Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 December 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web


 
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina      
Rivolta nelle università
Camera, sì alla riforma
Berlusconi attacca: «Ma i veri studenti erano a casa a studiare»
Gravi disordini a Roma, Milano e Bologna. A Cagliari sfilata e traffico nel caos
 
Nel giorno in cui la Camera approvava la riforma dell’Università (ma il testo passa ora al Senato) la rivolta studentesca esplodeva in molte città italiane. Gravi disordini sono avvenuti a Roma, Milano e Bologna dove evidenti infiltrazioni dei centro sociali hanno provocato atti di violenza. Nella Capitale, blindata per proteggere i siti sensibili, i manifestanti hanno preso d’assalto i mezzi della polizia. A Cagliari la protesta pacifica degli studenti ha mandato in tilt il traffico nelle zone del centro e in Piazza d’Armi. Non si placa la polemica politica. E Berlusconi accusa: «I veri studenti erano a casa a studiare».
 
Primo Piano - Pagina 2
Gelmini, il giorno più lungo di un ministro in trincea
 
ROMA Un silenzio rotto appena in serata. Per tutta la giornata il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, non ha voluto commentare in alcun modo nè la discussione in aula, nè le proteste del popolo universitario che in tutta Italia diventavano di ora in ora più accese, fino a sfociare in episodi di violenza. Alle domande della stampa il ministro ha risposto solo dopo il voto finale: «È l’approvazione di una riforma importante, una tra le più importanti della legislatura. Spiace averlo dovuto fare in un clima di tensione sociale».
Un volto un po’ più rilassato, finalmente. Seppur ancora visibilmente segnato dalla stanchezza e dalla tensione degli ultimi giorni. Ieri il ministro non ha lasciato per un attimo Montecitorio, mentre il centro della città veniva assediato dal mondo accademico. Un’altra giornata di passione, anche se cominciata all’insegna dell’ottimismo, con un applauso «chiamato» per lei dal premier Silvio Berlusconi durante la riunione del Consiglio dei ministri.
Gelmini è arrivata alla Camera subito dopo il passaggio a Palazzo Chigi. Maglioncino di lana azzurro chiaro - in tinta con le perle appese agli orecchini - pantaloni scuri, sguardo teso.
Comincia la discussione in aula. Il governo va sotto su un emendamento di Fli, ma porta a casa quello contro parentopoli, proposto dall’Italia dei Valori, apprezzato da Fli e Lega, e infine addirittura inasprito su ordine del dicastero di Viale Trastevere. Il dibattito prosegue liscio fino alle 13.30, per la pausa pranzo. Il ministro esce dall’aula, non si ferma davanti ai cronisti e si allontana verso gli uffici del governo. Riappare in Transatlantico dopo meno di un’ora per la ripresa dei lavori e si intrattiene, sui divani dell’anticamera, con i suoi collaboratori. Poi di nuovo dentro, in attesa del verdetto finale. Passano i due emendamenti «cruciali», riscritti per trovare un accordo con Fli, mentre il governo va sotto su un emendamento di Api-Fli-Pd, che blocca la possibilità di una sorta di commissariamento da parte del Ministero dell’Economia sul Miur, in caso di scostamenti dalla spesa prevista.
Solo dopo il sì della Camera, sicura del successo ottenuto, la Gelmini si lascerà andare. Pronta a difendere in tarda serata la sua riforma anche davanti alle telecamere.
 
Primo Piano - Pagina 2
La Camera approva, sì alla riforma
Governo due volte sotto poi il via libera. Il testo passa al Senato
Tra polemiche, cortei e proteste, la Camera ha approvato ieri la riforma dell’Università. Manca solo il sì del Senato.
 
ROMA Sì sofferto dell’Aula di Montecitorio alla riforma dell’Università. I finiani ancora una volta mettono in evidenza la loro «insostituibilità» per la tenuta parlamentare del governo. E, prima del voto finale, mandano «sotto» l’esecutivo due volte su altrettanti emendamenti che hanno il via libera anche dall’opposizione. Testi che vengono approvati contro il parere del governo con una ventina di voti di scarto. Ma Silvio Berlusconi difende a spada tratta il ddl e attacca i manifestanti: «I veri studenti sono a casa a studiare»,dice, chi va ora in piazza sono i fuoricorso dei centri sociali.
L’opposizione esulta per i due voti dei finiani e attacca la riforma a testa bassa. Ed è scontro in aula con il centrodestra che insorge contro i «massimalismi» di Pd e Idv.
TIFO DA STADIO Ogni volta che un emendamento di Fli viene messo ai voti, mentre è aperta la votazione dai banchi del centrosinistra si sente il classico olè degli stadi di calcio in vista di un’azione decisiva.
Ma è anche scontro al calor bianco sulla sicurezza nelle città italiane invase da tantissimi studenti che protestano contro la riforma. Pd e Idv attaccano il ministro dell’ Interno accusandolo di aver «militarizzato» Roma. Lui si difende parlando di «difesa adeguata».
Silvio Berlusconi, dunque, difende il testo Gelmini: «È una buona riforma che favorisce studenti, professori e più in generale tutto il mondo accademico e dunque deve passare se vogliamo finalmente ammodernare l’Università».
Il presidente del Consiglio non si capacita delle proteste e dell’opposizione alla riforma: «È stata discussa con tutte le parti in causa, modificata, migliorata e credo che meglio di così non si potesse proprio fare». Per questo, osserva Sandro Bondi, «un’opposizione responsabile dovrebbe sostenerla». E invece, secondo Ignazio La Russa, «la sinistra solidarizza con i violenti».
I DUE PRESIDENTI Gli «estremisti che hanno bloccato Roma e causato gravi incidenti non hanno reso un buon servizio alla stragrande maggioranza di studenti scesi in piazza con motivazioni non totalmente condivisibili ma certamente animate da una positiva volontà di partecipazione e di miglioramento delle condizioni della nostra Università», si schiera il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che esprime solidarietà «alle Forze di Polizia, ai cittadini romani e ai tantissimi giovani in buona fede, la cui protesta è stata strumentalizzata».
Incidenti che - dice il presidente del Senato Renato Schifani, che condanna gli attacchi alle forze dell’ordine - «non hanno certamente giovato alla vita democratica e a chi voleva manifestare pacificamente». Ma per il Pd responsabile della tensione è solo e soltanto il governo. «Mi pare - denuncia il leader Pierluigi Bersani - che nella stragrande maggioranza studenti e ricercatori si siano mossi in modo pacifico. Ha impressionato la città militarizzata. E se si è arrivati a questa tensione è per irresponsabilità dell’Esecutivo che ha perso la testa e la presa sui problemi del Paese».
E sotto attacco della sinistra radicale è il ministro dell’Interno Roberto Maroni, cui Nichi Vendola contesta «una responsabilità gravissima», perchè sta facendo diventare «le proteste studentesche una vicenda di disordine pubblico».
L’ORDINE PUBBLICO Ma il responsabile del Viminale non ci sta: «Io - rivendica - ho il compito di gestire l’ordine pubblico e evitare incidenti e l’assalto ai luoghi sacri della democrazia, come avvenuto la scorsa settimana in Senato. E mi pare che tutto stia avvenendo con grande responsabilità delle forze dell’ordine che hanno subito violenza e stanno gestendo una situazione molto complicata».
 
Primo Piano - Pagina 3
Università, scene di guerriglia a Roma
Tafferugli anche a Milano. Cortei e proteste in tutta l’Italia
 
ROMA Caos, scontri, cortei e guerriglia nel centro di Roma, diventato per un giorno una fortezza quasi inviolabile contro il tentativo di assedio degli studenti. Nel giorno della dell’approvazione del disegno di legge Gelmini gli universitari e i liceali provano l’assedio dei palazzi del potere tentando di violare la zona rossa della Capitale. Tutti al grido dell’armata Brancaleone, un omaggio al regista Mario Monicelli, suicidatosi lunedì. Tafferugli anche a Milano, Firenze e Bologna.
LA MANIFESTAZIONE Cinquantamila manifestanti - secondo gli organizzatori - hanno invaso la Capitale con diversi cortei, poi confluiti. Dopo l’assalto al Senato di una settimana fa, stavolta l’obiettivo era Montecitorio. Ma al loro arrivo vicino al Parlamento i manifestanti si sono ritrovati un’atmosfera insolita: nessun agente, piazza Venezia letteralmente sigillata da blindati, e tutte le vie di accesso a Montecitorio sbarrate dai mezzi delle forze dell’ordine. Ed è subito partito un lancio di fumogeni, petardi, uova, bottiglie e verdura. In pochi minuti la piazza del Parlamento è diventata uno spazio vuoto bombardato dagli studenti. Da lì è cominciata la guerra di nervi tra manifestanti e forze dell’ordine. Dopo aver bloccato il traffico sul Lungotevere, gli studenti hanno sfilato in via del Corso, dove hanno trovato altri due blindati a sbarrare la strada.
L’ASSALTO Stavolta gli studenti hanno provato a sfondare. Lanci di oggetti, calci, pugni, mazze e pietre contro i mezzi delle forze dell’ordine che i manifestanti tentavano di ribaltare e poi hanno assaltato. Dietro i blindati sono partiti prima i lacrimogeni, poi la carica contro la testa del corteo. Il risultato è stato un arresto tra i manifestanti e qualche ferito lieve tra le forze dell’ordine. Una situazione di tensione che ha generato il panico tra turisti e commercianti in via del Corso. Ma la marcia è ripartita verso la stazione Termini, dove gli studenti hanno occupato per una mezzora nove binari al grido di Branca, Branca, Branca, Leon, Leon, Leon, ricordando così il regista Mario Monicelli.
CAPITALE MILITARIZZATA Una giornata vissuta sull’orlo di una crisi di nervi da automobilisti e pendolari, ma che non ha risparmiato le polemiche su una città militarizzata, presidiata soprattutto da blindati a protezione della città del potere. Anche il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha parlato di «una giornata particolarmente impegnativa. I manifestanti hanno ripetutamente provocato per ottenere una reazione, probabilmente sarebbe stata sufficiente l’azione scomposta di uno solo degli operatori per far degenerare in modo imprevedibile gli scenari in un contesto ambientale particolarmente sensibile».
LA PROTESTA «Fermatevi» e «lo chiederemo paralizzando il Paese con le nostre iniziative»: con questo grido di battaglia una «valanga» di studenti, ricercatori e dottorandi è scesa dai tetti e ha organizzato in tutte le città italiane cortei spontanei, ha invaso binari e bloccato stazioni ferroviarie. Un giorno di caos, per far sentire la loro voce e chiedere al Parlamento di bloccare l’approvazione del disegno di legge Gelmini. E la protesta ha sconfinato, raggiungendo Parigi: un gruppo di studenti italiani del programma Erasmus ha appeso per qualche minuto uno striscione dal tetto dall’Arco di Trionfo.
SCONTRI NELLE ALTRE CITTÀ Momenti di tensione, manganellate e brevi scontri con le forze dell’ordine davanti alla Prefettura di Genova. I manifestanti hanno lanciato oggetti, uova e fumogeni contro poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa. Striscioni sono stati calati su Palazzo Ducale. Studenti hanno lanciato letame sugli ospiti di una diretta televisiva in piazza, colpendo due assessori. Alcune decine di studenti hanno effettuato un blitz negli uffici torinesi del Ministero dell’istruzione, sfondando il portone d’ingresso e salendo al secondo piano. I binari della stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia sono stati occupati dagli studenti, che così hanno bloccato la circolazione dei treni. A Milano gli studenti hanno occupato per una ventina di minuti i binari della stazione Cadorna. Stesso rituale alla stazione Garibaldi. Una decina di manifestanti ha cercato, senza riuscirci, di entrare a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Chiuse per un’ora tre fermate della metropolitana. Tafferugli tra studenti, polizia a carabinieri davanti alla stazione di Bologna.
 
