Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 November 2008
Rassegna quotidiani locali
a cura dell'Ufficio Stampa

L'UNIONE SARDA
1 - Gli studenti e l'Onda del mar di Sardegna, editoriale di Salvatore Cubeddu
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
La scuola nell'Isola
Gli studenti e l'Onda del mar di Sardegna
di Salvatore Cubeddu  
 
Autunno 2008, 30 ottobre, sciopero generale della scuola. Il corteo entra in piazza del Carmine dalla via più stretta. Non solo studenti, ma pure insegnanti e genitori. Anche un vecchio e un bambino, si tengono per mano: l'alunno con grembiule blu e fiocco rosso, il nonno con la cartella di lui sulle spalle. Insieme, per l'eterno problema.
Le manifestazioni studentesche sono il lascito di quarant'anni di mai definite vicende della nostra scuola. Bandiere, cartelli, striscioni, slogan: popolo in marcia verso un obiettivo. Come l'esercito, che sfila dichiarandosi pronto a combattere. Diversamente, ma simile, ai fedeli quando accompagnano il loro santo perché dall'Alto li protegga. Aule e strade piene hanno costruito anche socializzazione e formazione all'impegno. Spesso, però, temi e preoccupazioni extrascolastiche hanno prevalso. Rappresentanze, assemblee, consigli vari - frutto di precedenti battaglie - si sono rivelate occasioni sprecate. La scuola attende ancora interventi sapienti. Bisogna rassicurare questa generazione di giovani a proposito della veridicità della Costituzione: la scuola è un diritto, il lavoro è un diritto. Può risultare preziosa la loro domanda di studiare meglio, di studiare di più. Scriveva Francesco Alberoni sul Corriere della Sera, qualche giorno fa: «Gli studenti hanno incominciato ad esaminare criticamente la scuola italiana e se stessi. È la prima volta che succede. Non si è mai presentata una occasione simile tanto per il governo come per l'opposizione. Basterebbe prendere alla lettera quello che gli studenti dicono di volere e darglielo».
Seconda manifestazione, 7 novembre: universitari con partecipazione di studenti medi. Brani di fantasia tornano al potere. We don't need no education, non abbiamo bisogno di questa educazione. Cinquanta fanciulle mascherate, cieche e mute, marciano in via Roma al ritmo del The Wall dei Pink Floyd. «Noi la crisi non la paghiamo»: il movimento degli studenti, unitamente al personale docente e non docente, sollecita la cittadinanza a mobilitarsi in difesa dell'Ateneo e dell'istruzione pubblica. I cittadini osservano pensosi. Due uniche bandiere vengono agitate dagli studenti, immense. Dei quattro mori, la bandiera sarda portata dalla facoltà di scienze politiche. «Arribada s'accabadora»: figurazione teatrale, da scienza della comunicazione. Non era mai successo che a Cagliari gli universitari parlassero con i segni della sardità. L'onda è anche quella del mar di Sardegna. Il problema è vissuto nelle città come nei paesi. «In Barbagia torna la scuola comunale … così scongiuriamo i tagli, discussi nell'incontro dei sindaci con i genitori, gli insegnanti e i dirigenti degli istituti». Saggio il ministero nel fermarsi ancora per un anno. Utile se il tempo permetterà di affrontare la situazione partendo dai dati oggettivi: contenuti, costi, distribuzione, qualità, dispersione, merito. Nel rispondere alle corrette domande degli studenti ci sono compiti per tutti. Ad esempio, è incomprensibile che in Consiglio regionale non si discuta la legge sulla scuola in Sardegna. Se non ora, quando?
Oggi Cagliari verrà percorsa da una nuova manifestazione, come tante città d'Italia. La terza, intervallata durante la settimana da lezioni peripatetiche, allievi e professori nelle piazze. Ritorno all'antico, all'agorà greca, alla scuola in mezzo alla comunità. Che è poi il problema che ci viene posto: la nostra scuola resterà nella (e della) comunità?
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 9
L'Onda. Cinema, fotografie e dibattiti: una settimana di eventi per dire no ai tagli
Una fiaccolata per salvare l'università
Aule occupate e lezioni all'aperto: la protesta non si ferma
Studenti di nuovo in piazza venerdì 21 novembre: stavolta con le fiaccole. E sabato lezioni in piazza Savoia sugli italiani e il razzismo
 
Una domenica da occupanti, con i sacchi a pelo nelle aule magne di Lettere, Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche e nell'aula C della Cittadella di Monserrato. Una domenica a tirare le somme della manifestazione di venerdì scorso ma anche a pianificare quella di venerdì prossimo. Stavolta non un corteo ma una fiaccolata: si partirà alle 18,30 da piazza Costituzione, si arriverà alla Basilica di Bonaria. Questo il percorso concordato con la Questura: pare che la proposta degli studenti, inizialmente, prevedesse un percorso diverso (da piazza Repubblica o da piazza Garibaldi fino a piazza Yenne) ma alla fine ci si è accordati per questo.
Nel frattempo, ci si organizza per mettere a punto insieme ai professori un calendario di lezioni all'aperto, la forma di protesta che finora ha maggiormente caratterizzato l'Onda, distinguendola dai movimenti dei decenni precedenti.
Chi ha già definito degli eventi sono gli studenti della Facoltà di Lettere, nel cui atrio, ogni giorno, alle 14, è previsto qualcosa. Si comincia oggi con un intervento di Fabio Pinna sul tema “La scuola è ancora una risorsa sociale”.
Domani, alla stessa ora, Giuseppe Ungari commenterà le “Fotografie dell'Onda”, mentre alle 21, nell'aula Cosseddu dell'Ersu, in via Trentino, sarà proiettato il documentario sui primi dieci giorni di mobilitazione studentesca “Non è un Paese per giovani - volume 1”, di Giovanni Piras.
Mercoledì, alle 14, “Creature commons - per la libertà dei diritti d'autore”, intervento di Arnaldo Pontis.
Giovedì l'incontro delle 14 sarà invece dedicato all'argomento “Il browser compie 15 anni: buon compleanno, browser”, di Attilio Baglino. Alle 16, in aula magna, prenderà invece il via il seminario “Il teatro nell'Europa dell'Antico regimo tra censura e legittimazione”. Alle 20,30, nella sala Cosseddu dell'Ersu, sarà proiettato il film Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck: il film sarà presentato da David Bruni e Antioco Floris.
Venerdì l'incontro delle 14 avrà per protagonista Walter Falgio, che parlerà de “La realtà e la notizia: consigli di lettura per la comunicazione filtrata”.
Sabato, all'indomani della fiaccolata, alle 10, Giulio Angioni terrà una lezione in piazza Savoia sul tema “Gli italiani son diventati razzisti?”, cui seguirà una lezione di Francesco Bachis sul tema “Le logiche del razzismo”. (m. n.)
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 8
palazzo regio
Presente l'ambasciatore d'Israele
Gli ebrei in Sardegna, convegno internazionale
 
 Dov'era situato il ghetto ebraico nel rione di Castello prima dell'editto del 1492 con cui tutti gli israeliti furono cacciati dal regno di Spagna? L'antica sinagoga si trovava sotto l'attuale chiesa di Santa Croce? Quanti ebrei vivevano a Cagliari e che ruolo aveva la loro comunità? Sulla presenza degli ebrei non solo in città, ma in tutta la Sardegna dall'epoca romana ai tempi moderni si parlerà da oggi a giovedì nel corso dell'importante convegno internazionale che si inaugura alle 10 al Palazzo Regio. Con le autorità cittadine e regionali sarà presente l'ambasciatore di Israele a Roma Gideon Meir.
Il convegno “Gli ebrei in Sardegna nel contesto Mediterraneo” è promosso dalla Regione in occasione del settantesimo anniversario della promulgazione delle “Leggi razziali” in Italia. «Partendo dall'eccezionale figura di Giovanni Spano, autore di uno studio fondamentale e scevro di pregiudizi sulla storia degli ebrei in Sardegna, il convegno intende segnare lo stato delle conoscenze e della ricerca sul tema» ha affermato l'assessore Maria Antonietta Mongiu presentando l'appuntamento che per quattro giorni accoglierà i contributi dei maggiori studiosi di storia ebraica a livello internazionale.
Dopo l'inaugurazione verrà presentato il 2° volume sulla storia degli “Ebrei in Sardegna” della docente dell'università di Cagliari Cecilia Tasca. La manifestazione -organizzata dal Dipartimento di studi storici dell'ateneo cittadino - proseguirà nel pomeriggio e nei giorni successivi al T-Hotel con gli interventi di una quarantina di studiosi di storia ebraica provenienti dalle università e delle maggiori istituzioni sarde; dalle università di Venezia, Trento, Bologna, Firenze, Pisa, Calabria, Roma, Pavia e delle università di Tel Aviv, Barcellona, Saragozza, Cambridge, Montpellier, Lipsia, Toulouse. Il convegno si concluderà nella mattina di giovedì 20 novembre con un ricordo di Doro Levi, archeologo e docente universitario vittima delle Leggi razziali. (p. l.)
4 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 57
Convegni Un incontro a Cagliari
Crisi-acqua, erosione e desertificazione: ecco come rimediare
 
 In che modo pianificare la gestione delle risorse idriche, anche allo scopo di prevenire i disastri ambientali? Come controllare l'evolversi dei fenomeni di erosione dei litorali, di desertificazione e di intrusione marina nelle falde acquifere? Sono alcune delle domande alle quali gli esperti italiani e marocchini hanno tentato di rispondere nel congresso “Tecnologie innovative per la gestione delle risorse idriche in climi aridi¨ svoltosi il 13 novembre a Cagliari, nella facoltà di Ingegneria. Le attività esposte riguardano i risultati delle attività finanziate dalla Regione sarda con i fondi della legge regionale 19 del 1996 e sviluppate tra Sardegna (Dipartimento Ingegneria del territorio dell'Università di Cagliari, CRS4 e ENAS) e Marocco (Université Abdelmalek Essaâdi di Tétouan).
Una gestione rigorosa delle acque sotterranee, è emerso nel simposio, diviene basilare per lo sviluppo economico e sociale delle regioni del Mediterraneo. In queste aree si pratica l'agricoltura intensiva, persistono frequenti e prolungati periodi di siccità, si manifesta la scarsità di acque superficiali, e per queste ragioni si verifica lo sfruttamento incontrollato delle acque di falda, drammaticamente impoverite e a rischio di intrusione marina. Questi fattori oltre al degrado dei suoli espongono anche a gravi rischi di desertificazione.
Alcune aree costiere della Sardegna (Muravera, Capoterra, Oristano, Ogliastra) e del Marocco (Tétouan, Oued Laou) simultaneamente oggetto di agricoltura intensiva e speculazione edilizia, turismo non sempre sostenibile, e acquicoltura, nonostante la bassa densità di popolazione, sono rappresentative del fenomeno. Il comportamento sostenibile impone, oltre alla conoscenza delle caratteristiche fisiche del sistema acquifero, anche adeguati strumenti per la pianificazione e la gestione delle risorse idriche e la pianificazione territoriale.
Dallo studio eseguito a Oued Laou (Marocco) è emerso che il ricorso a metodologie innovative di indagine geofisica, integrato con l'uso di modelli di simulazione numerica e tecnologie informatiche all'avanguardia, può garantire una migliore caratterizzazione degli acquiferi e la suddivisione del territorio in zone omogenee in cui definire regole di gestione sostenibile e in condizioni di tutela dall'inquinamento. Tutti i dati acquisiti durante lo studio, assieme ai modelli numerici, alle analisi spazio-temporali, sono stati inseriti in un sistema informativo accessibile dal web che permette la gestione di basi di dati di qualità e geograficamente distribuite, l'accesso a risorse di calcolo ad alte prestazioni e a servizi per la gestione del ciclo integrato dell'acqua.
L'auspicio formulato dai ricercatori che hanno partecipato al progetto è legato alla prosecuzione della cooperazione, con l'obiettivo di completare gli studi modellistici, idrogeologici e gestionali degli acquiferi costieri del Mediterraneo. In questo modo conoscenze tecnico-scientifiche acquisite per le specifiche realtà in studio potranno contribuire alla definizione di soluzioni ottimali per la gestione delle risorse idriche in ambienti aridi. Soluzioni in grado di garantire una crescita rispettosa dell'ambiente e dei rapporti di pace tra i popoli del Mediterraneo.
ANDREA MAMELI 

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 13 - Fatto del giorno
La riforma Gelmini per sanare una situazione ormai ingestibile 
di Giuseppe Rivoira * 
 
Ho vissuto l’iter dell’ateneo sassarese per 50 anni, dal 1956, anno della mia nomina ad assistente volontario, figura oggi scomparsa, al 2005, anno del mio collocamento a riposo per raggiunti limiti di età. Ho vissuto questo lungo e tormentato iter non come spettatore ma come protagonista. Da assistente «volontario» ad assistente di ruolo, passando attraverso quella stupenda griglia di valutazione che era «la libera docenza», il concorso a professore di ruolo e alla elezione a preside di facoltà. Mi sento quindi responsabile e correo dell’attuale situazione che si è venuta a creare.
 Il tutto nasce dalla concezione baronale delle funzioni del docente universitario. In primis non veniva posto l’insegnamento, che pure ricopriva un posto preminente, ma la carriera degli assistenti prediletti. Più elevato era il numero degli assistenti messi in cattedra più si faceva «scuola» e maggiore era il potere nella gestione delle cattedre e dei concorsi. Ma sussistevano dei paletti che frenavano il moltiplicarsi senza controllo delle cattedre e quindi del numero degli allievi da sistemare. Le cattedre e gli insegnamenti non potevano proliferare senza limiti. Era norma generalizzata che l’allievo potesse aspirare alla cattedra solo in pochi casi: decesso del «maestro» oppure trasferimento del «maestro» ad altra sede. Se non si verificavano queste due situazioni, se la «scuola» era potente l’allievo poteva aspirare ad una cattedra di un’altra sede. I tempi, pertanto, erano molto lunghi ed era raro che un vincitore di concorso universitario a posto di professore di ruolo fosse giovanissimo, salvo pochi casi fortuiti, occasionali o sapientemente pilotati da «scuole» particolarmente forti.
 Questa situazione rimase immutata fino agli anni Settanta quando, a causa dell’affollamento degli atenei, le aule della maggior parte delle sedi universitarie non furono più in grado di ospitare la elevata e sempre in crescita schiera di studenti iscritti. Molti studenti erano costretti ad assistere in piedi alle lezioni oppure non potevano accedere alle aule. Per superare questa situazione insostenibile l’allora ministero della Pubblica istruzione autorizzò lo sdoppiamento dei corsi di insegnamento nel caso in cui gli iscritti superassero il numero di 250. Fu questo il primo anello della catena che consentì successivamente, con altre norme permissive, l’aumento perverso e non giustificato del numero dei docenti. Non essendo sufficiente il numero limite dei 250 studenti a soddisfare l’appetito dei «baroni», fra i quali purtroppo sono anch’io da annoverare, si utilizzò un altro artifizio: la liberalizzazione dei piani di studio, demandati alle scelte autonome degli studenti, rese possibile la istituzione di nuove discipline per soddisfare le esigenze sacre degli studenti ma, in realtà, per poter avere nuove cattedre, nuovi concorsi e quindi altri allievi sistemati a rafforzare ulteriormente le «scuole». Si arrivò all’assurdo di disaggregare alcune discipline di base in sottodiscipline suddividendo gli indici dei testi in questo modo: da pagina 1 a pagine 120 la disciplina fu etichettata come «Fondamenti di XY»; da pagine 121 a pagina 250 come «Principi di XY»; da pagine 251 a pagine 360 come «Complementi di XY»; e così’ via. Ma gli appetiti non erano ancora appagati. Quando gli atenei furono svincolati dal controllo centralizzato del ministero in nome della «autonomia dell’Università» e del diritto allo studio, i senati accademici ebbero il potere di istituire sedi decentrate rispetto alla sede centrale e inventare nuovi corsi di laurea utilizzando le più cervellotiche denominazioni.
 Come conseguenza di tali normative demagogiche svincolate da qualsiasi controllo si è oggi pervenuti all’incremento esponenziale di docenti e di discipline senza alcune motivazione. In molte sedi, fra le quali Sassari, si è pervenuti all’assurdo, di smembramento in smembramento, di avere la presenza contempororanea anche di quattro docenti per la stessa disciplina.
 Tutto ciò è giustificato e giustificabile? Oppure si rende necessario un drastico intervento di ridimensionamento sia in termini di numero di discipline sia di numero di docenti? L’unica arma oggi disponibile è quella della riduzione delle spese. Della attuale situazione fuori controllo sono responsabili sia i vecchi «baroni» sia i nuovi docenti, inclusi i senati accademici, i presidi e i rettori. Ben venga quindi la legge Gelmini per mettere fine a questo perverso meccanismo che, se dovesse persistere, non farebbe che peggiorare l’attuale sfascio dell’Università italiana.
Università di Sassari
 
Pagina 13 - Fatto del giorno
UNIVERSITA’/2 
Ma il nodo dei concorsi a cattedra non può essere sciolto con il sorteggio 
Un meccanismo che in realtà lascia tutto così com’è. Bisogna invece riattivare il livello di selezione nazionale 
 
La disciplina più strombazzata dell’ultimo decreto Gelmini sull’Università è quella sui concorsi. Si prevedono nuove modalità di formazione delle Commissioni esaminatrici per i concorsi a cattedra. Saranno costituite d’ora in poi da un membro interno, come in passato, ma - ecco la novità - si eleggeranno il triplo dei restanti membri della commissione, a cui seguirà il sorteggio. Si pensa così di garantire che i concorsi avvengano nella maniera più trasparente. In sostanza, all’attuale elezione dei 4 membri che si aggiungono a quello interno, nominato dalla facoltà che bandisce il posto, si sostituisce l’elezione di 12 docenti esterni, entro cui verranno sorteggiati i 4 da affiancare al commissario interno. Rimane però la concorsualità locale, a differenza di quanto avveniva prima della riforma Berlinguer, quando i concorsi si svolgevano al livello nazionale.
 Dove sta la rivoluzione gelminiana? Nel sorteggio. Il sistema attuale fa sì che una volta conosciuto l’esito delle votazioni e dunque la composizione delle commissioni si sappia anche in linea di massima quali sono i vincitori: gli allievi di chi ha la maggioranza nella commissione. Domani ci sarà una variante: dopo l’elezione ci sarà il sorteggio fra i 12 eletti. Ne verranno estratti quattro. A quel punto, conosciuto l’esito del sorteggio, si conosceranno in linea di massima anche i nomi dei vincitori: gli allievi dei membri che risulteranno avere la maggioranza nella commissione. Ed allora in cosa consiste la mirabolante riforma? E’ la dea bendata anziché il solo voto dei docenti a determinare quali saranno i vincitori. Non mancheranno le cordate e gli accordi. Anzi si moltiplicheranno.
 Si legge nei commenti di taluni giornali che questo nuovo sistema favorirà i meritevoli, premierà la qualità. Ma è proprio così? In realtà, le cose non cambieranno in meglio. Ci sarà una maggiore conflittualità, giacché anche i gruppi con minor forza potranno sperare con pochi voti di eleggere qualcuno dei 12 e, favoriti dalla sorte, concorrere a formare la maggioranza nella commissione esaminatrice e dunque di piazzare i propri allievi. Ma non sempre chi ha minor forza sostiene gli studiosi migliori. Spesso accade il contrario. La minor forza elettorale fra i docenti è determinata dal fatto che si portano allievi con minori titoli. Come si vede, più che una riforma si mantiene immutata la situazione, spostando al sorteggio l’esito dei concorsi e non sempre a favore della miglior qualità. Il nuovo sistema creerà poi gravi conflitti perché la Facoltà che mette a concorso il posto, lo fa spesso in favore di un proprio studioso che ritiene maturo e meritevole. Col vecchio sistema si riusciva, salvo casi di assoluta inadeguatezza del candidato interno, a soddisfare l’esigenza locale insieme a quella di candidati esterni, col sistema della doppia idoneità. Col nuovo sistema può succedere che la Facoltà che ha bandito il posto se lo veda portar via dovendosi far carico non di studiosi migliori, ma solo più fortunati in sede di sorteggio.
 In realtà la vera riforma sta nel tornare alla vecchia concorsualità nazionale, almeno per la prima fascia (ordinari). I concorsi nazionali non erano immuni da forzature. Tuttavia, uno studioso per diventare titolare di cattedra doveva passare al vaglio dell’intera comunità scientifica della materia. Doveva, dunque, avere titoli adeguati ed essersi fatto conoscere con relazioni e interventi a livello nazionale. Il sistema della concorsualità locale ha invece reso possibile che anche «studiosi» coi titoli sufficienti a vincere un concorso per ricercatore o per associato siano diventati ordinari, mediante la contrattazione delle idoneità ulteriori rispetto alla prima che assicura il posto al candidato locale. Esistono oggi molti ordinari del tutto sconosciuti nel loro raggruppamento scientifico. Senza paura di smentita, si può dire che circa il 50% degli attuali ordinari non avrebbero mai varcato la soglia della seconda fascia con la vecchia concorsualità nazionale, poiché si tratta di studiosi i cui contributi scientifici sono del tutto privi di originalità e carattere innovativo.
 
