Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 September 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina     
La carica dei 1600 che sognano il camice bianco
Cagliari. Test per l'accesso a Medicina, soltanto uno su dieci passerà
 
C'è chi, la maggior parte, spiega di voler fare il medico per guadagnare bene. Chi invece dice di sentirsi dentro il fuoco di Ippocrate sin da bambino. Quasi nessuno invece ammette di aver subito l'influenza dei telefilm americani in cui i dottori sono tutti belli, ricchi e vincenti. Una cosa è certa: il camice bianco resta in cima alla lista dei desideri dei giovani sardi. La dimostrazione ieri quando 1600 ragazzi si sono presentati alla Cittadella universitaria di Cagliari per fare il test a Medicina e contendersi i 165 posti disponibili.
 
Cagliari e Provincia  - Pagina 15
Al test di medicina sognando Dr House
Dietro il boom il fascino del camice bianco e le serie tv
Ieri la prova in simultanea in tutta Italia: 80 domande a risposta multipla, metà di cultura generale. Il via alle 11, la consegna alle 13. Tra le più strane stravince «quella sul Grande Fratello».
Università. Oltre 1600 ragazzi ieri si sono presentati alla prova d'ingresso per 165 posti, tra loro tanti dalla Penisola
 
Indossare il camice bianco resta il sogno nel cassetto di tantissimi giovani sardi. Un desiderio non intaccato dalle notizie che, un giorno si è l'altro pure, raccontano lo sfascio della sanità italiana, tra zuffe di ginecologici in sala parto o morti sospette nelle corsie degli ospedali.
L'ESERCITO DI ASPIRANTI MEDICI La riprova ieri mattina, quando un esercito di ragazze e ragazzi provenienti da ogni parte dell'Isola, parecchi persino da oltre Tirreno, ha invaso la Cittadella universitaria di Monserrato per partecipare al test d'ingresso alla facoltà di Medicina, svolto in simultanea in tutti gli atenei d'Italia. Numeri over size : 1865 iscritti per 165 posti - anche se poi il 20 per cento non si è neanche presentato all'appello -, oltre 200 richieste in più dello scorso anno, che aveva già segnato un record. Un boom continuo spiegabile in parte con «la passione per un mestiere tra i più nobili» e in parte con «la speranza di conquistare un futuro economico roseo e una posizione sociale prestigiosa». Dietro cui però, nonostante in pochi siano disposti ad ammetterlo, si intravede anche l'effetto dell'enorme successo di serie tv come Er e Dr House in cui medici belli e ricchi salvano la vita ai poveracci, tra un amore contrastato e una cena chic a lume di candela. Ottanta domande a risposta multipla, metà di cultura generale, le altre più tecniche su biologia, matematica e chimica. Il via alle 11, due ore di tempo per la consegna. Alla fine volti tesi, sigarette consumate a getto continuo e pessimismo diffuso.
I RAGAZZI Annalisa Panizziuti, nuorese, è tra le prime a uscire. «Com'è andata? Non lo so, ho risposto solo alle domande di cui era certa. Perché voglio fare il medico? Mi piace e poi è un mestiere che non passerà mai, le persone non smetteranno mai di stare male». Lei, come quasi tutti, si è comunque preparata una via di fuga nel caso andasse male: «Mi sono iscritta anche ad altre prove d'ingresso, sempre però nell'ambito delle professioni sanitarie». Claudia Murru, cagliaritana, è invece già al secondo tentativo: «L'anno scorso ho provato il test ma non sono passata, così mi sono iscritta in farmacia. Perché ci ritento? Medicina è quello che mi piace». Stefano Tedde arriva da Tiana: «Ho sempre sognato di fare il medico, sin da bambino. È una professione che mi affascina. Se sono stato influenzato dai tanti telefilm in tv? Beh, forse sì, magari inconsciamente». Di certo tra questi ragazzi non abbonda l'ipocrisia, visto che in pochi giurano di aver scelto Medicina spinti esclusivamente dal desiderio un po' démodé di aiutare gli altri. Insomma, tra le motivazioni spicca soprattutto l'aspirazione, assolutamente legittima, di trovare subito lavoro e guadagnare bene. «Inutile dire che non sia così - ammette Domenico Tersitani, cagliaritano -, ma se non si ha propensione per certe materie non credo si possa andare lontano». Epperò c'è anche chi a fare il test è venuto quasi costretto, come Federico Piludi: «Il medico è un mestiere nobile - dice - ma io voglio fare il giornalista, sono qui principalmente per fare contenti i miei genitori che ci tenevano. Se passo la prova? Beh, a quel punto forse mi iscrivo».
I GENITORI Già i genitori. In tantissimi ieri sono rimasti fuori ad aspettare, tesi quanto e più dei figli, mentre nelle aule si svolgevano i test. Agostino Aulico, oculista di Palermo, è arrivato a Cagliari insieme al figlio Francesco. «L'aereo era pieno di ragazzi che dovevano fare il test per medicina a Cagliari o a Sassari - spiega -, e il motivo è che qua la selezione è meno severa, in media si passa rispondendo giusto a 41 o 42 domande, mentre a Palermo è più difficile». Sia lui che Fausto Melis di Terralba, che ha accompagnato la figlia Rachele, sottolineano poi un aspetto molto particolare: «Le selezioni sono necessarie - dicono -, ma sarebbe ora che qualcuno andasse a scavare un po' nel business dei corsi di preparazione ai test che sono sorti in questi anni man mano che si istituiva il numero chiuso nelle università: costano molti soldi e sono gestiti spesso da persone dentro questo ambiente».
IL GRANDE FRATELLO Ma le domande dei test com'erano? «Quelle di chimica e biologica molto difficili, per fortuna c'erano quelle di cultura generale», il coro unanime dei ragazzi. Anche se poi in tanti hanno trovato «scandaloso» o «ridicolo» che tra le seconde «ce ne fosse una sul Grande Fratello». Peccato però che si riferisse al romanzo di George Orwell e non alla trasmissione tv.
MASSIMO LEDDA
 
