Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 November 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina
Dopo la riforma universitaria
I troppi volti della meritocrazia
di Giampaolo Mele
 
Roma, fine anni '80. Mentre svolgevo ricerche, presso una istituzione accademica del Vaticano, una studiosa coreana mi accennò a un imminente viaggio in Germania, per imparare il tedesco. Al mio elogio, si schermì - col classico sorrisetto orientale: «Ma lingua tedesca non così difficile; è stesso alfabeto, come italiano e inglese. Ideogrammi più difficili». Parlava con laurea in lettere, musicologia e diploma di organo e pianoforte, rudimenti di latino, e un dignitoso italiano. E proveniva da una università privata (cattolica) del suo Paese - dopo una selezione tremenda. E poi ci stupiamo se profonde tradizioni culturali dell'Occidente - tipo direzione d'orchestra - assumono occhi a mandorla.
Dietro molte affermazioni professionali e culturali c'è quasi sempre un sistema - o persino una singola persona di potere - col credo della Meritocrazia. Che in Italia resta però spesso un enigma, talvolta una chimera. Di fatto, non è concepibile una Meritocrazia, senza studio (o lavoro) tosto - e rigida selezione.
Parola sulla bocca di tutti, Meritocrazia - che significa "governo del merito" - può assumere, a seconda dei contesti, aspetti variegati e persino contraddittori. Ne sintetizzo tre: 1) Meritocrazia Concreta. 2) Meritocrazia Virtuale. 3) Meritocrazia Fasulla.
Soffermiamoci sul primo caso: Meritocrazia Concreta. E' incarnata dalla studiosa orientale a Roma citata all'inizio; nel suo Paese se non hai specifici talenti e spirito di sacrificio, toglitelo dalla testa, non si va avanti. In Italia non sono certo del tutto assenti esempi di Meritocrazia Concreta, anche a doppio taglio: giovani di valore vengono prima incoraggiati, ma poi soccombono nella giungla di concorsi truccati, e allora o cambiano mestiere - esistono diversi dottori di ricerca, trasformatisi in baristi o postini - oppure emigrano.
Ma veniamo al caso 2: Meritocrazia Virtuale. E' quella che si sbandiera in comizi e discorsi, ma di fatto non esiste, come l'uccello mitologico invisibile, l'Araba Fenice, cantata da Metastasio; "che ci sia ciascun lo dice; dove sia nessun lo sa".
E siamo al caso 3: Meritocrazia Fasulla. Questa, è peggio persino del lassismo; e funziona così. Si strombazza in astratto l'importanza dei meriti, mentre nelle circostanze concrete si promuovono figure non all'altezza delle situazioni, a qualsiasi livello. Il ciclone Brunetta, abbattutosi sulla pubblica amministrazione, ha solo sfiorato questo cancro. Meritocrazia, in Italia, fa spesso rima con utopia. Prevale in genere il "volemose bene"; che poi porta a essere forti coi deboli, e deboli coi forti.
Postilla finale. Sta scattando una nuova riforma dell'università - l'ennesima in un decennio. Meritocrazia è citata a ogni piè sospinto. E sul disegno di legge, non sono mancati apprezzamenti di universitari e opinionisti, anche non vicini al Governo. E' una svolta epocale. Ma passerà del tempo (basti pensare alle incognite dei decreti attuativi). Certo, non mancano perplessità. Esempio? Meritocrazia per i docenti, tanto per restare in argomento. Splendida idea. Ma, nel Bel Paese, come si formeranno le commissioni di valutazione delle ricerche scientifiche dei professori? Chi custodirà i custodi? Lasciamo tempo al tempo. Con un auspicio. Tra miriadi di materie - destinate a sfrondamento - speriamo che si accenda finalmente, in tutti gli atenei, una nuova disciplina, utile a tutti: Meritocrazia Applicata. 
 
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano Pagina 3
Oggi alla Regione
Si riunisce il comitato pandemico sardo
 
L'influenza A-H1N1 inizia a preoccupare anche in Sardegna. Secondo la Regione il nuovo virus non sarebbe più pericoloso di quello stagionale, ma oggi alle 10,30, nella sede dell'assessorato alla Sanità in via Roma a Cagliari, si riunisce il comitato pandemico. Una riunione tecnica, che servirà per l'esame della situazione anche alla luce del nuovo caso registrato a Sassari. Sarà l'occasione per fare il punto sulle vaccinazioni, che starebbero andando a rilento rispetto al resto d'Italia: «Cercheremo di trovare una strategia comune tra le varie Asl sulle vaccinazioni», dice il portavoce Paolo Emilio Manconi, docente di Medicina interna all'Università di Cagliari: «In alcuni casi il meccanismo va lubrificato». Manconi precisa che «i casi di contagio accertati in Sardegna dall'inizio dell'emergenza sono 15». Insomma, quasi il doppio rispetto agli 8 dichiarati dalla Regione, «anche se i pazienti non corrono rischi».
PIÙ MEDICI Per fronteggiare l'emergenza «ed evitare di essere colti impreparati, all'arrivo del freddo, dalla maggiore incidenza del virus», l'assessore alla Sanità Antonello Liori ha annunciato «l'imminente assunzione di 4 medici in neonatologia alla Clinica Macciotta, per la rianimazione dei bambini sotto i sei chili». Altri 2 medici «andranno a rinforzare la rianimazione pediatrica a Monserrato». Inoltre, per gli adulti, stanno arrivando nuove strumentazioni alla Asl di Oristano, mentre al Brotzu e al Binaghi di Cagliari si stanno ricavando dei posti per la rianimazione ventilata.
LA SITUAZIONE Manconi, come l'assessore Antonello Liori (che oggi visita l'ospedale di Olbia), cerca di stemperare il clima di tensione: «Sono a disposizione delle Asl sarde 40 mila dosi. Le altre arriveranno più velocemente: anche in Sardegna, prevediamo il picco del virus entro metà gennaio».
LE DOSI Secondo i dati forniti dalla Regione, da qui a febbraio dovrebbero arrivare 600 mila vaccini da iniettare almeno al 40 per cento dei sardi e, quindi, dichiarare conclusa l'emergenza. Erano 11.800 le confezioni arrivate a ottobre. Da sabato sono state consegnate alle aziende sanitarie 11.570 monodose: 2.320 a Sassari, 1.050 a Olbia, 1.120 a Nuoro, 420 a Lanusei, 1.170 a Oristano, 720 a Sanluri, 900 a Carbonia, 3.870 a Cagliari. Ieri, in coincidenza con l'inizio delle vaccinazioni, è terminata la consegna di ulteriori 16.400 vaccini in confezione da 10 dosi. Di questi, 3.300 sono stati inviati a Sassari, 1.500 a Olbia, 1.600 a Nuoro, 600 a Lanusei, 1.600 a Oristano, 1.000 a Sanluri, 1.300 a Carbonia, 5.500 a Cagliari. Comunque una minima parte del totale, destinata alle donne incinte dal quarto al nono mese, ai bambini dai 6 ai 24 mesi nati prematuri, ai bambini dai 6 mesi ai 17 anni affetti da patologie croniche, a ipertesi, diabetici, asmatici, immunodepressi, cardiopatici, broncopneumopatici fino a 65 anni.
L'INFORMAZIONE Per orientarsi nella confusione generata dall'arrivo dell'influenza A, il comitato pandemico ha realizzato un opuscolo: «Non tutte le Asl l'hanno stampato per problemi organizzativi», conclude Manconi, «ma si cercherà di rimediare».
SCUOLE Infine il piano scuole. Prevede l'interruzione delle lezioni davanti ad almeno due casi accertati, ma nell'Isola non è ancora scattato: «Ci atterremo, se si verificheranno le condizioni, alle disposizioni del ministero».
LORENZO PIRAS 

 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Università, operativo l’iter per il rientro dei “cervelli” 
Domande da presentare entro il 20 novembre 
 
CAGLIARI. Per gli scienziati e i ricercatori made in Sardegna che operano all’estero si apre un piccolo spiraglio. Fino al 20 novembre potranno staccare il biglietto che li riporta nell’isola. E dunque, in un laboratorio o un’aula universitaria. Dallo scorso 21 ottobre è infatti operativo l’iter per il rientro dei “cervelli”. La selezione - innescata dal decreto regionale n. 7 del 12 ottobre scorso - prevede la stipula di due contratti per attività di ricerca di durata biennale, con eventuale rinnovo per altri 2 anni. Intuibile l’identikit dei destinatori: docenti, giovani ricercatori ed esperti sardi impegnati all’estero da almeno un triennio in attività di ricerca. I contratti, finanziati con risorse regionali prevedono lo svolgimento di un programma di ricerca concordato con i dipartimenti universitari nei quali si intende svolgere le attività. Inoltre, la selezione è riservata a candidati nati in Sardegna o figli di uno o entrambi i genitori nati nell’isola. Ovviamente, si deve essere dottori di ricerca. In breve, un primo segnale concreto per affrontare il tema dei tanti e qualificati specialisti costretti ad emigrare per poter proseguire le loro ricerche. Ma anche per confrontarsi con un ambiente scientifico che nel nord Europa e negli Stati Uniti, gode di ben altre attenzioni. Il bando è pubblicato nell’Albo dell’ateneo cagliaritano, www.unica.it
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 38 - Cultura e Spettacoli
IL SALUTO 
«LASCIO UN’UNIVERSITÀ MODERNA APERTA ALLE NUOVE SFIDE» 
 
Concludo, con il 31 ottobre, l’esperienza impegnativa, ma esaltante, di rettore dell’Università di Sassari: un’esperienza che mi ha arricchito umanamente e mi ha convinto dell’importanza del senso di appartenenza alla stessa comunità e alla stessa missione culturale che fa di questo microsistema universitario cittadino e di questa città un esempio importante. Sono stati dodici anni vissuti con intensità e passione, avendo come costante obiettivo il bene davvero superiore della nostra Università.
Desidero salutare e ringraziare, per la collaborazione e la vicinanza, ma anche per gli stimoli critici - sempre utili, se fondati - tutte le istituzioni del territorio, gli organi di stampa, le associazioni, i cittadini tutti, giustamente orgogliosi del loro antico Ateneo. Come per tutte le Università, ma in particolare per quelle meridionali, non è stato un periodo facile.
 Tuttavia, posso tranquillamente affermare che il nostro Ateneo ha svolto, con pienezza, il suo compito di struttura di alta formazione e di ricerca, di presidio di assistenza sanitaria e di azienda produttiva. Ha compiuto scelte strategiche di rilievo che costituiscono la necessaria premessa per affrontare, con stabilità di bilancio e moderata fiducia, le sfide imposte dal futuro. Un futuro che si gioca sul terreno del sapere e della conoscenza, motore e materia prima dello sviluppo sociale, civile, scientifico, di ogni paese. L’Università è il luogo in cui si formano gli uomini, in cui si studia e si fa ricerca, strumenti insostituibili di riproduzione e rielaborazione, correzione e sviluppo dei processi culturali.
Non è questa la sede per un bilancio completo e dettagliato del lavoro svolto, di cui, peraltro, ho dato conto in varie occasioni ufficiali. Alcuni importanti obiettivi di cui credo possiamo andare tutti legittimamente orgogliosi sono stati raggiunti: tra i tanti che potrei evocare accenno soltanto all’istituzione della Facoltà di Architettura, che, a pochi anni dal suo avvio, è risultata prima nella valutazione Censis; l’acquisizione - dopo 150 anni di battaglie - della parte storica del Palazzo centrale dell’Università (ex-Estanco). E, ancora, la politica in favore dei servizi verso gli studenti (strutture, web, borse, assistenza sanitaria, impieghi a tempo parziale, sostegno all’associazionismo, alla mobilità Erasmus, alle attività sportive); il vasto piano edilizio che ha consentito di moltiplicare gli spazi per la didattica e la ricerca.
Gli obiettivi raggiunti e le sfide vinte sono il risultato della collaborazione e dell’impegno di tutte le istituzioni del territorio, pur nelle differenti finalità. L’esperienza di lavoro mi ha convinto del fatto che è a questo “modello” di collaborazione di lavoro comune e costante, per il bene superiore della collettività, che occorre fare riferimento per il futuro. Esso va prioritariamente applicato al settore della sanità dove va riaffermato quel ruolo di polo di eccellenza che la presenza dell’Università, l’antico prestigio, la storia e le capacità legittimano e ne hanno sempre fatto un punto di forza nel territorio del nord Sardegna. Le attuali carenze di alcune strutture assistenziali non sono un buon segnale per quello che significano anche per la ricerca e la formazione.
Da questo osservatorio privilegiato che è l’Università - bene comune, spazio pubblico, luogo di aggregazione nel quale si sono sempre formati e si formano i futuri attori sociali della comunità - auspico che quest’istituzione risponda sempre meglio al suo ruolo di produttrice di cultura, conoscenza, sapere, un bene pubblico da salvaguardare e per cui lavorare.
Alessandro Maida

Questionnaire and social

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