Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 July 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 - La politica assente, editoriale di Giuseppe Marci sul primato negativo della scuola sara
2 - Marchio Dop per l'aragosta del Nord Sardegna: al disciplinare lavora anche l'Università

1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina
La politica assente
Il triste ultimo posto della scuola sarda
di Giuseppe Marci
 
Ho frequentato il liceo in un vecchio convento nel quale neanche i frati, pur votati alla mortificazione della carne, erano riusciti a restare. D'inverno faceva freddo, gli studenti, durante le ore di lezione, indossavano il cappotto. Chi ce li aveva, anche i guanti. I vetri erano rotti e sui muri delle aule cresceva l'erba: bella, nella stagione della fioritura.
Trascorsi più di quarant'anni insegno in ambienti intollerabilmente freddi: gli studenti indossano giacche a vento e guanti, gli insegnanti, più fortunati di loro, possono spostarsi seguendo la lama di sole che penetra a dispetto dei vetri sporchi.
Ci penso sempre, ad ogni convegno che si celebra con la partecipazione di esperti, dirigenti scolastici e degli immancabili politici. E ripenso alla scuola di cui parla Maria Giacobbe, la "maestrina" che doveva insegnare alle alunne a lavarsi utilizzando il sapone inviato in dono dalla Croce Rossa: era un paese sottosviluppato, la Sardegna, negli anni Cinquanta.
Poi, ho sentito dire di recente da un autorevole esponente politico, sono arrivati i Piani di Rinascita che hanno cambiato la situazione. Sarà. Certo non abbiamo bisogno di ricevere il sapone più per l'effetto di trascinamento del mondo nazionale e internazionale cui apparteniamo che per nostra virtù. La quale (piccola) virtù, invece, possiamo misurare proprio sulla scuola: sugli edifici scolastici, sui progetti educativi, sulla capacità di realizzarli, sui risultati ottenuti.
La scuola sarda, dicono i dati Ocse, è agli ultimi posti in Italia: il che vuol dire agli ultimi posti in Europa e nel mondo occidentale. Una disgrazia. Che ci colloca in una zona residuale dove la possibilità di sopravvivenza è sempre più legata ai trasferimenti e sempre meno alle capacità produttive.
"C'è un sistema che non motiva allo studio": è stato detto in un convegno tenuto di recente a Sassari. Bisognerebbe riflettere e interrogarsi, per il presente e per il passato. Quali elementi, oggi, dovrebbero motivare allo studio? Quanti, di nuovi, ne sono stati introdotti nell'ultimo periodo? E, per il passato, saprebbe il suddetto "autorevole" politico elencare partitamente quali interventi, sulla base di quale organico progetto, sono stati effettuati, tali da giustificare le sue asserzioni? Con quali risultati verificabili, se ultimi eravamo e ultimi siamo?
Un destino, che in buona parte ci meritiamo, visto che abbiamo sopportato tale stato di cose nell'ormai lunga stagione autonomistica segnata da amministrazioni buone a lanciare mirabolanti programmi e, nell'ultimo periodo, a sgridare con cipiglio. Come se la responsabilità fosse tutta di quelli che dentro la scuola (e l'Università) operano: semiassiderati dal freddo, avviliti dalla mancanza di mezzi, comunque intontiti dal lunghissimo e imbelle sforzo programmatorio della politica.
2 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 11
L'aragosta sarda avrà il passaporto
Ma il marchio Dop si applicherà solo al nord dell'isola
Enti pubblici, ristoratori e Università studiano un disciplinare che consenta di certificare il pescato tra Bosa e Santa Teresa
Denominazione di origine protetta per l'aragosta del nord-ovest. La vogliono Comuni, Provincia e ristoratori.
LUCIO SALIS
 
