Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 September 2010
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa e web
 
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina  
Fulmini, le regole per non restare folgorato
Da domani al via a Cagliari la convention mondiale con 250 esperti
 
Camminare a passetti corti, saltellare su una gamba. Possibilmente stare rannicchiati al suolo. E, ovviamente, mai sotto un albero mentre la macchina è una buona protezione. Le regole per difendere persone e cose dai fulmini sono uno degli argomenti della convention mondiale che si apre domani a Cagliari, organizzata dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università. Ne discutono 250 esperti provenienti da tutti i continenti. Con qualche certezza: allontanarsi sempre da pali e tralicci, ma i più alti rischiano comunque di più.
 
Pagina 9
Fulmini, a rischio i più alti
Da domani a Cagliari la convention mondiale  
I misteri delle folgori. Da domani a Cagliari, organizzata dalla facoltà di Ingegneria, si apre la convention mondiale che ogni due anni fa il punto su come ci si può proteggere dai fulmini.
di LORENZO PAOLINI
Dieci mucche coricate per terra in una specie di sonno rigido. I musi nella stessa direzione, verso il recinto, geometrica coreografia della morte. Nella foto, com'è ovvio, manca l'attimo precedente. Quello in cui il fulmine si scarica sul terreno, colpisce la rete metallica, la elettrifica. Addio alla mandria. Nella stalla - forse - gli animali sarebbero sopravvissuti. In realtà sull'argomento le certezze sono quelle che sono: poche. Anche per questo domani si apre a Cagliari la Conferenza internazionale per la protezione da fulmini, il massimo appuntamento mondiale sul tema. Biennale, scorsa edizione a Uppsala (Svezia), prevede l'arrivo di 250 iscritti da tutti i continenti. Un riconoscimento per la facoltà di Ingegneria che lo organizza (insieme a quella di Roma La sapienza e a quella di Bologna) e per il Dipartimento energia elettrica ed elettronica.
GUAI AI PRESTANTI Sarà pure mezza bellezza. Ma l'altezza, quando il dio dei temporali decide che è tempo di farsi sentire, può rappresentare un problema serissimo. «Rischiano di essere colpite da un fulmine tutte le cose emergenti», sintetizza Fabrizio Pilo, 44 anni, direttore del dipartimento, una forma di allergia grave alle fotografie. Il più alto della compagnia, l'albero svettante, il palo solitario piantato in mezzo alla campagna. E via a salire, colline, montagne. Più ci si avvicina alle nuvole, maggiore è la possibilità di beccarsi la super scossa. La Sardegna non è uno dei luoghi in cui si rischia di più, ha un indice medio (2,5 fulmini per anno per chilometro quadrato), la Florida o certe zone dei Tropici segnalano valori moltiplicati per dieci. Epperò si muore. L'ultimo pochi giorni fa, ad Arbus, un turista lombardo armato di canna da pesca. Ma le cronache segnalano un tributo annuale di vite umane alle folgori del cielo. Non solo: fanno meno notizia, eppure sono migliaia i casi di danni, talvolta importanti: dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche di casa - lavatrice o computer che vanno in bambola - a sistemi più complessi che valgono decine di migliaia di euro.
LE REGOLE DELLA NONNA Pilo, alla guida di un gruppo di ricerca sui sistemi elettrici per l'energia (Susanna Mocci, Giuditta Pisano, Emilio Ghiani, Giangiuseppe Soma, Massimo Loddo, Sergio Tedde), è uomo di ricerca. Eppure non butta via il decalogo del buon senso, rivisto e corretto alla luce di quel che la scienza sa oggi con certezza. Il primo comandamento: mai sotto gli alberi quando le saette illuminano l'aria. È preferibile prendere un po' d'acqua ma restare sdraiati o accucciati per terra. Per chi decidesse di allontanarsi in tutta fretta dal fortunale, regola d'oro sarebbe quella di saltellare su una sola gamba o fare passetti piccoli: accontentarsi del consiglio senza sorridere, la spiegazione scientifica è complicata ma inequivocabile. Ottima protezione quella di rifugiarsi in macchina, all'aperto anche un pergolato di metallo è eccellente Pure i cavi di qualunque elettrodotto (beninteso, lontano dai piloni che sono invece un richiamo irresistibile), vigilati da una sorta di parafulmine orizzontale, sono un'equa soluzione di ripiego. Mai avvicinarsi alle finestre che fanno in qualche modo da calamita. Canne da pesca, ombrelloni, l'albero di una barca a vela: tutto da evitare. «La regola generale - annota Pilo - è che intorno alle punte e agli spigoli si creano campi elettrici molto intensi».
DAL BASSO VERSO L'ALTO Sorpresa: il fulmine sale , non scende . Saranno pure folgori di Zeus: «Ma nel novanta per cento dei casi, la corrente elettrica va dal basso verso l'alto, dalla terra verso le nuvole, non il contrario. Può succedere diversamente sulla punta della Torre Eiffel ma è un'eccezione». Il perché lo spiega Gianni Celli, ingegnere e ricercatore: «Prima del fulmine vero e proprio, c'è la costruzione di un canale invisibile. Una sorta di albero ramificato che cerca una zona di atterraggio. Nel frattempo, mentre infuria la tempesta, le cose, e gli uomini, si caricano elettricamente, e anche questo avviene in maniera del tutto invisibile». Poi, talora - di rado per fortuna - c'è il contatto: e allora son dolori. Il sentiero, finora invisibile, si illumina di botto: «C'è una pressione localizzata pazzesca che dà origine al boato del tuono, la temperatura è così alta che ricorda da vicino quella del sole». Questione di secondi che, nell'unità di misura dell'energia elettrica, valgono 100 mila ampere: «Per intenderci, in un attimo viene scaricata l'energia consumata al picco massimo da almeno cinquemila abitazioni». Ecco perché trovarsi sotto un fulmine è vivamente sconsigliato a qualunque essere vivente. E perché gli oggetti esplodono, bruciano, si dissolvono.
CONDIZIONI RARE Per fortuna non è un evento che accade tutti i giorni. Ci vogliono le nuvole giuste - «cumulonembi» - delle autentiche superstar del settore, alte almeno dieci chilometri, una strana forma a imbuto. Peccato non siano prevedibili. I fulmini oggi si possono creare, gli israeliani lo fanno buttando verso il cielo razzi corredati di un filo conduttore che fa da esca a ponte. Sono pienamente misurabili grazie agli effetti in termini di campo magnetico, quelli che fanno tremare i piloti degli aerei e suggeriscono di allontanarsi il prima possibile dalla turbolenza sospetta. Una rete di una ventina di sensori in Italia (uno è nel Nord Sardegna) gestita dal Cesi (Centro elettrotecnico sperimentale italiano) svela tutto dei lampi che illuminano il cielo. Non basta: esistono strumenti per proteggere in modo efficace i beni. Ma sapere dove e quando i fulmini cadranno, è un'altra storia. Valgono le regole di cui sopra. In caso di sfortuna, «il più alto dei sette nani è quello che se lo becca». Quando il gioco si fa duro, i bassi cominciano a giocare.
 
