Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 November 2008
Rassegna quotidiani locali
A cura dell'Ufficio stampa
L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 55
Festival della scienza. All'Exmà di Cagliari con il professore per parlare di legge 40 e diritti del feto
«Cari ragazzi, siamo tutti fatti di molecole»
I falsi moralismi e le difficoltà della ricerca: l'affascinante conferenza del fisico Boncinelli  
 
«Gli scienziati, per fare bene, hanno bisogno di sentire intorno a sé la comprensione, il calore, l'amore della gente. E invece in Italia, da un po' di tempo a questa parte, troppe persone ignorano il lavoro dei ricercatori o, peggio ancora, lo considerano ambiguo e pericoloso. Sembra di essere tornati ai tempi di Galileo». Così Edoardo Boncinelli, fisico e biologo molecolare di fama internazionale, ha aperto ieri mattina il suo intervento al Festival della scienza all'Exmà di Cagliari. Ha deciso di esordire con una richiesta d'affetto e insieme un grido d'allarme per il disinteresse o la cattiva fama che accompagna nel nostro Paese la ricerca scientifica. Con un riferimento, neanche troppo velato, alle continue polemiche con il Vaticano e, più in generale, all'idea, così diffusa tra gli italiani, che la matematica, la fisica, la biologia, appartengano ad una casta di persone elette e forse neppure tanto raccomandabili. «Bisogna parlare ai ragazzi, raccontargli il nostro mestiere», esorta il professore. «Solo così possiamo sperare di orientarli verso le discipline scientifiche o almeno di diffondere in loro un atteggiamento meno diffidente di quello oggi dominante».
Leggendo la sua biografia - un percorso affascinante, ricco di cariche e onori raccolti in giro per il mondo - si è tentati di immaginarlo come il solito scienziato, chiuso in un'irraggiungibile torre d'avorio. E invece Boncinelli, che attualmente insegna all'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, è tutto fuorché un vecchio trombone addormentato sugli allori. Appena apre bocca, intorno a lui nella sala conferenze cala un silenzio quasi religioso. Gli studenti, giunti all'Exmà con le facce assonnate, ascoltano senza fiatare per oltre un'ora il suo racconto sul cammino dell'embrione, dalla fecondazione alla nascita. Con una strana parlata tra il fiorentino e il napoletano, il professore narra dell'incontro tra l'ovulo e lo spermatozoo, di come lo zigote si divida e da una prima cellula se ne formino due e poi quattro e poi otto. Racconta di come al quattordicesimo giorno di vita sia già presente nell'embrione tutto quello che lo farà diventare un uomo. Un processo che richiede pazienza e che si completa molto tempo dopo il parto.
Boncinelli spiega, affabula, sfata miti e leggende. Quando gli viene chiesto se l'umore della madre interferisca con quello del feto, risponde in tono scherzoso che «è meglio non dare troppo peso alle panzane che circolano in giro». Se una mamma vuole parlare al suo bambino, «lo faccia pure, non gli recherà alcun danno. Chiacchieriamo con i nostri cani, figurarsi se non possiamo farlo con i bimbi». Quando invece qualcuno gli chiede un parere sulla legge 40, che regola la procreazione assistita, il tono si fa serio: «Ho sentito tante fesserie nel dibattito su quella legge», ricorda il professore. «Non contesto che ognuno possa avere una propria idea sul momento in cui inizia la vita individuale. Mi disturba piuttosto che alcuni vogliano imporre a tutti gli altri la propria verità. Mi indigna, poi, che attraverso quelle norme si stabilisca un divieto alla diagnosi pre-impianto dell'embrione, un'imposizione che non è in alcun modo accettabile. Chissà quando su questi temi si potrà tornare a dialogare in un clima meno avvelenato».
I volti dei ragazzi e dei loro accompagnatori sembrano soddisfatti. Lo sono anche le espressioni degli adulti presenti alla seconda conferenza di Boncinelli, tenutasi nel pomeriggio e dedicata alla nascita non dei bambini ma delle idee. Alla fine della giornata si esce dall'Exmà con la convinzione di aver sempre masticato biologia, fin dall'infanzia. È chiaramente un'illusione generata dal fatto di aver sentito concetti tutt'altro che semplici esposti con una chiarezza e un rigore encomiabili. «Spesso delle conferenze si dimentica molto», conclude Boncinelli rivolto ai ragazzi. «Due cose, però, vorrei che ricordaste. La prima è che siamo tutti fatti di molecole: è lì che troviamo i segreti della nostra vita biologica. La seconda è che tutto quello che accade dentro di noi è preparato e controllato accuratamente. Nulla avviene per caso». L'esortazione suona come un formidabile stimolo alla curiosità di quanti vorranno saperne di più.
Il programma di oggi: alle 10,30, nel Cafè dell'Exmà, Robert Ghattas (Psiquadro-Perugia) curerà il primo Science Café, dal titolo “Insalate di matematica”. Nel piatto libri, matematica, oggetti della vita di tutti i giorni, curiosità. Nel pomeriggio, alle 16,30, nel piazzale dell'Exmà, si terrà la conferenza spettacolo “Circo-stanze scientifiche”, curata da Ramon Pilia (Sardegna Ricerche).
Un improbabile scienziato da circo accompagnerà il pubblico attraverso tante esperienze: un uovo viene magicamente ingoiato da una bottiglia, un tubo suona per effetto del calore, in un forno si accende una lampadina senza corrente. Nella sala conferenze, alle 18, saranno Elio Turno Arthemalle, Silvia Casu, Giuliano Mallocci e Ignazio Porceddu a dare vita alla conferenza-spettacolo “eSse eRre Ti-due passi nell'astrofisica” a cura dell'INAF. Viaggio nell'astrofisica moderna, per spiegare nel contempo il progetto di realizzazione del radiotelescopio Sardinia Radio Telescope nel territorio sardo. Mostre e laboratori interattivi sono visitabili durante il Festival negli orari 9-13 e 16-20.
LORENZO MANUNZA

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Migliaia di presenze al Festival della scienza 
«Insalate» matematiche e la nascita del pensiero 
 
 CAGLIARI. Sono oltre duemila gli allievi delle scuole cittadine che, in questi giorni, stanno prendendo parte alle attività (laboratori, science cafè, dibattiti) in svolgimento all’Exmà nell’ambito del «Festival della Scienza». La manifestazione, nata per avvicinare le persone alla scienza ed aiutare a comprendere i rapporti tra scienza e società, è organizzata dal comitato Scienza Società Scienza, presieduto da Carla Romagnino.
 Ieri il genetista Edoado Boncinelli ha tenuto due conferenze, una sul «Cammino della vita» e l’altra sul mistero delle idee e sulla loro nascita. Questa mattina alle 10,30 Robert Gattas presenterà il suo libro «Insalate di maematica» (nel caffè dell’ExMa), una iniziaiva in collaborazinoe con la bibliteca provinciale («Pagine di scienza»). Domani alle ore 9 vi sarà la conferenza dibattito «Ombre sul traguardo: attività fisica e stato di salute, una moda o una necessità?» curata da Carlo Lai, cardiologo e medico dello sport al Santissima Trinità. Lo stile di vita attuale è sempre più orientato verso la sedentarietà e può causare l’insorgenza di malattie metaboliche e cardio-vascolari. Per questo è fondamentale stimolare i giovani alla pratica dell’attività fisica per il raggiungimento di un buono stato di salute e non per conquistare il successo ad ogni costo. Sempre domani alle 10.30 la conferenza dibattito «Perché le previsioni del tempo sbagliano?» tenuta da Alessio Raimondi «università di Cagliari). È opinione diffusa che le previsioni del tempo siano sempre sbagliate. Ma è davvero così? Nel pomeriggio, alle 16.00, la pièce teatrale «Lise Meitner, una scienziata che non ha perso la sua umanità», a cura di Luisa Sarraco e Maria Rosaria Vassena, con gli studenti del liceo scientifico Pacinotti. E alle 17.30 la tavola rotonda «La donna nella ricerca».
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
«L’università che lavora» 
Studenti e docenti alla giornata delle Scienze biomediche 
Unanime la critica ai tagli del Governo sull’istruzione 
 
SASSARI. «Uno spaccato dell’università che lavora». Il professore Eusebio Tolu, docente di Fisiologia umana e direttore della scuola di dottorato in Scienze biomediche, ha definito così la recente kermesse nella facoltà di Medicina e Chirurgia. Il complesso biologico di viale San Pietro ha ospitato la giornata della stessa scuola di dottorato, con oltre quattrocento presenze tra docenti, studenti e dottorandi, questi ultimi impegnati nell’esporre le loro ricerche. Unanimi le critiche agli orientamenti ministeriali su istruzione e ricerca, con il rischio di pesantissimi tagli.