2 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia - Pagina 15
Cultura
Mostra su Gaudì, d'accordo Regione, rettore e sindaco
 
Dall'antico legame che unisce la Sardegna alla Catalogna nasce la mostra “Gaudì, la recerca de la forma”, che sarà allestita a Cagliari, in anteprima assoluta a livello nazionale, dalla fine di novembre fino a gennaio prossimi. L'iniziativa, frutto di un protocollo d'intesa siglato tra l'assessore regionale alla Cultura Maria Lucia Baire, il rettore Giovanni Melis e il sindaco Emilio Floris, consentirà di apprezzare il lavoro e la genialità del grande architetto catalano nella progettazione del tempio della Sagrada Familia di Barcellona. L'esposizione, ospitata nella Passeggiata coperta del bastione di Saint Remy, illustrerà gli elementi strutturali dell'edificio di culto che verrà consacrato da Papa Benedetto XVI nei primi giorni di novembre. L'assessorato alla Cultura svolgerà le azioni di coordinamento dell'evento, l'Università ne curerà gli aspetti tecnico-scientifici e il Comune metterà a disposizione gli spazi espositivi, garantendo l'accesso ai visitatori. «La mostra, per il suo richiamo nazionale e internazionale - ha detto l'assessore Baire - rappresenta un momento culturale di alto livello. In virtù del legame che unisce le due culture, sarda e catalana, il Temple Expiatori Sagrada Familia di Barcellona ha scelto Cagliari, come prima città italiana, per ospitare la mostra Gaudì, la recerca de la forma ». Per il rettore Melis «l'iniziativa risulta ancora di maggiore interesse per la presenza, nello staff di progettisti, di un ricercatore sardo dell'Ateneo cagliaritano». Per il sindaco, infine, «la mostra rafforza l'asse Cagliari-Barcellona nel convincimento che l'evento, per la forte impronta culturale, possa essere apprezzato da turisti e residenti».
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale  - Pagina 5
La Sella del Diavolo rischia di crollare
Allarme dei geologi: «Servono interventi di consolidamento»
 
