Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 October 2010
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa e web
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina  
scuola
A cagliari esplode la protesta
 
In piazza Il disegno di legge Gelmini sull'Università continua il suo percorso in Parlamento mentre a Cagliari (nella foto) riesplode la protesta dei ricercatori, che ieri sono tornati all'attacco contro «una riforma che distrugge gli Atenei». Con loro prof e studenti, anche quelli delle superiori che hanno sfilato in corteo. Contestato il rettore.
 
Cagliari e Provincia - Pagina 19
Università, la protesta torna in piazza
Ricercatori, prof, studenti e presidi: avanti, è solo l'inizio
Momenti di tensione ieri in Rettorato e nell'assemblea a Sa Duchessa. Fischiato il rettore che avverte: non sbagliate obiettivo
Infuocata assemblea di tutto il popolo universitario ieri a Cagliari contro la riforma in discussione in Parlamento.
 
Alla fine il rettore lascia Sa Duchessa sotto una salva di fischi. Volevano che si dimettesse dalla Crui, «ma lui ha detto no». Gli hanno chiesto di rinviare ad oltranza l'inizio dell'anno accademico, «ma lui ha detto no». Si aspettavano che “punisse” i presidi e i professori che stanno continuando a far lezione beffandosi delle decisioni del Senato accademico. Ma tant'è: il rettore, Giovanni Melis, «non ha fatto nulla di tutto ciò». E il verdetto finale di questa prima giornata di lotta autunnale, che segna la ripresa della mobilitazione all'Università, è senza appello: «Le risposte del rettore hanno deluso tutto l'Ateneo dalla prima matricola all'ultimo professore ordinario». A Valentina Onnis, coordinatore della protesta cagliaritana nella Rete 29 Aprile, che rappresenta anche i 325 ricercatori che a Cagliari hanno ritirato la disponibilità all'insegnamento, è toccato tirare le somme della mattinata. Una tesissima mattinata di protesta contro la riforma Gelmini, iniziata alle nove davanti al Rettorato di via Università e conclusa dopo oltre 4 ore nell'Aula Magna di Scienze della formazione, dopo un'improvvisata “invasione” di piazza D'Armi (con gli studenti della scuola), che ha fatto infuriare gli automobilisti e correre sul posto una folta pattuglia di poliziotti e vigili urbani.
LA MANIFESTAZIONE Sin dalle prime battute il clima è pesante, quella marea rumorosa di manifestanti che invade l'atrio e i corridoi del pianterreno del rettorato vuole farsi sentire e ascoltare dal Magnifico. Ci sono tutti stavolta, ricercatori, professori ordinari e associati, qualche preside e tanti studenti che tenteranno persino un blitz per salire nei piani alti del palazzo di via Università. «Sarebbe stato un segnale importante aprirci la porta del Rettorato e trasferire qui la protesta di tutti», dice deluso il coordinatore di UxS, Andrea Deidda. Più tardi si concorderà di organizzare mercoledì il primo Consiglio degli studenti all'aperto, nella facoltà di Lettere. «Siamo stanchi delle proteste-teatrino - dice Marco Meloni, Scienze politiche - se le lezioni riprendono l'11 è la fine. Noi chiediamo di farle in piazza».
RETTORE CONTESTATO Il bersaglio della protesta diventa subito il rettore, nonostante la sua disponibilità a parlare con i manifestanti e a seguirli fino a Sa Duchessa. Le parole che escono dal megafono non calmeranno gli animi, soprattutto dei più giovani: «Riconfermo l'impegno a tenere alta l'attenzione e a continuare la battaglia - dice Melis tra mille interruzioni - credo di essere stato uno dei primi rettori a prendere posizione contro il ddl e prima ancora contro la legge 133 che, con i tagli dei fondi, sta facendo soffrire gli Atenei. Ho difeso questa posizione in tutte le sedi, davanti al ministro, in Senato e nell'assemblea del 14 luglio». La risposta è un urlo in fondo alla platea, ormai riunita in assemblea (circa 600 persone) nell'aula di Scienze della formazione: «Non è sufficiente». E lui ribatte: «Attenti a non sbagliare obiettivo - avverte Melis - né i rettori, né i presidi, né la Crui sono la controparte: è col Governo che dobbiamo fare i conti per migliorare la riforma e superare i vincoli finanziari».
I RICERCATORI A nome di tutti parlano i due referenti della Rete 29 Aprile. «Vogliamo che la posizione del rettore sia quella dell'Università e non della Crui che la sta vendendo per un piatto di lenticchie - tuona Guido Mula, ricercatore di Fisica - non si può approvare un disegno di legge che distrugge gli Atenei solo per promettere posti e cose che non arriveranno mai perché non ci sono soldi. Il fatto di voler discutere la riforma prima della Finanziaria è segno che vogliono fare promesse che non avranno alcun seguito: nulla è cambiato con gli emendamenti, se non il regalo fatto ai rettori di continuare a restare in carica dopo la pensione. Se passa questa riforma il Senato diventerà un organo consultivo sulla ricerca e sulla didattica e l'Università sarà gestita come un'azienda in mano a una decina di estranei». Per questo la protesta «va avanti, con o senza rettore - precisa Valentina Onnis - l'Università ha bisogno del suo appoggio ma se lui non ha intenzione di avallare la posizione di chi l'ha eletto, circa i due terzi del corpo docente, vuol dire che non rappresenta l'Ateneo e che bisognerà adottare ulteriori misure».
CARLA RAGGIO
 
