l’ondina da yuppie stagionato. È fuori taglia ma anche magro, con pancetta incombente che mette a rischio un paio di bottoni della camicia ad altezza ombelico.
Malvio, che sulla terra non è mai passato leggero, è ancora sorprendente, beffardo, sarcastico. Essersi riciclato dai jeans giovanili all’abito blu, dalla panchina dello sfaticato alle scrivanie di legno scuro non è bastato, per fortuna, a farne una persona seria. Anzi tre.
Perché Malvio - che tempo fa fece registrare un boom editoriale senza precedenti - mica è uno. Malvio De’ Cupin è l’acronimo (o, se preferite, lo pseudonimo di gruppo) di Massimo Deiana, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’università di Cagliari, ordinario di Diritto della navigazione; Massimo Cugusi, direttore dell’Istituto europeo di design, consulente aziendale e rappresentante in terra di Sardegna della Lituania; Silvio Pinna, avvocato amministrativista. All’inizio di questa storia uno faceva il ricercatore semi-precario, un altro lavorava in un’azienda di servizi e il terzo era un timido procuratore legale.
Messi insieme, sono tre facce della cagliaritanità. Giusto, dunque, usare il singolare, dire che Malvio ha poco meno di cinquant’anni, che ha famiglia (Deiana) oppure è sentimentalmente impegnato ma ancora a piede libero (gli altri due). I due saggi - Phraseologia karalitana e Phraseologia karalitana bis - sono un dizionario di svergognate esibizioni dello slang locale. Ogni voce è accompagnata da una spiegazione in italiano magniloquente, qualche volta aulico, sempre ridicolo. Il primo volume recava sotto il titolo Mì alla volte a Massimiliano toccandone l’ape di babbo ; Il secondo, più intimista: dire contento sono poco . Adesso che i due volumi vengono ripubblicati insieme (600 lemmi, trecento pagine, 21 euro) ce n’è una nuova: O ’gnazino, scesa lelai l’aliga a mamma?
In attesa di questa nuova edizione, Malvio sta su Facebook dove svolge, come dice lui, un «servizio per la crescita morale dei lettori». Sceglie e commenta una parola al giorno. A proposito dell’ipotesi di una maggioranza allargata, cioè d’un governo di unità nazionale, ha selezionato la voce muntone: mucchio, grossa quantità di q. c. concentrata in poco spazio - trasl. ammucchiata, pratica sessuale di gruppo, concentrazione di persone scomposte e discinte che si toccano . Nel caso invece di Noemi, Ruby rubacuori ed escort varie, è stato scelto il lemma coacagara: s. Coda di animale lorda di escrementi - trasl. femmina volgare dall’aspetto volutamente vistoso a scopo di seduzione. Es.: Portas sa facci pintada comenti una coacagàra! = Hai il viso pesantemente truccato come una femmina volgare dall’aspetto vistoso.
Malvio è un ottimista, fiducioso nel prossimo e nella sua voglia di ridere. Per questo ha deciso di tornare in libreria con quello che ormai - oltre ventimila copie vendute nella città di Cagliari - è considerato un classico, il breviario di quello che siamo, quello che potremmo essere.
Mai avuto occasione di vergognarsi nel frattempo?
«Francamente no. Il peggio che ci hanno detto è: siete cazzari. Grazie, lo sapevamo pure noi. In questi anni comunque non siamo andati in giro a dire Malvio De’ Cupin c’est moi. Anzi, siamo noi».
Il successo editoriale insegna?
«Malvio ci ha svelato il segreto del marketing: non è a sindi scirai chizi, è a inzertai s’ora. In sostanza abbiamo capito qual era il potenziale comico di certa parlata cagliaritana. La cosa, dopo, è diventata perfino di moda».
Tutto s’incentra sulla figura del cognato. Chi è il cognato?
«Ognuno di noi ha dentro di sé una parte grande o piccola di cognato. Esiste una genesi documentabile a questo proposito. Sarebbe riduttivo parlare semplicisticamente di tamarro, gaggio o gherfo. Il cognato è quello che cerca sempre una conoscenza giusta negli uffici pubblici. Nei casi più estremi è dotato di unghia lunga del mignolo destro per la raccolta di cerume. Ma anche per darsi tono».
Oggi c’è un cognato celebre: quello di Gianfranco Fini.
«Un narfo pure lui, non c’è dubbio. Uno che lava la Ferrari con spazzolone e pivella al seguito non può che essere un narfo. Ci ricorda l’espressione popolare sciacquai sa Simca a pompa , che era un esercizio domenicale del ceto proletario e impiegatizio. Un altro cognato celebre è Toto Cutugno: l’abbiamo incontrato in uno studio televisivo, aveva una camisa ’e cantanti, doveroso quindi dirgli che era un cognato».
