Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 February 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina
Docenti e ricercatori a rischio
Se l’Università taglia i piccoli editori
di Giuseppe Marci
 
I nuovi orientamenti che accompagnano il processo di riforma dell’Università prevedono che, per la costituzione di un’anagrafe nazionale dei professori e dei ricercatori, vengano elaborati «criteri identificanti il carattere scientifico delle pubblicazioni». Detto in altri termini: le pubblicazioni dei docenti universitari e di coloro che aspirano a diventarlo, per avere validità, dovranno comparire presso case editrici e in collane editoriali che abbiano compiuto un percorso di accreditamento e corrispondano a parametri di qualità.
Una materia molto delicata, come si capisce, in merito alla quale non basta l’intervento del legislatore; difatti anche il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) ha espresso un suo parere, in modo da concorrere a formare la decisione politica. Il CUN esamina i casi diversi degli articoli pubblicati su riviste e delle monografie o articoli su libro, indica un insieme di criteri volti a garantire il «rigore valutativo» e propone la predisposizione di due liste: quella «delle riviste da considerarsi come scientifiche» e quella degli editori che offrono strutturalmente le garanzie di soddisfacimento dei criteri».
Non intendo, qui, entrare nel merito dell’autorevole parere, anche se non posso fare a meno di pensare che, come tutti i pareri, anche questo, almeno in linea di principio, deve ammettere l’espressione di un’opinione in tutto o in parte contraria.
Ciò che voglio fare è considerare la situazione destinata a determinarsi con l’approvazione di una normativa così orientata: si ridurrà nettamente il numero delle case editrici (e delle riviste) riconosciute, con l’inevitabile esclusione degli editori locali e una altrettanto inevitabile difficoltà d’accesso alla pubblicazione per i giovani, soprattutto quelli provenienti da aree periferiche, editorialmente - e accademicamente - più deboli.
Non sto formulando, come il CUN teme possa accadere, un «appello a forte rischio, sia pure involontario, di allentamento del rigore valutativo». Al contrario, mi sto rivolgendo alle autorità accademiche e politiche, ai rettori delle Università di Cagliari e di Sassari e all’assessore regionale per la Pubblica istruzione, chiedendo loro che, di concerto con gli editori, studino le modalità per individuare collane accreditabili, per dotarle di tutte le necessarie garanzie di scientificità, per allestire comitati scientifici formati da tutti gli esperti richiesti dal CUN, «possibilmente anonimi», anche scelti nella comunità scientifica internazionale.
È un nodo essenziale, e sommessamente prego i rettori e l’assessore di non sottovalutarlo: in caso contrario la nostra obiettiva condizione di subalternità verrebbe rafforzata; l’orizzonte degli studi locali diverrebbe più stretto; molti giovani sarebbero una volta di più indotti ad andarsene.
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 15
Tre ingegneri conquistano l’Europa
Primi al concorso tra i migliori professionisti al mondo
Assemini. A Tolosa con un progetto di case-bottega e annessi spazi di evasione
Tre giovani ingegneri di Assemini si sono aggiudicati a Tolosa l’Europan 10, il concorso a premi riservato ai migliori professionisti al mondo
 
Giovani ingegneri crescono e fanno incetta di prestigiosi riconoscimenti in giro per l’Europa. Come Silvia Mocci, Adriano Dessì, entrambi 31 anni, e Carlo Atzori di 37. Tutti di Assemini. Insieme alla loro docenza all’Università di Cagliari hanno formato un sodalizio professionistico e vinto, nei giorni scorsi, il primo premio a Tolosa in Francia all’“Europan 10”, il prestigioso concorso che raccoglie il gotha dei migliori ingegneri e architetti al mondo. A permettergli di conquistare la prestigiosa onorificenza, un modello abitativo riconosciuto dalla giuria come «innovativo, con le abitazioni proposte come casa-bottega, annessi spazi di evasione, funzioni collettive e di attività sportive».
Il loro exploit non è stato neanche una sorpresa. Due anni fa si erano aggiudicati lo stesso premio a Carbonia.
Quest’anno 77 città d’Europa partecipano indicando gli spazi dove si offre la possibilità di gareggiare con un concorso di idee. Chi vinmce, realizza. Sempre che si trovino i fondi.
Per ora rimane il premio in denaro (esiguo) ricevuto dai tre giovani ingegneri e la soddisfazione di aver sbaragliato un lotto internazionale di 400 professionisti provenienti da tutto il mondo.
«I vincitori vengono successivamente messi in contatto con le realtà locali», spiega Silvia Mocci, «ed entrano in un circuito virtuoso dove vieni considerato sotto un altro aspetto». La strada concorsuale è quella dai tre impiegata per emergere in un campo dove non è facile distinguersi. Loro sono riusciti persino a confermarsi. «In Francia, Spagna e Olanda», spiegano i tre ingegneri, «è più facile confrontarsi, la gara è aperta, c’è onestà intellettuale e se anche arrivi secondo o terzo, sai bene che davanti a te ci sono i migliori ed è comunque un titolo di merito figurare a ridosso». In Italia concorsi di questo tipo sono pochi anche se i lavori del Lazzaretto a Cagliari erano nati appunto da un progetto Europan 10 risultato il migliore tra un lotto di partecipanti. Ma quale il requisito che ha portato il trio di ingegneri di Assemini a venir preferiti su un lotto di 400 agguerriti contendenti? «Nel progetto si doveva puntare», spiega ancora Silvia Mocci, «sulla qualità degli spazi e non erano necessari quindi i mezzi o il materiale che si sarebbero usati». Non sempre al progetto vincente segue poi l’affidamento dei lavori. «Tutto poi dipende dai finanziamenti a disposizione» spiega Carlo Atzori «e infatti sul nostro progetto vincente di Carbonia di due anni fa non ha fatto seguito l’affidamento dei lavori». Rimane però il prestigio e la soddisfazione di partecipare, confrontarsi con i migliori, fino a vincere.
GIAN LUIGI PALA
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 4
Eudi, business sardo tra mare e terra
A Bologna il turismo subacqueo volano dei prodotti dell’Isola
ROBERTO RIPA
 
BOLOGNA Vale più una cernia bruna che nuota tra le secche sommerse o lo stesso esemplare poggiato su un letto di patate al forno? La gola non avrebbe dubbi, ma il portafogli protesterebbe. A dirlo sono la Colorado State University e l’Università di Economia di Sassari, sede distaccata di Olbia, in un dossier sulla cernia bruna nei fondali dell’Area marina di Tavolara, promosso all’Eudishow. Perché qui, alla fiera internazionale del mondo sottomarino che oggi conclude la quattro giorni di affari a Bologna Fiere, tutela dell’ambiente fa sempre rima con business. «Lo studio ha dimostrato come la cernia bruna, nel suo ambiente, crea un importante interesse turistico alimentando un giro d’affari che ruota intorno a qualche milione di euro. Da morta evidentemente, molto meno - spiega Pier Panzalis, originario di Carlo Forte, ma responsabile dell’ufficio Ambiente dell’Amp di Tavolara-Capo Coda Cavallo, a Bologna per promuovere le immersioni nella riserva. Insomma lo sviluppo economico passa anche per le attività sub e il turismo attivo. Argomenti clou per gli operatori sardi in fiera, alle battute finali. «Tantissima gente interessata alla Sardegna», commenta Vincenzo Piras, Bosa Diving Center. Sull’attrazione della costa occidentale sarda, parla anche Raimondo Pili, Kora Kodes di San Giovanni di Sinis, Cabras. «C’è in generale una grande attenzione per la provincia di Oristano - dice - abbiamo avuto molte richieste non solo per la subacquea ma per tutto il nostro territorio in un abbinata di natura, piatti tipici, archeologia e fondali». A ospitare i diving dell’oristanese il Sistema turistico locale della Provincia. Stesso entusiasmo anche nel grande spazio della Cressi dove si trovano dodici diving, e di questi, cinque sono sardi. «Un grande risveglio della subacquea e soprattutto della subacquea sarda - attacca Gaddo Risso del Capo Galera diving center di Alghero. «L’Eudi si conferma un momento fondamentale e l’auspicio è che non si fermi in un’unica città come era capitato per Roma, ma vada a toccare le località più note della subacquea». Di risveglio parla anche Mario Romor, tra i fondatori di Esa e professionista di profonda esperienza e passione: «Una grande affluenza che certamente rivitalizza il settore - dice - la componente sarda si è presentata bene. C’è una bella aria di positività». Soddisfatto per l’esito della fiera anche Ivan Lucherini, 9511 di San Vero Milis.
Ancora presto per quantificare gli affari che interessano direttamente un centinaio di centri sub attivi nell’Isola con un mercato che produce circa 3 milioni di euro a stagione. Ma tra tanta euforia non passa inosservata l’assenza di Regione e Province sarde. «Eppure un coordinamento con la Regione è fondamentale - mette in guardia Gaddo. Un vuoto che Patrizia Medda, Centro sub Portorotondo, definisce «grave, se volgiamo essere competitivi e aggredire il mercato deve essere presente la Regione che promuove il Sistema Sardegna». Anche perché l’interesse per il mare in limba ha raggiunto a Bologna buoni livelli. La sfida però è appena iniziata.

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie