Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 November 2008
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio Stampa

L’UNIONE SARDA
2 - Quella parte sana dell’economia, un commento di Roberto Malavasi
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
ALTRAVOCE.NET
 
EPOLIS - IL SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Primo piano – pagina 5
azienda mista
«In Neonatologia non c’è emergenza»
   
«Non esiste alcun motivo che giustifichi l’allarmismo». Il giorno dopo la bufera, la Direzione sanitaria dell’Azienda mista rettifica i numeri dei neonati prematuri morti nel reparto di Terapia intensiva della clinica Macciotta a Cagliari, per un’infezione provocata dal batterio Serratia. Il direttore generale Ninni Murru precisa, in una nota, che il primo decesso risale al settembre scorso. Subito dopo il primo caso sono state attivate le procedure di profilassi e sicurezza previste dai protocolli internazionali, assicura il responsabile dell’Azienda mista, che sono tuttora attive: prevedono la separazione dei pazienti, più rigore nel rispetto delle norme igieniche per personale e visitatori, oltre alla bonifica degli ambienti. L’efficacia delle procedure - fa sapere l’Azienda - è stata confermata dal professor Mauro Stronati, direttore della terapia intensiva neonatale del Policlinico di Pavia, uno dei massimi esperti in materia di infezioni ospedaliere, in particolare di quella prodotta dalla Serratia marcescens , che ha dovuto debellare anche nella struttura di cui è responsabile. Tutti i neonati ricoverati nella Terapia neonatale intensiva, diretta dal professore Vassilios Fanos, sono tenuti sotto stretta sorveglianza, trattati separatamente e seguiti da equipe dedicate, a seconda che siano sani, portatori sani del batterio o contagiati. «La Terapia intensiva neonatale della clinica Macciotta, la maggiore della Sardegna, non è un luogo di dolore dove i bambini muoiono nel silenzio. È una struttura efficiente e affidabile che, a fronte di una grande mole di casi trattati ogni anno, vanta uno dei tassi di mortalità fra i più bassi in Italia». Dopo il primo caso a settembre, il batterio è stato scoperto in una decina di bambini ricoverati nel reparto. Ma la maggior parte di loro non manifestava alcun sintomo. I due piccoli deceduti, l’ultimo dei quali il mese scorso, erano sottopeso e molto fragili, quindi esposti alle conseguenze più gravi della Serratia , presente nei reparti di neonatologia di tutto il mondo. La direttrice sanitaria dell’Azienda mista, Maria Teresa Orano, sottolinea che «la mortalità in Italia è attorno al 33 per cento. E noi siamo al di sotto del 10 per cento». Sarà vero, ma allora perché la notizia è stata tenuta nascosta? Perché non sono stati correttamente informati i genitori dei piccoli e, soprattutto, perché non è stata coinvolta la magistratura? In casi del genere, anche per la tutela dei medici, è cosa buona e giusta.
L’ATTACCO Il consigliere regionale Antonello Liori, firmatario di un’interrogazione all’assessore alla Sanità, parte in quarta. «Dopo quattro anni di direzione, la cura proposta dall’assessore Nerina Dirindin è inefficace. Non solo non sono stati fatti passi avanti, ma si registrano i disastri alla Clinica Macciotta e al Santissima Trinità. Ospedali abbandonati». Liori punta l’indice su «nomine clientelari dei direttori sanitari, fatte esclusivamente per premiare gli amici. Per non parlare delle associazioni di categoria amiche che ricevono finanziamenti pubblici e spazi ospedalieri. Accedere alla Sanità pubblica - continua il consigliere regionale - è diventata un’impresa. La disorganizzazione è totale. Per di più ha instaurato un clima di terrore tra medici e infermieri. Chi non la pensa come lei subisce la minaccia del licenziamento o di altre punizioni, così come sta accadendo nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Is Mirrionis. L’assessore - conclude Liori - si dovrebbe dimettere».
2 – L’Unione Sarda
Commenti – pagina 49
allocazione delle risorse
Quella parte sana dell’economia
di Roberto Malavasi*  
 
Vediamo di rendere espliciti alcuni principi che l’attuale crisi finanziaria ripropone alla nostra attenzione. Parafrasando alcune regole operanti in natura per gli esseri viventi, si può iniziare col notare che le crisi rappresentano sempre il punto di arrivo di un cumulo di anomalie osservabili e non corrette in tempi e modi adeguati; inoltre i Paesi e i sistemi finanziari più virtuosi, cioè quelli nei quali le anomalie hanno per un verso trovato scarsa applicazione e per altro verso - ove le condizioni di utilizzo complessivo delle risorse risultano più efficienti sotto il profilo collettivo - saranno certamente quelli che subiranno minori disturbi finanziari prima, e reali poi.
Si deve inoltre ricordare quanto comunemente accettato circa il fatto che il sistema finanziario è controparte essenziale dell’economia reale, per cui un cattivo funzionamento del primo non può non determinare un effetto sul secondo; il mercato da solo, in particolare nel settore finanziario, non è in grado di assicurare piena e continua funzionalità; in terzo luogo, i mercati sono oggi effettivamente globali, cioè unitari, per cui inevitabilmente una crisi di un sistema e/o di uno specifico Paese si espande con cerchi concentrici a tutti gli altri; inoltre i tempi di trasferimento delle informazioni e dei capitali sono oramai estremamente ridotti, sia per i processi di informatizzazione, sia per lo sviluppo delle tecniche finanziarie; a livello internazionale la creazione di risparmio può solo avere una duplice natura: o derivare da una posizione di rendita a livello globale, ovvero risultare frutto di un "forsennato lavoro", anche di innovazione, che realizzi produzioni assolutamente competitive. Più il processo di ingegneria finanziaria determina una crescita multipla delle quantità e delle qualità create a fronte di ogni unità da intermediare, più cresce la possibilità di una non esatta percezione del rischio da parte del "portatore" effettivo dello stesso; bisogna poi considerare che il risparmiatore ha la memoria dell’elefante, come dire che il rapporto fiduciario tra banca e cliente, una volta incrinato, richiede tempi non brevi e un impegno importante per essere ripristinato.
Tutte le crisi hanno importanti valenze positive, se correttamente metabolizzate, ma, per ognuno dei profili indicati, il superamento della crisi non può non imporre il ripristino di condizioni di governo delle variabili interessate. Come dire che, ad esempio, i mercati finanziari non debbono essere lasciati senza regole e, quindi, senza meccanismi di controllo e intervento a livello globale. D’altronde la numerosità e la qualità delle analisi realizzate appare al riguardo assolutamente esaustiva.
Due sole ulteriori osservazioni sulla particolarità della situazione italiana per la peculiare incidenza di due fenomeni, entrambi noti e purtroppo tollerati, dalla cui interazione deriva una specifica problematicità nel perseguimento della contemporanea stabilità dei mercati e di una crescita dell’economia reale. La prima è connessa alla dimensione del debito pubblico cumulato negli anni per una condizione ininterrotta di disavanzo nel bilancio statale. La seconda dipendente dalla composizione di quest’ultimo, per l’incidenza delle spese correnti rispetto a quelle in conto capitale. Se, come ampiamente documentato, la competizione è tra sistemi-Paese e non più tra singole imprese, è evidente che in assenza di un rientro virtuoso dalle condizioni indicate, che assicuri nuova efficienza della componente pubblica e, quindi, nuovi spazi per realizzare una politica fiscale di espansione, i maggiori recuperi di produttività del settore privato potrebbero essere frustrati. Allo stesso tempo, appare ovvio che la allocazione delle risorse verso le aziende sane del sistema non solo sia preservata, ma certamente intensificata, anche attraverso meccanismi di indirizzo e di tutela a favore degli intermediari che si dimostrassero virtuosi nel senso richiesto dai risparmiatori e dai lavoratori di questa parte sana dell’economia. La sola in grado di assicurare crescita e, dunque, stabile miglioramento delle condizioni di vita per la collettività nazionale.
*Università di Cagliari
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 20
«Sei rumena? Mi dispiace, niente camera»
Discriminazioni e pregiudizi raccontati da Ana, studentessa Erasmus  
Trovare una casa in affitto non è facile se si arriva dalla Romania: «C’è chi si inventa qualsiasi scusa»
«I mass media raccontano molte cose negative sui romeni e ci accomunano agli zingari e ai Rom, ma non hanno niente a che fare con noi»
 
Qualcuno glielo ha detto senza tanti giri di parole: «Mi dispiace, non affitto a rumeni». Altri si sono inventati ristrutturazioni dell’ultim’ora: «Sa, abbiamo deciso di rifare la stanza, non è più disponibile». Un ragazzo le aveva già detto di sì e lei aveva preparato le valigie per trasferirsi: «Ti chiamo più tardi per dirti a che ora puoi venire». Il telefono di Ana Demian però è rimasto muto per tutto il giorno. E quando si è decisa a chiamare il suo futuro padrone di casa, ha scoperto che aveva cambiato idea. Radicalmente.
Ventun anni, occhi veloci e idee chiare, studia Economia a Cagliari («corso di studio in servizi turistici, la Sardegna è perfetta, no?») da appena un mese grazie al progetto Erasmus. Parla l’italiano meglio di molti madrelingua, sa cosa è un congiuntivo e pure come usarlo, e nella vita vorrebbe «fondare una società di re-branding alberghiero. Funziona così: se hai un hotel vecchio, io ti aiuto a rivedere le strategie di marketing e a creargli una nuova immagine». Per lei è una questione d’immagine anche la diffidenza verso i rumeni che lei ha toccato con mano durante il suo primo mese cagliaritano, prima di trovare casa vicino a piazza Yenne: «I mass media raccontano molte cose negative su di noi e ci accomunano agli zingari e ai Rom, anche se non hanno niente a che fare con noi. Ma molti italiani fanno confusione». Questo ha una conseguenza diretta: «Chi affitta camere a studenti spesso è anziano, si fa condizionare da quello che sente alla televisione. Ma questo discorso vale anche per altri popoli, non solo per noi».
I suoi colleghi dell’Università di Timisoara che hanno scelto come lei l’esperienza all’estero non hanno incontrato gli stessi problemi: «Ho parlato con dei miei amici che stanno facendo l’Erasmus in Spagna: hanno trovato subito casa». Come ha raccontato qualche giorno fa sulle colonne del settimanale diocesano il Portico, intervistata dal direttore Sergio Nuvoli, il budget per l’affitto non è mai stato un ostacolo: «Cercavo una stanza singola, potevo pagare anche 300 euro al mese». Figlia di una avvocato e di una professoressa di matematica, ha una sorella di 26 anni che fa «il manager delle Generali a Oradea, dove abitiamo». Ovvero una città di duecentocinquanta mila anime a dieci chilometri dal confine con l’Ungheria. La sua idea degli italiani? «Sono grandi chiacchieroni, molto simpatici». La differenza con i rumeni? L’ha provata sulla sua pelle: «Molti non hanno avuto il coraggio di dirmelo in faccia, che non mi volevano. Noi siamo più diretti».
MICHELE RUFFI
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 21
Il coordinamento studentesco: «Il corteo di venerdì scorso? Un successo»
Università, continua la protesta contro i tagli
   
Il corteo di venerdì scorso? Un successo, secondo “Unicamente”, il coordinamento fra gli studenti delle Facoltà che danno vita anche a Cagliari alle manifestazioni di protesta contro la legge 133.
Ieri il coordinamento studentesco ha divulgato un comunicato in cui sostiene che al corteo hanno partecipato circa 8.000 studenti (il sito “www.unicamente.org” parla di 6.000, la Questura ha stimato come dato di massima presenza 5.000). I primi a sorprendersi per l’affluenza, dicono gli organizzatori dell’evento, sono stati loro stessi: non foss’altro perché, a differenza del corteo del 30 ottobre, a partecipare erano «solo gli studenti delle scuole e facoltà cagliaritane( anche se ha partecipato una piccola delegazione di studenti dell’Ateneo di Sassari)».
“Unicamente” sottolinea poi l’ «atmosfera pacifica e creativa» con cui si è svolta la protesta: «Anche le testate nazionali hanno riportato l’evento apprezzando le iniziative proposte dal gruppo artistico e questo inorgoglisce il movimento soprattutto per la poca attenzione che viene data a ogni iniziativa isolana da parte della stampa nazionale. Abbiamo ricevuto inoltre le congratulazioni delle istituzioni anche per quanto riguarda l’organizzazione della sicurezza del corteo, realizzata anche dagli stessi studenti di Unicamente».
Positiva anche la valutazione sugli interventi al “V Forum del libro Passaparola - il potere della parola”, domenica scorsa all’ex Manifattura tabacchi.
Le attività del coordinamento studentesco (lezioni all’aperto, approfondimenti sulla legge 133) continueranno anche in questa settimana.
5 – L’Unione Sarda
Economia – pagina 17
Concorso dell’Azienda universitaria per l’assunzione di laureati in tredici differenti specializzazioni
Cagliari, 44 medici al Policlinico
Domande da presentare entro il 27 novembre  
Numerosi i requisiti richiesti per partecipare alle tre prove in programma. L’esame potrebbe essere preceduto da una preselezione. Chiarimenti negli uffici del personale
 
Medici al Policlinico cagliaritano. Un concorso per l’assunzione di quarantaquattro dirigenti medici è stato infatti bandito dall’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari che ha individuato nelle seguenti discipline i posti disponibili: undici di medicina interna, quattro di radiologia, sette di chirurgia generale, cinque di allergologia e immunologia clinica, tre di endocrinologia, quattro di oncologia, due di cardiologia, due di reumatologia, due di direzione medica di presidio ospedaliero, uno di medicina nucleare, uno di neurologia, uno di gastroenterologia e uno di otorinolaringoiatria.
REQUISITI Per partecipare al concorso è richiesta la cittadinanza italiana (o equivalente), l’idoneità fisica all’impiego e il godimento dei diritti politici. I candidati devono essere in possesso del diploma di laurea in medicina e chirurgia, della specializzazione nella disciplina nella quale si intende concorrere (o equipollente o affine) e dell’iscrizione all’Albo dell’ordine dei medici. I requisiti devono essere posseduti alla data di scadenza delle domande.
SCADENZA Le domande di ammissione al concorso, su carta semplice, devono essere presentate, improrogabilmente, entro giovedì 27 novembre; oppure spedite con una raccomandata indirizzata all’Azienda ospedaliero universitaria, via Ospedale 54, 09124 Cagliari, oppure presentate al Protocollo generale, dal lunedì al giovedì, dalle 8,30 alle 13,30 e dalle 14,45 alle 17, il venerdì solo di mattina. Alla domanda deve essere allegato l’originale della ricevuta del versamento di otto euro, da effettuare sul conto corrente postale 83048769, intestato all’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Servizio tesoreria, specificando per quale posto si intende concorrere.
PROVE Il concorso prevede lo svolgimento di tre prove: scritto, pratica e orale. La prima prevede la stesura di una relazione su un caso clinico simulato, su argomenti della disciplina messa a concorso o nella soluzione di una serie di quesiti e riposte sintetiche. La seconda verterà su tecniche e manualità peculiari proprie della specializzazione per cui si concorre. La terza prova riguarderà materie inerenti la disciplina, nonché sui compiti connessi con il posto per cui il candidato aspira. Nell’ambito dell’orale sarà accertata la conoscenza di una lingua straniera, tra inglese e francese, nonché dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse. Le prove potrebbero essere precedute da una preselezione.
INFORMAZIONI Per chiarimenti gli interessati devono rivolgersi agli uffici del personale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, telefono 070.6092138-18. L’avviso è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale 84 di martedì 28 ottobre. Il bando, con i requisiti richiesti e le modalità di svolgimento del concorso, è consultabile nel Buras 32, parte terza, di venerdì 24 ottobre e nel sito www.aoucagliari.it .
GIUSEPPE DEPLANO
6 – L’Unione Sarda
Iglesias – pagina 24
monteponi
Un nuovo incontro a Cagliari per il futuro dell’Università
   
La mobilitazione, per ora, è servita. Il Consiglio dei docenti di Scienza dei materiali ha rinviato l’assemblea per decidere le sorti del corso di laurea prevista per oggi.
Una riunione importante, perché i docenti avrebbero potuto deliberare già da subito lo spostamento a Cagliari del primo anno del corso di laurea. Il rinvio dell’assemblea è stato comunicato ieri dagli stessi docenti a una delegazione di studenti di Monteponi. Con loro anche l’assessore provinciale alla pubblica istruzione, Tiziana Frongia. Una decisione assunta alla luce delle recenti comunicazioni fatte da Pierfranco Gaviano nel corso di un’assemblea a Monteponi. Il presidente della Provincia (nonché del Consorzio Ausi) ha annunciato di essere in attesa di un incontro con l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, il che ha riacceso le speranze sul futuro del polo universitario, a rischio proprio a causa dei ritardi da parte della Regione nell’erogazione dei finanziamenti. L’argomento Università sarà anche al centro del dibattito in Consiglio comunale il 17 novembre. A sollecitare la discussione sono stati i rappresentanti della minoranza. (c. s.)
7 – L’Unione Sarda
Nuoro – pagina 19
Lavoro e università, vertenze riaperte
Dopo lo sciopero generale i sindacati incontrano Soru  
Vertice di oltre tre ore a porte chiuse ieri mattina in Regione a Cagliari con Mussoni (Cgil), Ganga (Cisl) e Ticca (Uil)
Il Governatore annuncia l’acquisto di capannoni dismessi per rilanciare l’industria, un mega impianto per produrre pannelli fotovoltaici a Siniscola e corsi unici per l’università nuorese
 
La rinascita industriale del centro Sardegna rimettendo sul mercato i capannoni dismessi di Ottana, Siniscola e Macomer, una soluzione per Legler, Queen e altre aziende in apnea, la realizzazione a Siniscola della più grande fabbrica d’Italia, e forse d’Europa, per la produzione di pannelli fotovoltaici. E il rilancio dell’università nuorese con corsi unici, legati agli atenei di Cagliari e Sassari. Venticinque giorni dopo lo sciopero provinciale, il governatore Renato Soru delinea la sua ricetta per strappare le zone interne a una crisi devastante che piega ogni settore dell’economia, incrina lo sviluppo sociale e ridimensiona comunità piene di storia ma senza futuro. Lo fa ieri, in un colloquio lungo oltre tre ore, con Cgil, Cisl e Uil che il 17 ottobre hanno portato in piazza diecimila persone tra operai, disoccupati, studenti, pensionati, amministratori, tutti decisi a sostenere una varietà di rivendicazioni nel nome di un territorio da far rivivere.
I SINDACATI Il faccia a faccia, a porte chiuse nell’ufficio della presidenza della Regione, in viale Trento, regala fiducia mista a prudenza. Ci sono l’assessore al Lavoro Romina Congera, il leader regionale della Cgil Giampaolo Diana, Giovanni Matta per la Cisl sarda, Francesca Ticca, leader regionale e provinciale della Uil. E naturalmente i sindacalisti nuoresi. Il più ottimista è il segretario provinciale della Cigl, Gianfranco Mussoni. «L’incontro è stato molto importante e sereno. Il presidente ha dato la disponibilità a una prossima riunione per verificare lo stato dell’arte dell’intesa istituzionale firmata da Regione, Provincia e comune di Nuoro. È importante la possibile reindustrializzazione della Sardegna centrale, l’attenzione sull’università». Più guardinga Francesca Ticca, leader regionale e nuorese della Uil. Dice: «Cosa ci portiamo a casa? La prosecuzione dell’incontro. Ci interessa che nella prossima Finanziaria ci siano segnali importanti. A quel punto potremo esprimere una valutazione, anche dopo aver fatto il punto sull’intesa istituzionale». Ignazio Ganga, segretario provinciale della Cisl, apprezza soprattutto gli impegni sull’università perché ripensando alle parole pronunciate dal Governatore un anno fa quelle di ieri danno l’idea di una inattesa retromarcia. «Abbiamo trovato buona disponibilità all’ascolto - commenta -. È naturale che l’incontro abbia avuto un carattere generale, seppur importante: ha indicato impegni specifici su università, industria, agroalimentare, sostegno alle famiglie in difficoltà».
UNIVERSITÀ Il polo nuorese resterà con corsi unici che - annuncia Soru - saranno al centro del prossimo incontro tra lo stesso presidente e i rettori di Cagliari e Sassari. Segno che l’ateneo non sarà autonomo, ma avrà comunque corsi attrattivi a livello regionale e nazionale. Il Governatore nulla dice su Fondazione e consorzio che tanto dividono Provincia e Comune. Preferisce altre anticipazioni, ferma restando la battaglia per il campus nell’Artiglieria e la nuova caserma di Pratosardo. Ha in mente la realizzazione della casa dello studente nell’ex brefotrofio di via Trieste dove fino prima aveva immaginato la scuola forestale.
INDUSTRIA «Siamo impegnati nell’opera di reindustrializzazione sulla scorta dell’esperienza positiva di Arbatax. Se ci sono capannoni vuoti - assicura Soru - li compriamo. Andiamo noi a cercare le imprese da insediare». L’idea ispira una manovra da circa 20 milioni di euro che ambisce a porre le condizioni per il rilancio di aree in affanno dove, comunque, vanno salvaguardare realtà come Legler, Queen, Clivati, Equipolymers, ex Nuoro Servizi. Per la Legler - spiega - tre imprenditori hanno manifestato interesse all’acquisto. Per i sindacati la sorpresa maggiore, però, arriva con l’impianto per la produzione di pannelli fotovoltaici a Siniscola, nell’ex Rosmary, il calzificio fallito. Anche perché sarebbe il più grande d’Italia e il progetto in dirittura d’arrivo.
AGROALIMENTARE Il Governatore punta a creare parchi agroalimentari a Irgoli per la Baronia, a Pratobello per l’area montana, a Ovodda--Tonara e nel Marghine. Prospettiva da agganciare ai piani di sviluppo rurale. L’incontro di ieri non indica gli investimenti in ballo. Perciò un faccia a faccia più operativo è atteso tra due settimane, quando il Governatore farà una verifica sull’intesa istituzionale. Ci saranno i partners istituzionali e anche i sindacati che dopo le buone sorprese di ieri aspettano atti concreti.
MARILENA ORUNESU  

 
8 – La Nuova Sardegna
Prima Pagina
Università. Tagli del governo, la Sardegna nel mirino 
Sassari, la fabbrica delle cattedre 
E’ l’ateneo col più alto numero di docenti per studenti in corso 
 
 SASSARI. Università sassarese da record: in Italia è quella che ha il più alto numero di docenti ogni mille studenti in corso. Tra ordinari e associati, infatti, sono 65. La ricerca che la pone in vetta alla classifica è del quotidiano Il Sole 24 ore. L’ateneo batte Trieste e Siena, che seguono con 59 e 56 docenti, e distacca Firenze, all’ultimo posto della top ten, ferma a 49. Ma anche Cagliari che sta a metà dell’elenco con 45 docenti. Non solo. I tagli del governo faranno piangere gli studenti sardi.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
All’università molte cattedre e pochi studenti 
Sassari prima in Italia: 65 docenti ogni mille iscritti in corso. Maida: non è negativo 
di Paoletta Farina 
 
SASSARI. Università sassarese da record: in Italia è quella che ha il più alto numero di docenti ogni mille studenti in corso. Tra ordinari e associati, infatti, sono 65. La ricerca che la pone in vetta alla classifica è del quotididiano Il Sole 24 ore. L’ateneo turritano spicca tra blasonate e storiche università, batte Trieste e Siena, che seguono con 59 e 56 docenti, e distacca Firenze, all’ultimo posto della top ten, ferma a 49. Ma anche Cagliari che sta a metà dell’elenco con 45 docenti. Non solo. Nella previsione dei tagli annunciati dal governo, saranno gli studenti sassaresi, al terzo posto, a piangere.
 Il Sole 24 Ore ha voluto fotografare la realtà italiana nel momento in cui l’università viene messa sotto accusa come «fabbrica di cattedre» (sono 180mila gli insegnamenti offerti) a fronte di una crescita misurata, quando non addirittura negativa, del numero degli studenti. E mentre il governo vara il decreto sulle misure urgenti e le linee guida per la riforma, e l’Onda studentesca e i professori si ritrovano insieme a protestare a gran voce contro il ridimensionamento dei fondi.
 Il record sassarese, che suscita più di una perplessità, non è però valutato negativamente dal Magnifico rettore Alessandro Maida. «Bisogna tenere conto di alcuni fattori per leggere meglio i dati», afferma sicuro.
 I numeri. A Sassari i professori ordinari e associati sono 477 su una popolazione di 7.284 studenti che seguono regolarmente i corsi (gli iscritti sono oltre 17mila): a voler fare un ulteriore calcolo, un docente per poco più di 15 allievi. Basti pensare che in un’ateneo popoloso come quello romano della «Sapienza», che conta 66.796 universitari, il rapporto è di 1 a 24.
 Ma nonostante il trend degli studenti sia in discesa - dal 2000 il calo è stato del 7,1% - l’esercito dei professori ordinari (la cosiddetta prima fascia) ne conta 228, con un balzo del 54,1 per cento rispetto a otto anni fa. Proliferano anche gli associati (seconda fascia): passano a 249 con un aumento del 37,6 per cento. Stessa musica per i ricercatori: oggi sono 236, l’11,8 per cento in più rispetto al 2000. Il dato di crescita a livello nazionale, solo dei professori ordinari, è del 32 per cento, tre volte più degli studenti. Ma in Sardegna il rapporto è ancora più alto.
 A Cagliari, invece, i professori sono 690 su una popolazione di 15.319 studenti in corso regolarmente visto che gli iscritti sono 36mila. Anche nell’ateneo guidato da Pasquale Mistretta gli allievi diminuiscono: dal 2000 il decremento è stato del 13,3 per cento. Tanto che il rapporto è diventato di un docente per poco più di 22 allievi. Anche a Cagliari nonostante gli studenti siano diminuiti i professori ordinari sono diventati 329 (il 48,9% in più rispetto al 2000). Gli associati sono 361 (e anche in questo caso il 4,9% in più rispetto al 2000). Infine sono cresciuti anche i ricercatori: 507 (+40,8 rispetto al 2000).
 I tagli per studente . Se la media nazionale dei tagli (previsti da quest’anno al 2011) per studente è stata stimata dal Sole 24 Ore in 1258 euro, in Sardegna le cose andranno peggio. Fermo restando che il calcolo non ha tenuto conto della distribuzione «meritocratica» del 5% delle risorse, Sassari si ritrova al non invidiabile terzo posto con 1.917 euro ad allievo, preceduta da Siena stranieri, al primo posto con 3.476 euro, e da Roma Iusm, al secondo con 2.830. Cagliari si è invece collocata in decima posizione con 1.529 euro in meno per studente.
 Il rettore. Il professor Maida non vede nero. «Bisogna tenere conto di diversi fattori - spiega -. Il primo è che noi non siamo una grande università, ma comunque assicuriamo un elevato numero di facoltà e di corsi di laurea per i quali è necessario, come requisito indispensabile, garantire una presenza numerica di docenti».
 «L’alto rapporto insegnanti-studenti, poi, è originato dalla maggiore presenza di facoltà scientifiche rispetto a quelle umanistiche - aggiunge il rettore -. In genere avviene il contrario. E fra le facoltà scientifiche ne abbiamo diverse (da Medicina a Veterinaria fino ad Architettura) a numero programmato, dove, appunto, i numeri sono contingentati. «Di negativo, nella nostra situazione, c’è piuttosto il numero contenuto di studenti in corso - aggiunge Maida -. Ma che i docenti siano troppi non sono d’accordo. C’è da augurarsi invece che li abbiano anche le altre università».
 Tanti docenti, migliore didattica e più profitto per gli studenti? Il Magnifico Rettore rivendica di aver sempre assicurato gli standard nel suo ateneo. Ma concorda che «tutte le università un pochino hanno ecceduto in questi anni». E pensa anche lui a possibili economie. «Ritengo che arriveremo a concordare un programma possibile con Cagliari. Intanto vedo bene il fatto che il governo punti sulle borse di studio e sull’edilizia universitaria. Così si va nella giusta direzione».
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
«Gli organici non sono gonfiati» 
La difesa di Mistretta: concorsi fermi, il problema è la spesa 
Cagliari. Il rettore concorda con il collega del nord Sardegna: si può razionalizzare 
 
SASSARI. Cattedre «gonfiate» eccessivamente? «Non a Cagliari - si difende il rettore Pasquale Mistretta -. Anzi, posso dire, cifre alla mano, che la nostra università vede i posti dei docenti in una situazione di costanza complessiva. Piuttosto il vero problema sono i soldi destinati agli stipendi. Siamo passati da una spesa di 82 milioni 507mila euro a 94 milioni 268mila euro. Un aumento non percepito in busta paga, ma che è il motivo della crisi».
 «La ricerca del Sole 24 Ore - afferma il Magnifico - si basa su dati che sommano realtà in evoluzione. In breve, nel 2000 non c’era ancora il “3+2”». Che è poi il sistema di laurea triennale e successiva specializzazione che ha portato gli atenei italiani ad aumentare il numero di docenti ma anche sull’orlo dell’abisso finanziario. «Partiamo dal 2005 fino a quest’anno, anni molto significativi per comprendere la nostra situazione - spiega il professor Mistretta -. Nel 2005 nell’università cagliaritana i professori ordinari erano 324, gli associati 381, i ricercatori 489. Nel 2008 sono diventati rispettivamente 331, 362 (il Sole 24 Ore ce ne attribuisce uno in meno) e 507. Sono diminuiti gli assistenti di ruolo, in esaurimento, passati da 23 a 18. Ecco, non vedo questa crescita di organici che ci viene attribuita, nè tantomeno si può parlare, per quanto ci riguarda, di fabbrica di cattedre».
 Perché anche i concorsi sono bloccati. «Abbiamo bandito solo 16 posti di ricercatore, di cui otto sono finanziati dal ministero - sottolinea il professor Mistretta -. Insomma, stiamo mantenendo i numeri e non si può pretendere da noi di più perchè di più non possiamo fare».
 Il rettore rileva anche la necessità inderogabile di supportare aree prestigiose all’interno dell’ateneo, che hanno portato ad accrescere le cattedre. «Pensiamo per esempio a neuroscienze: il professor Gianluigi Gessa ha costruito in quarant’anni una struttura di eccellenza, conosciuta a livello mondiale, che deve essere sostenuta con un numero adeguato di docenti». Però, siccome la coperta resta sempre corta, se da una parte si cresce dall’altra quantomeno si sta fermi.
 «Il fatto, bisogna ammetterlo, è che bisogna limare gli squilibri incidendo sulla distribuzione dei posti - afferma ancora Mistretta -. Ma per riuscirci occorre partire dai consigli di facoltà, dove, diciamo, la parte più forte e inevitabilmente in maggioranza, spesso non tiene conto delle esigenze dei più deboli».
 Nessun mea culpa da parte vostra su come funziona l’università? «Diciamoci la verità, ridurre i corsi di laurea sarebbe in alcuni casi opportuno. E’ un fronte - conferma il rettore cagliaritano - sul quale ci stiamo già muovendo con Sassari. E se si vuole riformare l’Accademia italiana, puntiamo sulla programmazione: inutile che lo Stato continui a finanziarla alla vecchia maniera». (p.f.)
 
 Pagina 3 - Fatto del giorno
Il rappresentante degli studenti 
«Allievi fortunati? Solo a Veterinaria, Agraria e Medicina» 
 
SASSARI. «I numeri potrebbero essere anche veri - dice Simone Campus, rappresentante degli studenti nel consiglio d’amministrazione dell’Ersu - però il quadro è distorto. Ci sono infatti tre situazioni che falsano le statistiche: ovvero il caso di Agraria, Veterinaria e Medicina».
 A leggere le cifre, Sassari potrebbe sembrare il paradiso degli universitari. Il più alto numero di docenti in rapporto al numero di studenti: 65 insegnanti ogni mille iscritti. Un docente per poco più di 15 allievi. Questo, a una lettura superficiale, suona quasi come una garanzia di qualità. Però lo scenario tratteggiato dalle statistiche del Sole 24 Ore, che ha eletto Sassari prima tra le città italiane nel rapporto tra numero di professori e universitari, alla fine risulta molto meno rispondente alla realtà di quanto si possa pensare.
 Ad Agraria, Veterinaria e Medicina, infatti, dove esistono i test di ingresso e dove la quantità di iscritti per anno accademico è contenuta, il rapporto tra numero di insegnanti per numero di studenti è davvero molto alto. Ben diversa, invece, è la situazione di altri corsi di laurea: «Basterebbe assistere a una lezione nelle facoltà di Lettere, o Giurisprudenza, o Economia o Scienza Politiche - dice Simone Campus -. Mi riferisco soprattutto ai primi anni di studio, dove gli iscritti sono davvero una marea. Nelle aule si vedono centinaia di studenti che hanno di fronte un solo insegnante. La situazione è molto più dispersiva». Poi, dal secondo anno in avanti, la selezione naturale e gli abbandoni ristabiliscono un minimo di equilibrio, e tra docente e alunni non c’è più una distanza così impersonale.
 «I problemi però sono anche di carattere logistico - prosegue Simone Campus - nella facoltà di Lettere, ad esempio, non ci sono aule così capienti per ospitare le lezioni più frequentate. Il numero massimo di posti è 80. Alcune lezioni vengono svolte nella chiesa di San Paolo. Ma anche Economia ha i suoi problemi con i locali: alcuni corsi vengono ospitati nella struttura dell’Ersu in via Padre Manzella».
 A volte, addirittura, i docenti a disposizione non bastano alle esigenze dell’Università. «Nonostante in questi anni tutti abbiano assistito a una proliferazione dei corsi - conclude Campus - alcune facoltà hanno dovuto rinunciare all’avvio dell’insegnamento di determinate materie proprio per mancanza di docenti». (lu.so.)
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Allarme per il microbo Serratia nella terapia intensiva neonatale della clinica Macciotta 
Cagliari, batterio killer uccide due neonati 
Ma un gruppo di esperti tranquillizza le famiglie dei piccoli pazienti ricoverati 
I responsabili sanitari e l’infettivologo Stronati (Pavia) spiegano perché la situazione è sotto controllo 
ALESSANDRA SALLEMI 
 
