Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 October 2010
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa e web
1 – L’Unione Sarda
Olbia e provincia - Pagina 56
«Cambiamo la continuità territoriale»
Carlo Marcetti fotografa le debolezze del sistema Gallura
L'intervista. Le certezze dell'economista: «Le imprese sono in difficoltà. Ma non è crisi, i segni dell'effervescenza restano»
 
Una cattedra a Cagliari, in Economia dei trasporti. L'altra a Olbia, in Politiche per il turismo. Il professore sintetizza l'estate 2010: «Il settore alberghiero ha retto, ma i ricavi sono stati inferiori».
Magari si arrabbierà, Carlo Marcetti. Perché proprio lui, quello che tiene la distanza di sicurezza dalle «visioni stereotipate», e detesta le banalità, e dice «mi piace esprimere opinioni non prodotti da supermercato», un luogo comune lo fa venire in mente. E cioè l'immagine del cattedratico riformista, intellighentzia di sinistra. Il culto dell'imperfezione nella cura della barbetta, dieci chilometri di corsa e sudore quattro volte a settimana, visto che «lo sport è impegno civile». Al pari della continuità territoriale da cambiare, «per garantire a tutti la mobilità con prezzi accessibili, non solo ai sardi». Marcetti asciutto come il veneziano Cacciari, stesso progressismo e un identico mestiere. Marcetti sostenitore delle coalizioni allargate e niente antagonismi, al pari di Prodi, guarda caso professore pure il bolognese. E a tutti poi è venuta un'uguale “malattia”, ma all'economista olbiese prima degli altri: basta con la politica. Già nel 2001. Perché «gli obiettivi di civiltà» sono una missione laica da esercitare sempre, anche per strada e all'università, non solo seduto su uno scranno. Forse c'entra che quando cresci a pane e Giolitti, o a Gino Giugni, e poi abbracci il socialismo come «strumento per cambiare la società e ridistribuire il reddito», li puoi sognare diversi i ragazzi. Perché allora non c'erano figli della play station e nemmeno di Silvio c'è . Quando Marcetti coltivava il suo credo politico, «sì che alle nuove generazioni si guardava con attenzione». Ma nostalgie e rimpianti non ne ha. «Non vivo guardando dietro. Di quel che è stato, conservo i consolidamenti. Aiutano a farti le spalle più larghe per andare avanti». Spesso sulla stessa strada, Olbia-Cagliari. Lì insegna Economia dei trasporti, in città Politiche per il turismo, nella sede gemmata di Sassari che modella i manager delle vacanze.
Professore, ha già i numeri dell'estate?
«No. Ma nel complesso il settore alberghiero, seppure in stasi, ha retto. E gli hotel a quattro stelle sono andati meglio di quelli a tre».
Come mai?
«Hanno abbassato i prezzi, l'unico modo per attirare clientela».
Con quale effetto?
«Si sono ridotti i ricavi. Anche col tutto pieno, gli operatori hanno guadagnato meno a parità di presenze».
E la stagione si accorcia.
«È una tendenza globale: diminuisce la spesa procapite per turista, la vacanza è più breve e si concentra nel picco della stagione. Quindi i mesi di luglio e agosto».
Quanto incidono i prezzi dei biglietti aerei.
«Tanto, le politiche dei trasporti non aiutano. È un paradosso che si paghi pochissimo per arrivare in Sardegna dal resto dell'Europa. Ma per raggiungere l'Isola dalla Penisola i costi aumentano di tre-quattro volte».
La tendenza come si inverte?
«La continuità territoriale va ripensata. Il diritto alla mobilità non bisogna garantirlo solo ai sardi. Anche i cittadini italiani ed europei devono potersi spostare».
Quanti soldi ci vogliono?
«Non saprei. Ma su alcune rotte privilegiate, come Roma e Milano, il tasso di riempimento negli aerei è di per sé remunerativo. Non servirebbe quindi alcuna forma di compensazione pubblica. Tuttavia la continuità non è solo un problema di passeggeri. Dobbiamo pensare anche alle merci, ma non se ne parla più».
Che relazione esiste tra politiche dei trasporti e stagione lunga?
«Per portare turisti nei mesi di spalla non basta aprire nuove rotte. Il territorio deve fare la sua parte, attrezzandosi con l'accoglienza. Questo è fare sistema».
Se ne parla da anni e nessuno lo fa.
«Non è facile. Tenere aperti i negozi ha un costo che, soprattutto all'inizio, potrebbe restare scoperto. Ecco perché risulta indispensabile mettersi insieme per condividere obiettivi e strategie».
Le nuove imprese continuano a superare quelle chiuse: più 0,53 per cento nel 2009. Ma lo forbice si sta restringendo. Due anni fa lo scarto era dell'1,69. Basta perché la Gallura gridi alla crisi?
«La nostra provincia sta attraversando un periodo di difficoltà economica. Ma non è crisi. I numeri delle cessazioni lo dimostrano. Il territorio conserva la sua effervescenza. Più lenta, ma c'è».
Come si ri-alimenta il tessuto produttivo?
«Sarebbe bello se gli enti locali potessero sostenere la crescita. Ma il patto di stabilità ha ridotto la capacità di spesa».
Quindi i politici dicono il falso quando promettono di aiutare le aziende?
«I politici fanno bene a spiegare i loro programmi. Ma l'economia è diventata globale, le dinamiche non sono più contenute dentro muraglie locali o nazionali».
Lei è ottimista?
«Io sì. E dico che la ripresa ci sarà».
Olbia è una città turistica?
«Lo sarà quando si conteranno significative presenze non solo in estate, quando è sufficiente il posto. Nei mesi di spalla bisogna proporre cultura, artigianato e agroalimentare. Sostanzialmente altri turismi. Come lo sport e il benessere al Geovillage. È una struttura alberghiera che propone una molteplicità di offerte, insieme al ricettivo».
Il presidente Sanciu l'ha nominata consulente per lo sviluppo del turismo. Non sarebbe meglio avere assessori competenti?
«Sarebbe l'obiettivo. Ma anche la politica, a tutti i livelli, ha le sue logiche».
Poltrone da spartire: condivide?
«Quando le persone vengono indicate, vuol dire che le diverse esigenze hanno trovato una sintesi».
Olbia ha il suo corso di laurea in turismo. È una sede gemmata: si dice costosa e isolata dal contesto universitario.
«Vero che lo scambio di esperienze è ridotto. Ma copre un vuoto di formazione. Di certo, la sua localizzazione all'aeroporto, di per sé luogo di scambi, riduce il peso dell'isolamento. E comunque le spese sono molto contenute».
ALESSANDRA CARTA
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 25
Software libero, opportunità per i Comuni
Tecnologia. Anche in città si celebra la decima edizione del Linux day, voluto dalla facoltà di Ingegneria
 
