Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 November 2008
Rassegna quotidiani locali

L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 12
Computer. Anche manager di grandi aziende mercoledì al convegno all'auditorium di Polaris
Sicurezza informatica, esperti a confronto
 
Fornire alle pubbliche amministrazioni, alle imprese e ai privati cittadini una panoramica delle misure di protezione attualmente disponibili per fronteggiare le principali minacce alla riservatezza e alla sicurezza informatica. È il principale obiettivo della seconda “Giornata della sicurezza informatica” che in Sardegna sarà celebrata con un convegno nell'auditorium del parco tecnologico Polaris. L'appuntamento è fissato per mercoledì a partire dalle 9. Un'attenzione particolare verrà rivolta alla sicurezza delle “web applications” e al confronto degli approcci seguiti dal mondo del software open source e dagli sviluppatori di software proprietario. Nel corso della giornata sarà effettuata inoltre la consegna dei premi per le tesi di laurea specialistica e i dottorati di ricerca sul tema “Pattern recognition per la sicurezza informatica”.
La premiazione riguarderà chi ha conseguito la laurea specialistica nel periodo compreso tra il primo luglio 2007 e il 30 settembre 2008 e i dottori di ricerca del ventesimo ciclo. Le tesi in concorso sono inerenti all'uso delle metodologie del riconoscimento di forme e dell'intelligenza artificiale per la realizzazione di sistemi innovativi per la sicurezza informatica. Previsti due premi per le tesi di laurea specialistica e altri due riconoscimenti per le tesi di dottorato. Alla prima classificata in ciascuna delle due graduatorie verrà assegnato un premio di 600 euro. Per la tesi seconda classificata il premio sarà di 400 euro. I criteri di giudizio sono: innovatività dell'argomento trattato, rilevanza scientifica ed eventuali pubblicazioni, complessità dell'attività svolta e utilizzabilità per fini pratici dei risultati raggiunti. Interverranno al convegno: Marco Morana (Progetti open source per la sicurezza delle web applications), Danilo Bruschi (Università di Milano), Claudio Telmon (Linee guida per la sicurezza informatica nelle piccole e medie imprese), Antonio Crobe (Vulnerabilità delle reti e sicurezza aziendale: alcuni casi di studio in aziende italiane), Fabio Panada (Ibm-Iss), Feliciano Intini (Microsoft Italia), Giulio Concas (Open source Lab, Sardegna District) e Fabrizio Maccioni (Tiscali Services). Il convegno si chiuderà alle 17,30 con una tavola rotonda. Maggiori informazioni su www.unica.it. (p.l.)
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano Pagina 5
scuola
Università, Pdl sicuro: la riforma si farà
 
 ROMA Sistema della “governance” e reclutamento dei professori: sono questi i due grandi assi della riforma dell'università italiana a cui sta lavorando il governo, ministro Gelmini in testa ovviamente. L'ipotesi che sta prendendo piede però è quella di procedere, diversamente di quanto fatto per la scuola, utilizzando lo strumento del disegno di legge. «Questo è l'impegno», assicura il senatore del Pdl e responsabile scuola di An Giuseppe Valditara. Il che non esclude la possibilità di ricorrere al decreto legge per questioni «condivise e popolari» come potrebbe essere lo sblocco delle assunzioni per duemila ricercatori.
Una cosa comunque è certa, spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, la riforma si farà. Nessuno stop quindi dal governo, nonostante le proteste di questi giorni.
Che sia necessario cambiare volto alle università italiane è infatti opinione condivisa all'interno del governo e della maggioranza. «Non faremo passi indietro», avverte il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Ciò su cui c'è più dibattito sono i tagli che con la manovra estiva prima e la Finanziaria poi hanno colpito il settore. E la richiesta che arriva da alcuni settori dei partiti al governo, in particolare dalla Lega, è che si trovi il modo di non penalizzare indiscriminatamente tutte le realtà. L'ipotesi che convince di più il Carroccio è che si proceda a un cambio di passo nel sistema dei finanziamenti, puntando tutto sulla meritocrazia.
Tradotto: evitare di stanziare le risorse in base alla spesa storica degli Atenei e distribuire i fondi a seconda dei risultati. Chi è più bravo così avrà più soldi. E anche, è la tesi, la possibilità di assumere nuovo personale.
Altro nodo infatti è quello del reclutamento. Statistiche alla mano, in ambienti di governo, si evidenzia come il sistema oggi presenti distorsioni che occorre correggere, a partire dalla cosiddetta piramide rovesciata, per cui gli ordinari sono cresciuti assai più dei ricercatori creando un esercito di soli colonnelli e generali. I tecnici sono comunque ancora al lavoro, ma politicamente si è fatta avanti una certezza: una riforma così ampia e importante per il futuro del Paese ha bisogno di un confronto ampio. 
3 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 55
All'Exmà Il Festival della scienza
Un mese di incontri per divulgare i misteri della natura
   
