Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 July 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA
1 - Docenti in pensione, i rischi di una riforma
2 - Tre giovani ingegneri cagliaritani primeggiano al concorso Europan
3 - Sassari. Ospite illustre per l’Ateneo 
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 - La riforma universitaria chiude le porte ai giovani
5 - L’industria riscopre i pregi della lana sarda
 
  
RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA
 

L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda
La riforma dell’università
Docenti in pensione, i rischi di una riforma
di GAETANO DI CHIARA  
Il ddl sulla riforma dell’Università approda al Senato e il ministro Gelmini dichiara: «Dopo i 70 anni si va a casa senza se e senza ma. Altrimenti si penalizzano i giovani. La cosa migliore sarebbe abbassare l’età pensionabile a 65 anni, e non escludo che il governo possa presentare un emendamento in tal senso alla riforma dell’università». Questa è in effetti la proposta del responsabile del Pd per l’Università, Marco Meloni.
Queste dichiarazioni del ministro hanno avuto l’effetto di una bomba sull’università, che ha già visto in tre anni una riduzione di 5 anni dell’età pensionabile dei docenti.
Ma la proposta della strana coppia Gelmini/Meloni è in controtendenza con il resto d’Europa, dove l’innalzamento dell’aspettativa di vita ha imposto una revisione dell’età pensionabile. Per esempio, il 63 per cento degli inglesi è favorevole a portare a 68 anni l’attuale limite di 65, una proposta sostenuta anche dai laburisti.
D’altra parte, il pensionamento obbligatorio è in contrasto con il principio, stabilito dalla Ue nel 2000, della non discriminabilità per età, oltre che per sesso, razza e religione. Secondo questo principio, l’età avanzata non è criterio sufficente per interrompere un rapporto di lavoro: nel caso dei docenti universitari, non l’età ma l’efficenza didattica e la produttività scientifica dovrebbero essere i criteri.
Questo è quello che succede negli Usa, dove un docente può continuare ad insegnare e fare ricerca fino a che è in grado di mantenere gli standards qualitativi dell’università nella quale lavora.
Ma, secondo Sylos Labini e Zapperi (Nature), non ha senso trapiantare in Italia la normativa Usa perchè i due paesi utilizzano diversi criteri di progressione di carriera universitaria, meritocratico gli Usa, anzianità di ruolo l’Italia. A questo si può obbiettare che l’Italia si appresta a introdurre il criterio meritocratico nella selezione dei docenti.
Così, la proposta di Michele Salvati sul Corriere della Sera, pur fissando a 65 anni l’età pensionabile, prevede che i docenti migliori possano rimanere oltre i 65. La proposta Salvati è in effetti ciò che da tempo viene attuato in Gran Bretagna. Così, nelle università di Cambridge e Oxford i professori ordinari più prestigiosi possono, a domanda, rimanere in servizio fino a 68 anni. Il sistema universitario inglese, già piuttosto selettivo e meritocratico, può così avvantaggiarsi di un ulteriore meccanismo di selezione.
Ma cosa succederebbe in Italia se si applicasse la proposta Salvati? Le università non virtuose, afflitte da uno sfondamento della quota per stipendi oltre il 90 per cento dell’Ffo (fondo statale di finanziamento), utilizzerebbero la norma per risanare il bilancio e finirebbero per mandare in pensione anche i loro docenti migliori. Ma anche per le università statali virtuose sarà difficile superare il principio democratico del “o tutti o nessuno”.
In ogni caso, stante la legge Tremonti, che taglia drasticamente i posti di docente liberati, il sacrificio degli ultra65enni sarebbe compensato solo in minima parte da nuovi posti di professore. Risultato: perdita secca di posti di docente, drastica riduzione dell’offerta formativa e crollo del livello qualitativo del corpo docente. Insomma, anche la proposta Salvati, calata nella nostra realtà, darebbe il colpo di grazia all’università italiana.
 
 
2 - L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 13
architettura
Tre giovani ingegneri cagliaritani primeggiano al concorso Europan
La facoltà di Architettura primeggia in Europa. Un gruppo di ricercatori cagliaritani si è aggiudicato, per la seconda volta, la prima fase del concorso internazionale di progettazione Europan che si è svolto in Francia, riservato a progettisti europei under 40.
La squadra di studiosi è costituita dall’assegnista di ricerca Carlo Atzeni e dai dottori di ricerca Adriano Dessì e Silvia Mocci, che hanno partecipato alla decima edizione del più importante evento di promozione di giovani architetti al mondo. Il tema di quest’anno era “Urbanità europea, città sostenibile e vita residenziale. Inventare l’urbanità: Rivitalizzare, rigenerare, colonizzare”. I tre giovani ingegneri avevano già vinto la precedente edizione della selezione con un progetto sul sito sardo di Carbonia. Questa volta hanno puntato sulla riprogettazione di Seilh Laubis, alla periferia di Tolosa. Ad Europan deve la sua fortuna il Lazzaretto di Sant’Elia: la sua riqualificazione è legata infatti ad un progetto presentato a questo concorso. «Questo riconoscimento», commenta il preside di Architettura, Antonello Sanna, «certifica che i giovani su cui stiamo investendo si possono affermare in un contesto internazionale molto competitivo, che non fa sconti a nessuno».
 
 
3 - L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 22
Sassari. Il rettore ha già avviato i preparativi per il cerimoniale
Ospite illustre per l’Ateneo
Cerimonia esclusiva e invitato d’eccezione per i 450 anni dell’Università di Sassari. Nel 2012 l’Ateneo sassarese compirà il passo che la avvicinerà al mezzo millennio di vita, e per l’occasione il Senato accademico ha già scelto chi sarà l’invitato numero uno: il Presidente della Repubblica.
Le celebrazioni si terranno fra due anni, ma i preparativi per arrivare a un cerimoniale perfetto sono in moto da un pezzo.
Il rettore Attilio Mastino ha messo l’organizzazione dell’evento nelle mani del direttore del dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, Antonello Mattone. A lui sono stati delegati gli oneri e gli onori di predisporre cerimonie, convegni, appuntamenti per celebrare nel migliore dei modi il compleanno speciale dell’Ateneo.
Per rendere il compito meno ingrato al direttore del dipartimento di Storia, il rettore proporrà anche la creazione di un’apposita Commissione organizzativa, e inviterà tutti i presidi e direttori di dipartimento a suggerire iniziative da inserire nel calendari degli eventi.
Il primo appuntamento è già fissato per novembre, quando nel corso delle cerimonia di inaugurazione del 449° anno accademico, Antonello Mattone presenterà un volume da lui curato sulla storia dell’Università di Sassari. Sarà appunto il preludio alla catena di eventi che celebreranno i 450 anni dell’Ateneo.
Per presentarsi al meglio e nascondere le rughe, l’Università rifarà anche il look ad alcune dei suoi edifici più rappresentativi. L’intervento edilizio storicamente più importante sarà il restauro dell’ex Estanco, con la riapertura dello "Scalone delle Scuole", ossia dell’unica porzione dell’antico edificio riferisce all’epoca della nascita dell’Ateneo sassarese. Poi c’è in programma il recupero dello stabile di largo Porta Nuova, adiacente alla sede storica dell’Ateneo, e finalizzato all’ampliamento del palazzo centrale dell’Università (gli edifici risultano infatti collegati).
Ristrutturazione in vista anche per l’edificio di via Del Fiore Bianco (ex vetreria), adiacente al Palazzo Zirulia, in piazza Università. Si tratta di un palazzo con una superficie totale di circa 500 metri quadri, utilizzato in passato come vetreria e acquisito dall’Università proprio con lo scopo di accentrare intorno alla piazza gli uffici amministrativi centrali dell’Ateneo.
VINCENZO GAROFALO
 
 
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
La riforma universitaria chiude le porte ai giovani 
La cosiddetta riforma universitaria è in dirittura d’arrivo al Senato: grandi proclami e ulteriori danni. Grandi proclami: per i ricercatori test di lingua straniera obbligatorio.
ANTONIETTA MAZZETTE 
Ma la Ministro sa che si può diventare ricercatori solo dopo aver conseguito un dottorato, il quale prevede almeno 3-6 mesi all’estero, letture e scritture in lingua straniera, e così via? Rispetto ai docenti più vecchi, ciò significa che molti attuali dottori di ricerca conoscono già una o più lingue straniere e possono diventare ricercatori, se solo si bandissero i concorsi.
Invece, un’intera generazione di giovani che ha maturato livelli alti di formazione è disoccupata, oppure va all’estero. È come se il Paese investisse le sue scarse risorse pubbliche per formare i giovani e poi decidesse di regalare o di buttar via il prodotto (risorse umane) di questo investimento.
Il problema della «fuga dei cervelli» ha a che vedere anche con questo sbarramento in entrata, non voluto e non desiderato da molti di noi. Con ciò non voglio dire che non ci siano sistemi di potere baronale che del merito se ne infischiano e che dei concorsi hanno fatto un uso amicale/filiale, ma è su questi sistemi che va abbattuta la scure e non sull’università complessivamente intesa. È invece fondato il timore che questo sistema di potere non venga intaccato minimamente, e non è un caso che a protestare, con qualche eccezione, siano soprattutto le fasce più deboli dell’università.
I danni sono purtroppo tanti, per cui mi soffermerò solo su una proposta del Pd, ora ben accolta dalla Ministro Gelmini: abbassare il tetto dell’età pensionabile da 70 a 65 anni.
Questa proposta sarebbe apparsa ragionevole se si fosse aggiunta una postilla del tipo «per ogni docente che va in pensione è previsto in tempi rapidi un concorso aperto ai giovani, seguendo i criteri riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale». Ma così non è, e lo sanno bene i senatori e i deputati del Pd (o almeno dovrebbero saperlo).
Considerata l’età media dei docenti, ad ogni pensionamento seguirà un vuoto, ricoperto solo in minima parte. Il che significa che molti atenei, compreso quello di Sassari, già oggi, se introdotto l’emendamento del Pd, saranno costretti a ridurre drasticamente la loro offerta formativa, senza logica e al di fuori di ogni seria pianificazione. In questo contesto, la proposta del Pd diventa punitiva e contraddittoria. Punitiva per le ragioni sopra esposte; contraddittoria rispetto alle politiche annunciate in materia di allungamento dell’età pensionabile in relazione all’allungamento dell’età di vita.
Come mai ciò non vale anche per i docenti universitari? La verità è che in tutte le modifiche (avanzate dalla maggioranza e dall’opposizione) prevale nei confronti dell’università pubblica una logica punitiva. Inoltre, tutto l’impianto della cosiddetta riforma Gelmini ha come obiettivo primario quello di fare cassa, tutto il resto è pura ideologia.
P.s. In questi giorni sono stati numerosi i suggerimenti di correzione in merito all’abbassamento dell’età pensionabile dei professori universitari, quali quelle di Michele Salvati e Angelo Panebianco (Corriere della Sera, 23 e 25 luglio). E se la politica (maggioranza e opposizione) non fosse del tutto sorda dovrebbe ascoltare queste voci (che di università se ne intendono) e riflettere a sua volta. Ma sulla ragionevolezza della politica non mi faccio illusioni.
 