 CAGLIARI. Due bambini ricoverati nella terapia intensiva neonatale della clinica Macciotta sono morti per l’infezione provocata dal batterio Serratia, lo stesso che in passato ha messo in difficoltà analoghi reparti italiani e che la letteratura medica sulle infezioni nelle neonatologie ben conosce.
 Ma il direttore del reparto Vassilios Fanos, il direttore generale dell’azienda mista di Cagliari Ninni Murru e il superconsulente chiamato dallo stesso Fanos (Mauro Stronati di Pavia) spiegano che l’allarme diffuso a Cagliari è ingiustificato: ai genitori dei piccoli ricoverati ieri colti da una comprensibile disperazione è stato chiarito che non sono dieci i bimbi morti (com’era stato detto), che i decessi risalgono uno al 10 settembre e l’altro al 23 ottobre (non sono stati ravvicinati), ma soprattutto che è da quel primo difficile giorno che il reparto, gli operatori, tutta l’azienda mista lavorano per impedire l’ulteriore diffusione della Serratia. I dieci ulteriori bambini «colonizzati», cioè risultati positivi alla Serratia, sono stati controllati come si doveva e dopo qualche giorno il batterio era scomparso.
 Si tratta di un batterio emergente che periodicamente si manifesta soprattutto in reparti come la terapia intensiva della neonatologia della clinica Macciotta dove vengono ricoverati prematuri del peso, a volte, di appena mezzo chilo. Bambini ad alto rischio, praticamente senza difese immunitarie, quindi più prediposti dei neonati a termine a contrarre infezioni da germi (klepsiella, staffilococcus, enterobacter, candida) che si sono fortificati contro le cure ospedaliere.
 La clinica Macciotta finora è stata al riparo dalla Serratia. Il decesso del primo bambino è stato affrontato con i protocolli ufficiali e quando, dopo più di un mese, c’è stato un altro caso, Fanos ha chiamato Mauro Stronati che dirige la neonatologia dell’ospedale San Matteo di Pavia ed è infettivologo di grande fama ed esperienza.
 Stronati, raggiunto al telefono, spiega: «Da noi i decessi per la Serratia furono quattro, l’epidemia durò due mesi, a Modena fu molto più lunga. Rientra nei rischi di questi reparti: ce ne sono stati anche a Milano, Roma, Ancona. A Cagliari sono venuto perché sollecitato e ho potuto constatare che sono state adottate le misure giuste. Ancora non è stata trovata la fonte, ma per un paziente su due non si trova. Noi la trovammo nei tamponi di ovatta. E’ un germe resistente, si può installare ovunque e questi reparti sono ad alto rischio per le condizioni dei piccoli particolarmente vulnerabili e per la conseguente necessità di trattarli costantemente. Devono essere toccati continuamente per farli mangiare, per pulirli, per la somministrazione delle terapia, le eventuali fisioterapie, se intubati dentro il tubo ne deve essere inserito un altro per evitare ostruzioni, il monitoraggio clinico deve essere costante. Vedo che dopo tre settimane dall’ultimo caso non se ne sono manifestati altri, mi sembra un buon dato. Lo ripeto: io a Cagliari non ho dovuto aggiungere nulla a quello che già stavano facendo». Vale a dire una manipolazione dei bambini separatissima (la Serratia viene portata soprattutto dalle mani), un rinforzo della bonifica dell’ambiente, norme igieniche rispettate all’estremo.
 Oggi si riunisce il comitato di sorveglianza per le infezioni ospedaliere «e probabilmente ci saranno altre proposte», dichiara il direttore generale Ninni Murru, che aggiunge: «La terapia intensiva della clinica neonatale Macciotta, la maggiore della Sardegna, non è un luogo di dolore in cui i bambini muoiono in silenzio, ma una struttura efficiente ed affidabile che, a fronte di una grande mole di casi trattati ogni anno, vanta uno dei tassi di mortalità più bassi in Italia: siamo al dieci per cento contro il 33 per cento della media nazionale. Il decesso dei due bambini ha suscitato profondo dolore nel reparto e adesso non possiamo che ribadire il cordoglio ai familiari». Intanto si va avanti nel concorso avviato per gli infermieri: ne servono altri tre, più gli ausiliari.
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
«Riapriamo subito le trattative sui tagli» 
Crnjar, preside della facoltà di Scienze: la ricerca non deve pagare il prezzo più alto 
Valutazione positiva del passo indietro del ministro Gelmini 
di Sabrina Zedda 
 
CAGLIARI. Uno stralcio o, quantomeno, una sospensione dei tagli previsti dalla legge 133, per analizzare “finalmente tutti insieme la situazione e decidere come intervenire”. Dopo i passi indietro del governo sull’università, adesso è questa la richiesta della facoltà di Scienze al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Una richiesta che negli uffici del ministero arriverà stamattina, ma che il preside della facoltà cagliaritana, Roberto Crnjar, ha presentato - contemporaneamente ai suoi colleghi di analoghe facoltà sparse per l’Italia - già ieri sera.
 È stata questa l’ultima mossa per dire “no” alla legge 133, un’iniziativa messa in atto sotto l’egida della Conferenza nazionale dei presidi delle facoltà di Scienze e tecnologie, di cui Roberto Crnjar è presidente, per far sentire una volta di più la voce del dissenso.
 «La conferenza - è scritto nel documento presentato - conferma quanto espresso a luglio, quando furono sottolineate le pericolose conseguenze dei tagli sull’università e in particolare la scienza».
 Il ragionamento della conferenza dei presidi delle facoltà scientifiche in sostanza è questo: dato che «è nell’università che si svolge e si produce nel nostro paese la parte preponderante dell’attività e della produzione scientifica, attività indispensabili per contrastare il declino della nostra economia», appare evidente che il taglio delle risorse, accompagnato da un blocco dei turn over nelle assunzioni, «è destinato ad aggravare una situazione già grave per i mancati investimenti in ricerca e sviluppo e per la progressiva riduzione negli anni della quota del Prodotto interno lordo destinati a università e ricerca».
 Da qui la proposta al governo, fatta a nome dell’intera comunità scientifica, che giudica comunque “un segnale favorevole” i passi indietro del ministro Gelmini.
 Il mondo della scienza chiede dunque di essere ascoltato: «Se il governo prende l’impegno di portare il dibattito su un disegno di legge in Parlamento - dice il preside di Scienze - con un confronto tra tutte le forze politiche, bene quella sarebbe la strada giusta. Non si può andare avanti a colpi di maggioranza».
 A dimostrare poi che la scienza in Italia va protetta ci pensano i numeri illustrati da Crnjer: le ricerche scientifiche italiane sono all’ottavo posto nel mondo per il numero di citazioni (il dato riferito al quadriennio 1997- 2001 è della rivista Nature). Ancora: in ricerca si spende poco ma si produce molto, e la spesa sostenuta per ogni studente è di molto inferiore anche a quella di paesi che pensavamo di avere alle spalle come il Portogallo. Dire poi che ci sono troppi corsi o che la facoltà cagliaritana di Scienze scialacqua troppe risorse per Crnjer è un’eresia: «Con il passaggio dalla laurea magistrale al 3+2 il raddoppio del numero dei corsi è stato fisiologico - dice - E’ diventato patologico solo quando ha sforato questo limite, e la nostra facoltà, che da nove corsi è passata a 20, non è tra queste». Quali siano le facoltà cattive, Crnjer non lo vuole dire, e anzi con molto aplomb afferma: «Rispetto ad altre realtà, la stessa Università di Cagliari è stata virtuosa».
 Oggi proseguono le iniziative contro la 133: oggi sull’argomento nell’aula B del polo giuridico si terrà un seminario, mentre dalle 10 alle 12 nell’aula magna del corpo centrale della facoltà di Scienze della formazione la docente Gabriella Baptist affronterà il tema sullo stato attuale dell’università italiana in una conferenza dal titolo “Messi a nudo”.