Sull'esempio di quanto accade in molte città europee (in Itali Bergamo, Genova e Perugia) anche Cagliari avrà finalmente un grande evento dedicato alla comunicazione della scienza. Numerose iniziative divulgative per ogni fascia d'età e estrazione culturale si terranno all'Exmà da domani al 29 novembre. Organizzato dal comitato “Scienza Società Scienza”, attivo dal 2000 con eventi e laboratori divulgativi, il primo “Cagliari FestivalScienza” sarà inaugurato domani alle 11 dal filosofo Giulio Giorello (“La scienza come dialogo tra le culture”). Seguiranno alle 16 le animazioni dedicate alla “Fisica del volo” per i bambini delle scuole elementari, curate da Giancarlo Cappellini (Università di Cagliari) e alle 17 la conferenza di Andrea Frova (Università La Sapienza di Roma) sul tema “Musica e scienza da Pitagora alle neuroscienze”.
Di particolare interesse anche gli spettacoli teatrali, i seminari e i dibattiti. Ma la particolarità della manifestazione risiede nell'unire agli appuntamenti da vedere e da sentire anche alcuni laboratori nei quali diviene possibile toccare con mano la scienza: “Biologia e società: da Pasteur all'amplificazione genica”, “Fisica e sport: l'uomo, l'atleta, lo spazio e il tempo”, “Matematica e società: numeri e forme intorno a noi”, “Chimica e letteratura”, “Fisica e suoni”, “L'officina dei giochi e degli esperimenti”. E ancora, la mostra dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare: “I primi istanti dell'universo”, il plastico del radiotelescopio di San Basilio a cura dell'Istituto nazionale di Astrofisica, le attività ludiche proposte da Laboratorio Scienza Srl (“Le proprietà dei materiali: giochi da vedere e da toccare”) e Ecotimè Snc (“Dalla formazione dell'acqua alla macchina a idrogeno”) ed i café scientifici in programma ogni domenica, dal 9 al 30 novembre, alle 10 e 30 al bar dell'Exmà.
Alla presentazione della manifestazione Carla Romagnino (presidente del comitato “Scienza Società Scienza”) ha sottolineato la vastità del programma - disponibile nel sito scienzasocietascienza.eu - «curato da persone innamorate della scienza» a fronte della «scarsità di fondi a disposizione». Eppure tutte le attività di questo genere attraggono sistematicamente un pubblico numeroso e attento, a dimostrazione della bontà della formula. Una sensibilità diffusa che ha però bisogno di allargare ancora il proprio spettro d'azione, come ha sottolineato Roberto Crnjar, preside della facoltà di Scienze, «magari con la creazione di una struttura stabile, per la divulgazione, come un moderno Centro della Scienza, in presenza di altri segnali molti incoraggianti, come l'aumento delle iscrizioni ai corsi di laurea scientifici e l'iniziativa dell'Università di Cagliari, dell'Istituto nazionale di Astrofisica, del CRS4 e dell'Ordine dei giornalisti di far nascere un Master in Comunicazione della Scienza».
Se l'Italia è 23esima, su trenta Paesi che compongono l'Ocse, per spesa in ricerca e sviluppo (con un misero 1,1 per cento del Pil dedicato alla scienza) si comprende l'importanza di manifestazioni come queste anche sul piano culturale.
ANDREA MAMELI

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Fatto del giorno
Movimento studentesco: non è il ’68 ma qualcosa resterà 
di Anna Saderi 
 