Primo Piano - Pagina 3
gli altri
Gli studenti di destra: via i baroni
 
ROMA «Questa è una riforma che può cambiare davvero le cose nelle università italiane»: Giovanni Donzelli, presidente nazionale di Azione Universitaria (studenti di centrodestra), ammette che il disagio nel mondo universitario esiste, ma è convinto che il ddl Gelmini sia la strada giusta per risolvere i problemi. «Peccato - aggiunge - che pochi di coloro che stanno protestando in piazza sappiano cosa prevede realmente la riforma».
Donzelli spiega quali sono i punti del disegno di legge che a suo parere consentiranno «una rivoluzione meritocratica» negli atenei italiani. «Una riforma - rivendica con orgoglio - che raccoglie le battaglie storiche della destra universitaria».
Innanzitutto, inchioda i docenti alle loro responsabilità: «se finora i professori non devono dimostrare la loro presenza a lezione o al ricevimento, con la conseguenza che per gli studenti sono introvabili, ora sono obbligati a farlo». Poi «i rettori non potranno più avere un mandato a vita come finora accade». Ancora, «lo stipendio dei docenti sarà legato al merito, e questo merito verrà giudicato dagli studenti, attraverso un sistema di consultazione».
Altro punto della riforma Gelmini che secondo gli studenti di destra costituisce una «rivoluzione» nel mondo accademico è che «se finora i concorsi per i docenti avevano un esito scontato, con la riforma non sarà più così, perchè la commissione sarà sorteggiata e non più eletta e il concorso sarà nazionale».
 
Primo Piano - Pagina 3
Assemblee e facoltà occupate.
Tifo da stadio per la diretta tv dalla Camera. I ricercatori protestano a Monserrato
 
Assemblee permanenti nelle facoltà occupate a oltranza, volantinaggi nelle scuole superiori per sensibilizzare i più giovani, vibranti cortei nelle strade e blocchi temporanei del traffico che hanno mandato in tilt la viabilità in tutto il centro storico di Cagliari. E a tarda sera, verso le 23, un altro corteo con l’intenzione di bloccare il traffico notturno in Piazza Jenne.
NON AUTORIZZATI La giornata di mobilitazione studentesca contro la riforma dell’università ha interessato ieri tutta la Sardegna, ma è soprattutto nel capoluogo che la protesta si è fatta sentire. Alle 10 in punto oltre seicento studenti di tutte le facoltà si sono radunati nelle aule 1 e 2 di Ingegneria (in via Is Maglias) per seguire in diretta il rush finale del ddl Gelmini alla Camera. La stessa cosa hanno fatto sia altri 350 giovani alla Cittadella universitaria di Monserrato che un gruppetto di ricercatori al Magistero e nell’ex Clinica Aresu. Intorno a mezzogiorno, non appena si è saputo che la discussione del disegno di legge Gelmini era stata rinviata alle 19, circa trecento universitari hanno abbandonato le aule di Ingegneria per riversarsi in strada e dare vita a un rumoroso corteo non autorizzato che dal Magistero (dove prosegue a oltranza l’occupazione) è arrivato fino alla centrale via Roma.
TILT Pesantissimi i disagi patiti dagli automobilisti, specialmente in piazza d’Armi (con effetti negativi anche in viale Merello e via Is Mirrionis) e nel largo Carlo Felice, dove gli studenti hanno impedito fisicamente il passaggio delle automobili e dei mezzi pubblici occupando la carreggiata. In prima linea gli universitari, ma anche tanti docenti, ricercatori e studenti delle superiori. Dopo aver bloccato l’incrocio tra via Roma e il largo, i manifestanti hanno interrotto il traffico dimostrando sotto la sede del Pdl al grido di "buffoni", quindi sono arrivati davanti alla sede del Consiglio regionale dove si è svolta un’assemblea.
IL PROCESSO Parallelamente a Sassari è andata in scena una provocazione: la condanna al silenzio e alla morte intellettuale di dieci personaggi sardi sotto processo, da Antonio Gramsci a Emilio Lussu, da Grazia Deledda a Salvatore Satta, colpevoli di incitazione alla cultura. La “sentenza” è stata pronunciata nell’atrio dell’università dagli studenti e dai ricercatori del Forum Studentesco che da mercoledì scorso occupano l’ateneo. Provocazione anche ad Alghero con la facoltà di Architettura messa simbolicamente all’asta su Ebay a un prezzo base di 5 euro.
Alle 19 i manifestanti si sono radunati di nuovo nelle facoltà per seguire in diretta il voto finale alla Camera e valutare nuove clamorose iniziative di protesta. «Stiamo manifestando contro una parodia di riforma», ha commentato Michele Mascia, 39enne ricercatore cagliaritano, «che a nostro avviso non risolverà i problemi dell’università, ma al contrario li accrescerà».
«Abbiamo fatto volantinaggio per sensibilizzare tutti sulle conseguenze di questa riforma», ha spiegato Enrico Puddu, 22enne studente di Ingegneria, nonché esponente del comitato “Studenti contro la crisi”, «e abbiamo manifestato per le strade per farci sentire».
LA VOTAZIONE «Le aule 1 e 2 di Ingegneria si sono pian piano riempite», hanno riferito gli studenti Nicola Usala e Angelo Pinna, «e la diretta dalla Camera è stata seguita con grande attenzione». L’audio saltava di continuo e l’immagine di tanto in tanto si bloccava, ma nessuno si è mosso dalla sedia. I fischi per i parlamentari del centrodestra si sono alternati agli applausi per gli interventi dell’opposizione. Durante le sospensioni della seduta si usciva fuori per commentare, mangiare uno snack e fumare sigarette. E oggi sarà un’altra giornata di lotta.
PAOLO LOCHE
 
Provincia di Sassari - Pagina 26
Sassari. Università, la protesta
Processo in piazza: «In questo modo si uccide la cultura»
 
Grazia Deledda condannata al silenzio, insieme ad Antonio Gramsci ed Eleonora d’Arborea. È terminato così il "processo" a dieci personaggi illustri della storia sarda messo in scena dagli studenti dell’università di Sassari come segno di protesta per la riforma Gelmini.
Gli studenti hanno voluto rappresentare con uno spettacolo tragico e dai toni medievali la “morte della cultura”.
La bocca degli intellettuali imbavagliata da una benda nera e una sentenza spietata firmata dai ministri Maria Stella Gelmini e Giulio Tremonti hanno fatto da cornice alla mattinata di protesta degli studenti dell’ateneo sassarese. Insieme alla Deledda, a Gramsci e a Eleonora d’Arborea hanno sfilato davanti ai “giudici” anche Claudio Fermi, Daniel Bovet, premio nobel per la medicina nato in Svizzera ma docente a Sassari, Emilio Lussu, Antonio Pigliaru, Mario Sironi, Domenico Alberto Azuni e Salvatore Satta, interpretati da dieci studenti.
Tutti colpevoli di “eresia e di incitazione alla cultura” e quindi condannati alla “proibizione del sapere”. Durante la notte gli studenti si sono riuniti nell’aula Eleonora d’Arborea dove hanno assistito a un concerto e proiettato alcuni film. Hanno atteso il giorno della discussione alla Camera dei deputati della legge Gelmini, sperando nel miracolo della bocciatura ma preparandosi comunque a quella che definiscono la "fine dell’università". Alla lettura della sentenza hanno assistito circa duecento persone, tra loro molti studenti e qualche ricercatore.
Subito dopo è iniziata la diretta audio della discussione alla Camera. Gli studenti sono rimasti tutto il giorno con un orecchio rivolto alle notizie da Montecitorio e uno alle chiacchiere e ai progetti futuri. «C’è amarezza nel pensare che se vuoi investire nella cultura non sarai mai ripagato», racconta Roberto Santoru, rappresentante degli studenti in Senato accademico, «molti di noi hanno già deciso di iniziare la carriera universitaria fuori dall’Italia, per tornare magari un giorno in Sardegna a lavorare».
La mattinata di protesta era iniziata con un corteo degli studenti delle superiori. Armati di fischietti, trombe, manifesti e striscioni, circa duemila ragazzi si sono ritrovati in piazza d’Italia alle nove e trenta per far sentire la loro voce. Arrivati da tutte le scuole cittadine, si sono diretti poi in piazza Università scortati da polizia e carabinieri per unirsi alla protesta dei "colleghi" più grandi.
ANTONIO MUGLIA
 
2 – L’Unione Sarda
Oristano e Provincia - Pagina 19
università
Doppiaggio labiale, il primo video nell’Isola
 
Stamattina i centocinquanta studenti universitari del Consorzio Uno si riuniranno in piazza Eleonora (tempo permettendo) e nei locali del chiostro del Carmine per dare vita al primo lip-dub (doppiaggio labiale) universitario della Sardegna. I ragazzi saranno ripresi mentre cantano in playback un famoso brano degli anni Ottanta. Le loro performance serviranno per realizzare un video sugli universitari sardi che sarà presentato alla fine di dicembre nel corso dell’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico e poi diffuso on-line. Si tratta di un evento creativo, divertente e socializzante, utile per raccontare attraverso il coinvolgimento di studenti, docenti e personale amministrativo, la vita degli universitari in città. Un modo per creare partecipazione, solidarietà e aggregazione. I video lip-dub sono spesso ambientati in famose Università (soprattutto nei paesi anglosassoni) e spopolano su Internet e su You Tube. Appuntamento alle 8.30 e inizio delle riprese alle 10, lungo un percorso che dal cuore cittadino porterà i ragazzi alla sede dei corsi universitari gemmati dai due Atenei di Cagliari e Sassari. ( c. c. )
 
3 – L’Unione Sarda
Lettere & Opinioni - Pagina 43
MALATA RARA, MA NON SOLA
Grazie a Reumatologia
 
Da circa 20 anni mi è stata diagnosticata una vasculite sistemica, meglio denominata Micropoliangioite. Ci sono tante difficoltà per reperire i farmaci che riescano a bloccare la malattia, che ha interessato diversi organi e la cute. Mi sento rara, ma non sola, grazie a un’équipe di medici del reparto di Reumatologia del Policlinico universitario di Monserrato, diretto da Alessandro Mathieu, il quale, con tutti i medici e paramedici, nonostante diverse difficoltà, fa l’impossibile per aiutare i pazienti ad affrontare la vita, pur con le tante complicazioni che queste patologie ci riservano.
Mariella Piredda - Sant’Antioco
 

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
La protesta di universitari e ricercatori: cortei e assemblee contro la riforma Gelmini
Sit-in degli studenti davanti al palazzo del consiglio regionale e «cordone» di fronte al municipio
BETTINA CAMEDDA
 
 CAGLIARI. La vera rivolta ha inizio nelle prime ore di ieri: cortei in tutta Italia contro la riforma Gelmini nella giornata di discussione alla Camera del ddl. Non sono i “giovani dei centri sociali” né studenti “pilotati dalla sinistra”. Sono universitari e ricercatori. Sono quelli che tre volte all’anno pagano le tasse, i cervelli in fuga costretti a partire all’estero per sentirsi apprezzati e invogliati a fare ricerca senza essere sottopagati.
 E se il Governo ieri pomeriggio ha incassato il doppio ko sull’approvazione del ddl, gli studenti scendono in piazza dichiarando lo stato di emergenza. Anche a Cagliari.
 Dopo la veglia funebre che ha visto studenti e ricercatori in procinto di dire addio all’Università pubblica ieri mattina si sono radunati due gruppi di ascolto nelle due aule della facoltà di Ingegneria e alla Cittadella di Monserrato per assistere alla proiezione in diretta della votazione sul ddl. Aule piene e attesa snervante.
 In quelle stesse ore circa trecento studenti hanno bloccato piazza Yenne e via Manno: un corteo spontaneo che ha sostato di fronte al Palazzo del Consiglio Regionale di via Roma, visto dagli universitari come una delle sedi che dovrebbe farsi da portavoce di tutti i disagi che vivono gli studenti sardi. Questa è una riforma che colpirà tutte le Università ma soprattutto quelle con un tessuto sociale ed economico più svantaggiato come le università isolane che non possono accedere a finanziamenti dall’esterno.
 “Blocchiamo il presente per liberare il futuro” è stato lo slogano che li ha visti insieme aggrappati alla piccola speranza che la riforma non passasse.
 In serata gli studenti si sono poi radunati nell’aula 1 della facoltà di Ingegneria per assistere alla diretta parlamentare.
 «Attenderemo il voto e poi decideremo sul da farsi - spiega Marco Meloni - questo è un clima di attesa non sappiamo se la discussione verrà rinviata a domani, quello che possiamo fare è tenere alta la guardia e frenare la tensione che ci accomuna. Tutto verrà deciso nell’assemblea che si terrà dopo l’approvazione o meno della riforma».
 
Pagina 6 - Sardegna
La facoltà di architettura? All’asta per 5 euro su Ebay
 
ALGHERO. Se l’università diventa una merce, allora può anche finire all’asta. E quale asta migliore se non il sito Ebay, il più famoso al mondo per le vendite online? È l’ultima provocazione degli studenti dell’ateneo di Sassari, che da giorni protestano, e nei modi più bizzarri, contro la riforma Gelmini. Sul sito web è stata inserita provocatoriamente un’offerta per l’acquisto della facoltà di Architettura di Alghero. Prezzo base: appena cinque euro. In poco tempo, tuttavia, le offerte sono arrivate fino a far salire il prezzo a oltre diecimila euro. «Non vogliamo accettare che l’università diventi una merce - spiegano gli studenti non senza sarcasmo - ma se lo diventa ci mettiamo da soli sul mercato».
 Alla proteste di universitari e ricercatori dell’Ateneo sassarese si sono uniti gli studenti delle scuole superiori cittadine. Due cortei hanno sfilato per le vie della città per poi ritrovarsi in piazza Università.
 
Pagina 6 - Sardegna
Rabbia e creatività la protesta esplode negli atenei dell’isola
 
 SASSARI. Mentre ieri a Montecitorio la riforma del sistema accademico disegnata dal ministro Mariastella Gelmini passava all’esame dei deputati, gli studenti della Sardegna manifestavano tutto il loro dissenso. A Sassari il «forum universitario» ha messo in scena un simbolico processo ad alcuni storici intellettuali sardi, a Cagliari un lungo corteo si è concluso davanti al Consiglio regionale, e a Nuoro c’è stato un affollato sit-in davanti alla prefettura.
 Intorno a mezzogiorno nell’atrio del rettorato di Sassari il rullare dei tamburi ha annunciato il processo pubblico. Subito dopo si è udita la voce dell’inquisitore: «Gramsci Antonio, questo tribunale la condanna alla morte intellettuale per il delitto d’istigazione alla cultura e per aver pronunciato frasi come studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza». La stessa fine del pensatore di Ales faranno poi Salvatore Satta, Emilio Lussu, Antonio Pigliaru, Grazia Deledda e tanti altri. Teatro, naturalmente. La singolare rappresentazione degli universitari turritani è andata in scena ieri dopo che centinaia di studenti delle superiori avevano affollato rumorosamente la sede dell’ateneo. Tra gli striscioni e i manifesti contro il ddl Gelmini è spuntata anche una bandiera del Movimento dei pastori sardi. «Noi lottiamo per il presente - ha urlato al megafono un rappresentante degli allevatori - voi studenti dovete lottare per il futuro. Quindi non mollate mai».
 A Cagliari la protesta contro la riforma del sistema accademico ha avuto inizio nelle prime ore della giornata. Dopo la veglia funebre che ha visto studenti e ricercatori in procinto di dire addio all’università pubblica, ieri mattina due gruppi di ascolto si sono radunati nelle aule della facoltà di Ingegneria e alla Cittadella di Monserrato per assistere alla proiezione in diretta della discussione del ddl. Aule piene e attesa snervante della votazione. In quelle stesse ore circa trecento studenti hanno bloccato piazza Yenne e via Manno: un corteo spontaneo che ha sostato di fronte al Palazzo del Consiglio regionale di via Roma. «Blocchiamo il presente per liberare il futuro», è stato lo slogan che i manifestanti hanno urlato aggrappandosi alla piccola speranza che la riforma non passasse.
 A Nuoro, sfidando pioggia, freddo e persino la nebbia, circa trecento studenti hanno manifestato contro la riforma Gelmini intasando alcune vie cittadine. Un serpentone - al quale non hanno comunque aderito diversi istituti superiori - ha percorso le strade del centro raggiungendo gli ingressi di diverse scuole e dell’Ufficio scolastico provinciale sino a fermarsi davanti al Palazzo del Governo. Qui è stato inscenato un sit-in con manifesti e striscioni.
 Le proteste stazioni studentesche non sono mancate neanche a Oristano. Dopo diversi giorni di autogestione e la manifestazione di sabato scorso, ieri gli studenti del liceo scientifico Mariano IV e quelli del tecnico industriale Othoca sono passati alla occupazione dei rispettivi istituti. Allo scientifico si è registrato anche qualche momento di tensione quando un gruppetto di studenti è salito sul tetto della scuola.
 
Pagina 9 - Attualità
Governo battuto, poi passa la riforma
Approvati due emendamenti con i voti di finiani e opposizione. Ora lo scontro al Senato
Il Pd: in Senato il voto sia previsto dopo il 14 dicembre
NICOLA CORDA
 
 ROMA. Alla fine il voto finale arriva anche con i sì dei finiani: votano sì in 307, no in 252, ma i numeri non dicono tutto. Per la riforma Gelmini il cammino è stato tormentato fino all’ultimo.
 Tormentato fino all’ultimo e non solo a causa delle proteste studentesche. «Spiace per le tensioni sociali - commenta al termine della giornata il ministro dell’Istruzione - ma sfido chiunque a trovare un solo articolo che non metta al centro gli studenti, la buona ricerca e la buona Università».
 Ieri per altre due volte, dopo le scivolate della scorsa settimana, il governo è andato sotto, con il voto decisivo di Futuro e Libertà. La maggioranza insomma, mostra la sua debolezza appena i finiani si schierano con le opposizioni. La strada del provvedimento, che torna al Senato per la terza lettura, è però condizionata dalla verifica di metà dicembre.
 A Palazzo Madama la maggioranza vorrebbe forzare i tempi e approvarla prima del 10 dicembre, ma la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, ha già sbarrato la strada e minacciato di far saltare l’accordo che prevede l’approvazione della legge di stabilità prima del voto sulle mozioni di sfiducia al governo. Consapevole che questo potrebbe essere l’ultimo provvedimento del suo esecutivo, il premier Berlusconi attacca: «E’ una buona riforma, gli studenti veri sono a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e i fuori corso».
 «Non è con le battute che si governa un paese», gli risponde però in aula il portavoce Fli, Benedetto Della Vedova, che lancia un’altra stoccata al Cavaliere, rivendicando il diritto-dovere di dialogare con gli studenti: «Fare politica non significa andare solo dove si prendono applausi». L’esponente finiano poi, annunciando il voto a favore, spiega che il governo «non ha più la nostra fiducia» e chiede un nuovo esecutivo. Se Bossi ammette che «forse gli studenti hanno qualche ragione ma non devono farsi trascinare da una parte politica» e alla «protesta strumentalizzata» sembra credere anche Fini. «Non hanno nessun partito dietro», replica però il capogruppo del Pd Franceschini, che invita la maggioranza a non sottovalutare il malcontento. Il Pd denuncia anche «un’eccessiva burocratizzazione». Il disegno, accusa Franceschini, è «assecondare il degrado dell’università pubblica sempre più di basso livello, per favorire quella privata di eccellenza e solo per chi ha i soldi». «Inseguono il massimalismo di Vendola e si schierano con gli estremisti», replica il capogruppo del Pdl Cicchitto. Punta il dito contro la Gelmini, «ministra salva-baroni», Di Pietro che boccia l’emendamento del governo definito ‘antiparentopoli’: vieta l’assunzione di docenti con parenti fino al quarto grado, ma solo nell’ambito del dipartimento che fa la chiamata e non più dello stesso Ateneo. «Questa è la riforma Tremonti - accusa il leader dell’Idv - che ha commissariato il suo ministero tagliando i fondi».
 
Pagina 9 - Attualità
GLI STUDENTI
«Ma la nostra lotta non si fermerà qui»
 
ROMA. «Mentre 400 mila studenti e ricercatori invadono le piazza delle città universitarie italiane la Camera dei deputati approva la riforma Gelmini. Mobilitazioni in tutta Italia che hanno portato in piazza studenti e ricercatori in una giornata di straordinaria partecipazione che, però, ancora una volta mostra l’arroganza di un governo che, appeso ad un filo, detta tappe forzate per approvare una riforma che va contro il Paese smantellandone le fondamenta». E’ una nota dell’Unione degli Universitari. «Da Palermo a Torino, da Parma a Lecce, passando per L’Aquila, Milano, Bologna, Firenze, Napoli, gli studenti sono ovunque in mobilitazione, con cortei, presidi, occupazioni dei tetti delle facoltà. Oggi il governo ha dimostrato ancora una volta uno scollamento totale con il Paese e con i suoi giovani. Ma l’Unione degli Universitari - si legge nella nota - non ha alcuna intenzione di fermarsi. Continueremo questa battaglia per portare la società civile sempre più dalla nostra parte. In questo momento sono in corso nelle centinaia di facoltà occupate assemblee per decidere come proseguire la mobilitazione e impedire che la riforma venga approvata al Senato».
 
Pagina 7 - Attualità
CITTÀ PER CITTÀ
Proteste con fantasia, blitz in stazioni e autostrade
 
 ROMA. Diciotto stazioni occupate, tratti autostrali bloccati, scontri nei centri storici. La protesta anti-Gelmini è divampata dal nord al sud. Obiettivo: bloccare le città. E blocco è stato.
 A Torino il corteo, diviso in tronconi, è riuscito a sbarrare sia i varchi alla tangenziale, sia le vie d’accesso alla stazione Porta Nuova. Momenti di tensione quando i ragazzi hanno sfondato il portone d’ingresso del ministero della Pubblica Istruzione e ricerca. Da Torino a Palermo dove in 50mila hanno «occupato» l’intera città. Venti i cortei non autorizzati che hanno bloccato lo svincolo principale delle autostrade per Catania, Messina e Trapani bruciando copertoni. Nel capoluogo siciliano la protesta è andata avanti per tutta la giornata: alle 20 gli universitari hanno fatto irruzione in municipio dove era in corso il consiglio comunale, subito sospeso. Poco prima erano entrati anche nella sede Rai.
 Gli studenti di Bologna con un blitz sono penetrati direttamente in autostrada. Poco prima di mezzogiorno, passando per il casello di Fiera hanno interrotto la circolazione sull’A14. Alle 19 in Toscana gli studenti hanno invaso anche il varco autostradale di Pisa-centro sull’A12 interrompendo la viabilità verso Livorno. A sud, circa duemila studenti dell’università della Calabria hanno bloccato lo svincolo di Cosenza nord in A3.
 Scontri con la polizia sempre a Bologna dove sono scesi in piazza 10mila studenti. La Digos ha respinto il tentativo di invadere la stazione ferroviaria. Sono volate manganellate e alcuni ragazzi sono rimasti feriti. Per mezz’ora la polizia ha impedito l’ingresso anche ai passeggeri. Solo alle 15 è stato aperto un varco per l’ingresso controllato dei passeggeri. Hanno invece raggiunto i binari gli studenti di Venezia che hanno occupato anche il rettorato di Cà Foscari. Studenti sui binari anche a Parma, Catania, Trieste e Perugia. Scontri a Genova. Davanti alla prefettura un giovane è stato colpito da una manganellata. Sterco è stato buttato davanti al Monte dei Paschi di Siena nella centrale piazza De Ferrari. (f.cu.)
 
Pagina 7 - Attualità
«Saranno chiusi molti corsi di laurea e ristretti gli sbocchi professionali»
Solo tagli: ecco le ragioni degli studenti che aspirano a costruirsi un futuro
 
ROMA. Secondo i promotori delle manifestazioni ed il tam tam sui siti web, le nuove norme - sulla scia della legge 103 del 2008 che ha già determinato consistenti tagli all’università pubblica - determineranno altri tagli al diritto allo studio, a partire dalla chiusura di numerosi corsi di laurea che impediranno a molti studenti meritevoli di costruire il proprio futuro. Si determinerà, inoltre, il taglio dei fondi per la internazionalizzazione degli atenei. Il ddl Gelmini favorirebbe la concentrazione del potere in mano al rettore e a pochi docenti ordinari, i cosiddetti baroni: proprio coloro - dicono - i quali hanno gestito l’autonomia sin dall’inizio degli anni’90 e che hanno provocato la crisi attuale degli atenei. Per il prossimo anno, inoltre, le universita’ avranno difficoltà a sostenere le spese di funzionamento a causa dei tagli e dell’incertezza sulle risorse disponibili. Con le nuove norme, aggiungono coloro che protestano contro la riforme, si avranno effetti negativi più generali sul diritto allo studio, conseguenza dei tagli inevitabili che le università dovranno prevedere alle borse di studio e ai contributi per i trasporti, le mense, e gli alloggi. Minori risorse saranno disponibili anche per i ricercatori che svolgono didattica o attività gestionali.
 
Pagina 7 - Attualità
Rettori dalla parte di chi contesta la legge I casi di Firenze, Pisa, Bologna e Palermo
Lezioni sospese. Il ministro attacca, i responsabili degli atenei spiegano le loro scelte
 
ROMA. «Ritengo che un rettore abbia il diritto di manifestare il proprio dissenso rispetto alla riforma». Si schiera a fianco dei rettori di Firenze, Alberto Tesi e quello di Pisa, Massimo Augello, il governatore della Toscana, Enrico Rossi. Dopo che il responsabile dell’università fiorentina aveva invitato i docenti a non fare lezione il giorno della discussione del ddl, il ministro Gelmini lo aveva attaccato: «E’ un comportamento inaccettabile e inqualificabile di chi vuole conservare i propri privilegi». Ma ieri altri rettori hanno espresso il proprio dissenso o la solidarietà agli studenti. Sia pur in forme diverse. Così a Palermo dove il rettore Roberto Lagalla aveva proposto la sospensione delle lezioni forte di un documento del Consiglio di amministrazione e del Consiglio degli studenti in cui si rilevava «l’inopportunità» di approvare il ddl «prima che si siano date adeguate soluzioni ai problemi». Da Palermo a Bologna. «Faccio il rettore di 83 mila studenti, sono i miei studenti. Io difendo da sempre il diritto allo studio», così il rettore dell’Università di Bologna Ivano Dionigi.«C’è il rischio concreto di perdere una generazione che troverà un futuro negato e intossicato».
 
Pagina 7 - Attualità
Studenti in piazza, Italia bloccata
Roma paralizzata per ore. L’opposizione accusa Maroni: gestione criminale
ANNALISA D’APRILE
 
