Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 April 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
L'UNIONE SARDA
4 - Contro lo stalking è giusta la linea dura, editoriale di Leonardo Filippi
 
LA NUOVA SARDEGNA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 21
«Sarò la Magnifica dell'Università»
Maria Del Zompo: facciamo sistema per salvare la ricerca
La ricetta contro la crisi della farmacologa che dirige Neuroscienze: fare sistema
Corsa per il rettorato. La farmacologa è la prima donna a candidarsi in Sardegna
 
La donna che vuole diventare rettore non porta i tacchi a spillo ma tifa per la Juve. L'unica candidata, prima in Sardegna, che ambisce a salire sul trono più alto dell'Università, ha nel cuore la passione più maschile d'Italia: la bandiera bianconera è un pezzo d'arredamento nel suo studio di neuroscienziata al San Giovanni di Dio.
Ma ora è lei, la professoressa Maria Del Zompo, a giocarsi la partita e a dare un calcio agli stereotipi per diventare la prima “Magnifica” in Sardegna. «Spero che non mi votino perché sono donna», dice la farmacologa dell'ateneo di Cagliari. «L'essere donna deve essere un valore aggiunto al fatto che sei brava e capace: la spinta me l'hanno data tanti colleghi, di fronte a una crisi così profonda che ci obbliga a rilanciare l'ateneo perché non diventi di serieB». A far le battaglie, la pioniera dei ricercatori, oggi 58enne, ci è abituata. «Quelli della mia età sono stati i primi ad entrare nella categoria e a battersi per gli stipendi: ero appena tornata dagli Stati Uniti e tanto c'era da fare per riconoscere dignità a un lavoro così importante nello sviluppo della Nazione». Durante gli anni trascorsi nel “villaggio della salute” di Bethesda ha coltivato le doti del ricercatore: pazienza, costanza e attenzione. Doti che, coi tempi che corrono, le torneranno utili se il timone di palazzo Belgrano passerà nelle sue mani. Se questo sarà il suo destino, la signora rettore, tra le altre cose, sa cosa fare: un asilo nido (anzi due, uno a Monserrato l'altro in città) per i figli degli universitari, dagli studenti in su. Un progetto che la distingue dagli altri. Per il resto, «non ci arrenderemo alla mediocrità: dobbiamo migliorare l'insegnamento garantendo sbocchi professionali ai nostri laureati».
IL RILANCIO «Non nascondo le criticità del momento: i problemi sono tanti e rischiamo di diventare ateneo di serie B, un ateneo di soli servizi», premette la Del Zompo. C'è una soluzione? «Fare sistema, mettendo in comune il massimo delle risorse tecnologiche e amministrative per far ripartire la ricerca a tutti i livelli: in un momento di contrazione di risorse - sottolinea la farmacologa - elevare la nostra competitività è possibile solo se mettiamo in comune le strutture che possono servire a più gruppi di ricerca. La tecnologia costa e il personale è sempre meno: dobbiamo invece mettere nelle condizioni di fare ricerca il numero più elevato possibile di docenti e migliorare così la premialità per il nostro ateneo». La farmacologa pensa a un'alleanza con l'ateneo sassarese, a rivedere l'offerta formativa e «a far rinascere l'entusiasmo di docenti e studenti».
SCUOLE DI DOTTORATO Nei programmi della Del Zompo c'è l'idea di organizzare il Piano di ateneo della ricerca, della didattica e dell'alta formazione collegandolo al discorso sulle scuole di dottorato «che devono essere internazionalizzate il più possibile con docenti e dottorandi stranieri»: tutto questo «ci farà crescere e porterà più fondi all'ateneo, migliorando gli indicatori ministeriali e aumentando la premialità: solo così usciremo dal pantano economico in cui siamo finiti».
GOVERNANCE Promette, la Del Zompo, di essere «un rettore che coordina e delega: amo molto la leadership basata sul consenso. Ciò non significa che non si prendano decisioni o che queste saranno sempre condivise». E poi: «Darò voce ai dipartimenti, che devono far conoscere le loro esigenze».
DIRITTO ALLO STUDIO A proposito di tasse, si sappia «che non vogliamo rappresentare un aggravio per le famiglie ma ci saranno verifiche serie sui redditi, garantendo borse di studio agli studenti meritevoli più poveri. Ma su questo tema sentirei anche la Regione». Il campus? «Meglio in città, magari qui al San Giovanni di Dio: è importante fare in fretta perché ne va dell'esistenza del nostro ateneo».
CARLA RAGGIO
 