 «Questa è una giornata di lavoro, anche se il Governo ci considera fannulloni e nullafacenti e per questo taglia i fondi alla formazione e alla ricerca», ha affermato polemicamente Eusebio Tolu prima di entrare nei dettagli dell’iniziativa.
 «La scuola di dottorato in Scienze Biomediche dell’ateneo sassarese è una delle più grosse d’Italia, con 122 docenti delle facoltà di Medicina e Chirurgia, Veterinaria, Farmacia e Scienze - ha rimarcato il direttore -. E’ suddivisa in dieci indirizzi, dalla biomedicina, della ricerca pura o applicata sino alla ricerca clinica. Attivata da due anni, comprende 41 dottorandi. Con il bando del terzo anno, di prossima scadenza, si arriverà a oltre 60 dottorandi. Rispondiamo a una esigenza del regolamento, l’autovalutazione, con ciascun dottorando che presenta il suo lavoro sotto forma di poster, visitati da una commissione di docenti per discutere i risultati della ricerca. Un dottorando per indirizzo viene chiamato a esporre il suo elaborato». L’ autovalutazione verifica la formazione prima di essere completata, nei due successivi livelli, dal nucleo di valutazione dell’università e da quello del ministero. «La scuola è una grande realtà ma bisogna fare di più nella dimensione internazionale della ricerca - ha proseguito Tolu -. Il dottorato deve essere valorizzato in vista della carriera accademica ma anche in relazione al mondo del lavoro. La Regione può fare molto per sostenere i due binomi università-territorio e università-trasferimento tecnologico. Occorre una rete regionale della ricerca e della formazione delle università di Sassari e Cagliari per una ricaduta apprezzabile sullo sviluppo del territorio. La legge regionale del 2007 su ricerca e innovazione tecnologica spetta un ruolo centrale».
 Per il professore Alessandro Maida, rettore dell’università di Sassari, la trasformazione dei dottorati in scuole è stata una razionalizzazione utile a dare impulso alla formazione. «L’università di Sassari conta 11 scuole di dottorato con 67 borse di studio - ha comunicato il rettore -. L’ateneo, anche se in difficoltà finanziarie, ha incrementato l’entità della borsa ma occorre fare di più, pur riconoscendo gli sforzi della Regione. È auspicabile maggiore attenzione in una fase di precarietà che il taglio dei fondi previsto dalla legge Gelmini accentua su formazione e ricerca». Il preside della facoltà di Medicina, Giulio Rosati, ha messo in discussione, utilizzando una valutazione comparativa della produzione in ambito biomedico dei 30 Paesi più avanzati, gli argomenti del governo per tagliare i fondi alla ricerca a causa di una presunta scarsa qualità. «Secondo i dati dell’Institut for Scientific information di Filadelfia, l’organismo più accreditato al mondo per valutazioni nel particolare settore, nel quinquennio 2000-04 la Medicina interna e la Gastroenterologia si sono classificate al quarto posto. Nei primi dieci posti rientrano anche Diagnostica per immagini, Psichiatria, Chirurgia ed Ematologia e Anestesiologia. «Un dato sorprendente - ha sottolineato il professor Rosati -, di fronte alla scarsità di finanziamenti alla ricerca italiana, all’arbitrarietà della loro attribuzione e alla precarietà di molti ricercatori».
 Il presidente del consiglio regionale, Giacomo Spissu, dopo aver criticato aspramente il decreto del ministro Gelmini si è soffermato sull’impegno finanziario dell’amministrazione isolana sulla sanità e ha ricordato i 120 milioni per le facoltà di Agraria e Veterinaria da investire nell’azienda di Bonassai. «La Sardegna può colmare il divario con altre regioni italiane e altre realtà europee tramite una politica di formazione che veda in prima linea le due università isolane - ha valutato Spissu -. Occorre collaborazione per un sistema più efficiente per eliminare sprechi e doppioni».
Marco Deligia 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Una lezione con Carlo Cannella, da Superquark all’ateneo turritano 
 
 SASSARI. Oltre che per il prestigioso impegno in campo universitario e in altri ambiti, è conosciuto per la consolidata consulenza prestata alla trasmissione di Rai Uno “Superquark”, condotta da Piero Angela, e al Tg2 Salute. Il professor Carlo Cannella (nella foto in alto), ordinario di Scienze dell’alimentazione alla 1ª facoltà di Medicina “La Sapienza” a Roma, è stato ospite d’eccezione e relatore nella Giornata della scuola di dottorato in Scienze Biomediche dell’ateneo sassarese, tenendo una lettura magistrale sulla professione del nutrizionista nel sistema alimentare.
 «Il nutrizionista è uno specialista dell’alimentazione umana; un professionista di diversa estrazione, medica e non medica, ma anche biologo, agronomo, farmacista, veterinario - ha puntualizzato Cannella - Un esperto nell’utilizzo degli alimenti per il benessere psicofisico e per il mantenimento dello stato di salute e la prevenzione di patologie causate principalmente dalle cattive abitudini alimentari. Se medico, il nutrizionista è anche impegnato nel trattamento della malnutrizione per eccesso o per difetto». In Italia esiste una scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione con 19 sedi e della durata di 4 anni, durante i quali vengono approfondite le tematiche sull’alimentazione e la nutrizione umana.
 «Allo specialista in Scienze dell’alimentazione compete la sicurezza alimentare dell’individuo e della collettività - ha messo in evidenza il 65enne professore della “Sapienza” -. Si tratta di orientare o correggere le abitudini alimentari e lo stile di vita, prescrivere interventi nutrizionali specifici, curare l’organizzazione dei servizi di sorveglianza nutrizionale e di ristorazione collettiva e valutare la composizione di alimenti e acque e il loro effetto sulla nutrizione del singolo e della popolazione». Le opportunità di impiego rientrano sia nel settore pubblico sia in quello privato, non trascurando sbocchi nella libera professione o nella ricerca. (m.d.)
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Gli occhi dentro il microscopio e la voglia di guardare lontano 
I giovani ricercatori sassaresi lanciano la sfida ai tumori al fegato, ma devono combattere contro i tagli alle Università 
LUIGI SORIGA 
 
 SASSARI. Nella vignetta di Gef Sanna c’è un medico che osserva dentro il microscopio. Analizza la pericolosissima molecola «Gelmini», che al suo interno custodisce un paio di forbici, ed è pronta ad aggredire la ricerca. Nell’aula magna della Facoltà di Medicina sorridono tutti. Sorride anche quella fauna umana, che popola i laboratori e che sopravvive con mille euro al mese, nutrendosi di borse di studio che ogni tanto piovono dal cielo come manna. L’Italia è il paese in cui il numero di dottorandi e di ricercatori è il più basso d’Europa. «Quando in Giappone o in Norvegia c’è crisi - dice il dottor Gambacorti-Passerini dell’università di Milano Bicocca - il governo stanzia subito fondi per la ricerca. Qui accade l’esatto contrario: la ricerca non produce beni istantanei di consumo ed è la prima voce che viene tagliata».
 L’Airc (l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), va invece controcorrente: dà fiducia ai giovani, mette a disposizione borse di studio e finanziamenti per la formazione, offre una chance di indipendenza economica. Organizza raccolte di fondi, convegni seminari. Ieri ad esempio, per la Giornata per la Ricerca sul Cancro, in 22 città oncologi e studiosi si sono ritrovati a parlare dei progressi della medicina: un secolo fa i tumori riguardavano una persona su 30. Oggi una persona su 3 viene colpita dal tumore nel corso della sua vita e le proiezioni dicono che in un futuro non lontano uno su due potrà incontrare la malattia. Però, dall’altro lato, grazie ai passi avanti della sperimentazione oltre il 50 per cento dei pazienti ottiene la guarigione.
 A Sassari si lavora da anni sui tumori al fegato. Il professor Francesco Feo ha creato nella sezione di Patologia sperimentale e oncologia del Dipartimento di scienze biomediche, un gruppo di ricerca con lo scopo di studiare le alterazioni genetiche del carcinoma epatico. Una equipe di nove medici, coordinati da Rosa Maria Pascale ha individuato alcuni bersagli molecolari. Sono partiti dal confronto tra il fegato di due ratti, uno interessato da tumore e l’altro sano. Hanno isolato una proteina che scompare quando c’è il cancro e l’hanno chiamata “Dusp”. Hanno provato a reinserirla nelle cavie e hanno analizzato gli effetti. La proteina è capace di arginare il tumore. «Abbiamo lavorato anche in vitro con porzioni di fegato malate asportate dai pazienti - spiega la dottoressa Pascale - ma la strada che porta dalla sperimentazione in laboratorio alla produzione di una terapia sulle persone è ancora lunghissima. Anche perché i tumori hanno una capacità di difesa sorprendente. Se tu individui un punto debole, loro reagiscono. Per sconfiggerli bisogna trovare vari punti di attacco. Ecco perché il cammino è lungo». Soprattutto è costoso. Nonostante i ricercatori durante le loro 12 ore di lavoro brucino più passione che soldi pubblici (stipendi da fame che oscillano tra i 1000 e i 1600 euro), per un progetto come quello dello staff del professor Feo occorrono circa 100mila euro all’anno. Senza il supporto dell’Airc la proteina “Dusp” continuerebbe a svolgere il suo lavoro nero nell’organismo, come una perfetta sconosciuta. Invece ricercatori come Maddalena Frau continuano a osservarla da anni, ne registrano ogni comportamento, cercano di farne un’alleata. Ci dedicano una fetta della propria vita, preferendo infilare la pupilla dentro un microscopio piuttosto che allargare lo sguardo al futuro. Poi però capita che alzino la testa si ritrovino davanti a un enorme punto interrogativo: «Da dieci anni svolgo attività di laboratorio - dice Maddalena Frau - prima la specializzazione, poi la borsa di studio, quindi il dottorato di ricerca. Ora l’arco di tempo del riceratore precario si è esaurito. So benissimo che la stabilità professionale sarà un obiettivo molto difficile. Probabilmente dovrò andare avanti con altre borse di studio». Moltissimi talenti sono scappati da questa sorta di volontariato che anima la ricerca. Il senso ripetitivo della loro giornata, lo distilla efficacemente la dottoressa Pascale: «Guardare e riguardare se quello che ti aspetti succede veramente». Hanno provato a resistere per qualche anno, poi tra la nobile missione di salvare vite umane in un futuro prossimo e uno stipendio fisso subito, sono andati sul sicuro. Quando lo scrittore Salvatore Niffoi e il giornalista e Francesco Pinna (moderatore del dibattito) lanciano una provocazione e chiedono alle decine di studenti delle superiori chi tra loro vorrebbe fare il ricercatore, non si alza nemmeno una mano. Il romanziere è stato invitato al convegno per portare una voce diversa, che attinge dalla provetta del mondo esterno, sporca di storie e sofferenze: «Purtroppo mi sono dovuto laureare molto presto in scienza del dolore - racconta - mia madre morì di tumore alle cliniche di Sassari». E’ successo molti anni fa e nel frattempo le terapie contro il cancro hanno fatto passi da giganti. La lista dei nuovi farmaci cresce di giorno in giorno. C’è chi, come il professor Gambacorti Passerini, si affidano con ottimi risultati al “Glivec”, il primo agente antineoplastico che appartiene ad una categoria di nuovi medicinali detti a bersaglio (target) o intelligenti. Selezionano particolari substrati delle cellule tumorali da colpire, hanno scarsi effetti collaterali, possono essere somministrati per via orale. Se Francesco Pirisi è nell’aula magna della Facoltà a raccontare la sua storia, molto lo deve al Glivec. «Sei anni fa mi hanno diagnosticato la leucemia mieloide cronica. Il dimagrimento e la stanchezza che io addebitavo allo stress dal lavoro in verità erano causati da una patologia che colpisce due persone su 100 mila. Grazie ai nuovi farmaci ho riacciuffato la salute e riesco a condurre una vita del tutto normale». Negli Stati Uniti, invece, si punta sul Viagra. Si è scoperto che la molecola alla base della pasticca blu scardina una delle principali strategie con cui il cancro si difende dal sistema immunitario. I tumori sfruttano infatti le cellule immunitarie che producono ossido nitrico, il motore della crescita dei vasi sanguigni: le attirano e si fanno circondare da queste creando una nebbia che li nasconde alle cellule killer del sistema immunitario. La molecola del Viagra blocca le cellule e dirada la cortina che creano intorno al tumore, in modo che il sistema immunitario possa attaccarlo. Naturalmente la migliore arma per combattere i tumori resta ancora la prevenzione e la diagnosi precoce. Tac, Pet, Risonanza magnetica, mammografia hanno salvato migliaia di persone, ma trecentomila casi di nuovi casi di cancro all’anno in Italia sono una cifra spaventosamente elevata.
 Per questo l’Airc continua le sue iniziative per la raccolta di fondi per sostenere la ricerca. Oggi negli stadi di Calcio i tifosi continueranno a inviare sms al 48544. Ma un contributo potrà essere offerto anche negli sportelli Unicredit Group facendo un versamento sul conto corrente, o nelle ricevitoria Sisal oppure on-line consultando il sito www.Airc.it

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