Com’è Cagliari, secondo Malvio?
«Accallelata. È tutto un po’ ovattato, troppe cose che non cambiano mai. Il cagliaritano è rimasto nostalgico, sorride e ghigna, non ama lo scraccaglio, resta cinico nell’individuazione dei difetti altrui. Si mantiene come è sempre stato: splendido oreri, un po’ improseri, non molto imparato, facile all’ingiogazzo ma anche all’abuligio».
E la Sardegna?
«Mali pigara. Insiste nell’accanimento terapeutico su modelli di sviluppo che si sono rivelati fallimentari. Piccole e medie imprese stanno tirando le cuoia. La Sardegna paga la politica del copia-e-incolla: ha riproposto sul suo territorio poli produttivi che funzionavano altrove ignorando tutto il contesto intorno. Cioè porti, strade, ferrovie, fabbriche. Il risultato è Ottana, Porto Torres e altri cimiteri industriali».
Pessimista?
«No, osservatori interessati in quanto sardi. Anziché cercare le specificità, si è puntato sull’omologazione senza accorgersi che il panorama complessivo del centro e nord Italia era ben diverso».
Cosa resta?
«Continuiamo a non essere cittadini-modello. A sorpresa siamo campioni nella raccolta dei rifiuti ma proseguiamo a imbucarci volentieri ai convegni a patto che ci sia il buffet. Siamo raccontati molto bene dalla voce a fuliadura. loc. avv. Ad abundantiam, a sazietà. Es.: chi pàgada sa Regioni, aligusta a fuliadura!= Qualora la colazione sia offerta dalla Regione, si servano pure aragoste a volontà».
L’anima di Malvio è qualunquista, goliardica o da barbiere?
«Malvio sa cos’è il qualunquismo ma non lo fa suo. Semmai è un censore, castigat ridendo mores. Non ha potere però se ne infischia. Non rinuncia al sarcasmo perché in fondo questa è la sua vendetta».

 
Il caso De’ Cupin, se vogliamo chiamarlo in questo modo, è stato davvero unico. Appena uscito, con tanto di scuse ufficiali a glottologi e filologi, è salito in cima alle classifiche di vendita. Era l’autunno del ’90, un tempo che appare remotissimo. Il successo è stato travolgente: ci sono state settimane in cui Phraseologia è stato il libro più comprato in Italia (nonostante venisse acquistato prevalentemente in Sardegna). In alcuni attimi - rimasti folgoranti e sorpredenti - ha superato la distribuzione della Bibbia. Ne è nato un chiasso che ha trascinato Malvio - uno e trino - in televisione. Piero Badaloni, che conduceva Piacere Rai Uno , l’ha chiamato per fargli leggere alcune voci nazional-popolari, voci insomma che potessero essere capite dovunque. Nonsolosardi, insomma. Malvio è riuscito a far ridere sgangheratamente perfino Maurizio Costanzo, truce domatore di casi umani. Pian piano l’onda del successo s’è poi abbassata e Malvio si è ritrovato a navigare nella solita calma piatta. Il sasso, comunque, era stato lanciato: da quel momento è stato tutto un fiorire di cagliarese in salsa teatrale, musicale e televisiva. Vent’anni dopo, lo strillo della nuova Phraseologia - una sorta di opera omnia - avverte che alle volte già tornano .
Voci nuove rimaste sulla punta della biro?
«Due. La prima è arrodugò , forma sincopata di arrori ti koddiri . Faceva parte di Phraseologia bis ma per un misterioso refuso tipografico è sparita. Desaparecida. La seconda è il verbo sedessere , che nell’eloquio allichirito fa pendant al verbo kedessere , e che se coniugato all’imperfetto, seconda persona singolare, produce un fenomenale sederi con esplosioni sintattiche tipo sederi studiato non dicevi kedè ».
Voci che hanno messo in crisi Malvio?
«Quelle da caserma e più direttamente connesse alle funzioni corporali e/o sessuali: il problema erano le nostre mamme, che per fortuna ne capirono solo una parte. Ricordiamo una terrificante presentazione agli Amici del libro».
Terrificante, perché?
«Avete presente gli Amici del Libro? Mia nonna con cappellino da cerimonia, mia mamma in tailleur elegante e poi tutta una comitiva di allegri over ottanta che ci guardavano con curiosità e interesse. Intendiamoci, le parolacce di allora sono oggi ampiamente sdoganate, di uso comune, qualcuna perfino ingenua e dimenticata: cagallone, per esempio. Vi siete chiesti che fine abbia fatto la parola cagallone?»
Francamente no.
«Insieme ad altre parole, tipo commodu o koddongiu , aveva una indiscutibile leggerezza nella sua grevità. Vogliamo dire con questo che Malvio ha colto l’anima popolare della lingua e non la sua accezione volgare».
Altri imbarazzi?
«Nella facoltà di Lettere quando ci hanno invitato per una lectio magistralis. Qualcuno aveva creduto che il nostro libro fosse il risultato di una ricerca in campo linguistico, una cosa seria insomma. Prova a leggere in un posto così il significato di gannedda. s. Stinco. Es.: Portas is ganneddas che bucchinus de lavativu! = Hai gli stinchi sottili come il cannello di un clistere ».
Insulti, mai?
«Complimenti invece. I migliori da parte di alcune recluse a Buoncammino. Si trattava di signore ristrette per esercizio della prostituzione e una di loro si è confrontata con noi sul termine grongo. Bello scontro semantico».
Una voce allusiva dei tempi che viviamo?
«Certo: facc’e sola. Il mondo è sempre stato pieno di facce di suola ma ultimamente sembra che ci sia una vera e propria epidemia, soprattutto nella vita pubblica. Sarà una malattia esantematica».
Il segreto della sopravvivenza?
«Mai prendersi sul serio, oggi più che mai. Capita di citare lemmi di Phraseologia in pieno Senato accademico o con un cliente che vuole fare impresa. L’elisir di lunga vita? Il sorriso e l’ironia: costano poco, sono baratti ma molto preziosi perché ogni tanto ti fanno sentire ancora pischello anche se hai quasi cinquant’anni».
Ma, secondo lei, è rimasta voglia di ridere?
«Ammettiamolo: gli stimoli non sono tantissimi. Ma ridere bisogna perché è una via di salvezza. Malvio dichiarava vent’anni fa che chi vive senza follia non è saggio come crede. Vale anche adesso. Eppoi, sono stati veramente tanti quelli che ci hanno chiesto di ristampare Phraseologia».
Che c’entra, scusi?
«È il segno, antropologicamente rilevante se così possiamo dire, di un bisogno collettivo che preme alle porte della quotidianità: ridere o almeno sorridere, ogni tanto. Perché altrimenti si muore troppo in fretta».
GIORGIO PISANO
pisano@unionesarda.it
 
 
2 - L’Unione Sarda / Oristano e Provincia - Pagina 52
università
Tredici anni di attività: studenti in festa
Oltre duecento studenti hanno partecipato alla festa dell’università di Oristano. «È l’occasione per festeggiare» ha detto Francesco Asquer della direzione generale di Consorzio uno. L’incontro è stato aperto dalla scrittrice di Cabras Michela Murgia e dallo scrittore regista e cultore della lingua sarda Tore Cubeddu, accompagnati dagli intermezzi musicali di Giacomo Casti e Matteo Sau. Il tema dell’identità sarda, della precarietà del lavoro e del coraggio di scommettere sulle proprie scelte sono stati al centro del dibattito con gli studenti. La scrittrice ha raccontato della sua esperienza milanese e del significato di tornare nella propria terra. I 48 studenti laureati del 2010 sono stati i protagonisti della successiva cerimonia di premiazione. È stato poi proiettato il video di presentazione delle facoltà. Attualmente sono iscritti ai corsi gemmati delle università di Sassari e Cagliari del Consorzio uno 459 studenti. In 13 anni di attività, 479 studenti hanno conseguito la laurea triennale, 11 quella specialistica e 75 il diploma universitario. Il 45 per cento dei laureati ha trovato lavoro nell’anno successivo alla laurea. ( c. c. )
 

3 - L’Unione Sarda / Economia - Pagina 21
Artigiani. I dati della Cna confermano il peso del settore: ma non ha ancora l’attenzione che merita
«LA REGIONE DEVE FARE DI PIÙ»
Le 42.500 aziende rappresentano il 13% del Pil
Numeri forti per l’artigianato sardo che rivendica un’attenzione maggiore da parte delle istituzioni per non soccombere alla crisi.