Il diffuso movimento di protesta contro la cosiddetta riforma Gelmini (occasione immancabile per dare voce ad un malcontento diffuso e crescente nella scuola, superficialmente ignorato o mal gestito dal potere politico), è da studiare con attenzione; da non sottovalutare nelle sue possibili conseguenze per diversi motivi: innanzi tutto perché fondato su una larghissima base trasversale, politica e generazionale, che va progressivamente aumentando, poi perché difende interessi lavorativi immediati e immediatamente futuri ed infine perché si innesta su un più generale malessere sociale accresciuto dalla grave crisi economica che il paese sta attraversando. Rispetto ai precedenti movimenti studenteschi, sia quello lungo e internazionale degli anni ’60 dalla connotazione fortemente politica, sia quello più violento del ’77, o il contaminato movimento della Pantera degli anni ’80 che pose le basi di quelli autonomi successivi, o infine quello degli anni ’90 che vide il definitivo disgregarsi del movimento unitario a favore del consolidamento di gruppi dislocati nei territori, l’attuale presenta alcune somiglianze ma anche diverse novità.
 È senz’altro analoga l’opposizione alla classe politica che, incurante della storia precedente, continua a ripetere lo stesso errore, quello cioè di decidere sull’organizzazione della scuola e dell’università, escludendo dalla consultazione la base interessata e gli addetti ai lavori, i quali, evidentemente meglio di chiunque altro, conoscono i problemi e le difficoltà e quindi hanno in mente con maggior chiarezza le soluzioni da proporre. Nei decreti della Gelmini poi, dalla consultazione è stato escluso addirittura anche il Parlamento! Ma, naturalmente, poiché i criteri alla base dei decreti erano esclusivamente il taglio dei finanziamenti da una parte e la scelta demagogica di un (finto!) ripristino di serietà e rigore, non c’era necessità di chiedere pareri ad esperti di didattica o di organizzazione scolastica. Vi è però una grande differenza che fa di questo un movimento molto diverso dai precedenti: la velocità della trasmissione, della circolazione e della diffusione delle idee e delle parole d’ordine.
 Non è però uno tsunami, come da alcuni è stato definito (“Onda anomala”), che improvvisamente arriva e altrettanto velocemente sparisce, sembra piuttosto una inarrestabile marea che di giorno in giorno monta sempre di più. Nelle scuole e nelle piazze, alimentata da un sistema di comunicazione immediato e capillare, anche se con funzioni, obiettivi e metodi differenti: i media da una parte e internet dall’altra. I media a far da tam tam degli accadimenti, con le loro analisi, le immagini dei cortei, i dibattiti con gli esperti che, a seconda del punto di vista, affermano o negano con sicurezza tutto ed il suo contrario. Alcuni portano a modello le organizzazioni scolastiche e universitarie degli altri paesi, altri vantano i risultati della nostra ricerca.
 Fiumi di parole e numeri si rovesciano sull’ascoltatore. Si citano i dati sui finanziamenti e sulle spese, sul personale e sul numero degli studenti per docente, su quello dei bidelli e del personale amministrativo. E’ una gara a chi presenta l’ospite più rappresentativo, il filmato inedito, o la voce più arrabbiata, gara che è poi quella dell’audience non certo quella della comprensione e del ripristino della verità. Il risultato è infatti una maggior confusione non il chiarimento delle idee. Dall’altra parte internet, questa sì come uno tsunami, si è gonfiata della protesta, pare con un incremento nell’ultimo periodo del 30% grazie ad un boom di petizioni, blog, siti, community, reti di collegamento tra i collettivi. Gli studenti di ogni ordine di scuole, i giovani ricercatori delle università, ma anche i professori e i genitori e tutti coloro che sono sensibili al problema organizzano i loro punti d’incontro dove si ritrovano, discutono, si accordano. Tutto in tempo reale. La marea continua ad aumentare ogni momento e, se sottovalutata, può travolgere.
 E’ vero che il movimento ha oggi ragioni differenti. Non è più basato sulla contestazione del sistema e l’idea della trasformazione radicale della società capitalistica borghese attraverso la richiesta del diritto allo studio per tutti e della fine dell’autoritarismo. Si muove in difesa di una scuola pubblica che vede ulteriormente minacciata da questi ultimi interventi, chiede maggiori garanzie di crescita culturale e sociale e di una migliore prospettiva futura per i giovani. Ma è anche vero che ha una forza molto maggiore di tutti i precedenti movimenti. In piazza, reale e virtuale, insieme agli studenti e ai sindacati, a protestare ci sono tutti, anche le famiglie, nonni compresi!
 
Pagina 9 - Attualità
Non si ferma la protesta degli studenti 
Manifestazioni in tutti gli atenei anche nel week end festivo 
 
 ROMA. La protesta non va in vacanza. Anzi, Ognissanti ha offerto agli studenti lo spunto per mettere in scena contestazioni in tema con la ricorrenza. A Firenze è, infatti, andato in scena il funerale della didattica: due bare di cartone posate a terra in piazza Santa Croce, sotto la statua di Dante, sono state omaggiate da studenti vestiti di nero che a turno vi hanno depositano sopra ceri accesi e fiori. Le simboliche esequie sono state organizzate dagli studenti universitari del polo scientifico e di architettura attirando la curiosità dei turisti e dei fiorentini.
 Intanto, il movimento studentesco continua a darsi da fare: oggi a Pisa, un gruppo di ricercatori di Veterinaria porterà alcuni asini in piazza dei Miracoli, come testimonial di una lezione sull’importanza di questo animale, mentre il 6 novembre Sabina Guzzanti terrà una lezione su “satira, politica e mezzi di informazione” in piazza della Signoria a Firenze e, sempre nel capoluogo toscano, oggi, Luciano Modica, responsabile università del Pd, presenterà a studenti e professori le proposte del partito.
 Nella Capitale si muoveranno invece tra poco gli studenti di ingegneria: «No 133» è la scritta che circa 200 studenti universitari de La Sapienza di Roma comporranno tenendo in mano fiaccole e candele, al Circo Massimo. Per oggi, infine, durante l’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano nella sede della Bovisa, gli studenti hanno organizzato un vero e proprio «assedio culturale»: lezioni, musica e teatro dal palco «per educare persino Formigoni». Il presidente della Regione, infatti, è fra le autorità che parteciperanno alla cerimonia a cui hanno rinunciato, invece, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, il presidente del Senato Renato Schifani e il sindaco Letizia Moratti.
 
Pagina 9 - Attualità
Ora spunta l’ipotesi di un disegno di legge 
Bonaiuti: «Nessuna frenata del governo» Fioroni: «Subito dialogo con l’opposizione» 
 
ROMA. Sistema della “governance” e reclutamento dei professori: sono questi i due grandi assi della riforma dell’università a cui sta lavorando il governo, ministro Gelmini in testa. L’ipotesi che sta prendendo piede però è quella di procedere, diversamente di quanto fatto per la scuola, utilizzando lo strumento del disegno di legge. «Questo è l’impegno», assicura il senatore del Pdl e responsabile scuola di An Giuseppe Valditara. Il che non esclude la possibilità di ricorrere al decreto per questioni «condivise e popolari» come potrebbe essere lo sblocco delle assunzioni per duemila ricercatori. Una cosa comunque è certa, spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier Paolo Bonaiuti, la riforma si farà.
 Nessuno stop quindi dal governo, nonostante le proteste di questi giorni. Che sia necessario cambiare volto alle università italiane è infatti opinione condivisa all’interno del governo e della maggioranza.
 «Non faremo passi indietro», avverte il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Ciò su cui c’è più dibattito sono i tagli che con la manovra estiva prima e la Finanziaria poi hanno colpito il settore. E la richiesta che arriva da alcuni settori dei partiti al governo, in particolare dalla Lega, è che si trovi il modo di non penalizzare indiscriminatamente tutte le realtà.
 L’ipotesi che convince di più il Carroccio è che si proceda a un cambio di passo nel sistema dei finanziamenti: puntando tutto sulla meritocrazia. Tradotto: evitare di stanziare le risorse in base alla spesa storica degli Atenei e distribuire i fondi a seconda dei risultati. Chi è più bravo così avrà più soldi. E anche, è la tesi, la possibilità di assumere nuovo personale.
 Altro nodo infatti è quello del reclutamento. Statistiche alla mano, in ambienti di governo, si evidenzia come il sistema oggi presenti distorsioni che occorre correggere, a partire dalla cosiddetta “piramide rovesciata”, per cui gli ordinari sono cresciuti assai più dei ricercatori, creando un esercito di soli colonnelli e generali.
 Per quanto riguarda invece la “governance”, il governo starebbe ragionando sulla possibilità di aprire al modello delle fondazioni. Progetto che fa storcere la bocca a più di qualcuno perchè il rischio è di mandare in soffitta l’università pubblica, penalizzando tra l’altro troppo il Sud. Ed è proprio per evitare questo rischio che il governo starebbe lavorando a qualche correzione, immaginando una sorta di “golden share” che consenta di mantenere il carattere pubblico delle università.
 I tecnici sono comunque ancora al lavoro, ma politicamente si è fatta avanti una certezza: una riforma così ampia e importante per il futuro del Paese ha bisogno di un confronto ampio. Ovviamente il dialogo ha bisogno di due interlocutori, e quindi l’invito che il governo rivolge alle opposizioni è quello di non trincerarsi dietro a «pregiudizi».
 Se l’Udc di Pier Ferdinando Casini offre la propria disponibilità a discutere, a patto però che il governo riponga nel cassetto i decreti legge e ripensi i tagli al settore, il Partito democratico è più combattivo: per l’ex ministro della Pubblica istruzione Beppe Fioroni il progetto del governo punta a «smantellare» il sistema universitario. L’esecutivo «deve fermarsi - conclude Fioroni - e avviare un dialogo costruttivo con l’opposizione».
 L’Italia dei Valori, invece, resta come sempre su toni più barricaderi: «Noi non molliamo - spiega il capogruppo dell’Idv al Senato Felice Belisario - e martedì saremo di nuovo in piazza».
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Cultura e Spettacoli
A Cagliari si è tenuto venerdì un primo confronto tra istituzioni culturali e universitarie sarde e egiziane 
Deledda e Mafhouz, incontri ravvicinati 
L’autrice di «Canne al vento» è tradotta e studiata anche al Cairo 
 