La giornata del pinguino è arrivata alla sua decima edizione. Il pennuto australe, come molti ormai sanno, è il simbolo di Linux, il sistema operativo open source , cioè basato su un codice di libero accesso e quindi modificabile a proprio piacimento, gratuitamente, da tutti. In molte città del Bel Paese oggi si celebra il Linux day ma l'edizione cittadina assume un particolare significato.
IMPORTANZA È infatti voluta dal Gruppo utenti Linux Cagliari e hinterland (Gulch), nato nel 1996, una dei primi a comparire in Italia. Alcuni suoi esponenti lavorano con le più importanti agenzie governative e istituzioni tecnologiche del pianeta. Giusto per fare qualche nome, il Massachussetts institute of technology (Mit), l'agenzia del pubblico impiego del Brasile e l'Università di Bologna. L'importanza del Linux day di Cagliari, organizzato con la collaborazione della facoltà di Ingegneria, è presto detta: è l'incontro che riunisce più persone a livello mondiale.
PROGRAMMA Nel programma di ieri erano previsti seminari di approfondimento sul sistema operativo e sul suo utilizzo nel territorio, oltre alla consueta possibilità di fare installare gratuitamente Linux sul proprio pc.
NUMERI «Da uno studio della Linux foundation e della Human technologies di ottobre», afferma Nicola Asuni, uno dei membri del gruppo, «risulta che il 75% delle grandi aziende Usa nel 2011 aumenterà l'uso di Linux e che il 40% ridurrà quello di Windows e Unix». Il perché è presto detto: «È tecnicamente superiore e più sicuro», afferma soddisfatto Asuni. Ma nell'Isola?
IN SARDEGNA «Anche in Sardegna l'utilizzo di sistemi operativi liberi nelle amministrazioni sta aumentando», ricorda Giuseppe De Stefanis, «il 16% dei comuni sardi ha il proprio sito creato con questo metodo». Grazie anche ai componenti del Gulch, che fanno “proselitismo” nei luoghi in cui lavorano, e alla delibera regionale 54/8 del 2008 che promuove l'utilizzo del software libero e «l'interoperabilità tra pubbliche amministrazioni».
AMMINISTRAZIONI Tradotto significa che se un Comune adotta un programma per la gestione delle schede anagrafiche, un altro municipio può utilizzare lo stesso programma adattandolo alle proprie esigenze, senza versare un euro alle aziende produttrici di programmi. Altrimenti? «Dovrebbero pagare», afferma Alessandro Martis, un altro esponente del Gulch.
ECONOMIA Il software libero è gratuito, si può scaricare e installare senza pagare la licenza. Ma ha anche dei risvolti economici importanti. «I modelli di business delle aziende open source», spiega Asuni, «hanno più ricadute sul territorio, perché oltre a sviluppare il prodotto, forniscono assistenza e consulenza». Per il Gulch il software libero è un problema sociale: «Tutto quello che tocchiamo in realtà è software, quindi avere programmi che funzionano meglio, perché sviluppati e controllati da una comunità mondiale di informatici, significa avere oggetti perfettamente funzionanti». Se poi è gratis, ancora meglio.
MARIO GOTTARDI
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 55
Sassari. Appalto da 8 milioni
Ospedale veterinario, al via i lavori per salvare la Facoltà
 
