Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 June 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA
1 - Corso ad Architettura. Terapia del dolore, 700 in lista d'attesa
2 - Consiglio dei Ministri: tetto anche agli stipendi dei manager
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 - Aziende nate da progetti universitari: spin off in crescita nell’isola
4 - Pensioni: le statali lasceranno a 65 anni. Il governo dà il via libera
5 - Sassari. All’università un convegno su Vittorio Bachelet
 
IL SARDEGNA
6 - Intervista di Francesca Fradelloni al giuslavorista Pietro Ichino 
 
RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA
 

L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 17
Sanità. Solo tre medici e quattro infermieri nel centro che ha sede all'Oncologico
Terapia del dolore, 700 in lista d'attesa
Per essere curati al Businco si deve attendere anche un anno
Sono oltre settecento le persone in lista d'attesa per essere curate nel centro di Terapia del dolore dell'ospedale Oncologico.
«I sardi affetti da dolore cronico che necessitano di sottoporsi a una terapia antalgica sono costretti ad attendere almeno un anno prima di riuscire ad accedere alle cure. Le richieste sono numerosissime, specialmente per il mal di schiena, e attualmente i pazienti in attesa sono oltre 700». Lo ha rivelato mercoledì mattina Sergio Mameli, responsabile della Struttura di terapia antalgica dell'ospedale Businco, durante l'inaugurazione del quarto Corso regionale di Medicina del dolore che proseguirà fino a oggi nelle aule della Facoltà di Architettura (in via Corte d'Appello). «I tempi d'attesa», ha spiegato Mameli, «sono brevi solo per i pazienti oncologici, per i quali esiste un'opportuna corsia preferenziale. Tutti gli altri sono costretti ad attendere a lungo». Il motivo? «Manca il personale e mancano le risorse», sottolinea il primario, «in totale sono oltre 2.500 i pazienti visitati annualmente nella nostra struttura, composta solo da sette persone: tre medici e quattro infermieri».
L'OBIETTIVO In molte patologie il dolore rappresenta l'aspetto più complesso e invalidante, con notevole compromissione della qualità di vita. Per migliorare l'assistenza, 15 anni fa è sorto il Centro specializzato di via Jenner. «Una nascita quasi spontanea», racconta Mameli, «frutto dell'iniziativa di un gruppo di medici sensibili alle richieste dei pazienti. Attualmente il nostro è il primo centro di riferimento regionale per la cura del dolore ed è anche l'unico in grado di effettuare tutte le terapie, incluse quelle chirurgiche». Gli specialisti del Businco offrono trattamenti diversi a seconda che il paziente sia oncologico o no, terminale (in questo caso intervengono le cure palliative) o in grado di riprendere una vita normale.
LE PATOLOGIE «Tra i non oncologici, la maggior parte chiede di curare il mal di schiena (che affligge il 20% dei sardi). Sono quasi tutti anziani, ma ci sono anche giovani che iniziano ad accusare dolore al lavoro». Mercoledì, Mameli ha inaugurato il corso di Medicina del dolore. Obiettivo: «Informare, aggiornare e sensibilizzare i medici e gli infermieri che costituiscono un riferimento costante per il paziente affetto da dolore». Il seminario assume quest'anno particolare importanza in seguito all'approvazione, il 15 marzo scorso, della legge 38 che sancisce il diritto del cittadino all'accesso alla Medicina del dolore. Per la prima volta tale disciplina si vede distinta dalle cure palliative. La legge sancisce inoltre l'obbligo di riportare in ogni cartella clinica la valutazione del dolore.
PAOLO LOCHE
 
  
2 - L’Unione Sarda
Primo Piano - Pagina 5
Escluse alcune cariche: il direttore del Tesoro e il Ragioniere generale dello Stato
Tetto anche agli stipendi d'oro dei manager
Via libera definitivo al tetto delle retribuzioni dei manager pubblici e delle società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica. Il limite di 311 mila euro, pari al trattamento economico annuale complessivo del Primo presidente della Corte di cassazione, riguarderà i compensi per gli incarichi aggiuntivi e - secondo alcune prime stime tecniche - gli interessati dal giro di vite sarebbero oltre 290.
Il consiglio dei ministri ha varato il regolamento che disciplina la materia. Una approvazione attesa da tempo: ad introdurre un tetto alle retribuzioni fu inizialmente il governo Prodi con la Finanziaria 2008. Successivamente la normativa venne modificata da questo governo e sospesa per l'emergere di alcune criticità nell'applicazione. Oggi, quindi, c'è stata l'approvazione del provvedimento su proposta del ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.
Esclusi, invece, 25 top manager delle amministrazioni statali con elevati livelli di responsabilità, ancora da individuare. Ma alcuni nomi già circolano nei ministeri. Le restrizioni potrebbero non riguardare il Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, il direttore del Tesoro, Vittorio Grilli, il capo della polizia, Antonio Manganelli e il capo di Stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini. Si menzionano anche le posizioni dei segretari generali di Palazzo Chigi e della Farnesina. Per Bankitalia e le Authority, invece, resta confermato il raddoppio del tetto. Interessati, invece, oltre alle amministrazioni statali, gli enti pubblici economici e no (come Inps, Inpdap e Inail), le università, le società partecipate come le Ferrovie e la Rai.
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
Le aziende nate da progetti dell’università
«Spin off», nell’isola fenomeno in crescita
SASSARI. Le spin off nell’isola sono di casa. 45 in tutto le aziende nate su progetti innovativi ideati nelle università, con la Sardegna che conquista il secondo posto (dopo la Puglia, 47 aziende) nella classifica della Svimez, associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Il dato sulle spin off è incoraggiante all’interno di un quadro piuttosto negativo per il Sud Italia. L’89 per cento di questo tipo di aziende è nato tra il 2000 e il 2009, il 23 per cento si trova nel Meridione (187 su 806). Un forte impulso, in Sardegna, è stato dato dalla Start Cup, competizione tra idee universitarie finalizzata alla realizzazione di spin off. Un gruppo di ricercatori dell’università di Sassari, guidato da Luca Ruiu, nel 2009 ha vinto il premio nazionale dell’innovazione a Perugia con il progetto «Bioecopest», alternativa ai prodotti chimici rispettosa dell’ambiente.
 
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualità
Pensioni: le statali lasceranno a 65 anni 
Il governo dà il via libera
Formigoni contro la Finanziaria: «Affossa il federalismo» 
Irritati i presidenti delle Regioni che contestano l’entità dei tagli definita «inaccettabile» 
VINDICE LECIS 
ROMA. Prima notizia: le lavoratrici del pubblico impiego andranno in pensione a 65 anni a partire dal 2012. Il via libera del consiglio dei ministri rende operativa la richiesta della Ue di innalzare l’età pensionabile, nel solo settore pubblico, per equipararle a quella dei colleghi maschi.
Seconda notizia: ieri è esplosa la ribellione delle Regioni contro la manovra. Con questi tagli siamo «all’emergenza nazionale» attacca Formigoni.
La disposizione del governo che porta a 65 anni l’età per la pensione diventerà operativa con un emendamento alla manovra finanziaria. I risparmi ottenuti confluiranno in un Fondo vincolato per azioni positive per donne e famiglie ancora però da definire. 25 mila lavoratrici coinvolte sino al 2019. A partire dal 1 gennaio 2012 e sino al 2019 la misura comporterà risparmi per poco meno di un miliardo e mezzo di euro con questa progressione: impatto zero nel 2010 e 2011, 50 milioni nel 2012, 150 nel 2013, 250 nel 2014, 350 nel 2015, 300 nel 2016, 200 nel 2017, 100 nel 2018 e infine 50 nel 2019 con impatto zero nel 2020. Sacconi confida che la gran parte delle dipendenti pubbliche lascino prima dei 65 anni ipotizzando un’uscita a poco più di 62 anni. «Non potevamo fare altro», si difende il ministro. Ma non convince i sindacati, questa volta uniti. «Non c’è al mondo manovra di innalzamento dell’età pensionabile che da un giorno all’altro aumenti di cinque anni più uno, perché c’è pure la finestra flessibile, l’età pensionabile per centimaia di migliaia di lavoratrici», accusa Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil.
Il dipartimento welfare del sindacato di Corso d’Italia, non crede a Sacconi «che non cambierà nulla per tutte le donne che maturano il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2011», perché c’è «una sola classe d’età, quella del 1950, che riuscirà a maturare i 61 anni previsti nel 2011 mentre tutte le altre classi (1951-52-53) saranno costrette a lavorare fino a 65 anni ed andranno in pensione a 66».
La Cisl si sente tradita dal governo perché crea «una situazione iniqua e pesante». Barbara Pollastrini (Pd) denuncia che il fondo per le donne «è solo fumo negli occhi» mentre per l’ex ministro Treu il provvedimento «è una follia sulla pelle delle donne». Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, attacca il governo «degli speculatori che se la prende con le donne» mentre Donadi (Idv) spiega che l’esecutivo vuole fare cassa intaccando il welfare.
Poi c’è il fronte Regioni. L’incontro tra il governo, rappresentato dai ministri Tremonti, Fitto e Calderoli, e le Regioni guidate da Vasco Errani si è svolto in un clima di forte tensione.
I tagli della manovra insistono per il 57% su regioni e Comuni.
L’esecutivo conferma i tagli definendoli «sostenibili» ma la reazione è durissima: «Inaccettabile - denuncia Spacca, presidente delle Marche - ogni ora scopriamo che a tagli si aggiungono tagli. Ultimi in ordine di tempo quelli ai Fas».
Nichi Vendola, presidente della Puglia, attacca: l’Italia con questa manovra «sta finendo in un buco nero». Per Formigoni la manovra «spazza via il federalismo fiscale». I tagli sono pesanti: 1 miliardo e mezzo in meno al trasporto pubblico locale, 670 milioni di incentivi tolti alle imprese, 400 milioni tagliati al fondo non autosufficienti, 350milioni in meno per le famiglie, handicap e sociale, 460 milioni sottratti alla casa.


5 - La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Vittorio Bachelet, lo spirito del dialogo
All’università un convegno sul docente ucciso dalle Br
SASSARI. «Bachelet Lo spirito del dialogo» è il titolo del convegno dedicato all’intellettuale e politico ucciso dalla Brigate Rosse nel 1980 che si svolge oggi alle 17 nell’aula magna dell’università. Promosso dai Gips (gruppi di impegno politico e sociale) con il patrocinio della Fondazione Banco di Sardegna, prevede tra gli altri la partecipazione di Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio.
Con lui ci saranno Mario Almerighi, presidente del tribunale di Civitavecchia, che fu membro del Consiglio superiore della magistratura durante la vicepresidenza di Bachelet, e Maria Graziano, vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica. Modera il dibattito Antonio Pinna Vistoso, membro del consiglio nazionale dell’Azione Cattolica durante la presidenza di Bachelet.
Docente universitario, dopo tanti anni alla guida dell’Azione Cattolica Vittorio Bachelet si impegnò in prima persona nella vita politica nelle fila della Democrazia Cristiana. Successivamente entro a far parte del Consiglio superiore della magistratura dove assunse la carica di vicepresidente. Morì ucciso in un agguato delle Brigate Rosse all’università La Sapienza di Roma il 12 febbraio 1980, durante un periodo cruciale della vita sociale e politica italiana che lo vedeva fortemente impegnato.
 
 

 
 
E POLIS - IL SARDEGNA
 
6 - E Polis / Il Sardegna
Argomenti - Pagina 4
Intervista di Francesca Fradelloni al giuslavorista Pietro Ichino
Niente tagli alla ricerca ma i “baroni” lavorino di più
“Lo sciopero dei magistrati) Non è politico, ma nemmeno indispensabile”.
L’autorità istituita da Brunetta per valutare la PA è già insediata da 6 mesi, ma finora non ha avuto un euro dal Governo. Tremonti ci spieghi il perchè
Pochi poteri per l'ammodernamento dello Stato, lamenta il premier, che con verve liberista promette di cambiare le regole (Costituzione) del gioco (impresa). L'alt sul canovaccio “straccia Carta” non si fa attendere. Arriva per bocca di Pietro Ichino: «Guai a una ripresa economica drogata e attenzione a non abbassare gli standard di civiltà del Paese», avverte il giuslavorista,
commentando la proposta del Governo di sospendere il requisito dell'autorizzazione per le aziende minori. «I casi son due: o questi permessi sono necessari per salvaguardare qualche bene pubblico, e allora sospendere il requisito è sbagliato. Oppure non sono necessari, e allora il requisito non va sospeso: va abolito».
La modifica dell’articolo 41 della Costituzione è un modo per agevolare la libertà d’impresa, un rimedio contro la crisi.
In oltre mezzo secolo, non si è visto un solo caso in cui la Corte costituzionale si sia pronunciata contro una legge volta a liberalizzare le attività economiche. Non è l’art 41 a impedire le liberalizzazioni. Certo, la formulazione di quell’articolo richiederebbe un aggiornamento, per costituzionalizzare i principi dell’antitrust; ma non vedo l’urgenza.
E come si accelera la crescita?
La leva più efficace consiste nell’aprire il nostro Paese agli investimenti stranieri, che portano domanda di lavoro e innovazione.
Oggi in Europa siamo penultimi, prima della Grecia, per capacità di intercettare gli investimenti nel mercato globale dei capitali.
Grecia, appunto. Poi l’ungheria. La prossima sarà l’Italia?
Il “male oscuro” che da 15 anni impedisce all’Italia di crescere ha molti punti in comune con quello della Grecia. Ora, la  situazione dei nostri conti pubblici è migliorata; ma se non curiamo quel male alla radice prima o poi gli speculatori – “quelli che vedono più lontano” – individueranno anche noi come un Paese a rischio.
Nella cura c’è anche la crescita dell’età pensionabile delle donne?
L'Ue preme perché la parifichiamo a quella degli uomini. E ci chiede anche di aumentare il tasso di occupazione delle donne, dal 46% attuale al 60%. Siamo gravemente inadempienti sotto entrambi questi profili. Credo che dovremmo affrettarci, considerando questa non come una imposizione sgradita, ma come un’occasione per fare un  passo decisivo verso il modello europeo di mercato del lavoro e di welfare.
Condoni, tagli. Che tipo di manovra ci si appresta a varare?
Condoni, per ora nel disegno del Governo non ce ne sono, anche se sono minacciati in Parlamento. Quanto ai tagli, mi sembrano fatti in modo sbagliato, perché sono indiscriminati: occorreva tagliare molto di più dove ci sono rami secchi e rendite parassitarie, non dove le amministrazioni funzionano e i dipendenti fanno il loro dovere. L’autorità indipendente istituita dalla legge Brunetta, chiave di volta del nuovo sistema di valutazione delle P.A., è insediata da 6 mesi, ma non ha ancora ricevuto dal Governo un solo euro del finanziamento previsto dalla legge per il suo funzionamento. Tremonti dovrebbe spiegarci il perché di questo ritardo. Ci sono sprechi colossali e rendite parassitarie che potrebbero essere individuate subito, pure senza strumenti
sofisticati di valutazione.
Per esempio?
In tutte le strutture pubbliche che hanno il doppio o il triplo dei dipendenti rispetto all’organico previsto, la parte eccedente dovrebbe essere collocata in mobilità, con conseguente riduzione del 20% dello stipendio fino al trasferimento nelle molte strutture dove il personale manca. Quanto alle rendite parassitarie, ci sono migliaia di professori e ricercatori che non pubblicano una riga da anni. Questi andrebbero licenziati senza tanti complimenti; se non li si vuole licenziare, almeno
dimezziamo loro lo stipendio fino a che non diano prova di aver ricominciato a svolgere l’attività di ricerca a cui sono tenuti.
Pensa che lo sciopero dei magistrati sia politico?
No. È uno sciopero sindacale. Ma avrei preferito che i magistrati riservassero questa forma straordinaria di lotta a cause migliori.
La nuova disciplina delle intercettazioni è così indispensabile?
No: una nuova disciplina della materia occorre, ma non vedo l’urgenza e non mi sembra che il ddl vada nella direzione giusta.
  
 
RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA

Questionnaire and social

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