Il primo segnale sinistro risuonò il 30 luglio del 1987 quando una frana seppellì e uccise l'appuntato dei carabinieri
Mondo Cabras. Lui pescava quando un intero costone piovve su una spiaggetta a due passi da Marina Piccola.
Un mese fa, quando anche i giudici d'appello hanno ribadito la responsabilità del ministero delle Infrastrutture condannandolo a risarcire 900 mila euro ai familiari, chiarirono che «se sulla parete fosse stata fatta tempestivamente un'indagine quella tragedia non sarebbe accaduta».
Non è stato fatto nulla né allora né adesso. Perché se ci fossero stati interventi il 12 giugno scorso non ci sarebbe stato uno smottamento che ha costretto la polizia ad evacuare una caletta. E un mese dopo, il 19 luglio, non sarebbe crollata una parte del costone seppellendo asciugamani, zainetti e infradito di un gruppo di ragazzi. Sono stati più fortunati di Mondo Cabras perché in quel momento facevano il bagno.
“POMO” A RISCHIO Insomma, tutto il promontorio tra Calamosca e Marina Piccola è instabile. Ma a preoccupare di più i geologi è il simbolo del Golfo degli angeli, la Sella del Diavolo. Che rischia di perdere il così detto “pomo”, cioè lo spuntone di roccia a sinistra della sella. Luciano Lecca, docente di geologia del sedimentario al dipartimento di Scienze della terra dell'Università, spiega perché: «Lo spuntone è intensamente fessurato e localmente brecciato. Inoltre alla sua base sono presenti strati friabili, cioè in erosione per disgregazione granulare, che nel tempo faranno mancare l'appoggio alla parte sovrastante. Quindi», aggiunge, «la stabilità di questa roccia è sicuramente precaria e il suo destino è certamente quello di cadere, presumibilmente un blocco alla volta, come documentano i blocchi già caduti in mare o presenti a metà del pendio sopra Marina Piccola, ma per i vari fattori di controllo della stabilità, non si può escludere un collasso di gruppi di blocchi». Il problema, chiarisce Lecca, è quando questo accadrà. Può succedere fra un mese o fra vent'anni.
Ma succederà, come conferma Mauro Pompei, consigliere nazionale dell'ordine dei geologi: «Alcune fratture evidenziano superfici di taglio critiche che potrebbero dare luogo ad improvvisi crolli localizzati». Certo, Pompei è più cauto: «Ritengo abbastanza improbabile un imminente collasso dell'intero sperone perché, sebbene sia evidente e diffuso il grado di fratturazione, è anche vero che il calcare spesso origina dei ponti che tengono ben saldi i blocchi gli uni con gli altri». Ma tutte le preoccupazioni restano.
«LESIONI IMPORTANTI» Massimiliano Deidda, presidente dell'associazione Ambientesardegna, da anni effettua escursioni sul colle di Calamosca. Conosce bene il problema e l'ha documentato fotograficamente: «Sono evidenti lesioni importanti, in modo particolare nella parte rivolta verso la Sella, dove sono anche visibili segni di cedimento di parti rocciose. Tenendo presente che il calcare è un tipo di roccia facilmente attaccabile dagli agenti atmosferici come pioggia e vento, questi ultimi hanno un'azione distruttiva sul pomo». Per Marcello Polastri, speleologo di Sardegna sotterranea «è evidente che la Sella del Diavolo è gravemente lesionata dall'incuria del tempo e dell'uomo. E il distacco del “pomo” lo dimostra».
GLI INTERVENTI Che fare? La protezione civile ha vietato l'accesso in alcuni punti sotto il costone, ma non basta. «Se gli esperti ci segnaleranno pericoli li valuteremo con i nostri specialisti e, se necessario, interverremo immediatamente», spiega Gianni Giagoni, assessore comunale alla pianificazione dei servizi con delega alla Protezione civile. «Ma noi possiamo solo proteggere le persone e i luoghi. Risolvere il problema strutturalmente spetta ad altri». Cioè a Regione e ministero delle Infrastrutture. Certo, chiariscono i geologi, è necessario intervenire. E subito. Lecca non intende generare allarmismi ma vuol essere chiaro. «Il pericolo di frana è noto e il rischio di danno alle persone non mi risulta sia stato ridotto vietando il passaggio alla base della falesia, ma è innegabile che un rischio esiste, così come in varie altre parti di Cagliari».
Per Pompei «serve un attento studio geologico-strutturale da cui scaturisca un sistema di interventi di consolidamento mirati (chiodature, pannelli di reti, disgaggi), che potrebbe consentire di rallentare significativamente il fenomeno se non addirittura eliminarlo». L'allarme è stato lanciato.
FABIO MANCA
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca Italiana  - Pagina 9
Tra le novità dell'anno scolastico 2010-11 la nascita dei nuovi istituti tecnici
Dopo 50 giorni di assenza scatta la bocciatura
 
