Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 November 2008
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio Stampa

 
L'UNIONE SARDA
1 - Aspettando la riforma dell'Università, editoriale di Raimondo Cubeddu
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Il governo non decide
Aspettando la riforma dell'università
di Raimondo Cubeddu  
 
Alle elezioni Berlusconi aveva presentato la propria coalizione come coesa, determinata e preparata ad affrontare i gravi problemi del Paese. È stato creduto e ha mantenuto le promesse. Le critiche (in particolare sulla giustizia) non sono mancate, ma la salda volontà di cambiare è andata di pari passo con un mandato parlamentare ampio e con un'opposizione frastornata che per mesi ha solo balbettato e minacciato referendum. In questo modo, a iniziare dalla spazzatura campana, sono stati avviati a soluzione non pochi e importanti problemi.
La fase positiva è però durata fino all'autunno. E l'interruzione non è avvenuta per il federalismo di Bossi e di Calderoli o per una pausa di riflessione consapevole motivata dalla grande complessità istituzionale della questione, come riconosciuto da quella parte dell'opposizione che aveva dato il proprio contributo all'elaborazione del progetto.
In autunno, come era purtroppo prevedibile, è esplosa con virulenza la questione dell'università e della scuola. E ha trovato il governo in "ritardo di preparazione". Per un certo periodo, a indice dell'importanza che ormai aveva assunto il problema dell'educazione, è sembrato che l'opinione pubblica fosse più interessata a discutere della reintroduzione del grembiulino e a informarsi degli atti di nepotismo tra i 'baroni' che alla sorte dei propri risparmi e del proprio posto di lavoro per effetto del crollo dei mercati.
Non avendo altro a cui appigliarsi, come se la situazione di malessere della scuola fosse frutto esclusivo dei tagli di un Tremonti che si era trovato di fronte una situazione insostenibile, la sinistra ha scaricato il finimondo su provvedimenti che erano per loro natura provvisori. I media hanno prontamente ripreso e amplificato, perché per la sinistra non era il caso di sprecare una simile occasione. Purtroppo, vuoi per difetto di comunicazione o per altro, il buon senso che ispirava la strategia di fermare tutto per arrestare il disastro e di prendere tempo per una riforma meditata dell'intero sistema educativo, non ha funzionato. E le proteste contro quelli che ormai erano diventati "progetti di restaurazione" della Gelmini si sono intrecciati col riaprirsi dell'annosa vicenda Alitalia sulla quale anche l'accorto Letta sembra impantanarsi. Si tratta ovviamente di vicende diverse - quella dell'Alitalia ormai insostenibile perché l'obiettivo di alcune di quelle sigle sindacali sembra essere solo quello di far fallire l'azienda - ma la cui evoluzione ha messo in luce come il decisionismo governativo della prima ora si stesse attenuando.
In pratica, aprendo il varco a trattative inconcludenti e comunque paralizzanti, si è fatto il gioco di chi non voleva risolvere i problemi ma lasciarli aperti per mostrare la tesi dell'inadeguatezza del governo. Da parte governativa si è quindi fatto l'errore di non tener conto che poiché in Italia, ormai, qualsiasi progetto di riforma suscita scomposte reazioni di rigetto, tanto vale pensare e fare riforme radicali. Tanto l'intensità delle proteste è uguale.
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano Pagina 3
Scuola e governo, la faida dei sindacati
Università: la Cisl revoca la protesta. La Cgil: sciopero generale
Sindacati confederali sempre più divisi dopo il vertice con il governo da cui è stata esclusa la Cgil. Epifani proclama lo sciopero generale
 
