Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 April 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
 
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Cagliari
Esami universitari in sardo
 
Cronaca di Cagliari Pagina 18
Università. Epilogo positivo dopo il primo corso in limba organizzato in una facoltà
 “Deretu de su traballu”, passano tutti
Ieri in 30 hanno superato brillantemente l'esame in sardo
 
 Il docente: «Una proposta come la mia non può bastare, ma da qualche parte si deve pur cominciare a valorizzare la lingua». Nel corso degli anni, a diversi studenti è capitato di frequentare delle lezioni o quantomeno dei seminari in lingua sarda. Ad alcuni, particolarmente coraggiosi, è perfino riuscito di utilizzare la limba per discutere la propria tesi di laurea. A nessuno, però, finora era accaduto di seguire un intero corso universitario di diritto in campidanese, esami compresi.
Nessuno, eccetto i trenta volenterosi che più di un mese fa hanno accettato la proposta di Gianni Loy, ordinario di diritto del lavoro nella facoltà di Scienze politiche a Cagliari, e ieri, dopo cinque settimane di lezioni, hanno superato brillantemente l'orale in Deretu de su traballu .
GLI ARGOMENTI Come? Rispondendo (in sardo) a precise domande sui diritti e doveri de su meri e de su traballadori , sulle caratteristiche de su cuntratu de traballu , su sa cassa integratzioni e su licentziamentu collettivu . Gli stessi argomenti studiati dai colleghi che hanno seguito il corso in italiano, ma con un tocco di sardità in più.
IL METODO Dei trenta volenterosi che hanno seguito l'azzardo di Loy, molti avevano di mira l'esame finale, per il quale si sono preparati attraverso lo studio di un manuale (in italiano) e di un nutrito mazzo di dispense (comprendenti una traduzione in sardo dello Statuto dei lavoratori). Alcuni, invece, hanno seguito le trenta ore di lezione per puro piacere personale, senza l'assillo del voto e della media.
I PROTAGONISTI Alessio Asuni, ad esempio, avendo già la sua bella laurea in giurisprudenza, ha deciso di frequentare il corso per semplice curiosità. E così ha fatto anche Ernest Riva che, essendo iscritto in Ingegneria, dei crediti dell'esame di diritto del lavoro non avrebbe saputo che farsene. «Mi piaceva l'idea di sentire un professore che fa lezione in sardo», conferma il futuro ingegnere, «altrimenti non mi sarebbe mai venuto in mente di provare».
SARDO È BELLO Chi per una firma sul libretto, chi per un fatto culturale, tutti i frequentanti hanno comunque dimostrato un amore verso la limba davvero encomiabile. E soprattutto hanno messo in chiaro che per loro il sardo non è folklore o una cosa di cui vergognarsi. Anche se è evidente a tutti che il futuro della loro lingua non può essere salvato da un corso universitario.
IL DOCENTE «Ovviamente una proposta come la mia non può bastare», ammette Loy, «ma da qualche parte si deve pur cominciare. Io faccio il mio e spero che anche gli altri, nel loro piccolo, diano il loro contributo per una causa sacrosanta».
LORENZO MANUNZA
 
il linguista
«È necessario usarlo anche a casa»
   
«Ben vengano tutte le iniziative che puntano a diffondere l'uso del sardo e a superare quel senso di vergogna che certi giovani provano nell'utilizzarlo. Se però non ricominciamo a parlarlo nelle case, all'interno delle famiglie, il suo futuro resta comunque in bilico. Perché ciò che conta, per la vitalità di una lingua, è l'uso quotidiano che se ne fa».
Commentando l'idea del primo corso di diritto del lavoro in sardo, Giulio Paulis, glottologo e linguista, non spegne gli entusiasmi ma neppure si esalta. Mentre parla ha sotto mano ricerche recenti che mostrano come in campo linguistico, in Sardegna, nelle ultime generazioni si stia verificando «un'italianizzazione rapida e preoccupante, un predominio dell'italiano sulla limba così clamoroso da vanificare qualsiasi sforzo per arginarlo». E per questo giudica importante ma non decisivo l'utilizzo del sardo nel sistema dell'istruzione. «Se usato solo a scuola, il sardo si trasforma in una lingua straniera, non imparata dai genitori ma dai docenti - avverte Paulis - e così lo sforzo per la sua diffusione oltre che insufficiente rischia di diventare inutile. Senza l'uso domestico il futuro è grigio». (l. m.)
 
