Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 June 2010
Rassegna stampa quotidiani locali
a cura dell'Ufficio stampa e web
1 – L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 53
Nel cuore pensante di Etty Hillesum
Una pièce e una tavola rotonda a Cagliari: ecco il dono di Francesca Falchi alla vittima e testimone della Shoah
 
«Io credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori» (E.H.).
Ha tagliato i capelli cortissimi, per immedesimarsi nella protagonista della sua pièce. Ma Francesca Falchi (che per la verità somiglia più a Irene Nemirovsky che a Etty Hillesum) non ha bisogno di una identificazione fisica per entrare nelle corde di un personaggio che le appartiene. Che è suo prima ancora che un giorno liberasse casualmente dal loro «sudario di plastica» i Diari e poi le Lettere , di questa straordinaria ebrea olandese di madre russa morta ad Auschwitz a 29 anni, nel 1943. Giacevano da almeno cinque anni nella libreria quando li scoperse. Non li ha più lasciati. E la passione di una donna «vorace di tutto» è diventata la sua.
È nato così, da questo vortice di emozioni, un testo teatrale di 132 pagine che la Falchi, attrice e autrice di grande intelligenza, ha poi ridotto, trasformandolo in un racconto per immagini metaforiche presentato ieri sera al Civico di Cagliari. Prima nazionale di Fueddu e Gestu, Il lupo e il cielo spinato si avvale della regia di Giampietro Orrù. Installazioni di Fabiola Ledda, costumi di Edith Maria Delle Monache, musiche originali di Ennio Atzeni.
La favola nera di Esther H questo il sottotitolo del lavoro, è stata anticipata ieri da una lunga mattinata, promossa dall'associazione culturale L'eccezione, che ha riunito un pubblico attento nella Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria di Cagliari, così piena di luce e di libri preziosi, proprio di fronte al Civico. Aperta dall'intervento di Ester Gessa, direttrice della Biblioteca, che ha evidenziato la dimensione più intima e religiosa della Hillesum, proseguita coi saluti di Ada Lai, («le donne cambiano il mondo»), la tavola rotonda “Un giglio nel campo” ha visto sette interventi più uno (quello della Falchi) e si è chiusa con un documentario Rai di otto anni fa, firmato da Elena Beccalli e Flora Cassella.
FRAGILE E FORTE Un compito appassionante, riscoprire il mondo di Etty. Raccontare - stimolati dalla giornalista Anna Laura Pau - «il senso della vita e dell'umanità di una donna che dialoga con Dio e sceglie per sé il destino del suo popolo». Una figura complessa, fragile e forte, in conflitto con la madre, soggetta a costipazione dell'anima (così Etty chiamava la sua depressione), anticipatrice di temi di grande attualità. Ponte verso le donne europee, esempio di resistenza esistenziale - ha detto la storica torinese Mariella Filippa. Quella che fu anche di Edith Stein e di Milena Jesenská (a Praga osò sfidare i nazisti, lei non ebrea, indossando la stella di Davide).
È proprio la resistenza esistenziale la cifra di Etty intorno alla quale ruotano gli interventi. La sua accettazione dei gelsomini profumati e delle vesciche ai piedi. Ma anche il suo rifiuto dell'ovvio come malattia dell'anima, l'autoriconoscersi come «cuore pensante» della baracca nella quale si trova a vivere, a Westerbork. A un'altra donna, Nadia Neri, psicologa analista, il compito di sottolineare il percorso psicologico e spirituale di Etty, il senso della responsabilità individuale, mutuato da Jung («guardare il male dentro di sé e non solo fuori»), la grande apertura culturale. E poi l'amore per Rilke (“pazienza è tutto” era il suo motto), i testi delle religioni monoteiste, l' antroposofia steineriana. Interessi e amori che hanno il nome di Julius Spier, amante, amico, pigmalione.
DISSEPPELLIRE DIO Nadia Neri ha scritto un libro speciale, oggi introvabile, su “Etty Hillesum testimone e vittima del Lager”. Si intitola Un'estrema compassione (Bruno Mondadori) e non trascura nessun aspetto della personalità di questa donna capace, in un momento estremo, d'intraprendere un cammino spirituale che la porta a scoprire nel talento umano un riverbero divino. Disseppellire Dio è il suo intento. Un Dio non confessionale, nascosto in ogni essere umano, fatto a sua immagine e somiglianza. Un Dio che ha bisogno del sostegno dell'uomo: «Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me». Compito che fino alla fine, nel settembre 1943, prima di partire per Auschwitz dove morirà quasi subito, a 29 anni, Etty Hillesum assolverà con grande fede. È la fine del mondo, quella che la vede morire, e con lei la sua famiglia e il suo popolo, e alla fine del mondo c'è lui. «Siamo rimasti soli, io e Dio».
VIVIAMO SE BRUCIAMO Tema affascinante, questo della ricerca di Dio (e di sé) in Etty, che due dei relatori trattano con particolare cura. Paolo Matta, giornalista, distingue tra preghiere e preghiera, devozionismo e abbandono filiale. Padre Enrico Deidda, gesuita, cita Eliot: “Noi viviamo, noi respiriamo soltanto se bruciamo” e con Eliot un pensiero di Hillesum del 12 ottobre '42. «Ho spezzato il mio corpo come fosse pane e l'ho distribuito agli uomini».
Sono appassionati anche gli ultimi interventi (quello di Flora Cassella, che propone il bel documentario del 2002, con molte suggestioni di Erri De Luca), quello di Clara Spada, scrittrice («la mia amica Etty, così originale, così controcorrente»). Più razionale e circostanziata la relazione dell'editore olandese Gerrit Van Oord. Ricostruisce la fortuna della Hillesum in Olanda (cinque edizioni della integrale delle sue opere), fa riferimento all' Italia, (dove il materiale tradotto è solo il 18 per cento), ricorda che nel dicembre del 2013 scadranno i diritti e Adelphi potrà pubblicare l'integrale («oggi l'edizione migliore è la francese»), ripercorre il legame della Hillesum con Julius Spier, («non mi piaceva, ho cambiato idea»), sottolinea l'eccessivo accento nella traduzione italiana del cammino di Etty verso Dio. Soprattutto tiene a precisare che Auschwitz non fu, come qualcuno afferma, una scelta per la Hillesum. «Lei voleva vivere, non morire».
MARIA PAOLA MASALA
 
2 – L’Unione Sarda
Prov Gallura - Pagina 49
Studenti
Un accordo tra Ersu e Informagiovani
 
È stato sottoscritto, qualche giorno fa, un importante accordo di collaborazione, tra i responsabili dei Centri Informagiovani e l'Ersu. Il contratto ha lo scopo di raggiungere il maggior numero possibile di studenti, in varie parti del territorio regionale e di tenerli costantemente informati. Durante l'incontro sono stati illustrati nei particolari i contenuti dell'accordo. Hanno firmato il protocollo d'intesa gli Informagiovani di una quarantina di comuni sardi, tra i quali quelli galluresi di Olbia, Palau, Loiri Porto San Paolo, Arzachena, Badesi, Buddusò e Monti. ( s.d. )
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 20
via San Tommaso d'Aquino
Accenture inaugura domani la nuova sede operativa in Sardegna
 
Sarà inaugurata domani alle 11 in via San Tommaso d'Aquino 20 (torre verde di Monreale) la nuova sede operativa di Accenture, società leader in Italia nel settore della Consulenza direzionale, dei servizi tecnologici e dell'Outsourcing. Accenture opera in Sardegna dal 2002 e occupa attualmente sessanta persone, il 70% residenti nell'Isola. Con l'apertura della nuova sede si consolida il processo di localizzazione sul territorio di Accenture, che nell'Isola ha operato nello sviluppo di sistemi informativi per la pubblica amministrazione. Ora l'obiettivo è quello di creare una rete di collaborazione con le imprese locali e soprattutto far crescere una generazione di giovani professionisti le cui competenze siano in grado di fornire risposte alle richieste del mercato.
All'inaugurazione di domani saranno presenti alcuni esponenti della Giunta regionale, tra cui gli assessori Ketty Corona, Franco Manca e Giorgio La Spisa, il rettore dell'Università di Cagliari, Giovanni Melis, e Angelo Italia, Managing director di Accenture per il settore pubblica amministrazione di Italia, Grecia e Medio Oriente, oltre a Giuseppe Verardi, Senior executive per la pubblica amministrazione locale della società.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
Dna, arma in più contro il crimine
Pula, al convegno sulle investigazioni scientifiche è stata sottolineata l’importanza della prova genetica. Ma non c’è ancora la banca dati
La legge istitutiva è stata approvata un anno fa, però i fondi necessari non sono previsti in finanziaria
MAURO LISSIA                                                     
 
 PULA. La legge che istituisce la banca dati nazionale per il dna esiste da un anno, ma perchè l’Italia possa allinearsi all’Europa e offrire agli organi investigativi un servizio considerato fondamentale per la lotta alla criminalità bisognerà ancora a attendere a lungo. La norma - la numero 85 - è stata approvata a giugno dell’anno scorso, ma non è possibile applicarla perchè mancano i regolamenti di attuazione e perchè - come ha spiegato il magistrato Giuseppe Gennari - i soldi per realizzare la struttura sono già esauriti ancora prima di cominciare la fase della realizzazione. Non c’è la banca dati, non c’è nella finanziaria nazionale quanto basta a metterla in piedi ma tra i giuristi infuria da mesi il dibattito sulla validità di questa legge 85, condannata a restare sospesa per ragioni economiche, ma anche per il conflitto che nasce fra l’esigenza di rendere accessibili i profili genetici raccolti dagli investigatori in tutta Italia e l’obbligo di difendere la riservatezza di dati da considerare sensibilissimi: «Non è raro che nell’analisi del dna di un indagato si siano scoperte sindromi di cui il soggetto non era a conoscenza - ha spiegato Gennari - e qui nasce l’interrogativo se informarlo o no». E’ un esempio fra i tanti illustrati ieri al Forte Village di Santa Margherita di Pula, dove la Cattedra di Diritto processuale dell’Università di Cagliari, diretta da Leonardo Filippi, ha concluso la due giorni del convegno “Investigazioni scientifiche e processo penale, il prelievo del dna e la banca dati nazionale” con la partecipazione di magistrati, avvocati, investigatori della polizia e dei carabinieri, studenti.
 Su un punto c’è accordo fra gli operatori: «La prova genetica ha un’importanza enorme per il giudice - è stata la sintesi del magistrato Maria Cristina Ornano, dell’ufficio gip di Cagliari - perchè è una prova neutrale ed è meno esposta al pregiudizio rispetto alla prova storica». E’ una prova fondamentale «per l’accusa come per la difesa, grazie anche alla forza persuasiva molto elevata». Ma perchè diventi decisiva - ha chiarito il giudice - non deve esserle conferita «una forza sovrabbondante ed è sempre indispensabile la prova storica». Quindi un riscontro serio, non deduttivo ma concreto. Altrimenti la scoperta e l’esame di tracce biologiche, sulla linea delle fiction televisive di successo, da Csi a Cold Case, non è sufficiente a “vestire” il fatto con la prova.
 Eppure i gialli che appassionano lettori dei giornali e utenti televisivi - quelli che scompariranno dalla scena mediatica di qui a breve, con l’approvazione definitiva della legge-bavaglio del governo Berlusconi - vengono spesso risolti proprio dalla scienza applicata all’investigazione: una traccia di saliva, di sangue, un capello finito sul corpo della vittima, l’impronta papillare impressa su un oggetto e la sentenza popolare viene emessa e gridata, almeno fino a prova contraria. Ma se è vero - come ha sostenuto Paola Felicioni dell’Università di Firenze - che la riservatezza e i diritti inviolabili delle persone devono «cedere il passo al diritto alla prova» e la «lesione delle riservatezze sta solo nell’uso patologico dell’informazione genetica» quale valore dev’essere attribuito alla prova biologica? E’ una prova diretta, quindi decisiva nel giudizio - ha chiesto e si è chiesto il celebre docente torinese Metello Scaparoni - oppure è una prova indiretta, un semplice indizio da confortare con altri elementi di valutazione e di verifica? Maria Cristina Ornano l’ha detto in premessa: è un indizio da confermare e accertare. Giuseppe Gennari è andato oltre, citando casi di scuola in cui gli esiti certi del test sul dna si sono scontrati con la verità dei fatti. In un solo caso il dna vale come prova inconfutabile: «E’ l’accertamento di paternità o di disconoscimento di paternità» ha ricordato Scaparone. Che segna quindi una differenza netta e forse discutibile tra l’accertamento dei fatti nel processo penale e nel processo civile.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
UNIVERSITÀ
Antonio Cadeddu
confermato preside
 
CAGLIARI. Per il triennio accademico 2011-2013 è stato confermato preside il prof. Antonio Cadeddu, già a capo della Facoltà di Scienza della Formazione, da ottobre 2007. Le votazioni si sono svolte martedì scorso, l’8 giugno, a Sa Duchessa.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Scadenze Ersu
L’Ersu ha posticipato a martedì 15 giugno la scadenza dei due concorsi
 
Scadenze Ersu L’Ersu ha posticipato a martedì 15 giugno la scadenza dei due concorsi di creatività indirizzati agli studenti iscritti all’Università, Conservatorio e Accademia. “Total art 2010” dedicato alle arti visive, alla poesia e alla narrativa e “Unimusic Live 2010” dedicato alla musica. Il bando è pubblicato sul sito. www.ersusassari.it dove è anche possibile scaricare la domanda di partecipazione. I vincitori parteciperanno al 2º Forum europeo per il diritto allo studio che si terrà a Padova dal 30 settembre al 3 ottobre.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Nell’isola 90mila famiglie povere
Aumentate del quattro per cento in 5 anni: è il record negativo in Italia
LA CRISI INFINITA Spese fisse, più 30% in dodici mesi E le finanziarie fatturano 1500 milioni
UMBERTO AIME
 
 CAGLIARI. Le famiglie sarde sono stremate. In novantamila sono già al tappeto. Tutte hanno il fiatone. Troppe sono rimaste senza soldi, altre per non schiattare hanno dovuto dar fondo ai risparmi. Tante si sono indebitate e da allora pedalano in salita, arrancano. Hanno provato a stringere ancor di più i cordoni della borsa, già vuota, ma non ce l’hanno fatta lo stesso.
 L’allarme sociale. Se nel 2006 sedici famiglie sarde su cento vivevano con meno di mille euro al mese, oggi almeno altre quattro sono precipitate nella povertà assoluta. Anche loro polverizzate dalla crisi, lunga e infinita, per un totale da brivido: 90.764, erano 88mila nel 2004, 74.780 un anno prima. Con un’escalation spaventosa (sono ben 15.984 in più rispetto al 2003) e inarrestabile. Ed ecco la drammatica conferma: l’anno scorso, nell’isola, l’Istat ha registrato il maggior incremento di indigenza in Italia dal 2004: più quattro per cento. Un disastro.
 Genitori in crisi. Sfiduciate, preoccupate, ostaggio della crisi, vittime dell’inflazione che continua divorare quello che è rimasto del potere d’acquisto, le famiglie con uno o due figli sono oggi fiaccate, nell’animo, non solo nel portafogli, dalla sindrome a tenaglia della quarta settimana. Se non addirittura della terza. Dal quindici del mese non riescono più a far quadrare i conti, a chiudere con dignità (economica) i bilanci. Ogni scadenza è uno stillicidio, con lo stipendio spolpato da mutui o affitto, luce, acqua, assicurazioni e... figli, che costano una tombola anche se sono senza pretese. Il consumismo è diventato un lusso.
 Bilanci in rosso. Dal 2008 al 2009 le spese fisse per ciascuna famiglia sono aumentate dal 18,6 al 30 per cento, ha scritto la Confcommercio. In dodici mesi c’è stato un prelievo coatto senza precedenti e qui non si parla di tasse nazionali e tributi comunali ma di trasporti, scuola e appunto bollette. Se il quadro clinico-economico era grave all’inizio del 2010, è precipitato in primavera fino a tal punto che una catena di supermercati ha scoperto: «In tutte le penultime settimane del mese, gli acquisti diminuiscono del dieci per cento. Nell’ultima, invece, moltissimi clienti pagano solo con la carta di credito», sono i debiti a futura memoria, quelli peggiori.
 Il boom delle finanziarie. Oggi i portafogli sono sempre più sottili e lo diventano sempre più in fretta. Prima di Abbanoa, Enel e compagnie telefoniche varie, a svuotare le tasche delle famiglie ci pensano le società finanziarie, che in Sardegna sono dappertutto: nel 2009 hanno fatturato 1.500 milioni. E continueranno a crescere dopo l’esplosione delle carte revolving: micidiali, chiedetelo agli americani, in quel loro cinico balletto tra disponibilità anticipata e rimborsi così misteriosi che persino la Banca d’Italia ha preteso trasparenza.
 Il tracollo. Da due anni l’indebitamento dei sardi ha superato il livello di guardia, come ha denunciato la Fondazione Fontoni di Cagliari, impegnata a riportare sulla retta via chi ha dato in pegno tutto, anche il quinto dello stipendio. Nei primi mesi del 2010 la situazione è addirittura peggiorata: molte aziende hanno chiuso, c’è stato il crollo delle partite Iva ed è cresciuto il peso degli ammortizzatori sociali, oltre quattromila in più nella provincia di Cagliari. Come se non bastasse, a maggio, è aumentata la disoccupazione giovanile, in Sardegna: è salita al 44,7 per cento, ultimo amaro primato nazionale. Il che vuol dire: i nostri figli sono senza futuro, ed è stata un’altra mazzata. Così alla povertà assoluta, in cui annaspano trecentomila sardi, si è aggiunta la più strisciante «indigenza relativa». Che cosa sia questo nuovo e affollato sottogruppo lo ha spiegato bene Remo Siza, insegna Politica sociale all’università di Cagliari: «È provvisoria, dura dai due ai tre anni, ma nella sua brutalità riesce a mettere in ginocchio persone, famiglie e intere reti di parentela». Prima era a macchia di leopardo, adesso è un male diffuso.
 Addio al ceto medio. La gigantesca «povertà relativa» è stata scatenata da tre fattori: instabilità, sfiducia e insicurezza. Tutte insieme hanno provocato quel precariato sociale che ha minato alle basi non soltanto i bilanci di chi da sempre è a rischio, mono-reddito e pensionati, ma anche quelli del ceto medio, definizione ormai nostalgica. Così accade sempre più spesso che siano i genitori-pensionati a salvare dal tracollo i figli impiegati, sposati e con prole. È inevitabile che sia così, altrimenti ci sono le banche, molto meno affettuose. Oggi a Sassari il reddito pro-capite è appena sopra i 15mila euro, con una flessione dello 0,4 per cento nel biennio 2008-2009, in provincia di Cagliari la contrazione è stata ancora più marcata, intorno allo 0,6, mentre Nuoro e Oristano hanno resistito meglio, oscillando tra i 14mila e i 13.500, i valori di un anno fa, ma anche questa è una magra consolazione.
 Crollo dei consumi. Con sempre meno soldi da spendere o con nelle tasche solo quelli ottenuti in prestito, anche armadi e dispense hanno cominciato a piangere. L’anno scorso i consumi in Sardegna sono calati drasticamente: di otto punti quelli dei “beni durevoli”, elettrodomestici, informatici e auto, meno 3,5 per le spese ricreative, cioè bar, ristoranti e spettacoli, ancora più in basso è finita la voce viaggi e vacanze. E se sino a poco tempo fa il settore food sembrava essere al riparo dalla bufera, oggi non è più così. Anche nell’isola la borsa della spesa si è fatta molto più leggera, nel 2009 del 3,5 per cento. La crisi ha costretto le famiglie a cambiare abitudini, drasticamente: hanno scoperto gli hard-discount, comprano sempre meno prodotti di marca, costano troppo, si sono buttate su quella che l’agenzia Nielsen nell’ultimo rapporto sui consumi ha ribattezzato: «La spesa nel sottobosco». I sociologi sono stati ancora più crudi: «Questa è povertà alimentare». Ci sono famiglie di due persone che ormai non spendono per la spesa più di 155 euro al mese, 5 al giorno. A peggiorare la situazione si è messa anche l’inflazione: nel 2007 e fino a metà del 2008, Cagliari è stata tra le prime tre città-campione in cui i prezzi sono aumentati più velocemente, con una crescita del 2,4 per cento. Solo un mese fa c’è stato un leggero raffreddamento. Per fortuna.
 La giungla. In molti hanno tirato un sospiro di sollievo, anche se gli aumenti sono stati ancora significativi per patate (+2,2) e latte (+1.4). Si è stabilizzato invece il listino del pane, ma i produttori hanno svelato che il rincaro tra prodotto iniziale, il grano, e quello finale, la pagnotta, ha superato ormai la soglia del 1828 per cento. Pazzesco. È questo il peso che oggi le famiglie devono sopportare senza sapere quando rivedranno la luce. Ma vivono nella speranza che accada. Presto.

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