Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 December 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
       
  
L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda / Primo Piano - Pagina 2
Il presidente della Repubblica promulga la riforma Gelmini poi scrive a Berlusconi: «Ci sono alcune criticità da correggere»
UNIVERSITÀ, NAPOLITANO FIRMA LA LEGGE
ROMA C’è un comma contradditorio, da sopprimere, sul ruolo di professore aggregato. C’è poca coerenza nel riservare borse di studio su base territoriale. C’è «dubbia ragionevolezza» nel vincolare i contratti di insegnamento in base al reddito degli aspiranti. Ci sono formulazioni equivoche.
LA MATITA ROSSA Giorgio Napolitano ha segnato con la matita rossa e blu queste e altre pecche della legge di riforma universitaria approvata il 23 dicembre. Ma ha deciso di promulgarla.
Contestualmente ha inviato al premier Berlusconi una lettera in cui segnala queste e altre criticità e chiede in fase di attuazione di correggerle «cercando un costruttivo confronto con tutte le parti interessate».
Nella lettera a Berlusconi, resa nota dal Quirinale, il capo dello Stato spiega di non aver ravvisato «motivi evidenti e gravi» per rinviare alle Camere una legge così faticosamente approvata e la cui attuazione del resto prevede numerosi passaggi nel corso dei quali le criticità potranno essere corrette. Napolitano fa appello alla iniziativa del governo per apportare le correzioni e anche per attuare gli incisivi richiami contenuti negli ordini del giorno approvati, e che contengono «precise indicazioni anche integrative, sul piano dei contenuti e delle risorse».
REAZIONI A CALDO A caldo, il ministro Gelmini ha annunciato che i richiami di Napolitano saranno accolti dal governo. Consenso a Napolitano è venuto dal Pd e dal Pdl. Consenso anche da Giuseppe Valditara (Fli), relatore al Senato, che propone un decreto correttivo.
Ma è evidente che la scelta del Colle di dire un «sì però» delude i più critici, fra i quali alcuni esponenti del movimento degli studenti, che lo avevano sollecitato a negare la firma. Nel prendere atto della decisione del Capo dello Stato, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro ha osservato: «Resta il fatto che riteniamo questo provvedimento ingiusto, iniquo ed incostituzionale». La via scelta dal presidente della Repubblica non è nuova.
I PRECEDENTI Ci sono due precedenti. Il 15 luglio 2009, Napolitano promulgò il pacchetto sicurezza accompagnando la firma con una lettera ai presidenti delle Camere.
Nel disegno di legge c’erano norme con criticità (le ronde, il reato di immigrazione clandestina) ma c’erano anche le nuove più incisive norme antimafia e per non ritardarne l’applicazione Napolitano firmò, invitando a correggere in fase di attuazione la parte criticabile.
L’altro precedente è del 22 maggio scorso, quando il presidente della Repubblica ha promulgato il decreto incentivi con una lettera di motivazione indirizzata ai presidenti delle Camere. Anche in questo caso c’era un’accozzaglia di provvedimenti, alcuni poco coerenti, ma c’erano anche le nuove misure per la lotta all’evasione fiscale, e Napolitano non se la sentì di rimandare l’entrata in vigore del decreto.
Lo disse nella lettera, esprimendo amarezza per un modo di legiferare con decreti omnibus eterogenei e disomogenei. Non firmerò più simili provvedimenti, dichiarò sollecitando «il senso di responsabilità» del Governo e dei due rami del Parlamento.
IL RIFIUTO Il 31 marzo scorso, quando gli fu inviata per la promulgazione la legge sull’arbitrato per le cause di lavoro, il presidente della Repubblica non ebbe dubbi. Rifiutò la firma. La rinviò alle Camere ritenendola «incoerente» rispetto alle norme vigenti, «estremamente eterogenea» e tale da produrre guai in una materia «di indubbia delicatezza sul piano sociale».
 
 
2 - L’Unione Sarda / Sulcis Iglesiente - Pagina 27
Antonio Assorgia racconta l’opera di don Allori
Un libro per ricordare il sacerdote-musicista
Sacerdote e apprezzato compositore. Alla poliedrica figura di don Pietro Allori è dedicato il libro scritto da Antonio Assorgia ed edito a cura della parrocchia San Pio X di Iglesias.
L’opera, presentata ieri nel corso del convegno che si è svolto nell’auditorium di palazzo vescovile, ha un titolo semplice e chiaro: Sulle orme di don Pietro Allori .
Nelle 238 pagine del volume viene ripercorsa la vita del prete-musicista che, sin da piccolo, si appassionò allo studio della musica. Un omaggio a una figura assai stimata, sia per le sue qualità umane e per l’impegno religioso, sia per il grande talento artistico.
La formazione musicale del sacerdote, originario di Gonnesa e del quale ricorre il venticinquesimo anniversario della morte, avvenne con il sostegno di importanti maestri del Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze e del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
Lo appassionava, in modo particolare, lo studio del canto gregoriano da cui trasse ispirazione per le sue numerose composizioni. Don Pietro Allori ha composto più di venti messe e oltre ottocento composizioni vocali: mottetti e responsori destinati in modo particolare al servizio liturgico della Cattedrale di Iglesias, ma anche brani didattici e ricreativi, cui si aggiunge qualche centinaio di brani composti per altri strumenti, in particolare per organo, pianoforte e chitarra. Antonio Assorgia, l’autore del libro dedicato al sacerdote-musicista, ha insegnato per lungo tempo geologia nell’Università degli studi di Cagliari. (c.s.)
 
 

    
LA NUOVA SARDEGNA
  
3 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
«Puntare sul porto e sulla ricerca» 
Più realismo e molte speranze per superare l’anno orribile del 2010 
MARIO GIRAU 
CAGLIARI. L’oggetto del desiderio per il 2011 è uno solo: il lavoro. Gli industriali lo chiamano rilancio produttivo, il magnifico rettore potenziamento delle possibilità di ricerca e internazionalizzazione dell’ateneo, il sindacato nuova occupazione soprattutto per i più giovani, la Caritas fine dell’emergenza sociale. Modi diversi di declinare una speranza: fare della città veramente un volano di sviluppo regionale. Il 2010 è stato un quasi “Annus horribilis”, ma le potenzialità per un’inversione ci sono tutte, basta saperle utilizzare.
Industriali. «Negli ultimi 24 mesi si è accentuato - secondo Alberto Scanu, presidente Confindustria Sardegna meridionale - l’immobilismo politico e amministrativo, sfociato in una crisi senza precedenti». I numeri parlano chiaro: un quarto della popolazione attiva in cerca di occupazione; oltre il 10 per cento delle aziende associate alla Confindustria del Sud dell’isola ha fatto ricorso alla Cig; aumentata considerevolmente quella “in deroga” passata da 1,9 milioni di ore autorizzate nel 2009 a oltre 4 milioni nel 2010. Gli industriali hanno una strategia per aggredire la crisi. «A nostro avviso - aggiunge Scanu - dobbiamo puntare su quattro obiettivi: area metropolitana, con la stipula di un accordo quadro per riproporre l’istituzione della città metropolitana; urbanistica, ripensando la città attraverso le grandi scelte che riguardano l’attuazione del piano regolatore portuale, lo sviluppo dell’area aeroportuale, il piano della viabilità e mobilità, il campus universitario, lo stadio. Terzo campo prioritario d’azione il turismo, con il consolidamento dei poli turistici balneari tradizionali e lo sviluppo di nuovi centri di attrazione come, per esempio, Cagliari. Infine le aree industriali, con la realizzazione delle infrastrutture mancanti e l’attivazione di adeguati servizi di supporto alle imprese».
Sindacati. Più lavoro ripetono i sindacati. «Nel 2009 - dice Fabrizio Carta (Cisl) - nella provincia di Cagliari il Pil è diminuito di ben 6 punti percentuali, sicuramente non recuperati nel 2010. Un dato rivela le proporzioni della crisi: 174 unità produttive e 2189 lavoratori fruiscono nel nostro territorio della Cig in deroga, il 31 per cento sul totale regionale». «Porto industriale e porto storico, aeroporto, Università, Comune, Provincia, teatro lirico - dichiara Nicola Marongiu (Cgil) - sono le nostre principali risorse, che devono riuscire a girare al massimo delle loro potenzialità per generare sviluppo e occupazione». «Stando così le cose, il 2011 - aggiunge Gianni Olla (Uil) - non promette nulla di buono. Il rilancio del settore delle costruzioni e gli investimenti in infrastrutture possono invece veramente ridare fiato al sistema produttivo locale».
Università. «Il 2010 si è chiuso, a Cagliari come in tutta Italia, con le manifestazioni di protesta degli studenti e dei ricercatori che esprimono - dice il Magnifico Rettore Giovanni Melis - il disagio profondo sul loro futuro, reclamando ascolto ed iniziative dal governo e, più in generale, dalla classe politica. Fra l’altro chiedono che Cagliari si organizzi meglio per ospitare gli studenti e garantire il diritto allo studio». Il futuro degli studenti si chiama lavoro, per i docenti ricerca. Il diffuso pendolarismo studentesco, tuttavia, non favorisce l’assiduità nella frequenza alle lezioni e i risultati nello studio, incrementa il numero dei fuori corso, ostacola lo sviluppo delle politiche di scambi internazionali fondamentali per stimolare i processi formativi e l’attività di ricerca. «Non resta da sperare - conclude il Rettore - che il 2011 sia l’anno in cui si operi nel concreto perché a Cagliari si adottino le iniziative politiche a sostegno della residenzialità, a partire dalle esigenze degli studenti e dello sviluppo degli scambi internazionali che qualificano le università che vogliono operare nel contesto europeo e mondiale».
 
 
4 - La Nuova Sardegna / La Regione e il 2010
LE DELIBERE
Sì al ricorso contro lo Stato per lo «scippo» delle nuove entrate fiscali
CAGLIARI. La giunta regionale, come previsto dall’accordo prenatalizio con l’opposizione, ha deciso di avviare le procedure per il ricorso alla Corte costituzionale contro la Finanziaria dello Stato in quanto il governo Berlusconi non ha inserito le nuove entrate fiscali della Sardegna sulla base della riforma dello Statuto varata da Prodi e Soru.
Alle Università sarde 19 milioni di euro. La giunta, su proposta di Sergio Milia, ha approvato la ripartizione per il 2010 del Fondo globale per le università di Cagliari e Sassari. Il finanziamento, pari a 19 milioni, comprende un milione a ciascun ateneo per i corsi di laurea in Scienze infermieristiche.
La somma residua è suddivisa in proporzione al numero degli iscritti. «Il sostegno della Regione alle università - ha detto l’assessore Milia - sarà confermato anche l’anno prossimo».
 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 7 – Attualità
LO SCONTRO POLITICO
Gelmini: rispetteremo le osservazioni
Gli studenti ai rettori: disobbedite
UNIVERSITÀ, NAPOLITANO FIRMA MA CRITICA
In una lettera al premier indica i punti da correggere e chiede un «confronto con tutte le parti»
ROMA. La preghiera di Natale degli studenti, che gli avevano chiesto di non firmare, non è stata ascoltata: Giorgio Napolitano «non avendo ravvisato motivi evidenti e gravi» per un rinvio alle Camere, vara la riforma dell’università. Lo fa però indicando una serie di «criticità» e chiedendo che al governo le corregga attraverso «un costruttivo confronto con tutte le parti interessate».
Dopo il «lungo e faticoso iter», è una lunga lettera al premier Silvio Berlusconi ad accompagnare la firma del presidente, una riflessione sulla riforma Gelmini che arriva alla vigilia del tradizionale discorso agli italiani per gli auguri di fine anno (oggi alle 20.30) in cui Napolitano affronterà con ogni probabilità il malessere dei giovani e il diritto allo studio e al lavoro come temi centrali, accanto alla crisi economica e al richiamo alla coesione nazionale in una fase di grave incertezza politica.
Uno dopo l’altro, Napolitano indica i passaggi da rivedere nella fase dei decreti e dei regolamenti attuativi, parlando della riforma come di un «processo». Per il capo dello Stato, dunque, «non è pienamente coerente con il criterio di merito» l’articolo 4 nella parte - voluta dalla Lega e definita «razzista» dal movimento studentesco - che prevede una riserva del 10 per cento delle borse di studio agli studenti iscritti nelle regioni di residenza; «appare di dubbia ragionevolezza» l’articolo 23 nella parte in cui aggiunge un limite minimo di reddito (40 mila euro) ai requisiti scientifici e professionali degli esperti chiamato a insegnare con contratti annuali in un’università; va formulato «in termini non equivoci» l’articolo 26 che riguarda i lettori di madrelingua. Per quanto riguarda invece l’articolo 6 sul titolo di professore aggregato, oggetto di un’aspra battaglia in Senato perché in contraddizione con l’articolo 29, Napolitano auspica che «il governo adempia senza indugio all’impegno assunto dal ministro» sulla soppressione del comma 5. Ma «al di là del superamento» di queste «criticità», per il capo dello Stato è importante che siano rispettati gli impegni assunti con l’approvazione degli ordini del giorno di cui sono primi firmatari i senatori di Fli, Giuseppe Valditara, e del Pd Antonio Rusconi: il primo relativo al rafforzamento dei finanziamenti per il sistema universitario e dei centri di eccellenza e all’emanazione dei decreti entro sei mesi; il secondo che impegna il governo fin dalla stipula del primo contratto triennale a garantire risorse certe per il futuro dei ricercatori.
Per Mariastella Gelmini, dopo la difficile gestazione della legge, è il regalo atteso: «Terremo in massimo conto le osservazioni» afferma il ministro. Ma rileva: «Nessuna tocca elementi portanti e qualificanti della legge».
Il Pd annuncia che vigilerà perché i rilievi del Colle vengano accolti e apre al dialogo, ma ribadisce con Manuela Ghizzoni il «giudizio negativo» sulla riforma. «Prendiamo atto, ma riteniamo questo provvedimento ingiusto iniquo e incostituzionale» dice il leader dell’IdV Antonio Di Pietro. Valditara conferma la posizione di Futuro e libertà e chiede «a breve un decreto che possa integrare e correggere il testo», ma anche miglioramenti e «risorse adeguate» senza i quali rischia di essere un fiore mel deserto».
Dal canto loro, gli studenti oscillano tra la soddisfazione per i rilievi del Quirinale che in parte accoglie i dubbi illustrati dalla delegazione che il 22 dicembre aveva incontrato il presidente e la delusione per non essere stati ascoltati. Ma annunciano che la promulgazione non ferma la lotta e si preparano a nuove mobilitazioni in vista dei decreti: «Chiediamo a tutti i rettori di disobbedire» annunciano i ragazzi di Link-Coordinamento universitario, «costruiremo proposte di statuti universitari in grado di bloccare la riforma dal basso». Soddisfatti solo gli studenti di Azione universitaria che sollevano dubbi su «un eccesso di dettagliate osservazioni» e parlano di «interventismo del Quirinale».
MARIA ROSA TOMASELLO 
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 34 - Sassari
Concorsi all’Università
L’Università di Sassari assume un ricercatori con contratto a tempo determinato della durata di tre anni. I termini per la presentazione delle domande scadono il 20 gennaio. Gli interessati possono ritirare copia del bando all’Ufficio Concorsi, via e largo Macao 32 o prenderne visione nel sito www.uniss.it.
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 38 - Sassari
LA CULTURA 
Inaugurata la mostra dedicata ad Altana
OZIERI. Una vera e propria folla di cittadini e un parterre di ospiti di altissimo livello ha preso parte ieri all’inaugurazione della mostra antologica «Giuseppe Altana 1886 - 1975» allestita nei locali della bellissima ex centrale elettrica, vero capolavoro di archeologia industriale. Nella sala convegni del Centro Culturale San Francesco è stato presentato il catalogo curato dall’architetto Michele Calaresu. Presenti all’evento autorità civili, militari e religiose di Ozieri, rappresentanti della Provincia e della Regione, il Rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino e il direttore dell’Accademia di Belle Arti Antonio Bisaccia. Dopo la conferenza si è avuto il taglio del nastro con la prima visita alla mostra, sette sale tematiche accolgono le tele del maestro. L’esposizione resterà aperta sino al 30 gennaio. (b.m.)
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 17 - Fatto del giorno
I PASTORI FERMATI A CIVITAVECCHIA 
Stranieri in patria, uno sfregio alla Sardegna 
Nel 150º anniversario dell’Unità d’Italia assistiamo a una violazione gravissima dei diritti costituzionali 
In tempo di Feste, quale figura è più pacifica ed evocativa di scenari di serenità bucolica dei pastori che pascolano le greggi? Peccato che la raffigurazione iconografica, da tempo, non risponda più alla realtà di una categoria sofferente, che patisce le conseguenze di una crisi profonda. In Sardegna, da mesi, gli allevatori si sono uniti in un fronte di protesta che, compatto, denuncia l’insostenibilità di un mercato che penalizza i produttori locali, ormai sull’orlo del tracollo.
Nei mesi scorsi, l’esasperazione ha spinto a lasciare le campagne per occupare i palazzi delle istituzioni, ma le risposte della politica regionale e nazionale si sono rivelate insoddisfacenti e i pastori si sono decisi a solcare il mare per rappresentare a livello centrale la forza di un richiamo che la distanza della provincia rende un’eco remota.
Non sono i pastorelli del presepe quelli che, il 28 dicembre, sbarcano a Civitavecchia dopo dodici ore di viaggio, sono lavoratori impegnati quotidianamente in un’attività dura e troppo spesso ingrata, una risorsa preziosa per il tessuto produttivo del Paese. Soprattutto, si tratta di cittadini italiani titolari di diritti costituzionalmente garantiti quali la libertà di movimento e di manifestazione del pensiero.
Ad accogliere i pastori sardi ci sono le forze dell’ordine che impediscono loro di lasciare il porto e di recarsi a Roma dove avrebbero voluto manifestare (pacificamente) il proprio malcontento. Perchè? Quale minaccia intende scongiurare l’attacco preventivo consumato ai danni degli isolani?
Il pericolo è dato dalla denuncia di un grave stato di disagio di fronte al potere costituito. La minaccia è in realtà un diritto sacrosanto e le restrizioni applicate sono un abuso. Non c’è ragionevolezza nelle motivazioni adducibili al blocco dei manifestanti, non c’è proporzionalità nelle misure adottate e nei mezzi impiegati. La scorrevolezza del traffico autostradale non rientra tra le ragioni di sanità e sicurezza che, secondo l’art. 16 della Costituzione, potrebbero giustificare una limitazione della libertà di circolazione. Il turbamento della quiete dello shopping post natalizio non può essere giudicato motivo sufficiente a reprimere il diritto di portare le proprie rivendicazioni all’attenzione del decisore pubblico e della piazza.
Per non menzionare la doppia discriminazione subita da chi, passeggero per caso della nave della protesta, in viaggio per proprio conto, si è visto negare la possibilità di raggiungere la destinazione prefissata in virtù di una sorta di ethnic profiling all’italiana, che ha portato ad assimilare automaticamente qualunque sardo transitasse sulle banchine del porto con i “facinorosi” destinatari ufficiali del blocco.
La proposta di arresto preventivo, all’indomani delle incresciose violenze durante i cortei degli universitari, ha suscitato scalpore e legittimo disappunto e non ha avuto seguito perché evidentemente incompatibile con il nostro sistema democratico. Come mai, ci si chiede, le stesse voci autorevoli sollevate in difesa delle posizioni degli studenti, non si sono fatte sentire a tutela dei pastori e, più in generale, dei sardi che in quel giorno hanno subito una indebita restrizione dei propri diritti?
Senza se e senza ma, a Civitavecchia, il 28 dicembre non solo la categoria dei pastori bensì l’intero popolo sardo ha subito una lesione della sfera individuale, che non può passare sotto silenzio. La pratica del respingimento, condannata anche quando applicata ai clandestini che tentavano di raggiungere le nostre coste, è semplicemente inconcepibile se rivolta a cittadini italiani.
Eppure, umiliati e offesi, gli allevatori sardi vengono respinti e costretti a tornare sull’isola nella frustrazione delle proprie aspettative, con l’amara percezione di essere italiani di serie B, cui viene preclusa finanche la possibilità di esprimere il proprio malessere. Tra pochi giorni saluteremo l’arrivo del 2011, centocinquanta anni fa si celebrava l’Unità di Italia, eppure ancora oggi è possibile sentirsi stranieri in Patria.
Carla Bassu
DOCENTE DI DIRITTO PUBBLICO UNIVERSITÀ DI SASSARI
 

9 - La Nuova Sardegna / Pagina 17 - Fatto del giorno
IL CASO TUVIXEDDU 
Il futuro del sito archeologico tra assenza della classe politica e battaglia del mondo scientifico 
La protesta degli storici al convegno a Sassari sull’Africa Romana contro la vergognosa situazione del colle 
È assai opportuno che il Convegno internazionale di antichistica ‘Africa Romana’ da poco conclusosi a Sassari abbia promosso un ulteriore appello per Tuvixeddu, compendio ambientale ed archeologico fondamentale per la città di Cagliari con il suo sistema dei colli, con i segni della preistoria, una delle più importanti necropoli puniche del mondo, le testimonianze romane e quelle della modernità. Hanno protestato a centinaia storici, archeologi ed epigrafisti di tutto il mondo di fronte ad una vergogna tutta sarda e tutta nazionale, su animazione e spinta del Magnifico Rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino. Con motivazioni attente. Contro l’ennesimo misfatto sul quale non ha vigilato un ministro dei Beni e delle attività culturali che dicono, e ci auguriamo, dimissionario o sfiduciato.
Tuvixeddu è un bene paesaggistico che si fonda su una risorsa archeologica di incredibile rilevanza: per dimensione, storia, architetture. Aspetti pittorici, corredi tombali con materiali punici e greci di fabbrica ateniese. Nonostante le battaglie decennali, l’area è oggetto di una speculazione immobiliare che prosegue con modifiche gravi e irreversibili.
Accanto alla passione ed agli appelli di intellettuali e cittadini, iniziando da Giovanni Lilliu sino a quello promosso prima dal Cagliari Social Forum e infine dal Manifesto Sardo ed Eddyburg, con migliaia di firme ‘pesanti’ in tutta Italia (il voluminoso dossier del 2007-2008, con i saggi degli studiosi, l’acceso dibattito e le adesioni, è in rete all’indirizzo: http://www.manifestosardo.org/wp-content/uploads/2007/09/Dossier-3-Tuvixeddu.pdf), vi è una classe politica che ha dato su Tuvixeddu principalmente il peggio di sé.
L’esperienza regionale di Renato Soru ha avuto il grande merito di mettere al centro il problema, con un’azione purtroppo attraversata da errori sia procedurali sia politici, come il tentativo di imporre un certo tipo di progetto al meritorio lavoro della Commissione Regionale per il Paesaggio. La classe politica al governo capeggiata da Cappellacci ha dato seguito alla tradizione cementificatrice dei ceti dei quali è espressione, talora con promesse di soluzione, soprattutto da parte sardista, alla quale in maniera ‘bipartisan’ si è creduto, o fatto finta di credere, per ingenuità e soprattutto per non agire. Si sono persino sentite prese di distanza: in fin dei conti, secondo alcune correnti rozzamente nazionaliste, Tuvixeddu è l’espressione di antichi colonizzatori, essendo necropoli di fase cartaginese. Un’ottica davvero preoccupante. Cosa salveremo della tutela dei monumenti ragionando così? Se il concetto di identità ha una sua validità, ecco chi lo tradisce e snatura davvero.
Discorsi probabilmente astratti perché intanto la necropoli, circondata dalle orribili fioriere di cemento autorizzate a suo tempo dalla Soprintendenza Archeologica, è sotto sequestro da parte della speculazione edilizia. Non sappiamo se la speranza sia possibile, di fronte alla sostanziale assenza della classe politica e in ogni caso alla scarsa efficacia della sua azione. La battaglia del mondo scientifico la farà riemergere? E chissà se Tuvixeddu entrerà nel dibattito che si prepara per le elezioni a sindaco di Cagliari. Ne dubitiamo. Se così non fosse, non dovrà essere in ogni caso un argomento bandiera, perché è in gioco un discorso più ampio e difficile, che ci auguriamo venga sollevato all’attenzione generale dei cittadini: il modello di città da scegliere, per capire se paesaggi e monumenti saranno centrali oppure ospiti indesiderati, al massimo monumenti danneggiati per i concerti della contemporaneità.
Marcello Madau
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Gallura
Gestione di tirocini per studenti e percorsi di orientamento 
Nuove politiche del lavoro via al progetto di formazione 
OLBIA. La Provincia ha avviato un progetto che consentirà di varare delle convenzioni per tirocini di studenti degli ultimi 3 anni delle superiori o universitari, o promuovendo percorsi di formazione e orientamento previsti dalla legge 196/97. «Si tratta di una iniziativa - si legge in un comunicato della Provincia -, a costo zero per l’amministrazione, che si propone l’obiettivo di ridurre la distanza fra domanda e offerta di lavoro intervenendo in due direzioni. Verso il mondo dell’istruzione superiore e universitaria, favorendo l’alternanza fra periodi di studio e di lavoro e il miglior orientamento sulle future scelte professionali, e verso una platea di persone che presentano particolari difficoltà di inserimento, rivolgendosi a disoccupati di lunga durata, soggetti senza esperienza lavorativa o persone collocate in mobilità a seguito di crisi aziendali».
Il ruolo della Provincia sarà di mettere a disposizione le sue strutture e il suo personale per le attività formative e di svolgere la funzione, rispetto all’esterno (altri enti pubblici, aziende private) di “soggetto regolatore”. «Le linee-guida approvate dall’esecutivo - prosegue il comunicato - assicurano una corretta “cornice” giuridico-amministrativa dei rapporti fra soggetti ospitanti e tirocinanti, e certificano la validità dei corsi, sia come credito formativo (per chi frequenta un corso di studi) che come elemento del curriculum personale e professionale».
«Tutte le statistiche e le analisi economiche ci dicono - ha dichiarato l’Assessore al lavoro e alle attività produttive Gian Battista Conti - che quello dell’incontro fra domanda e offerta di lavoro è un grande problema, e che le istituzioni devono moltiplicare il loro impegno per risolverlo. La Provincia, varando questo provvedimento, si assume la responsabilità di fare la sua parte ponendosi come punto di riferimento sul territorio, sia per il sistema pubblico che per il privato».
 
 
11 - La Nuova Sardegna
2011 – PREVIDENZA TASSE E TRIBUTI
Anzianità, di fatto l’età passa da 59 a 61
Per i lavoratori autonomi ritiro ritardato
DA MEZZANOTTE LA PENSIONE SI ALLONTANA
Due anni in più al lavoro con cambio dei requisiti e blocco delle finestre per 12 mesi
ROMA. Stretta in arrivo per chi vuole andare in pensione: da mezzanotte infatti, saranno necessari almeno 61 anni per uscire dal lavoro a causa dello scatto del terzo «scalino» previsto dalla riforma del 2007 (l’età minima per l’assegno di anzianità passa da 59 a 60 anni a fronte di almeno 36 anni di contributi) e della contemporanea entrata in vigore delle nuove regole sulla «finestra mobile » (12 mesi di attesa una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi) varate
quest’estate. In pratica i lavoratori dipendenti che raggiungono i requisiti anagrafici e contributivi a 60 anni non potranno uscire dal lavoro prima di averne compiuti 61.
E per gli autonomi i tempi sono ancora più lunghi. Le norme sull’uscita mobile non riguardano i lavoratori che maturano i requisiti entro dicembre 2010 e quindi potranno andare in pensione di anzianità l’anno prossimo con le «vecchie» finestre (gennaio e luglio) e con i requisiti validi per quest’anno (quota 95 con 59 anni di età minima a fronte di 36 di contributi per i dipendenti, 60 e quota 96 per gli autonomi).
Pensione anzianità. I lavoratori dipendenti dall’anno prossimo andranno in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia con quota «96» ma con almeno 60 anni di età (fino a fine 2010 basta quota 95 con almeno 59 anni). Quindi in pratica ci vogliono 60 anni di età e 36 di contributi ma salgono a 61 se gli anni di contributi sono solo 35. Una volta raggiunti i requisiti per avere l’assegno bisogna aspettare ancora 12 mesi previsti dalla «finestra mobile» introdotta con la manovra di luglio arrivando quindi almeno a 61 anni.
Autonomi. I lavoratori autonomi vanno in pensione di anzianità con quota 97 e almeno 61 anni di età. A questi requisiti va aggiunta un’attesa di 18 mesi previsti dalla finestra mobile prevista dalla manovra di luglio. Di fatto quindi per li autonomi sono necessari almeno 62 anni e mezzo (regola che vale anche per i collaboratori a progetto).
Pensione vecchiaia. La finestra mobile si applica anche alla pensione di vecchiaia (65 anni gli uomini, 60 le donne). Di fatto quindi si andrà in pensione di vecchiaia con almeno 61 anni le donne e 66 gli uomini.
Donne e Pubblico impiego. Le nuove regole di fatto cancellano la pensione di anzianità per le lavoratrici del settore
privato che potranno uscire dal lavoro dopo i 60 anni, età già prevista per la pensione di vecchiaia. Diversa la situazione invece per le impiegate nel pubblico che avranno dal 2011 un requisito anagrafico per la vecchiaia di 61 anni (65 dal 2012). Per loro sarà ancora possibile l’uscita anticipata per anzianità con 60 anni di età e 36 di contributi. Ad entrambe
le categorie comunque si applica la finestra mobile e quindi un anno di attesa raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi.
40 anni contributi. Sarà comunque possibile avere la pensione di anzianità, indipendentemente dall’età con almeno 40 anni di contributi ma a questi andranno comunque aggiunti i 12 mesi di attesa della finestra mobile.
Requisiti entro il 2010. Le norme sull’uscita mobile non riguardano i lavoratori che maturano i requisiti entro dicembre 2010 che potranno uscire dal lavoro anche l’anno prossimo con le «vecchie» finestre.
 
 
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI
CENTRO LINGUISTICO DI ATENEO
P.O.R FSE 2007-2013 OBIETTIVO COMPETITIVITÀ REGIONALE E OCCUPAZIONE - Asse IV Capitale umano - Obiettivo operativo l.4 - Linea d i Attività I.4.2 - AZIONI PER IL POTENZIAMENTO D EI CENTRI LINGUISTICI D I ATENEO
Corsi gratuiti di lingue - II° Bando - 2011
Il Centro L inguistico di A teneo dell’Università degli Studi di Sassari, nell’ambito del POR FSE 2007-2013 OBIETTIVO COMPETITIVITÀ REGIONALE E OCCUPAZIONE Asse IV Capitale umano Obiettivo operativo l.4 Linea di Attività I.4.2 AZIONI PER IL POTENZIAMENTO DEI CENTRI LINGUISTICI DI ATENEO organizza corsi gratuiti di inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, russo, arabo, cinese e italiano per stranieri, finalizzati al miglioramento del livello delle competenze linguistiche e al conseguimento delle certificazioni internazionali da tenersi presso la sede di Sassari e le sedi periferiche di Nuoro, Oristano, Olbia e Alghero. Potranno partecipare ai corsi:
- gli studenti regolarmente iscritti all’Università degli Studi di Sassari, anche temporaneamente a seguito di accordi nazionali e internazionali;
- assegnisti, dottorandi, specializzandi degli atenei proponenti e iscritti ai master di I e II livello;
- laureati, residenti in Sardegna, che abbiano conseguito il diploma di laurea (vecchio ordinamento) ovvero che abbiano conseguito la laurea triennale o laurea magistrale (nuovo ordinamento);
- adulti, di età compresa tra i 18 e i 6 5 anni, residenti in Sardegna;
- immigrati, di età compresa tra i 18 e i 65 anni, purché in possesso di regolare permesso di soggiorno e residenti in Sardegna.
Termini per la iscrizione online:
- ai test di ingresso (esclusi i principianti assoluti): dal 10 gennaio, fino a esaurimento posti disponibili, al 15 gennaio 2011;
- ai singoli corsi dal 3 febbraio, fino a esaurimento posti disponibili, al 7 febbraio 2011.
Per ulteriori informazioni: cla.uniss.it - tel. 079.229 642-229871.
Per la sede di Olbia è disponibile lo Sportello Unico universitario presso l’Aeroporto “Costa Smeralda” - Tel.: 0789645744 - email: uniolbia@ uniss.it
 



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link:
rassegna stampa CRUI
Link:
rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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