Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 August 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

1 – L’Unione Sarda
Estate – pagina 11
Mare Monstrum, il muro d’Europa
Il Mediterraneo come «confine d’acqua» tra il Vecchio Continente e il Sud del Mondo: una linea di demarcazione che miete vittime tra i popoli che diedero lavoro e protezione agli emigrati italiani
Il romanziere siciliano Vincenzo Consolo apre a Cagliari con la sua conferenza su “I Muri d’Europa” il diciannovesimo convegno dell’Associazione Internazionale Professori di Italiano
 
Una città serena, dove gli immigrati vivevano senza problemi accanto alla gente del posto, e anzi creavano a loro volta comunità sempre più forti e radicate tanto da dare il nome a intere zone urbane. Una vera espansione che però non allarmava nessuno, non faceva scattare alcun latrato xenofobo, non metteva a repentaglio quella convivenza pacifica tra italiani e tunisini.
Sarà perché erano altri tempi: il Novecento era cominciato abbastanza da poco e ancora non si sapeva quanti drammi avesse in serbo. O sarà, soprattutto, che gli italiani erano gli immigrati, non i padroni di casa: la città che li aveva accolti salvandoli dalla fame e dalla disoccupazione era Tunisi.
Seconda storia: quella del ragazzo «che trovarono svenuto al parco del Valentino, a Torino, e a prenderlo in cura fu un cardiologo che aveva come paziente anche Giulio Einaudi. Durante il ricovero venne fuori che questo giovane aveva lasciato la pastorizia e la Sardegna per fare l’operaio alla Fiat, e siccome oltre a lavorare frequentava la scuola serale ecco che per la gran fatica aveva perso i sensi. “Ho scritto la mia autobiografia”, confidò al medico, e quello la fece avere a Einaudi. All’epoca la casa editrice era rigorosissima: prima della pubblicazione un manoscritto passava sulla mia scrivania, poi lo leggeva Italo Calvino e infine la Ginzburg. È la trafila che quell’autobiografia seguì per poi essere pubblicata dalla Einaudi con il titolo “Anzelinu”; l’autore è tornato in Sardegna dove ora insegna matematica».
Con queste due storie di emigrazione lo scrittore siciliano Vincenzo Consolo ha avviato ieri a Cagliari “I muri d’Europa”, la sua conferenza d’apertura di “Insularità e cultura mediterranea nella lingua e nella letteratura italiane”, diciannovesimo convegno dell’Associazione Internazionale Professori di Italiano, organizzato fino a sabato a Sa Duchessa dall’Aipi con le facoltà cagliaritane di Lettere e Lingue.
Due belle storie, due belle isole in un mare tragico di fatti di cronaca, accordi politici e leggi dello Stato: i muri di cui parlava Consolo non sono di mattoni e filo spinato come a Berlino, sono i muri di sabbia e di onde che separano i migranti di oggi dalle loro mete. E spesso li uccidono.
In un convegno letterario dedicato all’insularità mediterranea e alla sua carica storica e simbolica, sarebbe stato facile e rassicurante raccontare ancora una volta il Mare Nostrum come un crogiolo di lingue e tradizioni, una casa comune liquida e nel complesso pacifica, luogo di scambi e progresso. Consolo, secondo la tradizione di anticonformismo e impegno civile che gli scrittori siciliani non hanno mai delegato al solo Sciascia, ha raccontato un altro Mediterraneo, quel «confine d’acqua tra l’Europa e ogni Sud del mondo».
Un limen sanguinario e disumano quanto «il muro d’acciaio tra Stati Uniti e Messico», un immane cimitero salmastro che inghiotte «le carrette del mare, che vanno a picco e diventano bare di ferro per chi tentava la traversata. I loro corpi, ogni tanto, si impigliano nelle reti dei pescatori siciliani». L’autore di “Retablo”, “Nottetempo, casa per casa” e altri romanzi selleriani tiene una lezione magistrale, sì, ma non sacrifica un grammo di polemica o di passione all’occasione accademica. Il suo è un intervento di denuncia, dura e pura. Contro «il criminale Gheddafi», contro la politica dei «respingimenti ciechi» messa in campo - o meglio in mare - dal nostro governo; contro «la vergognosa legge Bossi-Fini». I soli respingimenti che Consolo vorrebbe sono quelli dei vocaboli stranieri, che stanno invadendo e infiacchendo l’agonizzante lingua italiana: ma contro lo slang l’Italia, nazione «tele-stupefatta», non sa reagire.
Preferisce accanirsi sui poveri del mondo, su chi viene a cercare cibo e protezione e si ritrova «nelle gabbie infuocate di quei lager che chiamiamo Ctp, centri temporanei di accoglienza», piccoli inferni dove stipare «chi scappa dai genocidi, dalla fame, dalle persecuzioni: quel popolo dei gommoni, delle barchette e delle carrette delle onde che arriva fino a noi, lasciando i suoi morti sui fondali marini o nei deserti infuocati della Libia».
Partono, i disperati dell’altra sponda, da punti a volte non lontanissimi da quella Tunisi che ospitava i lavoranti italiani. Arrivano clandestinamente da quel Nordafrica che «ai primi dell’Ottocento dava asilo politico a liberali, giacobini e carbonari perseguitati dalla polizia borbonica» e fino ai primi del Novecento risolverà per molti poveri europei il problema impellente del pane e del lavoro, come fu per gli sterratori e i minatori italiani ai quali fece una visita commossa nel 1914 il socialista Andrea Costa. È con il benessere che tutto cambia, è con il boom economico degli anni Sessanta che i flussi migratori si invertono: l’Italia si scopre ricca ma non sa diventare altruista. I padroni di casa di ieri diventano ospiti in cerca di alloggio e occupazione: in risposta a queste domande elementari avranno il ferro dei respingimenti e dei Cpt, il fuoco dei deserti attraversati nella speranza di un imbarco clandestino. La morte salata dei naufragi.
Un amaro ricorso storico per gli ideali discendenti di quella «piccola flotta di musulmani (arabi, mesopotamici, egiziani, siriani, libici, magrebini, spagnoli), che nell’827 dopo Cristo al comando del dotto giurista Asad Ibn al-Furàt sbarcò nel piccolo porto di Mazara». Era l’inizio della dominazione musulmana in Sicilia, un periodo che segnò per l’isola «una sorta di rinascimento: rifioriscono l’agricoltura, la pesca, l’artigianato, il commercio, l’arte. Ma il miracolo più grande che si opera durante la dominazione musulmana è lo spirito di tolleranza, la convivenza tra popoli di cultura, razza, religione diverse». Oggi, al largo di quell’isola, i visitatori vengono respinti, o vanno a picco.
E a Consolo tornano in mente «le parole di Braudel sull’epoca di Carlo V: in tutto il Mediterraneo l’uomo è cacciato, rinchiuso, venduto, torturato e vi conosce tutte le miserie, gli orrori e le santità degli universi concentrazionari ».
CELESTINO TABASSO
 