2 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 15
Chiese, centri culturali, musei, palazzi, percorsi naturalistici, giardini, teatri, siti storici e archeologici
Ecco l'elenco dei siti che si possono visitare
 
Sono 99 i siti aperti in città ai visitatori nei prossimi giorni in occasione di Monumenti aperti. Ci sono teatri, musei, chiese e palazzi(si veda il sito Internet del Comune). Ecco l'elenco.
CHIESE Basilica di San Saturnino, Basilica di Santa Croce, Cappella Figlie di San Giuseppe (via Università 32 a), Cattedrale e Cripta dei SS Martiri, Chiesa del Santo Sepolcro e Cripta, Chiesa della Speranza, Chiesa di S. Bartolomeo, Chiesa di S. Chiara, Chiesa di S. Efisio a Giorgino, Chiesa di S. Efisio e Cripta, Chiesa di S. Giovanni, Chiesa di S. Lorenzo, Chiesa di S. Lucia, Chiesa di S. Michele, Chiesa di S. Rosalia, Chiesa di S. Simone e Fattoria Sa Illetta, Chiesa di Sant'Agostino e ipogeo, Chiesa di Sant'Alenixedda, Chiesa di S. Anna, Chiesa di Sant'Antonio Abate, Chiesa di Sant'Avendrace e Cripta, Chiesa di Santa Maria del Monte, Chiesa S.S. Annunziata, Chiostro e Cripta di S. Domenico, Cimitero Monumentale di Bonaria, Cripta di S. Restituta.
CENTRI CULTURALI E MUSEI Centro della cultura contadina, Cittadella dei musei e Fortificazioni, Collezione Piloni - Musei e collezioni dell'Università, Exmà, Galleria Comunale d'Arte, Galleria Rifugio Via Don Bosco, Lazzaretto, Museo Archeologico Nazionale, Museo d'Arte Siamese, Museo del Duomo, Museo del Tesoro di S. Eulalia, Museo delle Cere anatomiche “Clemente Susini” - Musei e Collezioni dell'Università, Museo delle Ferrovie della Sardegna, Museo delle Ferrovie dello Stato - Trenitalia, Museo delle Torri e dei Castelli di Sardegna, Museo di Antropologia e Etnografia - Musei e Collezioni dell'Università, Museo di Biologia Animale - Musei e Collezioni dell'Università, Museo di Fisica - Musei e Collezioni dell'Università, Museo di Geologia e Paleontologia “D. Lovisato” - Musei e Collezioni dell'Università, Museo e Archivio Arcicofraternita dei Genovesi, Museo Pedagogico, Oratorio del SS Crocifisso, Orto Botanico e Museo Herbarium, Pinacoteca nazionale.
SITI STORICI E ARCHEOLOGICI Anfiteatro romano, Castello e Parco di S. Michele, Cavità di via Vittorio Veneto, Fortino di S. Ignazio, Ghetto, Grotta della Vipera, Pozzo di S. Pancrazio, Scala di ferro e fortificazioni, Tempio punico romano (viale Trento), Torre dell'Elefante, Torre di S. Pancrazio, Villa di Tigellio.
PALAZZI Casa Barrago, Casa Massonica, Consiglio regionale della Sardegna, Palazzo Civico (anche sottopiano), Palazzo dell'Università, Palazzo di Città, Palazzo Siotto, Palazzo Viceregio.
PARCHI Giardini Pubblici, Orto dei Cappuccini, Parco delle Rimembranze, Parco di Molentargius e Città del Sale, Percorso naturalistico Colle S. Ignazio, Percorso Naturalistico Sella del Diavolo.
ALTRO Auditorium Comunale, Auditorium del Conservatorio Statale di Musica “G.P. Da Palestrina”, Biblioteca Militare di Presidio, Biblioteca Universitaria e Sala Settecentesca, Convitto Nazionale, Ex Collegio di S. Giuseppe e Sotterranei, Liceo Artistico, Ex Collegio di S. Teresa, Ex Convento di S. Lucifero, Liceo Artistico, Facoltà di Architettura, Manifattura Tabacchi, Monumento ai Caduti (Piazza Martiri), Passeggiata Coperta, Galleria Umberto I - Bastione S. Remy, Scuola S. Caterina, Scuola media “Cima” - archivio storico, Società degli operai di mutuo soccorso, Società di S. Anna, Spazio S. Pancrazio, Teatro Civico Castello, Teatro Lirico, Teatro Massimo, Unione italiana ciechi, sede Vetreria di Pirri. 
 
3 – L’Unione Sarda
Primo Piano Pagina 2
«Il vaccino? Lo avremo tra sei mesi»
Parla l'immunologo Paolo Emilio Manconi: «A rischio anziani e persone già malate»
 
Paolo Emilio Manconi, titolare della cattedra di Medicina all'università di Cagliari, con i virus si confronta ogni giorno. Dagli anni Ottanta è impegnato nella lotta all'Hiv (causa dell'Aids), nel 2002 ha seguito la vicenda del Coronavirus (Sars), nel 2005 quella dell'H5N1 (Aviaria). Ora è la volta dell'H1N1, all'origine della pandemia di influenza suina.
Professore, che differenza c'è con le precedenti emergenze?
«Non c'è una grande differenza. L'H1N1 è analogo al virus che provocò l'epidemia di Spagnola fra il 1918 e il 1920, causando una quarantina di milioni di morti. Per questo spaventa. Ho detto analogo perché l'H1N1 che provocò la Spagnola ha subito, nel frattempo, una serie di modificazioni, derivanti da diversi incroci nel passaggio fra varie specie: uccelli-suini-uomo. In questo momento, noi siamo in buona misura scoperti nei confronti di H1N1, perché da molto tempo non si poneva in evidenza».
Come mai un'influenza può diventare così pericolosa?
«Ai tempi della Spagnola ci furono milioni di morti perché c'era grande miseria, fame, una guerra in corso e non esistevano gli antibiotici. Si moriva di complicazioni polmonari. Oggi i paesi occidentali sono largamente protetti e si può prevedere che ci sarà un certo numero di vittime fra gli anziani e le persone immunodeficienti. I morti saranno invece molto più numerosi nei paesi poveri, se non si interverrà con vaccinazioni e antibiotici».
Quindi è possibile fronteggiare l'influenza con un vaccino.
«Certamente. Secondo l'Oms, entro sei mesi avremo un vaccino pronto».
Questo per la prevenzione. Ma come si curano i casi acuti?
«Ci sono due possibilità: gli antivirali derivati dalla ribavirina. Oppure trattare solo le complicazioni, in genere di tipo polmonare».
Con quali sintomi si manifesta l'influenza suina?
«Tosse, febbre, malessere generale, dolori muscolari, mal di gola».
Come si distingue dalla comune influenza?
«Non si distingue, se non per una maggiore gravità».
Allora, come si può diagnosticare?
«Coltivando il virus, ottenuto con un tampone faringeo o dal secreto nasale».
Come si trasmette l'H1N1: mangiando carne di maiale?
«No. Il contagio può avvenire da maiale vivo a uomo, o da uomo a uomo. Quindi mangiare carne di maiale non comporta alcun rischio. Possono essere invece in pericolo gli allevatori di suini e quelli che li macellano. Cioè coloro che entrano in contatto col maiale vivo».
È giustificato l'allarme per l'influenza suina?
«Non bisogna sconfinare nell'allarmismo, altrimenti si crea un disastro economico, ingiustificato, nel settore dell'allevamento. Com'è già accaduto, nel 2005, per i polli».
LUCIO SALIS 

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Su traballu», esami di diritto in sardo 
In Scienze politiche terminato il primo corso universitario svolto interamente in limba 
di Roberto Paracchini 
 
 CAGLIARI. «No, non esti aitci su fundamentu legislativu de su licenziamentu collettivu...», Gianni Loy, professore ordinario di Diritto del lavoro nella facoltà di Scienze poliiche di Cagliari, è seduto nell’aula numero sei del palazzo univesitario di viale Fra Ignazio. Di fronte a lui c’è una studentessa che si corregge e poi risponde adeguatamente, sempre in sardo variante campidanese, a tutte le altre domande. Alla fine Giuliana Pillolla vedrà segnare un trenta sul suo libretto. Ieri mattina si sono svolti gli esami del primo corso ufficiale in lingua sarda di un insegnamento universitario.
 «Anche altre volte - ha spiegato poco prima Loy - ci sono stati esami che lo studente ha potuto sostenere in limba ma questo è il primo corso interamente svolto in sardo». Il docente di Diritto del lavoro, la mattina faceva le lezioni in italiano e, la sera, in campidanese: «Prima, naturalmente, l’ho comunicato al consiglio di facoltà».
 In Sardegna esiste una legge che «permette di rivolgersi alla pubblica amministrazione in sardo» e vi sono stati casi «di concorsi in cui si è dovuto chiamare un traduttore perchè uno dei commissari non conosceva la lingua locale». Loy, nella sua attività di docente, si rifà alla «Carta internaziionale per le lingue minoritarie».
 «Su sindacu», così il professore di Diritto appellava il primo cittadino nella scorsa consiliatura comunale di Cagliari, quando dai banchi dell’opposizione si rivolgeva al capo dell’esecutivo Emilio Floris. Stimato docente sia in campo nazionale che internazionale, Loy è coerente anche in famiglia: al figlio, che ha tre anni, parla in campidanese. «Credo - ha affermato - che quello che la lingua che abbiamo imparato da piccoli sia un qualcosa di importante e che la si debba trasmettere anche ai figli». E così il bimbo ora capisce e si esprime in sardo, in italiano e in spagnolo (la lingua della madre).
 Anche diverse altre volte Loy ha fatto entrare nell’ateneo l’uso della limba, «ma ho preferito non renderlo pubblico perchè non volevo sembrasse un qualcosa di folclorico». L’occasione di ieri, però, conclude l’iter di un atto ufficiale con una trentina di studenti che hanno seguito il corso e ascoltato le lezioni, oltre che in sardo campidanese, in arburense e in nuorese: le ultime due varienti da parte di Piera Loi ed Enrico Mastino, docenti della stessa matria in Giurisprudenza (e che hanno supportato Loy).
 Alla fine delle lezioni, gli studenti hanno risposto a una serie di domande, tra cui la comprensione delle altre varianti (con risposte affermative). «Deretu de traballu» è stato inoltre seguito sia da ragazze che ragazzi. Alcuni, come Alessio Asuni, già laureato in Giurisprudenza, hanno partecipato al corso perchè è bello «sentire questi argomenti in limba»; altre, come Denise Pisano, perchè «è molto interessante, inoltre gli stessi problemi di diritto mi sembra che si spieghino meglio in sardo»; oppure, come per Pierino Dessì, «perchè il campidanese è importante, anche per motivi di comunciazione durante il lavoro». Poi c’è anche lo studente di Ingegneria, come Ermes Riva che ha seguito le lezioni «in quanto si tratta di un fatto culturale interessante e insolito: un arricchimento»; e l’universitario di Lettere come Gian Carlo Secci, che rivela di voler fare «la prima tesi in sardo della mia facoltà: così ho fatto un po’ di esercizio».
 Intanto gli esami «de su traballu» continuano: «Cali tutela po’ sa discriminazioni e coment’esti discriminada sa femmina?». Al lato del professor Loy c’è Franco Meloni, dirigente amministrativo dell’ateneo cagliaritano e responsabile dello sportello per la lingua sarda dell’università, che ha appoggiato l’iniziativa di Scienze politiche «perchè è importnate che si chistionidi in limba».
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Nuoro
«All’università serve l’aiuto di tutti» 
Mastino: per difendere la sede di Nuoro bisogna creare strutture all’altezza 
Istruzione. Il pro rettore dell’ateneo sassarese risponde alla lettera del sindaco 
 
 NUORO. «I corsi di Nuoro hanno ragione di esistere soltanto nella misura in cui qualificheranno l’offerta formativa e la collegheranno alla ricerca ed alle vocazioni locali, solo se il territorio sarà reso più ricco per la presenza stabile di docenti, laboratori, centri di ricerca. Per ottenere risultati significativi occorre che i Consorzi, le Fondazioni, i Comuni, le Province, la Regione garantiscano risorse adeguate agli standard qualitativi necessari, liberando l’Ateneo da qualunque tipo di intervento finanziario». Parole del pro rettore dell’università di Sassari (e concorrente per le prossime elezioni a rettore) Attilio Mastino. Che prende carta e penna e risponde alla lettera che il sindaco di Nuoro Mario Zidda gli aveva scritto nei giorni scorsi. «Non intendo nascondere - scrive Mastino- la preoccupazione per un futuro denso di incognite e di minacce all’autonomia universitaria soprattutto in un’isola come la Sardegna, con gravissimi tagli alle risorse che si intravedono all’orizzonte. Per il Nuorese - continua il preside del dipartimento di storia - avevamo tutti concepito la speranza di un grande investimento fatto di spazi, di risorse, di docenti, di studenti, soprattutto di una scelta culturale alta e di qualità, sostenuta dalla concordia delle forze politiche e dalla rapidità degli interventi. Viceversa la nascita dei corsi universitari in alcune realtà è stata accompagnata da evidenti ritardi delle pubbliche amministrazioni e ha rischiato di innescare un’ulteriore chiusura, un ripiegamento, una limitazione ed un impoverimento; non sempre le sedi gemmate hanno avuto adeguata stabilità ed hanno potuto offrire agli studenti la possibilità di seguire dibattiti e convegni, di fruire di servizi come biblioteche, mense, impianti sportivi; spesso le attività universitarie hanno drenato preziose risorse che sarebbero potute essere meglio orientate verso lo sviluppo». «I risultati fin qui conseguiti nella didattica - sottolinea Mastino - non sono esenti da ombre e l’immagine stessa delle due Università sarde in qualche caso ne ha risentito pesantemente. Credo che vada ripensata tutta la politica delle gemmazioni. Per il futuro occorre contenere al massimo la politica delle gemmazioni garantendo la piena sostenibilità nel tempo, evitando sprechi, diseconomie e duplicazioni».
 «Ci muoviamo in un quadro pieno di vincoli - spiega Mastino - personalmente considero l’esperienza nuorese avviata quasi vent’anni anni fa come un tentativo generoso dell’Università di mettersi al servizio del territorio per lo sviluppo delle zone interne, nel momento in cui si apriva la prospettiva del Parco del Gennargentu. Un’esperienza che non possiamo abbandonare, ma riqualificare soprattutto alla luce dell’ornai imminente disegno di legge di riforma delle università italiane che sarà pubblicato nelle prossime settimane, che subordina la programmazione organica del sistema universitario ad un rapporto diretto con le autonomie locali. Dobbiamo avviare una riflessione che coinvolga la Regione e il sistema delle autonomie, per programmare, pianificare e valutare. Con un metodo nuovo, sono fiducioso che si apriranno nuovi spazi di collaborazione e di integrazione e che la presenza universitaria a Nuoro potrà essere adeguatamente difesa».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Con «Darwin e il darwinismo» tra biologia, pensiero e ricerca 
CONFERENZA Appuntamenti ad Agraria 
 
SASSARI. Oggi alle 15,30, nell’aula Barbieri della facoltà di Agraria, secondo appuntamento su «Darwin e darwinismo», un ciclo di conferenze promosso dalla facoltà di Agraria in collaborazione con docenti delle facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, di Veterinaria e di Medicina, organizzato per la ricorrenza dei 200 anni della nascita di Charles Darwin e dei 150 anni dalla pubblicazione de «L’origine delle specie».
 Le conferenze hanno lo scopo di mettere in evidenza l’importanza della teoria darwiniana sulla biologia moderna e, più in generale, l’impatto sul pensiero e sulla ricerca scientifica contemporanea.
 La teoria dell’evoluzione di Darwin ha rivoluzionato ogni ramo delle scienze naturali, ma ha anche influenzato - in campo letterario, filosofico e religioso - ogni pensatore per le sue implicazioni sulla natura della vita: evoluzione, varietà, selezione, adattamento, Dna, competizione ed eredità sono concetti che rientrano nella nostra cultura e direttamente collegati alle domande fondamentali riguardo all’origine dell’uomo e alla sua evoluzione.
 La prima conferenza della serata sarà del professor Edoardo Boncinelli, dell’Università Vita-Salute di Milano, e tratterà queste problematiche e riguarderà in particolare: “La teoria dell’evoluzione ieri e oggi”.
 Il secondo intervento sul tema: “La trasmissione della cultura tra Lamarck e Darwin” sarà del professor Antonello Malavasi, dell’Università di Sassari. Parte dalla considerazione che il neo-darwinismo afferma che l’enorme diversificazione degli organismi si può spiegare attraverso una continua produzione di individui diversi, causata dalla mutazione e dalla ricombinazione genetica e da un meccanismo di selezione naturale che opera su tutti gli individui di ciascuna specie. Negli ultimi 200 anni nessuno ha mai dimostrato che esista un’ereditarietà di un carattere acquisito durante la vita. Secondo alcuni autori, che accettano la teoria biologica della trasmissione genetica, esiste nell’ambito della trasmissione culturale una modalità che ricalca l’idea lamarckiana di trasmissione dei caratteri acquisiti.
 Partendo da queste premesse, il professor Malavasi argomenterà contro questa ipotesi, cercando di dimostrare che anche la trasmissione della cultura segue una modalità darwiniana che procede, come nel campo biologico, per tentativi e eliminazione degli errori. Nel campo biologico i tentativi sono le mutazioni, nel campo culturale sono le proposte di nuove teorie.
 
 

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