Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 May 2008
Rassegna stampa a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna
1 - L’Unione Sarda
Prov Ogliastra Pagina 26
Nuova conquista scientifica dell’équipe di ProgeniA in collaborazione con i centri di ricerca americani
Ecco perché la tiroide fa le bizze
Scoperto in Ogliastra il gene che la può alterare
Le ricerche genetiche condotte su quattromila volontari ogliastrini hanno garantito all’équipe di ProgeniA una nuova sensazionale scoperta. È stata individuata la variante di un gene che può alterare la tiroide e provocare malattie endocrine
 
Le ricerche sulla longevità condotte in Ogliastra all’interno del progetto ProgeniA, grazie al coinvolgimento di brillanti ricercatori e 4300 volontari, continuano a regalare risultati scientifici di enorme importanza. L’ultimo in ordine di tempo è la scoperta di una correlazione tra una variante del gene chiamato Pde8b e l’ormone che stimola la tiroide (Tsh). La scoperta presentata ieri all’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del Cnr, nella sede della Cittadella universitaria di Monserrato e pubblicata sulla rivista scientifica "American Journal of Human Genetics", sarà citata in molti dei successivi lavori di ricerca in questo campo.
L’ÉQUIPE SARDA Il gruppo di ricerca che ha annunciato la scoperta è guidato da Silvia Naitza, una delle scienziate di ventura nate in Sardegna: dopo 17 anni di esperienza professionale in giro per i più prestigiosi laboratori internazionali ha raccolto la proposta di rientrare nell’Isola e unirsi al gruppo ideato da Giuseppe Pilia, il ricercatore ogliastrino scomparso tre anni fa. Naitza, laurea in biologia alla Sapienza di Roma e dottorato di ricerca all’Imperial College di Londra, ricercatrice dell’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia (Inn) del Cnr di Cagliari, spiega: «In particolare la presenza di questa variante genetica è associata a un aumento dei livelli di Tsh nel sangue, indicatori sensibili della funzionalità della tiroide, una ghiandola che controlla il metabolismo corporeo e la cui alterazione porta allo sviluppo di alcune comuni malattie endocrine che colpiscono circa il 10 per cento della popolazione mondiale». I risultati sono stati confermati in popolazioni distinte, a indicare che le scoperte realizzate in Sardegna possono essere utili per studi genetici su ampia scala nella popolazione mondiale.
CAUTELA La scoperta potrà condurre, in futuro, a risultati applicabili clinicamente ma è opportuno non alimentare previsioni di soluzioni prodigiose: «Sono necessarie ulteriori indagini - prosegue Silvia Naitza - ma complessivamente i risultati di questa ricerca indicano chiaramente che varianti comuni del gene Pde8b influenzano la produzione dell’ormone tiroideo e il conseguente rilascio nella circolazione sanguigna di Tsh da parte dell’ipofisi. Questa scoperta apre nuove strade di ricerca che potrebbero condurre a risultati importanti. Al momento possiamo ipotizzare che questo gene possa costituire un bersaglio per il trattamento di alcune patologie tiroidee.»
GLI STUDIOSI AMERICANI Lo studio, come hanno sottolineato ieri i coordinatori del progetto ProgeNIA, Manuela Uda e Antonio Cao, nasce dalla collaborazione tra numerose figure professionali, come clinici, infermieri, biologi molecolari, informatici e statistici, appartenenti a gruppi di ricerca italiani e stranieri. Oltre all’Inn-Cnr hanno contribuito alla realizzazione di questa ricerca National Institute of Health (National Institute of Aging) di Baltimora, l’Università degli studi di Cagliari (il gruppo guidato da Stefano Mariotti), l’Università del Michigan, l’Università del Maryland di Baltimora, l’Università di Parma. Il finanziamento delle ricerche proviene dal National Institute of Health per lo studio della longevità.
ANDREA MAMELI 
 
2 - L’Unione Sarda
Prov Medio Camp Pagina 45
Cultura
La Reggia nuragica come il Louvre
Barumini nel direttivo dell’Unesco 
 
Prestigioso riconoscimento per Barumini che entra a far parte del direttivo Unesco in Italia. In concomitanza con la fiera delle cento città d’arte d’Italia, si è svolta a Ravenna l’assemblea dei 41 Comuni dichiarati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Barumini rappresenta l’unico centro della Sardegna per merito dell’unicità e particolarità del villaggio nuragico "Su Nuraxi" iscritto dal 1997 nel World Heritage List. Una consacrazione mondiale delle pietre di basalto della Reggia dei re-pastori tra le meraviglie del pianeta, accanto alle piramidi d’Egitto, all’Acropoli di Atene, al Machupicchu in Perù, a Pompei, alla Reggia di Caserta e al Louvre di Parigi.
Il Comune di Barumini e la Regione Toscana sono i nuovi soggetti del direttivo nazionale che passano da sei a otto componenti. E il sindaco Emanuele Lilliu è stato anche eletto nel comitato di presidenza rappresentato dal sindaco di Ferrara. «Far parte di un organismo così importante e rappresentare l’unico sito dell’Isola, ci riempie di gioia. Il merito va soprattutto all’Accademico dei Lincei Giovanni Lilliu, riconosciuto come il più grande archeologo sardo dei nostri tempi, per aver riportato alla luce tra il 1951 e il 1956 il nuraghe nascosto sotto una collina», confessa Emanuele Lilliu. Ma gli amministratori sono riusciti a strappare anche un altro importante risultato: per la prima volta in Sardegna si riunirà il direttivo nazionale italiano dell’Unesco allargato all’intera assemblea. L’appuntamento si terrà a Barumini il 18 e 19 giugno nel Centro di comunicazione e promozione del patrimonio culturale Giovanni Lilliu, inaugurato appena 40 giorni fa. Un’ulteriore occasione per mettere in risalto il patrimonio storico, culturale, archeologico, architettonico e ambientale del paese della Marmilla, che oltre al nuraghe Su Nuraxi, annovera nel proprio territorio il seicentesco palazzo baronale dei marchesi Zapata, che ha custodito per 500 anni tra le sue fondamenta la scoperta archeologica più importante degli ultimi venti anni: Nuraxi ’e Cresia, un nuraghe a tre torri risalente a 3500 anni fa, probabilmente il primo insediamento preistorico di Barumini.
«Far parte attiva di questo organismo -aggiunge Emanuele Lilliu- significa avere rapporti diretti con le istituzioni. Basti pensare che nella finanziaria ci sono 21 milioni di euro da destinare ai siti Unesco per lavori di restauro e valorizzazione».
CARLO FADDA 
 
3 - L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 56
Ozieri. Facoltà di agraria
Ultime speranze per ottenere il centro universitario 
 
Potrebbero esserci ancora speranze che la struttura universitaria superiore dedicata alla ricerca possa sorgere ad Ozieri. Non lo esclude l’ex sindaco Giovanni Cubeddu che in consiglio comunale ha sollecitato l’attuale primo cittadino a muovere passi ufficiali per chiedere all’Università di Sassari di prendere in considerazione questa ipotesi, anche a causa dell’indecisione che ci sarebbe sulla vicenda. Dal suo punto di vista privilegiato di docente della Facoltà di Veterinaria, Cubeddu ha informato il Consiglio che ancora non vi è nessuna certezza che la struttura possa nascere a Bonassai. «Non si fa in tempo a realizzare le opere e anche la Facoltà di Agraria sta facendo passi indietro». Cubeddu ha ricordato che esistono con l’Università impegni per la scelta di Ozieri, per questo la sua giunta si era mossa per mettere a disposizione un terreno di 48 ettari nella piana di Chilivani acquisito tramite la permuta di un intero piano di uffici che il Comune aveva realizzato restaurando il vecchio burrificio e concessi in affitto alla sede Inps. «Ci eravamo mossi celermente e abbiamo anche reperito le risorse - ha affermato - Cubeddu che ricorda il finanziamento di un milione di euro ottenuto dalla Regione tramite la rimodulazione del P.I.A. Sassari 15. Un fatto che spingerebbe verso la soluzione di Ozieri se viene considerato come atto programmatorio della Regione. Il sindaco Leonardo Ladu si è però dimostrato prudente «Noi abbiamo messo a disposizione il terreno e il progetto. Ma non credo che sia razionale realizzare un struttura spendendo un milione di euro se non siamo sicuri che ci sia interesse certo da parte dell’Università». Ladu si è detto convinto che sia necessario non sprecare le risorse e utilizzare i beni a disposizione. In questo senso nel terreno in questione si procederà al completamento del canile consortile con una spesa di 300 mila euro. Un progetto in tal senso è stato inserito fra le opere da appaltare entro l’anno. L’impianto aveva infatti necessità di un ampliamento per poter garantire il servizio in ambito consortile. La prevenzione del randagismo è uno dei servizi che è stato inserito fra le priorità nell’ambito dei programmi dell’Unione dei comuni. Un servizio svolto attualmente senza continuità dalle amministrazioni e facendo riferimento a strutture esistenti fuori dal territorio.
ROSSANO SGARANGELLA
1 - La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Nuoro
Un altro passo verso la Fondazione
La Provincia appoggia la «Satta» ma non l’ateneo consorziato
Il sindaco Mario Zidda «Chiederò il parere legale alla Regione» 
 