CASTELSARDO Turismo, a nord-ovest c'è qualcosa di nuovo: l'aragosta col passaporto. Dop, a Denominazione d'origine protetta, come prevede la normativa europea. La vogliono, fortissimamente, la Camera di commercio, la Provincia, la Federazione provinciale pubblici esercizi di Sassari. E il Comune di Castelsardo, che quest'anno ha ospitato la terza edizione della rassegna “Aragosta regina della tavola”. Manifestazione promozionale, con pranzo completo a prezzi stracciati, da 45 a 75 euro. «Per smitizzare l'aragosta come prodotto di lusso e trasformarla in testimonial del turismo», spiega il sindaco Franco Cuccureddu, infaticabile anfitrione della kermesse.
Aragosta regina, ma anche democratica, non rinuncia ai privilegi del rango. I migliori ristoratori della zona si sono sfidati all'ultima salsa per celebrarne la gloria. Alghero ha fatto man bassa di premi, con Andreini in prima posizione e Villa Loretto a ruota; terzo Su Nuraghe, di Castelsardo.
Alta gastronomia ed eventi culturali dedicati ai vacanzieri di inizio stagione, ma con un altro, grande obiettivo: ottenere la Denominazione di origine protetta, marchio di prestigio, blasone di qualità, riconoscimento di eccellenza a livello europeo per l'aragosta catturata solo e soltanto fra Bosa e Santa Teresa di Gallura. Chi glielo dice adesso ai pescatori di Oristano, Arbatax e Calasetta?
Preoccupazione lontana mille miglia dai partecipanti al convegno “Aragosta del nord ovest Sardegna: tutela e identità”, tenutosi, l'altro ieri, per elaborare la strategia di approccio alla Dop. Sede: il Castello, of course, come si conviene agli eventi memorabili. L'avanti tutta è arrivato dai vertici dell'economia sassarese: Alessandra Giudici, presidente della Provincia, Gavino Sini, presidente della Camera di commercio, Enrico Daga, presidente dei ristoratori Fipe e Lorenzo Zicconi, presidente della Confraternita enogastronomica del nord Sardegna. Di supporto, l'autorevole intervento di alcuni professori dell'università di Sassari.
È stato infatti Lorenzo Chessa, docente di Ecologia e Oceanografia biologica, a tracciare l'identikit della regina della tavola: si chiama palinurus elephas e fa parte delle 149 specie di lobsters (divise in dieci famiglie) che vivono nei mari del mondo. Da non confondere assolutamente con l'aragosta della Spagna e con il palinurus mauritanius, frequentatore delle coste dell'Africa. La specie diffusa nei mari sardi vive, in media, sino a una profondità di duecento metri ed è piuttosto pigra: il suo raggio di spostamento oscilla fra i cinque e i venti chilometri. Anche la crescita è lenta: per raggiungere la lunghezza di 12 centimetri impiega circa dieci anni.
L'irresistibile sapore delle sue carni dipende dal cibo che si procura nei fondali di roccia corallina: pesci morti, gastropodi, echinodermi (ricci) e paguri.
Anche su questi elementi si baserà il professor Chessa quando dovrà evidenziare, in una relazione, perché l'aragosta del nord-ovest è diversa dalle altre. Ma ha già precisato che «non sarà facile».
Sono numerosi gli ostacoli da superare per inserire un prodotto nell'élite delle 600 Dop europee (159 in Italia, 5 in Sardegna). Un altro fronte difficilissimo è quello della legislazione comunitaria, sul quale si è soffermato Alessio Tola, docente di Scienze merceologiche alla facoltà di Economia. Bisogna infatti lavorare sul concetto di riconoscibilità del prodotto e sul legame con un particolare territorio, nel caso specifico, la costa compresa fra Bosa e Santa Teresa. Il comitato che chiede il riconoscimento deve inoltre dimostrare di rappresentare più del 50 per cento della produzione e oltre il 30 per cento delle imprese del settore. Il tutto supportato da una relazione socio economica e da un parere favorevole della Regione. Fase delicata, quest'ultima, soprattutto se si sollevassero obiezioni in qualche altra parte della Sardegna. Ma i promotori non hanno timori: «Faremo di tutto per far passare il binomio aragosta-costa nord ovest», dice Cuccureddu. «Costituiremo subito il comitato promotore», gli fa eco Daga. La lunga marcia del palinurus elephas verso l'Europa è iniziata. 
3 – L’Unione Sarda
Cultura Estate Pagina 8
Giudice fazioso, dibattito aperto
Un saggio del 1973 di Tullio Delogu affronta un tema ancora d'attualità
 
 All'età di novant'anni è scomparso a Roma il professor Tullio Delogu, uno dei maggiori studiosi italiani di Diritto penale. Cagliaritano, ha insegnato nelle Università di Sassari, Camerino, Alessandria d'Egitto, Pisa e Roma, dove fu anche preside della facoltà di Giurisprudenza. Collaborò con il professor Alfredo Rocco autore del Codice Penale del 1930 che ancora in vigore pur con qualche modifica. Pubblichiamo una sintesi di un suo articolo uscito nel 1973, ma ancora attualissimo.
 
Il problema del giudice "politico", del giudice, cioè, che getti sulla bilancia della Giustizia il peso delle "sue" ideologie politiche, alterandone l'equilibrio, agitato finora allo stato fluido, negli ultimi tempi è precipitato, prendendo corpo come realtà concreta anche nelle severe e serene aule della Giustizia. La S. Corte di Cassazione è stata, infatti, investita del problema dell'angolo visuale della ricusazione; ma lo ha risolto in un modo aprioristico o per lo meno tautologico, in sostanza negandone per definizione la stessa esistenza, sulla base di una insospettabilità quasi ontologica del giudice.
Subito dopo, però, il Procuratore Generale, della stessa Suprema Corte, nel suo discorso inaugurale dell'anno 1973, ha onestamente dato atto dell'esistenza del problema, documentando le sue affermazioni, e ne ha segnalato la imprescindibile urgenza, non solo di tempo ma di sostanza. Tuttavia ha escluso la possibilità di porvi riparo attraverso il rimedio più naturale nel quadro della dialettica processuale: il ricorso, appunto, alla figura dello judex suspectus, nel timore che ciò urti la sensibilità dei magistrati e renda possibili le più odiose speculazioni.
É recente, poi, il riconoscimento in termini crudi non solo della possibilità di un giudice sospetto perché eccessivamente politicizzato, ma addirittura del "giudice fazioso" per la stessa ragione e proviene proprio da quel Consiglio Superiore della Magistratura che è costituzionalmente controllore e garante della indipendenza di essa Magistratura. Pur negando la sua competenza ad interventi disciplinari, detto organo ha riconosciuto che costituisce "addebito suscettibile di valutazione in sede disciplinare" il fatto "di avere nell'esercizio... della attività giurisdizionale dimostrato faziosità neppure dissimulata, che mette a repentaglio la fiducia della quale l'attività giurisdizionale deve essere circondata".
Che il giudice fazioso possa essere sottoposto per questa ragione a procedimento disciplinare per violazione del suo dovere di obiettività nel decidere, ha certo la sua logica e fa parte del regolamento delle interna corporis, senza il quale nessun organismo collettivo può vivere e funzionare. Però, bisogna riconoscerlo onestamente, questa conseguenza sanzionatoria costituisce pur sempre una ben magra soddisfazione per la parte che della faziosità di questo eventuale giudice abbia dovuto fare le spese.
Vietare l'iscrizione del giudice ai partiti politici è costituzionalmente possibile ma, come riconosce del resto lo stesso Procuratore Generale, con tal rimedio non si andrebbe molto al di là di un semplice palliativo: la storia insegna che la legge non può soffocare e nemmeno imbrigliare le idee. L'unico rimedio veramente efficace, perché preventivo e di sostanza, resta, dunque, quello del ricorso alla figura del giudice sospetto.
Né sembra che tale ricorso, come si paventa, suoni offesa alla contabilità dei giudici, che è certo la regola. A pensarci un momento, i motivi di ricusazione chiaramente e sicuramente codificati hanno tutti un contenuto molto, ma molto più offensivo per il giudice di quanto possa averlo il sospetto di eccessiva passione politica. Persino il delitto politico, in fondo, ha sempre goduto e gode di un trattamento di favore appunto in omaggio a quell'indubbio alone di altruismo che circonda la milizia politica a tutti i livelli e manca decisamente, invece, in tutte le situazioni che meritano i motivi di ricusazione oggi espressamente previsti.
Di più, non bisogna dimenticare la dialettica completamente degli istituti nei quali la figura dello judex suspectus si articola. Il giudice che di fronte ad una causa, per ragioni politiche, senta di non poter giudicare come extraneus e quindi imparziale, ha il potere-dovere di astenersi. E se lo fa, tutti non potranno che dargli atto della sua onorabilità e della sua correttezza giurisdizionale. Se per sostenere il motivo, non si astiene perché sicuro della sua imparzialità, la parte può accordargli la stessa fiducia che gli si è accordato, e non ricusarlo. Se gli nega tale fiducia e chiede la ricusazione, il giudice non dovrà che prendersela con se stesso. Né sembra che questa dialettica possa essere inquinata da "odiose speculazioni". La domanda della parte che non ha accordato fiducia al giudice è vagliata sempre da un giudice superiore, ed il ricusante temerario deve sopportare le conseguenze delle sue gratuite insinuazioni (art. 71 c.p.p.).
Altra cosa che bisogna tener presente è, poi, la vera essenza della figura dello judex suspectus: non è tanto quella della sua possibile umana parzialità - il che implicherebbe del resto un difficile se non impossibile processo alle intenzioni - quanto quello, molto più facilmente accettabile, di una situazione concreta di giudizio, materiale o psicologica, tale da ingenerare la possibilità e dunque il sospetto di una sua parzialità. Si ripete in sostanza lo spirito della vecchia istruttiva storia della moglie di Cesare: non certo della sua dissolutezza si trattava, ma del sospetto che nemmeno doveva sfruttarla.
TULLIO DELOGU 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Tunnel sottomarino in via Roma» 
Francesco Annunziata e Francesco Boggio contestano il no dell’equipe Fancello 
Traffico. Dalla facoltà d’Ingegneria arriva una nuova proposta per liberare dalle auto il fronte del porto 
 
