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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 June 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA
1 - Una scuola per stranieri al centro del Mediterraneo
2 - Cagliaritana premiata a Edimburgo per una tesi di dottorato

LA NUOVA SARDEGNA
3 - Gaetano Di Chiara spiega cause di obesità e dipendenza da cibo
4 - La biblioteca araba nascerà nella Mediateca del Mediterraneo
5 - Rapporti con la Catalogna, ateneo turritano nella Xarxa Vives
6 - Carceri sarde e università, programmi in favore dei detenuti
7 - Sassari, domani le semifinali della Coppa Rettore
8 - Sassari. L’agricoltura e i cambiamenti climatici 
 
 
RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA
 

L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia - Pagina 19
Comune. La proposta dell’assessore Pellegrini al congresso del Lazzaretto
Una scuola per stranieri al centro del Mediterraneo
Una scuola per stranieri a Cagliari: per ora è solo un progetto, ma l’assessore comunale alla Cultura Giorgio Pellegrini lo sta portando avanti con convinzione insieme alla Regione e all’Università. La sede potrebbe essere in Castello, nell’edificio che un tempo ospitava il convento di San Giuseppe, in via Università. Lo ha annunciato l’assessore, a margine del congresso “Governance delle città del Mediterraneo”, che si è tenuto ieri e venerdì scorso al Lazzaretto di Sant’Elia. «Ed entro l’anno sarà inaugurata la Mediateca del Mediterraneo, che ha al suo interno una biblioteca araba con tremila volumi».
IL MEDITERRANEO «La Spagna ha un notevole interesse per i paesi arabi e per il Maghreb, e vede anche l’Italia coinvolta in questi progetti», ha continuato Pellegrini, coordinatore dell’incontro fra esponenti della politica e della cultura provenienti da Spagna, Siria, Tunisia e Algeria, nel quale la presenza maggiore è stata degli iberici, con oltre cento partecipanti. «Vogliamo costruire una rete sul buon governo e lo sviluppo, che vada oltre le parti politiche», ha dichiarato Manuel Pérez Castell, deputato e presidente della fondazione Baile de Civilizaciones, che ha promosso l’iniziativa insieme alle associazioni Casa Mediterraneo, Caribe, Shannara e Ivan Carbajal. «Vediamo la Sardegna anche come un grande porto, utile per i commerci col resto d’Europa: dobbiamo riscoprire la comunicazione via mare, le antiche rotte usate dai Fenici».
ITALIA-SPAGNA Le relazioni fra i due paesi sono ottime, come ha confermato Juan Diaz, consigliere del ministero degli Affari esteri spagnolo: «Lavoriamo insieme su tanti temi, fra cui il commercio, l’immigrazione e la sicurezza. La regione euromediterranea ha strutture politiche molto più avanzate di qualunque altra area del mondo». Un primo passo per scambi più estesi, che partendo dalla cultura possono trovare un riscontro economico. «Vogliamo fare di Cagliari la perla del Mediterraneo, puntando sui temi che uniscono tutti: istruzione, ambiente, arte e solidarietà», ha spiegato la capo area dei Servizi al Cittadino Ada Lai. «E a settembre proprio Cagliari ospiterà un nuovo convegno delle grandi isole del Mediterraneo». La Sardegna, grazie alla sua posizione strategica, ha sempre avuto intensi scambi con gli altri paesi, «e la nostra cultura è il prodotto di queste contaminazioni», ha aggiunto Carla del Vais, ricercatrice di archeologia fenicio-punica della facoltà di Lettere e Filosofia.
FRANCESCO FUGGETTA
 
 
2 - L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 54
Letteratura
Insegnante cagliaritana premiata a Edimburgo per una tesi su Gadda
C’è anche una giovane insegnante cagliaritana tra gli autori che ieri hanno ritirato il neonato “Edimburgh Gadda Price” nella capitale scozzese. Elisabetta Carta è stata premiata dall’Edimburgh Gadda Journal, che ha istituito il premio del decennale della propria fondazione. Il centro studi sul grande scrittore milanese le ha conferito il primo Gadda First (ex aequo con Cristina Savettieri) per l’opera “Cicatrici della memoria. Identità e corpo nella letteratura della grande Guerra: Carlo Emilio Gadda e Blaise Cendras”, tesi con la quale la 34enne professoressa ha concluso il suo dottorato in Letteratura Comparata all’Università di Cagliari. Per lei anche una menzione speciale per la miglior tesi di dottorato.
Elisabetta Carta era già stata segnalata per questo lavoro dalla Società Italiana per lo Studio della Modernità Letteraria, che aveva deciso di premiarlo con la pubblicazione nella collana “La Modernità Letteraria” di Ets Pisa.
 
