Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 April 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

L’UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Intervista. Rieletto per cinque volte, lascia (dopo 18 anni) l’università
Pasquale Mistretta, il rettore che voleva farsi re
   
Dopo diciott’anni di regno (è riuscito a farsi rieleggere cinque volte), il professor Pasquale Mistretta cede lo scettro di rettore dell’università di Cagliari. Fosse per lui, continuerebbe. La sua ricetta di lunga vita è un «trasversalismo democratico» che alla lunga è risultato gradito alla destra e alla sinistra. Nel senso che Mistretta ha sempre fatto credere agli altri di contare ma alla fine ha sempre deciso lui. Buon rapporto con gli studenti, specialista in slalom coi prof, è stato un Magnifico di lunga, lunghissima durata.
 
Il regno di Pasquale il Magnifico
A chi tocca dopo un rettore in carica diciott’anni?  
di GIORGIO PISANO
 
Se ne va perché deve. «Non ho scelta». Altrimenti resterebbe, a dispetto dei 76 anni, diciotto nella veste di magnifico rettore dell’Università di Cagliari, fabbrichetta del sapere che fa girare trentaseimila studenti e quasi trecentodieci milioni di euro. Pasquale Mistretta è riuscito a succedere a se stesso cinque volte. Non si poteva, certo, ma gli è bastato cambiare lo statuto: a larga maggioranza come si dice, imperatore quasi per acclamazione che non per la miserabile conta dei voti.
Come tutti i cagliaritani a etnia controllata e garantita, è già abbronzato. Il solicello d’aprile gli ha colorato faccia, mani, collo, uniche aree a rischio per un signore che vive in cravatta.
Nell’arco di quasi un ventennio, è stato accusato (mai apertamente) di essere un incursore invisibile, sub del sottobosco politico, uno che sposta e taglia a piacimento. Non sono riusciti tuttavia a renderlo chiacchierato, metterne in discussione l’onestà. E l’intelligenza. Perché quella c’è, e si vede. Che altro gli farebbe dire, sennò, che ha smesso da tempo di offendersi? «L’ultima volta che mi è capitato avevo 50 anni». Figuriamoci, passato remoto. L’età gli ha regalato la saggezza per guardare al di sopra di certe testoline professorali che l’avrebbero dolcissimamente fatto fuori.
La seccatura è che Mistretta resiste. E partecipa con sincero dolore: ai funerali degli altri. Stare in sella per una stagione così lunga richiede temperamento. E pure una certa faccia che l’interessato ha portato davanti agli studenti in occasione di scontri e occupazioni. S’è tuffato nella mischia («a rischio zugata», come dice lui) riuscendo ad andarsene sempre integro.
Nipote di un carabiniere siciliano, due figli, spettatore indefesso della seconda serata televisiva («m’addormento tardi»), mette insieme il piglio del signore e, all’occorrenza, quello del sottoproletario. Il che significa essere mentalmente liberi. Ingegnere, urbanista, ha detto moltissimi anni fa che i centri commerciali sarebbero diventati le piazze del futuro. Tutti giù a ridere salvo ammettere, con molti anni di ritardo, che aveva ragione.
Socialista, ex consigliere comunale, nel 2001 si è candidato a sindaco rimediando una sconfitta pesante. «Avevo fatto previsioni campate per aria. Non potevo immaginare che tutti i rioni popolari di Cagliari, da Sant’Elia a Is Mirrionis, da Bingia Matta a Santa Teresa, votassero permanentemente a destra». Non s’è fatto tentare dal grembiulino del Grand’Oriente ma coi massoni - causa di forza maggiore - tratta e discute ogni giorno. «Inutile negarne la presenza all’Università».
Gestisce un’azienda con 1.200 docenti e altrettanti impiegati, dottorandi, assegnisti, specializzandi, cocopro e precari vari. Propone 94 diversi corsi di laurea (cento nel 2008), succursali in varie province sarde. L’indagine Censis-Repubblica colloca il suo ateneo al sesto posto tra i medio-grandi d’Italia. Secondo una ricerca planetaria, oscilla invece tra quota 400 e 500 nel mondo. Roba da Paese in via di sviluppo.
Ama le letture brevi, soprattutto la poesia perché «mi fa riflettere a lungo senza addormentarmi con papiresse infinite».
Ha cambiato lo statuto universitario per diventare eterno?
«Beh, direi di sì. Quella che ho avviato nel ’91 (e concluderò a ottobre del 2009) è stata una scommessa con me stesso. Credo d’averla vinta. Adesso vado via perché non ho più la possibilità di restare».
Altrimenti?
«Mai chiudersi le porte preventivamente nella vita».
Quasi un ventennio: ricorda un errore clamoroso?
«In qualche circostanza non sono stato abbastanza freddo. Ho fatto salti mortali per sostenere persone che non si sono rivelate all’altezza».
Nomi?
«Un rettore uscente non deve farne. Sarebbe una vendetta meschina a babbo morto».
Di cosa va fiero?
«Aver saputo interpretare i cambiamenti generazionali. Non ho mai avuto rapporti tempestosi con gli studenti. Quando diventi vecchio sei una garanzia, a patto di riuscire a mantenerti molto sveglio, mera sciru».
E se al suo posto arrivasse un dilettante allo sbaraglio?
«Non ce n’è. I candidati sono tutti professori di grande esperienza amministrativa».
L’università che ha trovato, l’università che lascia.
«Ho trovata una università statica ed estranea alla società civile. La lascio dinamica e aperta al confronto».
I docenti sono una casta?
«Lo erano. Lo erano al punto che diventando professori ordinari si aveva diritto ad ottenere il "lei" anziché il "tu". Oggi abbiamo soprattutto ricercatori».
I prof sono molto diversi dai baroni del ’68?
«Sì, ma solo perché è cambiato il sistema. Oggi non potrebbe sopravvivere un preside di Ingegneria come Mario Carta o un chirurgo come Sandro Tagliacozzo».
Quanto conta la massoneria?
«Niente. Ma mi preme dire che ho reso omaggio alla salma di Armandino Corona, Gran Maestro del Grand’Oriente, perché in 18 anni da rettore non mi ha mai fatto proposte oscene».
I gruppi di pressione, comunque, ci sono e contano.
«No. Credono di contare, il che è diverso. Per farmi rieleggere non una ma cinque volte hanno visto il mio trasversalismo democratico come conveniva: a destra e a sinistra».
Cattedre di famiglia.
«Esistono. Ma prima di lanciare la pietra, parlo di mio figlio Fausto, così anticipiamo una domanda di questa intervista. Fausto, che lavora in un settore diverso dal mio, ha atteso anni prima di diventare ricercatore. Allora, dov’è lo scandalo? Mi risulta perfino sia considerato bene».
Cattedre ereditate.
«Ci sono, meno che altrove ma ci sono».
Nomi?
«Li pubblicate periodicamente sul giornale: perché dovrei fare il cecchino per conto terzi?».
Professori asini.
«Più che asini, con difficoltà a farsi capire dagli studenti».
Si diceva anche ai colloqui scolastici: suo figlio si applica ma non rende.
«E va bene, succede. L’importante è riuscire ad attenuare il danno».
Privilegi.
«L’auto di servizio e il prestigio del ruolo, non comparabile con quello dei parlamentari. Loro sono più di 900, noi ottanta, compresi rettori delle università private. Il mio è un incarico, come dire?, ad alta caratura».
Essere chiamato Magnifico può dare alla testa?
«Agli inizi del mandato colpisce. Preferisco essere chiamato professore però, mi dà un senso di appartenenza più solido».
Quante persone ha sistemato?
«Il verbo sistemare non mi piace. Sono riuscito a mettere in gioco, cioè sotto contratto, centinaia di persone. E ne sono felice».
Fischi e pernacchie.
«Fischi e pernacchie? Sì, certo, fanno parte del contratto. Ho vissuto le occupazioni degli anni ’80, trattato quando hanno portato i tavoli universitari in piazza, quando volavano botte con la polizia, quando le facoltà erano occupate e qualche docente conservato dentro».
Oggi si parlerebbe di sequestro.
«Anche allora, se è per questo. Ma era una scemenza, unu scimproriu. Quando vai a parlare in un’assemblea infuocata devi mettere in conto il coretto di buffone buffone . Quel che conta è che alla fine ti ascoltino. Sono fiero di aver sempre avuto un buon rapporto coi ragazzi».
Paura, mai?
«Sì, quando c’era l’abitudine di gambizzare uomini-simbolo. Io, nella categoria, ci rientravo a meraviglia. Però non ho mai chiesto aiuto alle forze dell’ordine, non ne avevo bisogno».
Minacce?
«È una minaccia cantare sceemo sceemo ? Al massimo, un’ipotesi».
Le facoltà distaccate sono un fallimento?
«Così come sono oggi, sì. Vanno ripensate. Quel modello non ha più senso: soldi sprecati e vendita di illusioni».
Coi tagli del Governo, cosa resta dell’università?
«Bisogna ridimensionare i corsi e tornare all’essenzialità della laurea. Semplificare è il motto».
Significa mandare gente a casa?
«No. Detto questo, non si possono più tollerare insegnamenti doppi, cattedre in fotocopia, professori che fanno la stessa cosa».
Si arriverà all’autosufficienza economica?
«Perché succeda l’università deve crescere in un territorio industriale, di capitali e capitalisti che abbiano interesse verso la ricerca. In Sardegna, come in gran parte del Mezzogiorno d’Italia, non c’è nulla di tutto questo. Ovvio che il nostro sia un ateneo povero: perché, la regione invece è ricca?».
 
La sala del rettore, anno 1770, non è la più bella di palazzo Belgrano, in via Università a Cagliari. Austera, poco illuminata, scrivania senza computer, ha di originale soltanto i ritratti (tutt’altro che straordinari) di gentiluomini che vigilano, in posa, dalle pareti. Mistretta ha trascorso migliaia di ore in questo ufficio dai toni regali e un po’ tristi. «È più grande del confessionale del Grande Fratello ma spesso ha svolto la stessa funzione».
 
Mistretta urbanista: la Sardegna cresce nella direzione giusta?
«È lenta. Lenta nell’anticipare gli eventi, nello spendere i finanziamenti, nel cogliere l’aria che cambia, nel capire dove va il boom».
Dove va il boom?
«C’è una evidente concentrazione di trasferimenti (uomini e imprese) su Olbia che però non può continuare a restare paese, bidda. In un futuro non lontano, Sassari sarà solo una città di cultura, Nuoro la patria di Grazia Deledda».
E Cagliari?
«Troppo chiusa in se stessa, non riesce ad uscire da una logica municipalistica per diventare città-leader dell’Area Vasta. Cagliari è una realtà complicata perché complicati sono i cagliaritani».
Complicati?
«Siamo tendenzialmente spontanei, e non è un pregio, solari, forse i meno invidiosi tra i sardi ma purtroppo fatalisti. Noi non facciamo succedere. Aspettiamo che succeda».
 
2 – L’Unione Sarda
Cagliari – pagina 21
università
Bando Speak English, corsi d’inglese gratuiti
   
Corsi di inglese gratis per studenti, dottorandi, specializzandi e borsisti master and back dell’università di Cagliari. Il bando Sardegna Speaks English, giunto alla sesta edizione, è stato aperto giovedì al centro linguistico d’ateneo: ci si potrà iscrivere fino al 19 maggio (la scadenza per la presentazione delle domande è fissata alle 12). Grazie ai finanziamenti della Regione, saranno gratuiti. Due i corsi organizzati: inglese generale (80-100 ore, modalità online) e specialistico (50 ore). Il bando e la modulistica sono disponibili all’indirizzo Internet http://cla.unica.it . La domanda potrà essere presentata alla segreteria del centro. Aperti anche i corsi (a pagamento) per arabo, cinese, francese, portoghese, russo, spagnolo, tedesco.
 
3 – L’Unione Sarda
Cagliari – pagina 21
Università, Pillai responsabile Ugl
   
Antonio Pillai, ingegnere cagliaritano di 50 anni, è stato nominato responsabile regionale dell’Unione generale del lavoro per l’università e gli enti di ricerca e coordinatore nazionale per l’area VII della dirigenza universitaria. Pillai, che dal 1995 guida il segmento infrastrutturale e delle opere pubbliche dell’ateneo, è conosciuto per i suoi trascorsi agonistici.
 
4 – L’Unione Sarda
Cagliari – pagina 21
Orto botanico, piante della Bibbia
   
Papiro, Mandragora, Frumento, Spina di Cristo, Zizzania: sono questi i nomi di alcune delle ottantasei Piante della Bibbia, che da ieri impreziosiscono la passeggiata dell’Orto botanico (nella foto). Si tratta di esemplari ricavati dalla ricca collezione del giardino di viale Fra Ignazio per un’esposizione-percorso dedicata anche a chi ha poca dimestichezza con le sacre scritture. A fare da guida, le illustrazioni in ceramica realizzate dagli alunni della scuola media De Andrè di Pimentel.(l. m.)

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
UNIVERSITÀ. IL VOTO 
Unica-Onda dopo la vittoria ecco gli eletti 
 
CAGLIARI. La vittoria della lista Unica (Movimenti e Onda) alle elezioni per la rappresentanza degli studenti negli organismi dell’università adesso è ufficiale anche nei nomi degli eletti. Nel consiglio d’amministrazione, sono tre gli eletti per Unica: Emanuele Loi (1093 preferenze), Matteo Quarantiello (751) e Salvatore Senis (726). Uno a testa per Università pubblica (area centrosinistra) e Ichnusa (riferimento Cl): Lorenzo Espa (969) e Claudio Secci (811). Tre seggi per Unica anche nel Senato Accademico: Marco Meloni (987), Sergio Lorrai (949) e Mauro Deiana (864). Per Università pubblica, Alessandra Frau (934), mentre Roberto Mura (949) rappresenterà la lista Ichnusa. Nel Senato Accademico allargato, i rapporti di forza sono gli stessi: tre seggi a Unica (Gian Mario Pira 1025, Sabrina Melas 821, e Alessandro Lai 803), uno a testa per Università pubblica (Paolo Tambaro 764) e Ichnusa (Giacomo Vargiu 708). I due posti riservati agli studenti nel Comitato per lo sport, ilCus, se li sono divisi Unica (Guido Anedda 1319) e Università pubblica (sebastiano Pomata 957).
 Le due liste di centrosinistra (Unica e Università pubblica) sono in testa anche nei vari consigli di facoltà.
 Gli studenti eletti parteciperanno a maggio, in qualità di grandi elettori, alla nomina del successore al rettorato di Pasquale Mistretta. E i cinque candidati in lizza (Maria Del Zompo, Raffaele Paci, Gavino Faa, Giovannino Melis e Antonio Sassu) dovranno fare i conti anche con i grandi elettori del personale tecnico e amministrativo. Personale che, in questi giorni, ha eletto con un’affluenza alle urne poco inferiore al 90 per cento i suoi 120 rappresentanti. I primi tre più votati sono Arturo Maullu (59 preferenze), Ignazia Rubiu (39) e Maria Anna Fiori (35).
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Ricerca scientifica al servizio di chi investe in biotecnologie 
Biosistema, dall’università al mondo delle imprese 
 
SASSARI. Rappresenta il consorzio per le biologie (o biotecnologie) avanzate e tra i suoi compiti ha quello della costituzione e attivazione di una rete scientifica e formativa finalizzata a rendere disponibili alle imprese del Mezzogiorno risorse strumentali, competenze e professionalità specialistiche idonee. Si chiama Biosistema Scrl e nasce all’Università di Sassari nel dicembre 2006.
 La sua sede centrale e legale è appunto all’Università degli studi di Sassari, nell’edificio storico dell’Ateneo turritano, quindi un’altra sede si trova a Cagliari, sempre all’università. Quello presente nell’isola costituisce il nodo principale di Biosistema, dove è stato organizzato il network di collaborazione, partecipazione e analisi dei dati provenienti dagli altri nodi regionali presenti nelle sedi universitarie della Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia ed è stato realizzato in modo da consentire l’opportuna accessibilità a dati, documenti, progetti comuni da parte di tutti i centri partecipanti.
 Dopo una prima fase di start up, volta alla creazione e costituzione delle basi operative con laboratori e attrezzature all’avanguardia, Biosistema inizia a muovere i primi passi all’interno di un campo d’azione, quello delle biotecnologie avanzate, che spazia dalle Red Biotechnology (biotecnologie per la cura e la salute dell’uomo) alle White Biotechnology (biotecnologie industriali e per applicazioni ambientali) dalle Green Biotechnology (biologie avanzate per le produzioni vegetali e animali, gli alimenti, l’agricoltura, la veterinaria e la zootecnia) alla Bioinformatica.
 «La Società - afferma il professore Bruno Masala, presidente di Biosistema e docente alla facoltà di Scienze dell’università di Sassari - ha cominciato a far conoscere le competenze delle quali dispone alle imprese del Mezzogiorno. Ha comprato strumentazioni all’avanguardia, molte delle quali non ancora presenti in Italia, si è dotata insomma di basi solide per poter offrire i propri servizi».
 Biosistema in poche parole è in grado di offrire alle imprese, utilizzando le strumentazioni a propria disposizione dislocate nelle località che rappresentano i nodi della società consortile, competenza e professionalità. La società si caratterizza quindi come una rete in grado di integrare l’offerta dei servizi ad elevato valore aggiunto al sistema delle Pmi, dei centri di ricerca, delle università, attraverso un vero e proprio sistema di sinergie tra i vari nodi distribuiti nel Sud Italia, nelle regioni dell’Obiettivo 1.
 E in Sardegna le potenzialità di sviluppo sono enormi. «C’è ancora molto spazio per le imprese - riprende Masala - soprattutto, ad esempio, se si considera che sono ancora poche quelle che si occupano di Biotecnologie. La cultura scientifica poi non manca di certo dal momento che nell’isola sono presenti ricercatori di livello internazionale».
 Nell’isola il progetto portato avanti da Biosistema vede coinvolti diversi partner strategici, dall’Istituto di Chimica Biomolecolare del Cnr alla Porto Conte Ricerche Srl, quindi ancora dall’Istituto Zootecnico e Caseario per la Sardegna alla Nurex Srl e alla Cap Spa. Il centro si pone quindi come intermediario in materia di innovazione tecnologica e rivolge la sua azione nel favorire e supportare il rafforzamento dei collegamenti tra sistema scientifico e sistema imprenditoriale, in modo da innalzare la propensione all’innovazione del sistema produttivo. Il prossimo obiettivo sarà quello di presentare i propri servizi al maggior numero di aziende e imprese del mondo pubblico e privato che operano in Sardegna nell’ambito delle biotecnologie. L’occasione la offrirà un convegno in programma nelle prossime settimane ad Alghero.
 
 

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