Il convegno
Il lessico dei dominatori
 
Lingue subìte, imposte dai dominatori e metabolizzate dai dominati. Che saremmo poi noi sardi, con il nostro bagaglio di vocaboli e tradizioni mutuati dal succedersi di conquistatori ma soprattutto dai quattro secoli di dominazione spagnola, con il suo retaggio ancora ben percepibile. E se la lingua la impone chi vince la guerra, per farla vivere e ritrovarla bisogna rivolgersi a chi fa marciare la pace: la storia della letteratura sarda si ricostruisce ripercorrendo la storia degli intellettuali, un filone prezioso di laici, ecclesiastici, funzionari, notai e magistrati.
È uno degli aspetti di “Letteratura e storia sarda. Problemi di metodo”, la conferenza dell’italianista Giovanni Pirodda che con quella di Vincenzo Consolo ha aperto ieri i lavori di “Insularità e cultura mediterranea nella lingua e nella letteratura italiane”, il diciannovesimo convegno dell’Associazione internazionale professori di italiano che ha portato a Cagliari docenti da 25 paesi stranieri: dal Camerun e dalla Croazia, dal Brasile agli Stati Uniti, da Spagna, Belgio, Olanda, Germania, Polonia, Russia, Malta, Canada, Francia, Norvegia, Slovacchia, Austria, Israele, Regno Unito, Romania, Irlanda, Tunisia e Portogallo. Dopo l’inaugurazione di ieri i lavori si trasferiscono da oggi fino alla conclusione di sabato nella facoltà cagliaritana di Lingue, in via San Giorgio 12.
IL CANTO DELLE SIRENE Ieri in tarda mattinata il convegno ha avuto un momento artistico perfettamente in linea con i temi trattati. Nella sala esposizioni della Cittadella dei Musei, in piazza Arsenale, è stata inaugurata l’installazione “Il Mediterraneo e il Mito - Il canto delle sirene”: opera dell’artista cagliaritano Antonello Dessì, che da tempo lavora sugli archetipi mitologici della cultura occidentale e ad “Ermes nel canto di Ulisse” ha dedicato un’interessante ricerca, rileggendo il Canto XXVI dell’Inferno dantesco attraverso una serie di immagini sostenute da testi densi e articolati. Sua anche una delle immagini (l’altra è di Giovanni Coda) che compare nella presentazione del convegno, fotografata da Luigi Manca. Alla presentazione dell’installazione (che resterà allestita per tre giorni) hanno partecipato Andrea Loria, Giovanni Oppo, Adriano Orrù.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari  - Pagina 16
Caro-autobus, esplode l’ira dei consumatori
«Aumenti esorbitanti e ingiustificati». Chiesto un incontro con la Regione
 
Anche le associazioni dei consumatori si mobilitano contro gli esorbitanti rincari dei biglietti degli autobus deliberati il tre agosto scorso dalla Regione. Ieri i responsabili di Adiconsum, Federconsumatori e Cittadinanzattiva hanno scritto una lettera all’assessore regionale ai trasporti Liliana Lorettu «per conoscere i termini delle decisioni assunte, le motivazioni poste alla base delle stesse, la corretta applicazione delle decisioni della Regione da parte dei gestori del servizio pubblico». Ma soprattutto per chiedere «di poter discutere in merito agli effetti previsti sull’utenza, in particolare sulle famiglie meno abbienti, sul disincentivo all’utilizzo del mezzo pubblico per gli spostamenti, sulla spinta inflazionistica che tali aumenti comporteranno».
Come hanno fatto molti utenti, ma anche associazioni studentesche e sindacati, Adiconsum, Federconsumatori e Cittadinanzattiva parlano di aumenti «esorbitanti e ingiustificati» e criticano il fatto che le delibere siano state approvate in un periodo di ferie.
Ieri, in una nota estremamente articolata e documentata, l’Unione degli studenti aveva annunciato la possibilità di una manifestazione. «Prima di scendere in piazza aspettiamo segnali da parte della Giunta regionale e da parte dei consiglieri», hanno scritto. «In particolare dagli assessori ai trasporti e alla pubblica istruzione e dai componenti delle commissioni trasporti e istruzione del Consiglio. Chiediamo che vengano ammessi gli errori di questi aumenti», hanno aggiunto gli studenti, «perché le tariffe agevolate, seppur alte, non sono accessibili agli studenti universitari fuori corso e ai lavoratori-studenti. Nel caso le nostre richieste non venissero ascoltate entro il 31 agosto in un tavolo di confronto con le aziende e la Regione», concludono, «potremo accompagnare con la nostra presenza in strada la prima seduta del Consiglio Regionale il sette settembre».

 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Convegno internazionale degli italianisti a Sa Duchessa
Lingua italiana in cattiva salute: sos dello scrittore Vincenzo Consolo
 
 CAGLIARI. Lingua italiana in pericolo travolta dall’aggressività della lingua inglese e letteratura nazionale ormai giunta al capolinea, fiaccata dallo strapotere della comunicazione televisiva.
 L’allarme è stato lanciato dallo scrittore e saggista siciliano Vincenzo Consolo, 77 anni, nella giornata d’apertura del 19º Convegno internazionale degli italianisti (Api), che si è inaugurato ieri al polo universitario di Sa Duchessa.
 «La lingua italiana - ha affermato - gode di un cattivissimo stato di salute. E’ in via di estinzione. Ormai parliamo uno slang dettato dall’invasione di americanismi e un linguaggio tecnologico e televisivo».
 «Siamo supini - ha concluso Consolo -, non abbiamo difese immunitarie contro questo fenomeno come accade ad esempio in Francia. L’Italia è un paese telestupefatto, con le conseguenze politiche e culturali a cui assistiamo». A margine del seminario che ha visto la partecipazione di 25 insegnanti stranieri di lingua italiana e dal tema “Insularità e cultura mediterranea nella lingua e nella letteratura italiane”, lo scrittore ha tratteggiato uno scenario dove «romanzi di scrittori contemporanei e articoli di giornali sono impregnati di termini stranieri per lo più inglesi. Eppure l’italiano è fra le lingue più nobili, è un giacimento linguistico che in tanti ci invidiano».
 Il convegno degli italianisti è articolato in dodici sessioni al giorno, tre la facoltà di Lettere e Filosofia e di Lingue e Letterature Straniere, centosettanta gli interventi previsti.
 I discorsi di apertura sono stati affidati a Consolo e a Giovanni Pirodda, decano degli studi di letteratura sarda. In chiusura di convegno sono previsti gli interventi dello scrittore Marcello Fois e del professore emerito dell’Università di Palermo Natale Tedesco.
 
Pagina 7 - Sardegna
Cagliari, italianisti a convegno «La lingua di Dante sta morendo»
 
CAGLIARI. Sos lingua italiana. Lo ha lanciato lo scrittore e saggista siciliano Vincenzo Consolo, 77 anni, nella giornata d’apertura del 19/o Convegno internazionale degli italianisti (Api), in corso a Cagliari da ieri fino al 28 agosto. «La lingua italiana - ha affermato - gode di un cattivissimo stato di salute. E’ in via di estinzione. Ormai parliamo uno slang dettato dall’invasione di americanismi e un linguaggio tecnologico e televisivo».
 «Siamo supini - ha concluso Consolo -, non abbiamo difese immunitarie contro questo fenomeno come accade ad esempio in Francia. L’Italia è un paese telestupefatto, con le conseguenze politiche e culturali a cui assistiamo». A margine del seminario che ha visto la partecipazione di 25 insegnanti stranieri di lingua italiana e dal tema’Insularita’ e cultura mediterranea nella lingua e nella letteratura italianè, lo scrittore ha tratteggiato uno scenario dove «romanzi di scrittori contemporanei e articoli di giornali sono impregnati di termini stranieri per lo più inglesi».
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno
«Il primo caso nel Mediterraneo»
L’esperto Benedetto Cristo: «Il contatto con i celenterati provoca la morte soltanto in presenza di una reazione immunitaria»
LUCA ROJCH
 
 OLBIA. Danza sugli abissi liquida, fantasmatica, tentacolare. Ideale per la parte del mostro marino in un film di fantascienza, ma la medusa killer nelle nostre acque non c’è mai stata. La conferma arriva dal biologo marino Benedetto Cristo, un po’ scienziato, un po’ signore dei mari. Questo è il primo caso di morte da puntura di medusa che si verifica nel Mediterraneo.
 «Le meduse che popolano i nostri mari non sono mortali per gli uomini - spiega Cristo -, a meno che non si abbia una qualche forma di grave allergia al loro veleno. Le meduse sono celenterati, sono carnivore, mangiano piccoli pesci e crostacei, tutto ciò che è disperso nel plancton. Ma non attaccano l’uomo. Il contatto con chi fa il bagno è del tutto accidentale». Questo è il primo caso di morte che si verifica nel Mediterraneo. Cristo, che collabora con il dipartimento di zoologia e genetica evoluzionistica dell’università di Sassari, conosce a fondo la specie. «Ora non cominciate a dire che c’è l’invasione delle meduse - afferma quasi insofferente -. La loro presenza quest’anno può essere maggiore, ma solo perché ci sono delle condizioni climatiche molto favorevoli al loro riprodursi. Ma è un ciclo del tutto naturale. A fare aumentare il numero delle meduse può essere al massimo la scomparsa dei loro antagonisti. Dei predatori, come le tartarughe marine, i delfini, i tonni, i pescispada. La pesca indiscriminata di alcune specie rischia di rompere un ecosistema molto delicato. Dobbiamo stare attenti a non alterare questo equilibrio». Le meduse vivono a 20-40 miglia dalla costa, dove l’acqua è più calda e salina. Secondo alcuni studi il minore apporto di acque dolci di fiume ha favorito l’aumento di salinizzazione delle acque costiere, e ha permesso alle meduse di ritrovare anche lì il loro habitat. Ma non tutte le meduse sono uguali. «Questi celenterati ci sono sempre stati. In estate la maggiore presenza di persone moltiplica le probabilità di contatto - spiega Cristo -, magari alcune correnti ne favoriscono l’afflusso maggiore. Esistono tanti tipi di meduse. Quella che popola le nostre spiagge è la Pelagia noctiluca. La si riconosce con facilità perché ha un colore che tende al viola ed è di dimensioni ridotte. È la più urticante tra tutte e anche la più comune. Ha piccole vescicole che contengono un liquido urticante. All’interno di queste sacche c’è un dardo che si conficca nella preda. Nell’uomo creano una sorta di ustione chimica. Per alleviare il dolore bastano impacchi di acqua calda».
 

Questionnaire and social

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