 ROMA. Un Paese intero messo in ginocchio dalla protesta degli studenti. Il giorno della votazione alla Camera dei deputati del disegno di legge Gelmini sulla riforma universitaria si è trasformato nell’assedio di strade e autostrade, stazioni ferroviarie e centri nevralgici del traffico i tutte le principali città italiane.
 Migliaia e migliaia di studenti, come una sorta di onda anomala, hanno investito l’Italia paralizzandola completamente. E qualcosa nella gestione dei cortei e dell’ordine pubblico non ha funzionato, secondo l’opposizione che al termine di una giornata convulsa, trascorsa all’insegna di tensioni e scontri tra forze dell’ordine e studenti, ha chiesto conto al ministro dell’Interno Roberto Maroni delle inefficienti misure di sicurezza.
 «Stanno perdendo la testa», dice il leader del Pd, Pier Luigi Bersani riferendosi al governo. «La maggior parte della gente - continua Bersani commentando i tafferugli - si è mossa in modo pacifico, valuteremo le eventuali infiltrazioni, ma di certo ha fatto impressione vedere Roma militarizzata, una cosa mai vista che testimonia il grado di allarme di un governo doppiamente colpevole. Poteva spendere qualche ora in più a discutere».
 Ancora più severo il giudizio espresso da Nichi Vendola sulla gestione dell’ordine pubblico, definita dal leader di Sinistra e Libertà «criminale». «Roma trasformata in cartolina di Santiago degli anni Settanta - denuncia il governatore della Puglia - Una tenaglia militare ha assediato la capitale, blindata come se dovesse essere invasa da un esercito di brigatisti. Maroni ha una responsabilità gravissima perché sta facendo diventare le proteste studentesche una vicenda di disordine pubblico».
 Maroni però, rivendica come «adeguate» le misure adottate dalla questura per «garantire la sicurezza» della manifestazione romana. Anzi. A sera il ministro ha chiamato il questore di Roma, Francesco Tagliente, per complimentarsi con «l’eccellente gestione dell’ordine pubblico in una giornata tra le più difficili per l’ordine pubblico».
 Vendola incalza: «Nell’Italia governata dal Popolo della libertà non c’è neanche più la libertà della protesta». Così la blindatura della capitale finisce per diventare un caso politico.
 «Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo le città», urlano in testa al corteo gli studenti. E questa volta lo fanno per davvero: Roma va in tilt, le code immobili di macchine durano tutto il pomeriggio. La manifestazione autorizzata nella mattina di ieri in piazza Montecitorio, sotto il Parlamento, si rivela un fallimento perché fin dal mattino la polizia blocca con due file di camionette qualsiasi accesso alla piazza.
 Resta libero solo un vicolo che con l’arrivo dei manifestanti poteva trasformarsi in un pericoloso imbuto. Piazza Venezia è il nuovo punto di ritrovo dei cortei universitari in arrivo dalla Sapienza, Roma Tre e Tor Vergata, lì si ricongiungono con gli altri studenti e ripartono alla volta di Montecitorio.
 La città è sotto una pioggia battente da ore, e mentre il Tevere si ingrossa, la rabbia dei ragazzi monta. Il centro di Roma è una visione surreale: non si passa, i pedoni sono costretti a giri assurdi, i vigili inzuppati allargano le braccia, ogni strada è murata da camionette o cordoni di poliziotti e carabinieri.
 La tensione sfocia prima a Montecitorio con il lancio di uova, verdure, palloncini d’acqua, rotoli di carta igienica, per poi esplodere del tutto lungo via del Corso: il tentativo di un gruppo di ragazzi di ribaltare un blindato finisce con cariche della polizia.
 Ma lo scenario finale della giornata è la stazione Termini dove il corteo occupa per quasi un’ora sei binari al grido di «fermiamo i treni». A tarda sera piazza Montecitorio è ancora blindata e vuota, salva a discapito del resto di Roma.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Sassari
Il Centro linguistico trova casa Inaugurata in via Zanfarino la nuova sede universitaria
Laboratori multimediali e aule didattiche per tutti gli studenti Il rettore Mastino: a gennaio il centro di orientamento in via Arborea
I nuovi locali sostituiscono quelli che si trovavano nel sottopiano della facoltà di via Roma
MICHELE SPANU
 
 SASSARI. Il Centro linguistico dell’Università ha finalmente trovato casa. Dopo cinque anni dalla chiusura della vecchia sede, ieri sono stati inaugurati i nuovi locali di via Zanfarino. All’interno c’è il meglio della tecnologia per l’apprendimento delle lingue straniere: laboratori, proiettori multimediali e cinque aule didattiche. Ogni studente può seguire le lezioni con cuffie e microfono.
 La nuova sede si trova nello stabile che in passato apparteneva alla “Bps Riscossioni”. Un edificio antico, suddiviso in tre piani, che è stato ristrutturato da cima a fondo per ospitare questo centro universitario di eccellenza. La vicinanza alle facoltà di Lettere e Lingue non deve trarre in inganno: la struttura infatti è aperta a tutti gli studenti dell’università di Sassari, e non solo agli appassionati delle lingue straniere.
 Lo ha ricordato ieri, all’inaugurazione, il rettore Attilio Mastino. «L’università si sta aprendo al contesto internazionale e l’apprendimento delle lingue straniere non è più un optional, ma un requisito fondamentale per tutti i nostri studenti». I numeri confermano quanto dice Mastino. Basti pensare al progetto “Sardegna Speaks English”, che ha interessato oltre quattromila studenti in soli tre anni.
 I nuovi locali sostituiscono quelli che si trovavano nel sottopiano della facoltà di Lingue in via Roma, chiusi nel 2005 a causa di pericolose infiltrazioni di acqua che avevano messo a serio rischio la tenuta delle apparecchiature elettroniche. Quella della chiusura “per umidità” è solo una parte della lunga, e per certi versi travagliata, storia del Centro linguistico di Ateneo.
 Gran parte del lavoro fatto per trovare una sede al “Cla” è frutto dell’interesse dell’ex rettore Alessandro Maida, invitato ieri all’inaugurazione. C’era anche il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau: per lui questa definitiva sistemazione è «una tappa importante» per la storia dell’università e della città. Giuseppe Serpillo, docente di lingua e letteratura inglese e direttore del Centro, ha invece messo l’accento sulla didattica. «I nuovi uffici sono solo la “testa pensante”, ma non dimentichiamo che gestiamo poli linguistici in cinque facoltà e nelle sedi di Alghero, Olbia, Nuoro e Oristano. Da anni, ormai, in questi poli si svolgono lezioni multimediali di lingue straniere (tra cui anche il cinese) e corsi di italiano per gli studenti Erasmus che arrivano qui in Italia».
 Attilio Mastino, dopo il taglio del nastro, ha ricordato che questa è solo la prima di una lunga serie di inaugurazioni rese possibili dalla gestione del patrimonio edilizio dell’università. A gennaio - altra novità di rilievo - aprirà i battenti il nuovo Centro Orientamento in via Arborea e a breve verrà inaugurata anche la Biblioteca della facoltà di Scienze a Piandanna.
 
 
 

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