Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 April 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 23
L'indagine
E-mail certificate, l'Università promossa
 
Anche le Università sono finite nel mirino di DigitPA, che per conto di Palazzo Vidoni sta effettuando un controllo accurato sull'effettiva applicazione delle norme sulla Pec, la posta elettronica certificata, da parte delle pubbliche amministrazioni. A superare l'esame sono solo 17 atenei su 93, quelli cioè che hanno pubblicato una o più Pec nel proprio sito e nell'Indice delle P. A. (www.indicepa.gov.it). Le Università promosse sono: Pavia (147 Pec), Firenze (95), Roma Tre (54), Brescia (21), Udine (2), Cagliari (1), Calabria (1), “Federico II” di Napoli (1), Seconda Università di Napoli (1), Perugia (1), "Mediterranea" di Reggio Calabria (1), Sannio di Benevento (1), Teramo (1), Torino (1), Trento (1), Trieste (1) e Verona (1). 
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 44
«L'astronomia spiega il mistero di Monte d'Accoddi»
Per un gruppo di studiosi l'altare era un osservatorio Freddi Giovanni Lilliu e lo scopritore del sito, Ercole Contu
 
Cosa ci fa una piramide di cinquemila anni in Sardegna? Come mai questo tempio che assomiglia alle ziqqurat mesopotamiche non ha simili in tutta l'Europa? Perché, come una gigantesca matrioska, racchiude al suo interno un'altra ziqqurat?
I misteri legati al Monte d'Accoddi, l'altare prenuragico portato alla luce da Ercole Contu negli anni '50 a metà strada tra Sassari e Porto Torres, probabilmente resteranno tali per sempre. Ma la scoperta di un team di studiosi guidati da Guido Magli, fisico e ordinario di archeoastronomia al Politecnico di Milano, ha aggiunto un nuovo elemento di certezza all'archeo-mistero. Pubblicato su una rivista internazionale curata da cinquanta docenti e ricercatori universitari di tutto il mondo, (Mediterranean Archaeology & Archaeometry International Scientific Journal), lo studio rivela che l'altare preistorico avrebbe un preciso orientamento astronomico: i punti di arresto di Sole, Luna e Venere. Il tempio (una piramide tronca con una rampa di 41.50 metri) sarebbe stato concepito astronomicamente esattamente come le piramidi egizie, quelle Maya e il circolo megalitico di Stonehenge.
STESSO CIELO «Osservando dalla sommità della piramide i due menhir a sud est, si orienta lo sguardo precisamente verso i punti in cui all'orizzonte si arrestano quei tre astri che, non risentendo della precessione degli equinozi, a occhio nudo si possono osservare alle stesse angolazioni in cui si trovavano cinquemila anni fa», spiega Mauro Peppino Zedda, studioso di Isili che col topografo di Mandas Paolo Pili ha fatto parte del gruppo di ricerca. «Dal centro dell'altare l'orientamento verso l'orizzonte coincide esattamente con i punti d'arresto di Venere, sulla declinazione -21°34' e -27°08'. Il punto mediano tra i due è il punto in cui sorge il Sole al solstizio d'inverno e, spostandosi negli angoli del tempio, lo sguardo dell'osservatore incontra i menhir e prosegue all'orizzonte sino ai punti d'arresto del Sole e della Luna al solstizio d'inverno e ai lunistizi».
Con tutti gli astri del cielo qualche coincidenza è sempre possibile. Perché escludere il caso? «I dati topografici appartengono al campo delle scienze esatte, non a quello delle ipotesi e quelli sono proprio gli astri più significativi». Il santuario, che durante la Seconda Guerra Mondiale venne usato come base per le batterie contraeree, è stato realizzato in due fasi costruttive su una zona frequentata sin dal Neolitico Medio (4.500 a.C.). All'interno del tempio che vediamo oggi, costruito attorno al 2.800 a.C. e usato sino all'Età del Bronzo, se ne trova un altro risalente al IV millennio a.C. che, in dimensioni più ridotte, ha la stessa forma di quello esterno: una piramide a terrazza con una lunga rampa d'accesso sulla linea nord-sud. Che l'immagine cosmica ispirasse gli architetti preistorici, non sarebbe cosa nuova.
«L'orientamento dei templi antichi verso gli astri è ciò che in Egitto, Messico e Gran Bretagna attrae milioni di turisti ogni anno, contro gli 8-10 mila che visitano Monte D'Accoddi», spiega Domenica Lissia, archeologa che per il Comune di Sassari gestisce il sito e che, pur non pronunciandosi sulla scoperta, fa notare come la grossa pietra sferica trovata in un campo vicino e posta accanto alla rampa sia stata lavorata come la superficie lunare. Accanto ad essa, una pietra tonda di arenaria potrebbe simboleggiare il Sole.
SCETTICO «Tutte fantasie», avvisa Ercole Contu che, come la gran parte degli archeologi isolani - nonostante il plauso di accademici di fama mondiale come Juan Antonio Belmonte e Mickael Hoskin - relega al campo della fanta-storia le teorie dell'archeoastronomia. «Quella piccola forse è una pietra delle bombarde e quella grande, anche se è certamente sacra, potrebbe avere la superficie irregolare a causa del tipo di lavorazione. Su queste cose si fantastica moltissimo con teorie che colpiscono l'immaginazione della gente, ma il nostro lavoro deve essere quello di ragionare terra terra, non terra cielo». E sui calcoli topografici sull'orientamento specifica :«Non sono un astronomo, ma credo che sia un caso». Accanto alle misure topografiche, il campo delle ipotesi e delle interpretazioni. Una ceramica ritrovata nel sito che raffigura cinque donne, secondo Zedda potrebbe richiamare il ciclo di Venere. «Cinque sono proprio i punti che Venere traccia sull'eclitica nel suo ciclo completo. Un fenomeno conosciuto in tutto il mondo antico dove l'astro era venerato come divinità femminile perché, oltre alla bellezza della sua luce, ha cicli associati al numero 266: esattamente il tempo di gravidanza di una donna».
PRIMA DEI MAYA Conoscenze che avevano anche i Maya che costruivano templi sul cui orientamento venusiano non sembrerebbero esserci dubbi. «La straordinarietà del Monte D'Accoddi è il fatto che precede di circa tremila anni le piramidi Maya, facendone un unicum a livello mondiale: la più antica costruzione al mondo orientata con Venere», sostiene Paolo Littarru, ingegnere e cultore di archeoastronomia. Che il monumento fosse sacro e destinato a riti legati alla fertilità, è storia provata dai reperti: altari sacrificali, raffigurazioni di dee madri e la struttura stessa del tempio che, come scrisse Giovanni Lilliu, «è basato sulla concezione vegetativo-uranica dell'albero della vita, un simbolico altissimo albero che avrebbe unito terra e cielo. Sull'alto dello ziqqurat il dio Sole sarebbe sceso a giacersi con la grande sacerdotessa, immagine terrena della Dea Madre o dea della fertilità agraria e umana». Ma sull'orientamento astronomico l'accademico dei Lincei specifica «Non essendo un astronomo non posso dire nulla. Però quando si parla di simbolismo tutto è probabile e nulla è certo».
CRISTINA MUNTONI
 
3 – L’Unione Sarda
Iglesias Pagina 23
settimana della cultura
Il figlio dell'artista Remo Branca cittadino onorario di Iglesias
 
Da domani Iglesias avrà un nuovo cittadino: Francesco Paolo Branca, figlio dell'artista Remo. Alle 18 riceverà la cittadinanza onoraria nel palazzo comunale. La cerimonia inaugurerà la nuova sala Remo Branca che custodirà un autoritratto, dipinto nel 1951. Verranno inoltre presentati il dvd Remo Branca, l'arte di essere libero e Incontri iglesienti , raccolta degli atti delle giornate dedicate all'incisore, Grazia Sanna e Foiso Fois. La manifestazione è la seconda tappa della dodicesima Settimana della cultura che continuerà venerdì. La mattina all'archivio storico comunale si propone un viaggio “Dai documenti alla Storia: il Breve di Villa di Chiesa, le fotografie della Società Monteponi - Montevecchio”.
Le visite (alle 9-10-11-15,30-16,30) saranno guidate dal personale dell'archivio. La sera sarà dedicata a Francesco Ciusa: alle 18 in Municipio debutterà l'opera La vita, ritrovata circa due anni fa durante la demolizione dell'ex pretura. Ne parleranno: Maria Vittoria Ciusa Mascolo nipote dell'artista, Anna Maria Montaldo e Marzia Marino della Galleria Comunale d'Arte di Cagliari.
Gran finale sabato alle 17,30 col volume Il palazzo comunale di Iglesias , curato da Roberto Poletti che ne illustrerà i segreti durante una visita guidata. Seguirà “Alla scoperta di una città della cultura”, tavola rotonda dove interverranno Roberto Coroneo e Barbara Fois dell'Università di Cagliari. I lavori saranno introdotti dal sindaco Pierluigi Carta.
MIRIAM CAPPA 
 
4 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 44
«Addio al cinema, e anche alla realtà»
L'intervista. Il massmediologo Erik Davis in Sardegna per presentare “Techgnosis”: la politica buffa, le profezie di Dick, le nuove news
 
 Vulcano contro vulcano. Ma stavolta la nube di origine lavica non ha avuto la meglio sul volo dell'eclettico pensatore Erik Davis, giunto per la prima volta in Sardegna, rispondendo all'invito di un ciclo di conferenze patrocinato dalla Provincia di Cagliari e dai comuni di Elmas e Monserrato. Come concretizzare l'idea dell'interprete e sceneggiatore Massimo Spiga di portare a Cagliari il vulcanico massmediologo autore di “Techgnosis”, giornalista di Wired, cultore di cinema e letteratura, profondo conoscitore di Philip K. Dick (premiata la sua tesi di laurea a Yale) e studioso di religioni esoteriche? Sinergia tra la Società Umanitaria di Cagliari, i circoli del cinema “Quartu Sant'Elena”, “Nuovo Pubblico” e “La macchina cinema”, l'associazione culturale “L'alambicco” e il circolo dei lettori “Equilibri”. Il quarantatrenne scrittore californiano spazia in scioltezza tra lo scibile: musica, filosofia, tecnologia, comunicazione e potere mediatico, grandi autori della letteratura.
Con semplicità però, senza grandi esibizioni di neuroni di un «cervello che costruisce un'illusione chiamata “realtà”». Ride di gusto dei fatti della politica, cioè di «una realtà invasa da strane creature di Hollywood», almeno da quella volta che vide Schwarzenegger passare dal grande al piccolo schermo, nei panni del governatore dello Stato in cui anche lui risiede. Così lunedì scorso, nel salone della Cineteca di Cagliari: «Philip Dick, stilisticamente, è un pessimo scrittore. La potenza delle tematiche è invece intatta, addirittura più forte». Nella serata coordinata dal direttore dell'Umanitaria Antonello Zanda e dal critico cinematografico Elisabetta Randaccio, Davis parla dell'autore di “Valis” raccontato dal cinema. E fa gelare qualcuno, quando afferma che «il cinema è una forma d'arte legata al XX secolo di cui prevede una dissoluzione». Niente filtri, si parla con franchezza. Anche se «viviamo la vita da dietro una maschera che non possiamo oltrepassare. Eppure l'empatia, come dice Dick, va oltre e tiene unita la società». Dopo gli incontri di ieri a Elmas, oggi Davis sarà a Monserrato. Prima con gli studenti dell'Istituto alberghiero, poi nella biblioteca di via Porto Cervo (alle 18,30) per l'ultima conferenza sul mondo della comunicazione nel tempo della rivoluzione tecnoculturale e la presentazione del libro “Techgnosis”.
Partendo dalla sua opera, la tecnocultura è la nuova categoria sulla bocca di tutti?
«In un certo senso tutta la cultura è tecnocultura. Anche la scrittura è tecnologia. Ma ormai il termine “tecnocultura” è inadatto e abbiamo bisogno di nuove definizioni in un mondo che cambia velocemente».
Un cambiamento interconnesso che riguarda tutto e tutti. Vale ancora a vasto raggio il pensiero del biologo Von Bertanlaffy sulla necessità di pensare in termini di sistemi?
«Sì, nella biologia, nell'ecologia e in generale nella cibernetica che interessa sistemi biologici, umani e artificiali. La cibernetica è il maggior contributo scientifico del secolo scorso. Conta il feedback: la tecnologia produce cultura e la cultura nuova tecnologia».
Con relative applicazioni nella comunicazione, sia nel sistema mediatico tradizionale che di Internet. E il problema delle fonti?
«O si resta sordi o si guarda alle molteplicità delle fonti, consapevoli dell'impossibilità di determinare la realtà. Nella frammentazione dobbiamo essere in grado di cogliere e filtrare, porre il problema della fiducia e sapere che sono gli individui sono fonti rilevanti, persino prima delle autorità».
Succede anche nelle nuove tecnologie di socializzazione come Facebook, con questioni di identità.
«L'identità è sempre veicolata da artefatti. Tendiamo ad espanderla anche con le nuove tecnologie. Il futuro è di un'identità filtrata da un mix di altre identità, con l'obiettivo di espandere sempre di più quella precedente».
MANUELA VACCA
 
5 – L’Unione Sarda
Gallura Pagina 22
arzachena
Master & back: riaprono i termini
 
Per il precedente bando, scaduto il 6 aprile scorso, non c'era stata nessuna richiesta da parte dei giovani laureati per partecipare all'offerta di 4 tirocini formativi inseriti nel progetto Master and Back. L'iniziativa promossa dal Comune da ieri è nuovamente attiva con proroga dei termini di presentazione delle domande fino all'otto maggio. I profili richiesti sono quelli di esperto in statistica, esperto in progettazione dei servizi sociali e culturali, esperto in discipline giuridiche e d economiche ed un esperto in Lifelong learning programme.( i.c. ) 

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
NUOVO GIORNALE 
L’Accademico degli studenti 
 
 CAGLIARI. La testata scelta parla da sola: «L’Accademico». È il nuovo giornale degli studenti universitari per gli studenti. Sarà presentato domani (ore 18, via San Giorgio 12) da quel “gruppo - si legge nella presentazione - che ha deciso di unire le proprie forze e le proprie idee per raccontare, senza filtri, quello che ogni giorno accade nei corridoi, nelle aule, negli uffici dei professori, nel senato accademico e nel consiglio di amministrazione». L’Accademico, scrive il suo direttore Paolo Tambaro - vuole essere una sorta di muro “in cui ogni studente dovrà sentirsi partecipe e protagonista”.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Banari, presentazione del libro di Vodret sulle industrie agrarie 
MAURO PIREDDA 
 
BANARI. Sabato 24 alle ore 17,30, nel Museo d’arte contemporanea della Fondazione Logudoro Meilogu verrà presentato il libro “Le industrie agrarie nella storia millenaria della Sardegna. I latticini, l’olio di oliva, i vini”, di Antonio Vodret. Oltre all’autore, interverranno Pietro Luciano, preside della facoltà di Agraria dell’Università, Marco Tarantola, direttore dell’Associazione industriali del nord Sardegna, Tonino Oppes, redattore capo di Rai TG3 Regione, Alberto Pinna editore Edes. Nella serata sarà inoltre possibile visitare la mostra multimediale e interattiva “Abitare la Musica “, presentata ufficialmente al pubblico martedì. La mostra racconta l’intero patrimonio della musica sarda e dei suoi strumenti attraverso percorsi multisensoriali e conoscitivi che consentono al visitatore di avvicinarsi per livelli successivi ad una interazione diretta con lo spazio creato da totem, pannelli e monitor audio-visivi, muovendosi tra i repertori classici e le contaminazioni più recenti. Prodotta da Codex Multimedia per l’assessorato regionale alla cultura, la mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 1 agosto 2010.

Questionnaire and social

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