  

 
LA NUOVA SARDEGNA

3 - La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
Quella voglia matta di snack al formaggio 
Il neuroscienziato Gaetano Di Chiara ha spiegato la forte attrazione verso le croccanti 
Più chiari i processi sulle cause che portano alla dipendenza da cibo e alla obesità    
ROBERTO PARACCHINI 
CAGLIARI. «Se non ti lecchi le dita godi solo a metà» recitava una pubblicità per le patatine croccanti. Ma «se le mangi continuamente, alla fine ne resti intrappolato», afferma lo studioso del cervello Gaetano Di Chiara, allievo del neuroscienziato Gian Luigi Gessa.
Tutto era iniziato negli anni Novanta, quando Di Chiara (docente di Farmacoterapia nell’università di Cagliari), cercò di capire perchè il figlio amava così tanto le croccanti al formaggio. Certamente giocava anche la pubblicità, ma l’attrazione continua verso quel miscuglio di semola di mais, grasso vegetale, formaggio e siero di latte restava sospetta. Da qui l’idea di vederci un po’ più chiaro iniziando una serie di esperimenti. Così i ratti del laboratorio di Chiara cominciarono una dieta ipercalorica a base di questo particolare tipo di patatine.
La dopamina. Gli scienziati hanno scoperto da anni che nel cervello vi sono delle aree che si attivano «felici» quando si fa qualcosa che piace molto. E questo capita perchè quella parte della nostra testa viene invasa da un neurotrasmettitore speciale, la dopamina, che funziona come un messaggero che porta buone notizie tra i neuroni (le cellule del cervello). E crea godimento, ottimismo e anche euforia.
I primi esperimenti. Il lavoro di laboratorio dimostrò che nella testa dei ratti, al primo assaggio delle croccanti, avvenuto dopo un percorso molto guardingo (si tratta di animali diffidenti), i neuroni potevano godersi un’orgia di dopamina. Ma nelle fasi successive, in cui divoravano subito queste patatine, non capitava niente. L’intervento gastronomico venne ripetuto anche con altri tipi di leccornie per umani (dolci e cioccolato). E il risultato diceva sempre che all’inizio, alla prima volta del gusto, l’orgia si ripeteva. Mentre alla reiterazione del pasto con lo stesso tipo di croccanti o dolci, l’effetto goduria cessava. Come se vi fosse una sorta di “apprendimento” di quell’area del cervello che diceva: ecco questo cibo lo conosco. E non mi eccita più. «Mentre quando si fa uso di droghe - spiega Di Chiara - le zone interessate continuano a produrre dopamina, ogni volta. E si parla di dipendenza». Così le croccanti ebbero l’onore di una pubblicazione sul Journal of Neuroscience, una delle riviste mondiali più autorevoli del settore.
David Kessler. Passati alcuni anni, Di Chiara venne chiamato da David Kessler, preside della facoltà di Medicina di San Francisco, considerato anche uno dei maggiori studiosi dei problemi dell’obesità (recentemente ha pubblicato in Italia Perchè mangiamo troppo, Garzanti). Dopo un’ora di conversazione telefonica, i due ricercatori decisero di iniziare una collaborazione. La curiosità reciproca era anche per il craving, la voglia compulsiva che in genere il tossicodipendente rivolge alla ricerca della droga e che viene associata anche al cibo, quando si è affamati. Le calorie e il gusto sono gli elementi che determinato l’attrazione verso le varie leccornie.
L’obesità. Intanto i ratti dei laboratori di Di Chiara avevano modificato la loro dieta con un aumento della frequenza e della quantità di cibo a pasto. Dopo alcune settimane di trattamento, il loro cervello aveva ripreso a produrre dopamina ogni volta che avveniva l’abbuffata di patatine croccanti o di altri cibi calorici. «In pratica - spiega Di Chiara - l’assunzione compulsiva produce effetti analoghi a quelli delle droghe». Un risultato che ha aperto altre ipotesi di ricerca e studio relative all’obesità. Le persone che mangiano di continuo e in quantità notevole sono infatti quelle che ingrassano di più e che, nello stesso tempo, hanno maggiore difficoltà a bloccare la loro attrazione verso il cibo. E questo, spiega Di Chiara, «deriva dal fatto che nel loro cervello si produce, ad ogni pasto abbondante, una dose di dopamina che crea piacere».
 