Sono 42.500 le imprese artigiane attive in Sardegna e 90 mila gli addetti. Un settore cruciale anche dal punto di vista sociale e culturale che rischia però di perdere la sua tradizionale tenuta per via della crisi che incide negativamente sugli stimoli alla domanda e paralizza la spesa. La dirigenza isolana della Confederazione nazionale dell’artigianato, riunita ieri a Cagliari al Mediterraneo, fa il punto in un convegno nel quale, dati alla mano, è stato misurato l’enorme peso che l’artigianato ha nell’economia e nella società sarda. Eppure le difficoltà non mancano e gli artigiani si dicono preoccupati soprattutto dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Da qui un richiamo alla politica a uscire dall’instabilità e a superare l’immobilismo, lanciato da Bruno Marras e Francesco Porcu, presidente e segretario della Cna.
I DATI L’incontro è stato l’occasione per presentare una ricerca che, ripercorrendo l’evoluzione del sistema imprenditoriale isolano negli ultimi quarant’anni, definisce la forte vocazione all’artigianato della Sardegna. Ne vien fuori una capacità di crescita del settore negli ultimi 10-15 anni che Antonio Mura, del Centro di ricerche economiche, sociologiche e di mercato per edilizia e territorio (Cresme), non ha esitato a definire «sorprendente». Secondo le ultime stime disponibili dell’istituto Tagliacarne, l’artigianato sardo rappresenta il 13% del Pil complessivo. Il suo valore aggiunto è cresciuto del 26,5% tra il 1995 e il 2006, mentre l’occupazione ha fatto un balzo del 19,4% tra il ’95 e il 2003. Le imprese artigiane attive negli ultimi 10 anni sono aumentate del 14,4%.
LA CRISI Per Marras e Porcu il peso del settore deve essere quindi tenuto nella giusta considerazione. Da qui l’invito alla Regione a cambiare passo. «A parte qualche lodevole eccezione l’operato della Giunta è deludente», denunciano. Il riferimento è all’instabilità prodotta dal rimpasto nella Giunta Cappellacci ma non convincono neanche la Finanziaria e le vertenze aperte con lo Stato come quella sulle entrate e sui fondi Fas (punti su cui è intervenuto anche Enzo Costa della Cgil). I dirigenti della Cna individuano nella riqualificazione energetica e funzionale del patrimonio scolastico regionale e nella sua messa in sicurezza, una possibile strada per il rilancio dell’artigianato. A questo si aggiunge la necessità di aggiornamento e formazione che, come ha evidenziato Ernestina Giudici, preside della Facoltà cagliaritana di Economia, passano anche per uno scambio proficuo con l’Università.
LE RISPOSTE Giorgio La Spisa, assessore regionale alla Programmazione, non ha gradito l’attacco alla Giunta. «In che senso l’azione della Giunta è stata debole o deludente? I fondi Fas non li riceve nessuno, la vertenza entrate è in fase di contrattazione con lo Stato e, quanto al credito, abbiamo sempre assicurato il sostegno dei consorzi Fidi e istituito il fondo di garanzia». L’assessore all’Artigianato, Luigi Crisponi, punta al connubio col turismo e identità sarda, mentre il responsabile del Lavoro, Franco Manca, ricorda che «la maggior parte dei fondi del Fse è stata spesa o impegnata proprio a favore delle piccole imprese».
CARLA ETZO
   
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
4 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Cagliari
UNIVERSITÀ 
Donne e telelavoro, premiato un progetto dell’ateneo cagliaritano 
CAGLIARI. La flessibilità nell’organizzazione del lavoro come strumento al servizio delle donne.
Il progetto di Telelavoro dell’Università di Cagliari è stato premiato nel corso del convegno “Donne e pubblica amministrazione. Il management femminile come risorsa nel settore pubblico e nel settore privato”, che si è tenuto a Roma.
Il riconoscimento all’iniziativa dell’ateneo cagliaritano arriva dall’osservatorio Donne nella Pubblica amministrazione, che lo ha segnalato come buona prassi nell’ambito del progetto «Call Donne PA 2010». Si trattava di una selezione rivolta a tutte le pubbliche amministrazioni, finalizzata a raccogliere, valorizzare e divulgare azioni concrete volte da un lato a favorire al proprio interno lo sviluppo professionale delle donne, attraverso strumenti di flessibilità; dall’altro a sostenere verso l’esterno la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita.
La sperimentazione sul telelavoro nell’ateneo cagliaritano ha coinvolto due lavoratrici che, per problemi di salute e di famiglia, hanno richiesto di poter telelavorare per due giorni alla settimana dalla propria abitazione.
Le mansioni delle lavoratrici erano telelavorabili, cioè potevano essere svolte anche in una sede diversa dall’ufficio in quanto riguardavano l’aggiornamento di contenuti web e l’analisi delle pratiche legate al calcolo delle pensioni; quindi, per 18 ore alla settimana, le dipendenti hanno potuto lavorare presso le proprie abitazioni.
L’amministrazione ha dotato loro di pc portatili collegati in rete con la sede centrale, con la possibilità di help on line in tempo reale con il personale della Direzione Reti e Servizi informatici. La sperimentazione è stata prorogata ad una delle due lavoratrici ed è tuttora in corso.
 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
MOSTRA AL BASTIONE 
Gaudì e la Sagrada Familia, storia del «tempio incompiuto» 
CAGLIARI. Lunedì, alle 17.30 presso la Passeggiata Coperta del Bastione St. Remy a Cagliari, sarà inaugurata la mostra “ Gaudì e La Sagrada Familia. Parabola ed Iperbole dell’architettura” promossa dalla Regione Sardegna d’intesa con l’Università di Cagliari e il Comune del capoluogo. L’esposizione, allestita nella Passeggiata Coperta, Galleria Umberto I, del Bastione di St. Remy a Cagliari, sarà ospitata fino al 19 febbraio con ingresso gratuito tutti i giorni dalle 9:30 alle 21. Nella sua completezza e organicità la mostra viene presentata in anteprima assoluta a Cagliari, prima tappa dell’allestimento che racconta il tempio incompiuto di Gaudì recentemente consacrato da Benedetto XVI. In costruzione dal 1882, è un laboratorio di idee e sperimentazioni.


6 - La Nuova Sardegna / Pagina 37 - Sassari
Il farmaco giusto per il paziente 
Come riportato su la Nuova Sardegna di ieri, la rivista scientifica Science TM - “braccio” genetico di Science, rivista scientifica di altissima qualificazione - ha pubblicato i risultati di un “percorso scientifico” iniziato tanti anni fa il cui obiettivo è stato la definizione dei meccanismi che alterano la pressione arteriosa e producono danni al cuore, al cervello, alle arterie, ai reni. Percorso iniziato dal prof. Giuseppe Bianchi a Milano circa 30 anni fa, e sviluppato durante un triennio presso la nostra Facoltà di Medicina dal 1986 al 1989. E’ stato proprio durante quel suo periodo “sassarese” che abbiamo sviluppato i concetti innovativi sui meccanismi che regolano la pressione arteriosa ed il danno ai nostri organi principali. Ci siamo trovati a Sassari, lui in arrivo da Milano - “concorso a cattedra” vinto non certamente per “incozzo” - ed io di ritorno dal mio lungo “lavoro americano” in campo cardiovascolare. Sono passati più di venti anni: Giuseppe Bianchi è tornato a Milano - al San Raffaele - e la nostra collaborazione si è trasformata in amicizia basata su stima e rispetto reciproco. Gli obiettivi più importanti sono stati l’aver definito un insieme di “variazioni geniche” che “governano” sia la pressione arteriosa sia le complicazioni a cui i pazienti sono esposti: e disegnare un farmaco “mirato”. Già, perchè abbassare la pressione più possibile vicino a 120/80 mmHg è il primo obiettivo ma per ridurre il danno sugli organi ci vuole “il farmaco giusto” cioè quello che più colpisce i meccanismi di malattia. E come si fa? bè, bisogna conoscere la complessità della malattia ed aiutare il paziente a comprenderla e non a minimizzarla. Non è semplice ma ci si riesce: la modifica delle abitudini di vita è essenziale per raggiungere l’obiettivo.
L’ambiente di lavoro però non aiuta dato che dobbiamo anche difenderci dagli attacchi di chi non ci lascia lavorare in pace: e così dobbiamo vedere andare via collaboratori intelligenti e capaci perchè qui non c’è futuro, e poi ricominciare da capo. La cosa più “divertente”: la ricerca clinica produce anche molte risorse finanziarie e così capirete la completa stolidità di chi ci rende difficile la vita. Ultima cosa: con un programma di controllo di questa malattia a livello regionale spenderemo risparmieremo una enormità dato che avremo molti meno infarti, ictus, insufficienze renali etc, dando alla gente una vita migliore.
Con la nostra ricerca non abbiamo fatto la “scoperta dell’America” ma sicuramente un passo avanti rilevante: occorrerà ancora molto lavoro e molte conferme. Ma la strada è tracciata.
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 27 - Sassari
Università, ecco le lauree per lavoratori 
Dal prossimo anno accademico nella facoltà di Architettura corsi a tempo parziale 
Piani e programmi modulati alle esigenze di chi opera sul campo 
ANTONIO MELONI 
SASSARI. Il desiderio di chi lavora e aspira a raggiungere l’agognato traguardo della laurea diventa realtà. L’Università mette in campo un progetto innovativo e lo fa con la facoltà di Architettura di Alghero attraverso l’istituzione di due corsi rivolti a studenti lavoratori.
Il progetto, presentato sabato a Villa Mimosa, è l’esito della collaborazione fra l’ateneo e l’associazione degli industriali del Nord Sardegna, con il sostegno della Regione e il gradimento degli ordini professionali.
Le valutazioni sono tante, prima fra tutte la promozione della formazione permanente, soprattutto in quei settori sensibili alla rapidità dei processi d’innovazione che costringe gli operatori a continui aggiornamenti. Poi ci sono le aspirazioni legittime di tanti lavoratori, costretti da vicissitudini personali o da ritmi incalzanti, ad abbandonare gli studi.
Ultima, non importanza, l’esigenza di garantire efficenza ed efficacia nella gestione di attività che spesso hanno a che fare con settori delicati quali urbanistica, beni culturali e ambiente, che necessitano di specializzazione continua e qualificata. Per dare risposte adeguate a queste esigenze, si sono seduti attorno a un tavolo il preside di Architettura, Giovanni Macciocco, e un team di specialisti con l’obietivo di studiare fattibilità e programmi di questa iniziativa. «L’idea è nata dopo un’attenta valutazione - ha spiegato durante la conferenza stampa il preside Macciocco - esaminando le numerose richieste registrate negli ultimi anni dalla facoltà». Questi i presupposti del percorso formativo triennale messo a punto da un pool di specialisti guidato dai docenti Margherita Solci e Arnaldo Bibo Cecchini che sabato pomeriggio, grazie alla proiezione di un filmato, hanno illustrato nel dettaglio a Villa Mimosa. Specializzazione e riqualificazione, impiego costante di avveniristiche tecniche multimediali e lezioni teoriche frontali rivolte a trenta studenti ripartiti nei due corsi di architettura e urbanistica. Un mix di tradizione e innovazione per un’offerta formativa di tutto rispetto. Per iscriversi non basterà il curriculum, il candidato dovrà superare una rigorosa selezione con la quale potrà accedere ai corsi in modalità part-time, tenendo conto dell’orario di lavoro.
Un totale di 750 ore «spalmate» nel triennio di cui seicento solo di laboratorio, piani di studio e programmi uguali a quelli dei corsi a tempo pieno, così come il titolo finale. Tramite una piattaforma web, lo studente potrà accedere, tra l’altro, a duemila unità didattiche grazie a una struttura all’avanguardia, il Lap (Laboratorio produzioni multimediali), attivo nella facoltà. Un sistema modernissimo che consente di realizzare lezioni a distanza in modalità sincrona o asincrona, come dire registrate o dal vivo, con il docente collegato in chat e videocamera multimediale. Ma qual è l’identikit dello studente-tipo? «Un’età compresa fra i quaranta e cinquant’anni - spiega il preside Giovanni Macciocco - impegnato professionalmente e con un minimo di esperienza maturata negli anni». Va de sè che i corsi sranno aperti anche ai più giovani, nell’ottica di un rapporto col territorio sempre più proficuo e costruttivo. Lo ha rimarcato anche il rettore Attilio Mastino quando ha accennato ai problemi delle università periferiche: «Riduzione dei fuori corso e potenziamento degli iscritti, intercettando anche le esigenze di studenti speciali come i lavoratori a tutela completa del diritto allo studio». Plauso e soddisfazione trasversali per l’iniziativa promossa da Confindustria e Università, a cominciare da Stefano Lubrano (presidente Confindustria Nord Sardegna) che ha garantito il pieno sostegno della Confederazione e da Sergio Milia, da poco assessore regionale all’Istruzione: «Spesso, e con risultati lusinghieri - ha detto Milia - le associazioni di categoria fanno ciò che dovrebbero fare le istituzioni, questo è uno di quei casi». Pieno sostegno anche del presidente della Provincia Alessandra Giudici e del vice sindaco di Alghero Mario Conoci per questo progetto destinato ad avere successo. Il corso sarà attivato a partire dal prossimo anno accademico, nel frattempo la facoltà raccoglierà le domande per avviare le selezioni. «Ci aspettiamo pieno riscontro - ha detto il preside Macciocco - tenuto conto delle numerose richieste avute negli anni».
L’iniziativa incassa il parere favorevole degli ordini profesisonali: architetti, ingegneri e collegio geometri, settori da cui arrivano continue richieste di qualificazione.
 

8 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
Sit-in studenti, interviene la polizia 
La manifestazione sciolta dalle forze dell’ordine, nove in Questura 
La protesta si è estesa al Siotto, al Dettori al Pacinotti al professionale Pertini e allo scientifico Pitagora 
BETTINA CAMEDDA 
CAGLIARI. Sulla scia della grande manifestazione del 14 dicembre non si placa l’ondata di protesta che vede in prima linea universitari, ricercatori, docenti e studenti medi contro la “riforma della scuola pubblica”, voluta dal ministro Mariastella Gelmini. Proprio ieri, a Cagliari, nove studenti dell’Istituto Magistrale Eleonora d’Arborea sono stati prelevati e portati in Questura, dopo un sit-in.
È accaduto in mattinata, intorno alle 8.30, quando gli studenti, in autogestione da quattro giorni, hanno dato vita ad un sit-in improvvisato bloccando la strada antistante l’edificio scolastico e mandando in tilt il traffico. Una manifestazione pacifica ma senza autorizzazione che ha rischiato di degenerare.
L’invito da parte del vice questore ad abbandonare il sit-in non ha convinto i giovani, e gli irriducibili - i nove ragazzi, quasi tutti minorenni - sono stati portati in Questura.
«Credevamo che manifestare pubblicamente - spiega Stefano Mameli, rappresentante d’Istituto - fosse un nostro diritto ma così non è stato. La nostra era una protesta pacifica per far capire alla gente che non vogliamo più avere niente a che fare con questo Governo che ci sta portando alla miseria. Non abbiamo futuro.». I ragazzi sono stati trattenuti in Questura e rilasciati dopo qualche ora come da prassi. «C’è stata una piccola colluttazione - continua Stefano - perché un ragazzo ha reagito ma ci hanno trattato bene». Per martedì 21 i sindacati insieme ai vari gruppi hanno proclamato la giornata nazionale di mobilitazione in tutti gli atenei.
Un ulteriore invito a non mollare rivolto a professori, ricercatori, precari, dottorandi, tecnico-amministrativi e studenti universitari e medi. E i preparativi, in attesa della “sentenza definitiva” del 22 che ha come imputato la scuola pubblica, fervono anche nei licei e istituti di secondo grado del cagliaritano, molti dei quali già in occupazione e autogestione da settimane. Perché gli studenti non vogliono questa riforma. Lo scrivono sui blog, ne fanno libero sfogo su Facebook, lo ribadiscono ai microfoni di tv, radio e ai giornalisti della carta stampata. Non è una battaglia politica la loro, non vogliono essere paragonati ad altri e non intendono impossessarsi di ideali appartenuti a lotte passate, come quella del ’77. «Hic et nunc» è il loro motto perché in gioco c’è il futuro della scuola pubblica e di più generazioni. Lo sanno bene gli studenti dell’Istituto Professionale Sandro Pertini e del Liceo Scientifico Pitagora. Da una settimana sono in autogestione e ieri hanno proclamato lo sciopero bianco: in classe non si fa lezione ma solo gli scritti più importanti. “Annullate il decreto vogliamo un futuro concreto” e ancora “se il decreto se ne andrà tutta Italia esulterà” sono solo due dei tanti striscioni preparati ieri nella palestra occupata con sottofondo la musica natalizia a tutto volume. Dopo settimane di pre-occupazione invece gli studenti del Liceo Classico Siotto, nel primo pomeriggio di ieri, hanno dato il via all’occupazione ufficiale. “Il nostro futuro, la nostra lotta” è lo striscione che capeggia sulla facciata dell’Istituto. Si occupa anche al Liceo Scientifico Pacinotti mentre al Liceo Classico Dettori sono una cinquantina gli studenti che hanno trascorso la notte in occupazione. Ieri mattina poi tutti in assemblea. Presenti oltre quattrocento studenti: «Non si possono fare tagli sulla cultura - dichiara Elisa Tronci, studentessa al quinto anno - per questo motivo occuperemo ad oltranza contro questa riforma che vuole portarci via il diritto allo studio e privatizzare università e ricerca». Dietro Elisa si intravede un grande striscione blu con su scritto “la nostra cultura vi fa paura”.


9 - La Nuova Sardegna / Pagina 11 - Attualità
Denunciati tre studenti universitari
PISA. I carabinieri di Pisa hanno denunciato tre studenti universitari che, insieme ad altri, il 25 novembre scorso parteciparono all’occupazione della Torre di Pisa nell’ambito delle manifestazioni dei collettivi universitari studenteschi contro il ddl Gelmini. «Nello stesso contesto - spiega una nota diffusa dai carabinieri - sono stati denunciato altri 20 manifestanti per l’occupazione dell’aeroporto e della stazione ferroviaria: si tratta dei più facinorosi tra coloro che vollero estremizzare la protesta fino a paralizzare la città attraverso la commissione di azioni eclatanti. Tra le accuse contestate ci sono l’interruzione di pubblico servizio e danneggiamento».


10 - La Nuova Sardegna / Pagina 22 - Fatto del giorno
GLI SCONTRI DI ROMA 
Una generazione arrabbiata e le tante colpe della politica 
Saviano ha trovato le parole giuste: la violenza non serve Ma ai giovani delusi e disperati bisogna dare un futuro 
La lettera aperta rivolta agli studenti scesi in piazza il 14 a Roma contiene ragionamenti di ovvia e condivisibile saggezza. Li invita a abbandonare una volta per tutti i metodi della violenza che non solo sono eticamente ingiusti ma finiscono per rafforzare il potere stesso che si vorrebbe abbattere. L’ha fatto, però, coi modi e nel tono di chi sa cosa sia la rabbia per un futuro negato.
Infatti, questo sembra essere il punto. Non la riforma dell’Università presentata dal ministro Gelmini (che pure raggela le speranze degli studenti per il loro immediato futuro) ma la generale mancanza di prospettive. Le statistiche sulla disoccupazione giovanile - oltre il 25% in Italia, e con punte nel Mezzogiorno che vanno verso il 50% - dovrebbero spingere il governo, più in generale la politica, a farne il tema centrale della vita pubblica italiana. Ma così non è, evidentemente. Laddove è centrale, invece, dall’inzio stesso dell’epoca berlusconiana, l’eterna transizione verso un sempre atteso ma mai raggiunto riassetto del sistema politico. Una politica narcisa che discute solo di se stessa: al centro di tutto il suo dominus, il presidente del Consiglio, per parte sua impegnato a tempo pieno a cercare di evitare di comparire di fronte ai giudici.
Se si vuole comprendere quel che è successo per le strade del centro di Roma la mattina del 14 dicembre, occorre tener presente che in quelle stesse ore nell’aula (e nei corridoi, soprattutto) di Montecitorio si stava consumando la pagina forse più vergognosa della nostra storia repubblicana.
«Caro Roberto» - scrive una giovane donna a Saviano - ho 26 anni, due lauree e tanta voglia di fare. Sono arrabbiata, stufa, sconfortata. Non ho ragione di credere che con “le buone” si ottenga qualcosa. Perché è vero, la violenza è uno schifo, ma è l’ultima risorsa di chi è disperato». Non mancano risposte alla lettera dello scrittore più misurate e politicamente avvedute come quella dell’Unione degli universitari e della Rete degli studenti medi, che rivendicano un altro modo di ribellarsi e parlano della violenza di strada (che riguarda, secondo loro, una ristretta minoranza) come di una sconfitta del movimento. Parole sagge, in sintonia con quelle altrettanto sagge di Saviano. Ma il tono complessivo delle risposte è un altro: «Saviano, guardaci negli occhi, siamo noi ragazzi normali, senza un futuro, pieni di rabbia! Poveri, politici di di sinistra, non capite neanche cosa sta succedendo!».
Ritorna la politica, la politica che non sa ascoltare, che non sa guardare, che volta la faccia dall’altra parte, che rimira il proprio ombelico. Compresa quella di sinistra, come gli studenti non si stancano di ripetere. Sarebbe certo ingeneroso (oltre che sbagliato, sul piano dei fatti) addebitare principalmente alla sinistra lo stallo in cui si trova il Paese. Ed è anche giusto sottolineare le responsabilità di chi ha più a lungo governato nel corso dell’ultimo quindicennio.
Non è facile, visti come siamo messi, ma una cosa dovrebbero fare tutte le forze politiche - di sinistra, di centro, e perché no?, di destra - interessate a dare finalmente al sistema politico un asseto stabile. Cambiare l’agenda politica, facendo in modo che ne siano al centro i grandi problemi sociali: la disoccupazione, il fatto che coloro che pagano le tasse ne pagano troppe mentre sono molti quelli che le evadono, che una scuola e una università pubbliche ricche di possibilità rischino di essere private delle risorse minime per soppravvivere, che le strutture materiali di questo paese (e non solo i suoi monumenti) stiano andando in pezzi. L’operazione è senz’altro difficile ma, forse, discutendo concretamente di questi temi, elaborando cioè concreti programmi di governo, i partiti potranno trovare le formule politiche adatte a portarci finalmente al di là del guado.
 

 

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