Dal tetto per le assenze (bocciatura oltre i 50 giorni) alla nascita dei nuovi Istituti tecnici superiori post secondaria, passando per i nuovi programmi delle superiori «che pongono particolare attenzione al grande escluso, il '900, all'italiano e alle materie dell'area scientifica». Le novità dell'anno scolastico 2010-2011 sono state snocciolate dal ministro Gelmini. «Quest'anno verificheremo la bontà della riforma (ndr delle superiori), senza pregiudizi, e - ha assicurato - se ci saranno correttivi da apportare lo faremo».
Dopo aver ricordato le principali innovazioni di quella che ritiene una «riforma epocale» (incremento orari matematica, fisica e scienze, una materia del quinto anno insegnata in inglese, la new entry dei licei musicale e delle scienze umane, la razionalizzazione delle sperimentazioni), il ministro ha sottolineato come ora l'istruzione tecnica «non è più una scuola di secondo ordine». «Anche nel 2009, nonostante la crisi, mancavano all'appello oltre 50.000 profili tecnici richiesti dalle imprese. Iscriversi ai nuovi istituti tecnici e professionali consentirà ai giovani - ha osservato il ministro - maggiori opportunità occupazionali e una riduzione dei tempi di transizione tra scuola, e lavoro». In quest’ottica si inserisce anche la nascita di 20 nuovi istituti tecnici superiori post secondaria. Una nuova filiera non universitaria che dura 2 anni e che - è stato precisato - vede università, scuole e aziende protagoniste della formazione. «In parte - ha affermato il ministro - andranno a sostituire i corsi di laurea triennale che si sono rivelati poco utili ai fini dell'inserimento nel mercato del lavoro. Sono sparsi in tutto il Paese e colgono le vocazioni del territorio».

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Cagliari-Barcellona, turismo culturale con Gaudì
Protocollo d’intesa tra Comune, Università e Regione per una mostra del grande architetto catalano
 