NUORO. Università, passo in avanti verso la Fondazione. Almeno da parte della Provincia, se non dal Comune, l’altro partner del consorzio universitario. Giovedì mattina, infatti, il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno con cui impegna presidente e giunta a salvaguardare «prioritariamente» il Consorzio Satta, sulla base di una legge che impedisce al Comune di aderire a non più di un solo consorzio. Insomma, tra università e biblioteca, la Provincia ha scelto la Satta.
E non è finita. Quasi in contemporanea all’ordine del giorno della Provincia, infatti, anche la Camera di commercio e la Terfidi hanno deciso formalmente di aderire alla Fondazione. Inoltre la Camera di commercio ha deciso di dedicare al tema una seduta consigliare monotematica entro il mese di giugno.
Si allarga così il fronte promosso dal presidente Roberto Deriu per il superamento definitivo del vecchio consorzio universitario con una formula tutta nuova, sia sul piano amministrativo che gestionale. Una formula che però non sembra garantire tutti e in particolare il Comune di Nuoro sia per il metodo con il quale è stata avanzata la proposta sia per il tipo di gestione che questa prospetta, quasi di natura privatistica. Insomma, per alcuni partner (ma non solo) la Fondazione non garantirebbe la «natura pubblica» dell’università barbaricina, così come è stato fino ad oggi, pur con tutti i limiti del caso. E comunque i dissensi tra Provincia e Comune, che non dialogano da troppo tempo, non sembrano fermarsi a questo.
E’ in questo quadro che giovedì è arrivato l’ordine del giorno mirato alla biblioteca Satta, ma indirettamente anche alla Fondazione. Come si è detto infatti: «Non più di un consorzio» al Comune. La scelta quindi andava fatta su uno dei due consorzi in campo. E la Provincia ha scelto il consorzio della biblioteca Satta, sulla base anche di una richiesta del presidente di quel consorzio Priamo Siotto che aveva chiesto una "modifica parziale e temporanea" dello statuto dell’ente, ormai privo delle Comunità montane di Nuoro e Siniscola, cancellate dalla riforma regionale, e per questo paralizzato nelle sue funzioni strutturali.
La modifica statutaria avanzata da Siotto tuttavia non è stata accolta perchè questa avrebbe portato comunque portato «a due consorzi» quello della Satta (anche se ridotto ai soli Comune e Provincia) e quello universitario. Da qui l’impegno del consiglio provinciale di salvaguardare prioritariamente il consorzio Satta, ma a questa precisa condizione: di andare per l’università a un superamento del consorzio con un «altro strumento di gestione». Cioè con la Fondazione? La linea rimane questa, anche se con qualche apertura ad altre ipotesi.
L’ordine del giorno provinciale impegna infatti la propria commissione consiliare ad attivare poi «ogni possibile forma d’intesa» con la commissione competente del Comune di Nuoro per individuare «soluzioni condivise». Sarà possibile?
In Comune l’assessore Teresa Pintori e il sindaco Mario Zidda non si sbilanciano più di tanto. Loro parlano di «proposte legittime» da parte provinciale, ma dicono anche che sulla questione consorzi si tratta solo di «interpretazioni». E’ per questo che il Comune su questo chiederò quanto prima il «parere legale» della Regione. Un parere che peserà molto sul futuro dell’università nuorese.(n.b.) 
 
2 - La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
CERIMONIA IL 4 GIUGNO
Diritto allo studio: premi dell’università 
 
SASSARI. Il 4 giugno alle 10 si svolgerà, nell’aula Eleonora d’Arborea, in piazza Università, la cerimonia di consegna, da parte del rettore, Alessandro Maida, dei premi di studio a due studenti di istituti superiori che hanno svolto i migliori elaborati sui problemi della disabilità.
Si tratta di un concorso bandito per il terzo anno consecutivo dall’ateneo, riservato agli studenti che frequentano gli ultimi due anni delle superiori allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, i giovani al problema della disabilità. In modo particolare si intendono sottolineare gli aspetti che riguardano la possibilità di fornire agli studenti disabili la preparazione culturale necessaria per introdurli nel mondo del lavoro, attraverso l’applicazione concreta delle disposizioni relative al diritto allo studio che riguardano tutte le persone.
«L’università di Sassari - si legge in un comunicato - è impegnata da molti anni, attraverso il lavoro propositivo della commissione disabili, presieduta dal docente universitario e ricercatore Francesco Feo, nella ricerca dei mezzi necessari che nell’ambito del diritto allo studio di tutti gli studenti, forniscono pari opportunità agli studenti disabili».
L’iniziativa è stata concepita in quest’ambito e, dato il suo successo iniziale, si spera che possa essere ripetuta negli anni futuri con una partecipazione sempre più ampia degli istituti superiori, degli insegnanti, degli studenti e dei loro parenti e amici. 
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
La scoperta presentata ieri a Cagliari fa parte del progetto avviato in Ogliastra nel 2001
Ecco il gene che altera la funzione della tiroide
Lo studio è del gruppo Progenia guidato dallo scienziato del Cnr Antonio Cao
È stata individuata la «variazione» responsabile dei livelli dell’ormone che stimola la ghiandola-farfalla 
 
CAGLIARI. Assomiglia a una farfalla, solo che quando fa i capricci stiamo male, e molto. La ghiandola tiroidea svolge un ruolo cruciale nel controllo del metabolismo del nostro organismo. Per questo è importante la scoperta di un gene, in grado di alterarne il funzionamento, fatta dal gruppo del Progenia. L’equipe fa capo allo scienziato Antonio Cao, direttore dell’Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia (INN) del CNR. Ed è stata presentata ieri a Cagliari.
La farfalla-tiroide influisce sul senso di affaticamento, sull’insonnia, sul battito cardiaco, sul tasso di colesterolo, sul peso corporeo, sulla massa muscolare sulla condizione della pelle, sulla vista, sullo stato mentale e su tante altre cose. Di disfunzioni tiroidee soffre il 10 per cento della popolazione mondiale. E non è un caso che gli esami della tiroide siano tra i primi consigliati in caso di malessere generale.
Il progetto Progenia è iniziato nel 2001 grazie a un finanziamento complessivo di 27 milioni di dollari da parte del NIH (il National Institutes of Health, l’ente di medicina pubblico degli Usa) e grazie anche alle ricerche di un allievo di Cao, Giuseppe Pilia, «prematuramente scomparso nel 2005». Il gruppo opera nell’Ogliastra, con sede a Lanusei ed è supportato dal NIH sino al 2011.
La parola d’ordine è Genoma-Wide Association Study, un approccio scientifico che ha permesso di individuare ben 360mila variazioni interne al DNA. Il tutto tramite uno studio, condotto su 4.300 sardi esaminati all’interno del Progenia, che ha portato alla caratterizzazione di ben due milioni di variazioni di sequenze del DNA. Come dire: un universo di possibili differenze che alla fine ci permettono di essere quello che siamo, in salute e in malattia. Ed è proprio una di queste variazioni (un polimorfismo del gene PDE8B) che è stata individuata come responsabile dei livelli dell’ormone che stimola la tiroide. Scoperta resa possibile dagli incroci tra i dati raccolti nell’indagine (dalle abitudini di vita ai risultati delle analisi genetiche).
Ma perchè l’Ogliastra? Perchè si tratta di una zona, ha spiegato più volte Cao, «rimasta isolata per millenni e che, con molta probabilità, deriva da un ristretto numero di fondatori». Il che ne fa il paradiso dei genetisti in quanto le anomalie permettono di arrivare prima a capire il funzionamento del DNA.
«Le disfunzioni tiroidee - spiega Silvia Naitza, ricercatrice dell’INN e responsabile di questa ricerca - fanno parte di quelle patologie complesse che dipendono da fattori ambientali (in questo caso per il 60 per cento) e da elementi genetici (per il 40 per cento)». Il polimorfirmo individuato «spiega solo il 2,3 per cento delle variazioni dei livelli ematici dell’ormone che stimola la tiroide», precisa Serena Sanna, responsabile delle analisi genetiche nel Progenia. «In collaborazione con altri gruppi - informa Manuela Uda, responsabile scientifico del Progenia - abbiamo replicato e confermato i risultati in due gruppi geneticamente distanti da quello sardo: la popolazione fondatrice degli Amish della Pensylvania e quella toscana dello studio Inchianti per un totale di 4.158 individui».
Ma come agisce la variante del PDE8B? Questo polimorfismo, spiega Naitza, «serve a degradare un messaggero particolare, il c-AMP che agisce sui recettori delle cellule della tiroide dandogli l’imput per produrre l’ormone. Il che significa che può esserci: o uno sviluppo eccessivo, o ridotto della funzione tiroidea, con tutto quello che ne segue». L’ipotiroidismo (la riduzione dell’ormone) porta al rallentamento generale del metabolismo e, quindi, ad affaticamento e astenia; l’ipertiroidismo a una accelerazione del tutto e a insonnia e consumo eccessivo di energia.
Lo studio è stato pubblicato nell’«American Journal of Human Genetics» ed è frutto di una collaborazione internazionale: oltre all’INN-CNR hanno contribuito l’NIA-NIH di Baltimora, l’università di Cagliari, quella del Maryland di Baltimora e l’ateneo di Parma.
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Fatto del giorno
Italia con le pile scariche, sardi più felici
«C’è maggior benessere finanziario anche se l’economia è in stagnazione»
«Non basta monitorare l’impiego dei fondi bisogna capire l’impatto della spesa»
di Alfredo Franchini 
 
CAGLIARI. «In tutti i settori dell’economia sarda è stasi». Il Rapporto del Crenos, presentato ieri a Cagliari, parla chiaro: nel contesto europeo l’Italia va male, la Sardegna pure anche se un po’ meno. Prendiamo il Pil pro capite: fatto 100 l’indice, l’Italia è calata da 122 del 1995 a quota 105, la Sardegna da 90 a 80 e quindi rispettivamente -17 per il nostro Paese e -10 per la nostra isola. «Ci potrà consolare»? chiede il presidente Soru che non ama particolarmente il gioco delle statistiche. Italia con le batterie scariche, dunque, mentre la Sardegna, ferma nei settori economici, sembra più ottimista: almeno è quanto risulta da un’indagine effettuata «a campione» dalla Iares sulla percezione del benessere.
Sessanta sardi su cento si definiscono «piuttosto felici» e 30 sono soddisfatti della propria situazione finanziaria. Il Rapporto del Crenos, centro di eccellenza delle due Università, è giunto alla quindicesima edizione. Curato da 29 ricercatori è stato illustrato dalla responsabile, Anna Pinna, e coordinato dal direttore Raffaele Paci che tra qualche giorno rassegnerà le dimissioni, (è uno dei papabili per la successione del Rettore dell’Università di Cagliari, Mistretta). «Non è un Rapporto sulla congiuntura», ha spiegato Paci, «né vuole ricalcare le seicento pagine del Censis. Vuole esaminare la situazione economica per comprenderne la struttura, le tendenze». Per capire meglio dove va l’economia, sono intervenuti Fabrizio Barca, dirigente del ministero dell’Economia, il presidente Soru, il presidente degli industriali della Sardegna meridionale, Alberto Scanu. Primo problema: il Pil. L’anno passato era stato espresso un ottimismo che non è stato confermato dai fatti. «Una performance ridimensionata», ha spiegato Anna Pinna, perché l’Istat ha dovuto rivedere i numeri. Le cause? Le turbolenze finanziarie e il rallentamento dell’economia americana. Fabrizio Barca, per questo, invita a usare i numeri solo quando sono «consolidati». Il Crenos prudentemente presenta il Pil pro capite del 2006 (77,4 in Sardegna contro 117,5 del Centro Nord) e constata anche una maggiore capacità di esportare (13,3% del Pil ma se si toglie il petrolio il dato scende al 4%). Stasi in tutti i settori produttivi, ribadisce Anna Pinna e il presidente degli industriali, Alberto Scanu, non ha dubbi: «Se gli imprenditori sardi operassero fuori dall’isola sarebbero tutti Campioni»... Soru non ci sta e non resiste alla battuta: «Se i politici sardi fossero all’estero, io sarei Obama»! Ma al di là delle battute l’esponente di Confindustria pone il problema della competizione delle imprese sarde, della mancanza di cultura dell’innovazione e vede grandi prospettive per alcuni settori: l’agro-industria prima di tutto, il turismo e il settore immobiliare. Per il turismo, dice Scanu, i dati non sono veritieri perché non si conteggia il mercato delle case date in affitto «in nero». Ci sono tante opportunità anche se «saremo un’isola per sempre», afferma Scanu, «non abbiamo nemmeno un Ponte su cui sognare». Soru avrebbe spiegato, poi, di essere felice di stare in un’isola: «Oggi è un fattore di competitività positiva, non è più come una volta, nel passato si era tagliati fuori ma oggi? Chi conosce le Marche, l’Abruzzo, la Basilicata»?
Fabrizio Barca parte dalla Questione meridionale: «Non si può dire che il Sud sia oggi al centro del dibattito del Paese. Si parla di criminalità, di soldi dati a pioggia e non si citano mai i numeri. Quelli veri». Ad esempio, leggendo il Rapporto Crenos, si scopre che il Mezzogiorno d’Italia cresce pochissimo ma sempre più del Nord: 0,6 contro -0,1. Una piccola cosa ma che si ripete da sei anni nonostante la spesa in conto capitale sia molto diminuita. Significa che quella crescita del Sud, da misurare con il bilancino del farmacista, è avvenuta senza la spesa in conto capitale, senza il denaro a pioggia. Barca esamina il rapporto e pone domande: «La chimica è cresciuta. Dipende dal prezzo o c’è ancora qualcosa che può funzionare»? Aumentano anche i consumi: «Sarà anche merito dei turisti che affollano la Sardegna in estate»? E le due domande servono per dire che si può e si deve agire anche in quelle direzioni. Per questo, avverte Barca, non si deve fare confusione tra «monitoraggio e valutazione della spesa»; il primo è utile per capire, ad esempio, se le risorse sono state impiegate davvero per costruire una strada, la valutazione ci serve per capire a cosa è servita l’opera.
Il presidente Soru ha ribadito le scelte della Regione sui trasporti locali: «Dei treni non si parlava più e invece tra un anno e mezzo si potrà fare Cagliari-Sassari in due ore e 10 minuti»; (domenica la prova su un treno di una ditta spagnola). Soru ha ricordato i miglioramenti realizzati per energia e acqua e le battaglie ancora aperte sulla scuola sarda e sul trasporto merci via mare che passa dalla fine della concessione a favore della Tirrenia. Ma non crede molto ai numeri come fotografia di una realtà: «Sono dati di anni diversi, del 2000, del 2003 e così via. E al massimo sono l’immagine di un’altra Sardegna». Altrimenti perché 60 sardi su 100 si dicono piuttosto felici?

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