Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 December 2008
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa

L'UNIONE SARDA
1 - Università e ricerca, un'occasione storica, editoriale di Gaetano Di Chiara
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Privilegi e sprechi da tagliare
Università e ricerca, un'occasione storica
di Gaetano Di Chiara  
 
L'università è in trincea. La protesta degli studenti per i tagli, se ha posto il problema dell'università all'attenzione del paese, ha finito per scoperchiare la pentola. Il resto lo hanno fatto i mass-media, che hanno amplificato, e anche esagerato, i mali della nostra università. Adesso anche gli studenti hanno capito che non basta eliminare i tagli e che è necessario cambiare. Così, paradossalmente, l'attuale crisi si è tramutata nell'opportunità unica di far cadere antichi privilegi e consolidate abitudini e attuare finalmente una riforma profonda dell'università e del finanziamento della ricerca.
Questo è ciò che ha sostenuto, all'incontro sulla ricerca scientifica organizzato dal Gruppo 2003, un'associazione tra i più citati ricercatori italiani, il rettore Decleva, presidente della conferenza dei rettori (CRUI). «Ora o mai più», ha detto Decleva: bisogna sfruttare questo momento, in cui la crisi ha indebolito il potere delle corporazioni, per cambiare l'università. Anche gli studenti hanno chiesto una riforma profonda: l'attribuzione dei finanziamenti direttamente ai gruppi che se li meritano; l'abolizione del sistema dei crediti e del 3+2, cioè, delle lauree brevi. Questo sistema, inteso ad allineare l'Italia con il resto dell'Europa, non è necessariamente migliore del vecchio sistema a ciclo unico ed è significativo il fatto che proprio le lauree professionalizzanti a circolazione europea, come quelle in Medicina, Farmacia e Ingegneria edile, sono a ciclo unico.
Ma il nodo centrale rimane quello del merito ed è straordinario che proprio Decleva, il rappresentante dell'organismo, la CRUI, che più d'ogni altro ha avversato riforme volte a legare i finanziamenti alla valutazione della ricerca, si sia ora detto pronto ad introdurre tutto ciò che possa servire ad imprimere una svolta meritocratica all'università.
Nel sistema italiano, a differenza di altri sistemi, come quello francese, è l'università la sede primaria della ricerca. In Italia infatti non esiste quella divisione di compiti per cui la didattica è dell'università e la ricerca di enti statali (CNRS, INSERM). In Italia il docente universitario è anche, e soprattutto, un ricercatore. Questo non vale solo per i docenti delle discipline scientifiche e letterarie, ma anche per quelle dichiaratamente professionalizzanti. Ciò pone la valutazione individuale e collettiva della ricerca al centro di qualsiasi riforma dell'università italiana, da quella del reclutamento e selezione dei docenti, a quella della cosidetta offerta formativa , cioè dei corsi di laurea, dei dottorati di ricerca, dei master e delle scuole di specializzazione.
Per esempio, logica vorrebbe che le risorse e le borse di studio per i dottorati di ricerca siano attribuiti non a pioggia ma sulla base di una valutazione di aspetti sostanziali, come la presenza di un corpo docente in numero adeguato e scientificamente valido. Succede invece che certi dottorati di ricerca siano tenuti da docenti che non fanno ricerca. L'Università di Cagliari, per esempio, non possiede un razionale sistema di valutazione dei dottorati.
Ciò dimostra che in attesa di una riforma nazionale, esiste la possibilità concreta e immediata di una riforma locale che instauri il principio del merito, valutato attraverso parametri bibliometrici, integrati dalla peer review, cioè dal giudizio di una commissione di esperti esterni e indipendenti.
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 11 – Cronaca di Cagliari
Progetto “Spin-off”
Imprese innovative: in arrivo contributi per 40 neolaureati
   
Creare un'alternativa ai tradizionali sbocchi occupazionali basati sul lavoro subordinato, sviluppando una mentalità imprenditoriale in grado di stimolare i neolaureati a trasformare in business le loro idee più innovative. Questo il principio ispiratore di “Spin-off”, progetto pilota realizzato dalla Facoltà di Economia dell'Università di Cagliari e finanziato mediante fondi Pon (60 mila euro circa). Destinatari dell'iniziativa una quarantina di giovani dottori di età non superiore ai 35 anni.
LE IDEE Nei mesi scorsi, un'apposita commissione composta da docenti universitari e rappresentanti del mondo imprenditoriale ha selezionato le migliori 20 idee. Successivamente è stato attivato un percorso di formazione manageriale dei neodottori e di assistenza per l'elaborazione del business plan. Nell'ultima fase c'è stata un'ulteriore scrematura dei candidati e un gruppo di esperti ha selezionato le migliori 10 idee assistendo i finalisti nello start-up (ossia la fase di trasformazione dell'idea in impresa).
LE BORSE A conclusione del progetto sono state erogate 4 borse dell'importo di 4.500 euro ciascuna, come primo sostegno alle idee ritenute più innovative. La cerimonia di premiazione si è tenuta martedì scorso nell'aula magna della Facoltà di Economia in presenza del presidente Aldo Pavan e dei docenti che hanno curato le varie fasi del progetto: Roberta Lotti (Direzione Orientamento) e Patrizia Mureddu (prorettore per la didattica nonché responsabile scientifico del Pon).
I PROGETTI La coppia Giuseppe Diana-Sara Medda ha presentato il progetto “Indagini non distruttive per la diagnostica delle strutture monumentali, dei collaudi dell'ingegneria e della geotecnica”. Alessandra Pelliccia ha pensato a una “libreria integrata dotata di servizi internet e spazi per la vendita di libri usati, presentazione di testi, didattica ed educazione dei bambini, con un'area giochi e uno spazio per feste di compleanno”.
Gabriele Scanu invece vorrebbe predisporre “itinerari turistici multimediali e guide elettroniche dotate di audio e video con dispositivi Gps”, mentre Giuditta Sireus, Stefania Cuccu, Emanuela Massa e Alessia Melis hanno elaborato dei “percorsi turistici culturali teatralizzati e laboratori di didattica da realizzare nel Comune di Villacidro e nel Medio Campidano”. ( p. l )
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 11 – Cronaca di Cagliari
formazione
Nuovi corsi d'inglese al Centro linguistico
   
Fino a giovedì 18 dicembre resterà aperto il bando “Sardegna speaks english” al Centro linguistico d'Ateneo.
Attraverso i finanziamenti della Regione, si potranno frequentare gratuitamente corsi d'inglese generale (80 - 100 ore) e specialistico (50 ore). I contributi 2008-2009, volto ai Centri di Cagliari e Sassari, permetterà di organizzare i corsi per l'intero arco del prossimo anno.
PIÙ ORE Tra le novità del nuovo programma, il numero di ore dei corsi di inglese generale passa da 80 a 100. Inoltre, si dà la possibilità agli studenti meno preparati di frequentare più corsi. Non solo. Con questo ultimo bando, verrà introdotto il colloquio con il docente, che dovrà confermare il livello di competenza risultante dal test di piazzamento al computer.
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 12 – Cronaca di Cagliari
Università
Sardegna speaks english: bando riaperto
   
È stato riaperto sino al 18 dicembre il bando Sardegna speaks english del Centro linguistico d'ateneo, che consentiranno di frequentare gratuitamente corsi d'inglese generale (80 - 100 ore) e specialistico (50 ore) per tutto il 2009.
Tra le novità del nuovo programma, il numero di ore dei corsi di inglese generale che passa da 80 a 100 (venendo così incontro alla richiesta dei docenti Cla). Inoltre si dà la possibilità agli studenti che partono dai livelli più bassi di frequentare più corsi. Per potere essere collocati correttamente nei diversi corsi, gli studenti affronteranno un colloquio con i docenti.
Per quanto riguarda i corsi specialistici (inglese per il business ed il turismo, medicina, tecnico-informatico, accademico), l'esperienza acquisita nel corso del 2008 ha consentito al Centro linguistico d'ateneo di affinare le tecniche di insegnamento e i materiali, sulla base anche delle indicazioni delle Facoltà e degli studenti stessi.
Nel corso del 2008 sono stati organizzati a Cagliari oltre 150 corsi ed i docenti prevedono di confermare gli stessi numeri.
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 15 – Sulcis
Iniziativa davanti al centro commerciale di Iglesias
Gli studenti raccolgono le firme per salvare l'Università di Monteponi
   
Non si fermano neppure la domenica. Gli studenti del polo universitario di Monteponi, ieri mattina, hanno iniziato la raccolta di firme per opporsi allo smantellamento dei corsi di laurea. «È intanto un modo per sensibilizzare tutti i cittadini al problema», spiega Cinzia Pateri, rappresentante degli studenti, mentre invita a firmare davanti all'ingresso di un supermercato. «Le firme - aggiunge - saranno inviate a tutte le istituzioni competenti, Regione in testa, per dimostrare quanto sia importante la presenza del polo universitario nel territorio». Un'importanza, ormai è assodato, che varca i confini territoriali visto che da anni l'Università del Sulcis Iglesiente ospita nella sede di Bellavista iniziative scientifiche e culturali di carattere internazionale. Quella della raccolta di firme è soltanto una delle iniziative di mobilitazione che gli studenti hanno programmato. Già da oggi si riuniranno in assemblea permanente e contano di incontrare i rappresentanti delle istituzioni locali, dagli amministratori comunali a quelli provinciali.
La mobilitazione degli iscritti alle facoltà di Scienza dei materiali, Ingegneria ambientale e Informatica non è mai cessata, ma ha ripreso maggiore intensità da qualche giorno. Da quando, in particolare, il Consiglio dei docenti di Scienza dei materiali si è espresso per il trasferimento, dall'anno prossimo, del primo anno del corso universitario a Cagliari. Così come già accaduto quest'anno per il primo anno di Ingegneria ambientale che, non avendo più matricole, andrà ad esaurimento. Una decisione non vincolante, ma molto importante quella dei docenti, che ha creato grande preoccupazione. A causarla è l'incertezza che gravita intorno al Polo universitario di Monteponi che potrebbe avviarsi progressivamente verso la chiusura. Un timore che cresce giorno dopo giorno, anche a causa del continuo slittamento della riunione del Cda del Consorzio Ausi (formato da comuni, Provincia e aziende) per mancanza del numero legale. (c. s.)

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cronaca
Il presidente della Provincia ipotizza un ricorso al Tar 
Fondi per l’università: Onida attacca la Regione 
 
ORISTANO. La Giunta Regionale non ha ancora deciso la ripartizione riparto dei 6 milioni di euro previsti nella Finanziaria 2008 a sostegno dell’Università diffusa nel territorio della Sardegna.
 Il presidente della Provincia, Pasquale Onida, si dice preoccupato per il ritardo che interessa la prosecuzione e conclusione dei corsi universitari già avviati nelle sedi gemmate degli Atenei di Cagliari e Sassari.
 In una nota Pasquale Onida ricorda come l’Intesa tra la Regione Sarda, la Provincia e il Comune di Oristano preveda il sostegno regionale al curriculum di Archeologia subacquea dell’Università di Sassari presso la sede di Oristano. «Si attende - dice Onida - che la divisione del finanziamento assicuri, secondo lo spirito e la lettere della legge, il proseguo e la conclusione di corsi di Oristano, compreso quello di Archeologia subacquea, unico in Italia e che assicura una rilevante risorsa intellettuale, professionale e scientifica. Una valenza, peraltro, riconosciuta da Carlo Mannoni nel momento in cui era assessore ad interim della cultura e pubblica istruzione in una lettera che ebbe a scrivere al Magnifico Rettore dell’Università di Sassari».
 Il presidente della Provincia mette comunque le mani avanti e dichiara che, se la Giunta regionale escludesse i finanziamenti per Archeologia subacquea, la Provincia impugnerà il provvedimento di fronte al Tar Sardegna.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cultura e Spettacoli
La passione di un intellettuale del profondo Sud 
Il grande studioso ed etnologo insegnò anche nell’ateneo di Cagliari 
SANTE MAURIZI 
 
«Basso di statura, napoletano di origine e di costumi, ma dotato di freddi occhi azzurri in forte contrasto con la sua napoletanità, De Martino era un geniale pensatore e ricercatore». In quelle lievissime «Confessioni di un ottuagenario» (Donzelli, 2003) che ripercorrono figure e avvenimenti di un Novecento culturale italiano che ingigantisce con la distanza, Cesare Cases ricorda la frequentazione con l’etnologo napoletano. Esule per varie università («grazie a intrighi accademici di carattere nepotistico») Cases approda a Cagliari chiamato appunto da Ernesto De Martino alla fine degli anni cinquanta per insegnare letteratura tedesca: «A Cagliari era f.f. (facente funzione) di Preside della facoltà di Magistero. All’f.f. ci teneva molto, rientrava nei suoi aspetti simpatici di avversione alla burocrazia accademica». Era «uno dei pochissimi etnologi italiani, certo il più brillante».
 Insegnavano a Cagliari in quegli anni nomi illustri della cultura umanistica: Giuseppe Petronio, Pietro Rossi, Paolo Rossi Monti, Cesare Vasoli, Mario Baratto, Pio Baldelli. De Martino vuole accanto a sé giovani studiosi continentali (Alberto Mario Cirese, Clara Gallini) e contribuisce a formare una generazione di isolani (Giulio Angioni, Placido Cherchi).
 «A differenza di noialtri letterati - ricorda Cases - aveva forti convincimenti e voleva interessare alla sua disciplina chiunque gli prestasse orecchio, me compreso, che altrimenti non me ne sarei occupato». È questa contagiosa passione a costituire forse il dato più caratteristico di De Martino, di cui oggi ricorre il centenario della nascita.
 Figlio di un ingegnere delle ferrovie, si laurea nel 1932 con Adolfo Omodeo con una tesi in storia delle religioni sugli scongiuri. Il rapporto con lo storicismo e la filosofia di Benedetto Croce caratterizzerà i primi anni di ricerca pur nella difficile conciliazione del proprio campo di indagine con discipline che il filosofo napoletano aveva praticamente ignorato.
 Contro quello che definirà «storicismo pigro e sermoneggiante» sono già i primi lavori (i diversi contributi nella rivista di Raffaele Pettazzoni «Studi e Materiali di Storia delle religioni», il primo volume pubblicato nel 1941, «Naturalismo e storicismo nell’etnologia»), quelli del pionieristico interesse per l’intreccio fra psicologia, pratiche magiche e sciamanismo. Ma è «Il mondo magico» (1948) a costituire un vero momento di svolta. Anzitutto nell’introduzione della categoria della «crisi della presenza», il rischio per l’uomo dell’annullamento da parte di forze incontrollabili, una ferita dell’io che la magia cicatrizza e rassicura. La crisi ha un carattere storico, non metafisico, che non è possibile ignorare né cancellare dall’orizzonte umano. Da qui l’affermazione della storicizzabilità delle categorie crociane, e al tempo stesso del definitivo allontanamento da quella tradizione che a partire dal fiorire di ricerche a cavallo tra otto e novecento aveva caratterizzato l’etnologia nel segno tutto italiano dell’erudito di provincia: innervato di cultura filosofica, appunto, che nel nostro paese allora non poteva non dirsi crociana; allontanamento a favore del riconoscimento di un’autonomia disciplinare e storiografica degli studi antropologici. A favore, soprattutto, della «ricerca sul campo», nella quale De Martino sarà maestro. Svolta anche editoriale e culturale più in generale. Il lavoro con Pavese per la realizzazione della collana viola Einaudi (inaugurata appunto dal «Mondo magico») aprì una finestra, con l’inopinata apertura all’irrazionalismo e al mito, nella cultura italiana dell’immediato dopoguerra, costretta alla disputa fra cattolicesimo e idealismi crociano e marxista.
 La definizione dell’operare scientifico di De Martino procedeva in quegli anni di pari passo con l’esperienza di militante politico. Segretario di federazione del Psiup, poi del Psi, in Puglia, aderisce nel 1950 al Partito Comunista. Il contatto diretto con i problemi del meridione contadino, l’incontro con l’opera (e le persone) di Carlo Levi e Rocco Scotellaro, la pubblicazione nel 1948 dei Quaderni dal Carcere di Antonio Gramsci contribuiscono a definire l’orizzonte del suo operare nella serie di leggendarie missioni etnografiche in Lucania e Salento con una «squadra» irripetibile: il fotografo Franco Pinna, l’etnomusicologo Diego Carpitella, il critico d’arte Marcello Venturoli. Per la prima volta in Italia la cinepresa, il magnetofono, la macchina fotografica, vengono impiegati secondo un progetto organico di ricerca. Sono gli anni di pubblicazione di «Sud e magia», «Morte e pianto rituale nel mondo antico», «La terra del rimorso». Sono gli scritti che contribuiscono a definire l’originalità dell’antropologia italiana nel senso di una disciplina non neutra, calata fortemente nel vivo della procedere storico. Che equivale, in quegli anni, a registrare l’impatto della modernità con il mondo «primitivo» delle classi subalterne.
 De Martino muore di tumore a cinquantasette anni, nel 1965. È ancora Cases a riassumere il cordoglio per la precoce scomparsa: «Molti (tra cui io) sono ancora persuasi che con lui sia andata perduta la maggior tempra di pensatore del Novecento italiano».
 
 

Questionnaire and social

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