Al via i cantieri per la costruzione dell'ospedale veterinario che salverà la facoltà di Medicina veterinaria di Sassari dall'estinzione.
Entro due settimane l'impresa Novaco, che ha vinto l'appalto da 8 milioni e mezzo di euro, inizierà i lavori nell'area di via Vienna, nei terreni della Facoltà.
«Martedì ci sarà la conferenza di servizi conclusiva per definire gli ultimi aspetti burocratici e tecnici - spiega il preside di Veterinaria, Salvatore Naitana - e poi l'impresa potrà finalmente accantierarsi». Per ultimare l'ospedale sarà necessario circa un anno di tempo. In queste settimane la Novaco ha già effettuato diversi carotaggi nel terreno per saggiarne la composizione e decidere come procedere allo scavo.
La struttura è indispensabile per consentire alla Facoltà di medicina veterinaria, l'unica in Sardegna, di continuare a esistere. Il ministero per l'Università e la ricerca era stato categorico: o la facoltà sassarese ottiene la certificazione dell'Eaeve (European association of establishments of veterinary education), l'istituzione preposta dalla Commissione europea per il controllo della qualità della formazione veterinaria, entro il 2013, o sarà cancellata dalla mappa delle università italiane.
Per ottenere questa certificazione, la facoltà sassarese deve dotarsi entro due anni di un ospedale veterinario, un'azienda zootecnica e un mattatoio. Ecco perché la costruzione dell'ospedale diventa fondamentale per entrare di diritto fra le Facoltà riconosciute a livello internazionale. Costruire l'azienda zootecnica e il mattatoio sarà invece molto difficile: mancano i soldi e il tempo necessari. L'ostacolo però può essere aggirato, e la Facoltà ci sta già lavorando.
Ha ottenuto dall'Ateneo 700 mila euro per apportare le prime contromisure. Quei soldi erano già stati assegnati a Veterinaria, ed erano destinati all'acquisto di attrezzature scientifiche per il Centro di biodiversità. Vista l'emergenza, il Consiglio di facoltà ha chiesto la rimodulazione di quella somma.
«Abbiamo preparato un programma di spesa che prevede la stipula di diverse convenzioni con aziende zootecniche locali e con mattatoi della zona, dove poter istruire alla pratica i nostri laureandi - continua Naitana - e poi con una parte di quella somma potremo anche assumere personale tecnico da impiegare nei laboratori e nel futuro ospedale».
VINCENZO GAROFALO
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Fatto del giorno
Università, è in arrivo il colpo di grazia
La riforma Gelmini rischia di aggravare il divario tra Nord e Sud
Soldi non ce ne sono, si sta raschiando il fondo del barile
 