CAGLIARI. ‹‹Il tunnel sotto via Roma? Una buona soluzione. Ma se proprio non si vuol rischiare di interrompere i lavori perché, verosimilmente, spunterebbe qualche reperto archeologico al pari della nave romana ritrovata a Olbia, lancio un’altra proposta: facciamolo sott’acqua››. Prego? ‹‹Sott’acqua, a valle dei moli: da via Sant’Agostino fino a viale Colombo, passando sotto la capitaneria di porto››. La proposta arriva da Francesco Annunziata, ordinario di costruzioni stradali nella facoltà di ingegneria dell’ateneo cagliaritano, a margine del dibattito sul progetto fortemente voluto dalla giunta Floris. Che, com’è d’obbligo, attira critiche e apprezzamenti. E così, dopo la presa di posizione di un altro rappresentante dell’università, quel Gianfranco Fancello che solo qualche giorno fa aveva definito il tunnel pensato da Emilio Floris come ‹‹la cura peggiore della malattia››, il suo collega Annunziata non solo approva l’idea del Comune, ma rilancia. ‹‹Che problema ci sarebbe - chiede Annunziata -. Ci sono strade che passano sotto i fiumi, altre sottoterra: perché non possiamo disegnare e costruire un’arteria diretta che passa sotto il mare, sulla falsariga del tunnel della Manica? C’è un fondale di circa 14 metri: ci passiamo sotto. Detto questo: io non ho alcun progetto in mano, non voglio avanzare alcuna ipotesi radicale, mi preme solo sottolineare come l’idea di una piastra pedonale nell’area di via Roma sia quella giusta, sia il vero obiettivo perseguibile››. Anche se, come riporta lo studio del suo collega Fancello, i volumi di traffico rimarrebbero uguali, e anzi nelle vie d’accesso all’area del porto risulterebbero incrementati? E anche se i costi per la realizzazione di quest’opera si aggirano intorno ai centoventicinque milioni di euro, senza la garanzia di una reale utilità? ‹‹A mio parere - controbatte Annunziata - le ricadute positive sarebbero importantissime: si pensi alla rivalutazione della Marina ma anche al nuovo ruolo per piazza Matteotti, che potrebbero sul serio candidarsi a centro di scambio intermodale tra i diversi mezzi di trasporto. E credo che questi consistenti benefici meritino un costo di costruzione relativamente alto. Non possiamo solo vedere i numeri che riguardano il traffico, è una visione limitativa: a quel punto nemmeno la Carlo Felice avrebbe senso››. Via libera alla piastra pedonale con tunnel annesso anche da Francesco Boggio, geografo e territorialista sempre in forza alla facoltà di ingegneria: ‹‹Perché non realizzare questo progetto? Dobbiamo pensare alla sua funzione primaria: cancellare la cesura tra porto e quartiere Marina. E allora: una cosa è accogliere i crocieristi, ad esempio, e far loro attraversare nove corsie destinate al traffico veicolare, così com’e ora, e ben altra cosa è offrire un’area pedonale attraversata solo dalla metro di superficie››. Il problema evidenziato da Gianfranco Fancello però riguarda soprattutto, come ricordato, i flussi di traffico delle arterie d’ingresso: che fare su questo versante? ‹‹Premetto una cosa: io non metto assolutamente in dubbio il lavoro dell’equipe guidata da Gianfranco Fancello, non posso né voglio invalidare i loro dati - puntualizza Boggio - ma non dimentichiamoci che nei prossimi anni la città cambierà: molto probabilmente lo stadio sarà spostato, e stessa sorte toccherà alla Fiera. Ecco allora che una mole importante di traffico potrebbe diminuire. Ed è anche per questo motivo, insieme alla rinascita del quartiere Marina, che credo non si possa escludere a priori il progetto del tunnel››.
PABLO SOLE 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
Gli studenti di Architettura espongono nella sede del parco 
 
ALGHERO. Si è aperta nei locali della sede del Parco A Tramariglio la mostra degli elaborati progettuali degli studenti del primo anno del corso di laurea in architettura. Un evento di animazione diffusa che si inquadra tra le iniziative previste dal progetto Ceamat. Una collaborazione fortemente voluta dall’Ente parco e gradita dalla facoltà di architettura che ha fatto sì che i due enti si incontrassero nel corso di una iniziativa che ha visto attori protagonisti i giovani architetti del domani. La mostra che riassume i progetti o meglio le prime esperienze degli studenti, vede come argomento un angolo in particolare del territorio del parco cioè quello della laguna del Calich e del borgo di Fertilia. Proprio quest’ultima, la città di fondazione algherese è stata presa come metafora di città del parco e anello di congiunzione ideale tra l’ambiente protetto e Alghero. Gli elaborati sono stati presentati dal preside della facoltà professor Giovanni Macciocco alla presenza del presidente del Parco Antonello Usai. E proprio quest’ultimo ha salutato gli studenti invitandoli a proporre nuove progettualità di valorizzazione territoriale dell’area parco. «Siete voi i professionisti di domani e voi dovete tutelare ancora di più questo ambiente per consegnarlo ai vostri figli - ha evidenziato Usai - ed è quindi necessaria una profonda conoscenza delle peculiarità ambientali di quest’area che vi esorto ad approfondire». La mostra potrà essere visitata fino a venerdì, dalle 9 alle 15. (s.o.)
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
Borse di studio e alloggi Ersu, bandito il concorso per il 2008/09 
 
SASSARI. L’Ersu di Sassari bandisce un concorso per il conferimento di borse di studio e servizi abitativi. Hanno titolo a concorrere gli studenti, in possesso dei requisiti di reddito e di merito, che s’iscrivono, per l’anno accademico 2008/09 all’Università, Accademia di Belle Arti, Conservatorio di Musica di Sassari. La richiesta di partecipazione al concorso dovrà essere inviata esclusivamente online collegandosi al sito Internet dell’ente: www.ersusassari.it dove è possibile scaricare il testo integrale del bando. Per rendere più agevole l’accesso alla procedura è stata attivata sul sito una “Guida alla compilazione online”. Le domande dovranno pervenire improrogabilmente entro le 24 del 29 agosto 2007, anche quest’anno gli interessati avranno dunque due mesi per inoltrare la loro richiesta. Gli studenti che risulteranno beneficiari o idonei al concorso, dovranno sottoscrivere la domanda, entro 10 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie provvisorie, pena l’esclusione dai benefici. Si ricorda inoltre che gli studenti che prevedono di iscriversi al 1º anno possono richiedere i benefici come “Matricole non iscritte” comunicando l’avvenuta iscrizione, entro i termini previsti nel bando. Nell’Anno Accademico 2007-2008 l’Ersu ha erogato un numero di borse di studio pari a quello di tutti gli aventi diritto. È aumentato inoltre il numero di posti nelle residenze studentesche che è salito complessivamente a 550. Questi dati hanno portato Sassari ai primi posti in Italia per qualità dei servizi. L’obiettivo dell’Ersu è quello di migliorare ulteriormente la posizione dell’ateneo turritano nelle prossime valutazioni Istat, con l’impegno di rendere l’università di Sassari sempre più competitiva in ambito nazionale e appetibile anche per gli studenti non sardi.
 

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