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
La biblioteca araba nascerà nella Mediateca del Mediterraneo 
CAGLIARI. La biblioteca araba e la scuola internazionale per stranieri nasceranno all’interno della mediateca del Mediterraneo (in via di realizzazione nell’ex mercato di via Pola). L’intervento, reso possibile grazie alla Regione, all’assessorato alla cultura del Comune e all’università, è rivolto per lo più agli studenti del Magreb. «Sono due interventi concreti per riportare Cagliari al centro del Mediterraneo, dandole quella visibilità che merita: creando dapprima una coscienza culturale e poi economica tra i popoli delle rive di questo mare». Così Giorgio Pellegrini, assessore comunale alla Cultura, ha sintetizzato gli obbiettivi del convegno «Governance delle città del Mediterraneo», che ieri mattina al Lazzaretto di Cagliari ha messo a confronto esperti a esponenti delle istituzioni di Sardegna, Spagna, Siria, Tunisia, Algeria. Sono stati due giorni di dibattiti e spettacoli patrocinati dal Comune di Cagliari, assessorati alla Cultura, Sport e Politiche sociali, e voluti da Manuel Pedro Castell, presidente della fondazione Baile de Civilizaciones.
 
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
I rapporti con la Catalogna 
L’ateneo turritano nella Xarxa Vives 
SASSARI. L’Università di Sassari entra nella Xarxa Vives catalana, una associazione di università senza scopo di lucro che promuove i rapporti tra le università della Catalogna, Valencia, le isole Baleari, la Catalogna del Nord, Andorra, la Sardegna e altri territori con vincoli geografici, storici, culturali e linguistici comuni, al fine di creare uno spazio universitario che permetta di coordinare l’insegnamento universitario, la ricerca, le attività culturali e promuovere l’uso e la normalizzazione della propia lingua. Nei giorni scorsi, una delegazione dell’ateneo turritano, guidata dal rettore Attilio Mastino, accompagnato da Giovanni Lobrano, membro della Giunta di Ateneo con delega alle relazioni Internazionali, da Plinio Innocenzi della Facoltà di Architettura e da Iban Leon della Facoltà di Lingue e letterature straniere ha raggiunto Barcellona per incontrare il presidente e vice presidente della Xarxa Vives d’Universitats, il rettore dell’Università di Lleida Joan Viñas Salas, e il rettore dell’Università Politecnica Catalana Antoni Giró Roca.
 
 
6 - La Nuova Sardegna
Programmi in favore degli oltre duemilatrecento detenuti e in aiuto delle vittime di violenze 
Carceri sarde, scintille di nuova vita 7 milioni per il lavoro e il reinserimento 
SASSARI. «Le pietre, da sole, rimangono pietre: se usate insieme, possono diventare una cattedrale». È una frase che negli uffici dell’amministrazione penitenziaria sarda ricordano spesso. Soprattutto ora che - con sette milioni già stanziati e immediatamente spendibili - nell’isola decolla un piano avveniristico, quasi unico nel panorama nazionale. Si punta a incoraggiare il lavoro nelle case di reclusione e nelle colonie penali. A favorire la formazione professionale per il reinserimento dei detenuti. A stabilire contatti all’esterno per aiutare le vittime delle violenze. Ma c’è di più.
Nelle carceri si vogliono riallacciare relazioni con università e scuole per migliorare il livello d’istruzione dei condannati. Ospitare in centri a sé le recluse con figli di età inferiore ai 3 anni. Impiegare i semiliberi (e non solo) per valorizzare le aree archeologiche completando importanti scavi. Rilanciare il telelavoro e il cammino verso l’inclusione sociale.
Finanziamenti. I fondi, per gli oltre 2.300 ospiti delle case reclusione sarde, sono stati resi disponibili dalla Cassa ammende dell’amministrazione carceraria e dall’Unione europea. Vengono distribuiti anche attraverso l’azione di Regione e Province.
Come, con quali finalità specifiche, con che tipo di esigenze territoriali è discorso che merita di essere approfondito. Innanzitutto, ascoltando la voce di protagonisti di questo lento ma deciso processo di riforma interno come il provveditore delle carceri regionali, Francesco Massidda, e l’educatore Giampaolo Cassitta, responsabile del trattamento dei detenuti. E poi partendo dall’idea che a Isili, Is Arenas e Mamone (che con Lodè ha il record delle presenze di stranieri: 82%) ha già suscitato attenzione nell’opinione pubblica: il coinvolgimento delle colonie penali per produrre formaggi, miele, maialetti contrassegnati dal marchio di qualità del carcere. Un punto d’avvio importante, fondamentale, in un quadro di riferimento più vasto, complesso, articolato.
Dettagli. Il programma si chiama, non a caso, «Buoni dentro». La premessa operativa, ricordano i funzionari scesi in campo, è contenuta nell’articolo 27 della Costituzione: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Lacune. Sull’obiettivo c’è così un impegno generalizzato. Che tenta di superare i tre gravi problemi degli istituti sardi: celle sovraffollate, edifici che cadono a pezzi in attesa dei nuovi di Bancali, Oristano e Uta, cronica carenza d’organici della polizia penitenziaria, che negli ultimi anni ha perso centinaia di uomini riducendosi ad appena 1300 effettivi.
Direttori, educatori, assistenti sociali, agenti sono comunque mobilitati per la riuscita del piano. «Grazie al 36,11% di detenuti occupati, oggi la Sardegna è al primo posto in ambito nazionale per l’attività svolta negli istituti di pena - spiegano i dirigenti - E con il 42,55% di stranieri al lavoro risulta in testa anche nelle classifiche sul totale dei reclusi non italiani».
Investimenti. Molte iniziative in corso passano attraverso la Cassa ammende. Questo ente finanzia progetti d’assistenza alle famiglie dei carcerati e degli internati per reati conseguenti a malattie psichiatriche. Oltre che programmi per misure alternative alla detenzione.
Mamme e bebè. In Sardegna 7 progetti sono già stati finanziati e altrettanti risultano in via d’approvazione. Appoggiato dalla Provincia di Cagliari, «Il cammino delle madri detenute», per costitituire un Icam, ossia un Istituto a custodia attenuata.
Nascerà tra breve, secondo in Italia dopo il primo realizzato a Milano.
«Uno dei nostri punti qualificanti sarà far ospitare le poche detenute con figli piccoli in una struttura a Decimomannu: è sempre un carcere, ma con agenti senza divise e tecniche di controllo compatibili con la presenza dei bambini», spiega il provveditore. «Queste donne sono nomadi, tossicomani o prostitute in carcere con accuse diverse: là potranno trovare pediatri, educatori, psicologi in grado di assistere meglio anche i loro bimbi», aggiunge Francesco Massidda.
Acronimi. Ci sono poi progetti con sigle di per sé emblematiche. Alcuni finanziati dall’Ue col bando regionale «Ad Altiora». Uno è chiamato Gagli-off. «Riguarda Buoncammino e Iglesias, in collaborazione con l’università di Cagliari - informa Giampaolo Cassitta - Verranno sviluppati temi assolutamente innovativi. Parlo del lavoro con le persone offese e del trattamento specifico di reati delicati (sex-offender)». «Oggi 139 reclusi in Sardegna scontano pene per violenze sessuali, sia nel Sulcis sia a Lanusei, ma spesso ci si dimentica che un giorno usciranno e inevitabilmente rientreranno in contatto con le loro vittime negli ambienti d’origine - chiarisce - Ecco, noi vogliamo evitare recidive e dare a chi ha subìto il reato l’aiuto che il suo caso richiede». Solo per questo programma sono disponibili 416mila euro. Non sono pochi. Ma in un ambiente dove, più che altrove, le parole pesano come macigni sarà soprattutto compito degli operatori garantire il reinserimento con strategie basate su processi rieducativi. Gli stessi nei quali il confronto e il dialogo potranno rivelarsi decisivi.
Barbagia. E stata avviata poi la Filiera dell’inclusione. È un programma degli istituti di Nuoro e Mamone: in collaborazione con l’associazione Arti e Mestieri, si propone di produrre e vendere piante officinali. Nel quadro dello stesso programma, finanziato con 216mila euro, è prevista la costruzione di una falegnameria nel penitenziario di Lanusei.
E, ancora, «Fadinde», per dare vita a fattorie sociali con i detenuti di Oristano e la cooperativa sociale Il Samaritano di don Giovanni Usai (già spendibili 180mila euro). «Archeo»: un multiprogetto per il recupero dell’anfiteatro romano nella zona romana di Fordongianus con detenuti di Oristano «in lavoro all’esterno» (altri 216mila euro). «A Cagliari, inoltre, sono disponibili 60mila euro per far operare alcuni reclusi addetti al telelavoro sulla gestione del monitoraggio nel percorso cittadino delle ambulanze», dicono Massidda e Cassitta.
Cultura. Non è finita qui. La Regione da qualche anno sostiene «Biblioteche carcerarie». Il fine? Far catalogare i libri, organizzare reading, promuovere manifestazioni. E l’ateneo di Sassari, con Ludica, segue i reclusi di Alghero. Per il momento ci 4 iscritti a diversi corsi di laurea e, recentemente, un detenuto si è laureato in «biblioteconomia».
In definitiva, tante pietre assieme, non più una lontana dall’altra. Le stesse che forse nell’isola potranno diventare una cattedrale.
 
