Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 November 2008
Rassegna quotidiani locali
A cura dell'Ufficio Stampa
 L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 17 - Economia
L'Università di Cagliari ha attivato il servizio di “job placement” per venire incontro ai neo laureati
Un “trampolino” per il lavoro
Lo sportello potrà essere utile anche alle aziende  
Ampia gamma di interventi e tirocini a cui possono accedere anche i laureandi.
Possibile candidarsi entro il 10 dicembre prossimo. Prevista l'erogazione di 250 borse di studio
 
Un trampolino di lancio dopo la laurea: questo il ruolo dello sportello lavoro (all'inglese job placement) attivato nei giorni scorsi dall'Università di Cagliari. L'obiettivo è duplice: da una parte quello di facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro di laureandi e laureati e dall'altra quello di favorire la soddisfazione dei fabbisogni professionali delle aziende locali. La direzione “Orientamento e comunicazione” dell'Ateneo ha attivato il servizio seguendo il programma Fixo (Formazione e innovazione per l'occupazione) promosso e sostenuto dalla direzione generale per le politiche per l'Orientamento e la formazione del ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. Il programma è stato infine realizzato con la collaborazione tecnica di Italia Lavoro Spa.
SERVIZI Lo sportello offre un'ampia gamma di servizi tra cui informazioni ai laureati e ai laureandi sui contratti di lavoro e sulle pari opportunità, assistenza nella redazione del proprio progetto professionale e nei percorsi di inserimento lavorativo, attivazione e gestione dei tirocini, modulistica e pratiche amministrative dei profili professionali e delucidazioni sui servizi erogati. Fornisce infine supporto alle aziende del territorio nella ricerca di personale utilizzando la banca dati laureandi-laureati, pubblicando annunci di lavoro e analizzando i fabbisogni professionali.
TIROCINI Lo sportello lavoro consentirà a giovani e aziende di attivare tirocini fino al 10 dicembre prossimo. Per candidarsi è necessario essere laureati all'Università di Cagliari da non oltre 18 mesi o laureandi a cui sia stato assegnato il titolo della tesi o abbiano maturato 150 crediti formativi per le lauree di primo livello e 100 per quelle di secondo livello. Il programma prevede l'erogazione di 250 borse del valore di 200 euro lordi mensili per tre mesi e di 55 rimborsi dell'importo massimo di 2.300 euro a favore delle strutture ospitanti che procedano all'inserimento lavorativo del tirocinante con un contratto della durata di almeno un anno. L'attribuzione delle borse per i tirocinanti avverrà in base all'ordine di attivazione del tirocinio e, per l'azienda, in base all'ordine di inserimento lavorativo del tirocinante. Il servizio fornisce alle imprese l'opportunità di individuare i neolaureati più vicini alle figure professionali richieste attraverso: informazioni sull'istituto dello stage; pubblicazione delle offerte di tirocinio; gestione amministrativa; assistenza in itinere; preselezione dei candidati attraverso estrazione dei curricula dalla banca dati laureandi-laureati; valutazione successiva dei percorsi formativi.
INFORMAZIONI Per saperne di più è possibile rivolgersi allo Sportello Lavoro “Job Placement” della direzione orientamento e comunicazione, in via Ospedale 121 a Cagliari, il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 12.30 o telefonare il martedì e giovedì dalle 10.30 alle 13 ai numeri 070.6758749 e 070.6758772. Il numero di fax è 070.6758402 (sito internet http: //www.unica.it sezione orientamento e occupazione ; indirizzo e-mail: orientamento@amm.unica.it ).