Quest’anno il primo giorno di lezione nelle Università è il quindicesimo. Quasi tutti gli Atenei italiani hanno ritardato l’apertura dell’anno accademico per protesta contro il disegno di legge Gelmini.
 Dice: c’è la crisi, fate sacrifici anche voi. La risposta è che la crisi dell’Università, in Italia, è cominciata già da molti anni. Proprio per questo la cosiddetta riforma Gelmini rischia di darle il colpo di grazia. Che cosa porta, nelle Università, la riforma che si minaccia? Intanto, visto da casa nostra, un aggravamento dello squilibrio fra le Università del Nord da una parte e quelle del Mezzogiorno e delle isole dall’altra. Poi la discesa in forze delle Università private (loro rappresentanti saranno presenti anche nei consigli d’amministrazione). Ma il problema grosso sono i soldi: ce n’erano pochissimi prima, ora si sta raschiando il povero fondo del barile. Se ne parlate con chi lavora all’Università, subito vi sommergono di cifre.
 Per Università e affini lo Stato italiano spende lo 0,82 del prodotto interno lordo, cioè della ricchezza nazionale disponibile: in Francia la media è dell’1,85, in Germania del 2,54, in Finlandia del 3,47. La Spagna, che sta molto peggio di noi, spende l’1,27. Senza soldi non si fa ricerca: e senza ricerca, sembra che il ministero non l’abbia capito, non si sta sul mercato della scienza, soprattutto di quella applicata alla produzione e allo sviluppo. Dice: troppi ricercatori acquattati nei laboratori e nelle stanzette delle Facoltà. Non sono troppi: in Europa sono l’1 per cento di tutto l’impiego pubblico, in Italia solo lo 0,6 per cento. Per finire con i numeri: l’Italia è all’84º posto nella graduatoria delle istituzioni di ricerca e sviluppo, al 99º della graduatoria alla qualità della ricerca. Siamo il paese al mondo più ricco di beni culturali, ma la Gran Bretagna gli dedica 3 volte il personale che abbiamo noi, la Spagna 4 volte, la Francia addirittura 6.
 Se stanno male gli atenei, i professori stanno peggio. Si tende ad abbassare l’età per mandarli in pensione (ora è a 70 anni), ma per reclutare un nuovo docente bisogna che ne vadano almeno 5. Per trovare volontari che vogliano coprire i cento posti lasciati vuoti e i mille che verranno lasciati, i presidi sono costretti a lanciare bandi che sembrano sos. Per un professore a contratto Sassari offre un euro all’anno; Cagliari, messo in marranìa, neppure quello. L’Italia a costo zero, il sogno della Gelmini.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Nuoro
Orune, una ginestra per il futuro del parco
Una tesi di laurea è lo spunto per un dibattito sul futuro del geominerario
 
 ORUNE. Una ginestra senza spine, quella che in sardo si chiama «matricusa», per ridare vita ai terreni aridi. «Con questo progetto di ricerca si intende valutare le potenzialità di impiego della specie pioniera cytisus villosus Pourret» ha affermato Adriana Alfano, orunese, durante la presentazione della sua tesi di laurea.
 «Influenza della specie pioniera Cytisus villosus Pourret sulla comunità microbica della rizosfera in suoli degradati». Questo il titolo del lavoro al centro dell’incontro voluto da Consorzio parco geominerario, Consulta associazioni Cau per il parco geominerario-storico-ambientale Sardegna e comune. L’incontro ha evidenziato il ruolo del parco e il legame con l’ambiente e la sua salvaguarda. Francesca Zidda, il sindaco, si è congratulata con l’autrice della tesi, candidata al concorso nazionale «Premio tesi di laurea Parco geominerario». Ne hanno discusso il segretario della consulta Enrico Pintus e il correlatore Raffaele Marongiu (Università di Sassari). Assente il commissario del consorzio Granara, due collaboratrici hanno illustrato il concorso. Francesco Saba (consulta) ha detto che il parco, riconosciuto dall’Unesco, non è solo archeologia mineraria ma tocca temi di varia natura. La tesi della Alfano è basata sulla ricerca sul campo, parla di endemismi e della loro sopravvivenza, di conoscenza multidisciplinare, biodiversità, processi evolutivi. «L’ambiente in cui un organismo trova le condizioni ottimali di esistenza in natura - ha spiegato - corrisponde all’armonica presenza di un complesso di fattori ecologici e più precisamente alle interazioni tra i fattori ecologici, chimico-fisici e biotici». La ricerca è stata apprezzata anche dall’ex consigliere regionale Ciriaco Davoli, insegnante di Adriana Alfano nella scuola secondaria, precisando che «il territorio è il nostro tesoro e bisogna conservarlo». Un richiamo forte è venuto dal sindaco contro chi sta creando scariche abusive. Un bel confronto con l’auspicio che il parco e l’ambiente risanato «diano - ha chiuso Saba - un significativo contributo a una realtà affamata di lavoro e prospettive».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Oristano
L’urbanistica imbocca nuove strade
Sedilo. Mercoledì la firma del protocollo d’intesa tra il Comune e l’università
 
