Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 September 2008
Rassegna quotidiani locali
 L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
L'ALTRA VOCE

1 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano Pagina 43
Tesi di laurea
Santa Giusta
 
Un'ipotesi di gestione dello stagno di Santa Giusta e una proposta per la produzione fuori stagione del latte ovino, sono le due tesi di laurea vincitrici del concorso della Camera di commercio e riservato ai laureati nel 2007. Il primo premio è stato assegnato ad Alessandra Spano di Santa Giusta (che è anche l'assessore all'Ambiente del Comune); secondo Danilo Carta, di Borore.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 9
Economia, oggi via ai corsi sul Turismo
   
Oggi, alle 10, nell'aula 1 della facoltà di Economia, si svolgerà l'inaugurazione dei corsi di studio triennali e magistrale sul Turismo. Il corso in Economia e gestione dei servizi turistici ha 50 iscritti, quello in Scienze del turismo 150, mentre il corso in Progettazione e gestione dei sistemi turistici 30. Domani, alle 10 nell'aula A, Gavino Sanna presenta il suo libro “Così quando è sera”. 

 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cronaca
Corso online per la salute della mente 
 
CAGLIARI.È stato presentato il workshop conclusivo del progetto “Mediterraneo”, ideato dall’Università e attuato con la collaborazione degli atenei di Casablanca, Tunisi, Sarajevo, Ibadan e Beirut grazie ai fondi europei per la cooperazione. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del modulo formativo “Salute mentale per la primary care” e prevede l’istituzione di un corso, disponibile dal marzo 2009 per circa 200 partecipanti: lezioni online in inglese con traduzione in italiano, francese e arabo, e stage di due mesi nelle strutture che fanno capo agli atenei. Il corso è rivolto a psicologi, assistenti sociali, infermieri, specialisti in medicina generale, educatori, tecnici della riabilitazione psichiatrica. «Il modulo formativo proposto - si legge nella nota di presentazione dell’iniziativa - configura un progetto innovativo, soprattutto nel campo della salute mentale. Per comprendere la rilevanza del progetto, si deve tener conto del prestigio riconosciuto al modello italiano verso la “de-istituzionalizzazione”, tanto che la strada intrapresa nel nostro paese venisse indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità come riferimento per le nazioni che debbono sviluppare una “psichiatria comunitaria”». (p.s.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cronaca
Al convegno, esperti e studiosi a confronto per discutere delle trasformazioni dei vecchi siti estrattivi 
Lula, come le miniere diventano musei 
Verrà presentata la ricerca su Sos Enattos-Guzzurra tratta dalla tesi di laurea 
BERNARDO ASPRONI 
 
LULA. «La miniera lascia una ricca eredità professionale e culturale che,non solo non va perduta, ma che deve rimanere presente nel territorio» questa bella chiosa è riportata nel depliant di invito al convegno “Il museo minerario di Lula: ipotesi di progetto”, titolo della tesi di laurea in ingegneria ambientale (3 anni fa a Cagliari) di Francesco Canu, giovane di Lula. Dalla chiosa emerge lo spirito che ha spinto Francesco a cimentarsi nella ricerca sulle storiche miniere di Sos Enattos-Guzzurra e il Parco Geominerario storico ambientale della Sardegna a proporre,in collaborazione della Consulta delle associazioni Cau per il parco, comune di Lula e Università, il convegno che si terrà sabato 4 ottobre (ore 10,30, salone Giovanni Paolo II). Dopo i saluti del sindaco Gavino Porcu, del presidente della provincia Deriu, del parroco don Salvatore Goddi, del coordinatore della consulta delle Associazione per il Parco geominerario Franco Saba, del direttore consorzio parco Luciano Ottelli, sono previsti gli interventi di Renzo Pasci, responsabile del progetto Tesi di Laurea per la Consulta, dei relatori della tesi Raimondo Ciccu e Nicola Careddu (Univ. Di Cagliari), dell’autore della tesi F. Canu, e dell’ex-ass.regionale Maddalena Salerno. Seguirà il dibattito e le conclusioni di Giampiero Pinna, commissario straordinario del consorzio Parco geominerario della Sardegna. Coordinerà i lavori Franco Pinna, responsabile dell’area Lula-Orani. Al centro dell’attenzione il lavoro di Canu, articolato in 2 segmenti: uno progettuale (disegni, calcoli, tavole, progetti, come trasformare in strutture recettive le esistenti); l’altro descrittivo, un lungo viaggio che evidenzia esempi di trasformazioni di plessi minerari in musei e parla dell’istituzione e organizzazione dell’ente parco in Sardegna, della suddivisione territoriale (8 aeree, Sos Enattos e Guzzurra con Orani nella 6º), e nello specifico del comparto di Lula, dall’inizio della coltivazione, sviluppo storico e società che si sono avvicendate come gestori nel tempo sino alla serrata (gennaioy’97), preceduta dallo sciopero del novembre ’96. Una storia lunga e complessa. Ed ecco l’ipotesi progettuale, la descrizione del percorso turistico del museo, gli interventi di ripristino, la messa in stato di sicurezza con meticolose argomentazioni tecnico-scientifiche che servono di introduzione all’affascinante mondo archeologico-industriale. «Salvare una vecchia struttura vuol dire anche recuperare l’archivio, i campioni di produzione, poter registrare le testimonianze degli ultimi operai - scrive Canu che conclude ricordando gli ultimi 40 operai in lotta nell’autunno del’ 96 -. Già da allora i minatori erano consapevoli di avere tra le mani una perla da custodire gelosamente».

5 - altravoce.net
Università, anche a Cagliari fronte unito
di tutte le categorie: mille in assemblea
battaglia dura contro collasso e paralisi
di Daniela Paba
 
Se l'Università si blocca davvero è per un atto di protesta e di difesa, del diritto allo studio, dell'istruzione pubblica, della libera ricerca. Valori sanciti dalla Costituzione, fondanti il sistema d'istruzione democratico, italiano. Di questo si è parlato nell'affollata assemblea che si è svolta ieri nell'aula Magna di Sa Duchessa davanti a una platea composita, dove c'erano tutti, docenti, presidi, amministrativi, ricercatori, borsisti e studenti (pochi) rappresentanti l'intero Ateneo cagliaritano. Quasi mille persone, salutate dal rettore uscente Pasquale Mistretta con parole gravi “Con la conversione in legge del decreto 112/08 oggi trasformato nella legge 133/08, siamo all'emergenza - ha affermato il Magnifico rettore - dobbiamo difendere il patrimonio dell'università. Ma anche fare autocritica perché se siamo a questo punto la colpa non può essere solo del governo”. Detto ciò, tanto per smentire le volontà appena espresse, il rettore ha fatto atto di andarsene per ovvii impegni istituzionali. È stato fermato, almeno per poco, da Pino Calledda, responsabile CGIL dell'Università che lo ha invitato ad ascoltare il suo intervento, quale contributo del settore amministrativo.
 
E di un vero e proprio attacco al sistema dell'istruzione, inteso nel suo complesso, dalla scuola primaria all'Università, hanno parlato più o meno tutti gli intervenuti. Perché il decreto 112, è stato appena trasformato in legge senza discutere nulla, con nessuna delle parti interessate e in barba alle prese di posizione di tutti gli organi di rappresentanza degli atenei sottoscritti a luglio, Senato accademico, consiglio di amministrazione, consigli di facoltà e di dipartimento.
 
I punti della legge che metteranno in ginocchio il sistema universitario così come lo abbiamo conosciuto finora sono sostanzialmente tre:
 
 
il taglio del FFO, Fondo di Finanziamento Ordinario, in pratica i soldi che il ministero attribuisce all'Università italiana perché svolga la sua normale attività di didattica e di ricerca, di 500 milioni di euro in tre anni dal 2009 al 2011, che costringerà gli atenei per far quadrare i bilanci al taglio dei servizi e all'aumento delle tasse.
la riduzione del turn-over del personale docente e amministrativo al 20% nel medesimo triennio. Significa in pratica un drastico taglio dei posti di lavoro perché, per dieci persone che andranno in pensione, si potranno firmare solo due nuovi contratti. Le conseguenze evidenti sono il blocco della carriera dei giovani e lo smantellamento del servizio pubblico.
la possibilità che le Università si trasformino in Fondazioni, enti di diritto privato, che dipenderanno a quel punto dai finanziatori, siano esse imprese o enti locali, i quali vorranno avere voce in capitolo su tutto: indirizzi di ricerca, assunzioni, patrimonio, eccetera. In pratica il primo decisivo passo verso un disimpegno dello Stato nei confronti dell'Università e lo smantellamento di un sistema di istruzione pubblica, che sposerà altri modelli con pochi centri di eccellenza destinati ai ricchi e una Università di serie B e C per tutti gli altri.
 
Sono provvedimenti che rischiano di bloccare comunque il sistema universitario, perché come aveva detto lo stesso Mistretta nei caldi giorni di luglio, il rischio è di non riuscire a garantire l'offerta didattica e dei servizi che l'Università ha fornito fino ad ora e quella che aveva programmato per l'anno accademico che si inaugura nelle prossime settimane.
 
Per questo all'assemblea sono intervenuti i presidi delle Facoltà di Scienze, di Farmacologia, i docenti e ricercatori di Fisica, Scienze della terra, Lingue, Scienze della formazione, Lettere, Matematica, e perfino alcune matricole appena catapultate nel mondo universitario. E se la prima parte della mattinata è stata dedicata a fornire dati e cifre che mettessero in grado di discutere le tante componenti della complessa galassia universitaria, la seconda parte della mattina ha accolto interventi brevi con proposte operative di organizzazione della protesta a tutti i livelli. L'assemblea ha infine deliberato invitando i docenti a intraprendere azioni di protesta e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, degli studenti e dei media. Ha sollecitato l'immediato confronto con le altre istituzioni, la Regione innanzitutto.
 
Ma la più clamorosa ed efficace delle iniziative in programma sembra essere proprio la rinuncia ad assumere incarichi che oltrepassino gli obblighi istituzionali, che per i docenti si limitano alle ore di insegnamento stabilite dallo stato giuridico (60/120 ore per ordinari e associati e zero ore per i ricercatori). Se così fosse sarebbe la paralisi dell'Università. Infatti l'offerta didattica dei corsi di laurea impone incarichi e lezioni che vanno ben oltre gli obblighi cui sono tenuti per contratto.
 
Nel documento finale una requisitoria durissima:
in gioco la sopravvivenza, accesso solo ai ricchi
Ecco il testo del comunicato diramato a conclusione dell'assemblea del personale dell'Università di Cagliari “per fare il punto sulle strategie da intraprendere di fronte alle politica universitaria del Governo”. Nell'aula magna della Facoltà di Scienze della formazione “strapiena di docenti, studenti e personale tecnico amministrativo, e alla presenza del Rettore, si è discusso a partire dai dati che evidenziano come l'università italiana occupi le posizioni più basse delle classifiche internazionali sugli investimenti nella ricerca. Gli interventi hanno sottolineato l'anomalia italiana rispetto a tutti i paesi industrializzati e a diversi di quelli in via di sviluppo (si veda ad esempio la Corea) dove gli investimenti per l'università sono molto più consistenti. Le politiche del Governo non fanno altro che peggiorare una situazione già ai limiti della sopravivenza infatti la legge n. 133 approvata il 6 agosto scorso (che recepisce il famigerato Decreto Tremonti, e interviene con drastici tagli ai fondi ordinari, con il blocco del turn over, con il blocco degli aumenti stipendiali) è mossa da una pura logica di taglio della spesa pubblica e non introduce alcun elemento di riforma, nessun investimento per l'eccellenza e non rappresenta un progetto di rilancio del sistema superiore e di ricerca in una fase di concorrenza globale nei settori strategici della ricerca e in una fase di emergenza di un mercato globale dell'insegnamento superiore. Nella politica governativa l'università e la scuola non sono strumenti strategici di costruzione di capitale umano e sociale, ma mero problema di spesa".
 
"Se è indiscutibilmente vero che l'università ha bisogno di incentivare la qualità della ricerca, la produttività didattica e l'impegno delle persone, è impossibile non constatare che questi tagli non sono volti a premiare la qualità e le buone pratiche, come a incentivare la produttività ma colpiscono in modo indiscriminato tutte le università, tutte le facoltà, tutto il personale. Peraltro l'applicazione dei tagli così consistenti al fondo di finanziamento devoluto dallo Stato alle università, comporterà nel giro di poco tempo una riduzione dei servizi e un aumento esponenziale del costo degli stessi a carico delle famiglie: un drastico aumento delle tasse universitarie diventa ineludibile e all'orizzonte riappare la prospettiva di una università di elite riservata ai ceti agiati.Difendere l'università e la scuola pubbliche significa difendere il senso delle più fondamentali conquiste sociali a base della costituzione repubblicana e democratica".
 
L'assemblea del personale docente e non docente dell'università di Cagliari ha deliberato dunque lo stato di agitazione permanente per chiedere che la prossima legge finanziaria introduca misure di correzione degli effetti negativi della legge 133. In particolare ha invitato i presidi a organizzare con gli studenti una giornata di informazione e protesta in concomitanza con l'inaugurazione dell'anno accademico e ha chiesto ai docenti di dedicare parte delle lezioni introduttive del proprio corso all'analisi delle conseguenze dei tagli sulla ricerca e l'insegnamento.
 
Inoltre l'assemblea ha approvato la mozione che chiede al corpo docente di rinunciare agli incarichi didattici eccedenti il carico didattico massimo legale, come già preannunciato nei documenti approvati dal Senato Accademico, da numerose facoltà e da altri organi dell'Ateneo nel luglio scorso. Infine l'assemblea, nella consapevolezza che la società non conosce il tipo di lavoro che si fa all'interno dell'Università, ha costituito un gruppo di lavoro che si occupi di informare all'esterno delle caratteristiche e dell'importanza della ricerca e dei risultati conseguiti dall'Ateneo cagliaritano e di coordinare le nuove iniziative e manifestazioni di protesta.
 (red)
 
La rabbia, l'allarme, appelli alla lotta per salvare gli atenei sotto shock
“Un povero Paese, il governo lo suicida”
Più vecchia che mai, la scuola e l'Università ridisegnata dal governo Berlusconi, e dal suo ministro Gelmini, specchio di un Paese che rinunciando al futuro dimostra nei fatti come dei giovani che studiano non sappia davvero che farsene. È questo in sintesi il giudizio unanime dei lavoratori dell'Università che su futuro e formazione investono quotidianamente. Perché come dice l'OCSE, da più parti invocato, istruzione ed economia vanno insieme. E il deficit d'istruzione si traduce parimenti in povertà e arretramento economico. Per questo l'assemblea convocata dai ricercatori dell'ateneo cagliaritano ha coinvolto tutti e avviato un processo di riflessioni critiche che, lungi dall'essere semplicemente avverso ai provvedimenti governativi, ha avviato insieme una riflessione pubblica sulle criticità del sistema universitario. A partire dai dati sugli investimenti che Michele Saba, e prima di lui, Guido Mula che ha aperto l’assemblea, entrambi del dipartimento di Fisica hanno mostrato nei diagrammi dove si confrontano i paesi europei:
 
“L'università è un pezzo centrale del sistema formativo, nessun politico dirà il contrario. Come investire meglio le risorse è un problema che tutto il mondo affronta, peccato che nel diagramma che mette a confronto costi e benefici l'Italia è agli ultimi posti come numero di laureati, ben al di sotto dei livelli della domanda. Un altro problema riguarda il numero degli iscritti che non raggiunge la laurea, un problema di inefficienza. Ma la spesa italiana per l'istruzione universitaria è meno del 1% del PIL, la media europea è il 3%, negli stessi USA i fondi pubblici superano del doppio l'Italia. Al costo associato all'investimento, dovremmo aggiungere il costo del mancato investimento che significa crescita economica intermini di significa avere salari alti e meno disoccupazione. Investire nell'istruzione rende molto di più dei tassi d'interesse, è uno dei migliori investimenti che si possono fare”.
 
Concetto ripreso da Isabella Caredda, dottoranda che ha sottolineato come “l'assalto neoliberista alla libertà di ricerca sia lesivo dei principi costituzionali, e del diritto allo studio perché scarica sulle famiglie il costo dell'istruzione universitaria e ci allontana dagli obiettivi di Lisbona. Non c'è nessuna idea di sviluppo, si desidera un paese meno capace di produrre innovazione e cultura e dunque più arretrato”. Stefania Da Pelo ha riassunto in un grafico il destino dei ricercatori a contratto: “Gli assegni per la ricerca istituiti con la legge 449/97 con contratti flessibili o atipici, rinnovabili fino a 8 anni, sono nati col pacchetto Treu e legge Biagi. I lavoratori atipici sono colpiti da malattie da stress perché in Italia nessuno ha mai garantito loro alcuna tutela dai pericoli impliciti nella flessibilità. Cosa succede all'Università con i precari? I ricercatori non hanno i fondi per la ricerca quindi se i contratti sono in scadenza tutti sono impegnati a cercarsi nuovo lavoro. Si arriva così a 40 anni. Con la legge 133 non avremo più nessuna possibilità di essere assunti. Fuori dall' Università gli istituti di ricerca sono pochissimi, per le aziende siamo già vecchi, preferiscono neolaureati da formare all'interno, e ancora siamo troppo vecchi per andare all'estero. A Cagliari su 1214 ricercatori a tempo, sono stati attribuito solo 441 assegni di ricerca, appena 81 ricercatori sono diventati effettivi, il 18% del totale. Ci saranno investimenti esterni? A che condizioni? L'Italia non dà nessuna garanzia al lavoro flessibile. Dobbiamo dire No alla perdita di speranza che questo governo sta procurando”.
 
Il preside di Scienze, Roberto Cernier ha definito l'Università è “in stato di shock mentre questo governo va avanti a tutta forza. Non si conosce il lavoro silenzioso che si svolge dentro le Università, nei laboratori. La Gelmini è convinta che la ricerca si faccia negli istituti e non è così, tutte le facoltà fanno ricerca. Ma cosa succede se una università si trasforma in Fondazione di diritto privato? Quello che sta accadendo ad Enna dove le istituzioni che sono entrate vogliono avere la prima e l'ultima parola su cosa fare e a chi farlo fare. Il bene più grande è l'autonomia. Altrimenti l'assemblea degli azionisti dice a te chi devi assumere”.
 
Giancarlo Nonnoi ha sottolineato l'assenza degli studenti e come “nell' Università moderna la formazione superiore non può essere garantita senza la ricerca, i nostri giovani sono nello zoccolo basso della classifica. In Europa non si parla di diritto allo studio ma di well fare service. Ebbene noi abbiamo solo il 2% dei posti alloggio necessari. La media Eu che non scende mai sotto le due cifre, è del 15,8% in Olanda è del 32%. Il Governo regionale ha promosso un piano per raddoppiare i posti alloggio con un incremento del 120% e per il dissidio tra Soru e Floris, il piano è saltato. Non riesco a dirlo se non privatamente al Rettore, l'Università non ha preso posizione, perché quando c'è da discutere si defila”.
 
Per Marco Pitzalis “Il nostro è un povero paese e non un paese povero. Perché un Governo che denigra i professori, li sta delegittimando e i cittadini devono credere nello Stato. Parlare di produttività è un anacronismo, siamo passati da un'università di èlite all'università di massa. Siamo un'università di massa per il numero di iscritti, un'università d'èlite per numero di laureati. È una università di classe. Questo piccolo governo che non sa pensare in termini strategici non si accorge che il mercato dell'istruzione non è più nazionale, Francia e Spagna sono già in quest'ottica. Non sono all'altezza del compito istituzionale ma hanno messo in atto un attacco a 50 anni di storia repubblicana, Abbiamo il dovere di mobilitarci. Le classi popolari e le classi medie pagheranno il costo dell'istruzione, dobbiamo assumere il rischio della mobilitazione, rinunciare alle supplenze, ai carichi di didattica. Non siamo crocerossine che assistono al sistema che si sta suicidando, i docenti universitari hanno fatto la lotta contro il fascismo, facciamo ora la lotta per la storia d'Italia”.
 (Daniela Paba)
 

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