Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 September 2008
Rassegna quotidiani locali

L’UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
IL SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Oristano e Provincia Pagina 19
Cabras. Studi e ricerche curate dalle università di Cagliari e Sassari. Ribaltate le teorie sostenute per duecento anni
Tharros, il porto emerge dallo stagno
Mistras: scoperto lo scalo punico sommerso dalla laguna
 
Lo scalo era scavato nella roccia: le ricerche si sono concentrate a Mistras grazie a una foto che ha svelato una grande struttura sommersa.
Le navi che partivano da Cartagine e arrivavano a Tharros attraccavano su una banchina lunga oltre duecento metri, in un angolo del Golfo di Oristano protetto da un grande molo frangiflutti. Il porto dell’antica città del Sinis era stato realizzato (anzi, scavato) in un tratto di costa riparato dai venti, in uno specchio di mare che nel corso dei secoli è stato intrappolato da una striscia di terra. E che quindi si è trasformato in una grande palude, la pescosissima laguna di Mistras.
GLI STUDI I resti dell’antico porto di Tharros gli archeologi li hanno ritrovati al centro dello stagno, dove prima arrivavano le onde spinte dal maestrale. Per due secoli gli studiosi hanno creduto all’ipotesi che il grande molo si trovasse nella zona della spiaggia di Mare Morto, ma i ricercatori dell’Università di Cagliari e quelli dell’ateneo di Sassari (che per caso si sono trovati a curare la stesso studio) hanno recuperato in un’altra zona della costa ciò che rimane del grande scalo. La scoperta è importante ed è il frutto delle indagini curate contemporaneamente dai responsabili del museo civico di Cabras, dai tecnici della cooperativa Penisola del Sinis e dagli studenti della facoltà di Archeologia subacquea di Oristano. Supportati dai militari del Nucleo sommozzatori della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto di Oristano. Tutti coordinati dalla Sovrintendenza archeologica, che è riuscita ad affiancare gli studiosi dell’ateneo cagliaritano e di quello sassarese.
IL GRANDE PORTO Mettendo insieme i risultati delle due ricerche si scopre dunque che i punici avevano scavato nell’arenaria il grande porto di Tharros e realizzato la banchina a ridosso della sponda occidentale della laguna di Mistras. «Il primo indizio lo abbiamo avuto grazie a una foto aerea molto dettagliata che ci ha permesso di notare la presenza di una struttura monumentale sott’acqua - ha spiegato il direttore del museo archeologico di Cabras, Carla Del Vais - Con la ricerca, inziata nel 2003, abbiamo scoperto un grande muro che quasi certamente è la banchina del porto».
LE VECCHIE SCOPERTE E a Mare Morto cosa è rimasto? «Da tempo si credeva che il porto fosse proprio da quelle parti, in realtà le strutture individuate ci sembrano semplici blocchi squadrati che non c’entrano nulla con lo scalo: l’unico porto di Tharros si trovava nella zona occidentale dell’attuale laguna di Mistras - ha precisato Raimondo Zucca, archeologo e docente dell’Università di Sassari - Nella zona di Murru Mannu l’archeologo israeliano Elisha Linder, tra il 1984 e il 1987, aveva ritrovato un molo che credeva fosse la banchina del porto, in realtà era una struttura creata per bloccare la potenza delle onde che si infrangevano sulla città».
I NUOVI SCAVI Per scoprire il resto dei segreti che da millenni sono nascosti sotto le acque di Mistras sarà necessario uno scavo subacqueo approfondito che gli archeologi stanno già organizzando. «Le ricerche su questo angolo del Sinis ci hanno permesso anche di accertare che il porto punico di Tharros è stato dismesso nell’età tardo-bizantina, quando le esigenze difensive erano cambiate - ha aggiunto Piergiorgio Spanu, docente della facoltà di Archeologia subacquea - Un altro scalo, successivamente, era stato realizzato nella zona di Torregrande, anche se ancora non lo abbiamo localizzato».
NICOLA PINNA 
 
Oristano e Provincia Pagina 19
la vertenza
«Non sopprimete Archeologia subacquea»
 
La presentazione della nuova scoperta archeologica è l’occasione rilanciare una vertenza che vede sullo stesso fronte le amministrazioni comunali di Cabras e Oristano, la Provincia, l’Università di Sassari e il Consorzio Uno. E su quello opposto la Regione, decisa a tagliare drasticamente i contributi destinati ogni anno alla sede universitaria oristanese. La conseguenza, ovviamente, è che il corso in Archeologia subacquea (l’unico in tutta Italia) venga soppresso: «Il rischio è che questa facoltà affondi come Atlantide», dice il professor Raimondo Zucca. «La nascita dell’Università oristanese - ricorda il presidente del Consorzio Uno, Barberio - è una scommessa vinta, sulla quale in pochi credevano». «Il corso di archeologia subacquea - sottolinea il direttore del consorzio di gestione, Eugenio Aymerich - può essere preso da esempio per il buon funzionamento». Gli amministratori locali sono pronti alla battaglia: «Faremo di tutto perché continui a vivere», annuncia il sindaco di Cabras, Cristiano Carrus. «Visto che la Regione ancora non ha capito l’importanza della nostra università - dice il presidente della Provincia, Pasquale Onida - cercheremo di spiegare questa storia ai ministri Bondi e Gelmini, che verranno a Oristano a Ottobre». ( n. p. )
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 20
università in crisi Dieci consiglieri regionali
«L’ateneo di Cagliari deve rispettare l’intesa raggiunta»
 
La temporanea sospensione delle immatricolazioni decisa dalla facoltà di scienze politiche dell’università di Cagliari scatena la dura presa di posizione dei consiglieri regionali del Nuorese che chiedono il rispetto degli accordi e l’intervento immediato del governatore Renato Soru e dell’assessore alla Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu presso il rettore e il preside dell’ateneo.
In una nota congiunta, Ciriaco Davoli, Peppino Balia, Francesca Barracciu, Giovanna Cerina, Pietro Pittalis, Giuseppe Pirisi, Roberto Capelli, Paolo Maninchedda, Vincenzo Floris, Silvestro Ladu e Giuseppe Luigi Cucca esprimono sorpresa per la momentanea sospensione delle immatricolazioni del corso di laurea in amministrazione e organizzazione, e forte preoccupazione per la sopravvivenza della realtà universitaria nuorese.
«È assolutamente incomprensibile il comportamento dei responsabili della facoltà di scienze politiche dell’ateneo cagliaritano se si pensa solo che, dopo una forte e convinta richiesta di tutte le forze politiche e sociali, degli enti locali e delle realtà produttive del territorio, si era arrivati a un accordo per il proseguimento del corso di laurea gemmato dall’università di Cagliari», scrivono i dieci consiglieri regionali eletti nel territorio provinciale. Sottolineano che, pur senza alcuna iniziativa promozionale del corso, come di solito avviene, e «nonostante il clima di sfiducia generale alimentato dall’incertezza e dalla provvisorietà della situazione», ben 37 studenti hanno presentato l’iscrizione e in 32 hanno sostenuto il test di selezione che si è svolto ad agosto.
Secondo i dieci consiglieri regionali «il blocco delle immatricolazioni, giustificato incredibilmente dall’esiguo numero degli iscritti e dall’ipotesi possibile di un trasferimento a Cagliari, si rivela essere un atteggiamento inaccettabile e lesivo del diritto degli studenti di scegliere autonomamente un percorso di studi che non può essere osteggiato o impedito sulla base di discutibili interpretazioni delle regole e senza alcuna attenzione al contesto sociale di riferimento».
I numeri per far partire il corso - sostengono Davoli, Balia, Barracciu, Cerina, Pittalis, Pirisi, Capelli, Maninchedda, Floris, Ladu e Cucca - ci sono, tant’è che si è già svolto il test di selezione. «Riteniamo - concludono - che il presidente della Giunta e l’assessore alla Pubblica istruzione debbano intervenire con urgenza presso il rettore e il preside della facoltà di Scienze politiche di Cagliari per far rispettare quell’importante accordo raggiunto prima dell’estate». 
3 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 19
Convegno. Secondo la ricerca di uno psichiatra americano il Dna può svelare in anticipo il rischio di dipendenza
«L’alcolismo è scritto nei geni»
Quadruplicati in 4 anni i pazienti, anche giovani, in cura
 Ricerca su 2000 californiani. Ma nell’Isola resiste la tradizione del bicchiere in compagnia, che si moltiplica e diventa bottiglia e poi prende le forme pericolose della dipendenza.
 
Marco, alcolista per trent’anni, teneva le mignon di cognac nel cassetto della scrivania («avevo bisogno d’alcol dalla mattina presto»), e prima di iniziare a lavorare, dava un bel sorso. E ha cominciato a bere, bere veramente, quando ne aveva quindici, di anni. Altri tempi? Sì: adesso si inizia ancora prima, da bambini. Dieci, undici al massimo. Nelle piazze di Cagliari come nei bar dei paesi del centro Sardegna. Questione di genetica? È quello che sostiene Marc Schuckit, uno psichiatra di passaporto americano ma con modi da gentleman inglese, professore dell’Università di San Diego (California), dove insegna una materia «complessa e difficile». Ovvero: come i geni del nostro Dna possono svelare in anticipo il rischio di dipendere dalla bottiglia. Perché se uno diventa alcolista, i colpevoli sono noti: «Per il 60 per cento è genetica, per il 40 è il condizionamento dell’ambiente».
Tradotto: se si tocca il fondo con un dito e si spaccano famiglie, o si arriva al punto di Marco («guidavo ubriaco, ho fatto un incidente che mi sogno ancora la notte») non è scritto negli astri ma nelle nostre cellule. Non solo: «Tanto dipende dalla gente che ci circonda, dal tipo di famiglia e dalla percezione negativa o positiva che possiamo avere dell’alcol». In Sardegna l’alcolismo tocca da vicino il 10 per cento della popolazione e il Serd (Servizio regionale per le dipendenze) è intasato di richieste. Nel 2003 i pazienti in cura erano 50, nel 2007 sono diventati quasi un esercito: 406. Un aumento legato all’organizzazione (sono stati accorpati i centri di Cagliari e Senorbì) ma anche all’aumento di una dipendenza che ora, dopo anni di ghettizzazione nei ceti medio-bassi, ha clienti in abbondanza anche tra laureati, professionisti e insospettabili.
Schuckit (che ieri ha parlato in una conferenza all’auditorium della Banca Cis, organizzato dall’assessorato regionale alla sanità) ha scoperto che i forzati del bicchiere diventano tali anche per una questione genetica: «Alcuni geni aumentano i rischi: si ha una sorta di predisposizione a diventare alcolisti. È come per l’infarto: non si ha la sicurezza che i soggetti a rischio abbiano un attacco di cuore, ma è più facile che vengano colpite queste persone». E la possibilità che la dipendenza dall’alcol vada a braccetto con le malattie mentali è alta. «L’abuso è spesso alla base dei ricoveri nei reparti di psichiatria», ha ricordato Gianluigi Gessa, intervenuto insieme a Roberta Agabio (del centro studi abuso alcolico) alla conferenza del Cis.
Secondo la ricerca del professore americano, che ha studiato oltre 450 famiglie del suo Stato (quasi 2.000 persone), l’influenza della famiglia è determinante nel formare i bevitori del futuro. «Dipende da come viene affrontato il problema-alcol. Chi è abituato a bere, non lo vede come un male». E in questo la California non è molto diversa dalla nostra Isola: la tradizione del bicchiere in compagnia, che si moltiplica e diventa bottiglia e poi prende le forme della dipendenza.
Perché, sostiene Schuckit, alcolisti si nasce. E in Sardegna è più facile diventarlo.
MICHELE RUFFI

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Inserto Estate
Potrebbe essere svelato, secondo la Soprintendenza per i beni archeologici, il mistero dello scalo marittimo della città 
Tharros, riaffiora l’antico porto cartaginese 
Si troverebbe pochi centimetri sotto il livello dell’acqua nella laguna di Mistras 
 
CABRAS. Il mistero del porto di Tharros potrebbe presto essere svelato. La Soprintendenza per i beni archeologici della Sardegna, in collaborazione con le università di Sassari e Cagliari, ha sposato l’idea che il vecchio scalo della città di Tharros fosse ubicato all’interno di quella che ora è la laguna di Mistras.
 Un’ipotesi affascinante che spiegherebbe per quale motivo gli archeologi che hanno riportato alla luce le rovine di Tharros non erano mai riusciti a stabilire con esattezza dove si trovasse lo scalo marittimo della città. E dire che la probabile risposta era sotto gli occhi di tutti, ad appena trenta centimetri sotto il livello dell’acqua dello stagno di Mistras, un tempo mare aperto. Infatti, nel 2003, la dottoressa Carla Del Vais, curatrice del museo cabrarese, a seguito di un’indagine sul territorio finalizzata alla compilazione di una carta archeologica dettagliata della zona di Cabras, si era imbattuta in una struttura monumentale lunga più di cento metri e larga quattro.
 Nessun mistero, la costruzione non era era infatti sconosciuta a tutti, ma nota a molti pescatori della zona e visibile a chiunque capitasse dalla parti di Mistras quando non soffiava il maestrale. Quella che tutti chiamavamo “Sa strada de Mistras” potrebbe essere in realtà una banchina o un molo del gigantesco porto della città di Tharros.
Una sensazione confermata dai ritrovamenti degli allievi del corso di archeologia subacquea dell’università di Sassari, coordinati dai professori Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca, effettuati su una spiaggia fossile a pochi metri dal presunto molo di matrice punica.
 Molti cocci ma, per la verità, decisamente malridotti che secondo gli studiosi sarebbero utili a dimostrare la presenza di laboratori artigiani e di una notevole operosità proprio a ridosso della zona dove si pensa fossero concentrate le attività del porto. Inoltre, Raimondo Zucca ha parlato dell’esistenza di una cava sommersa intagliata nella pietra arenaria, ulteriore particolare che farebbe propendere per l’idea che Mistras fosse l’antico porto di Tharros dato che i cartaginesi pare fossero soliti realizzare i porti solo dopo averli scavati nella pietra.
 Ad ogni modo, entro la fine dell’inverno se ne saprà di più. La dottoressa Carla Del Vais ha infatti ottenuto l’autorizzazione per effettuare alcuni scavi nel Sito di interesse comunitario dello stagno di Mistras. I misteri del passato hanno dunque i giorni contati, proprio come il corso di laurea in archeologia subacquea che viene portato avanti dall’università di Sassari nella sede staccata di Oristano. I 35 studenti attualmente iscritti potrebbero essere gli unici a completare gli studi dato che presto il corso potrebbe chiudere i battenti. Anche se, gli esponenti della politica locale hanno auspicato che questo non accada. Sull’argomento sono intervenuti, oltre agli archeologi, il sindaco di Cabras, Cristiano Carrus, e il presidente della Provincia, Pasquale Onida, che ha annunciato una prossima visita a Oristano dei ministro della Cultura e dell’Istruzione, Sandro Bondi e Maria Stella Gelmini, ai quali sarà chiesto, anche alla luce delle recenti scoperte relative al porto di Tharros, di mantenere in piedi il corso di laurea in archeologia subacquea.
Claudio Zoccheddu 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
BREVI
GOLIARDI
Le matricole
in festa
 
OZIERI. Anche quest’anno torna la festa dell’associazione goliardica ozierese “Sot”. Si prevede una due-giorni intensa, all’insegna del divertimento e di una cultura fuori dai soliti schemi. Si parte oggi alle 18.30 in piazza Garibaldi con un incontro tra goliardi e giovani matricole, in cui si parlerà di dis-orientamento universitario: facoltà, docenti e vita universitaria visti dagli studenti. La serata proseguirà alle 22 al ristorante l’Opera con il concerto del gruppo “Sog Clerici Vagantes”. Alle 23 cocktail party con il Cancelliere, allo Zanzi-bar. Domani alle 10,30 l’ex convento delle clarisse ospiterà un convegno sul tema “L’asino sardo nella storia dell’uomo”, con relatori delle università di Perugia e Sassari. Tra questi il prorettore dell’ateneo turritano Attilio Mastino. Alle 16 i tradizionali giochi in piazza e alle 21 all’Antico caffè Svizzero la conclusione: Wubeer fest con birra e panini a volontà. (bm)
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Cagliari
Arte contemporanea in scena a Monteponi 
 
IGLESIAS. Approda, questa mattina, nell’aula magna dell’Università del Sulcis Iglesiente, a Monteponi, il ciclo di conferenze “La Sardegna è un’isola” che si propone di portare nel territorio personalità dell’arte contemporanea internazionale al fine di proporre occasioni di scambio e di confronto. Questa mattina all’importante convegno, con inizio alle 11, saranno presenti i relatori Mario Cristiani, presidente dell’associazione “Arte Continua”, Silvio Ciappi, criminologo e Simon Njami curatore e scrittore. Mario Cristiani è co-fondatore dell’associazione Arte Continua che ha come finalità la costituzione di un circuito per la valorizzazione della cultura, dell’ambiente e di avvicinare tradizione e sensibilità contemporanea.
 Silvio Ciappi, docente di criminologia all’Università di Pisa, si occupa di valutazione di progetti sulla sicurezza e di prevenzione della criminalità.
 Simon Njami, è stato, tra l’altro, direttore artistico della biennale di Bamakò, capitale del Mali, in Africa, e di numerose mostre nel mondo, responsabile della sezione arte contemporanea del British Museum di Londra.
 Sono previste le presenze di numerosi artisti.
 Ai lavori parteciperanno anche il commissario del Parco Geominerario, Giampiero Pinna, e in rappresentanza delle istituzioni l’assessore provinciale alle politiche scolastiche, Tiziana Frongia e il sindaco di Iglesias, Pierluigi Carta. (mo.to)
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Seminario. Al Caesar su pari opportunità in materia paesaggistica e ambientale 
Progettisti, viva le differenze 
In consiglio regionale ferma la legge sui tempi delle città 
ALESSANDRA SALLEMI 
 
 CAGLIARI. A Tharros nel 3º secolo dopo Cristo le donne presentarono una petizione per vietare il transito dei carri in una certa ora del giorno per far giocare i bimbi in strada. Se ne è parlato al seminario «Pari opportunità in materia paesistica e ambientale», nel progetto europeo Itaca per riqualificare amministratori e funzionari nella progettazione del paesaggio. La citazione su Tharros è di Luisa Marilotti, consigliera di parità della Regione.
 Un profano che si fosse avvicinato al seminario avrebbe scoperto come, quando i bambini sono stati coinvolti nella cosiddetta progettazione partecipata di un ambiente cittadino, si sono pensati giardini, parchi, strade accessibili a ciclisti e pedoni, piazze, cortili, spazi sportivi e dedicati al gioco, perfino i musei. Dagli interventi è emerso che l’ascolto dei bisogni e la loro adeguata interpretazione porta a migliorare per tutti i cittadini la qualità di una città. L’enunciazione perfino semplice di questo nuovo tema per la progettazione (che in realtà sul piano teorico ha già una certa età) pone alcuni problemi: come coinvolgere i vari tipi di persone che abitano una città, come raccogliere le loro aspettative, come metterle assieme. Suggestiva l’unità di misura della «mamma con carrozzina» (Chiara Sebastiani, università di Bologna): fate una città dove la mamma si possa muovere comodamente, in sicurezza, nei tempi giusti, con la piacevolezza necessaria e andrà bene anche per gli anziani, per i bambini, per i disabili, probabilmente anche per gli immigrati e magari per i professionisti più stressati.
 Il progetto Itaca (direttore Franco Meloni responsabile di Unicafor il centro di formazione permanente dell’università) è cominciato in Sardegna nel 2005, si concluderà il 10 novembre 2008 con un convegno finale e avrà formato 750 operatori pubblici attivi nella progettazione del paesaggio sulle pari opportunità in materia paesaggistica e ambientale. Il concetto di pari opportunità evoca subito la distinzione di genere, che era il tema di ieri: come il punto di vista femminile può costringerci a rivedere la progettazione dei luoghi. Ma la visione di genere (non solo nella progettazione) funziona da grimaldello a favore delle differenze e della loro accettazione. La psicologa ambientale Marina Mura ieri ha centrato il problema: bisogna studiare «cosa serve per sviluppare una modalità di incontro, tema tipico anche della democrazia partecipata». Maria Vittoria Giuliani del Cnr di Roma ha dato conto di numerose ricerche sul perché gli anziani sopra i 75 anni tendono a chiudersi in casa e cosa li convince invece a uscire e poi sui bambini che, messi di fronte alle foto di strade occupate da auto, moto e cassonetti, invitati a dire cosa avrebbero fatto in un luogo simile senza il controllo degli adulti: scappare; tagliare le gomme delle moto; mettere una bomba nei cassonetti. Luisa Marilotti ha richiamato l’attenzione sul traguardo da raggiungere (condiviso dall’assessore al lavoro Romina Congera): una città sostenibile e solidale, che tolga la fatica di viverla, che rigeneri le opportunità di vita e di lavoro. Marilotti ha ricordato che in consiglio regionale è ferma la legge sui tempi delle città: primo passo, da fare.
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Rassegna. Oggi, domani e domenica le “Giornate europee del patrimonio” 
Nuovi sentieri della cultura 
Diversi gli appuntamenti nell’area metropolitana 
 
CAGLIARI. Ritornano le “Giornate europee del patrimonio”, promosse dal ministero per i Beni e le attività culturali con la collaborazione del Fai, il Fondo per l’ambiente italiano, e la società Autostrade. Come di consueto, gli appuntamenti in cartellone sono i più svariati: dalle visite guidate fino ai convegni e alle presentazioni delle iniziative culturali. A cominciare dal convegno sulla chiesa romanica di Nostra Signora d’Itria a Maracalagonis: oltre alle visite guidate, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, domenica alle 19.30 è previsto un seminario sui monumenti romanici in Sardegna. Ricco anche il cartellone che riguarda le altre città della provincia. Si parte da Cagliari, che ieri ha anticipato tutti con la conferenza sui “Pittori dei fondi d’oro. Riflessioni sulla pittura mediterranea fra il ‘300 e il ‘500, tenuta alla pinacoteca nazionale. Si prosegue con la mostra “Dal colle una eco... Sette secoli di storia, fede e cultura dei Mercedari in Sardegna”, allestita al Lazzaretto di Sant’Elia e visitabile fino al 30 settembre. Ancora: stasera alle 17, nella sala settecentesca della biblioteca universitaria, in via Università 32, presentazione della riedizione delle opere dell’economista Giuseppe Todde. Nella stessa sede, domani alle 11, presentazione dell’iniziativa “internet point e libro parlato”. Sempre domani, al museo archeologico nazionale, inaugurazione della mostra “E a dir di Tuvixeddu”. Domenica alle 19, nella chiesa dedicata a San Lucifero, conferenza sui dipinti presenti nell’antico luogo di culto. Non mancheranno le visite guidate: primo appuntamento domani alle 17 con l’escursione sul sentiero naturalistico ed archeologico della Sella del diavolo, tour che si ripeterà anche domenica mattina alle 10, con appuntamento al piazzale di Calamosca. Infine, domani alle 17 a palazzo Siotto, in via dei Genovesi, conferenza sui «Percorsi europei tra storia ed accoglienza››. In provincia, domani alle 16 e domenica alle 10, visita guidata ai ruderi del castello medievale di Marmilla e Las Plassas, e al centro di documentazione che raccoglie anche testimonianze sulla civiltà rurale del regno d’Arborea, tra basso medioevo ed età moderna. Domenica a Silius, gli appassionati potranno visitare il castello Orguglioso: partenze alle 10 e alle 16 con appuntamento ai piedi della fortificazione, in località Sassai. Anche Sinnai ha aderito alla manifestazione, con una mostra dedicata allo scultore Franco d’Aspro allestita nella pinacoteca, in via Colletta. Villanovaforru, domani e domenica alle 18, propone il convegno “Interpretare le culture tra antropologia e archeologia”, organizzato nella biblioteca di via Umberto I. (p.s.)

9 - Il Sardegna
Pagina 27 - Regione
Archeologia. Le conclusioni della ricerca delle Univerità di Cagliari e Sassari
Scoperto il porto di Tharros
 
Dopo quasi due secoli di ipotesi e di ricerche, gli archeologi avrebbero finalmente individuato i resti del porto di Tharros, la città fenicio punica sulla costa occidentale della Sardegna considerata da alcuni la seconda Cartagine del Mediterraneo. Secondo le conclusioni a cui sono giunti autonomamente negli ultimi mesi due distinti gruppi di ricerca delle Università di Cagliari e di Sassari in collaborazione con lo staff del Museo civico di Cabras, il porto si trovava in un’area ora coperta dalle acque della laguna di Mistras a pochissimi chilometri dalle rovine della città. A conforto delle proprie conclusioni, nel corso di una conferenza stampa tenuta oggi, gli archeologi Raimondo Zucca (Università di Sassari) e Carla Del Vais (Università di Cagliari) hanno citato la scoperta di una imponente struttura muraria (cento metri di lunghezza per quattro di spessore, costituita da due paramenti in grandi blocchi di arenaria allineati di testa e di taglio) e la individuazione di un bacino scavato nella roccia (come il “Cothon” di Cartagine) con una fronte rettilinea di 225 metri, un grande molo di 190 metri e un canale di avvicinamento delle navi di una cinquantina di metri. Nei pressi di questo bacino e’ stata anche individuata una spiaggia fossile di circa 800 metri che ha restituito materiali fenici, punici e anche greci databili tra il VII e il V secolo avanti Cristo, mentre la struttura muraria per quello che si è potuto vedere finora sarebbe più recente (IV o III secolo avanti Cristo). Arrivare a questi risultati non è stato semplice, hanno spiegato gli archeologi, raccontando di lunghe camminate lungo le coste del Sinis.  

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