2 – L’Unione Sarda
Prov Sulcis - Pagina 33
Borse di studio per 3 tesi di laurea
Iglesias. Bandite da Parco geominerario e Consulta
 
Anche quest’anno, il consorzio del Parco geominerario della Sardegna e la Consulta delle associazioni per il Parco hanno indetto il concorso Tesi di laurea Parco geominerario. Per il nono anno consecutivo, l’Ente assegnerà una borsa di studio a tre neo-dottori laureatisi con progetti di tutela e valorizzazione delle aree ex minerarie della Sardegna, o con lavori incentrati sulla storia e lo sviluppo del Consorzio.
Il concorso è aperto a quanti abbiano coseguito la laurea tra il novembre 2008 e il luglio di quest’anno. Una commissione scientifica, formata da professionisti di diversi settori, valuterà i lavori dei candidati.
Come ogni anno dal 2001, si prevede una massiccia partecipazione, a testimoniare quanto siano sempre più sentitite, fra le nuove generazioni sarde, le tematiche del recupero e della riconversione dei siti minerari dismessi, quelle legate al loro potenziale tursitico ed economico, e (non ultime) quelle più strettamente inerenti il retaggio socio-culturale lasciato da secoli, quando non millenni, di attività estrattiva nell’Isola.
Fra i giovani, architetti, umanisti, economisti, studiosi di Scienze che parteciperanno al concorso, i commissari selezionati dal Parco sceglieranno i tre autori delle tesi ritenute più originali e interessanti, e li premierà con un assegno di studio da 1.500 euro ciascuno. Dal 2001, anno della prima edizione del Concorso, le tesi pervenute e valutate dalle commissioni esaminatrici sono state ben 92, di cui una buona parte è stata presentata al pubblico in occasione delle diverse manifestazioni culturali, anche di rilievo internazionale, organizzate negli ultimi anni dal Parco geominerario.
PAOLO MOCCI
 
3 – L’Unione Sarda
Ogliastra - Pagina 41
Sui monti razzia di piante rare
Saccheggi ripetuti, un’orchidea è in estinzione
Villagrande. Manca la legge di tutela: una task force di esperti a convegno per studiare le contromisure
 