ROMA L'incontro ad escludendum tra governo-Cisl-Uil-Confindustria senza la Cgil scatena un putiferio nel sindacato e accorcia i tempi per la proclamazione dello sciopero generale da parte della confederazione diretta da Guglielmo Epifani. Il direttivo dell'organizzazione sindacale ha infatti dato mandato alla segreteria di proclamare la mobilitazione nazionale a sostegno della piattaforma anti-crisi indicando già ieri la data: il 12 dicembre, giornata in cui si sarebbe dovuto svolgere lo sciopero dei metalmeccanici della Fiom. Restano invece confermate le altre iniziative di lotta, a partire da quella unitaria del 14 novembre per l'università, da cui si è tuttavia sfilata la Cisl, e quella di sabato 15 novembre dei lavoratori del commercio, settore in cui Cisl e Uil sono andati alla firma separata sul contratto.
La proclamazione dello sciopero ha messo l'accento sulla spaccatura tra Cgil da un lato e Cisl e Uil dall'altro, aggravata dall'incontro che martedì si è tenuto a Palazzo Grazioli tra esponenti del governo, i segretari di Cisl e Uil e Confindustria. «Quello che è accaduto, se confermato, è gravissimo, una cosa senza precedenti», dice aprendo in mattinata i lavori del direttivo Cgil il segretario Guglielmo Epifani, convinto che ciò apra «un problema formale nei rapporti con le altre organizzazioni sindacali e con la Confindustria». Di più, sostiene l'organizzazione nel documento finale del direttivo, «questo fatto, insieme, racchiude l'esistenza di una conseguente relazione tra lo stato del confronto sulla riforma del modello contrattuale e la volontà del Governo di dividere le organizzazioni sindacali e premere in direzione di un accordo separato». Un accordo senza la Cgil che arriverebbe quindi dopo quello sugli statali. Proprio ieri la Cisl e la Uil hanno siglato l'accordo per il rinnovo del contratto dei quasi 190 mila lavoratori dei ministeri: L'accordo - che oprevede un aumento di 78 euro mensili - non è stato firmato dalla Cgil. E sempre ieri la Cisl e l'Ugl si sono sfilate dallo sciopero indetto per l'università a cui, per il momento, continua ad aderire la Uil.
L'incontro a Palazzo Grazioli, che la Uil continua a negare, ha suscitato però anche l'irritazione dell'Ugl, il sindacato più vicino politicamente alla maggioranza di governo. «Pensavamo che la stagione degli incontri riservati fosse terminata con la scorsa legislatura. Nel rapporto tra governo e parti sociali c'è ormai un problema di metodo che, se possibile, viene prima ancora di quello di merito», afferma il segretario, Renata Polverini.
Si difende invece il segretario della Uil, Luigi Angeletti: «Se c'è, da molti mesi a questa parte, un piano preordinato di divisione del sindacato, questo è quello posto in essere dalla sola Cgil», dice, definendo «sconsiderata» l'affermazione di Gianni Pagliarini, responsabile lavoro del Pdci, secondo il quale il mancato invito della Cgil è «in linea col programma della P2». Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, tenta in un primo momento di smorzare i toni: «Incontri informali ci sono e ci saranno sempre, quel che contano sono i dati politici», dice inizialmente ma poi, a fine giornata, attacca sullo sciopero: «Rispetto le libere decisioni della Cgil, tuttavia le considero mosse da valutazioni più politiche che sindacali».
La polemica incalza. «In un momento di crisi economica e di difficoltà del Paese un governo responsabile dovrebbe lavorare per unire e costruire percorsi condivisi», sostiene Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama. «È ormai fin troppo chiaro che la linea estremista di Epifani sta mettendo la Cgil in un angolo», replica Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia.
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 20
Clinica Macciotta. Interrogazione di Oppi al ministro della Salute
«Terapia intensiva è sicura»
   
«La Terapia intensiva neonatale dell'Azienda ospedaliero-universitaria è assolutamente sicura». Lo afferma in una nota la direzione generale che «garantisce che non esiste alcun rischio per i piccoli pazienti ricoverati, quelli che vi si devono recare per fare visite o controlli e le loro famiglie. L'allarmismo degli ultimi giorni è ingiustificato. I medici e tutto il personale del reparto e la direzione sanitaria sono a disposizione delle famiglie per fornire ogni chiarimento necessario. È stato attivato anche un numero di telefono dedicato cui rivolgersi: 070/6093438».
«A seguito della scoperta della presenza del batterio della Serratia marcescens (un microrganismo opportunista che approfitta delle condizioni immunodepressive del paziente per danneggiarlo) sono state adottate tutte le misure di salvaguardia e di profilassi necessarie, in applicazione dei protocolli operativi stabiliti dal Comitato per le infezioni ospedaliere riunitosi più volte, quali: lo screening microbiologico periodico su tutti i neonati ricoverati per identificare i neonati colonizzati, il cohorting (separazione) dei neonati infetti, colonizzati e sani, lo screening microbiologico ambientale periodico in tutto il reparto e del personale per identificare una eventuale fonte e il potenziamento del personale infermieristico ed ausiliario. Queste ed altre procedure, previste nei protocolli internazionali», prosegue la nota, «sono state attuate con tempestività fin da settembre e sono in vigore. Anche l'organico stato potenziato destinando alla Terapia intensiva neonatale nei primi 15 giorni di novembre 4 infermieri professionali e, già da settembre, con l'aumento del numero degli operatori disponibili per tutte le necessità del reparto». Sulla vicenda il deputato dell'Udc Giorgio Oppi ha presentato un'interrogazione al ministro della salute.

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cagliari
Sabato presso la biblioteca 
Campagna di scavi a Monte Sirai: ecco tutti i risultati 
 
CARBONIA. I risultati della campagna di scavo e ricerca che ha visto gli archeologi al lavoro nell’area della necropoli di Monte Sirai la scorsa estate, diventeranno da sabato patrimonio comune anche della gente del Sulcis e non solo. Alle 17, presso la Biblioteca Comunale saranno presentate in un convegno, le conclusioni della campagna archeologica, con la divulgazione dei risultati scientifici della ricerca, oltre alle piccole grandi curiosità che a questa sono legate. Un appuntamento che è quasi una tradizione e attraverso il quale il direttore e coordinatore degli scavi, professor Piero Bartoloni, dell’università di Sassari, attua un’opera di divulgazione del sito favorendo l’amore per la civiltà dei popoli venuti dal mare e che hanno segnato profondamente la storia della zona. Gli scavi, che hanno avuto come teatro due settori della necropoli, hanno portato a scoperte di rilievo. Alcune tombe riportate alla luce sembrano segnare un’era di transito tra la incinerazione e l’inumazione dei defunti, con l’incinerazione che diventa solo una gesto purificatore, marcato da un rapido passaggio nel fuoco del defunto prima della sepoltura. Di rilievo sono soprattutto gli esami scientifici collegati alla attività di scavo. Per la prima volta infatti, a fianco agli archeologi, hanno operato un paleopatologo e un paleozoologo e tutti i resti sono stati sottoposti all’esame del Dna, alla ricerca, per linea materna, delle parentele dei defunti. Durante il convegno interverranno Piero Bartoloni (che parlerà degli scavi dell’Università di Sassari nel Sulcis) e Michele Guirguis, l’archeologo che ha diretto lo scavo. (gfn)
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Terapia intensiva è assolutamente sicura 
La replica della Clinica Macciotta all’allarmismo: «Non ci sono pericoli per i pazienti ricoverati» 
 
CAGLIARI. Il reparto di Terapia intensiva neonatale della Clinica Macciotta è assolutamente sicura. È questa la nuova replica della direzione generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria all’allarmismo di questi giorni dopo la morte, a settembre, di due bambini a causa dell’infezione provocata dal batterio Serratia e di altri otto colonizzati dallo stesso batterio.
L’Azienda Mista è chiara in quello che scrive: «Non esiste alcun rischio per i piccoli pazienti ricoverati, neanche per quelli che si devono recare per visite o controlli e neppure per le loro famiglie».
 Il lungo comunicato dell’Azienda prosegue: «L’allarmismo degli ultimi giorni è ingiustificato. Ecco perché i medici e tutto il personale del reparto sono a completa disposizione delle famiglie per fornire ogni chiarimento necessario, onde dirimere qualunque dubbio. In questa attività di corretta informazione, la direzione sanitaria ha attivato anche un numero di telefono dedicato a cui rivolgersi (070/6093438) per qualunque domanda sul caso Serratia».
 La ricostruzione. Questa è la versione dell’Azienda:
«Dopo la scoperta della presenza del batterio della Serratia marcescens (un microrganismo opportunista che approfitta delle condizioni immunodepressive del paziente per danneggiarlo) sono state adottate tutte le misure di salvaguardia e di profilassi necessarie, secondo i protocolli operativi stabiliti dal Comitato per le infezioni ospedaliere riunitosi più volte».
 Questi sono stati gli interventi: lo screening microbiologico periodico su tutti i neonati ricoverati per identificare quelli colonizzati dal batterio, la separazione tra neonati infetti, colonizzati e sani, lo screening microbiologico ambientale periodico in tutto il reparto e del personale per identificare la colonia della Serratia e il potenziamento del personale infermieristico.
 La tempestività. L’Azienda replica anche all’ipotesi di aver sottovaluto il caso: «Tutte le procedure sono state attuate con la dovuta tempestività fin da settembre e sono tuttora in vigore. Anche l’organico è stato potenziato destinando alla Terapia intensiva neonatale nei primi quindici giorni di novembre quattro infermieri professionali e, già da settembre, con l’aumento del numero degli operatori socio-sanitari disponibili per tutte le necessità del reparto». L’Azienda Mista sostiene anche di aver aumentato - fin da settembre - le ore dedicate alla pulizia per un ulteriore “sanificazione e disinfezione” del rearto di Terapia intensiva.
 Il prossimo trasferimeto.
La Terapia intensiva neonatale sarà trasferita, entro marzo, nel nuovo polo materno infantile del policlinico di Monserrato. Nel frattempo, la direzione sanitaria ha deciso di accelerare l’acquisto di alcune apparecchiature, tra cui, un ecografo, delle termoculle e alcuni cardiomonitor in modo da incrementare la dotazione tecnologica e offrire un “servizio ancora più qualificato”, con l’obiettivo di “continuare a garantire gli standard della struttura, che va ricordato ha tra i tassi di infezioni ospedaliere e di mortalità tra i più bassi in Italia e che nel 2008 si è attestato sul 6 per cento».
 Per l’Azienda Mista il caso dovrebbe rientrare “nei suoi confini reali” e, in proposito, potrebbe essere importante anche l’esito delle indagini avviate dalla procura della Repubblica.
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Contro l’università truccata verifiche reali sulla ricerca 
Il colossale problema resta la mancanza di incentivi e disincentivi
Nessuno viene premiato quando ha successo o paga se opera male 
PIER GIORGIO PINNA 
 
 SASSARI. «Sicuro: l’università italiana è truccata. Ma ci sono almeno due rimedi. Primo: valutare i risultati delle indagini scientifiche dando più soldi a chi fa buona ricerca e meno soldi a chi la fa cattiva. Secondo: garantire agli studenti la possibilità di cambiare sede, con contributi per vitto e alloggio altrove, nel caso il loro ateneo non si riveli adeguato». Roberto Perotti non crede molto alle proteste anti-Gelmini.
 Mostra però di non considerare soddisfacenti neanche alcuni recenti provvedimenti governativi, soprattutto quelli basati unicamente sui tagli. Dopo aver operato per dieci anni alla Columbia University di New York, dove ha ottenuto la cattedra a vita, oggi questo docente diventato celebre nel giro di breve tempo per un saggio sugli scandali del malcostume accademico insegna macroeconomia alla Bocconi di Milano.
 - Il suo libro «Università truccata», edito da Einaudi, è già un best seller: riscuote interesse perché centra l’obiettivo di denunciare la corruzione e propone contromisure per risanare l’accademia italiana malata?
 «Non spetta a me dirlo. Credo sia un giudizio che compete ai lettori. Ma in ogni caso ritengo che sia proprio così: penso che ad attirare l’attenzione contribuiscano questi due elementi combinati fra di loro».
 - Un intero capitolo è riservato alla parentopoli di Bari: com’è stato possibile che il sistema abbia consentito tanti intrecci nell’attribuzione delle cattedre?
 «In realtà le vicende di Bari sono sì sviscerate a fondo, ma in Italia non sono le uniche a pesare in negativo. Il malcostume è diffuso. Mi riferisco, fra l’altro, a recenti inchieste giornalistiche che hanno riguardato gli atenei di Messina e Palermo. Ma si potrebbero citare numerosi fatti analoghi».
 - «Taroccamenti» a go go.
 «Sicuramente. Il guaio è che i concorsi si presentano tutti regolari sotto il profilo formale. Per un figlio o per un altro familiare presentarsi a sostenere una prova per diventare docente o ricercatore nell’ateneo dove insegna il padre o un parente non è illegale. Le stranezze cominciano quando gli altri, più o meno con le buone, vengono convinti a ritirarsi».
 - Come si potrebbero combattere questi processi nell’accademia nostrana.
 «È semplice. Oggi il merito all’università non è riconosciuto. Così come il demerito. Quel padre o quello zio che ha fatto andare in cattedra il figlio o il nipote oggi non risponde di alcunché. La sua carriera continuerà indisturbata persino se il docente in questione si rivelerà un incapace assoluto. Se al contrario dall’aver fatto un passo del genere derivassero gravi conseguenze a chi si è reso protagonista dell’episodio di nepotismo, allora ci sarebbe un deterrente: molti ci penserebbero su prima di avallare certe situazioni».
 - Durante la sua indagine le è capitato di ricevere segnalazioni su casi di malcostume dello stesso segno nelle due università sarde?
 «No, ma non ho potuto approfondire. Sa... gli atenei sono talmente tanti».
 - Da una elaborazione del «Sole 24 ore» l’università di Sassari è in testa nella fabbrica delle cattedre: per quale motivo si è creato un fenomeno del genere?
 «Non conosco la situazione sassarese e quindi non sono in grado di fare commenti. Posso fare un ragionamento di tipo complessivo».
 - Quale?
 «In questi ultimi tempi, con i concorsi nazionali banditi ogni biennio, parecchi pensavano alla fine di essere tagliati fuori dagli avanzamenti di carriera. C’è stata così un aumento territoriale dei concorsi che hanno creato tanti professori ordinari e associati».
 - Un discorso a sé riguarda le sedi gemmate: lei nel libro cita un corso di laurea che a Tempio nell’anno accademico 2007-2008 aveva 5 iscritti. A che si deve la proliferazione di corsi così scarsamente frequentati?
 «Le ragioni sono tante. La principale è che le sedi staccate degli atenei sono considerati piccoli centri di potere, spesso favoriti da clientele locali. Un altro motivo che ha influito su questa proliferazione eccessiva è rappresentato dall’erronea convinzione da parte di numerosi ragazzi di frequentare un’università sotto casa. Invece la mobilità è fondamentale».
 - Quali sono i falsi miti dell’accademia a cui lei fa riferimento nel suo saggio?
 «Li posso elencare in breve? Sì? Eccoli. All’università mancano le risorse. Siamo poveri ma bravi. Il clientelismo è circoscritto. L’alta formazione gratuita è egualitaria».
 - Ma non è forse vero che mancano fondi certi e che con gli ultimi provvedimenti governativi i soldi diminuiranno ancora?
 «Quest’aspetto è stato tra i più dibattuti del mio libro. Ho ricevuto parecchie critiche per aver sostenuto questa posizione. Eppure, i dati risultano dalle comparazioni internazionali. Un caso per tutti. La Gran Bretagna: ha un’università pubblica come da noi ed è un paragone calzante. Ebbene, le spese per studente a tempo pieno britannico e italiano sono equivalenti».
 - «Poveri ma bravi», si continua a dire: l’università nostrana sarebbe all’avanguardia «nonostante tutto»?
 «Se si guardano le citazioni e le pubblicazioni sulle riviste internazionali dei professori italiani, si scopre che siamo nella media europea. Più o meno come la Spagna. Certo: esistono punte di eccellenza e parecchi ricercatori bravissimi. Ma numerose classifiche internazionali indicano che il nostro Paese non è all’avanguardia. E del resto perché tanto stupore?».
 - Già, perché?
 «Qualora fosse vera la convinzione che siamo effettivamente “poveri ma belli”, da questa realtà sarebbero derivati alcuni effetti. Il primo è che in tutto il mondo gli altri si sarebbero affannati a copiare il nostro modello. Il fatto che ciò non avvenga dovrebbe invitarci a maggiore prudenza».
 - E il clientelismo come «fenomeno circoscritto?».
 «A lungo molti hanno coperto occhi e orecchie. Ma qualsiasi docente conosce centinaia di episodi di malcostume. La verità, al di là delle apparenze, è diversa».
 - Ovvero?
«Tutti noi sappiamo quali sono i sistemi per truccare i concorsi. Per le prime dieci maggiori facoltà di medicina (non ci sono le due sarde, ndr) nel mio libro quantifico la frequenza dei casi di omonimia tra professori: c’è una media tra l’11 e il 33% d’individui in qualche modo collegati dallo stesso cognome».
 - Lei sfata un’altra certezza diffusa: e cioè la non correttezza dell’equivalenza università-gratuita = università-egualitaria.
 «Gli atenei sono pagati con i soldi di tutti. A frequentarla sono in prevalenza i più abbienti. In questo modo le tasse dei poveri finiscono per pagare gli studi dei ricchi».
 - Per voltare pagina rispetto al passato e al presente, lei, professor Perotti, fa alcune proposte. Può illustrarle, in estrema sintesi?
 «Le ricette sono di due tipi. Dare più risorse agli atenei migliori. E aumentare la mobilità degli studenti».
 - Dalle nostre parti invece si parla d’altro...
 «È straordinario come il dibattito in Italia si perda nei mille rivoli delle minuzie normative, degli inutili appelli al civismo e alla magistratura, mentre si ostina pervicacemente a negare il colossale problema di fondo: la mancanza di incentivi e disincentivi appropriati. Da noi nessuno viene premiato quando ha successo nella ricerca e nell’insegnamento, e nessuno paga se opera male».
 - Lei scrive di soluzioni nuove a problemi vecchi: quali sono esattamente?
 «Faccio un solo esempio. Applicando il ragionamento che seguivo poc’anzi, le risorse affluiscono esclusivamente a chi fa bene la ricerca e produce risultati apprezzabili. A questo punto chi finanzierebbe più sedi staccate che non siano in grado di ottenere questi livelli di successo?».
 - Che cosa pensa dell’Onda e delle proteste contro il governo?
 «Ritengo che gli studenti siano in gran parte male informati o vittime di slogan fini a loro stessi. In questo modo rischiano di fare il gioco dei baroni e comunque dei docenti più corrotti. Più che alla politica di contrazione delle spese dovrebbero ribellarsi all’assenza della possibilità di valutare correttamente l’operato dei dipartimenti. E, naturalmente, opporsi al malcostume».
 - E qual è invece la sua opinione sulle riforme appena varate e sulle proposte in divenire elaborate dal ministro Gelmini?
 «I primi provvedimenti mi hanno trovato contrario. L’ipotesi di trasformazione delle università in fondazioni è destinata a non funzionare: in questo modo gli atenei rischiano di diventare ancora di più centri di potere controllati da poche élites. I tagli indiscrimati, da soli, sono discutibili».
 - Adesso ha invece cambiato opinione?
 «Dalle linee guida presentate l’altro ieri e dall’ultima misura normativa che le ha precedute emergono buone intenzioni teoriche. Trovo positivo che il 5-7% delle risorse sia legato al giudizio sulla ricerca nei dipartimenti e che questo rapporto sia estensibile in futuro sino al 30. Ma il nodo sarà come applicare queste riforme».
 - In che senso?
 «Non vorrei che le valutazioni fossero fatte sulla base dei soliti criteri fumosi. Occorre una cesura netta rispetto ai metodi del passato. In definitiva, lo dico in maniera estremamente chiara: l’unico parametro di riferimento sicuro è la qualità della ricerca».
 
Pagina 7 - Sardegna
Un convegno a Sassari domani sera 
 
SASSARI. Domani pomeriggio convegno sui mali dell’università e sulle proposte per superare la crisi. L’iniziativa muove dal libro «L’università truccata», di Roberto Perotti. E cade in un momento nel quale si fa sempre più forte la contestazione contro gli ultimi provvedimenti voluti dal governo, sia nella scuola sia nelle facoltà italiane.
 L’appuntamento è promosso dal Deir sassarese (dipartimento di economia, impresa, regolamentazione) guidato da Marco Vannini. All’incontro, oltre al professore che ha scritto il saggio-denuncia sui falsi miti dell’accademia nostrana, parteciperanno Daniele Checchi (Statale di Milano) e lo stesso Marco Vannini. Coordina Francesco Lippi, anche lui dell’ateneo di Sassari, facoltà di economia.
 Il dibattito è stato organizzato con la collaborazione della libreria cittadina Mondadori-Dessì gestita da Chicca Pulina.
 L’incontro e la successiva discussione pubblica si svolgeranno a partire dalle ore 16 nell’aula magna della palazzina di Scienze, in corso Angioy. Nelle intenzioni dei promotori la valenza particolare dell’appuntamento di domani è legata alla necessità di discutere dei problemi degli atenei dall’interno. E non soltanto, come si fa altrove, nei talk show e nei dibattiti tv oppure attraverso interventi scarsamente documentati. Di qui anche il titolo del tema al centro della tavola rotonda: «Un confronto dentro l’università».
 

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