Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 December 2008
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio Stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 12 – Cronaca di Cagliari
proteste a Tuvixeddu
Gli studenti: «Schierati dalla parte degli operai»
   
Le proteste a Tuvixeddu non volevano essere una provocazione, e non erano contro gli operai ma contro «lo scempio che si sta producendo del sito archeologico». A parlare sono gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia che venerdì scorso hanno organizzato un sit-in davanti al cantiere della Coimpresa. I ragazzi puntualizzano che «gli operai non costituiscono la controparte rispetto alla protesta. Anzi sono la categoria più debole tra quanti sono oggi impegnati in quei lavori». Gli studenti aggiungono come sia stata una manifestazione pacifica e smentiscono di aver incontrato alcun operaio. Le uniche persone viste sarebbero state due guardie giurate «che non sono state aggredite né colpite da calci o pugni e che avrebbero a loro volta aizzato gli autisti contro i manifestanti».

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cronaca
Dopo il ritiro della Provincia dal consorzio di promozione 
«Il Consiglio decida sull’università» 
Mozione urgente dei gruppi dell’Udc e di «Città in Comune» 
 
NUORO. Mozione urgente sulla Università nuorese dopo la proposta della Provincia di Nuoro di istituire una Fondazione. A firmarla sono i consiglieri comunali di opposizione della «Città in Comune» e dell’Udc che chiedono una seduta monotematica di consiglio comunale. Gli stessi partono da «quanto dichiarato» dall’assessore alla Cultura e all’Università in occasione della seduta consiliare dell 8/7/2008 - scrivono i firmatari - e dall’impegno di portare all’attenzione del Consiglio, nel più breve tempo possibile, una piattaforma di discussione per un’attenta e lucida definizione del percorso». Udc e Città in Comune considerano e ricordano che questo impegno è stato preso dalla Giunta e dalla intera maggioranza «che allora, su un argomento così importante, aveva preferito rinunciare alla discussione e abbandonare l’aula».
 Gli stessi inoltre ritengono che il problema Università sia urgente e «non più dilazionabile». E che tale questione rappresenta l’obiettivo strategico della città di Nuoro e «un’occasione di riscatto e di sviluppo, forse l’unica possibile» per tutta la Sardegna centrale.
 Preso atto infine del mutato quadro normativo e delle note difficoltà economiche dell’Università nuorese, che hanno portato alla «chiusura di alcuni corsi di laurea» rendendo oltremodo incerto il futuro di questa istituzione e vista la proposta del presidente della Provincia di Nuoro tesa a «sostituire il consorzio universitario con una Fondazione» cui hanno aderito convinti numerosi soggetti pubblici e ritenuto che Regione, Provincia, Comune di Nuoro e Comuni del circondario debbano fare fronte comune in quella che appare oggi come la sola proposta in campo per rilanciare l’Università nuorese ed evitarne la chiusura. Tutto ciò premesso i due gruppi chiedono «al fine di decidere se aderire alla Fondazione» come proposto dalla Provincia «o ad altre iniziative» che rilancino con convinzione la questione con un dibattito politico amministrativo sull’argomento Università a Nuoro.
 La riunione del consiglio comunale che dovrebbe essere monotematica potrebbe riservare anche calmorose sorprese politiche.
 La nota che contiene la mozione urgente è firmata da Giuseppe Tupponi, Francesco Fadda, Luigi Floris, Paolo Manca, Pierpaolo Saba. Roberto Capelli, Filippo Cambedda e Paolo Manca. In sostanza i consiglieri di due gruppi di opposizione che da tempo lavorano a un progetto comune.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Cultura e Spettacoli
Sassari, la presentazione del libro «Dio ride» di Elisabetta Chicco Vitzizzai 
Discriminazione, muro invisibile 
Dalle leggi razziali del 1938 all’odio contro gli ebrei 
MARTA VIRDIS 
 