Cagliari e Provincia - Pagina 19
Da giovedì presidio a Montecitorio: «Questa riforma non la vogliamo»
 
Da giovedì prossimo la protesta si trasferisce a Montecitorio: entra in Aula il disegno di legge Gelmini sull'Università e, in occasione della sua discussione, ci sarà anche Cagliari. I rappresentanti della Rete 29 Aprile stanno organizzando da ogni regione le trasferte a Roma in vista di un presìdio permanente nazionale.
Ma intanto, da qui al 14 ottobre, la mobilitazione non si ferma. Anche nel capoluogo sardo da lunedì riprendono gli incontri nelle facoltà per estendere ancor di più la protesta e farne conoscere i motivi soprattutto alle matricole. Già fissato l'incontro a Monserrato, in mattinata, con i nuovi iscritti di Medicina e, nel pomeriggio, con le matricole di Farmacia.
Martedì si riunisce nuovamente il Senato accademico: appuntamento decisivo per stabilire le sorti di quest'anno, che dovrebbe iniziare già lunedì ma che in alcune facoltà (come Scienze) è già slittato al 18. Iniziative sono annunciate anche dai presidi, che intendono richiamare l'attenzione del governo cittadino. Cagliari, dunque, non si ferma. D'altra parte è stato il primo Ateneo a muoversi, fin da novembre 2009, e a lanciare la mobilitazione poi diffusa in tutta Italia. Oggi le Università che protestano sono rappresentate nel movimento della Rete 29 Aprile (così chiamata perché la prima riunione si tenne in quella data, lo scorso anno, a Milano) che dà voce a più di 10 mila ricercatori e ai 325 cagliaritani che hanno ritirato la disponibilità all'insegnamento, fuori dalle loro competenze.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 24
università
In città un convegno sul federalismo fiscale
 
Venerdì 14 e sabato 15 ottobre nell'aula magna della facoltà di Giurisprudenza, in via Nicolodi, a partire dalle 15,30 si terrà il convegno “Il coordinamento dinamico della finanza pubblica”.
Il simposio, coordinato da Lucia Cavallini, docente ordinario della facoltà di Giurisprudenza cittadina, affronterà il tema dell'attuazione del federalismo fiscale e del recente trasferimento di alcuni poteri costituzionali alle Regioni ma anche il controllo della finanza pubblica e la corretta gestione della spesa.
I temi verranno discussi dai massimi esperti nazionali del settore. Le due sessioni del convegno verranno presiedute da Mauro Giusti dell'Università di Pisa e dal sassarese Alberto Azzena, ordinario di diritto amministrativo ed ex assessore regionale alla Pubblica istruzione.
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 25
università
Consiglio degli studenti, Meloni presidente
 
Marco Meloni della lista “Unica 2.0” è il nuovo presidente del Consiglio degli studenti. Ventuno anni, iscritto al terzo anno di Scienze politiche e già rappresentante degli studenti nel Senato accademico quando era una matricola, Meloni è subentrato ad Andrea Coinu (appartenente alla stessa lista) e rivestirà la carica di presidente per un anno e mezzo. La sua elezione è avvenuta mercoledì mattina con 19 voti favorevoli su 23. «Il momento che l'università sta attraversando», ha sottolineato nel discorso programmatico, «è quanto mai difficile, forse peggiore di quello attraversato nel 2008. In quest'ottica la priorità di questo consiglio dovrà essere quella di “risvegliare e riattivare”». (p.l.)
 
4 – L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 51
«Senza una nazione comune non c'è futuro per il paese»
Giuliano Amato al congresso degli storici sul Risorgimento critica leghisti, neoborbonici e la sovranità dei sardisti
di CARLO FIGARI
 