 SEDILO. L’amministrazione comunale e l’Università degli studi di Sassari suggelleranno un rapporto di collaborazione che spianerà la strada a nuovi modelli di pianificazione urbanistica e territoriale.
 Il protocollo d’intesa, le cui linee direttive sono state individuate precedentemente, sarà sottoscritto nel salone bibliotecario mercoledì alle 17 dal sindaco Umberto Cocco (foto) e dal professor Giovanni Maciocco, direttore del Dipartimento di pianificazione e architettura della Facoltà di Alghero.
 L’incontro pubblico sarà aperto alla partecipazione dei sindaci e dei tecnici delle sub-regioni del Guilcer, del Barigadu e del Marghine, dei professionisti, degli artigiani e degli imprenditori edili della zona, ovviamente interessata per intero all’iniziativa.
 L’interazione fra il Comune, le professionalità e gli studenti dell’Ateneo turritano avrà un riverbero sull’attività dell’amministrazione pubblica, dell’Ufficio tecnico dell’ente, degli studi professionali, degli artigiani e dei privati cittadini. La finalità del laboratorio d’architettura attivato nell’ambito della collaborazione tra le due istituzioni è infatti quella di «Produrre, coordinare e strutturare in misura efficace progetti e idee sulla trasformazione e la riqualificazione di parti significative del territorio», com’è riportato in un passaggio della convenzione che sarà illustrata alla presenza dell’architetto Gianni Filindeu e degli allievi del corso della facoltà di Alghero, ai quali competerà il ruolo di primi attori di un’esperienza inedita per questa realtà locale.
M.A.C.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
Insegnare? Un lusso per pochi
Può permetterselo solo chi non ha necessità di soldi
PROF. PAOLO A. ESPOSITO
 
Vorrei spendere due parole a sostegno dei docenti presenti nelle graduatorie ministeriali di IIIª fascia di istituto. Anche io, prima di conseguire l’abilitazione ho «militato» in tali graduatorie dalle quali il ministero ha attinto per assegnare i posti disponibili e nelle quali si trova ancora un alto numero di prof che per anni ha garantito il funzionamento delle scuole e che ora, a causa delle scelte assurde operate dal Governo, rischia di non lavorare più. Appena conseguita la laurea, ci si deve iscrivere al «club dei supplenti» chiedendo l’inclusione nelle graduatorie ministeriali di istituto e poi, senza immediata formazione, ci si diletta a «giocare alla maestra» come fanno le bambine con le bambole. Il supplente che non svolga altra attività non può contare sulla sua mansione di docente per mantenere economicamente sé e la sua famiglia, non può prendere impegni finanziari, né programmare la sua vita da un anno all’altro. Vorrei anche far notare ai dirigenti scolastici (tranne quei soliti due, unici nella provincia, che si associano sempre alle iniziative di protesta messe in atto dal Movimento in difesa della scuola pubblica) e che in questi ultimi tempi sono intenti a non «pestare troppo i piedi» al Ministro, stipando 33 alunni in aule di 20 mq. - senza denunciare ufficialmente alle procure tale situazione - che tale tipologia di docente è necessariamente costretta a vedere l’insegnamento con sufficiente distacco. La realtà è che oggi insegnare è diventato un lusso riservato solo a chi non ha bisogno urgente di soldi o svolge altre attività. Ecco perché i docenti definiti da alcuni presidi «animatori volontari stagionali», alla domanda «Ma lei lavora?» rispondono «No, insegno!».
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Neuropsichiatria infantile nel caos
Nel reparto non c’è acqua calda e le mamme dormono sulle sedie
Il servizio dell’Aou provvisoriamente ospitato al policlinico è erogato in locali angusti e privi di riscaldamento
GABRIELLA GRIMALDI
 