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Dall’edilizia al tessile l’industria riscopre i pregi della lana sarda 
Nuovi mercati In Inghilterra e India. La scommessa della Camera di commercio di Nuoro 
GIACOMO MAMELI 
NUORO. Snobbata e disprezzata dopo l’avvento delle fibre chimiche - poliesteri, nylon e acrilici di tutte le specie - la lana, la pungente lana sarda di pecora si sta riprendendo la rivincita. È diventata un filato sempre più richiesto nelle sartorie, dalla griffe Antonio Marras ai maestri-artigiani di Samugheo e Orani. È usata come eccellente isolante termico, viene proposta in pannelli antirumore. Tra poco, con un esperimento in corso fra un’azienda innovativa di Guspini e l’università di Sassari, verrà frammista alla calce per un uso moderno in edilizia di qualità.
«Entro l’anno dovremmo sbarcare sul mercato, le richieste sono già notevoli, la calce miscelata alla lana di pecora sarda si sta rivelando un intonaco con ottime qualità di presa», annuncia Oscar Ruggeri amministratore delegato della Edilana. Tutto ciò dà un po’ di ossigeno all’ovile perché ha portato a una lievitazione dei prezzi. Rispetto al 2008-2009 l’incremento è stato superiore al 50 per cento.
«Quest’anno la quotazione si sta assestando sui 60 centesimi al chilo, nel passato non superava i 20 centesimi», dice Angelo Crabolu, titolare di una ben avviata impresa tessile a San Giovanni, nell’altipiano tra Nule e Bitti. «L’anno scorso - precisa Crabolu - avevamo lavorato novemila quintali, quest’anno siamo già al raddoppio e i nostri fornitori sono più sereni. Non tutto naturalmente è oro: perché ci sono problemi di selezione e di raccolta del prodotto, ma è indubbio che la lana di pecora stia riconquistando un posto sui mercati che prima le erano del tutto preclusi. E può continuare a imporsi».
Si è mossa anche la Camera di commercio di Nuoro che, col suo presidente Romolo Pisano e il consigliere Pinuccio Meloni presidente della Confesercenti, hanno partecipato ad alcuni incontri nel distretto della lana di Biella stringendo buoni rapporti commerciali. «Vogliamo che tutto il processo produttivo si svolga in Sardegna col riavvio di quelle attività industriali presenti a Ottana, Macomer e Siniscola. Si tratta - insiste Pisano - di organizzare il settore superando l’individualismo e lo scetticismo di molti operatori». Gli incontri in Piemonte (coordinati dal segretario della Camera, Giovanni Pirisi) hanno permesso di allacciare rapporti anche con imprenditori che commerciano col Medio Oriente. «Potremmo guadare maggiormente i mercati esteri, dall’India al Regno Unito, le potenzialità ci sono», osserva Salvatore Mastio componente della giunta della Camera di commercio nuorese. «In India puntano ad avere la lana grezza per poterla lavorare nei loro stabilimenti. Si tratta di organizzare la raccolta in modo razionale». Certo è che quello della lana di pecora è un business trascurato per troppo tempo. I numeri non sono strabilianti. Con la presenza di tre milioni di capi ovini (produzione media di 1,3, ma anche di 1,5 chili di lana a pecora), pur con una riduzione del 30 per cento dopo la ripulitura e il lavaggio, si arriva comunque a 30-35 mila quintali all’anno. Il che creerebbe un fatturato di poco inferiore ai due milioni di euro. Poca roba per la crisi dell’azienda ovile made in Sardinia. Ma - con l’eterno refrain del prezzo del latte - è anche la quotazione del prezzo della lana a essere ancora poco appetibile: «Negli anni ’80 a mio padre pagavano la lana anche a 2.100 lire il chilo, oggi il prezzo all’ovile dovrebbe essere di almeno 1.20-1.30 euro. Poiché mi danno una miseria uso la lana di pecora per isolare la stalla, la metto sul tetto. E le pecore non soffrono il freddo in inverno e il caldo in estate», dice Giuseppe Cugusi, di Fordongianus. E da Oniferi Francesco Pirisi aggiunge: «Quest’anno mi hanno pagato la lana 0,50 euro al chilo, il doppio rispetto ad alcuni anni fa. Il progresso c’è stato, ma siamo ancora lontani dalla remunerazione corretta per noi allevatori».
Che fare? «Far guadagnare di più i pastori, eliminando i passaggi con i grossisti e i mediatori», propone Romolo Pisano. Un compito che non può che essere affidato a un organismo pubblico. «Dovremmo anche essere in grado di lavare la lana in Sardegna prima di procedere alla spedizione verso i mercati esteri, la filiera qui parte e qui deve essere conclusa».
Il problema non è nuovo. Nei primi anni della rinascita, ma anche all’inizio del secolo scorso, la lana riusciva a integrare in parte il reddito dell’allevatore. Oggi l’uso della lana è un’eccezione, non la regola. E il settore, anche nell’isola, per i grandi numeri, è in mano soprattutto a imprenditori non sardi. Quelli locali si fermano a commercializzare 1.000-1.500 quintali al massimo. Una inezia.
Dice Pinuccio Meloni: «Il nuovo interesse degli imprenditori edili e di quello delle industrie tessili può essere però una spinta a ridare fiato alla raccolta razionale e alla lavorazione della lana. Facendo in modo che il vero business sia quello dei pastori, non degli speculatori».
 
 
RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie