Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 July 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 9
Università, corsi di inglese
 
Gli studenti dell'Ateneo, i laureati iscritti ad un percorso post-lauream attivo all'Università ed i candidati Master and Back interessati potranno presentare domanda per frequentare i corsi d'inglese che saranno attivati fra settembre ed ottobre. I test computerizzati della valutazione del livello linguistico (solo per chi non possiede nessun certificato) si svolgeranno oggi e il 21 luglio (300 persone in tutto). È obbligatorio prenotarsi chiamando lo 070.675.7183 dalle 9,30 alle 12 o recandosi al Cla. La scadenza per la presentazione delle domande è il 29 luglio 2008, ore 12.
 
Aula informatica in via San Giorgio
   
Nel mese di luglio la nuova aula informatica di via San Giorgio (nell'ex clinica Aresu), gestita dal gruppo Università per gli Studenti, resterà aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 4
L'esercito dei morti senza nome
Inchieste e perizie non hanno ancora identificato ventuno corpi
Nella macabra graduatoria dei cadaveri senza identità la Lombardia occupa il primo posto (114), la Sardegna l'undicesimo
 
Una croce e una data incisa su una targhetta senza nome. Null'altro, nelle tombe riservate ai funerali di povertà, identifica i cadaveri che nessuno più reclama. In Sardegna - fonte ministero dell'Interno - i corpi non identificati sono ventuno su 583 in campo nazionale. «Non pochi», stimano negli istituti di medicina legale.
Fantasmi privati di storia e identità quasi sempre da una morte violenta, i cadaveri anonimi stazionano per un po' nelle celle-frigo degli obitori prima di finire per sempre nei sepolcri più poveri del settore inumazioni dei camposanti. Ed è certo che nessuno, davanti alla loro fossa senza nome, pregherà mai o metterà un fiore pietoso.
L'altro ieri il commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, annunciando l'esito finale del rilevamento fatto in campo nazionale consultando prefetture, polizia di Stato e istituti universitari di medicina legale, ha annunciato che al 3 luglio scorso i cadaveri non identificati in Italia erano 583: 135 in meno rispetto al marzo 2007. Non è certo se si tratti di vittime di disgrazie o delitti mai risolti o di persone scomparse, andate incontro alla morte e all'oblio senza lasciare traccia di sé. Di loro restano due riferimenti certi: la data e il luogo del ritrovamento.
Il sottosegretario del ministero dell'Interno, Alfredo Mantovano, ha precisato che 21 dei 583 corpi non riconosciuti sono in Sardegna e che il «Governo fornirà tutto il contributo tecnico necessario per i lavori che il Parlamento avvierà sulle iniziative legislative riguardanti il fenomeno», e che sarà «intensificata la collaborazione tra la Polizia e il Commissario straordinario per incentivare la raccolta di dati che possano agevolare il lavoro dei medici legali».
Al di là del riferimento temporale della statistica (la maggior parte delle vittime di delitti commessi in Sardegna negli ultimi anni hanno nome e cognome), quota 21 è significativa se confrontata ai dati di regioni ben più popolose. Secondo il rilevamento del Viminale, la maggior parte di questi cadaveri non identificati si trova negli istituti di medicina legale della Lombardia (114) e della Sicilia (58). Nella macabra graduatoria seguono Lazio (58), Puglia (52), Veneto (44), Liguria (33), Campania (31), Piemonte (28), Toscana (25), Calabria (20) e Sardegna (21).
«Come si sia arrivati a conteggiare ventuno cadaveri senza nome», dice Francesco Paribello, medico legale dell'Università di Cagliari, «non lo so. Certo è che le nostre celle-frigo al Policlinico universitario di Monserrato sono vuote». Lo erano anche qualche anno fa, quando l'Istituto di medicina legale era ancora a Cagliari in via Porcell: «Le nostre quattro celle ospitavano qualche cadavere giusto il tempo necessario per eseguire l'esame autoptico e riferire al magistrato».
Rari i corpi non identificati. Roberto Demontis, anatomopatologo dell'Università di Cagliari: «C'è poi il problema della conservazione: dopo qualche settimana, in casi particolari qualche mese, il cadavere viene sepolto. L'importante è fare i prelievi utili per eseguire accertamenti anche in futuro».
Difficile conservare una statistica dei corpi di nessuno. «Può capitare», sottolinea Paribello, docente universitario e da anni consulente della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, «che ci portino annegati e in questo caso, fatti i prelievi per un eventuale confronto del Dna, il corpo viene subito destinato alla sepoltura».
Nel cimitero di San Michele a Cagliari sono stati seppelliti recentemente tre corpi non identificati: per loro è stato riservato un loculo nel settore inumazioni nella zona dei funerali di povertà. Segni di identificazione: oltre la croce e la targhetta, la data del ritrovamento. Qualcuno li reclamerà e restituirà loro nome e passato? Impresa complicata, considerato che, spesso, i corpi vengono trovati (come il caso dei naufraghi) in località lontane dal luogo dell'eventuale disgrazia o delitto. «I pochi elementi utili per un riconoscimento», racconta Paribello, «sono dettagli che soltanto i parenti della persona trovata possono riconoscere».
Gli equivoci non mancano, e sono fonte di atroci delusioni. Come il caso di un annegato recuperato alcuni anni fa sulla spiaggia dell'Oristanese. Il medico legale Demontis fu incaricato dell'esame autoptico e un particolare sembrò inizialmente aiutare gli inquirenti nel tentativo di dare il nome al cadavere: il costume da bagno. «Una signora ligure si convinse che il corpo recuperato fosse di un proprio congiunto. Gli slip erano del colore e della taglia giusti ma poi arrivò l'esito degli accertamenti di laboratorio e la delusione fu grande: tra i presunti parenti e il cadavere, il Dna non corrispondeva».
Omicidi, rapine, azioni criminose con sparatorie. Ogni episodio cruento viene riletto anche a distanza di anni per identificare i corpi che finiscono sul lettino in acciaio inossidabile del patologo. Il riserbo degli inquirenti e degli stessi periti dei tribunali e delle procure è giustificato da ragioni investigative ma è certo che anche nelle sale delle autopsie di Sassari e Nuoro non ci sono molti cadaveri in attesa di riconoscimento. Sassari, Sorso e Alghero ne hanno uno, due gli obitori del Nuorese. Gli altri dove sono?
«Noi», chiarisce Demontis, «facciamo le autopsie anche negli obitori attrezzati del Cagliaritano. Il cimitero di Quartu ha una sala per gli esami e spesso è lì che facciamo gli interventi». In genere dopo dieci-quindici giorni il corpo viene inumato. Aspettare a lungo non è possibile. «Anche perché», chiarisce Paribello, «dopo un po' il corpo puzza. Pur tenuto in cella-frigo 24 ore su 24 a meno 14 gradi, il cadavere si decompone».
Nei laboratori restano ossa e frammenti ritrovati durante indagini e perquisizioni. «Uno scheletro che abbiamo da tempo», spiega Paribello, «ha un medaglione di bronzo ma questo dettaglio non è stato finora di grande aiuto per risalire all'identità del corpo».
Determinante l'esame del Dna. Ma come, nel caso di un annegato rimasto impigliato nelle rete di un peschereccio, si ottiene l'elemento di comparazione? Come risalire ai familiari di un nordafricano finito in mare e scampato ai pesci? Poco più di un anno fa - aprile 2007 - nello specchio d'acqua al largo di Capo Pecora fu trovato da pescatori di Portoscuso un corpo in parte saponificato, privo di testa e di un piede: era di un velista, di un clandestino o si trattava della vittima di un omicidio commesso a bordo di un'imbarcazione? Con chi confrontare il Dna? Nonostante l'autopsia, i cadaveri di nessuno sono spesso destinati a rimanere avvolti nel mistero.
Non mancano i successi. Uno tra i tanti, l'ungherese di 48 anni Lajos Ehkkel. Trovato morto nel dicembre 2002 nelle acque davanti a Capo Pula dagli uomini di una motovedetta della Forestale, un mese dopo, grazie alle impronte digitali del cadavere, fu identificato dalla polizia scientifica. Ehkkel, a differenza di tanti altri, fu ritrovato in mare ancora in perfetto stato di conservazione, fattore decisivo per evitargli la sepoltura in una tomba di nessuno.
PIETRO PICCIAU
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 8
Daniele Silvestri ha chiuso “Mondo Ichnusa”
E il Capoluogo batte di nuovo Sassari nella sfida sportiva tra studenti universitari
 
La musica e le canzoni di Daniele Silvestri hanno fatto calare il sipario su Mondo Ichnusa che per tre giorni e tre notti ha animato la sesta fermata del Poetto. Il concerto del cantautore romano, con le sue Salirò e La Paranza , ha portato davanti al palco, lungo trenta metri e largo venti, migliaia di spettatori per la degna conclusione della manifestazione seguita da un numero impressionante di giovani.
L'ultima giornata, quella domenicale, si era aperta di mattina con la sfida universitaria tra gli studenti dell'Ateneo di Cagliari e quelli di Sassari. E mentre gli universitari si affrontavano nelle prove sportive (beach soccer, corsa con le pinne, corsa sul materassino e quiz culturale sulla storia della birra), il villaggio allestito dalla Ichnusa continuava a proporre partite di beach volley, racchettoni e momenti di riposo nell'area relax. Una domenica mattina insolita: il cielo coperto ha tenuto in città molti cagliaritani. Così il traffico è sembrato simile a quello di un giorno della settimana, non certamente al caos domenicale. Anche trovare un parcheggio è stato fin troppo facile.
Dopo la pausa pranzo di sera sono proseguite le universiadi. La competizione alla fine ha visto prevalere la squadra cagliaritana che ha sconfitto i rivali sassaresi in tutte le prove sportive. Sassari si è consolata vincendo le due gare culturali. Verso le 20, quando la spiaggia si era già riempita, gli otto studenti dell'Ateneo di Cagliari (Marco Mascia, Gianluca Tonolo, Angelo Azzaretto, Gianni Secci, Matteo Deidda, Antonia Carta, Stefania Piras e Roberta Casula) sono saliti sul palco per la premiazione.
Poi è iniziato il conto alla rovescia per il concerto finale. L'attesa è passata in fretta tra un panino e una birra (nove serbatoi da mille litri ciascuno hanno distribuito, a pagamento, una serie impressionante di bicchieri di Ichnusa) fino a quando l'attenzione è stata tutta per Daniele Silvestri. (m. v.) 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualità
Insegnanti anziani insoddisfatti, studenti penalizzati 
Uno studio di Bankitalia rileva l’eccesso di turnover come via di fuga dalla scuola in cui lavorano. E sono poco istruiti 
 
 ROMA. Insegnanti anziani, insoddisfatti della scuola in cui lavorano e troppo spesso desiderosi di fuggire dal proprio istituto in cerca di un trasferimento nelle scuole migliori. E’ un quadro ben poco promettente quello delineato da alcuni ricercatori di Bankitalia e del ministero della Pubblica istruzione, tra i temi all’esame di via Nazionale. Un quadro soprattutto che influisce negativamente sugli studenti e sul loro apprendimento, messo a rischio dal turnover dei professori e dal loro «scarso attaccamento» alla scuola in cui operano.
 L’indagine degli studiosi passa a raggi x il corpo insegnante italiano, non solo perchè i docenti assorbono circa i due terzi della spesa corrente per l’istruzione, ma anche perchè la loro azione quotidiana rappresenta «la principale determinante, insieme alle caratteristiche innate e al contesto socio-economico, degli apprendimenti degli studenti». Quello che emerge è innanzitutto che gli insegnanti sono in media più vecchi del resto degli occupati e sono in prevalenza donne. Nelle regioni meridionali, i docenti sono in genere «più vecchi, meno istruiti e con voti di laurea o di diploma inferiori a quelli dei loro colleghi che operano nel resto del paese». Gli insegnanti più anziani possono inoltre di solito contare su un voto di diploma o laurea più basso rispetto alla media.
 «Ciò - si legge nel tema di discussione - potrebbe discendere da meccanismi di cosiddetta “selezione avversa”, per cui rimangono nella professione soggetti meno capaci». Per quanto riguarda l’accesso nel mondo del lavoro, «l’inizio della carriera è caratterizzato da forte precarietà, con contratti a termine di durata inferiore rispetto al resto dell’economia, una più intensa ricerca di un altro lavoro e una più elevata probabilità di svolgere un secondo lavoro». Ma è sul turnover che i ricercatori si concentrano con particolare attenzione.
 

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