 SASSARI. Il freddo è pungente, in questo cambio di stagione, soprattutto di notte. E non si può contare neppure su una doccia calda. Scene tipiche di un interno ospedaliero sassarese. Peccato che i protagonisti siano inconsapevoli bambini, colpevoli soltanto di soffrire di una patologia neuro-psichiatrica per cui è necessario un ricovero.
 Il grido d’allarme arriva dalle mamme che, come si sa, in questi casi stanno in corsia con i propri figli giorno e notte e quindi più di chiunque altro si rendono conto delle condizioni in cui versa la struttura di neuropsichiatria infantile dell’azienda ospedaliero universitaria. Il reparto, ormai da tre anni, è ospitato «provvisoriamente» al primo piano del policlinico sassarese, in viale Italia ma i locali sono estremamente angusti e per i bambini ricoverati o in day hospital i problemi sono di tutti i generi. A cominciare dalla mancanza dell’acqua calda: un disagio inimmaginabile per bambini che magari per settimane vengono puliti sommariamente con le salviette. «Ieri sera ci è sembrato che l’acqua fosse un po’ più calda e ho messo il bambino sotto la doccia, solo che quando era insaponato è diventata ghiacciata e l’ho dovuto coprire. Oggi ha la tosse». Chi abita a Sassari ottiene qualche volta il permesso di andare a casa per un’ora, chi viene dalla provincia più lontana si arrangia come può.
 Una situazione igienica precaria se si considera che il reparto ha tre stanze di degenza e una per il day hospital. I posti letto sono nove e se si moltiplica per il numero delle mamme arriviamo a 18 persone che vivono in spazi ristrettissimi: in una stanza ci sono quattro lettini e neppure il posto materiale per le brandine che dovrebbero ospitare le mamme. Gli infermieri hanno la loro postazione nel bel mezzo del corridoio, motivo per il quale i bambini sono obbligati a stare tutto il giorno dentro le camere. L’alternativa è uno stanzino che la mattina funge da scuola, il pomeriggio da sala giochi e la notte da camera da letto per il medico di guardia. Il soggiorno è occupato completamente da un grande tavolo e il televisore non funziona più.
 E poi c’è il freddo, sempre e in particolare nelle camere esposte a nord. Ci si deve coprire con maglie pesanti e la notte c’è la necessità di coperte aggiuntive che in parecchi si sono portati da casa.
 «Il personale è splendido - ci tengono a sottolineare le mamme ricoverate -, medici e infermieri fanno tutto il possibile per rendere ai bambini il soggiorno in ospedale il meno triste possibile e c’è anche una grande professionalità vista la gravità delle patologie, ma ci si scontra con problemi strutturali davvero insormontabili».
 Il reparto, che un tempo era collocato nelle cliniche di San Pietro, era stato trasferito per un periodo nel padiglione rosso accanto al Santissima Annunziata, poi lo sfratto anche da lì e la sistemazione (provvisoria) al policlinico in attesa del completamento dei lavori a San Pietro.
 Una delibera del 25 maggio intanto ha stabilito una proroga del contratto con il policlinico fino al 30 settembre perchè per quella data sarebbero stati disponibili nuovi locali. Da allora però non si sa più nulla.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Linux, un sistema operativo libero
Lavorare con il pc: presentato nella facoltà di Farmacia il rivoluzionario codice a sorgente aperta
Gratuito e gestito da una comunità di utenti e disponibile per tutti
Un software copiabile, modificabile e a riparo da molte forme di virus
ANTONIO MELONI
 