ALESSIA CORBU
2 – L’Unione Sarda
Esteri – pagina 12
Il convegno Raccolti mille documenti
Ebrei nell'isola, forte presenza
   
«Quando mi occupavo di scavi archeologici nel cuore di Cagliari mi capitò di trovare due lucerne di chiara matrice ebraica, risalenti al settimo secolo dopo Cristo. Una tra le rovine romane di via Sauro e l'altra nella chiesa di Sant'Agostino. Piccole, ma importanti testimonianze che documentano la continua presenza degli ebrei in città e in Sardegna»: un ricordo personale per l'assessore regionale alla cultura Maria Antonietta Mongiu, archeologa di lungo corso prima dell'impegno politico. Nel presentare il convegno internazionale su "gli ebrei in Sardegna nel contesto mediterraneo" ha voluto rimarcare le origini di questa presenza nell'Isola che risalgono all'epoca della Roma imperiale e perdurarono costantemente sino al 1492, anno dell'editto dei re cattolicissimi di Spagna che cacciarono dal loro regno tutti i giudei. Dunque, anche dalla Sardegna. Molti, però, rimasero nell'isola convertendosi o nascondendo la loro religione. Il migliaio di documenti studiati da Cecilia Tasca dell'università cagliaritana e raccolti un corposo volume, illustrato ieri durante il convegno, aprono una nuova luce sull'identità e la cultura degli israeliti "sardi".
Non ci fu mai una grande colonia, ma a ondate migratorie arrivarono e ripartirono nel corso dei secoli lasciando forti tracce a Cagliari e ad Alghero. Commercianti, uomini d'affari, notai, banchieri, artigiani, furono partecipi di una laboriosa e pacifica comunità che aveva le sue sinagoghe, abitava in belle case di pietra, gestiva negozi e traffici. Di questo si è cominciato a parlare a Palazzo Regio e poi al T-Hotel nel corso del convegno a cui partecipano, oltre agli specialisti sardi, una quarantina di studiosi provenienti dalle università di Venezia, Trento, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Pavia e dalle università di Tel Aviv, Barcellona, Saragozza, Cambridge, Montpellier, Lipsia e Toulouse. Il convegno, organizzato dal Dipartimento di studi storici dell'ateneo cittadino in collaborazione con le associazioni ebraiche in Italia e la Fondazione del Banco di Sardegna, continua sino a giovedì al T-Hotel.
In mattinata l'inaugurazione nella sala del consiglio provinciale: il presidente Graziano Milia ha fatto gli onori di casa, poi i saluti del presidente Renato Soru, del rettore Pasquale Mistretta e del professor Attilio Mastino per l'università di Sassari. All'assessore Mongiu il compito di illustrare l'impegno della Regione per questa iniziativa che nasce nell'ambito delle celebrazione dei "Sardi Illustri": in questi giorni la commemorazione di Giorgio Asproni a Bitti e a Sassari, prima ancora incontri su Francesco Cocco Ortu e Giomaria Angioy. «Oggi -ha detto la Mongiu - vogliamo ricordare l'opera del canonico Giovanni Spano che oltre ad essere considerato il padre dell'archeologia e della linguistica in Sardegna, fu un vero estimatore degli ebrei e a lungo insegnò Sacre Scritture, lingua e cultura ebraica nell'università di Cagliari».
Nel Settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali il pensiero degli studiosi va al professor Doro Levi, grande archeologo ebreo costretto all'esilio negli Stati Uniti dove collaborò con il governo americano per evitare i bombardamenti sulle zone monumentali. E dopo la guerra a Cagliari impedì la demolizione dell'anfiteatro romano.
CARLO FIGARI
3 – L’Unione Sarda
Nuoro – pagina 20
Università. Zidda chiede conto all'assessore regionale Mongiu dei corsi nuoresi
Caserma, ennesimo vertice a Roma
Il sindaco incontrerà domani il sottosegretario Cossiga  
Attesa per l'incontro di domani sulla realizzazione della nuova caserma di Pratosardo e la cessione dell'ex Artiglieria destinata a campus
 
Domani faccia a faccia a Roma tra il sindaco e il sottosegretario alla Difesa. Al centro dell'incontro la caserma di Pratosardo e il futuro del campus universitario da realizzare nell'ex Artiglieria. Prima che Mario Zidda arrivi nell'ufficio del sottosegretario Giuseppe Cossiga avrà un incontro con i vertici militari della Direzione generale della Difesa. Alla riunione partecipa anche il direttore generale della presidenza della Regione Fulvio Dettori.