CAGLIARI. Sarà allestita a Cagliari, in anteprima assoluta a livello nazionale, dalla fine di novembre fino a gennaio prossimi la mostra «Gaudì, la recerca de la forma» che sarà allestita a Cagliari. Lo prevede un protocollo d’intesa siglato ieri tra l’assessore regionale della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali Maria Lucia Baire, il rettore dell’università di Cagliari Giovanni Melis e il sindaco di Cagliari, Emilio Floris. L’esposizione dedicata al grande architetto catalano del tempio della Sagrada Familia di Barcellona sarà ospitata nella galleria «Passeggiata coperta» del Bastione di Saint Remy e illustrerà, in un percorso di ricerca architettonica, i singoli elementi strutturali dell’imponente edificio di culto che verrà consacrato da Papa Benedetto XVI nei primi giorni di novembre. L’assessorato dei Beni culturali, in particolare, svolgerà le azioni di coordinamento dell’evento, mentre l’università di Cagliari ne curerà gli aspetti tecnico-scientifici e il Comune metterà a disposizione gli spazi espositivi, garantendone la gestione con riferimento al flusso dei visitatori. «La mostra, per la sua connotazione di evento di forte richiamo nazionale e internazionale - ha detto l’assessore Maria Lucia Baire - rappresenta per la Sardegna un momento culturale di alto livello, anche per la promozione e valorizzazione del suo patrimonio materiale e immateriale. In virtù proprio del legame che unisce le due culture, sarda e catalana, il Temple Expiatori Sagrada Familia di Barcellona ha scelto Cagliari, come prima città italiana, per ospitare la mostra «Gaudì, la recerca de la forma». Per il Rettore, «l’iniziativa risulta ancora di maggiore interesse per la presenza, nello staff di progettisti, di un ricercatore sardo dell’ateneo cagliaritano».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Nazionale
Requiem per la caserma e il campus
Il caso approda in Parlamento, Murgia presenta un’interrogazione
Dalla firma dell’accordo sono trascorsi troppi anni Il rischio è perdere entrambe le partite
SIMONETTA SELLONI
 
NUORO. Nuova caserma a Pratosardo e campus universitario nella ex artiglieria. Due progetti che viaggiavano paralleli su un binario che rischia di diventare morto. Quello che suona come un requiem, arriva tredici anni dopo la firma dell’accordo di programma che prevedeva la cessione da parte dell’Esercito dell’area di viale Sardegna alla città, che ne avrebbe dovuto ricavare il campus per la sua nascente Università.
 In cambio c’era l’impegno di costruire a Pratosardo una caserma per la base logistica addestrativa. Circa 400 militari e un congruo numero di civili. Un robusto impegno finanziario affiancato dal progetto universitario, sul quale si sono spesi fiumi di inchiostro, mobilitate intelligenze, compiuti studi di fattibilità. La cultura come carta vincente per lo sviluppo. E invece.
 E invece siamo a tredici anni dall’accordo e non c’è la caserma e neanche il campus. Alle parole e alle teorie è mancata la solidità del fare. L’allarme sollevato dal segretario generale della Cisl funzione pubblica, Giorgio Mustaro, sul fatto che l’Esercito non abbia più interesse per la caserma - nel frattempo ridimensionata e pensata per circa 200 militari -, e le incognite sul campus e sul futuro dell’Università, ha raggiunto il deputato (Pdl) Bruno Murgia. «Ho contattato il sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga. Sto preparando una interrogazione parlamentare con risposta scritta per capire quali siano le intenzioni dell’Esercito, ma anche per vederci chiaro sul futuro del campus». Sempre ieri Murgia ha parlato con il sindaco Sandro Bianchi. Agli uffici comunali formalmente non sono arrivate comunicazioni di dietro-front dell’Esercito, al quale nel 2008, sono state inviate le modifiche del progetto preliminare per la caserma. Modifiche volute dalla Difesa, che ora ha chiesto al ministero dei Beni culturali una valutazione sul valore delle strutture preesistenti a Pratosardo.
 La sensazione, dopo questi anni, è che si sia fuori tempo massimo per tutto. Nel frattempo l’Esercito ha abolito la leva obbligatoria e aperto le porte alle donne; riforme consistenti che hanno anche imposto ripensamenti economici. Secondo quanto denunciato da Mustaro, la ragione per la quale la Difesa si starebbe disimpegnando da Nuoro è che una caserma con 200 militari non avrebbe ragione di essere. Sarebbe antieconomica, in un momento in cui i sacrifici finanziari imposti al paese riguardano tutti i settori, militare compreso. D’altra parte la cessione dell’ex artiglieria è legata alla costruzione della caserma; ecco perché anche il campus universitario poggia le fondamenta sull’argilla, visto che non si capisce dove andarebbero militari e civili che ancora stanno in viale Sardegna.
 Sul fronte universitario, ammesso e non concesso che subito si sblocchino i tempi e si creino le condizioni per realizzare il campus - per il quale c’è stato nel 2008 un protocollo aggiuntivo -, cosa andrebbe a ospitare quest’area? Mancano gli studenti; sull’università nuorese in pessima salute la riforma Gelmini si abbatte senza pietà. In questa vicenda, nella quale ci sono ritardi enormi - inerzia del Comune? indecisione dell’Esercito? - vale la pena riflettere se ancora si possa recuperare questa doppia partita, caserma-campus. O se sia il caso, ammettendo responsabilità proprie e stanando quelle altrui, di iniziare una seria battaglia per rimodulare i 20 milioni di euro, sonnecchianti, e in teoria vincolati per l’edilizia universitaria, nelle casse dei residui di bilancio della Regione. Tradotto, capire cosa farne, quel piano B che in tutti questi anni si sarebbe almeno potuto pensare di elaborare. Meglio che il niente assoluto.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Sassari
«La Regione fermi la mattanza»
La Cisl contro la Aou sulla cacciata degli interinali
 