Pagina 9 - Attualità
Università, approvata l’autoriforma degli studenti 
Fine settimana di dibattiti e proposte alla Sapienza di Roma nell’assemblea nazionale dei rappresentanti degli atenei 
 
ROMA. E’ stata approvata per acclamazione l’autoriforma degli studenti redatta a Roma, nel giorno conclusivo del week-end di assemblea nazionale degli universitari, a cui hanno partecipato, ospitati in alcuni edifici occupati dell’ateneo La Sapienza, più di un migliaio di giovani di circa venti atenei diversi, provenienti da tutte le regioni d’Italia.
 Tra le linee programmatiche della «riforma dal basso», così come è stata definita dai suoi redattori, ci sono l’abolizione del numero chiuso e delle diverse classi di docenza, il superamento del «sistema 3+2», l’eliminazione dei crediti e della frequenza obbligatoria e l’accesso gratuito per gli universitari a diversi servizi.
 Dopo i workshop dell’altro ieri, con circa duecento interventi, nel secondo giorno di assemblea sono state presentate idee e proposte che hanno riscontrato ampio consenso tra gli studenti, come il riconoscimento di «corsi di autoformazione» attraverso seminari autogestiti, l’abolizione dei contratti dei precari con nuove assunzioni e l’abbassamento delle tasse universitarie (eliminate per gli iscritti appartenenti a fasce deboli). Chiesta anche la garanzia di un salario minimo intercategoriale, fissato a 1.300 euro.
 Sul fronte del diritto allo studio, è stata invece annunciata una «campagna d’azione» per l’accesso gratuito a cinema, musei e trasporti e sono stati proposti «scioperi bianchi» dei precari contro «il lavoro nero nelle università, svolto da stagisti, tirocinanti e dottorandi».
 Un altro dei punti dell’autoriforma elaborata dai giovani è l’abolizione delle classi di docenza, che al momento prevedono distinzioni tra associati e ordinari, e i finanziamenti diretti ai gruppi di ricerca.
 «Da questa assemblea è uscita una piattaforma condivisa, dimostrando che abbiamo anche idee e non sappiamo dire solo dei no - ha commentato Giorgio Sestili, studente di Fisica -. Adesso ci auguriamo anche che i docenti valutino le nostre proposte».
 Dopo aver dormito con coperte e sacchi a pelo tra i banchi delle aule, gli studenti dei diversi atenei del Paese sono ripartiti per le loro città dandosi appuntamento al 28 novembre prossimo, per una nuova giornata di agitazioni diffuse nel Paese contro la legge 133, e il 12 dicembre per uno sciopero generale «da concordare con le organizzazioni sindacali».
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cultura e Spettacoli
Storia delle comunità ebraiche in Sardegna 
Da oggi a giovedì un convegno in occasione del 70º anniversario delle leggi razziali 
 
 CAGLIARI. Trae spunto dal settantesimo anniversario delle legge razziali il convegno in programma, da oggi al 20 novembre a Cagliari (Palazzo Regio e T-Hotel), «Gli ebrei in Sardegna nel contesto mediterraneo: la riflessione storiografica da Giovanni Spano a oggi».
 Fondatore degli studi archeologici in Sardegna, Giovanni Spano fu docente universitario di Sacra scrittura e lingue orientali, direttore del Museo archeologico e poi della Biblioteca universitaria di Cagliari. Il suo studio sulla presenza ebraica in Sardegna culminò, nel 1875, con la pubblicazione di una monografia, «Storia degli ebrei in Sardegna», ancora oggi di fondamentale importanza.
 Considerati i caratteri della cultura e le vicende storiche complessive dell’ebraismo, il convegno inquadra la figura di Giovanni Spano in un’ottica europea, e lo fa alla luce della presenza ebraica in Sardegna e nei rapporti con i paesi mediterranei. Così dal ritratto del Canonico Spano il punto di ricerca si allarga per riconsiderare la storia degli ebrei in Sardegna fin dall’epoca romana, e indagare sui rapporti esistenti tra le diverse comunità insediate nell’area mediterranea. Scambi commerciali, culturali, giuridici; il nomadismo per scelta e l’espulsione forzata, sino ad arrivare al fatidico 1942.
 Il convegno si concluderà domenica 20 novembre con l’analisi delle nuove prospettive di ricerca sulle persecuzioni fasciste, un ricordo di Doro Levi nel settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali e la tavola rotonda «Il Mediterraneo e la Sardegna nei processi di costruzione delle identità plurali e tolleranti».
 Partecipano docenti delle Università di Tel Aviv, Cambridge, Halle- Wittenberg, Barcellona, Toulouse, Bologna, Pisa, Cagliari, Sassari Calabria, Roma e Palermo. Durante il convegno sarà presentato il volume di Cecilia Tasca «Ebrei e società in Sardegna nel XV secolo. Fonti archivistiche e nuovi spunti di ricerca».
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cultura e Spettacoli
L’isola che cambia nel libro di Mameli 
Oggi alle sedici la presentazione del volume in un seminario aperto al pubblico 
 
 SASSARI. Oggi dalle 16 alle 19, nell’aula rossa della Facoltà di Scienze politiche (viale Mancini 5), si terrà un seminario aperto al pubblico sul tema «Un’Isola che si sta aprendo al mondo. Percorsi individuali e sfide sociali», organizzato dal Centro studi urbani del Dipartimento di economia, istituzioni e società. L’incontro rientra nell’attività didattica del corso di sociologia urbana della Facoltà di Scienze Politiche e della scuola di dottorato in Scienze sociali, indirizzo in Scienze della governance e dei sistemi complessi.
 Occasione e pretesto di questa iniziativa è il libro di Giacomo Mameli, «La Sardegna di dentro. La Sardegna di fuori» (Cuec 2008). In quest’ultimo libro Mameli racconta una Sardegna che fuoriesce dagli stereotipi e dai luoghi comuni, i cui protagonisti sono, come ha scritto Remo Bodei nella sua introduzione, quelli che normalmente non hanno voce, ma che, grazie alla loro capacità di fare e di rinnovarsi stanno aprendo la strada a interessanti forme di sviluppo locale nel rispetto delle tradizioni e del territorio.
 Partendo da queste dense pagine, studenti, studiosi di diverse discipline e professionisti converseranno con l’autore sia per capire in che direzione sta andando il mutamento della Sardegna, con quali protagonisti e con quali progetti imprenditoriali; sia per cogliere le eccellenze culturali e le innovazioni che anche in Sardegna si stanno affermando, nonostante i limiti e le debolezze del sistema economico dell’isola.
 Al seminario interverranno il musicista Angelo Vargiu; Maria Letizia Pruna, docente di Sociologia politica dell’Università di Cagliari; l’architetto Sandro Roggio; Raffaella Sau, docente di Filosofia politica; Camillo Tidore, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio dell’Università di Sassari. I lavori saranno coordinati da Antonietta Mazzette.
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Sassari
AULA FRANCIA 
Diritto romano spiegato da tre giuristi cubani 
 
 SASSARI. Nell’ambito del programma «Visiting professor» (finanziato da Regione e facoltà di Giurisprudenza) il docente di Istituzioni di diritto romano Pietro Paolo Onida ha invitato tre professori cubani a svolgere un periodo di ricerca e di didattica nell’ateneo cittadino.
 Oggi alle 8,30, nell’aula Francia del Centro didattico di Giurisprudenza, i giuristi Julio Antonio Fernández Estrada, Léster Amaurys Martínez Quintana e Freider Santana Lescaille terranno un seminario in memoria di due giuristi cubani recentemente scomparsi, Julio Fernández Bulté e Eurípides Valdés Lobán. Tema della lezione: «Il problema costituzionale della difesa dei diritti dei cittadini e il modello democratico-repubblicano romano e federativo-municipale romano».
 La lezione è inserita nelle manifestazioni per il 2.500º anniversario della istituzione del Tribunato della plebe. Introdurranno i lavori Giovanni Lobrano, preside di Giurisprudenza, e Antonio Serra, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche. La scelta di Cuba non è stata causale. «Il confronto e talvolta la ibridazione tra i sistemi giuridici di Common Law e romano-germanico sono tra le grandi questioni giuridiche attuali sia nella dimensione mondiale, sia in quella europea - si legge in una nota -. Nel Caribe, area cardine tra l’America latina e quella anglosassone, i romanisti della facoltà di Giurisprudenza mirano a costituire una sorta di forum permanente dove affrontare, organicamente e sistematicamente, tali questioni con i giuristi latino-americani».
 

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