Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 November 2008
Rassegna quotidiani locali
L’UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
IL SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 21
L’indebitamento è l’1,85 per cento dei fondi ricevuti. Ma non è detto che essere fra i bravi possa bastare a evitare i tagli
Bilancio, i conti in tasca all’Ateneo
Debiti e stipendi: per il Ministero le spese sono giuste
Mutui per mezzo milione l’anno, stipendi per 127 milioni e mezzo: i conti dell’Università hanno passato l’esame del Ministero
 
La pacca sulla spalla, all’Università di Cagliari, è arrivata per posta nove mesi fa ed era firmata da Antonello Masia, direttore generale dell’allora ministero dell’Università e la ricerca (oggi accorpato a quello dell’Istruzione): «L’ateneo ha rispettato il limite posto dalla normativa, con una percentuale di indebitamento pari al 1,85%» dei finanziamenti ricevuti dal Ffo, il Fondo di finanziamento ordinario per le università italiane. Che per Cagliari, l’anno scorso, sono stati poco più di 138 milioni di euro.
ATENEI IN ROSSO Il dato sull’indebitamento era riferito al bilancio 2006 ed era significativo: in quegli stessi giorni, sulla scrivania di Masia, erano finiti debiti ben più sostanziosi, con percentuali a due cifre. Firenze, 12,11%: qui, per far cassa, l’università ha dovuto vendere alcune tenute. Siena, 16,78: qui, però, il problema sono semmai gli 80 milioni di contributi non versati che l’Inpdap sta chiedendo con una certa insistenza. Istituto orientale di Napoli, al 21,71 dopo nuovi acquisti immobiliari. Cioè gli atenei su cui, secondo il principio che chi sfora paga, dovrebbe cadere il grosso dei tagli. Ma anche quelli su cui, secondo la logica che ha portato a risanare i bilanci di compagnie aeree, amministrazioni comunali, banche in rosso, potrebbe essere impegnato quel che rimarrà del Ffo una volta defalcati i tagli fissati per il prossimo quinquennio dalla legge 133. Quest’anno, dalle casse ministeriali, sono usciti 7 miliardi e 112 milioni di euro. L’anno prossimo saranno 63 milioni in meno. Nel 2010, 661 milioni in meno.
FRA I VIRTUOSI Il problema, al momento attuale, sta tutto qui: nessuno, esattamente, sa a chi si taglierà. Cagliari, per i parametri ministeriali, sta nella lista degli atenei indebitati (solo 13, in tutta Italia, non lo sono) ma non troppo. Quell’1,85 per cento di indebitamento, in particolare, riguarda mutui accesi negli anni Ottanta per costruire la Cittadella universitaria di Monserrato: mutui ormai prossimi all’estinzione, con una rata annuale di 537 mila euro. Tutto sommato poca roba, rispetto al totale dei trasferimenti dal Ffo.
NON SOLO STIPENDI Non solo. L’Ateneo spende in stipendi “appena” l’84,26 per cento di quanto riceve dal Fondo. Dati relativi al 2007: lo stanziamento è stato di 138 milioni di euro. Sui conti correnti dei propri docenti (714, di cui 68 andranno in pensione nel 2009, sostituiti, in base al limite di uno a cinque fissato per il turn over dalla legge, da 12 colleghi), ricercatori (507, in gran parte precari di cui pochissimi troveranno un posto fisso in ateneo) e personale tecnico amministrativo (1.172 unità) l’università ha eseguito bonifici bancari per poco più di 127 milioni e 500 mila euro. La cifra, a dire il vero, comprende anche gli assegni di studio erogati ad altri 161 ricercatori a termine, che dalla forma di pagamento prendono appunto il nome di “assegnisti”. Da essa vanno sottratti altri costi: 98 mila euro e spicci per “costi relativi alle procedure di stabilizzazione”, poco più di due milioni per «incrementi “virtuali” del Fondo da eventuali convenzioni stabili per la retribuzione di personale a tempo indeterminato e, soprattutto, oltre nove milioni per costi di personale impegnato in attività assistenziale sanitaria convenzionata, cioè essenzialmente i medici e il personale sanitario del policlinico. Si passa così dal dato lordo del 92,35 per cento a quello netto dell’84,26, cinque punti e mezzo sotto la soglia fissata per legge al 90 per cento, e dunque nella lista degli atenei indebitati ma virtuosi.
SPESE ED ENTRATE Significa oltre il 15 per cento delle risorse da destinare alle altre spese necessarie al funzionamento della macchina complessa dell’università. In euro, una ventina di milioni, cui vanno aggiunti i 14 e mezzo delle tasse pagate dagli studenti, che valgono circa l’8 per cento del bilancio complessivo. Il dato sulla percentuale del Fondo destinato agli stipendi è cruciale per valutare lo stato di salute economico-finanziaria di un ateneo. Basta dare un’occhiata a quelli che hanno sforato il 100 per cento: Siena (dove gli stipendi valgono il 103,8 per cento dei fondi ministeriali) e Napoli Federico II (100,9), oppure a quelli che gli si avvicinano, come Firenze (99,1), Napoli II (99,9). Sono gli atenei a rischio, quelli che potrebbero essere puniti. O, chissà, rifinanziati.
MARCO NOCE 
 
Cagliari e Provincia Pagina 21
Lezioni all’aperto: dalle rocce alle alluvioni
Manifestazioni Gli eventi in programma per oggi
 
Continuano le lezioni all’aperto. Alle 10 Antonio Venier, docente di Geologia e litologia, ne terrà una itinerante, dedicata a “Le rocce di Cagliari”: si parte dai giardinetti della Facoltà di Ignegneria. Nel pomeriggio, altra lezione itinerante del docente di Estimo Giampaolo Marchi, partenza da piazza Indipendenza alle 18.
Sempre alle 10, sotto il palazzo del Consiglio regionale, in via Roma, tre docenti della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali animeranno un dibattito sul tema delle “Alluvioni: catastrofe naturale o disastro annunciato”. A parlarne saranno Antonio Pala, Antonio Fadda e Alessandra Seu.
Contemporaneamente proseguono quelle organizzate dalla Facoltà di Lingue e letterature straniere. L’appuntamento, tutti i giorni tranne domani, sabato e domenica, è dalle 9 alle 13. In programma le lezioni di Mauro Pala (“Baroni, pantere e dintorni. Letteratura Critica sulle Riforme Universitarie”), Giovanna Caltagirone (“Sardegna 1932. Un’altra isola. Vittorini, dal Viaggio in Sardegna a Sardegna come un’infanzia ”), Simonetta Salvestroni (“Cinema di Kubrick e contraddizioni del presente”), Francesco Asole (“Teatro e Società”), Stephen John Buckledee (“L’umorismo nella lingua inglese”), Ornella Gabbrielli (“Tempo e opere Di Cervantes”), Riccardo Badini (“Rinascita indigena d’America e modernità”), Antonietta Marra (“Diritti linguistici, pluralità linguistica”), Gabriel Andres Renales che toccherà il tema “Información y manipulación informativa: El Mundo (Julio Fuentes) / Corriere della Sera (M.Grazia Cutuli)”, e Ignazio Efisio Putzu e Nicoletta Puddu impegnati al confine fra “Linguistica e genetica”. Iscritti a insegnare anche Garcia Sanchez Maria Dolores, Paola Boi, Abdul Karim Dahmash, Marinella Lorinczi, Filippo Zerilli, Giannarita Mele, Marco Pignotti, Maurizio Trifone, Maria Gabriella Da Re.
A partire dalle 12, per le lezioni on the road di Scienze della formazione, in piazza Matteotti parleranno i docenti Francesco Paoli e Carmela Soru. Nel pomeriggio, dalle 15, in via Roma, parleranno Sara Piccolo e Valentina Re. Dalle 16, in aula 1, lezione di Enrico Euli su “Non violenza e nuove forme di animazione delle mobilitazioni in corso”. 
 
Cagliari e Provincia Pagina 21
Rappresentanti degli studenti, alle urne fra tre settimane
 
Il 26 e 27 novembre gli studenti eleggeranno i loro 180 rappresentanti. Le diverse liste stanno portando avanti le loro posizioni che cercheranno di chiarire meglio nei prossimi giorni. Il fronte del no è capeggiato principalmente dai gruppi di sinistra che si sono ritrovati sotto la sigla Unicamente. Contro i tagli, ma anche convinti che sia il caso di avanzare proposte, la lista UxS (Università per gli studenti). Ichnusa si è invece schierata contro il blocco delle lezioni, avviando anche una raccolta di firme, pur condividendo la protesta.
Saranno queste le liste più importanti che si fronteggeranno i prossimi 26 e 27 novembre. Dovranno essere eletti i cinque rappresentanti degli studenti nel cda, i cinque nel senato accademico, i cinque nel senato accademico allargato e i due nel comitato per lo sport universitario.
Da scegliere anche i rappresentanti nei consigli di facoltà. Alle elezioni si potrà partecipare con la presentazione delle liste dei candidati all’ufficio elettorale del rettorato entro e non oltre le ore 13 del 6 novembre.
Dunque entro due giorni verranno ufficializzati i gruppi studenteschi che si presenteranno alle elezioni.
Come nell’ultimo caso non è escluso che ci siano anche liste civetta, sistemate in modo scientifico in alcune facoltà per disturbare gli avversari. (m. v.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 21
Università. Si parte alle 9,30 da piazza del Carmine. L’arrivo in piazza San Cosimo
Domani mattina la sfilata del corteo di protesta
 
Tutti uniti sotto un’unica sigla e prontissimi a scendere nuovamente in piazza. Stanno definendo solo gli ultimi dettagli organizzativi e, domani, gli studenti universitari del gruppo di coordinamento interfacoltà Unicamente ribadiranno il loro no alla legge 133. Insieme, indipendenti da partiti e associazioni, ci tengono a sottolineare, «contro il taglio dei fondi destinati all’università pubblica, la possibilità di trasformazione in fondazioni e il blocco del turn over al 20 per cento».
La giornata di protesta, promossa in concomitanza con le altre piazze d’Italia, si aprirà alle 9,30 in piazza del Carmine e si concluderà in piazza San Cosimo.
«Sarà la nostra prima uscita pubblica ufficiale, una manifestazione organizzata dagli studenti dell’ateneo cagliaritano targata Unicamente ma aperta ai cittadini, che invitiamo a sostenerci». Ieri, il portavoce del movimento Enrico Puddu, studente di Scienze politiche, insieme ai colleghi delle altre Facoltà, ha fatto il punto sulle iniziative già messe in piedi e anticipato le fasi successive della mobilitazione: «Lezioni in piazza e occupazioni simboliche, che proseguiranno a oltranza, sono solo l’inizio». Corteo domani nel cuore della città, ancora lezioni all’aperto, una maratona sulla ricerca, con un focus sulle attività attualmente in corso, il contributo alla costituzione di un coordinamento nazionale e altre azioni dimostrative ancora da pianificare.
Nell’aula C della Cittadella universitaria, quartier generale del polo di Monserrato, i gradoni della parte alta sono ricoperti da un tappeto di sacchi a pelo e zaini mentre intorno alla cattedra sistemata su un piano sopraelevato siedono i rappresentanti di Lettere, Scienze della Formazione, Psicologia, Ingegneria, Giurisprudenza, Economia e facoltà della Cittadella. Qua e là, cartelloni e pennarelli, sopra gli armadietti snack e frutta. «In tutte le nostre aule - dice Elias Casula, del dipartimento di Psicologia - abbiamo stabilito il blocco delle lezioni, che sono state dirottate in altre strutture e abbiamo costituito un comitato paritetico composto da studenti e docenti».
Gli organizzatori illustrano le singole iniziative in corso di svolgimento nelle singole Facoltà e avvertono: «La nostra sarà una battaglia politica che si preannuncia di lunga durata, ma non siamo certo intenzionati a fare un passo indietro». Del resto, lo scrivono in uno degli striscioni che tappezzano i muri: «Ci stiamo “occupando” del nostro futuro».
MARIANGELA LAMPIS
 
3 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 49
Storiografia
Promossi dalla Regione
Tre convegni per parlare di Angioy, Asproni, Spano
 
Il giudice che divenne rivoluzionario, il canonico che si fece garibaldino e il teologo che spaziò dall’archeologia alla filosofia passando per la storia. Vale a dire Giovanni Maria Angioy, Giorgio Asproni e Giovanni Spano. La Regione li celebra con tre convegni internazionali affollati di studiosi rinomati. L’obiettivo dell’assessorato alla Pubblica Istruzione, di concerto con altre istituzioni sarde, è uscire dagli ambiti prestigiosi - ma pur sempre limitati - della storiografia locale e dell’interpretazione classica, per approfondire figure che vanno inserite in un contesto storico e culturale più ampio. Si comincia oggi al teatro Civico di Sassari (inizio ore 16) con la tre giorni dedicata a Giovanni Maria Angioy, che si concluderà sabato a Bono (paese d’origine del politico) nella sala della comunità montana. A duecento anni esatti dalla morte c’è ancora molto da scoprire sulla figura dell’alternos che tra il 1795 e il ’96 divenne il leader della rivoluzione contro i baroni e i privilegi feudali. Anche perché quella Sarda Rivoluzione non è soltanto cugina della Rivoluzione francese, ma ha raccolto altri fermenti che nascevano dalla crisi dell’ancien régime in Europa e nell’isola.
La tre giorni di studi è organizzata dalla Fondazione "Giuseppe Siotto", col coordinamento di tre dipartimenti: Storia dell’Università di Sassari, Studi storici, geografici e artistici e Storico-politico internazionale dell’età moderna e contemporanea dell’ateneo di Cagliari. Partecipano alcuni dei più illustri storiografi italiani ed europei: Bruno Bernard (università di Bruxelles), Matthias Schnettger (Magonza), Pierre Yves Beaurepaire (Nizza), Carlo Capra (Milano), Luciano Guerci, Giuseppe Ricuperati e Manuela Ceretta (Torino), Marcello Verga (Firenze), Anna Maria Rao (Federico II di Napoli). Incroceranno le loro relazioni e idee con gli studiosi sardi per sviscerare un periodo storico e un personaggio che hanno assunto contorni quasi mitici, nonostante il fallimento dell’azione rivoluzionaria.
Imponente anche il calendario della documentazione e dei lavori del convegno organizzato col comune di Bitti “Giorgio Asproni una vita per la democrazia” che si aprirà il 13 al Cine teatro Ariston (inizio ore 16) e si concluderà il 16. Sei sessioni, due seminari, due tavole rotonde e una mostra iconografica e documentaria per celebrare - nel bicentenario della nascita- l’intellettuale che svestito l’abito talare diventò protagonista delle vicende risorgimentali, anche come parlamentare. “Ricerche e didattica su Asproni parlamentare, giornalista e memorialista” il tema dei due seminari condotti venerdì e sabato con studenti e docenti del Liceo Asproni di Nuoro e della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari.
Infine Cagliari ospiterà dal 17 al 20 (Palazzo Regio e T-Hotel) il convegno “Gli ebrei in Sardegna nel contesto mediterraneo: la riflessione storiografica da Giovanni Spano ad oggi”, che prende spunto dal 70° anniversario delle Leggi razziali. Il canonico ploaghese fu pioniere dell’archeologia nell’isola, docente di Sacra Scrittura e lingue orientali, direttore del Museo archeologico e della Biblioteca universitaria. Il suo studio del 1875 sulla presenza ebraica nell’isola riveste ancora oggi un ruolo fondamentale. Al convegno partecipano docenti delle Università di Tel Aviv, Cambridge, Halle - Wittenberg, Barcellona, Toulouse, Bologna, Pisa, Cagliari, Sassari Calabria, Roma e Palermo. Sarà presentato il volume di Cecilia Tasca “Ebrei e società in Sardegna nel XV secolo. Fonti archivistiche e nuovi spunti di ricerca”.
GIAMPIERO MARRAS
 
4 – L’Unione Sarda
Sport Pagina 26
il corso
Giustizia e sport, premiate le migliori tesi
 
Si terrà sabato la cerimonia di premiazione degli studenti che hanno elaborato le migliori tesine dell’edizione 2007 del corso “Giustizia e Sport”, organizzato dal comitato regionale della Federbasket e dalla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari. La premiazione inizierà alle 11 nell’aula Arcari di Giurisprudenza in viale Sant’Ignazio a Cagliari. Saranno presenti l’avvocato Antonello Arru, presidente della Fondazione Banco di Sardegna, il preside di Giurisprudenza Massimo Deiana, il responsabile del corso Andrea Pubusa e il presidente del comitato regionale della Fip, Bruno Perra. Si conoscono già i nomi dei due vincitori. Si tratta di Laura Trafori e Alberto Barrago. Riceveranno un assegno da 1500 euro. Anche quest’anno il corso ha riscosso un notevole successo, tanto che i cento posti disponibili per la frequenza, sono andati esauriti nel giro di un giorno. Considerato il grande interesse che ha suscitato l’iniziativa la facoltà di Giurisprudenza ha attivato, fra i suoi corsi, l’esame di Diritto amministrativo dello sport. Il corso partirà ufficialmente da questo anno accademico.
MASSIMO MUSANTI   

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina prima - Cagliari
Gli studenti universitari di nuovo in piazza 
Domani corteo contro la riforma della Gelmini e i tagli all’istruzione 
La manifestazione in contemporanea con gli altri atenei 
 
CAGLIARI. Gli studenti universitari tornano in piazza domani contro la legge 133 e i futuri tagli agli atenei. Il corteo partirà da piazza del Carmine alle 9,30 e confluirà in piazza San Cosimo. L’iniziativa, cui sono invitati docenti e studenti delle superiori, si tiene in contemporanea con altre città d’Italia. L’annuncio è stato dato in un incontro con la stampa organizzato dal coordinamento interfacoltà «Unica-mente contro la 133» per fare il punto sullo stato della protesta. I delegati delle facoltà in agitazione hanno illustrato la situazione, sottolineando che, tra lezioni in piazza, seminari e assemblee, il movimento degli studenti ha intenzione di proseguire nella sua contestazione.
 
Pagina 1 - Cagliari
Dopo la grande manifestazione sindacale domani un nuovo corteo degli studenti 
L’Università scende in piazza contro la Gelmini 
La protesta si terrà in contemporanea con quella dei maggiori atenei italiani 
Intanto cresce la mobilitazione in tutte le facoltà: non torniamo indietro 
SABRINA ZEDDA 
 
CAGLIARI. Il 30 ottobre hanno marciato fieri per le vie cittadine fianco a fianco ai sindacati, ma domani faranno tutto da soli: da piazza del Carmine a piazza San Cosimo gli studenti universitari sfileranno ancora per ribadire il loro “no” alla legge 133. Sarà il gran giorno, a Cagliari come a Roma, Bologna o Pisa, degli studenti, che per difendere il loro diritto a un’università libera e per tutti, ora si coordinano a livello nazionale.
Il programma della manifestazione, che si svolgerà contemporaneamente nelle città dei maggiori atenei italiani, è stato illustrato ieri dagli esponenti di Unicamente, il coordinamento studentesco nato poche settimane fa per creare una sintesi tra tutti i movimenti e i collettivi degli studenti che hanno deciso di lottare contro la controriforma universitaria e dell’istruzione, decisa dal governo. Il raduno è previsto per le 9.30 in piazza Del Carmine, dopodichè si comincerà ad attraversare le principali vie cittadine in un lungo serpentone che marcerà, sino a piazza san Cosimo, a suon di fischietti e slogan contro il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e contro il premier Silvio Berlusconi. «Dopo la manifestazione per salvare l’istruzione organizzata dai sindacati, adesso tocca a noi - dice Enrico Puddu, componente di Unicamente per la facoltà di Scienze politiche - Faremo sentire le voci dell’intero mondo universitario, ma non saremo soli: abbiamo invitato ricercatori, presidi e docenti e anche le scuole superiori». Secondo le previsioni queste ultime garantiranno una partecipazione massiccia, dando così maggiore visibilità all’intera protesta.
 Una nuova battaglia contro la guerra dichiarata al governo, ma che non sarà l’ultima. «Non abbiamo intenzione di tornare indietro neppure di un passo», dice Roberta Maschio, esponente del comitato per la facoltà di Scienze della formazione, facendo così intendere che le lezioni in piazza, le occupazioni simboliche di facoltà o parti di esse, viste negli ultimi tempi, non si esauriranno tanto presto.
 Per adesso dunque, tutti al lavoro, e non solo in vista della grande protesta di domani: c’è da fare per la la nascita di un coordinamento di protesta nazionale che, già dalla prossima settimana, potrebbe mettere in contatto i più grandi atenei italiani (Cagliari è tra questi) tramite video conferenze, c’è da lavorare per rafforzare il movimento nato in senso all’ateneo cagliaritano, e tenere solido il fronte del “no” al governo. Intanto gli studenti fanno i primi bilanci di ciò che è stato fatto finora. «In Psicologia - ricorda Elias Casula - il gruppo PsicologicaMente ha occupato l’intero dipartimento, organizzando, anche con l’aiuto di docenti e ricercatori, seminari su quel che sta accadendo». Roberta Maschio ricorda la sera del 3 ottobre, quando con prof e ricercatori gli studenti si son riversati in piazza Del Carmine per intrattenere i bambini con giochi educativi. Nella Cittadella di Monserrato invece è occupazione: l’aula C è un po’ un quartier generale aperto giorno e notte, con tanto di mobiletti per le provviste e pentolame vario. Ingegneria, ammettono gli studenti, ha cominciato con un po’ di ritardo, ma è ben organizzata: era sua la conferenza sull’effetto serra proposta ieri sera. Mentre Lettere continua a lavorare in trincea con dibattiti e lezioni alternative, in Giurisprudenza ed Economia un gruppo di studenti ha cominciato a studiare una bozza di riforma universitaria ispirata al modello di governace inglese o spagnolo.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 31 - Sassari
Architettura, è ancora mobilitazione 
Dopo la giornata studentesca domenica appuntamento in piazza Civica 
 
ALGHERO. Il corpo studentesco ha organizzato ieri allo Scientifico l’assemblea generale degli studenti della facoltà di Architettura. Una prima giornata di informazione e confronto alla luce della situazione nella quale si trova l’università italiana e l’intero comparto della formazione e della ricerca pubbliche. Nuovo appuntamento degli studenti domenica, alle 10 in piazza Civica.
Nel cuore del centro storico si terrà il consiglio di facoltà cui seguirà una lezione di Silvano Tagliagambe, dal titolo “Una scuola senza progetto” L’iniziativa è aperta ed è rivolta a tutte le persone interessate, agli studenti e alle loro famiglie, ai docenti e al personale di tutte le scuole e le università. Nel corso dell’asseemblea del Fermi si è affrontata una discussione generale sulle tematiche legate alla complesse vicende che interessano il campo della scuola pubblica. Il dibattito si è aperto con l’introduzione da parte del Preside della facoltà di Architettura, professor Giovanni Maciocco, il quale ha enunciato l’importanza della qualità didattica e della meritocrazia nella scelta dell’organico interno all’istituzione universitaria.
Successivamente è intervenuto il professor Giovanni Azzena che ha introdotto il tema dei lavori della piattaforma programmatica universitaria e sottolineato il legame che unisce le iniziative in ambito cittadino al contesto nazionale; all’intervento ha fatto seguito il contributo della professoressa Paola Rizzi, la quale ha descritto e confrontato la situazione nazionale con le esperienze didattiche all’estero, rimarcando il valore del contesto storico nel progetto “Sputnik”. Non sono mancati gli interventi degli studenti della facoltà di Architettura, in qualità di movimento studentesco, che hanno delineato i progetti nati all’interno della facoltà e gli eventi futuri. Il movimento compie un percorso parallelo alle attività intraprese dalla facoltà e definisce i fini della mobilitazione con assemblee giornaliere. All’assemblea hanno partecipato attivamente gli studenti degli istituti superiori e i rappresentanti dei genitori e del comitato per la difesa della scuola pubblica.
 I lavori si sono conclusi con un invito a partecipare all’incontro indetto dalla facoltà di Architettura per domenica mattina in piazza Civica. Nel corso degli anni il ruolo della presenza universitaria in città si è fatto sentire sul piano economico determinando favorevoli ricadute.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Nuoro
LA LETTERA 
L’Ailun è una scuola d’eccellenza bisogna garantire il suo futuro 
 
A Nuoro sorge una delle più grandi scuole di alta formazione manageriale esistenti in Europa. In questa sede, si coltivano menti eccellenti con metodologie altrettanto eccellenti.
 La scuola è L’Ailun, fondata su una progettualità educativa centrata su una conoscenza moderna di tipo scientifico e caratterizzata da un rapporto olistico delle diverse discipline di studio incentrate nell’ambito delle scienze sociali. Obiettivo dell’Ailun è quello di formare persone dinamiche in grado di sintetizzare e gestire conoscenze coniugandole con le proprie abilità personali e in grado di plasmarsi nelle dinamiche sociali.
 Tutto questo è una realtà possibile grazie al contributo di un corpo docente composto (per oltre l’80%) da professori provenienti dalle più importanti università del mondo, in cui la ricerca e la produzione di nuova conoscenza sono vissute e realizzate costantemente. Tale internazionalizzazione non è uno specchio per allodole, un vendere un prodotto utopistico in linea con gli attuali slogan pubblicitari di altri master che non possono neanche lontanamente essere paragonati, ma una concreta realtà, unica nel suo genere. Oltre il 50% dei docenti che insegnano in questa sede fanno parte delle prime 40 università a livello mondiale (contro un modesto 5% di altri noti master universitari).
 Un progetto di questo tipo non può non richiamare l’attenzione delle istituzioni che dovrebbero sostenere una idea così avanzata di formazione d’eccellenza. Se è vero infatti che le scelte politiche sono scelte di priorità tra progetti che hanno impatto sulla collettività, tale progetto formativo, per come è stato pensato e per gli obiettivi che intende perseguire, non può che occupare i primi posti tra le priorità politiche da soddisfare.
 L’Ailun è una realtà che esiste da quasi vent’anni e a tutt’oggi non è conosciuta come merita e come dovrebbe. Futuri Nobel, menti eccelse si muovono perché credono in un progetto di questo tipo dall’altra parte del mondo mentre l’Italia, e la Sardegna in particolare, sono quasi completamente indifferenti. Che cosa è l’Ailun? Pochi sanno rispondere, pochi sanno della sua esistenza e quando la scoprono la fanno cadere nel dimenticatoio. Vorrei invece, che i giovani come me, che hanno il privilegio di fare una esperienza di questo tipo, si svegliassero, soprattutto in questo momento drammatico per la storia dell’Ailun. Questa libera Università rischia di chiudere e noi alunni vorremo impedire un fallimento culturale e sociale tanto catastrofico nella nostra bella Sardegna. È un progetto troppo importante perché la Regione possa non continuare a destinare i fondi necessari alla sua sussistenza. È una delle poche strutture al mondo in grado di dare ai giovani una visione nuova, creativa e dinamica della realtà per vivere nel mondo per il mondo. L’Ailun è una delle poche scuole al mondo che può garantire tutto questo e la sua chiusura sarebbe un fallimento per tutti.
Massimo Carta Studente Ailun
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Oristano
SANTA GIUSTA 
I fondali dello stagno custodi dell’antico e misterioso mondo fenicio 
 
 SANTA GIUSTA. Importanti novità affiorano dalle acque dello stagno, tanto che sembra sempre più certa la presenza costante di popolazioni fenicie che anticamente occupavano il territorio e che davano vita a commerci via mare. Le indagini di archeologia subacquea, avviate nel 2007 e tuttora in corso, hanno permesso di scoprire anfore e vasellame risalenti a 2700 anni fa.
 Gli scavi nello stagno, avviati dall’amministrazione comunale con la collaborazione dell’Università di Cagliari e della Soprintendenza ai Beni archeologici, hanno portato alla luce legni che potrebbero appartenere a un’antica imbarcazione e resti che farebbero pensare all’esistenza di un antico molo.
 Nelle anfore, perfettamente conservati, son stati trovati resti di carni bovine e ovi-caprine macellate, e una ricca varietà di semi di uva, mandorle e nocciole. Queste scoperte assumono maggiore importanza dal momento che si è deciso di procedere all’esame del dna che permetterà di ricostruire, in forma tridimensionale, la morfologia degli animali e di stabilire quali fossero i tipi di vitigno. Con queste scoperte (che si aggiungono alla presenza di una tomba a camera fenicia rarissima) si rafforza la convinzione che tutto il territorio fosse anticamente un importante centro fenicio, anche in virtù del fatto che le indagini sono state svolte in poche decine di metri quadri di uno stagno ampio 850 ettari, il che farebbe pensare che ci si trova davanti a un bacino che potrebbe riservare importanti sorprese archeologiche.
 L’interesse del mondo scientifico per queste nuove scoperte è stato notevole tanto da essere riportato da diversi organi d’informazione e, in quest’ottica, rientra l’iniziativa portata avanti dalla Rai che ha inviato sul posto la troupe della trasmissione “Linea Blu” per documentare le operazioni di recupero e i ritrovamenti archeologici. Per questo motivo sabato verrà trasmessa la puntata dedicata alle scoperte effettuate nello stagno. Da questo momento saranno necessari degli interventi per la tutela del patrimonio e per questo motivo l’amministrazione comunale si dichiara pronta ad andare incontro a chiunque - Enti sovracomunali, associazioni, Fondazioni - voglia occuparsi della salvaguardia e delle ricerche per conservare, proteggere e valorizzare un tesoro archeologico di rara importanza.
Nicola Podda 
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cagliari
Imprenditori e scuola 
Servizio orientamento per i giovani 
 
ORISTANO. Il mondo dell’imprenditoria sugella una nuova intesa che unisce le amministrazioni pubbliche e l’Università.
 L’obiettivo è quello di offrire ai giovani in cerca di occupazione e alle imprese che cercano nuove professionalità da inserire nei propri organici un servizio capace di dare risposte concrete.
 È questa la filosofia che ha ispirato l’allestimento del primo salone dell’Orientamento, che si svolgerà in città.
 Sarà una full-immersion di tre giorni, da giovedì prossimo, 13 novembre, fino al sabato, durante i quali si parlerà di orientamento al lavoro, percorsi di formazione superiore e universitari, dialogando con gli studenti degli istituti superiori della provincia, ma più in generale con tutti i giovani e le loro famiglie che vogliano usufruire di questa nuova opportunità.
 L’iniziativa - che è promossa dal Gruppo giovani imprenditori della Confidustria oristanese, in collaborazione con Provincia, Camera di commercio, Comune e Consorzio Uno - prevede un fitto calendario di appuntamenti, che comprendono anche una sorta di presentazione guidata dei corsi universitari che si tengono in città ormai da diversi anni.
 L’iniziativa sarà aperta, come detto, il giovedì mattina da un convegno che si svolgerà al Teatro Garau.
 Parteciperanno, fra gli altri, il presidente dei giovani imprenditori di Oristano, Paolo Pradelli; gli assessori regionali alla Pubblica istruzione e al Lavoro, Maria Antonietta Mongiu e Romina Congera e Anna Maria di Fabio, docente del dipartimento di psicologia dell’università di Firenze.
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
OGGI IN VIA MANZELLA 
Il presidente Soru incontra gli studenti 
 
SASSARI. Oggi il presidente della Regione Renato Soru, l’assessore regionale alla Cultura Maria Antonietta Mongiu e il segretario regionale del Pd Francesca Barracciu incontreranno il mondo della scuola e dell’università. L’incontro si terrà nell’aula magna della casa dello studente di via Manzella alle 17,30 dove è previsto il debutto del circolo universitario del Pd “Ichnos”. Il tema del dibattito inaugurale sarà «Scuola e università: entriamo nel “merito”».
 Dopo gli interventi programmati ci saranno gli interventi di alcuni insegnanti, docenti dell’università, genitori, studenti e ricercatori circa gli effetti della legge 133 e del decreto Gelmini sulla scuola.
 Ma le iniziative relative al mondo della scuola e alle proteste sulle riforme varate di recente dal Governo non si esauriscono qui. Sempre oggi, si terrà un sit-in di protesta promosso dal Forum Studentesco.
 A causa della perturbazione che colpisce la Sardegna per tutta la settimana (anche per oggi sono previste precipitazioni abbondanti), la protesta «ha cambiato la forma, ma non la sostanza». Alle 15,30 gli studenti consegneranno al rettore Alessandro Maida un documento da portare in Senato Accademico e al cda dell’ateneo.
 La manifestazione che doveva partire alle 10 dalla mensa di via dei Mille per raggiungere piazza Università alle 11,30 per protestare da una parte contro i tagli all’università e dall’altra «per promuovere un’università più libera e meritocratica» si trasforma in un doppio sit-in di protesta. Alle 12,30 l’appuntamento è per tutti davanti alla mensa di via Manzella (quella di via dei Mille rimane chiusa fino a lunedì causa l’ennesimo stop del cantiere). Dopo il pranzo comunitario tra gli studenti il sit-in itinerante si sposterà in piazza Università (ore 15), come previsto, dove il Forum avanzerà le proprie rivendicazioni al rettore.
 «La posizione del Forum Studentesco, durante tutte le fasi della contestazione al 133, è parsa a molti la più complessa da difendere - si legge in un documento dell’organizzazione -. Eppure i fatti sembrano darci ragione. A 40 anni esatti dal 1968 non ci sono più le condizioni per una protesta di stampo ideologico come i più accesi sostenitori anti Gelmini hanno provato ad imporre in un primo momento. I provvedimenti del Governo sono sbagliati nel merito e vanno contestati, ma occorre anche che gli studenti riprendano velocemente coscienza del fatto di essere chiamati ad amministrare per una quota parte non irrilevante le sorti dei propri atenei e quindi possono fare molto per evitare sprechi e abusi.
 Ed ecco perché oggi il Forum scende in piazza per qualcosa e non contro nessuno, propenso però a presentare il conto al rettore su alcuni punti qualificanti quali il miglioramento dell’infrastruttura informatica e dei servizi per gli studenti, la migrazione al software libero e gratuito, il miglioramento della sostenibilità ambientale degli edifici, l’acquisto dei pc portatili per gli studenti, l’istituzione del fondo di anticipazione per le borse di studio Erasmus, stanziamento di fondi per almeno altri 700 abbonamenti Atp per la mobilità cittadina».
 
Pagina 13 - Attualità
«Sostegno ai ricercatori» 
«Ce la metterò tutta», dice Napolitano in visita a Padova
E agli studenti chiede di protestare in modo costruttivo 
 
 ROMA. Giorgio Napolitano tende la mano ai ricercatori che protestano contro i tagli all’Università e, difendendo il diritto a manifestare, chiede agli studenti di protestare con spirito costruttivo. «Per quello che posso fare per voi, senza andare aldilà dei miei poteri, ce la metterò tutta» promette il Capo dello Stato a un gruppo di ricercatori che incontra durante la sua visita a Padova.
 Messo alle strette da una protesta che si estende in tutta Italia, il governo potrebbe essere costretto a rimettere in discussione i pesanti tagli per la ricerca e il Presidente della Repubblica, che in serata ha ricevuto al Qurinale il ministro Mariastella Gelmini, conferma che le cose potrebbero cambiare: «Spero che questi temi vengano affrontati con un po’ di ragionevolezza e mi sembra che si sia aperto uno spiraglio. Io ho sempre auspicato il confronto, piuttosto che dover affrontare i fatti compiuti». In cima alle preoccupazioni del Qurinale c’è la rivolta degli studenti contro il decreto Gelmini e dal liceo Tito Livio di Padova, dove Napolitano prese la maturità, parte un invito alla ragionevolezza: «Siate vicini alle istituzioni democratiche. Protestate se lo ritenete necessario, ma con spitiro costruttivo e obiettivo». Il destinatario dell’appello che il Presidente rivolge agli studenti è anche e soprattutto il governo, che se la prende con chi scenderebbe in piazza solo per il gusto di protestare. «Negli incontri che ho avuto con gli studenti a Roma e Milano ho colto una volontà positiva. Non è vero che certe manifestazioni sulla scuola» precisa Napolitano «sono all’insegna dell’esistente, del no». Passa qualche ora e sulle contestazioni interviene anche Berlusconi, che coglie l’occasione per sminuire le dimensioni della protesta, che sarebbe «amplificata da una disinformazione eccessiva e inaccettabile», e per difendere le scelte del governo. «La riforma dell’Università è fatta per combattere gli sprechi, i privilegi, i baronati e i parentati che sono davvero troppi» dice il premier, che assicura di non voler fare «tagli eccessivi» e torna a denunciare l’esistenza di «corsi universitari con un solo studente»: «Noi vogliamo premiare le università che gestiscono in modo intelligemte le risorse». Per ora, le uniche modifiche certe riguardano gli aiuti economici alle scuole cattoliche: «Devo ammettere una mia colpa, non mi ero accorto che nella Finanziaria 134 milioni sono stati tolti alal scuola privata cattolica. Cercheremo di non toglierli perché è una libertà per tutti che ci sia una scuola privata per le famiglie che abbiano a cuore lo studio dei loro figli anche secondo determinati valori». Dopo il muro contro muro, il governo cercherà di percorere la strada del dialogo e degli accordi? Qualcosa si sta muovendo e un primo importante risultato è stato raggiunto ieri: le Regioni che si renderanno inadempienti rispetto al ridimensionamento e alla chiusura dei piccoli istituti scolastici previsto dall’articolo 3 del decerto legge numero 154 (in discussione al Senato) non saranno commissariate entro novembre. A stabilirlo è un’intesa raggiunta tra il governo e le autonomie locali. Il nuovo testo prevede che il ridimensionamento della rete scolastica non avverrà prima del 2010-2011. L’accordo prevede anche l’accorpamento della dirigenza scolastica per l’anno 2009-2010. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, e quello dell’Anci, Leonardo Domenici, parlano di un «primo traguardo» ma chiedono che d’ora in avanti ci sia «vera concertazione». (g.r.)
 
Pagina 13 - Attualità
Dieci le facoltà occupate 
Universitari Sapienza, blitz a Fiumicino 
 
 ROMA. Oltre 650 manifestazioni di protesta, 134 scuole superiori e 10 facoltà occupate, 29 istituti e una facoltà in autogestione. A tracciare il bilancio dell’«onda» anti-Gelmini è stato ieri il ministro dell’Interno Roberto Maroni che, durante il question time alla Camera, ha sottolineato di aver diramato «specifiche direttive» affinchè siano «garantiti il diritto al dissenso e il diritto allo studio». Intanto le proteste non si fermano in vista della mobilitazione di domani nelle maggiori città italiane per ribadire la richiesta di ritiro della legge 133. A Roma si è assistito a un blitz all’aeroporto di Fiumicino di una quarantina di studenti de La Sapienza e alla protesta dei Collettivi Studenteschi sotto casa del senatore a vita Francesco Cossiga. Nelle stesse ore a Milano uno striscione con scritto «Io non ho paura» appariva sui muri di alcune scuole superiori per protestare contro le denunce per interruzione di pubblico servizio e occupazione di spazio pubblico che hanno colpito alcuni studenti nei giorni scorsi. Sempre a Milano: lezione all’aperto per gli studenti dell’Università Bicocca alla stazione Centrale. Una bara e musica funebre per simboleggiare la morte dell’università: così gli studenti hanno protestato invece a Trieste. Sono intanto 21 i manifestanti del corteo scorso 30 ottobre a Bologna denunciati dalla Digos per manifestazione non autorizzata, mentre a Firenze una decina di ricercatori di Scienze politiche si è ieri improvvisata lavavetri con al collo un cartello con la scritta «In cerca di futuro». Più di 1.500 tra studenti medi, universitari, ricercatori, docenti e precari hanno poi manifestato ad Ancona. Anche a Napoli non sono mancate assemblee pubbliche e cortei ed è stato occupato un binario nella stazione Campi Flegrei. Nuove manifestazioni pure a Catanzaro e a Palermo dove è partita la maratona di due giorni di lezioni universitarie nella stazione centrale e dove si è tenuto anche un sit-in del coordinamento «Figli di nessuno» che si oppone all’occupazione delle facoltà in nome del «diritto allo studio». (m.v.)
 
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
I libri, energia per le rivoluzioni 
Remo Bodei: la storia ci insegna come le parole possano cambiare i destini del mondo, anche a distanza di anni 
Rousseau e Marx hanno influenzato milioni di persone 
PAOLO MERLINI 
 
A Cagliari, dove è nato nel 1938, da padre bergamasco e madre di origini fonnesi, Remo Bodei torna appena può. «Tre, quattro volte l’anno, ma sicuramente meno di quanto vorrei», dice il filosofo che da due anni ha lasciato l’università italiana per l’Ucla di Los Angeles, dov’era già da tempo visiting professor come altrove negli Stati Uniti e nel Canada. Un globetrotter del filosofia, Bodei, soprattutto della sua divulgazione, anche nelle forme festivaliere ormai consuete per le manifestazioni culturali. A cominciare dal Festival della filosofia di Modena, dove Remo Bodei è supervisore scientifico. All’insegnamento ha affiancato negli anni la pubblicazione di un gran numero di saggi, tradotti in varie lingue, e di buon successo editoriale, anche perché propongono temi evocativi non solo per gli addetti ai lavori. Come «Geometria delle passioni» o «Destini personali», per citare solo due titoli. Bodei sarà sabato mattina a Cagliari al forum Passaparola che ha per tema «Il potere della parole».
 - Si abusa del fatto che viviamo nell’era dell’immagine. Cosa resta alle parole?
 «Oggi c’è un’inflazione di parole, ma come sempre esistono quelle che mobilitano e che infiammano, e questo è l’argomento che tratterò, appunto parole e rivoluzioni. Partendo dai libri, cercando di capire come e se incidono sullo scoppio delle rivoluzioni. Io sostengo che in realtà le fanno lievitare, le accompagnano, ma non ne sono la causa immediata. Questo perchè il libro presuppone un tempo per riflettere. E soprattutto che si abbia la capacità di leggere: le rivoluzioni del passato riguardavano masse largamente analfabete».
 - Di quali rivoluzioni parlerà nel suo incontro con Marino Sinibaldi?
 «Be’, ci sono le rivoluzioni scientifiche, dove i libri hanno un effetto immediato perché si rivolgono a una comunità colta e specializzata. Quanto alle rivoluzioni politiche, mi sono chiesto perché si dice che “scoppiano”. La risposta è che effettivamente questo accade, perché lo spirito umano è una sorta di gas espansivo e infiammabile. Non è sbagliato parlare di una fisica delle rivoluzioni. Per capirlo è utile fare un’analogia tra la rivoluzione francese e una legge della fisica di poco precedente, quella di Mariotte sulla dinamica dei gas. Secondo questa legge se io comprimo un gas riducendolo alla metà, o un terzo o un quarto, la pressione che questo gas eserciterà sulle pareti di un contenitore sarà in progressione aritmetica, cioè il doppio, il triplo e così via. Sul nostro piano, abbiamo lo spirito umano che è appunto pneuma, gas che tende a espandersi spontaneamente verso il meglio. Le pareti invece sono rappresentate dalle istituzioni, lo stato in genere, che per reprimere la tendenza rivoluzionaria dello spirito possono rafforzare e corazzare queste paratie, oppure indebolire lo spirito. Come? Ci sono tanti modi: la repressione, la censura, se penso all’oggi dico con il controllo dell’università. Ovviamente questa compressione dello spirito umano può portare al suo esatto contrario, l’esplosione. La rivoluzione, appunto».
 - E i libri che potere hanno in questo processo?
 «I libri nell’immediato non incidono nelle rivoluzioni, però le preparano. Hanno la capacità di erodere l’autorità delle classi e dei poteri dominanti. E accaduto con l’illuminismo per quanto riguarda la rivoluzione francese, con il marxismo leninismo per la rivoluzione d’ottobre. Rousseau e Marx sono lì a dimostrarci come teorie che non sembravano aver alcun effetto abbiano poi scalzato la realtà. Mi ha sempre colpito come Il Capitale, un libro difficile e incompiuto, abbia avuto effetto su milioni di persone anche se lo hanno letto in pochissimi. Sembra impossibile che una teoria così ostica abbia cambiato il mondo, eppure l’ha fatto. Ovviamente c’è stata un’opera di forte divulgazione: diciamo che un pensiero complesso è stato ridotto spiegando che conteneva una lotta per la dignità, contro l’oppressione, lo sfruttamento. Forse i libri per avere effetto sulla realtà devono assumere delle vesti mitiche, cioè devono trasformarsi in miti di speranza».
 - Lei vive tra l’Italia e gli Stati Uniti. La vittoria di Obama sembra la prova che le parole, «Change - We Can», possano davvero cambiare la realtà.
 «Sì, certo. Ma il discorso qui è un po’ più complesso, perché è stato basato su un bombardamento ininterrotto, fatto di comizi, programmi tv, spot da cinque milioni di dollari come quello di Obama. A questo si aggiunga l’uso di internet come mai era accaduto, addirittura degli sms. Il problema è che le parole valgono solo se trasmettono qualcosa, e riescono a innestarsi su miti, desideri e speranze delle persone. Altrimenti diventano ripetizioni di banalità che scivolano come acqua sul marmo».
 - È per questo che lo slogan «We Can», italianizzato o addirittura romanizzato, da noi non ha avuto successo?
 «Se po fa’ non ha funzionato perché quando c’è l’originale le copie sono sempre sbiadite, come la carta carbone».
 - È un giudizio critico sul Partito democratico, alle cui posizioni lei comunque è vicino?
 «Sì, sono vicino, ma criticamente. Ne capisco il travaglio. Ma credo che il problema oggi sia quello di contrapporsi credibilmente e non in maniera retorica. Dunque le parole contano, ma servono proposte alternative, criticare e spronare il governo su fatti concreti. Prenda la questione della scuola, per esempio. Non certo i grembiulini, o il voto in condotta che, diciamocelo, fa anche bene. Il problema è che attraverso questi spot, mettendo avanti aspetti secondari, si nasconde qualcosa di ben più importante che sono i tagli alla scuola, la riduzione del peso di ciò che è pubblico a favore del privato. O l’università: è vero che c’è una grande quantità di corsi di laurea, forse fatti più per i professori che per gli studenti e che quindi è una macchina un po’ sgangherata. Ma non è vero, come si dice ora, che è in atto una congiura dei baroni. Di baroni in Italia ce n’è qualcuno a medicina o a giurisprudenza, ma tutti gli altri non hanno potere».
 - Dia una definizione sintetica di barone universitario.
 «È una terminologia arcaica, riferita a una situazione che esisteva prima del Sessantotto. Attualmente ci sono professori più o meno in grado di decidere i destini dei loro allievi e degli studenti, ma che non hanno il potere che l’immaginazione popolare o il ministro Brunetta gli attribuiscono».
 - Eppure lei dall’università italiana se n’è andato.
 «Sì, ma non sono sbattendo la porta, perchè Pisa è un’ottima università. È che a me non andava tutta la burocratizzazione dell’università italiana, il fatto che ci siano i crediti, che un credito corrisponda a un certo numero di ore di insegnamento, e via di seguito. Trovo un’assurdità pesare tutto con il misurino, e insieme un impoverimento del sistema universitario. In Italia c’è una quantità di riunioni tale che si perdono di vista i contenuti, si discute e non si conclude niente. Poi arriva una circolare che cambia tutto. Negli Usa invece per studiare e insegnare ho chiesto e ottenuto di non dover partecipare a riunioni».
 - Si può fare un raffronto tra le università italiane e quelle degli Usa? Anche là c’è l’eccellenza e poi un grande appiattimento verso il basso, o no?
 «In America ci sono circa 3800 tra università e college. Un centinaio sono quelle buone, ma se uno guarda le prime dieci, con Harvard e Yale in testa, c’è una distanza abissale con le nostre. È anche vero che il fatto che ci penalizza, per esempio in graduatorie come quella annuale dell’università di Shangai, è che lì si tiene conto del rapporto numerico tra docenti e studenti, di vincitori di premi Nobel. La Normale di Pisa, dove io ho insegnato, ovviamente c’è, ma è anche favorita dall’avere pochi studenti. Deve pensare che Harward o Yale hanno quattromila studenti, Roma credo almeno 160mila. Il problema piuttosto è come si arriva all’università, in America. Il livello è ben più basso della nostra scuola media, c’è molto sport, forse troppo, hanno poche materie fondamentali e una quantità di materie facolative spesso bizzarre, come il tango o l’ikebana solo per fare degli esempi. Quindi i ragazzi arrivano molto più ignoranti all’università. Ma siccome devono pagare rette elevate, circa 40mila dollari a Harvard o 25mila all’Ucla dove insegno io, si impegnano. C’è poi una grande quantità di borse di studio per chi non può permetterselo ma è meritevole».
 - Ha parlato del potere dei libri sulle rivoluzioni della storia. Insomma, di progetti a lungo termine. E per l’immediato che consigli può dare?
 «Il buon vecchio Gramsci diceva che ci vuole un pessimismo dell’intelligenza e un ottimismo della volontà. Questo significa che io non sono un semplice spettatore mandato alla deriva degli eventi. Se intervengo, se sono capace di modificare la realtà, anche poco, allora tutta la mia energia va spesa in senso positivo».
12 - Il Sardegna
La battaglia. La manifestazione della scorsa settimana non resterà isolata
Università, la guerra continua
Venerdì gli studenti in corteo
Gruppi di studio in Giurisprudenza ed Economia per una controproposta alla riforma
 
Una ’’minaccia inaccettabile’’ contro il principio costituzionale del diritto allo studio che va respinta senza cadere nella “logica della politica e degli schieramenti contrapposti”. È la motivazione di fondo della mobilitazione degli studenti universitari sardi che venerdì scendono in piazza a Cagliari per una manifestazione, in contemporanea con quelle in programma nelle maggiori città italiane, per ribadire la richiesta di ritiro della legge 133. «Vogliamo, come abbiamo dimostrato in queste settimane con le lezioni all’aperto un’università - ha spiegato Enrico Puddu, portavoce di Scienze Politiche dell’Ateneo cagliaritano - che non diventi, con la trasformazione in Fondazioni, un luogo di studio e crescita culturale, civile ed economica per pochi, ma che conservi la sua dimensione pubblica, l��unica in grado di garantire la parità di accesso e di opportunità». Gli universitari cagliaritani hanno costituito un coordinamento tra le facoltà per portare avanti - anche con il confronto costante sul proprio sito www.unicamente.org - la mobilitazione e l’azione di sensibilizzazione, nonchè il confronto con gli studenti di altri atenei: dalla prossima settimana una decina dovrebbero dialogare e raccordarsi costantemente con video conferenze. Alla manifestazione di venerdì a Cagliari - un corteo partirà alle 9.300 da piazza del Carmine per concludersi in piazza San Cosimo - parteciperanno anche docenti e personale dell��Ateneo, e delegazioni di studenti dei licei e altri istituti superiori del capoluogo. I delegati delle facoltà in lotta contro i tagli del Governo hanno sottolineato che non c’è nessuna intenzione di mollare la presa. E che la manifestazione di venerdì scorso  - ventimila persone in piazza per una delle più imponenti manifestazioni studentesche della storia a Cagliari - non rimarrà un episodio isolato. Non solo proteste. Come era accaduto anni fa per la contestata legge Ruberti ai tempi della Pantera nascono gruppi di studio - l’iniziativa è nata nelle facoltà di Economia e Giurisprudenza -, che sta lavorando alla stesura di una proposta di riforma dell’università inspirandosi ai modelli utilizzati nelle università europee, in particolare inglesi e spagnoli. Inoltre, gli studenti stanno organizzando una delegazione per la manifestazione a Roma del 14 novembre.
 
 
 
 
 
 
 
 

Questionnaire and social

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