SASSARI. A settanta anni dalla promulgazione delle Leggi razziali fasciste (1938), si continua a parlare di discriminazione contro i popoli, i deboli, i diversi. Perché la storia odierna è tristemente simile a quella del passato e quindi argomenti come l’intolleranza e il pregiudizio riempiono sempre le pagine dei giornali. O sono fonte d’ispirazione per gli scrittori del presente. Come è accaduto a Elisabetta Chicco Vitzizzai, autrice del romanzo «Dio ride», dal quale preso spunto l’incontro «Le persecuzioni di ieri e di oggi. Muri invisibili difficili da abbattere», organizzato nei giorni scorsi dal Centro Studi Urbani dell’Università di Sassari. Il volume, ambientato nella Torino del’52 e ispirato a esperienze di vita vissute da conoscenti della scrittrice, narra le vicissitudini di Daniel Avigdor, ebreo di vent’anni, vittima dell’antisemitismo, oltre che simbolo della lotta contro la ghettizzazione umana. «É un libro utile - spiega la docente Antonietta Mazzette, coordinatrice del dibattito - perché fa riflettere anche sulle attuali persecuzioni, come quelle dei cristiani in India o delle donne vittime di violenze». Oggi i casi di emarginazione si riscontrano ovunque, anche tra le minoranze etniche che vivono a Sassari dove, come dimostra un’inchiesta condotta dagli studenti di Scienze Politiche «gli stranieri si trovano spesso dinnanzi a barriere difficili da superare». La lingua, il cibo, l’istruzione e l’indifferenza, ad esempio, sono “muri” talmente insormontabili che spingono i cinesi a stringere rapporti di amicizia soltanto con i connazionali. Per le badanti dell’est europeo i muri sono le case dove vivono e lavorano, e dalle quali escono soltanto di rado per trascorrere qualche ora d’aria nei giardini comunali. Poi ci sono le mura dei preconcetti, costruite da coloro che guardano storto chi appartiene a una cultura differente dalla propria o chi ha la pelle nera piuttosto che gialla o bianca. E, come evidenzia il giornalista Giacomo Mameli, leggendo alcuni brani del testo, il silenzio e l’intolleranza sono gli ostacoli dinnanzi ai quali si trova anche il giovane protagonista del romanzo, costretto a vivere isolato in quanto individuo stigmatizzato come «eluso, allontanato, estraniato». Vivere nel ghetto significa appartenere a un mondo a parte, diviso dal resto della città dove ad alcuni non è dato modo di circolare liberamente o di accedere ai comuni esercizi commerciali, quasi sempre vietati ai cani e agli ebrei. «Il dramma esistenziale dei perseguitati - spiega la docente di storia contemporanea, Albertina Vittoria - è dato da una fantomatica diversità e inferiorità razziale, in base alla quale viene proibito loro di esercitare determinate professioni, di andare a scuola, o di fare il servizio militare. Un po’ come imponevano i provvedimenti contenuti nel Manifesto della razza del 1938 - nel quale si proclamava l’esistenza di varie specie umane, si assimilava la razza italiana a quella ariana e si decretava che la popolazione ebraica fosse diversa da quella italiana - o la Carta di Verona del 1943, che identificava gli ebrei come stranieri e appartenenti a una nazionalità nemica. Gli strascichi e le conseguenze di questi documenti storici irrompono anche nella trama del racconto, non appena il protagonista raggiunge la consapevolezza di aver perso la famiglia, la madre, vittima delle persecuzioni, e persino il nome.
 Il dramma individuale di Daniel è simile a quello vissuto da altri milioni di ebrei, vittime di deportazioni, sterminati nei campi di concentramento. «Eppure, è incomprensibile come un popolo capace di integrarsi sia diventato oggetto di discriminazione - dice Vitzizzai - Una situazione analoga è quella che tuttora si riscontra - in alcuni ambienti maschilisti - anche sulle donne, spesso vittime innocenti e immotivate di violenza, infibulazione, soggiogamento». Ma perché ciò accada è difficile da comprendere, anche per l’uomo che pensa e al quale, però, sfugge sempre la realtà dei fatti, tanto che, come recita il proverbio ebraico che dà il titolo al libro «L’uomo pensa, Dio ride».
 
 

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