Non ci va tanto per il sottile lui che è un maestro nell'usare il fioretto anziché la sciabola, oggi di moda in Parlamento quanto nei dibattiti televisivi. «Alcuni matti circolano oggi in Italia rivendicando segmenti della nazione», dice subito. Questa volta non risparmia fendenti ai «leghisti ansiosi di ritrovare antenati celtici». Ai neoborbonici che «contribuiscono a far emergere i localismi meridionali». Al ministro Tremonti: «Non è frutto del nostro tempo quando chiede ai Comuni di fare le scuole, ma non dà i soldi per costruirle. Proprio come nel ventennio post unitario. Strane coincidenze». Poi tocca al manager delle Ferrovie dello Stato «che non si accorge del divario tra Nord e Sud: Moretti lo dà per scontato». E quindi ai consiglieri regionali della Sardegna: «Oggi anche la nazione Italia è contestata. Qui nella vostra isola si discute di modificare lo Statuto parlando di sovranità da affermare. Per me che sono un giurista costituzionalista fa rabbrividire che la sovranità venga attribuita a una parte del popolo e non all'intera nazione».
IL GARANTE Giuliano Amato, due volte premier, ministro in numerosi governi, e un tempo che fu esponente di punta del Partito socialista, arriva a Cagliari in veste di presidente del “Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia”. L'occasione è il congresso della Società italiana per lo studio della storia contemporanea, un evento che si chiude oggi e che ha richiamato in città un centinaio di storici per discutere su Risorgimento e dintorni. Argomento di grande attualità e di grandi polemiche che neppure gli appelli pacificatori del presidente Napolitano «per una storia condivisa» riescono a stemperare. Ieri nel salone del T-Hotel, gremito anche di studenti, Giuliano Amato ha provato a dare un senso “politico” al dibattito storico.
IL DIBATTITO Esordisce con diplomazia davanti a una platea di illustri docenti e giovani ricercatori provenienti dalle università di tutta Italia e qualcuno anche dall'estero. «Non sono uno storico, ma un giurista. Inoltre in qualità di presidente dei garanti non voglio concorrere con voi a fare storia. Ma sono qui per porre alcune domande che, chi non è storico, vorrebbe fare agli storici». E via ad una profonda riflessione sui temi più attuali che riscaldano il dibattito del congresso sulla nation building (la costruzione dello Stato-nazione).
LA NASCITA Lo stato unitario è nato fragile ed è nato per una serie di fortunate circostanze. Al momento dell'unificazione la nazione di fatto non c'era ancora: «Sono consapevole che le divisioni di allora hanno scavato un solco in cui sono generate le divisioni», sottolinea Amato. Divisioni che giungono sino a noi: «Mazzini lancia il messaggio di un'altra Italia che non si è fatta e che potrebbe essere fatta. Qui si innesta il filone di chi pensa a quest'altra Italia. Quando si dà un giudizio storico sul Risorgimento possiamo prendere le parti di Cavour contro Mazzini o di Mazzini contro Garibaldi. Raccontiamo l'unificazione come una sequenza di conflitti irrisolti che riteniamo responsabili di ciò che è venuto dopo causando una concatenazione di eventi. Ma questo non mi piace, così si cancellano i fatti realmente accaduti. Personaggi che si trattavano così male sono stati essenziali l'uno per l'altro. La casuale combinazione di azioni ha fatto nascere l'Italia forse ancor prima di quanto se la aspettassero». Il conseguimento dell'Unità non ha portato automaticamente all'unificazione nazionale che anzi è stata lenta e faticosa. E incompiuta.
LA LINGUA «Che nazione deve nascere quando su 22 milioni di cittadini 14 milioni sono analfabeti? Quando un professore fiorentino si reca in Sicilia e dice che “qui l'italiano è più ostico di quanto il tedesco sia da noi”?».
LA SCUOLA «Non c'erano scuole per formare lo stato unitario perché non c'erano neppure maestri. Gli insegnanti religiosi, che erano la maggior parte, si rifiutavano di insegnare nelle scuole laiche. Allora vennero trovate le maestre, donne che nessuno voleva sposare perché stavano otto ore fuori di casa. Loro lo hanno fatto e sono state le prime impiegate pubbliche. Questo - aggiunge Amato - è diventato patrimonio della nazione italiana. Questo ci interessa più che Mazzini malignasse su Cavour o Farini su Garibaldi».
IL POPOLO «Non eravamo in condizioni di fare una rivoluzione di popolo, risultò fattibile perché ricondotta alla monarchia sabauda. L'Italia meridionale non sarebbe arrivata senza Garibaldi che mise in moto un processo popolare».
LA BORGHESIA «Le élite del Risorgimento sono state sempre diffidenti dei moti popolari. Un'eredità che ci siamo portati appresso. Quando nella seconda guerra mondiale gli americani sbarcarono ad Anzio chiesero ai generali italiani se la gente potesse insorgere a Roma e nella penisola. Ma i nostri generali si guardarono bene dal muovere le masse».
LE DIVISIONI «C'era la convinzione che quella nazione debole si sarebbe rafforzata attraverso l'unificazione economica, politica, istituzionale del paese. Ma questo non è avvenuto ed ha contribuito a far emergere i localismi meridionali e le rivendicazione dei leghisti».
I PARTITI NEL DOPOGUERRA La divisione rimasta dal Risorgimento (all'epoca Mazzini e i moderati) si è modificata nel dopoguerra con i partiti, gli ultimi ad essere portatori di un'idea di nazione. «C'era una nazione dei democristani, dei comunisti, dei liberali e dei repubblicani. Vuol dire che c'era una nazione comune e c'era un futuro». La conclusione di Amato è che «quelle vecchie famiglie politiche sono scomparse, ma è scomparso anche il futuro. Oggi è il tempo del presente che ha perso la dimensione del futuro. Per questo la nazione è diventata esangue». Sono trascorsi 150 dall'unificazione. E poi?
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 25
ordine dei medici
Endometriosi, un corso per conoscerla
 
Anche oggi si svolgerà nei locali dell'Ordine dei medici di Cagliari un corso di aggiornamento sull'endometriosi, dedicato ai medici di medicina generale ed ai ginecologi. Il seminario, iniziato ieri, è stato organizzato dalla Clinica Ginecologica e Ostetrica dell'Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari e tratterà la patologia in tutti i suoi aspetti: epidemiologia, diagnosi, terapia medica e chirurgica. Saranno inoltre affrontate la componente psicologica anche dal punto di vista delle pazienti e le interferenze con la fertilità. Ieri pomeriggio si è svolta una tavola rotonda che ha coinvolto i rappresentanti di medici, politici e pazienti nell'analisi degli aspetti sociali e delle proposte di legge che riguardano l'endometriosi.
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Lunedì una lezione sulla riforma
Affollata assemblea dei ricercatori col rettore a Scienze dell’informazione
LA RIVOLTA DELL’UNIVERSITA’ La prima ora dell’anno accademico per chiarire i danni del disegno di legge
ROBERTO PARACCHINI
 
 CAGLIARI. Lunedì iniziano ufficialmente le lezioni universitarie: la prima ora sarà dedicata alla discussione del disegno di legge della Gelmini. Questa la decisione principale dell’assemblea che si è tenuta ieri nella facoltà di Scienze dell’informazione col rettore Gianni Melis, coi docenti, i ricercatori e gli studenti (universitari e non).
 Discussione pubblica. L’obiettivo è anche quello di parlare con le famiglie ed è per questo che lunedì per l’inizio delle lezioni di Medicina, è stato fissato alle 9 un incontro nella cittadella universitaria di Monserrato. Mentre per Farmacia l’assemblea con matricole e familiari sarà alle 16, sempre in cittadella.
 La protesta. La mattinata universitaria è cominciata ieri in via Università, sotto il rettorato dove diverse centinaia di ricercatori si erano dati appuntamento per chiedere che il rettore assuma una posizione più netta sulle proposte del governo sull’università. Ma la mancanza di spazi adeguati ha fatto trasferire tutti in Scienze della formazione dove sono confluiti anche parte degli studenti che stavano manifestando.
 I ricercatori. Nell’ateneo la protesta è nata dai ricercatori che in maggioranza (323 su 466) hanno tolto la loro disponibilità per la didattica. Dopo aver contribuito in modo volontario (senza alcun compenso aggiuntivo) alla didattica per circa il trenta per cento degli insegnamenti, i ricercatori sono stati messi da parte dalle direttive del governo: categoria con la carriera bloccata ed economicamente penalizzata, da un lato; e in via di esaurimento, dall’altro.
 Il rettore. Il rettore Melis ha precisato «di avere votato contro il disegno di legge della Gelmini, assieme al collega di Sassari, alla conferenza dei rettori delle università italiane (Crui)». Per Melis si devono fare i conti col governo che esiste. Per questo è importante fare pressione affinchè «vengano recuperati i tagli e si abbiano altre risorse». Gli interventi del magnifico sono stati variamente contestati: da un «non è sufficente» a diversi «dimettiti».
 La polemica. Ieri il fisico Guido Mula e il chimico farmaceutico Valentina Onnis, referenti dell’ateneo di Cagliari per la Rete nazionale dei ricercatori 29 aprile, hanno contestato (dietro le quinte) al rettore le sue «posizioni più recenti all’interno della Crui, di non contestazione del disegno di legge. Ma su questo punto - ha spiegato Onnis - il magnifico non ha voluto esprimersi pubblicamente».
 Gli studenti. «Noi non ci vendiamo per trenta denari - ha affermato Marco Meloni, presidente del consiglio studenti di Scienze politiche - siamo contro questa visione dell’università che non considera centrali la ricerca e la formazione. Non è un caso che si investa solo l’0,8 per cento del prodotto interno lordo, mentre negli altri Paesi si fa molto di più».
 I docenti. Divesi gli interventi anche dei docenti, da Cristina Cabras («ognuno ha le sue responsabilità») a Marinella Lorintzi, a Maria Del Zompo (ordinario). Quest’ultima ha sottolineato «il disastro economico e culturale di questo disegno di riforma» e messo in guardia sul progetto di privatizzazione dell’università, «la cui governance sarà trasformata in un consiglio d’amministrazione simile a quello di una società privata». Libertà di ricerca e i mezzi per poterla fare: questa la richiesta di tutti i partecipanti di ieri all’assemblea.
 