11 - altravoce.net
Gelmini, a Cagliari festosa protesta di quattromila studenti e professori
l’Onda non molla contro il Governo
di Cinzia Isola
 
Si apre sulle note di “Another brick in the wall” l’ultimo corteo anti-Gelmini, organizzato in città dagli studenti universitari e delle scuole superiori. È la colonna sonora che accompagna una delle coreografie più belle realizzate finora dai giovani contestatori della ministra: distribuiti su file ordinate, una quarantina di studenti sfila con una maschera di carta bianca sul viso. Gli occhi e la bocca sono contrassegnati da una croce nera. Marciano a ritmo cadenzato su uno dei pezzi cult dei Pink Floyd, dietro un cartello che recita una delle frasi più celebri: “We dont’t need no education”. Gonna e calze college per le girls, pantaloni neri per boys: ma uguali per tutti, camicia bianca e cravatta nera. A poca distanza un’inquietante maschera che indossa un cartello: "Gelmini: arribbada sa accabbadora", la donna che, nella tradizione popolare sarda, era incaricata di mettere fine alla vita dei malati terminali.
 
Dietro di loro, sfileranno in cinquemila. O forse qualcosa in meno: stando alla questura, che ne conta comunque quattromila. Sfilano compatti dietro lo striscione Ateneo unito di Cagliari, gli universitari. Tra i quali spiccano, come in altre occasioni, i camici bianchi della Cittadella. In mezzo anche prof e cittadini comuni. Persino qualche politico in carica al consiglio comunale: la piddì Marisa Depau e Massimo Zedda di Sinistra democratica seguono tutto il corteo, come il collega Radhhouan Ben Amara (Città promessa) che è anche, soprattutto in questa occasione, docente in Lettere. A seguire le giovani leve studentesche delle scuole medie: gioiosi, scherzosi e numerosi.
 
All’appuntamento in piazza del Carmine gli anti-Gelmini hanno risposto puntuali. E non si lasceranno intimorire da un percorso lungo attraverso le strade, generalmente tra le più trafficate della città: dalla piazza del Carmine i manifestanti hanno raggiunto via Roma, per proseguire lungo viale Diaz e via Cimitero. Sempre dritti lungo via Dante, fino a piazza Repubblica. E ancora giù, fino ad imboccare prima via Paoli e poi via Sonnino. Saltando, ballando, cantando e scandendo slogan raggiungeranno, intorno alle 12.30 piazza San Cosimo dove, con un mini comizio, si è conclusa la manifestazione.
 
Ma le parole non sono tante. Per spiegare la simbologia utilizzata dai ragazzi non ne servono troppe. Come quelle maschere, tutte uguali, che sfilano con gli occhi e la bocca tappata. O quel simpatico maxi “libretto” universitario: Fondazione degli Studi di Cagliari. Quanti volti dentro il buco-identità per la foto ricordo. Su quel libretto dove i voti, per carità, sono pure belli alti: tra il 28 e il 30. Ma le materie sono davvero tutto un programma. Un fantomatico Minkkiorry Blauz, nato al T hotel, studente di “Ingenieria Zedda Piras®” ha dovuto sostenere i seguenti esami: Chimica della colazione più, Idraulica Mr muscolo, Fognature Wc-net, Fisica delle girelle, Fondamenti di girelle avanzate, Architettura del paesaggio Valtour, Energie rinnovabili Mulino Bianco.
 
In piazza San Cosimo parla una rappresentante di una delegazione giunta in città da Sassari: «Questi tagli saranno una mannaia per l’Isola», urla, «noi la nostra terra la vogliamo vivere, non la vogliamo lasciare: il nostro popolo ha bisogno di alzare la testa». Applausi. E ancora applausi ad ogni micro intervento dei vari rappresentanti delle diverse facoltà. Soprattutto quando si tirano in ballo le lotte «dei nostri padri che rischiano di essere frantumate». Mentre i più giovani, in piazza, già pensano al bis: il rappresentante delle scuole superiori ha proposto un nuovo corteo per l’11 novembre.

 
12 - Epolis – Il Sardegna
Grande Cagliari – pagina 27
Nuove lezioni sotto il Bastione
Il Sole: in città 690 professori per  15.319 studenti
■■ A Cagliari 690 professori per 15.319 studenti. Lo dice una statistica del Sole 24 Ore. e intanto continuano le proteste degli studenti: astione Saint Remy Lezioni all’aperto organizzate dalla Facoltà di Lingue e Letterature straniere di Cagliari nell’ambito della mobilitazione contro i tagli allUuniversità. Altri appuntamenti durante la settimana.
 
 
 
 
 

Questionnaire and social

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