L'ATTESA La cessione della caserma Loy e il progetto della nuova che dovrebbe ospitare 200-300 militari a Pratosardo è ancora una questione aperta. Nei mesi scorsi i vertici militari hanno presentato richieste di adeguamento del progetto originario che prevederebbero un aumento dei costi, ritenuto eccessivo dalla Regione che ha messo a disposizione un milione e mezzo di euro per adattare la struttura alle nuove necessità dell'esercito. Il sindaco ha già incontrato Cossiga lo scorso giugno.
L'UNIVERSITÀ Ora c'è attesa sull'esito del vertice per fugare i dubbi che attorno alla vicenda non mancano mai. Nel frattempo, il sindaco scrive una lettera all'assessore regionale alla Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu per chiedere conto sull'università nuorese, in particolare sugli impegni presi dagli atenei sardi. È la terza volta che Zidda prende carta e penna e scrive all'assessore che finora non ha mai risposto.
LA LETTERA «Malgrado i solleciti e i colloqui non è ancora pervenuta alcuna risposta nonostante i punti che lei ha posto a base dell'annunciata intesa siano da noi ampiamente condivisi e rispecchino il lavoro che stiamo svolgendo affinché a Nuoro si riesca a realizzare il polo universitario», sottolinea Zidda. Il sindaco chiede una parola chiara e certa sul coinvolgimento di un sistema a rete delle università sarde con Nuoro sede esclusiva di corsi di laurea di primo e secondo livello legati a scienze ambientali e dell'amministrazione, come pure sull'attivazione delle summer school , sulla realizzazione del campus e sul pieno rispetto dell'accordo di programma del 1992. «I fatti di quest'ultimo periodo riguardanti la scuola e l'università dimostrano come la condizioni di crisi - scrive Zidda - in cui versa la formazione in Italia vada affrontato con idee nuove e soprattutto con la creazione di un rapporto stretto tra la ricerca e il territorio, sia per favorire una ricerca di qualità che per creare un processo virtuoso di sviluppo».
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro – pagina 22
Bitti. L'annuncio al termine del convegno internazionale di studi conclusosi domenica
Una Fondazione nel nome di Asproni
All'università di Cagliari previsto un corso monografico  
Il Comune pronto a restaurare la casa natale dell'illustre deputato, protagonista del Risorgimentoi italiano: entro il mese l'avvio dei lavori
 
«Giorgio Asproni merita un'istituzione che porti il suo nome, un contenitore da riempire con studi sui grandi personaggi di Bitti». Con queste parole il sindaco Giuseppe Ciccolini annuncia il progetto d'una Fondazione, ovvero di un centro culturale che assieme all'eredità dell'opera asproniana valorizzi anche il pensiero di altri bittesi illustri, dal senatore Giuseppe Musio, contemporaneo di Asproni, a Michelangelo Pira. A conclusione del convegno internazionale dedicato ad Asproni, protagonista del Risorgimento e padre della democrazia repubblicana, Bitti guarda avanti con l'avvio di nuove iniziative. La più simbolica è il restauro della casa di Gorofai dove - secondo la tradizione - Asproni nacque nel dicembre del 1808.
LA CASA La vecchia abitazione in granito è stata acquistata di recente dal Comune che ha anche proceduto alla gara d'appalto. Entro il mese è previsto l'avvio dei lavori per strappare all'abbandono la modesta casa dove Asproni trascorse gli anni della sua vita prima di trasferirsi a Sassari e Cagliari per gli studi.
LA FONDAZIONE Il progetto più ambizioso è, invece, legato alla Fondazione. Il sindaco la presenta domenica alla platea riunita nel cineteatro Ariston, al termine di intense giornate di studio che hanno richiamato a Bitti accademici prestigiosi, giovani ricercatori di varie università italiane, concittadini e studenti del liceo scientifico “Pira”, protagonisti, assieme all'insegnante Gino Calvisi, di un lavoro teatrale in limba molto apprezzato dal pubblico. Ma prima dell'annuncio del sindaco, l'obiettivo è già nell'aria. Nella tavola rotonda coordinata da Bachisio Bandinu, Paolo Piquereddu, direttore dell'Istituto superiore regionale etnografico, che è custode di tante carte asproniane, ha un pensiero ai tanti bittesi di rilievo e suggerisce: «È giunto il momento in cui Bitti pensi a un autoriconoscimento della comunità». Lui propone un museo, capace di interconnettere gli esiti degli studi con il grande pubblico. Il bittese Raimondo Turtas, storico e gesuita, corregge subito: «Meglio un centro di documentazione».
NUOVI STUDI Giuseppe Continiello, dottorando dell'università di Cagliari, confessa il suo scetticismo sul museo. «La straordinarietà di Asproni sta nella sua attualità», dice esternando, assieme a Nicola Gabriele, la volontà di approfondire gli studi legati all'attività giornalistica del deputato di Bitti. Domenico Selis, docente della facoltà di Scienze politiche dell'ateneo cagliaritano, fa un altro annuncio. «Considerata l'importanza di Asproni, abbiamo deciso di inserire un corso monografico», dice proponendo anche l'opportunità di una biografia con i contributi di vari studiosi. L'interesse crescente verso il deputato di Bitti è condiviso dall'associazione Asproni di Cagliari che ha appena curato la pubblicazione degli atti del convegno di due anni fa. E ora a suo nome Gavino Angius mette in campo la raccolta dei discorsi parlamentari in modo da garantire una migliore divulgazione dell'opera asproniana. Le nuove prospettive di studio riempiono di gioia Tito Orrù, il maggiore studioso di Asproni e in quanto tale cittadino onorario di Bitti, presidente a Cagliari dell'istituto per la storia del Risorgimento e grande organizzatore, assieme al Comune, del convegno internazionale. A 200 anni dalla nascita Asproni, paladino di democrazia e libertà, ispira un varietà di iniziative. La Fondazione - spiega il sindaco - è un contenitore per studiare i grandi personaggi e anche per custodire l'antica biblioteca dei Cappuccini e i volumi della biblioteca popolare. «Asproni ci regala una comunità ritrovata», conclude Bandinu, quasi a benedire la stagione culturale vivificata dai quattro giorni del convegno e dalla impegnativa eredità di studi.
MARILENA ORUNESU

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Universitari e Onda spaccati sullo striscione troppo politico 
Momenti di altissima tensione davanti all’Università dove un cordone di carabinieri e poliziotti ha inizialmente impedito l’ingresso ai manifestanti, ma poi una delegazione è stata ammessa in Rettorato 
 
SASSARI. Il più castigato degli slogan nei confronti del governo? “Berlusconi sii carino, senza la ricerca avresti il parrucchino”. Ma ci sono anche quelli di impronta etnica “Bogades sas manos dae s’iscola publica”. Rumoroso, variopinto e composto, pur nella sua rabbia repressa nell’ironia, il corteo degli studenti che ha colto l’occasione della Giornata internazionale per il diritto allo studio per soffiare sul fuoco della protesta contro la riforma Gelmini.
 Ma la spaccatura che si era cercato di evitare sino all’ultimo tra il Coordinamento degli studenti universitari e il resto dell’Onda sassarese è emersa in tutta la sua evidenza dal numero inaspettatamente esiguo dei ragazzi delle superiori presenti alla manifestazione, partita da piazza d’Italia per via Roma e arrivata in piazza Università. Dove le forze dell’ordine hanno fatto cordone per evitare che i dimostranti entrassero nelle sale dell’ateneo. Qualche momento di tensione, ma dopo una breve trattativa la decisione di farli accedere, per dare vita a una riunione nell’anticamera del rettorato. Il Magnifico Maida non li ha ricevuti, ma aveva un alibi di ferro: non c’era.
 Saranno stati in 150 coloro che si sono mossi dal salotto buono dietro un’auto che sparava musica dei Subsonica, portando in trionfo un grande e simbolico cervello in cartapesta ed esponendo uno striscione che recitava come dovrebbe essere la scuola: gratuita, popolare, di massa, non sessista, non omofoba, laica, antifascista, sarda. Tutto bene tranne un aggettivo. Quell’antifascista pare non sia andato giù a qualcuno.