Pagina 2 - Cagliari
S.P.Q.R., sono porcherie queste riforme
Gli slogan degli studenti medi rifanno il verso al Senatur
BETTINA CAMEDDA
 
CAGLIARI. Diverse centinaia di migliaia di giovani sono scesi in piazza ieri nelle piazze di tutta Italia in occasione della mobilitazione nazionale studentesca contro la riforma presentata dal ministro Mariastella Gelmini. A Cagliari più di cinquecento studenti si sono dati appuntamento in piazza Garibaldi: una protesta pacifica che inizialmente sembrava partita in sordina (circa 350 tra medie e superiori) ma che ha poi ha subito acquistato il giusto slancio (e numero) al ritmo di slogan, canti e cori. Decine gli striscioni che hanno sfilato lungo il percorso che ha coinvolto e incuriosito anche passanti e turisti, a partire da quello più emblematico “S.P.Q.R. Sono Porcherie Queste Riforme”. E ancora “tagli alle pubbliche, soldi alle private! Cambiare ora!”. In prima fila il coordinatore dell’Unione degli studenti di Cagliari Giacomo Dessì: «Noi studenti chiediamo il blocco del percorso di riforma della scuola e chiediamo che vengano ascoltate le proposte delle associazioni studentesche che durante questo anno hanno elaborato il progetto di “Altra riforma” che non vuole essere un insieme di rivendicazioni ma il frutto di un percorso razionale che renda la scuola migliore. Vogliamo che il nostro progetto sia ascoltato». Tra la folla, che da piazza Garibaldi ha poi percorso via Manno, Largo Carlo Felice fino a Piazza del Carmine, c’erano anche alcuni professori come Silvia Usai, insegnante di Lettere: «Stiamo reagendo a una situazione di sfascio totale e se non si protesta si subisce e basta. Al di là di quel che pensa la Gelmini la scuola è fatta di studenti e di professori non di lavagne multimediali o altro per cui è giusto che i professori si uniscano agli studenti per dare voce ad una protesta. Io sono un’insegnante precaria tagliata quindi questo mi sembra il modo più giusto di manifestare il mio dissenso e la mia preoccupazione dato che sono anche mamma oltre che insegnante». Megafono in mano e grinta da vendere, tra gli “animatori” del corteo c’è anche Federico, che frequenta la terza superiore dell’istituto alberghiero: «Non si possono seguire delle leggi che ci vogliono ignoranti. Anche nella mia scuola ci sono stati dei tagli. Prima facevamo tre ore di materie professionalizzanti, cucina sala e ricevimento, da quest’anno invece se ne fanno due. Con poco tempo e poche risorse a disposizione è difficile». Sventola la bandiera rossa della Cgil Tiziana Sanna, segretaria Flc di Cagliari: «Sto con gli studenti perché la battaglia è comune. Noi sosteniamo i lavoratori della conoscenza e gli studenti contro i tagli che comportano non solo meno posti di lavoro ma soprattutto meno diritto allo studio». Gli studenti hanno poi raggiunto universitari e ricercatori nell’aula magna della facoltà di Scienze della formazione dove era presente anche il rettore Gianni Melis.
 
Pagina 22 - Sassari
La rabbia degli studenti in piazza
In centinaia hanno protestato contro i tagli della Gelmini
Sostegno da parte della presidente della Provincia Giudici
DARIA PINNA
 
SASSARI. «Con il nostro futuro non si gioca» hanno gridato gli studenti della provincia di Sassari, che ieri mattina hanno scioperato contro i tagli alla scuola pubblica targati Gelmini. «Non sono solo gli stipendi dei supplenti annuali, e dei commissari d’esame, il sapone, la carta igienica, le fotocopie, le gite, i progetti, i fogli di protocollo che sono a rischio, ma qualcosa di più. Il nostro futuro, la nostra possibilità di capire e scegliere chi vogliamo essere”. L’ennesimo sit in, ieri mattina davanti alla Provincia, assediata da un folto gruppo di ragazzi provenienti dai vari istituti cittadini e dall’ateneo sassarese. Fischietti, striscioni e perfino cori da stadio per dire no ai tagli attuati dal Governo. Parole di sostegno sono state espresse dalla presidente della provincia Alessandra Giudici e dall’assessore alla Pubblica Istruzione Rosario Musmeci, anche se “come Provincia non possiamo fare più di tanto”, hanno detto agli studenti e ai rappresentanti dei sindacati”. Gli insegnanti precari parlano di una scuola al collasso. E a farne le spese sono soprattutto gli studenti, privati di un’istruzione qualificata e competente. «Siamo il prodotto di una scuola che non funziona più», ha raccontato un ragazzo dell’istituto alberghiero. Niente più ore di laboratorio, che comprendono le attività di cucina, sala e ricevimento. Abolita completamente la terza area professionalizzante, in cui gli studenti venivano affiancati da cuochi, sommelier ed esperti del settore. Problemi anche al Liceo Azuni, privato dei laboratori di chimica e fisica.
 
Pagina 13 - Attualità
Scuola, 300mila contro la Gelmini
«Ci rubano il futuro». Il ministro: «Cortei organizzati dalla sinistra»
di Monica Viviani
 
ROMA. Erano oltre 300 mila e non solo studenti: accanto a loro c’erano precari, ricercatori, genitori. E’ il popolo del «no Gelmini day» che ieri ha sfilato in 90 città (da Milano a Palermo passando per Venezia, Bologna, Firenze, Roma) per ribadire i suoi «no» alla riforma di scuola e università, ai tagli, alla precarietà. Non sono mancati scontri e cariche della polizia mentre il ministro ha liquidato la protesta con un «slogan vecchi di chi non vuol cambiare».
 A Roma in 30 mila hanno marciato fino al ministero dell’Istruzione, scandendo slogan come «Con questa riforma a scuola non si torna», «Gelmini saremo il tuo inferno», «Ci rubano il futuro, ci tolgono la dignità». Su un cartello il ministro è stato raffigurato con una pala in mano mentre seppellisce l’Università La Sapienza. Alcuni manifestanti hanno indossato caschi gialli da operai «per difenderci dalle macerie che Gelmini e Tremonti ci hanno lasciato».
 A Milano erano in 20 mila, secondo gli organizzatori, e tra lanci di uova e fumogenti non sono mancati momenti di tensione quando un gruppo di «antagonisti» e aderenti ai centri sociali si è staccato dal troncone principale del corteo cercando di dirigersi verso l’assessorato all’Istruzione del Comune ma è stato bloccato dalle forze dell’ordine. Poco più tardi qualche centinaio di manifestanti ha cercato di forzare un cordone di polizia e nei tafferugli un poliziotto è stato colpito ad un occhio dal liquido urticante di una bomboletta spray. Infine secondo la testimonianza di un docente precario un gruppo di studenti universitari che aveva dato vita a un corteo non autorizzato partito dall’Universita Statale, è stato caricato dalla polizia all’altezza di piazza Missori. Scontri anche a Firenze tra manifestanti e giovani di destra.
 Inevitabili le polemiche politiche. Il ministro Gelmini ha minimizzato la protesta che, ha sostenuto, sa solo «riproporre vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra». Ma la scuola, ha sottolineato, «non è più proprietà privata della sinistra». Le proteste sono quindi secondo la Gelmini «organizzate da una precisa parte politica». Insomma «non sono certo manifestazioni spontanee che uniscono studenti e professori», ma «manifestazioni politiche organizzate da militanti contrari al governo e alle riforme».
 Immediata la replica della Rete degli studenti: «In piazza c’era la scuola, quella vera, quella fatta da studenti, insegnanti, genitori che non accettano che la scuola pubblica venga distrutta: altro che conservazione, altro che mantenere lo status quo!».
 Ieri è stato anche il primo giorno di sciopero nazionale indetto dalla Flc Cgil: il personale scolastico ha incrociato le braccia per la prima ora di lezione. Secondo il ministero l’adesione è stata solo del 5,5%. Invece per Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, è stata «massiccia» ed «è solo l’inizio».
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Cagliari
Le province del sud dell’isola varano i «gruppi di azione costiera»
Un piano per valorizzare le coste e le attività produttive in mare, tra turismo e impresa
GIANFRANCO NURRA
 
CARBONIA. Un piano di azione per la valorizzazione delle zone costiere. Quelle legate al mare, e alle attività produttive, pesca in primo luogo, magari unita ad iniziative di trasformazione ma anche turismo, itticoltura, strutture ittituristiche e quant’altro possa servire per far crescere un territorio, caratterizzare e far decollare l’economia.
 È quello sul quale puntano le amministrazioni comunali i cui territori si affacciano sul mare e che si ritrovano nel’area sud occidentale della Sardegna, da Fluminimaggiore a Pula. A chiamarle a raccolta sono state le due province di Cagliari, quella di Carbonia Iglesias, che è anche capofila del progetto, il Gal Sulcis e l’Università di Cagliari.
 L’obiettivo è quello di costituire un gruppo di azione costiera per la partecipazione ad un bando europeo che mira allo sviluppo sostenibile delle zone di pesca.
 Una iniziativa per la quale sono disponibili circa un milione trecentomila euro, che saranno interamente destinati al finanziamento di uno solo dei progetti presentati.
 Per la partecipazione l’isola è stata suddivisa in quattro aree costiere, che sono in competizione tra loro. L’area sud occidentale si troverà in concorrenza con la zona dell’oristanese, quella del nord Sardegna e dell’area orientale. La vittoria, e quindi il finanziamento, andranno al progetto che avrà fato registrare il punteggio massimo tenendo conto della coerenza della strategia in rapporto ai problemi del territorio, alle esperienze già maturate, al numero di abitanti interessato, alle ricadute sull’ambiente. La presentazione del Piano scade il prossimo 20 ottobre, e per questo è stato messo in campo un vero e proprio tour de force per concretizzare il progetto. Per una serie di motivi, legati soprattutto alla fase organizzative preliminari, l’area si trova in una qualche posizione di svantaggio rispetto alle altre zone incompetizione, che si sono attivate già da qualche mese.
 Al di là di una proroga dei termini, comunque, tutti sono sicuri di bruciare le tappe e raggiungere entro la scadenza il risultato di creazione del piano. Già ieri, nel corso della prima riunione operativa, tutti hanno presentato le proprie manifestazioni di interesse, che eappresentano la fase indispensabile per la prosecuzione. Il progetto, quindi, nascerà. Anche perché, in ogni caso, non è detto che solo uno dei quattro progetti, al momento almeno qll’apparenza tra loro, sarà finanziato.
 Nessuno esclude infatti che anche gli altri progetti, che guardano allo sviluppo delle zone costiere, possano avere quote finanziarie a disposizione, di minore o maggiore importanza.
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
Un medico americano racconta in un libro il ruolo della molecola scoperta a Cagliari
«Così i topini di Gian Luigi Gessa mi hanno aiutato a smettere di bere»
In «L’ultimo bicchiere» Ameisen descrive l’uso di se stesso come cavia
ROBERTO PARACCHINI
 
 CAGLIARI. Medico famoso, poi alcolista disperato. Alla fine Olivier Ameisen, docente di medicina clinica al Cornell University Medical Center, ne è uscito grazie ai topini del farmacologo Gian Luigi Gessa.
 «Quei topini erano stati il terreno di sperimentazione di una molecola, chiamata baclofen, che noi abbiamo utilizzato per anni e che elimina negli animali di laboratorio la voglia di bere», spiega Gessa, fondatore di una scuola di neuroscienze nota in tutto il mondo. Ora sta per uscire anche in Italia il libro di Ameisen L’ultimo bicchiere (Baldini Castoldi Dalai), in cui il medico uscito dalla dipendenza dal bere racconta che a salvarlo è stata proprio la molecola sperimentata dall’equipe del farmacologo cagliaritano.
 La storia inizia nel 1994 quando la vertigine della vita si appropria di Ameisen rinchiudendolo nell’alcol. Poi il medico le tenta tutte, compresa la strada degli «alcolisti anonimi», ma non ottiene risultato. Infine, convinto che la dipendenza non sia una malattia da cui si guarisce con la sola volontà, inizia a leggere la letteratura scientifica e arriva anche alle pubbicazioni a firma di Gessa e del suo collaboratore Gian Carlo Colombo. In queste si parla di una molecola, la baclofen appunto, che sperimentata nei topini, dà una serie di risultati per lui molto interessanti: elimina il gusto del bere rendendo l’alcol come acqua fresca.
 «Si tratta di una sostanza conosciuta da tempo - prosegue Gessa - noi abbiamo iniziato a utilizzarla nei topini in rapporto alla nicotina e all’alcol e tutt’ora stiamo continuando le sperimentazioni. Di questa molecola si è interessato anche Giovanni Addolorato, della Cattolica di Roma. Ma Ameisen è andato oltre e l’ha provata su se stesso». Nel suo libro, di cui ha parlato anche il New York Time e che ha fatto dire al premio Nobel per la Medicina Jean-Dausset che «Ameisen ha scoperto il trattamento della dipendenza», si racconta anche come l’autore ha superato il craving. Mettere da parte il bicchiere può essere relativamente facile. Ma poi basta entrare in un bar, o vedere qualcuno che beve, per essere di nuovo posseduto dalla voglia della bottiglia: il craving. «L’autore di L’ultimo bicchiere - proosegue Gessa - afferma, invece, che prendendo in dosi massicce questa molecola che noi abbiamo testato come antagonista dell’alcol, il craving scompaia definitivamente. Attualmente anche il centro nazionale americano per lo studio delle tossicodipendenze, sta conducendo ulteriori esperimenti sulla baclofen». A suo tempo Gessa cedette il brevetto a una società Usa, ma ora questo è scaduto, informa Ameisen.
 Ma il neuroscienziato sardo e la sua équipe stanno lavorando anche su un’altra molecola anti alcol, con «potenzialità ancora maggiori». Mentre il medico ex alcolista ha fondato dei gruppi anonimi di tossicodipendenti che per guarire usano baclofen.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Si è rotto un patto di potere»
Ingroia: la politica vuole riprendere il controllo sui magistrati colpevoli di avere tradito la regola della non belligeranza
Per Demuro, ergersi sopra la Costituzione è antidemocratico
 