Cronaca di Cagliari Pagina 21
Una carriera in ascesa, dagli Usa alla Sardegna
Curriculum. Direttore dell'unità di Farmacologia clinica e di Neuroscienze
 
Non scorre sangue sardo nelle sue vene ma Maria Del Zompo, nata a Cagliari il 21 aprile 1951, è orgogliosa della «scelta d'amore» dei genitori, papà marchigiano e mamma emiliana. In città inizia la sua ascesa, dagli studi classici all'Assunzione alla laurea in Medicina nel '75, fino alla specializzazione in Neurologia (1980).
Professore ordinario di Farmacologia nella facoltà di Medicina, ricercatore e direttore del dipartimento di Neuroscienze “Bernard Brodie”, dirige anche l'unità complessa di Farmacologia clinica che fa parte dell'azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari. Ha lavorato a Bethesda per più di due anni e continua a collaborare con l'Università americana, a Cagliari si è formata col professor Gianluigi Gessa. È nel collegio dei docenti nel dottorato di ricerca in Neuroscienze, è responsabile del centro per lo studio delle cefalee, è stata pro-rettore a Cagliari dal settembre 2005 al marzo 2007. Riceve il premio “Eleonora D'Arborea”, dall'International Inner Wheel Club di Cagliari, nel 2000, sette anni dopo è “Donna dell'anno” dell'Aidda. Ha organizzato, per la prima volta in Italia, il congresso internazionale di Genetica psichiatrica, a Cagliari nell'ottobre 2006. Segue due progetti di ricerca internazionali sul disturbo bipolare. (c.ra.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 21
Ingegneria, Uil convoca gli universitari
 
La segreteria della Uil-Università di Cagliari, diretta da Ivana Locci, convoca tutti gli iscritti per martedì 28 aprile, dalle 11 alle 14, nell'aula X della facoltà di Ingegneria (via Is Maglias - primo piano). Nella riunione si parlerà di elezioni del rettore, oltre che del rinnovo del contratto integrativo. L'ordine del giorno prevede inoltre una valutazione sull'andamento del 2009.
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 27
Decimomannu
Sa Die de Sa Sardigna, storici a confronto
 
L'allontanamento dei piemontesi con il loro vicerè Balbiano viene riproposto martedì 28 aprile nella giornata di "Sa die de sa Sardigna" alle 17.30 al Centro sociale di via Aldo Moro. Organizzata dall'amministrazione comunale in collaborazione con l'Arci, l'iniziativa «intende approfondire» come spiega l'assessore alle Politiche sociali Barbara Manca, «la conoscenza di un periodo importante della storia della Sardegna con l'insurrezione del popolo sardo nel 1794». Nell'occasione è stato coinvolto l'istituto Comprensivo "Leonardo da Vinci" e le scuole superiori del "Mattei". Proprio quest'ultimo istituto partecipa attivamente alla serata con la rappresentazione teatrale "A foras sos sardos". Prevista anche la partecipazione del Dipartimento di studi storici dell'Università di Cagliari con due relazioni scientifiche: una del docente Giovanni Murgia che tratterà della politica attuata dai Savoia e l'altra di Claudia de Campus riguardante la rivoluzione sarda. (g.l.p.) 
 
4 – L’Unione Sarda
Prim pagina
Il pacchetto sicurezza
Contro lo stalking è giusta la linea dura
di Leonardo Filippi *  
 
Con la definitiva approvazione da parte del Senato, l'ennesimo pacchetto-sicurezza diventa legge dello Stato. Restano escluse dal provvedimento sia le "ronde", dopo lo stralcio deciso alla Camera, sia la norma che prevedeva il prolungamento fino a 6 mesi della permanenza nei Centri per immigrati, bocciata a Montecitorio. Tra le misure principali contenute nel decreto sicurezza, vi è l'introduzione nel nostro codice penale, all'art. 612 bis, del nuovo reato di "atti persecutori" (cosiddetto stalking, già presente in altri ordinamenti). Nonostante qualche imprecisione tecnica, la nuova ipotesi di reato merita consenso: si tratta di reato abituale che richiede la ripetitività della condotta, tale da provocare nel soggetto passivo «un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita». E proprio su questo elemento essenziale della fattispecie criminosa sorgeranno le maggiori difficoltà di accertamento. Nel periodo intercorrente tra il comportamento persecutorio e la presentazione della querela, e allo scopo di dissuadere il reo da compiere nuovi atti, viene introdotta la possibilità per la persona offesa di richiedere al questore l'"ammonimento" dell'autore della condotta. Se il soggetto già ammonito commette reato di stalking la pena è aumentata.
Altre modifiche inaspriscono il trattamento sanzionatorio di alcuni reati: è previsto l'ergastolo per chi commette un omicidio a seguito di una violenza sessuale, di atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo, stalking.
Sono introdotte nuove misure cautelari, per cui il giudice può prescrivere all'imputato il divieto di avvicinarsi ai luoghi che la vittima frequenta abitualmente e può anche impedire che l'imputato si avvicini ai luoghi frequentati da persone vicine o legate alla vittima e impedirgli di comunicare con loro con qualsiasi mezzo. Alcune nuove norme sono discutibili perché limitano la libertà personale con inammissibili presunzioni legali di pericolosità dell'imputato: infatti diventa obbligatoria la custodia cautelare in carcere quando si è in presenza di gravi indizi di colpevolezza per una lunga serie di reati (tra gli altri,omicidio e, in materia sessuale, induzione alla prostituzione minorile, pornografia minorile, turismo sessuale, violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo). Inoltre, è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza nei casi di violenza sessuale, esclusi i casi di minore gravità, e violenza sessuale di gruppo. Le vittime del reato di violenza sessuale possono accedere al patrocinio legale a spese dello Stato. Infine sono estesi i limiti per l'accesso ai benefici penitenziari del lavoro esterno, dei permessi premio e delle misure alternative alla detenzione.
Opportuna la disposizione per cui, per la tutela della sicurezza urbana, i Comuni possono utilizzare sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Altresì utile l' istituzione di un "numero verde" nazionale a disposizione delle vittime di atti persecutori. In definitiva più luci che ombre in quest'iniziativa del Governo in materia di sicurezza pubblica.
* Ordinario di Diritto processuale penale
Università di Cagliari

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
Annidato nel Dna un virus racconta la storia degli ovini 
ROBERTO MORINI 
 
SASSARI. È il primo ricercatore sardo che conquista la copertina di Science, la notissima rivista scientifica americana, la più prestigiosa con l’inglese Nature. Bernardo Chessa ha solo 38 anni. «Solo» per l’Italia, «all’estero - sorride - sarei già un ricercatore maturo». E probabilmente sarebbe in cattedra da tempo e la sua busta paga sarebbe un po’ più sostanziosa.
 Ma questo non lo dice. Perché sembra soddisfatto di ciò che fa. E perché, dice, «qui si sta molto meglio».
 Per la sua ricerca di successo ha scelto un tema che tradisce fin troppo il suo legame con questa terra: la pecora. Il titolo, «Revealing the History of Sheep Domesticazion Using Retrovirus Integration», quasi alla lettera «La scoperta della storia della domesticazione della pecora usando le integrazioni di retrovirus», è lanciato proprio oggi sulla copertina di Science, sia su carta che in rete, sciencemag.org, insieme a una ponderosa ricerca sui bovini, il completamento della mappatura del Dna della mucca, e a uno studio sugli equini. Un numero, quello del 24 aprile, che mette al primo posto gli animali.
 Caccia al retrovirus
 Una scommessa vincente quella di Bernardo Chessa, ricercatore al dipartimento di patologia e clinica veterinaria dell’università di Sassari, perché fondata su un’intuizione geniale: usare i retrovirus endogeni, ERVs in sigla, particolari virus che si sono insediati stabilmente nel genoma della pecora, come marcatori genetici per ricostruire la storia, le migrazioni, gli incroci, le caratteristiche delle pecore selvatiche e di quelle addomesticate negli ultimi diecimila anni. E quindi per ricostrruire anche la storia delle pecore sarde. Una ricerca che è piaciuta al comitato scientifico di Science proprio per l’approccio originale, per l’idea. E poi perché ha avuto la capacità di coinvolgere ricercatori di tutto il mondo, dal Portogallo alla Norvegia, dalla Tanzania all’Estonia alla Cina, nella raccolta dei campioni di Dna che gli hanno permesso di ricostruire in due anni la storia dell’addomesticamento - ma la comunità scientifica dice domesticazione - della pecora.
 Due anni di lavoro. Il primo, il 2007, all’università di Glasgow insieme a Massimo Palmarini, uno dei maggiori esperti mondiali di retrovirus. Il secondo, il 2008, a Sassari, con Marco Pittau, il suo professore, e con la collaborazione di un altro ricercatore sassarese, Alberto Alberti, con cui Chessa ha firmato molti lavori. E con il sostegno economico della Regione: l’assessorato alla Programmazione ha infatti contribuito a finanziare la ricerca con i fondi per lo studio della biodiversità animale. Due anni di lavoro giorno e notte. «Di giorno - ricorda Chessa - lavoravo in istituto sui campioni che mi arrivavano da mezzo mondo, di notte cercavo su internet chi si occupava di ricerche in questo settore in modo da trovare altri corrispondenti che potessero raccogliere altri campioni da esaminare. Più campioni riuscivo a esaminare e a confrontare, più significativi sarebbero stati i risultati». In questo modo ha raccolto circa 1.300 campioni di 130 razze. E ora i corrispondenti sono indicati uno per uno sotto il titolo: hanno tutti l’onore di un passaggio su Science. Vivono e lavorano tutti in Paesi dei tre vecchi continenti, Europa, Asia e Africa. Perché le pecore sono arrivate in America e in Australia solo di recente, naturalmente già addomesticate. Ed era inutile coinvolgere nella ricerca anche i nuovi continuenti.
 Il metodo dunque. Ecco come lo spiega Bernardo Chessa. «Ci sono 27 retrovirus nel Dna degli ovini e sei di questi sono solo nella pecora, mentre gli altri si trovano anche nella capra. Significa che 21 retrovirus si sono installati nel genoma di animali che sono antenati sia della pecora che della capra, quindi più di tre milioni di anni fa, quando si suppone che le due specie si siano separate. Gli altri sei sono i marcatori che ho scelto. Se nel Dna di due pecore trovo lo stesso retrovirus vuol dire che hanno un antenato in comune anche se ora vivono a migliaia di chilometri di distanza. Vuol dire che quella razza, quel retrotipo, come le chiamo io con un neologismo, è frutto di una mutazione provocata dal retrovirus qualche migliaio di anni fa, o magari solo qualche centinaio di anni fa, e si è diffuso da una stessa zona verso tutti i luoghi in cui lo troviamo oggi».
 La storia di Giacobbe
 È così che Chessa, mattone dopo mattone, ricostruisce le migrazioni delle pecore, parzialmente o completamente addomesticate, attraverso continenti e mari insieme agli uomini. Ai pastori. Usando i suoi marcatori originali, ma anche leggendo molto. «Certo - spiega - la genetica non basta, bisogna studiare tutto quello che riguarda le pecore: l’archeologia, l’unica scienza che ci permette di datare i comportamenti umani e animali con notevole precisione, ma anche le leggende. E, perchennò, anche la Bibbia». E fa l’esempio della Jacob sheep, una razza ovina inglese con il mantello maculato, completamente diversa, per i suoi marcatori, dalle altre pecore del Regno Unito. E molto simile a razze ovine mediorientali. Tanto che si potrebbe far risalire il suo nome a Giacobbe che, nella Bibbia, quando decise di separarrsi dal suocero, scelse dal gregge proprio le pecore con il mantello maculato. Una conferma di quelle origini.
 Il lavoro di Chessa dà risposte anche sugli ovini sardi. Prima di tutto sul muflone. «Le migrazioni - ricostruisce Chessa - partono tutte dal Medio Oriente. È lì che gli ovini sono stati addomesticati per la prima volta. È lì che gli archeologi hanno trovato i primi resti di greggi di pecore insieme a resti umani. La prima migrazione avvenne circa diecimila anni fa e riguarda animali semiaddomesticati che l’uomo portava con sé solo per avere carne fresca da mangiare. Tra questi animali c’era il muflone, che arriva quindi in Sardegna in quel periodo, sicuramente prima di seimila anni fa, quando invece ci fu la seconda migrazione. Relitti, potremmo dire, di quella prima migrazione, oltre ai mufloni sardi, anche pecore Soay e Orkney nel Nord della Scozia e alcune razze scandinave». Ovini che, con l’arrivo della seconda migrazione, dove sono sopravvissuti, probabilmente per la minore pressione dell’uomo sull’ambiente, sono spesso tornati a uno stato selvatico o semiselvatico.
 Giasone abigeatario
 Poi, appunto intorno a seimila anni fa, con la rivoluzione del Neolitico, si arriva alla seconda domesticazione e alla seconda migrazione. «Ancora una volta nel Medio Oriente - sottoliea Chessa - si selezionarono ovini anche rispetto ai loro derivati, dal latte alla lana». E proprio la nascita della pecora da lana, da una mutazione genetica casuale che fu evidentemente compresa e selezionata dai primi pastori del Neolitico, si collega a un’altra leggenda, quella del Vello d’oro. «Probabilmente - spiega infatti Chessa - è il ricordo di un furto di arieti che avevano avuto quella mutazione e avevano un mantello, un vello appunto, decisamente più prezioso di quello dei loro simili». Una ricostruzione che farebbe di Giasone e degli Argonauti i primi abigeatari della storia. Una ricostruzione che ha naturalmente anche un riferimento più scentifico di quello fornito dalla leggenda: le statuette trovate in Iraq dagli archeologi che raffigurano o mufloni con il mantello arricciato o, più probabilmente, pecore da lana.
 Pecore sarde ed estoni
 Fu intorno a quel periodo che la pecora addomesticata sbarcò in Sardegna. «La pecora che noi conosciamo - dice infatti Chessa - non è una discendente del muflone sardo: i retrovirus lo mostrano chiaramente. Discende dall’ovis orientalis orientalis, probabilmente l’antenato di tutte le pecore. Dovrebbe vivere ancora sulle montagne della Turchia, ma non sono riuscito a farmi mandare campioni da quella zona. Alla fine ne ho trovato un esemplare nello zoo di Tallin, in Estonia. Dunque lungo il percorso delle migrazioni che portavano verso il Nord Europa». E le pecore sarde? «I nostri retrovirus endogeni - illustra soddisfatto il ricercatore sassarese - ci dicono molte cose. Soprattutto ci spiegano che la pecora sarda è completamente diversa da quella che vive nell’Europa continentale: il suo retrotipo si ritrova piuttosto in Medio Oriente, in Sicilia, nel Sud Italia, nella Spagna e nel Nord Africa. Insomma è un retrotipo mediterraneo. Un dato che mi fa pensare che la pecora addomesticata sia arrivata in Sardegna sempre dal Medio Oriente, ma via mare, probabilmente dal Nord Africa, non lungo i percorsi delle migrazioni continentali».
 Vichinghi sul Mar Nero
 Ma i marcatori di Chessa ci portano anche a scoperte più lontane nello spazio ma più vicine nel tempo. Come la storia delle Gotland sheep, pecore che vivono in una isoletta al largo della Scozia. «È un retrotipo completamente diverso da tutte gli altri che vivono nelle zone vicine. Mi ero innamorato dell’idea - racconta Chessa - che i Vichinghi avessero avuto anche una storia da pastori e che fossero loro i protagonisti di questa vicenda, perché c’è una leggenda, che risale a ottocento anni fa, che parla proprio dell’arrivo dei vichinghi nell’isola. Ma poi, con l’aiuto di una collega di Glasgow che studia proprio i vichinghi, ho scoperto che era stati sì loro a portare le pecore sull’isola scozzese, ma dopo averle razziate sul Mar Nero. E i nostri marcatori mi hanno confermato questa storia: le cugine delle Gotland sheep vivono proprio sul Mar Nero».
 La pistola genetica
 E ora? Ora che farà uno come Bernardo Chessa, un ricercatore a cui piacciono le sfide? Non ne vuole ancora parlare, ma confessa che è attratto dall’immunologia. E si intuisce che non lascerà facilmente lo studio degli ovini.
 Se a tutto ciò si aggiunge che il suo dipartimento ha comprato da poco una gene gun, una pistola che spara geni, si può fare un’ipotesi. Immunologia più pecore più genetica. E ora sa molte cose sui retrovirus: forse sta rimuginando su qualche ipotesi che permetta di superare i vaccini tradizionali per gli ovini, tanto odiati dagli allevatori.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
CONFERENZA DI POCAR
Genocidi, incontro
 
 CAGLIARI. Fausto Pocar, è la personalità italiana di maggior rilievo internazionale nella punizione dei crimini di genocidio e dei crimini contro l’umanità. Pocar era presidente del tribunale che processò Milosevic. Oggi alle 11.30 sarà a Cagliari per una conferenza che si terrà nella aula teatro ciechi viale Nicolodi 102.
 
SETTIMANA CULTURA
Scoprire la città
 
 CAGLIARI. Nell’ambito della settimana della cultura è aperta in via Jenner una mostra a Villa Pollini sulla storia della villa. Orari 9-15, ingresso gratuito. Il 27 aprile nella villa alle 9.30 comincerà la conferenza «La scienza e i beni culturali» con esperti del Cnr, del politecnico di Milano, il direttore del dipartimento di scienze botaniche dell’università.
 Domani mattina a Tuvixeddu dalle 9 e fino alle 13, con una visita guidata a ogni ora, appuntamento alla Grotta della Vipera in via Sant’Avendrace. Ancora domani mattina e sempre alle 9.30 con appuntamento nel piazzale Calamosca comincerà la visita alla Sella del Diavolo, un percorso naturalistico, archeologico e panoramico di grande rilievo.
 
 

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