CAGLIARI. Un mondo variegato quanto sconosciuto. È quello descritto dalla letteratura araba, di cui, ad eccezione forse delle «Mille e una Notte», in Italia conosciamo davvero poco. Eppure si tratta di una cultura destinata ad entrare con sempre maggiore forza nelle nostre case e con cui esistono, nonostante le apparenze, molte affinità. Come quelle che si ritrovano nelle opere dei due premi Nobel per la letteratura la nuorese Grazia Deledda e l’egiziano Naguib Mahfouz. Se ne è parlato nell’incontro allestito dal teatro Alkestis che si è tenuto venerdì sera all’Hotel Mediterraneo a cui hanno partecipato anche Giovanna Cerina, docente di semiotica del testo e tra i massimi esperti dell’opera del Nobel sardo per la Letteratura Grazia Deledda, Radhouan Ben Amara, docente di letteratura inglese, Paola Viviani della seconda università di Napoli, Moheb Saad dell’Università Ayn Shams e Wassim Dahmash, ricercatore di lingua e letteratura araba dell’Università di Cagliari. Due scrittori, Deledda e Mafhouz che nelle loro opere hanno descritto, da osservatori acuti e disincantati, la società, le situazioni e i personaggi dell’ambiente in cui sono vissuti. Nuoro, l’universo esplorato dalla scrittrice sarda, e il Cairo il secondo.
 Due scrittori del realismo sociale, che hanno contribuito a rendere fruibile, e quindi a diffondere, il romanzo anche fra i ceti popolari. Attraverso l’uso del neo-arabo lo scrittore egiziano e dell’italiano la scrittrice nuorese, nata sardofona. Della Deledda si sa molto, in Sardegna e non solo. Le sue opere sono tradotte in molte lingue. Stupisce però sapere che anche in Egitto l’autrice sarda è studiata nell’università del Cairo Ayn Shams, dove ogni quattro anni circa Moheb Saad tiene dei corsi monografici per i circa duemila studenti di italianistica. Solo tre delle sue opere sono tradotte in arabo: «Elias Purtolu», tradotto come «Il peccato madornale», «La Madre», tradotto come «L’amore peccaminoso» e «Canne al Vento». Mahfouz invece, oltre che romanziere, è stato autore di sei pièce originali del teatro dell’assurdo. Nelle sue opere descrive i mendicanti e gli intellettuali con una implicazione psicologica di raro acume. Nonostante la censura, di cui faceva parte, riuscì a far passare lucide analisi, critiche severe e feroci condanne al potere, ha detto Paola Viviani.
 «Se oggi conosciamo qualcosa in più di Mahfouz è anche merito del Teatro Alkestis - ha detto Giovanna Cerina - che con il progetto Carovane Mediterranee di Arte e di Pace sta tentando una grande avventura in linea con il programma di cooperazione Euro-mediterranea Empi, di cui la Sardegna è capofila. «L’Alkestis - ha continuato la Cerina - si sta qualificando come istituzione pilota, perché sta aprendo non solo un importante dialogo culturale, ma uno ben più ampio a partire dalla grande civiltà egiziana».
 

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