CAGLIARI. Oltre due ore di “lezione” rigorosa, appassionata ma pacata sull’etica nella politia, la riforma della giustizia e la difesa della Costituzione. La sala della Corte d’appello era piena di gente venuta ad ascoltare il docente di diritto costituzionale Gianmario Demuro, l’europarlamentare Sonia Alfano, presidente della associazione nazionale familiari vittime della mafia e il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. L’iniziativa, coordinata dal docente universitario Gianni Loy è stata promossa dal Comitato per la giustizia e la legalità in Sardegna. Nel corso del suo intervento Ingroia ha ricordato come parlare di questione morale sia «un eufemismo. È più corretto parlare di questione criminale che intacca tutte le articolazioni dello Stato, con una compenetrazione tra malavita e classe dirigente senza precedenti. Tutto ciò è avvenuto non per eccesso di politica, ma per poca politica. La stagione dei primi anni Novanta ha segnato, a Milano con Mani Pulite e a Palermo con il pool di Caselli, la rottura del blocco di potere che governava questo paese; noi magistrati siamo stati percepiti come traditori del patto di non belligeranza dentro alla classe dirigente. E tutto questo perché abbiamo cercato di applicare il principio costituzionale delle legge uguale per tutti. Da allora si è deciso di riformare la giustizia, e riportare la magistratura sotto schiaffo».
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Fatto del giorno
LA RIFORMA REGIONALE
Con gli accorpamenti sanità a rischio a Sassari
Al momento è meglio mantenere l’autonomia delle aziende presenti nel territorio in vista di un polo d’eccellenza
PRESIDE DELLA FACOLTÀ / DI MEDICINA E CHIRURGIA /  DELL’UNIVERSITÀ DI SASSARI
 
Da tempo ormai è in atto, a diversi livelli, un acceso dibattito, nell’ambito della nuova proposta di Riforma Sanitaria Regionale, sulla distribuzione delle Aziende Sanitarie nel territorio del Sassarese. Sono emerse due ipotesi ancora in discussione: A) creazione di due Aziende Ospedaliere autonome che includano l’attuale Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) e una nuova Azienda Provinciale di Sassari che comprenda l’Ospedale SS. Annunziata con o senza l’Ospedale Civile di Alghero; B) accorpamento immediato delle due Aziende. Nonostante alcune Istituzioni del territorio si siano espresse più volte su queste ipotesi non è stata finora presa alcuna decisione.
 La Facoltà di Medicina e Chirurgia, co-protagonista a pieno titolo nel territorio, ha considerato le suddette ipotesi e ha ritenuto, a maggioranza, che un accorpamento immediato delle due Aziende non sia attualmente proponibile suggerendo, in primo luogo, il rafforzamento dell’attuale AOU, a cui manca ancora, paradossalmente, l’Atto Aziendale, l’Organo di Indirizzo e il Direttore Sanitario, con enormi disagi nella normale gestione della stessa AOU, e l’istituzione di una nuova Azienda Provinciale di Sassari, entrambe gestite in modo autonomo, ciascuna con un numero di letti inferiore a 500. Soltanto dopo un potenziamento edilizio, tecnologico e di personale di entrambe le Aziende si potrebbe prevedere il loro progressivo accorpamento fino anche al raggiungimento di una Amministrazione unica con l’obiettivo della creazione di un Polo Sanitario di Eccellenza nella Provincia di Sassari con la costruzione di un nuovo grande Ospedale ad alta specializzazione secondo criteri moderni, capace di ospitare l’intera Facoltà di Medicina e Chirurgia e l’Azienda Ospedaliera, con un numero di letti per acuti inferiore ai 700; una tale costruzione implicherebbe chiaramente il reperimento di fondi necessari e non meno di 5-7 anni per l’attuazione.
 Per evitare un clima di sospetto reciproco fra le due Aziende, dovrà essere proposto un Progetto chiaro e dettagliato aprendo un tavolo di trattative con la partecipazione delle componenti universitarie ed ospedaliere mediche e non mediche oltre alle componenti regionali ed ai sindacati, prendendo decisioni ponderate e condivise. Nel breve termine, si potrebbe, in uno spirito di collaborazione, ipotizzare per le Strutture attualmente uniche la creazione di Servizi e Dipartimenti interaziendali in regime di convenzione fra le due Aziende dando inizio al Progetto che nel giro di alcuni anni potrebbe trovare completa attuazione. Di base, sin da ora l’AOU di Sassari deve essere messa in condizioni di realizzare la propria missione integrata di assistenza, didattica e ricerca, prerogativa essenziale di una AOU che, a differenza delle Aziende Sanitarie Ospedaliere, ha come protagonisti di pari importanza il paziente e lo studente.
 L’AOU deve diventare uno strumento strategico per la riqualificazione della Sanità territoriale, facendo riacquistare a Sassari il proprio ruolo storico di Polo regionale di riferimento, in grado di offrire prestazioni in linea con i livelli di eccellenza europea, facendo cessare i viaggi della speranza sia per indagini diagnostiche che per procedure terapeutiche sofisticate. Si richiede pertanto un significativo impegno della Regione perchè vengano mantenuti ed erogati gli investimenti adeguati alle esigenze reali previsti per l’AOU di Sassari per l’edilizia e per il parco tecnologico e che si ponga fine ai tentennamenti su decisioni che finora hanno provocato dannosi ritardi che le Amministrazioni regionali che si sono susseguite hanno cercato di imputare inopportunamente l’una all’altra.
 Oggi vi è un solo modo per dare un messaggio forte e chiaro al territorio: una risposta immediata, sollecitata da più parti, alle innumerevoli carenze che richiedono una soluzione tempestiva a prescindere dal fatto che l’AOU rimanga autonoma o accorpata all’Azienda Ospedaliera.
 
 
 

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