 
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 59 - Sport
COPPA DEL RETTORE
Domani le semifinali a Sassari
SASSARI. Si sono conclusi i triangolari che hanno determinato le squadre che giocheranno domani (17,30) le semifinali del torneo interfacoltà “Coppa Rettore”. A San Giovanni si incontreranno gli studenti delle facoltà di Medicina Chirurgia e Economia e quelli di Farmacia e Scienze Politiche. (sa.u.)
 
 
8 - La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
L’agricoltura e i cambiamenti climatici 
Necessari nuovi programmi di sviluppo e pianificare gli interventi 
DANIELE GIOLA 
SASSARI. Il violento acquazzone dei giorni scorsi ha chiarito per l’ennesima volta che il clima sta cambiando e servono interventi mirati per scongiurare danni irreparabili non solo all’agricoltura ma anche alla vita quotidiana. Anche in Sardegna.
Se ne è parlato nella facoltà di Agraria nel dibattito sulla tutela ambientale organizzato dalla Cia con Confagricoltura e Legacoop. Il tema della tavola rotonda è il modello di sviluppo, ritenuto co-responsabile del degrado ambientale sardo (il 52 % del territorio), del processo di desertificazione (il 50%) e del dissesto idrogeologico che interessa il 70% dei comuni.
In particolare, gli interventi dei relatori, dal presidente della Cia Eugenio Maddalon, alla docente dell’Università di Sassari Donatella Spano, passando per i deputati Guido Melis e Susanna Cenni, sono stati un invito ad adottare misure precise per la produzione di energie rinnovabili, a cambiare il sistema dei trasporti e della mobilità e alla tenace difesa delle biodiversità. L’obiettivo è di ridurre il riscaldamento del pianeta o fare qualcosa per non trovarsi impreparati.
«Lo scenario per il 2020 - spiega la docente Donatella Spano - prevede un aumento della temperatura da 4 a 6 gradi, con conseguente mutamento delle colture agricole. Servono nuove strategie, che devono essere guidate da piani regionali e nazionali oltre che da ulteriori acquisizioni scientifiche».
«Paradossalmente - ha detto il deputato Susanna Cenni - questi fenomeni potranno servire per determinare una nuova centralità dell’agricoltura, il cui problema non riguarda più solo gli addetti ai lavori. La rivalutazione delle biodiversità potrebbe servire per trovarsi preparati quando le nuove condizioni climatiche renderanno necessarie colture diverse».
I politici sono quindi chiamati a provvedere con strategie a medio lungo termine. «La politica - ha detto il deputato del Pd, Guido Melis - è latitante da troppo tempo. Sempre concentrata sull’oggi e mai sul futuro, nonostante i cambiamenti che stiamo vivendo. Ma le cose non possono andare per conto loro, vanno governate in termini di indicazioni e mete da raggiungere». L’ambiente va considerato risorsa essenziale per la sopravvivenza e i dati emersi dalla relazione di Vincenzo Migaleddu, coordinatore dell’Isde bastano per capire i rischi dell’inquinamento prodotto dall’attuale modello di sviluppo. 
 
 
RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA

Questionnaire and social

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