 «Il coordinamento delle scuole medie superiori - spiega Daniele Salis - si è staccato perché in disaccordo sull’uso di questo termine, considerato troppo politico. Affermano che questa non doveva essere una manifestazione con connotazioni politiche: ma perché dichiarare che l’istruzione debba essere antifascista e che questo impedisce a tutti gli studenti di partecipare. Ma quali studenti, i fascisti? Su questa cosa non siamo disposti proprio a trattare». E al microfono si ringraziano “i professori che hanno fatto sì che ci fossero più sbirri che manifestanti”: ma in effetti il corteo di carabinieri, poliziotti e vigili urbani che segue quello della scuola non è in proporzione imponente.
 «Da una parte spingono i ragazzi delle superiori alla protesta e poi gli impediscono di andare a manifestare, avvertendoli - per bocca degli stessi rappresentanti d’istituto, testimonia una liceale - che saranno strumentalizzati dai colleghi universitari per la loro vera battaglia: quella che vuole spingere il Rettore a prendere posizione sulla questione della riforma».
 “Beh, ma tutto sommato sono tranquilli, questi ragazzi” commenta una signora con la spesa, mentre un anziano apostrofa i manifestanti perché costretto a fare un giro più largo per attraversare: “Poverino, ci scusi quel signore che ci ha detto che dovremmo andare a studiare” ironizza una giovane al microfono. “Alla manifestazione della sera - dicono - con gli altri coordinamenti non ci saremo. Anzi, ci sarà una delegazione, senza striscioni. Contrordine, ci andremo tutti, ma saremo durissimi”.
Antonello Palmas 
 
Pagina 25 - Sassari
«Siamo al funerale dell’istruzione» 
Singolare protesta degli studenti medi: protesta trasformata in una fiaccolata 
 
 SASSARI. E in serata, la replica. Ma in versione fiaccolata. A sfilare da piazza Santa Maria a piazza d’Italia è stato il resto del movimento, quello composto da studenti, insegnanti e genitori delle scuole di ogni ordine e grado, per lo più ignari delle contrapposizioni esistenti col Collettivo universitario.
 La scelta delle fiaccole, che fanno tanto processione religiosa, è stata voluta: «Celebriamo il funerale dell’istruzione», gridano i giovanissimi delle scuole superiori che issano le caricature di Silvio Berlusconi e del ministro Maria Stella Gelmini e qualcuno dei ragazzi ha in mano un vero lumino cimiteriale, magari rubato da casa della nonna in questi giorni.
 «Con questa riforma a scuola non si torna», era scritto sun altro striscione. In tutto erano circa 400 le persone che hanno partecipato al secondo corteo di protesta della giornata: non tante, se si considera quanta gente è interessata, a qualsiasi titolo, al problema della Riforma della scuola. E molte, molte meno della manifestazione di fine ottobre. Forse anche per colpa anche della divisione tra Coordinamento e Onda.
 La camminata sino alla scalinata davanti al Palazzo della Provincia è stata dal sibilo dei fischietti e ravvivata da coloratissimi cartelloni con ogni genere di pensiero: «Il sapere non è in vendita». Addirittura in latino: «Azuni cogitat, Industriali pugnat, Scientifico occupat», esaltando così la protesta dell’istituto di via Monte Grappa che in questi giorni ci è andato giù duro. Poi parte anche qualche “vaffa” indirizzato al ministro dell’Istruzione, ma questa volta le maestre che sorreggono lo striscione del Quinto circolo didattico non riescono ad arrivare sino in fondo allo slogan in rima.
 «Noi la crisi non la paghiamo», urlano i ragazzi (passando davanti ai negozi di una zona come piazza Castello dove la crisi la stanno invece davvero pagando cara). Quindi l’arrivo di corsa in piazza d’Italia e l’occupazione della scalinata centrale davanti al Palazzo della Provincia.
 Ed ecco che, proprio mentre cominciano a prendere la parola gli organizzatori, spuntano dal nulla quelli del Collettivo universitario, che frappongono provocatoriamente, tra le due ali della manifestazione, il contestato striscione nero che aveva «sfilato» la mattina.
 Discussioni tese tra i nuovi arrivati e alcuni professori, che chiedono loro di non “spaccare il movimento” e sono accusati di avere voluto dividere la protesta facendo leva sull’utilizzo della parola “antifascista” per boicottare la manifestazione della mattina. Insegnanti e genitori cascano dalle nuvole “forse c’è stato un difetto di comunicazione, sono gruppi non abituati a parlarsi tra loro, che usano linguaggi differenti”.
 Ma così l’Onda sassarese rischia di diventare un flutto. (a.pa.)
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Sardegna
Stanziati 10 milioni per il progetto del Crs4 e dell’Università di Cagliari 
I nuovi archimede al lavoro in Sardegna 
Specchi ad altissima tecnologia concentreranno il calore del sole 
ROBERTO PARACCHINI 
 
CAGLIARI. Con l’ausilio di un enorme specchio concavo Archimede distrusse la flotta Romana che assediava Siracusa. Allora, era il 213 avanti Cristo, il grande scienziato bruciò le navi nemiche concentrandovi sopra il calore del sole.
 Oltre duemila anni dopo il Crs4 (il centro di calcolo avanzato del parco scientifico Polaris), il dipartimento di ingegneria meccanica ed elettronica dell’Università di Cagliari e due imprese hanno messo a punto un progetto operativo che si basa sullo stesso principio: la concentrazione del calore del sole con l’utilizzo di speciali specchi. In questo caso però si arriva a moltiplicare per 80/100 volte il calore naturale e anche a conservarlo.
 L’idea partì da Carlo Rubbia, il premio Nobel già presidente del Crs4, che pensò di sviluppare l’energia solare attraverso un sistema termodinamico (che concentra l’energia attraverso degli specchi, appunto). Poi Rubbia, grande scienziato ma carattere non facile, andò via dalla Sardegna perché stanco di aspettare i finanziamenti. Ma il fisico Bruno D’Aguanno, responsabile del settore energie rinnovabili del centro di calcolo, e la sua équipe sono andati testardamente avanti sino a ottenere un finanziamento di nove milioni e 700mila euro dal ministero della Ricerca (dal Miur). In questi giorni, poi, c’è stato l’atto conclusivo: nella sede romana del Medio Credito è stato firmato il contratto per il progetto, chiamato «Estate Lab», più estesamente «Laboratorio per lo sviluppo di tecnologie solari termiche a concentrazione». Come dire: i finanziamenti sono, ora, pronta cassa.
 Lo stabilimento sarà realizzato nella zona indutriale di Cagliari di Macchiareddu. Oltre al Crs4 e all’università, sono coinvolte anche le imprese Rtm (per lo sviluppo degli specchi) e la Sapio (per la gestione dei fluidi utilizzati nel processo). «Il nostro obiettivo è quello di realizzare una struttura dimostratore - spiega D’Aguanno - si tratta di creare un laboratorio di ricerca e sviluppo che ci permetta di possedere la tecnologia».
 A livello di Comunità europea esiste un progetto che, in collaborazione con «alcuni istituti di ricerca tedeschi - continua D’Aguanno - e il Club di Roma ipotizza la realizzazione di una serie di grossi impianti nell’Africa del sud, tali da poter fornire energia a tutto il vecchio continente». Il termodinamico, proprio per il sistema di concentrazione dei raggi solari, permette la produzione di grandi quantità di energia. Secondo Rubbia un ipotetico quadrato di specchi di 40mila chilometri quadrati (duecento per duecento) potrebbe alimentare tutto il pianeta. Mentre per il fabbisogno italiano basterebbe utilizzare un’area equivalente a quella che normalmente occorre per quindici centrali nucleari. Inoltre il vantaggio di questa tecnologia, rispetto a un impianto fotovoltaico, è che permette una produzione energetica ininterrotta. Il che significa anche di notte e pure in caso di cattivo tempo. E questo grazie al particolare fluido utilizzato che, una volta riscaldato (dalla concentrazione dei raggi solari), mantiene la sua temperatura (oltre 500 gradi) per alcuni giorni.
 In Sardegna, precisa D’Aguanno, «queste strutture potrebbero essere realizzate da Ottana in giù in quanto richiedono punte elevate di riscaldamento solare. Ma quello che a noi più interessa è che si tratta di un qualcosa che si sta sviluppando in tempi molto rapidi in tutto il mondo». E quindi chi ne possiederà il know how completo (e ottimale) potrà entrare in un giro d’affari di decine di miliardi di euro.
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 40 - Nazionale
Il primo cittadino apre anche un altro fronte sulla nuova caserma a Pratosardo e sul Campus 
Università, il sindaco all’attacco 
Zidda contro l’assessore Mongiu: «Gli impegni vanno onorati» 
NINO BANDINU 
 
 NUORO. Università, il sindaco chiede conto alla Regione. Perchè non è stato fatto nulla di quanto promesso? Chiede in sostanza il sindaco Zidda in una lettera indirizzata all’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu. E insieme al fronte dell’Universitù nuorese Zidda apre anche un altro fronte di battaglia: quello sulla nuova caserma a Pratosardo e quindi sul Campus universitario nell’area della vecchia Artiglieria. Il sindaco chiede il rispetto dell’Accordo di programma del 1992 e annuncia un nuovo incontro con il sottosegretario alla Difesa, Giuseppe Cossiga.
 E dopo la visita dei due rettori in città è di nuovo guerra fredda sul fronte università. Una guerra che non si limita al solito “dualismo” tra sindaco Zidda e presidente Deriu, giacchè finisce ora per coinvolgere nello scontro la stessa Regione sarda, e in particolare l’assessore alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu. Se non addirittura lo stesso presidente Renato Soru. Venerdì scorso infatti il sindaco della città Mario Zidda ha spedito una lettera alla Mongiu nella quale in pratica sostiene (forse toccato dal fatto di non essere stato invitato all’incontro con i due rettori) che nulla di tutto quello che è stato promesso e condiviso è stato poi realizzato. Un rimprovero del sindaco alla Regione, quindi. Ma vediamo il testo. «Egregio assessore - scrive Zidda alla Mongiu - sono costretto a dover ulteriormente sollecitare una Sua risposta alle nostre note (nº 026428 del 20 Maggio 2008 e nº 42635 dell’11 agosto 2008) inviate alla Sua attenzione sul tema dell’università, nelle quali chiedevo di conoscere lo stato dell’arte della annunciata intesa tra le due università isolane, con l’ovvio riferimento alla questione nuorese. A tutt’oggi, mi duole constatarlo, malgrado i nostri solleciti e i nostri colloqui, non è ancora pervenuta alcuna risposta nonostante i punti che Lei aveva posto a base della citata e annunciata intesa, siano da noi ampiamente condivisi e rispecchino il lavoro che, per quanto di nostra competenza, stiamo svolgendo affinché a Nuoro si riesca a realizzare il polo universitario promesso. Le rammento schematicamente - continua poi la nota - i punti sui quali si era inteso poggiare il rilancio della università di Nuoro: 1) coinvolgimento di un sistema a rete delle università sarde con Nuoro che diventi sede esclusiva dei corsi di laurea di 1º e 2º livello relativi gli ambiti disciplinari delle scienze ambientali e dell’amministrazione governo e sviluppo locale e dei servizi sociali; 2) attivazione delle Summer School nell’ambito degli insegnamenti da localizzare a Nuoro; 3) realizzazione del campus universitario di Nuoro nell’ area dell’ex Artiglieria; 4) piena attivazione dell’accordo di programma del 1992». A questo punto, sempre nella lettera alla Mongiu, Zidda analizza i fatti di questo ultimo periodo riguardanti la scuola e l’università che secondo lui «dimostrano come la condizione di crisi in cui versa la formazione in Italia vada affrontata con idee nuove e soprattutto con la creazione di un rapporto stretto tra la ricerca ed il territorio, sia per favorire una ricerca di qualità che per creare un vero processo virtuoso di sviluppo locale, così come abbiamo condiviso e ribadito più volte, assieme a Voi». Quindi alla fine Zidda «sollecita una risposta» anche per porre «punti fermi sulla vicenda, così che possa prefigurarsi una soluzione definitiva e valida su un fatto che ha ormai uno sviluppo temporale di circa 20 anni e poche certezze».
 
 
 

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