 SASSARI. Un sistema aperto che consente di sviluppare varie applicazioni. Libero, gratuito e gestito da una comunità di utenti ed è a disposizione di chi voglia utilizzarlo.
 Si chiama Linux e non è il personaggio di un fumetto, ma un sistema operativo in un certo senso rivoluzionario che permette di fare le stesse cose dei sistemi più diffusi non gratuiti.
 Di questo e altro si è discusso ieri nelle aule della facoltà di Farmacia, in occasione del «Linux Day», manifestazione nazionale pensata per promuovere e diffondere questo sistema operativo. «Tutto ruota attorno al concetto di Open source - spiega Augusto Sanna, membro del direttivo del gruppo Linux di Sassari - che sta per codice a sorgente aperta, come dire che chi decide di usare questo sistema può entrarci da programmatore, vedere come è fatto e modificarlo se lo ritiene opportuno».
 A differenza degli altri sistemi, Linux non fa riferimento a una sola azienda, ma a una comunità che lo «produce» e lo diffonde mettendone a disposizione gratuitamente anche versioni diverse. «I vantaggi - prosegue Sanna - sono tanti, è gratuito e libero, aperto e a riparo dalle forme più diffuse di virus».
 Tutto si deve a Linus Torvalds, un programmatore finlandese che ha iniziato lo sviluppo del Kernel Linux, il sistema operativo ottenuto unendo Linux con il sistema Gnu, creato da Richard Stallman, che è entrato nella storia come valida alternativa ai sistemi operativi commerciali a licenza chiusa. A differenza di questi, Linux è software libero ovvero chiunque può accedere al codice sorgente del sistema, modificarlo, usarlo per ogni scopo e copiarne legalmente il software. I Linux Day sono appuntamenti ricorrenti e attesi che si tengono ogni anno con sessioni didattiche gratuite finalizzate all’insegnamento dell’utilizzo di questo sistema. L’edizione di quest’anno, organizzata ieri da Plugs (Progetto Linux user group Sassari), con sede in via Rizzeddu 21 (contatti@plugs.it), che raggruppa una trentina di soci, ha visto la partecipazione di Federico Morando, ricercatore del Politecnico di Torino e di una rappresentanza del laboratorio Open Source di Sardegna Ricerche che ha presentato un progetto di software libero per la gestione alberghiera e la promozione turistica. In Sardegna i Linux group sono a Sassari e Cagliari, un totale di settanta persone, giovani e motivate, che portano avanti la causa del software libero.
 La giornata di ieri, alla quale hanno partecipato un centinaio fra studenti superiori e universitari, è scivolata piacevolmente tra lezioni frontali, brevi seminari, dimostrazioni pratiche e operazioni di autofinanziamento con la vendita di una originalissima maglietta che riporta il logo dell’associazione.
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
SCIENZE POLITICHE
Mura confermato preside
 
SASSARI. Virgilio Mura è stato riconfermato, all’unanimità, per la settima volta preside della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Sassari. Mura è alla guida della facoltà dall’anno accademico 1992-93. Ha mantenuto l’incarico ininterrottamente, a parte la breve parentesi in cui lo sostituì Mario Da Passano, scomparso il 23 aprile 2005, sei mesi dopo la sua elezione a preside.
 
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
LUNEDÌ
Assemblea contro la riforma Gelmini
 
SASSARI. Continua la mobilitazione contro la legge Gelmini di riforma dell’Università. Lunedì 25 ottobre alle 9, nell’aula magna in viale Italia 39, si terrà un’assemblea della facoltà di Agraria, alla quale parteciperanno studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo. L’assemblea è stata convocata dal Consiglio di facoltà per sensibilizzare e coinvolgere le altre componenti della Facoltà circa gli effetti negativi che la normativa finanziaria e legislativa avrà sul futuro del sistema universitario pubblico. Il Consiglio di facoltà ritiene indispensabile il coinvolgimento degli studenti e delle loro famiglie perché si accresca la sensibilità nei confronti di tali problematiche e le azioni di protesta non siano affidate solamente agli “addetti ai lavori” ma trovino il sostegno dell’opinione pubblica.
 
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Start Cup, cervelli in gara
Dopo l’exploit del 2009 l’Università sogna il bis
Domani la finale regionale: i tre vincitori parteciperanno al Premio nazionale dell’innovazione a Palermo
L’anno scorso aveva vinto il team sassarese di «Bioecopest»
 
SASSARI. Meglio dell’anno scorso non si può fare, ma i giovani cervelli ci provano lo stesso. La Start Cup, competizione tra idee d’impresa, arriva alla terza edizione e i progetti finalisti della fase regionale sono quattro: due dell’Università di Sassari e due dell’ateneo cagliaritano. Tre di loro andranno a Palermo, al Premio nazionale dell’innovazione in programma il 3 dicembre.
 Nel 2009, a Perugia, a salire sul gradino più alto del podio era stato un team sassarese, guidato dall’entomologo e assegnista di ricerca Luca Ruiu: Bioecopest, con i suoi insetticidi naturali da utilizzare in agricoltura, innocui per l’uomo e per l’ambiente, aveva avuto la meglio sui concorrenti (60) provenienti dalle università di tutta Italia. I ricercatori sassaresi avevano intascato subito l’assegno da 60mila euro e trovato investitori pronti a scommettere sulla loro idea, messa successivamente a punto nei laboratori di Porto Conte ricerche. E pochi mesi dopo la vittoria di Perugia, Luca Ruiu aveva ricevuto dalle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il «premio dei premi», ulteriore conferma dell’altissimo valore scientifico e tecnologico della sua scoperta.
 Ora la Sardegna tenta il bis. Il Liaison office dell’Università di Sassari, guidato dai responsabili Francesco Meloni e Giuseppe Demuro, ha lavorato sodo per coinvolgere il maggior numero di partecipanti. La risposta, grazie anche al successo dell’anno scorso, non si è fatta attendere: tanti i gruppi, ognuno dei quali è stato affiancato nella redazione di un business plan. Dopo la prima scrematura nelle fasi locali, lunedì si svolgerà la finale regionale: quattro in gara, ma a Palermo c’è posto solo per tre. I vincitori saranno proclamati alla Camera di commercio, alla presenza dei partner e degli sponsor della Start Cup.
 In gara ci sono SmartUAV e Theoretical Cafe, selezionati nella fase locale di Sassari; BreadCrumb e Seaver selezionati nella fase locale di Cagliari. SmartUAV offre soluzioni per velivoli senza pilota, attarverso l’installazione di una sofistica sensoristica. Theoretical Cafe fornisce invece un simulatore di traffico stradale attraverso l’uso di algoritmi. Il terzo in gara, il gruppo Seaver, intende realizzare un sistema capace di rilevare situazioni d’emergenza per le imbarcazioni leggere e inviare messaggi di soccorso a una centrale operativa. Infine c’è BreadCrumb: l’idea prevede la realizzazione di un applicativo per smartphone e webclient che consentirà di localizzare persone e oggetti e navigare in modo guidato in un determinato ambiente.
 
13 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Cercansi spedizionieri e fisioterapisti
Le aziende sarde non riescono a trovare alcune professionalità E più della metà delle assunzioni passano attraverso le conoscenze
LUISA SATTA
 
 SASSARI. In Sardegna è difficilissimo trovare uno spedizioniere specializzato e lo stesso problema riguarda, in tutt’altro campo, fisioterapisti e riabilitatori. È uno dei dati che emergono dalla ricerca condotta a livello nazionale dalla Confartigianato sui dati Excelsior-Unioncamere 2010. Secondo questa ricerca in tutta Italia a fronte di 550.000 assunzioni previste per quest’anno, le aziende avranno difficoltà a coprire oltre 147mila posti, più di un quarto, per la mancanza di profili professionali adeguati. E se a livello nazionale la professione più ricercata è l’installatore di infissi - ne mancano all’appello oltre l’83% - nell’isola, dopo le due professioni indicate, per le quali sarà difficile coprire tre posti su quattro, più o meno con la stessa percentuale ci sono i meccanici di auto e, poco sotto, informatici e panettieri. Una indicazione precisa non solo per i tantissimi giovani in cerca di prima occupazione, a cui si indica come adeguarsi al mercato del lavoro, ma anche per chi organizza corsi di formazione professionale, purtroppo quasi sempre estranei a un’analisi seria dell’offerta da parte dei datori di lavoro.
 L’altro problema che emerge chiaramente dallo studio della Confcommercio è la difficoltà dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. I giovani insomma, si trovano di fronte a un mercato del lavoro «opaco», in cui contano solo conoscenze e raccomandazioni. Tra i giovani che hanno cominciato a lavorare nel 2009 il canale per trovare il lavoro è stato quello delle conoscenze nel 55,3% dei casi con poca differenza tra il Nord (il 52,2% dei casi) e il Sud (il 58,2%). Le richieste dirette al datore di lavoro hanno rappresentato il 16,6% dei casi mentre le inserzioni sulla stampa e sul web sono state utili per il 6,8% dei nuovi assunti.
 Il 6,1% dei nuovi occupati giovani nel periodo considerato ha avviato una attività autonoma, il 4% ha utilizzato lo stage per farsi conoscere in azienda mentre il 3,8% è stato segnalato da scuole e università. Il 3,1% dei nuovi occupati è passata dalle agenzie per il lavoro mentre solo l’1,5% è stato assunto grazie al canale pubblico dei centri per l’impiego. Se si guarda al totale delle assunzioni le aziende nel 2009 hanno fatto riferimento nella scelta del personale alle conoscenze nel 49,7% dei casi con una percentuale che sale oltre il 53% per le aziende fino a 9 dipendenti.
 

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