Le essenze endemiche del Gennargentu rappresentano un patrimonio inestimabile, ma chi ne fa razzia non viene punito. Mancano norme di salvaguardia. Se ne discute per due giorni in un convegno.
La Sardegna è la terra più ricca di piante endemiche ma resta una delle poche Regioni italiane priva di norme di tutela. Tutte le amminsitrazioni si sono fermate a proposte di legge che giacciono nei cassetti senza mai approdare all’approvazione del Consiglio. Una piccola orchidea che sopravvive nei Tacchi d’Ogliastra è la specie più protetta d’Italia. La Dactylorhiza elata sesquipedalis , appena sette, otto esemplari censiti in un’areale di pochi metri quadrati sulle rive di un corso d’acqua, è diventata l’emblema dell’iniziativa sulla conservazione e sulla gestione della flora sarda organizzata a Villagrande.
LA RAZZIA Il fiore ormai sull’orlo dell’estinzione è stato al centro della relazione del sottufficiale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale Cesario Giotta, grande appassionato ed esperto del territorio ogliastrino. «Questa orchidea tipica delle zone umide è ormai rarissima - ha spiegato Giotta - e sta scomparendo perché la mano dell’uomo ha contribuito a distruggere il suo habitat naturale». Escursionisti senza scurpoli sradicano e rubano essenze rare con la garanzia dell’impunità.
Il seminario scientifico organizzato ieri ed oggi dall’assessorato regionale all’Ambiente in collaborazione con il Centro conservazione biodiversità e il Ribes nel Centro fieristico del centro ogliastrino ha registrato un primo atto nello stage per addetti ai lavori tenutosi a Fonni che è stato esteso a tutti gli attori del territorio chiamati a contribuire alla tutela della biodiversità.
LA TASK FORCE In campo stavolta sono scesi tutti. «La Regione - ha spiegato il professor Gianluigi Bacchetta dell’Università di Cagliari - a parte la direttiva Habitat che prevede la protezione di ventidue specie vegetali non ha una legislazione specifica». Gli sforzi, tuttavia non sono mancati. L’assessorato regionale all’Ambiente ha coordinato gli interventi di tutela di cinque specie individuate nelle zone Sic, Siti di interesse comunitario. Interventi che, come ha spiegato il funzionario del servizio Tutela della natura Laura Angius, sono stati incentrati sulle strategie di conservazione, il recupero e la reintroduzione, laddove necessario, delle essenze vegetali a rischio.
EFFETTO-CLIMA Le relazioni che si sono susseguite dopo i saluti del sindaco di Villagrande Giuseppe Loi e di Bruno Pilia, presidente della Provincia, alcune decisamente tecniche, altre più accessibili anche ai profani, hanno messo l’accento sulla necessità di coniugare le conoscenze teoriche con la pratica. Gli esperti si sono soffermati sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla flora del massiccio del Gennargentu ma anche sui casi specifichi, quello dell’orchidea dei Tacchi e quello che riguarda un altro albero in pericolo, il “Rhamnus persicifolius”, nome scientifico dell’alaterno sardo. Si tratta di un altro endemismo che cresce in Gennargentu, nel Supramonte e in alcune zone dell’Inglesiente. Tutti i relatori indistintamente hanno sottolineato l’esigenza di preservare un patrimonio che ha rilevanza anche dal punto di vista economico.
SUL CAMPO L’appuntamento con le attività pratiche è fissato per questa mattina con esempi concreti di conservazione di specie vegetali in due località del vasto territorio comunale di Villagrande, Riu Correboi e Is terras de is molentes. Nella prima località l’équipe guidata dal docente universitario direttore del Centro di conservazione della biodiversità mostrerà interventi di conservazione del ribes sardo mentre nella seconda si procederà alla tutela sul campo dell’habitat della genziana.
GIUSY FERRELI
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 22
Università
Sessanta giovani italiani e stranieri festeggiano i 15 anni di Aegee
 
L’associazione universitaria Aegee compie venticinque anni e per l’occasione la sede di Cagliari, che contemporaneamente ne compie quindici, ha organizzato una serie di incontri che fino a lunedì porteranno in città sessanta ragazzi provenienti da tutta Europa ospitati nelle strutture dell’Università di Cagliari. Questi, insieme ai soci cagliaritani coordinati dal presidente Giulio Lai, parteciperanno a seminari, dibattiti, conferenze che riguarderanno il tema del lavoro in ambito europeo.
La mobilità degli studenti, l’integrazione tra i cittadini dei vari Stati, l’abbattimento di ogni intolleranza: sono questi gli obiettivi che da un quarto di secolo si prefigge l’Aegee, che a oggi può contare su oltre quindicimila iscritti distribuiti in 243 sedi accademiche europee. Tra i tanti che in questi quindici anni hanno fatto parte dell’associazione, anche Paolo Carta, attuale assessore comunale alle attività produttive, che dell’Aegee in città ne è stato il fondatore, e che spiega come questa «sia stata per tanti giovani sardi una straordinaria palestra di europeismo». La conferenza che chiuderà i festeggiamenti, è in programma oggi alle 19 nel locale Le Terrazze di Cagliari. ( d. g. )
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Ingegneria, oltre 1200 pre-iscrizioni
Passioni e miraggi per una facoltà tra le più gettonate dell’ateneo cagliaritano
 
 CAGLIARI. C’è anche Ingegneria tra le facoltà che detengono il primato del maggior numero di iscritti ai test di ammissione. Si tratta di una scelta fatta per passione o, forse, con la speranza di un inserimento nel mondo del lavoro più rapido che in altri settori. Sono in tutto 1.220 i giovani che il 1 settembre hanno sostenuto il test di ammissione per la facoltà di Ingegneria: 668 in tutto per i cinque corsi di laurea ad accesso libero, Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Ingegneria Chimica, Ingegneria Elettrica, Ingegneria Elettronica e Ingegneria Meccanica. Per il corso di laurea in Ingegneria Civile, che ha un numero programmato di 200 posti, si sono presentati in 310 mentre per Ingegneria Biomedica hanno sostenuto il test in 244 a fronte dei 150 disponibili. Come spiega il Preside della facoltà, Giorgio Massacci: «La soglia per l’ammissione a tempo pieno è stata superata da 80 studenti circa, mentre gli altri 420 circa, se vorranno iscriversi in Ingegneria, saranno iscritti a tempo parziale perché dovranno recuperare debiti formativi. Va ricordato che non tutti i partecipanti al test si iscrivono poi in Ingegneria, ma una percentuale compresa tra il 62% e il 66%. E’ quindi prevedibile che gli immatricolati a tempo pieno saranno circa 520, il numero esatto si saprà dopo la scadenza per la presentazione delle domande». Nel 2009 han partecipato al test 1.449 studenti, gli iscritti sono stati 909, dei quali 265 in Ingegneria Civile e 210 in Ingegneria Biomedica ad accesso libero. (b.c.)
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
Viale chiuso alle auto: nasce la Cittadella sanitaria
La circolazione ha subito rallentamenti solo di prima mattina, ottimo il lavoro dei vigili urbani
Il tratto di viale San Pietro tra via Matteotti e via Manzella è diventato un corridoio all’aperto tra le Cliniche e il Policlinico universitario
L’assessore Azara: «I malati erano troppo penalizzati»
 
 SASSARI. La gente camminava tranquillamente in mezzo alla strada. Medici e infermieri in camice, bianchi e verdi, che si muovevano tranquillamente tra le varie cliniche quasi si trovassero all’interno della struttura ospedaliera.
 È stato sufficiente chiudere al traffico il tratto di viale San Pietro tra via Matteotti e via Padre Manzella, per regalare a Sassari una bella e necessaria realtà: la Cittadella sanitaria.
 La rivoluzione del traffico realizzata intorno alle Cliniche universitarie non ha provocato i soliti ingorghi e le conseguenti lamentele. Solo una fila di prima mattina, quando gli automobilisti provenienti dalla parte bassa di via Amendola si immettevano in viale San Pietro con l’intenzione di raggiungere via Rockefeller attraversando il viale davanti alle Cliniche e all’altezza di via Matteotti dovevano svoltare per salire in direzione di via Padre Manzella. Perchè in viale San Pietro c’era una transenna e un vigile che dirottava il traffico verso la nuova direttrice di marcia.
 «Una decisione necessaria - ha spiegato l’assessore al Traffico, Michele Azara, che ha messo in pratica in breve tempo una richiesta di sistemazione dell’area, dal punto di vista della circolazione, che si trascinava da anni -. La situazione era diventata insostenibile. Era veramente indecoroso quel che accadeva ai malati, spesso impossibilitati a raggiungere le strutture ospedaliere per i parcheggi selvaggi, ma anche rischiando l’incolumità per attraversare il viale. Che è in realta una sorta di corridoio tra le vecchie Cliniche e il nuovo Policlinico universitario. D’accordo con il sindaco - ha continuato Azara -, abbiamo pianificato l’intervento d’accordo con la direzione generale dell’Azienda mista. Le auto potranno accedere ai parcheggi interni, ma non attraversare il viale - ha concluso con soddisfazione l’assessore, che ha monitorato personalmente la situazione - e usciranno direttamente all’altezza di via Padre Manzella per dirigersi verso via Rockefeller». (plp)
 

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