 SASSARI. La mattanza degli interinali non è andata giù al sindacato. La Cisl, saputo del mancato rinnovo dei contratti degli impiegati amministrativi all’interno dell’Aou, assunti circa due anni fa a tempo indeterminato, aveva inviato una lettera ai vertici dell’Azienda con richiesta di spiegazioni.
 «La risposta che abbiamo ricevuto - dicono Giovanna Zirattu e Alessandro Nasone - ci dà la conferma di come la gestione di una importante struttura sanitaria quale è l’Aou sia in balia di chi interpreta le leggi in base alle proprie esigenze e non certamente a quelle degli operatori e della collettività. Le nostre preoccupazioni adesso sono ancora maggiori: una direzione aziendale che manda ufficialmente atti di riorganizzazione ai sindacati, dove, nero su bianco, sono previsti 16 dirigenti amministrativi e tecnici e 9 strutture complesse non mediche e si premura di dire che è la legge che lo impone, beh a noi spaventa».
 A riguardo c’è il precedente dell’Asl: «Si sa che l’altra azienda del sassarese, con 6 ospedali e distretti, ha 12 fra dirigenti amministrativi e tecnici come è altrettanto noto che la legge impone misure di razionalizzazione degli assetti organizzativi e l’adozione dell’atto aziendale che deve essere approvato dalla giunta regionale. In merito a quest’ultimo è ancora vincolante la delibera regionale del 2008 avente per oggetto “Principi e criteri direttivi” per l’atto delle aziende ospedaliere universitarie di Cagliari e Sassari».
 Poi una frecciata sull’inadeguatezza gestionale: «In quanto alla presunta struttura organizzativa dell’area medica già definita - sottolineano i sindacalisti - ricordiamo che manca, crediamo unico caso in Italia, la figura del direttore sanitario, indispensabile in una struttura sanitaria, anche ai fini dell’accreditamento». Perciò la CIsl si rivolge direttamente alla Regione: «Chiediamo all’assessore Liori di sospendere gli effetti delle delibere di riorganizzazione interna dell’Aou, e di sollecitare l’immediata nomina del direttore sanitario».
 Quanto alle motivazioni tirate in ballo dal direttore amministrativo Piero Tamponi e il commissario Gianni Cavalieri sui motivi dell’improvviso turn-over, la Cils concorda su un punto: «Ci convince la riflessione finale sull’area amministrativa che, si riporta alla lettera, svolge un ruolo di supporto indispensabile e sempre più qualificato per un più corretto ed efficace espletamento della missione essenziale dellazienda al servizio della cura e della salute del cittadino. Quanto scritto il 23 agosto è di fatto smentito dai recenti atti della direzione amministrativa che deve spiegare a noi e all’utenza quale servizio qualificato sarà svolto da oggi nei vari uffici visto che gli operatori con esperienza sono stati mandati via in massa senza preavviso, e tale vuoto non è certamente colmabile con la richiesta informale fatta agli operatori dell’Asl di insegnare ai nuovi assunti». (lu.so.)
 
 

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