Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 October 2008
Rassegna quotidiani locali
L'UNIONE SARDA
1 - Se Platone si mette in viaggio con Erodoto, il successo di "Parole nel tempo"
 
LA NUOVA SARDEGNA
1 – L’Unione Sarda
Spettacoli e Società Pagina 52
Teatro. Gaetano Marino ha firmato le 4 pièces sulla storia di Atene andate in scena al Civico di Castello
Se Platone si mette in viaggio con Erodoto
 
Parole nel Tempo. La storia dell'antica Atene tratta dai testi di Erodoto e dal Simposio di Platone, in scena al teatro civico di Castello. Quattro pièces, dai temi differenti e articolate in altrettante serate, hanno incantato un folto e variegato pubblico di spettatori che, a quanto pare ha sete di sapere.
La parte principale era sua: la parola. Una scelta coraggiosa quella del regista e attore Gaetano Marino: sulla scena una sedia e un tavolino, nient'altro. «È la parola», spiega Marino, «la protagonista che crea l'immaginifico, affascina e coinvolge emotivamente lo spettatore, non c'è da aggiungere altro». D'altronde la scelta degli autori non è stata casuale. «Leggere Erodoto è un viaggio stupefacente. Non abbiamo messaggi da dare, perché è il testo che parla».
«La nostra», rivela Patrizia Mureddu, docente universitaria di Letteratura Greca che ha tradotto e curato l'adattamento dei testi, «è stata un'operazione culturale e ha rappresentato una sfida. Queste opere in genere non girano nei circuiti teatrali, sono difficili da sceneggiare perché testi filosofici. Abbiamo dato un taglio che fosse fruibile, mantenendo il senso del discorso». Senza escludere, inoltre, il fattore sorpresa che contribuisce ad attirare l'attenzione di chi ascolta: «Il pubblico non se l'aspetta», dice l'insegnante che poi aggiunge. «Considerata l'indigenza culturale dei nostri tempi, dove predomina l'indifferenza verso la cultura, abbiamo pensato di offrire un prodotto creativo in grado di stimolare l'immaginazione e arricchire il pensiero».
Scienza e arte lavorano a braccetto. «Il nostro è un sodalizio artistico - culturale che dura da otto anni. Ognuno ha dato il suo contributo: l'accademico s'incontra con la scena», conclude Marino.
Erodoto, nato agli inizi del V secolo a. C, fu uno storico- viaggiatore, che cercò di capire, analizzando le situazioni il motivo, per esempio, nel caso della guerra tra Greci e i Persiani, i due punti di vista, senza privilegiarne uno. Nella pièce C'era una volta un re , dove si è parlato del conflitto di civiltà al tempo delle guerre persiane, come spiega la docente, lo storico non esalta i Greci facendoli diventare degli eroi, ma fa prevalere l'umanità, cioè pregi e difetti di tutti. Quindi sostiene l'importanza di rispettare la cultura e religione degli altri popoli e afferma che la vittoria gli dèi la concedono a chi sa riconoscere i propri limiti: i persiani perdono la guerra, perché hanno peccato di superbia. Mentre, nei testi di Platone oltre a leggersi la grandezza di Socrate filosofo e uomo, c'è la genialità dell'autore stesso. «Bachtin studioso di letteratura greca», rivela Mureddu, «dice del simposio di Platone che ha le caratteristiche di un romanzo dell'800».
L'iniziativa teatrale ha visto l'Università uscire dal suo isolamento per mettere a disposizione il suo sapere. Scienza e arte s'incontrano per creare nuove forme di linguaggio artistico e cultura. «Il lavoro di un esperto quale è il docente universitario, aiuta a comprendere i testi, quindi ad accrescere lo spessore culturale di una rappresentazione teatrale», conclude Marino. Tra gli interpreti, Gaetano Marino, Elio Turno Artemalle, Gianluca Medas, anche due studenti della scuola teatrale universitaria: Sonia Masala e Fabio Buggeri.
CRISTIANA SARRITZU 
2 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 50
Vedi alla voce “libertà”
La democrazia di Zagrebelsky
Decisione e persuasione: a Cagliari lezione magistrale del presidente emerito della Corte Costituzionale
 
È andata in scena la democrazia ieri mattina, nella Aula Teatro Ciechi della facoltà cagliaritana di Scienze Politiche. La regia era di Gustavo Zagrebelsky, il presidente emerito della Corte Costituzionale invitato dalla preside Paola Piras ad aprire con la sua lezione magistrale questo anno accademico.
Concetto per concetto, con la passione lucida di un orologiaio, il costituzionalista ha smontato davanti a una platea attentissima una delle idee guida della politica contemporanea, per poi riorganizzarne i congegni ripuliti dalla ruggine della retorica, dalla polvere dei luoghi comuni. Un ragionamento profondo, articolato tra Platone e Habermas, così ricco di agganci ai nostri giorni da suggestionare gli ascoltatori, che in un paio di occasioni si sono concessi una risatina complice. In particolare quando Zagrebelsky ha sottolineato che una democrazia per sua natura non può avere un proprietario, e quando ha chiarito il concetto di dittatura della maggioranza con la formula “abbiamo i voti, tiriamo innanzi”.
Eppure il giurista piemontese non è certo partito dalle nostre cronache politiche per la sua lezione, ma dalla domanda che un discepolo di Socrate, il giovane e brillante Alcibiade, rivolge al líder máximo dell'Atene del V secolo avanti Cristo: «Dimmi Pericle: cos'è la legge?».
La risposta di Pericle, che chiama in causa ciò che il popolo decide e fa mettere per iscritto, è piatta e di (apparente) buonsenso. E infatti ad Alcibiade basteranno poche battute per mettere in crisi il suo potente interlocutore. La risposta di Zagrebelsky invece è netta e problematica: la legge è (anche) violenza.
Non nel senso individuato da Foucault, per cui ogni Stato avoca sempre a sé una quota di violenza da esercitare sui corpi dei cittadini attraverso le detenzioni, le esecuzioni e altre pratiche. No: la legge è violenza concettualmente. Ciò che ordina il mondo, ciò che stabilisce divieti e impone doveri è di per sé violento, come è violento l'aratro che solca la terra (e così facendo la feconda), così come è rapidamente violento lo scafo, che taglia il mare.
Il punto è la persuasione . Se il più potente costringe il meno potente a un comportamento senza prima averlo persuaso della giustezza, dell'opportunità di quella condotta, allora siamo davanti a una violenza intollerabile. Non è più potere legittimo ma sopraffazione. Non è kratos , ma bia .
Quel che rende imperfetta la democrazia ateniese quindi non è solo la scarsa estensione della sua platea, limitata ai cittadini maschi e liberi. Ad azzopparla è un difetto costitutivo: permette, e non solo in teoria, un regime dei molti contro i pochi. Permette un esercizio collettivo di sopraffazione sulla minoranza. Oggi - ragionava Zagrebelsky - la condizione di maggioranza e minoranza è transitoria: si milita in una coalizione che può vincere un turno elettorale e poi perdere il successivo. E questo rende - o dovrebbe rendere - tutto più mite. Ma se parliamo di un assetto di potere articolato per classi, allora la mobilità cala drasticamente: non si è oggi aristocratici e domani plebei. E per questo l'idea di una “dittatura dei poveri” può evidentemente allarmare gli aristocratici, non foss'altro perché i plebei sono molti di più e quindi possono usare la brusca logica dei numeri a proprio prepotente vantaggio.
L'antidoto, dicevamo, è la persuasione. Un concetto sorprendente per noialtri, abituati a concepire la maggioranza come colei che ha il diritto di imporsi, e la minoranza come la parte che ha il dovere di piegarsi. Ma questo scontro, questo match dall'esito segnato in anticipo sulla lavagna, non è etico se la parte soccombente non si persuade delle ragioni del vincitore (numerico). Per Platone tutti i cittadini andrebbero convinti - uno per uno - dell'opportunità di una scelta, prima che la si possa legittimamente adottare: in caso contrario, se anche uno solo non fosse persuaso, ecco che nei confronti di quell'uno sarebbe stata esercitata una violenza. La violenza, cioè, del vedere ignorate le proprie ragioni. La frustrazione del sentirsi espulsi dalla comunità decidente. Ma allora - si interrogava il costituzionalista - può un singolo avere potere di veto sul deliberato di tutti gli altri cittadini? Può un uomo solo imporre la violenza del suo «non sono persuaso» a tutti gli altri?
Evidentemente no. Coltivare la persuasione significa lasciare spazio potenziale al mutamento di opinione. Io affronto una discussione parlamentare - o un'assemblea condominiale - mettendo nel conto di poter cambiare parere, di poter persuadere o essere persuaso. Se non parliamo per comunicarci le reciproche convinzioni e valutarle insieme, per quale altro motivo dovremmo farlo? Poi prevarrà la decisione che persuade il maggior numero di cittadini, com'è evidente, ma a ciascuno sarà garantito il diritto di eccepire il suo “preferirei di no”, per citare (e omaggiare) i docenti che non vollero giurare fedeltà al fascismo.
Ma la persuasione non è un puro esercizio retorico: la persuasione è una pianta delicata che può attecchire solo in un quadro di valori, di convinzioni comuni. Per intenderci: se una maggioranza di cattolici decidesse di abolire il divorzio perché in contrasto con la dottrina della Chiesa, sarebbe una evidente prepotenza politica, anche se rappresentassero il 99 per cento dell'elettorato. E questo perché i valori in nome dei quali viene assunta questa decisione non sono - non possono essere - significativi per l'eventuale minoranza di agnostici che si opponesse in aula. La democrazia è laica in quanto limita a un terreno di valori condivisi il campo dialettico nel quale cercare la persuasione del prossimo. Si può discutere di eutanasia e si può decidere di non legalizzarla perché, ad esempio, è troppo difficile escludere che il paziente all'ultimo momento cambi idea e voglia vivere, o vivacchiare. Ma non la si può bocciare perché togliersi la vita è peccato: significherebbe decidere in nome di un quadro di valori che non appartiene a tutti ma solo a una parte, che a quel punto si arrogherebbe un pre-potere sugli altri. E per combattere il peccato, si commetterebbe una violenza.
CELESTINO TABASSO
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 22
Università. Scienze dell'amministrazione, gli studenti ignorano la sede delle lezioni
Troppe incertezze, matricole in calo
Scarse le iscrizioni, decisa la proroga fino al 15 ottobre
Novità positive dall'ateneo di Sassari che quest'anno unifica i corsi di scienze forestali e ambientali con un'offerta unica in Sardegna
 
Mentre resta aperto il dibattito sullo strumento più idoneo per la gestione dell'università nuorese, gli studenti si preparano ad affrontare il nuovo anno accademico. Nel caso di Scienze dell'amministrazione e organizzazione (ex Amministrazione, governo e sviluppo locale), con l'incertezza su dove dovranno frequentare le lezioni fino alla fine dell'anno. Le immatricolazioni sono state fatte nel corso presente a Cagliari, come previsto, anche se dalla facoltà di Scienze politiche (che ogni anno paventa l'ipotesi di chiudere la sede barbaricina) sembra sia stato garantito che almeno per il primo semestre gli iscritti potranno seguire le lezioni a Nuoro. Per il futuro non è dato sapere.
LE MATRICOLE Il clima di incertezza quest'anno ha certamente influito sulle scelte dei neouniversitari facendo calare le domande di immatricolazione, per le quali c'è stata una proroga fino al 15 ottobre, ma che a fine settembre erano appena una trentina. Numeri che certo non aiuterebbero la sopravvivenza del corso, né l'aspirazione di Nuoro di diventare il terzo polo universitario sardo, obiettivo per cui all'inizio c'erano buoni presupposti.
I CORSI Dal 2000, da quando è diventato una laurea a tutti gli effetti, il solo corso in Scienze dell'amministrazione ha sfornato circa 150 laureati. Ora, per quanto riguarda le facoltà dipendenti dall'ateneo cagliaritano, l'offerta formativa in città è inoltre costituita dal secondo e terzo anno del corso di laurea di primo livello in Scienze del servizio sociale (che conta 80 laureati e che per quest'anno non prevede immatricolazioni) e dal terzo e ultimo anno in Scienze infermieristiche, anche questo in dirittura d'arrivo, ma con possibilità di essere riproposto ancora a Nuoro.
ATENEO DI SASSARI Novità positive arrivano dall'Università di Sassari, che nei primi anni Novanta ha attivato le lauree triennali in Scienze ambientali naturali e in Tecnologie ambientali e forestali, con il titolo conseguito finora da 200 studenti. Da quest'anno i due corsi sono stati riuniti in quello di Scienze ambientali forestali, unico in Sardegna: conta già oltre 50 richieste di immatricolazione. Rimarrà attivo anche quello specialistico in Progettazione e gestione dei sistemi forestali ambientali. Un modello che il presidente del Consorzio Sergio Russo vorrebbe applicare per consentire la sopravvivenza anche dei corsi cagliaritani. «L'università di Cagliari - spiega - non ha intenzione di smobilitare, ma molto dipenderà dalle nostre capacità. Se vogliamo essere competitivi, dobbiamo ripensare i corsi e offrire qualcosa in più e di diverso rispetto a quanto già esiste in Sardegna, trasformando lo svantaggio di essere una piccola sede nel vantaggio di poter garantire servizi e qualità dell'insegnamento che non sempre sono offerti in città con grandi numeri».
FRANCESCO CABRAS
4 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 51
Medicina. Il grande riconoscimento alle ricerche per arginare l'Aids e l'Hpv, uno dei tumori più diffusi
Un premio contro le epidemie
Nobel a Montagnier, Barrè Sinoussi e Zur Hausen
 
Il Nobel per la Medicina 2008 è stato assegnato a Luc Montagnier, Harald zur Hausen e Francoise Barrè Sinoussi. In altre parole, sono state premiate le scoperte dei virus responsabili di vere epidemie, come l'Hiv (Human Immunodeficiency Virus) che causa l'Aids, isolato dai francesi Luc Montagnier e Francoise Barrè-Sinoussi, e l'Hpv (Human Papilloma Virus), isolato dal tedesco Harald zur Hausen e riconosciuto come causa di uno dei più diffusi tumori che colpiscono le donne, il cancro della cervice uterina. Nello stesso tempo è un riconoscimento alla ricerca europea. E ancora: per l'ottava volta nella storia del Nobel della Medicina è stata premiata una donna.
GLI SCIENZIATI I francesi Francoise Barrè-Sinoussi e Luc Montagnier hanno isolato il virus Hiv nel 1982, identificandone la produzione nei linfociti prelevati nei linfonodi di pazienti nei quali l'infezione era all'esordio e nel sangue di pazienti agli ultimi stadi della malattia. I due ricercatori sono stati i primi a riconoscere in questo retrovirus il primo dei lentivirus umani, dopo averne analizzato le caratteristiche morfologiche e le proprietà biochimiche e immunologiche. Barrè-Sinoussi e Montagnier hanno scoperto inoltre che il virus Hiv riduce l'efficacia del sistema immunitario poiché, riproducendosi in modo massiccio, danneggia le cellule sentinella delle difese immunitarie, i linfociti. La scoperta ha aperto la strada sia alla comprensione della malattia, sia alla possibilità di mettere a punto cure antiretrovirali.
APRIPISTA Anche l'altra scoperta premiata ieri con il Nobel, quella del Papilloma virus, è stata un'apripista nella storia della medicina. Si tratta infatti di uno dei primi virus riconosciuti come responsabili dei tumori. Ma identificarlo come tale non è stato affatto scontato: negli anni Settanta, per il tedesco Harald zur Hausen ha significato andare contro i dogmi. Mai, fino ad allora, un virus era stato identificato come causa di un tumore. Lo studioso ha scoperto che il materiale genetico del Papilloma virus può trovarsi in uno stato latente e che la sua presenza può essere comunque riconosciuta per mezzo di un test. Harald zur Hausen ha scoperto inoltre che il Papilloma virus è in realtà una grande famiglia di virus, composta da numerose varianti, solo alcune delle quali possono scatenare il cancro. Le sue ricerche hanno permesso di ricostruire la storia naturale dell'infezione, di comprendere il meccanismo con cui l'Hpv scatena il tumore e ha permesso di mettere a punto vaccini in grado di proteggere dall'infezione.
I VIRUS I virus isolati dagli studiosi premiati con il Nobel sono tra i più aggressivi e sfuggenti finora noti, responsabili di epidemie su scala globale.
Virus Hiv: ha cominciato a colpire nel 1981 e ancora oggi provoca nel mondo 33 milioni di casi. L'epidemia, dicono gli esperti, si sta stabilizzando, ma a un livello inaccettabile. Ogni anno si registrano infatti 2,7 milioni di nuove infezioni (contro i tre milioni del 2001). Un vaccino non c'è ancora e i farmaci hanno permesso di contenere l'epidemia solo in parte, tanto che le infezioni continuano ad estendersi in Africa, Cina, India ed Est europeo. Drammatica la situazione di bambini e adolescenti al di sotto dei 15 anni: tra loro il numero dei sieropositivi è aumentato da 1,6 milioni nel 2001 a due milioni nel 2007. Il 90% di essi vive nell'Africa sub-sahariana.
Papilloma Virus: è in realtà un grande famiglia dei virus. Secondo Sergio Pecorelli, professore di Oncologia ginecologica all'Università di Brescia, ve ne sono 106 tipi: il 16 e il 18 sono responsabili del cancro al collo dell'utero, cioè il secondo tumore più diffuso nelle donne dopo il cancro del seno. Il 6 e l'11 causano il 90% dei condilomi. Si calcola che ogni anno nel mondo circa mezzo milione di donne sono colpite da questa forma di tumore e 250.000 muoiono. Di queste, otto su dieci vivono nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta di una della più diffuse fra le infezioni sessualmente trasmesse, tanto da colpire fra il 50% e l'80% della popolazione mondiale. Dei circa cento tipi di questo virus finora noti, circa 40 colpiscono il tratto genitale (di questi, 15 sono legati al cancro del collo dell'utero) e molti sono responsabili di tumori che colpiscono vulva, pene o bocca. 
5 – L’Unione Sarda
Lettere & Opinioni Pagina 47
Ma è impraticabile il ritorno al caos dell'accesso libero
Che fatica (e quante spese) per i test d'ingresso all'Università
 
Ho sperimentato indirettamente i test d'ingresso ad alcune facoltà dell'Università di Cagliari, perché vi hanno preso parte mia figlia ed una mia nipote. Nutro dubbi e perplessità sulla reale efficacia e serietà di questa cosiddetta "selezione". Prima di tutto, per partecipare occorreva versare 20 euro, che sono diventati 80 e 100, perché le ragazze hanno tentato l'ingresso in diverse facoltà. Il test per Scienze della Formazione primaria era fissato per il 10 settembre: oltre mille i candidati, convocati per le 10, ma le prove sono cominciate alle 12. Lo stesso giorno c'era il test per Servizio sociale: candidati convocati per le 15,30; la prova ha inizio alle 17. Gli aspiranti sono stati lasciati fuori dall'aula sotto un sole cocente. Era forse un pre-selezione di resistenza? Per entrambi questi test, a risposta multipla, si potevano annerire o meno le caselline delle risposte, per cui alcune rimanevano in bianco. Questo su di un foglio con su scritto nome e cognome del candidato! Quest'anno non doveva essere valutato il voto di diploma. Direttiva non applicata a Scienze Politiche per il test di Servizio sociale, dove sono stati attribuiti da 0 a 20 punti per il voto di diploma. È stata una svista? Un approccio più serio e più rispettoso c'è stato il 18 e il 19 settembre per i test di ingresso a Scienze dell'educazione ed a Scienze della comunicazione.
Mia figlia e mia nipote hanno passato la selezione. Ma sono convinta che una vera selezione si potrebbe fare solo durante gli anni di corso all'Università, verificando costantemente il livello di apprendimento e di conoscenze acquisite, la volontà e la costanza nello studio. Non si può tagliare fuori un ragazzo all'inizio, o costringerlo ad iscriversi in una facoltà sgradita dove i test d'ingresso siano meno selettivi.
UN GENITORE DELUSO – CAGLIARI
 
La selezione a suon di test non è uno strumento perfetto, ma credo che sia meglio dell'accesso libero se le strutture non sono adeguate. Un numero ristretto di studenti può essere dignitosamente accolto nelle aule e nei laboratori, dove trova (o dovrebbe trovare) docenti che possono seguire adeguatamente la preparazione di ciascuno. Le verifiche stringenti che lei auspica sono impraticabili quando un professore ha centinaia di allievi, che magari non frequentano perché non trovano posto e si presentano agli esami come completi sconosciuti. Più che sui test d'ingresso - che sono la regola nei migliori atenei del mondo - credo che dovremmo concentrarci sulla qualità della formazione che i nostri figli possono aspettarsi dalle Università sarde.
DANIELA PINNA

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Nuoro
La nuova preside della facoltà di Scienze politiche di Cagliari critica il Comune e la Provincia 
«Università, terzo polo senza senso» 
Paola Piras: per Nuoro è più realistica una sede decentrata di qualità 
 
 NUORO. È operativa dal primo ottobre scorso la nuova preside della facoltà di scienze politiche di Cagliari, da cui è gemmato il corso nuorese di Scienze dell’amministrazione e sviluppo locale. Paola Piras, già presidente da un paio d’anni del corso barbaricino, che da quest’anno si chiama semplicemente corso di laurea in amministrazione e organizzazione, sul terzo polo a Nuoro ha le idee ben chiare: «Non ha senso parlare di terzo polo universitario in Sardegna: per Nuoro è più realistico pensare ad una sede decentrata di qualità».
 La preside di scienze politiche, che in città ha lavorato per dieci anni come ricercatrice, ha ancora presenti le difficoltà che il corso gemmato ha dovuto affrontare lo scorso anno: «Sono convinta che a Nuoro si possa lavorare bene, ma è chiaro che l’università da sola può ben poco se le istituzioni locali non ci mettono il loro impegno concreto».
 Paola Piras ce l’ha in particolare con Comune e Provincia, colpevoli, a suo dire, di aver disatteso gli impegni finanziari assunti durante la crisi attraversata a cavallo tra 2007 e 2008 dall’università nuorese. «È necessario - continua Piras - che i due enti locali diano il giusto supporto finanziario per far raggiungere alla sede decentrata di Nuoro i requisiti minimi e di qualità». La preside chiarisce che l’università non chiede ai due enti un esborso di risorse, ma più concretamente l’attivazione di quattro posti per docenti: «A questo punto si potrebbe ripartire con il rilancio del progetto complessivo di università a Nuoro. Io un’idea in mente già l’avrei: penso ad esempio a una scuola estiva o a un master di alto livello organizzato insieme ad altri atenei».
 Resta l’amarezza per il corso gemmato da Cagliari, la cui sopravvivenza, dopo gli eventi dei mesi scorsi e il blocco delle immatricolazioni all’inizio dell’anno accademico, è sempre precaria e in attesa di una soluzione definitiva. «La realtà - conclude Paola Piras - è che a Nuoro sono pervenute soltanto 32 domande di immatricolazione, e di queste soltanto 31 no hanno sostenuto l’esame di accesso al corso».
 Troppo poco rispetto alle 100 matricole della sede cagliaritana. Ma c’è da dire che la precarietà dell’università nuorese in questi ultimi tempi non ha certamente invogliato le nuove iscrizioni.
 Ma cosa rispondono Provincia e Comune, tirati in ballo dalla preside di scienze politiche? Mentre la prima, sotto la spinta del suo presidente Roberto Deriu, ha virato decisamente verso l’abbandono del Consorzio per far nascere la Fondazione, dal Comune sono ancora in attesa della convocazione di un tavolo dalla Regione, annunciato nel maggio scorso dall’assessore Maria Antonietta Mongiu.
 Durante l’incontro di maggio si era convenuto di procedere alla firma di un protocollo che, in sintesi, stabilisse a Nuoro, la sede esclusiva dei corsi di laurea gemmati dalle università di Sassari e Cagliari. Inoltre erano stati decisi l’attivazione delle cosidette “summer school” e la realizzazione del campus universitario nell’area dell’ex artiglieria. Ma dal Comune sono ancora in attesa di risposte dalla Regione.
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
PREMIO
Spot pubblicitario
 
CAGLIARI. Heineken Italia in collaborazione con l’Università degli Studi di Cagliari e Sassari, ha organizzato la prima edizione del premio Ichnusa rivolto agli studenti universitari. Il premio consiste in una competizione tra gruppi interdisciplinari di studenti per lo sviluppo di un’idea creativa di spot pubblicitario a partire dal marchio Ichnusa. Lo spot sarà realizzato valorizzando il territorio della Sardegna con i suoi usi e costumi. La competizione sarà a tutti gli interessati domani alle ore 10, nell’Aula 10 della Facoltà di Economia, viale Sant’Ignazio 74.
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie