Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 May 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

4 - Strategia unica per il turismo, un rapporto predisposto dalla facoltà di Architettura di Sassari 
6 - «L’Erasmus aiuta a crescere» , racconti degli studenti a Sassari

1 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 62
scienza
È morto il padre dell’Lsd
Albert Hofmann, la psichedelia come medicina dell’anima
   
Albert Hofmann era quanto di più lontano si potesse immaginare dalla cultura ribellistica degli anni Sessanta. Era un serio ricercatore svizzero, dipendente della multinazionale farmaceutica Sandoz. Eppure, scoprendo quasi per caso l’Lsd, finì per diventare uno dei padri di quella rivoluzione culturale che 40 anni fa cambiò il mondo. È morto all’età di 102 anni.
Nacque a Baden, in Svizzera, nel 1906 e studiò chimica all’Università di Zurigo. Conseguì un dottorato sulla struttura della chitina e, una volta assunto nei laboratori della casa farmaceutica a Basilea, si mise a studiare l’ergot o segale cornuta, per cercare di isolarne il principio attivo. Gli effetti dell’ergot erano conosciuti da secoli: la sua ingestione provoca deliri allucinatori e forti dolori alle gambe, definiti un tempo «febbre del pellegrino». Componente comune degli alcaloidi della segale cornuta è proprio l’acido lisergico. Hofmann nel 1938 sintetizzò il dietilamide-25 dell’acido (25 perché proveniva dal campione con quel numero). Era l’Lsd, ma lì per lì non se ne accorse nessuno. La sostanza, apparentemente priva di utilità, fu messa da parte. Fu cinque anni dopo, nel 1943, che Hofmann scoprì casualmente i suoi effetti allucinogeni. Lo scienziato stava maneggiando l’Lsd-25, quando alcune gocce gli finirono sulle dita. Inavvertitamente si portò le dita alla bocca e ingerì la sostanza. Fu il primo trip acido della storia: un senso di stordimento e irrequietezza. Ma lo scienziato decise di studiare quella sostanza e di sperimentarla ancora su se stesso.
Tre giorni dopo assunse 250 microgrammi di Lsd prima di tornare a casa in bicicletta. Quel breve viaggio, raccontato poi nella sua autobiografia, spalancò le porte all’era psichedelica. Lo scienziato svizzero pensava di aver scoperto un farmaco per la cura della schizofrenia, in grado anche di favorire le sessioni di psicoterapia. A questo fine lo sperimentò a lungo su stesso e sui colleghi. Non solo: cominciò a studiare anche altre piante allucinogene: in Messico sintetizzò la psilobicina dai funghi, trovò sostanze simili a quelle dell’Lsd nei semi dell’Ololiuhqui (Rivea Corymbosa) e studiò a lungo le foglie della cosiddetta «Maria Pastora». Nel frattempo, fino al ’66 la Sandoz forniva gratuitamente l’Lsd a psichiatri e psicologi a scopo promozionale. La droga trovò un largo uso per la cura di depressione, autismo e alcolismo. Si ritiene che molti servizi segreti studiarono l’uso dell’Lsd per gli interrogatori e il controllo mentale. Negli anni Cinquanta però, gli studiosi americani Timothy Leary e Richard Alpert cominciarono a usare il farmaco come mezzo di esplorazione e crescita spirituale. L’Lsd divenne la droga degli artisti e dei ribelli degli anni Sessanta, finché nel 1967 la scienza ufficiale lo bollò come dannoso per la salute e lo fece proibire.
Hofmann ne soffrì molto e disse che l’Lsd era una medicina per l’anima, usata con successo per decenni in psicoanalisi e che diventava pericolosa solo se finiva in mani sbagliate. Secondo lui, il movimento hippy si era impadronito del suo farmaco, e l’establishment lo aveva demonizzato solo per combattere i figli dei fiori. Nel 2007, Hofmann fu inserito nella classifica dei 100 geni viventi. Ma l’ultima soddisfazione gliel’hanno data nel dicembre scorso le autorità mediche svizzere, autorizzando la sperimentazione dell’Lsd per alleviare le sofferenze dei malati terminali.
2 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 63
Misteri, cronaca, letteratura dell’inafferrabile Sardegna
Al via un ciclo di incontri all’Università di Cagliari per discutere di Etruschi, tradizioni e linguistica  
Convegni. Dal 9 maggio al 13 giugno le conferenze tenute da studiosi italiani, tedeschi e cubani
 
Comincia questo mese un ciclo di conferenze sulla storia dell’Isola. Lo presenta Eduardo Blasco Ferrer, direttore del Master “Approci interdisciplinari nella didattica del sardo”.
Ci sono regioni dell’Europa che continuano, nel tempo, a richiamare fortemente l’attenzione degli studiosi. La Sardegna vanta in questo senso un primato: dalle sue origini misteriose al canto tradizionale fino alla letteratura moderna di stampo etnico, tutto sembra essere avvolto da un alone di mistero e di quinta essenza da svelare, con un fortissimo richiamo all’estero. Nell’Aula magna della Facoltà di Scienze della Formazione, nell’ambito del Master universitario Approcci interdisciplinari nella didattica del sardo , inizia a maggio un ciclo di conferenze (ore 17-20), aperte al pubblico, incentrate tutte sulla Sardegna inafferrabile. Tre incontri verranno destinati a discutere, col rigore accademico necessario per fugare ogni dilettantismo, la vexata quaestio relativa ai popoli preromani dell’Isola, e ovviamente all’interpretazione più attendibile sulle lingue che hanno interessato quel periodo così buio.
Venerdì 9 inaugura il ciclo la conferenza di Alberto Nocentini, ordinario di Glottologia all’Università di Firenze, su Sostrati mediterranei nell’Italia antica e in Sardegna: Metodi e miraggi . Già allievo di Giacomo Devoto e di Carlo Battisti, lo studioso fiorentino, condirettore della più importante rivista nazionale di Glottologia - “l’Archivio glottologico italiano” - , offrirà uno spaccato aggiornato sulla diffusione delle lingue antiche nel Mediterraneo, confrontando gli svariati apporti che esse hanno fornito complessivamente alla Penisola italica, con una discussione analitica dei metodi moderni d’interpretazione di reperti linguistici a volte estremamente complessi e frammentari, e dei miraggi che essi spesso producono. Venerdì 13 giugno continuerà la discussione sul tema dei Sostrati con l’intervento della semitista più nota in Italia, M. Giulia Amadasi Guzzo, ordinario di Semitico ed epigrafia semitica a La Sapienza. Il suo intervento è volto a chiarire, con massimo rigore, l’effettivo peso del semitico nordoccidentale sulla Sardegna, inficiando con dati concreti le troppe elucubrazioni prive di fondamento che da tempo hanno prodotto e seguitano a produrre alcuni dilettanti nostrani della Linguistica preindeuropea.
Anche il terzo intervento suona come un memento mori contro coloro che, privi della competenza necessaria, affrontano temi che nella comunità scientifica internazionale vengono trattati dai massimi specialisti con estrema circospezione e cautela. Luciano Agostiniani, ordinario di Glottologia all’Università di Perugia, è oggi uno degli studiosi più accreditati al mondo nell’ambito dell’Etrusco. Insieme col suo collega Helmut Rix, prematuramente scomparso, ha pubblicato e recensito criticamente tutti i reperti archeologici finora ritrovati. La sua conferenza, venerdì 27, verterà su L’Etrusco nell’Italia antica e in Sardegna , e fornirà finalmente un quadro attendibile d’una questione che da anni rappresenta un punto nevralgico della storia prelatina dell’Isola. Abbandonato il mondo paleosardo, venerdì 30 maggio il discorso s’incentrerà sul misterioso processo di romanizzazione del Centro montano. Heinz Jürgen Wolf, ordinario emerito di Linguistica romanza all’Università di Bonn, già noto al pubblico isolano per la cittadinanza onoraria di Ovodda e per i suoi numerosi interventi sul barbaricino centrale, terrà una lezione su Il latino più arcaico di Sardegna , nella quale ribadirà, con dati nuovi e argomenti cogenti, l’insegnamento di Max Leopold Wagner sul carattere più arcaico del latino importato tra il III e I sec. a.C. nei territori centrali della Sardegna. Il suo contributo servirà anche a dipanare ogni dubbio sulla profonda diversità esistente, già sin dall’arrivo dei Romani, fra il protologudorese e il protocampidanese.
Due conferenze verteranno su temi di letteratura e cultura tradizionale: il primo intervento, coordinato da Paolo Zedda di Sinnai, docente di Etnomusicologia al Master, è di Alexis Pimienta, direttore del Centro di sperimentazione letteraria di Cuba, che venerdì 16 maggio terrà una conferenza su Parallelismi e divergenze fra la poesia improvvisata cubana e sarda, nella quale illustrerà anche il progetto di insegnamento della poesia etnica nelle scuole che egli coordina. Infine, venerdì 6 giugno, Titus Heydenreich, ordinario emerito di Letteratura romanza all’Università di Erlangen, terrà una lezione su La Sardegna (non) vista dalla Germania . Lo studioso tedesco è condirettore d’una rivista letteraria, Zibaldone, dedicata interamente a problemi italiani, ma già in passato un numero s’è concentrato su Gramsci, e il prossimo numero, che uscirà in autunno, sarà incentrato sulla Sardegna contemporanea. Nella conferenza illustrerà, con citazioni di autori nostrani (Atzeni, Fois, Niffoi, ultimamente Milena Agus, di cui stanno uscendo le traduzioni in tedesco) e anche di interpretazioni di fini esegeti della cultura isolana (Ernst Jünger), stereotipi e interpretazioni varie sulla storia antropologica e sul popolo sardo che i letterati tedeschi traggono dalle letture dei nostri romanzieri, contrastate o affinate dalla conoscenza diretta dell’Isola. Scopo ultimo delle conferenze è afferrare qualche aspetto misterioso in più d’una Sardegna storica, antropologica e linguistica, che spesso è oggetto di interpretazioni troppo disinvolte e poco serie, e che agli stranieri continua a creare un fascino irresistibile.
EDUARDO BLASCO FERRER

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Fatto del giorno
A Nuoro la sede di un corso di laurea in cultura sarda 
di Luigi Sotgiu * 
 
Università diffusa: per i corsi di laurea decentrati nel territorio si avvicinano le decisioni definitive. Condivido molte critiche alla eccessiva proliferazione di sedi universitarie e posso testimoniare che, negli anni della presidenza all’Ersu di Cagliari, mi è capitato più volte di apprendere direttamente dai sindaci interessati che venivano istituiti nuovi corsi di laurea, anche in centri molto piccoli. E’ giusto riconoscere che hanno sbagliato tutte le università italiane e che i due Atenei isolani hanno dovuto fronteggiare una concorrenza senza regole da parte di Università anche prestigiose, Bologna e Politecnico di Torino su tutte, che attivavano Corsi di laurea nei centri più disparati della Sardegna. Oggi, per localizzare dei corsi di laurea fuori dalle sedi storiche, servono criteri oggettivi: individuare soluzioni utili ad aumentare il numero dei laureati sardi e premiare i corsi che abbiano un effettivo radicamento nel territorio. Sul primo tema ha scritto Francesco Pigliaru, che ha citato varie esperienze internazionali e presentato osservazioni e proposte convincenti. Una qualche diffusione delle “Università di insegnamento” nel territorio appare funzionale all’aumento del numero dei laureati: sembrerebbe pertanto utile un polo universitario nel Nuorese e, forse, anche un altro nella Sardegna nord orientale (Olbia). Per quanto riguarda il radicamento credo che sia fuori discussione l’utilità della localizzazione a Nuoro di un corso di laurea forestale-ambientale; negli ultimi anni si è consolidata inoltre una discreta esperienza formativa sul tema del governo locale.
 In questi anni la Regione Sardegna sta investendo molte risorse per la promozione della lingua e cultura sarda mentre i due Atenei sardi, su queste tematiche, hanno accumulato ritardi e colpe da farsi perdonare. Basti pensare, oltre alla sottovalutazione della lingua sarda, al totale disinteresse verso la disciplina dell’Etnomusicologia. I maggiori studiosi nazionali, sin dagli anni’50, giravano la Sardegna per effettuare studi e ricerche, pubblicate nella assoluta indifferenza dell’accademia isolana. Un maestro come Pietro Sassu è dovuto emigrare da docente in varie università della penisola perché non esisteva presso gli atenei sardi una cattedra apposita. Quale migliore sede di Nuoro per una laurea sulla cultura sarda, da organizzare in sinergia con l’Istituto Etnografico?
 L’Università a Nuoro viene criticata in nome di una “Eccellenza” richiesta più propriamente per i centri di ricerca, mentre in Sardegna il vero problema è elevare il livello di formazione dei giovani. Gli studenti, per cercare l’eccellenza, dovrebbero recarsi a Cagliari e Sassari: peccato che i servizi per gli universitari, nelle due sedi storiche, non siano per niente eccellenti semmai appena sufficienti. Per la mia esperienza, in relazione alle strutture e alle potenzialità esistenti, Cagliari può ospitare non più di 30.000 studenti (e Sassari, credo, intorno ai 15.000). I laureati sardi nei prossimi anni dovranno essere molti di più. Per questo ritengo utile consolidare a Nuoro un polo di studi universitari molto caratterizzato, che non duplichi corsi di laurea già esistenti.
 Questo terzo polo mi piacerebbe chiamarlo Università della Sardegna Centrale, per due ragioni. Difficilmente possano coesistere due poli autonomi a Nuoro e Oristano: alcuni corsi, ben radicati nel territorio, potrebbero restare nell’Oristanese incardinati però all’interno di un unico polo di gestione dei corsi della Sardegna centrale, con sede a Nuoro ma policentrico come strutture.
 La Regione Sardegna è proprietaria dell’Ex Seminario di Cuglieri, già sede di studi universitari di Teologia sino al 1970, uno stabile colpevolmente chiuso da quasi 40 anni, anche se in buone condizioni perché sono state fatte le manutenzioni. Quella struttura potrebbe ospitare corsi residenziali, Summer University, attività di formazione e aggiornamento per i pubblici dipendenti, organizzate in collaborazione con il Formez e altri Enti pubblici e privati. Il Seminario di Cuglieri potrebbe finalmente smettere di essere “ex”, diventare Seminario nell’accezione universitaria e afferire alla costituenda Università della Sardegna Centrale, unitamente alle strutture già individuate a Nuoro ed eventualmente a quelle di Oristano. Per realizzare quanto detto servono certamente notevoli risorse che possono essere reperite tra i fondi europei, come già fatto per l’università telematica Unisofia: si tratterebbe comunque di soldi ben spesi.
* Direzione orientamento e Comunicazione Università di Cagliari
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
Strategia unica per il turismo 
Un rapporto predisposto dalla facoltà di Architettura 
 
 ALGHERO. Il terzo rapporto sul Turismo, quest’anno prodotto dalla Facoltà di Architettura, è stato presentato dai referenti della facoltà, Cristian Cannaos e Arnaldo Cecchini, e discusso da Salvatore Masia, della Provincia e da Giampaolo Nuvolati dell’Università di Milano Bicocca. Molti i dati e molte le segnalazioni, non ultima quella sull’esigenza di una struttura operativa stabile, che possa monitorare in modo permamente tutti i dati sensibili di questo grande volano dell’economia locale e regionale.
 E’ stato proprio il discorso legato alla necessità di una strategia comune su tutto il territorio a tenere banco oltre le cifre. Serve un sistema, che sappia veicolare le capacità degli operatori, dimostratisi abili nel cogliere le opportunità e nel capire, partecipandovi, le dinamiche dei flussi turistici.
«Serve un sistema - così i referenti del gruppo di lavoro - che gestisca i fenomeni, selezionandoli, diversificandoli e consolidandoli».
A tale scopo sono state evidenziate quattro azioni sulle quali muoversi: la mobilità, che deve essere migliorata, in termini di efficienza, comodità, capillarità, complementarietà e organizzazione complessiva; poi c’è la qualità dell’offerta, che deve essere elevata in tutti i segmenti ricettivi, dall’ostello all’albergo d’alta categoria, dalle pizzerie e paninoteche al ristorante più raffinato, e questo puntando su gentilezza ed equità, al contrario evitando prezzi e tariffe differenziate;la terza azione riguarda la comunicazione e informazione, per le quali si dovrebbe pensare ad un maggiore coordinamento nel programmare gli eventi, distribuendoli armoniosamente a livello temporale e territoriale; l’ultimo punto fermo riguarda la riqualificazione urbana, che deve estendersi ben oltre la già segnalata espansione del centro.
 Rivitalizzando l’intera città e le sue vaste zone abitative vuote, come molte zone periferiche, secondo gli esperti della Facoltà di Architettura, si potrebbe così giungere al traguardo del tanto atteso ma mai ottenuto turismo destagionalizzato, rivitalizzando la città per chi ci vive e rendondola così più appetibile per chi la viene a visitare.
Monica Caggiari 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Cagliari
Sedicesima edizione del Rally matematico transalpino 
Piccoli geni dei numeri: tre classi vanno in finale 
 
 CARBONIA.Ancora una conferma per il Iº circolo didattico cittadino: anche quest’anno, sono arrivati grandi risultati nel Rally Matematico Transalpino, giunto alla sedicesima edizione. Organizzate, per la provincia di Carbonia e Iglesias e per quella di Cagliari, dal Centro ricerche per l’Educazione e la Sperimentazione matematica, che ha sede nel dipartimento di Matematica dell’università di Cagliari, le gare hanno visto la partecipazione di numerose scuole del territorio, e ben tre classi del primo circolo hanno raggiunto l’obiettivo della finale. Si tratta della III A del plesso di Serbariu e della IV e V A della scuola “Grazia Deledda”, che hanno avuto la meglio su tutti gli altri concorrenti del Sulcis: «Infatti - spiega una nota dell’istituto scolastico - solo gli alunni di queste tre classi rappresenteranno il nostro territorio nella competizione che li vedrà impegnati nella finale, in programma il 28 maggio prossimo, contro le altre classi di Cagliari e dintorni». Anche le due classi quinte del plesso di Serbariu si sono comportate molto bene: purtroppo è mancato loro soltanto un punto per centrare l’ingresso alla competizione conclusiva. «La matematica - prosegue il comunicato del I circolo didattico - sta davvero diventando per i nostri alunni una “cara amica” che più conosci e più ami. Il nuovo modo di avvicinarsi alla materia sia da parte degli alunni che da parte degli insegnanti sta dando i suoi frutti, considerati anche i risultati conseguiti nello scorso anno scolastico con due primi posti e un secondo posto. Ora l’attesa è per la gara finale dalla quale speriamo di riportare almeno i risultati precedenti». Traguardi importanti che si uniscono a quelli ottenuti negli anni scorsi, sempre in campo regionale, da altri studenti delle scuole di ogni ordine e grado del territorio, in altre competizioni del medesimo genere. Successi che sono divenuti quasi una consuetudine in controtendenza con i dati nazionali che parlano di scarso “amore” degli studenti per la materia dei numeri e per le materie scientifiche in genere.(g.d.p.)
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
«L’Erasmus aiuta a crescere» 
Il racconto di chi rientra e gli obiettivi di chi parte 
 
SASSARI. «Solo la generazione Erasmus potrà costruire una nuova cultura della formazione accademica». Queste sono state le parole di Paolo Puddinu, docente della facoltà di Scienze Politiche di Sassari, attento sostenitore dei viaggi studio all’estero. Ieri mattina, gli ex studenti Erasmus si sono confrontati con gli aspiranti alle borse di studio previste per l’anno prossimo. Gli studenti che hanno programmato il loro soggiorno di studio all’estero hanno potuto fare tesoro delle esperienze degli ex colleghi, reduci da percorsi formativi nelle università più disparate. Dai prediletti e appetibili atenei spagnoli a quelli francesi, per “deinsularizzare” gli studenti sardi, ancora troppo restii agli spostamenti. «Dobbiamo fare in modo - ha detto Puddinu - che il conseguimento della laurea in qualsiasi università non prescinda dall’esperienza Erasmus, tappa obbligata per la crescita culturale di ogni studente universitario».
 «Perché l’Erasmus - ha spiegato Piero Sanna - è una delle grandi intuizioni che ci siano mai state, in grado di creare quel senso profondo di integrazione che parte dalla cultura e dalla conoscenza». È un esperienza che contribuisce fortemente a far maturare negli studenti un forte senso di appartenenza al processo comunitario europeo. «Se da un lato Sassari si trova a competere con atenei più prestigiosi come Siena, Pisa e Milano, dall’altro e possibile “accompagnare” passo per passo i ragazzi che vogliono fare un’esperienza all’estero, tutelandoli e proteggendoli anche sotto l’aspetto economico. Un percorso che va affrontato con la freschezza dei vent’anni e con una giusta maturità e consapevolezza.
 «Ho vissuto un’esperienza fantastica - ha detto una studentessa di Scienze Politiche - che mi ha insegnato a essere più coraggiosa e responsabile nell’affrontare le piccole difficoltà quotidiane». L’esperienza Erasmus si è sempre dimostrata preziosa per l’ateneo cittadino: essenziale per migliorarne i servizi, per correggerne le carenze e per arricchire l’offerta.
 Il 5 maggio scadono i termini per la presentazione delle domande per l’anno 2008/09, gli studenti interessati al progetto Erasmus verrano sottoposti a selezione il 19 maggio.
Daria Pinna  

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