Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 June 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna  

1 - Cultura e formazione, una scia di errori - editoriale di Giampaolo Mele
2 - Premio Blackley a Sergio Del Giacco (L'Unione - La Nuova)
5 - Studenti contro gli sprechi, da via Premuda un aiuto alle famiglie povere
 
 
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina
Scuola e università
Cultura e formazione: una scia di errori
di Giampaolo Mele
 
Giugno, tempo di messi. E si mietono anche frutti in senso traslato, tra scrutini nelle scuole e appelli all'università. Si parla spesso di degrado della formazione, a tutti i livelli. All'università si deplorano gli istituti superiori, che a loro volta rimbalzano le responsabilità a monte, per ricominciare poi tutti da capo. E' un gatto che si morde la coda.
Proviamo allora a riflettere un momento sulla università, punto d'arrivo (ma anche di partenza) di vizi e virtù della cultura del Belpaese. Mi baserò su tre spunti di ragionamento apparentemente anomali: una sindrome, una formula magica e Bernardo di Chartres. Spunto primo di riflessione: la sindrome. E' quella che si manifesta con la frase «ma tu, ne sai qualcosa?». Avvolgeva gli atenei soprattutto in questi ultimi anni, quando la stampa minacciava ogni tanto un ennesimo Decreto ministeriale. Nell'ambiente, volavano gli interrogativi, tra ridde di illazioni, mentre una fitta cappa di mistero ammantava l'imminente legge. Poi, quando l'ineffabile Decreto si materializzava, il mistero, invece di chiarirsi, si infittiva. Nella italica incertezza del diritto. Forse, qualcuno ricorderà rettori e presidi sull'orlo di una crisi di nervi, cercando di far quadrare stipendi dei docenti e spese per le imprese delle pulizie. E coi precari sul piede di guerra.
Ma ecco il secondo spunto di riflessione: la formula magica. Si tratta del 3 + 2, ossia: la "laurea breve" più biennio di specialistica. Una riforma che avrebbe dovuto allineare l'Italia con l'Europa. Risultato? Un grosso e grasso Liceo, che mortifica studenti e docenti. Peraltro, certi atenei non avevano nemmeno garantito tempestivamente le specialistiche, con studenti talvolta costretti al trasloco (quando i mezzi lo permettevano). In altri casi, invece, si è aperto indiscriminatamente al "territorio" - anche con fantasiosi corsi, ai confini della realtà.
L'Università deve essere sensibile, aperta a tutti i soggetti istituzionali, e alle migliori sensibilità culturali del proprio tempo, ma sempre con lungimiranza selettiva e rigorosa. Di certo, non mancano esempi di eccellenza. Ma siamo giunti finalmente al terzo spunto di riflessione: Bernardo di Chartres. Voi direte chi era costui? Fu un Maestro del secolo XII, e sosteneva che siamo "nani sulle spalle di giganti", con la fortuna di poter trarre tesoro dalle esperienze del passato, per guardare più lontano. Masticando e ruminando l'eredità culturale dei secoli, con dedizione e sacrificio. E così sono sorti anche i Galileo, capaci di mettere in discussione gli stessi antichi. Oggi, serpeggia invece una concezione della conoscenza (soprattutto in campo umanistico) che ventila lo studio come mero "divertissement". La parola "fatica" è spesso tabù. E in certi casi si esalta la "cultura di massa", ma poi si mandano i propri figli nei costosi istituti privati (retti da religiosi), dove si studia "come ai vecchi tempi". L'Università - come qualsiasi livello di seria istruzione - non può indorare la pillola in eterno. Deve garantire i più alti livelli di conoscenza, esigendo anche abnegazione, se non si vuole diventare schiavi di ferratissimi giapponesi (o cinesi) nei settori scientifici e artistici più variegati. Da nani lungimiranti - grazie alle spalle di giganti - corriamo oggi il rischio di trasformarci in ciechi nanerottoli, senza più nozione dei titani del passato che, a nostra insaputa, generosamente ancora ci sorreggono.
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Premio Blackley a Del Giacco
 
Importante riconoscimento internazionale per Sergio Del Giacco: il direttore della scuola di specializzazione in Medicina interna dell'Università di Cagliari si è aggiudicato il prestigioso premio Charles Blackley «per la sua autorevolezza, la qualità della ricerca e della didattica». Del Giacco ha ricevuto il premio sabato scorso in occasione della cerimonia inaugurale dell'annuale congresso della Accademia europea di Allergologia e Immunologia clinica. Il docente cagliaritano, già membro delle principali società scientifiche internazionali, è il primo italiano a ricevere il prestigioso riconoscimento. La ciliegina su una carriera accademica di alto livello dedicata alla promozione dell'allergologia e dell'immunologia in Europa. (p.l.)

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
A DEL GIACCO 
Premio Blackley per l’allergologia 
 
 CAGLIARI. Sergio Del Giacco, direttore della scuola di specializzazione in medicina interna, sabato scorso al congresso annuale della Accademia europea di allergologia e immunologia clinica, ha avuto il premio Charles Blackley per la promozione della Allergologia, per la prima volta dato a un italiano.
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Inserto Estate
Un’équipe di studiosi ha rilevato l’aumento di temperatura nei pesci imprigionati nella camera della morte 
Tonni malati di stress da mattanza 
Indagine dell’ateneo di Cagliari sulla loro capacità riproduttiva 
SIMONE REPETTO 
 
 CARLOFORTE. Esiste lo “stress da mattanza”. Lo subiscono i tonni nel passaggio forzato verso l’ultima, fatale camera della morte, attraversando il labirinto di reti da est ad ovest. Con risultati sorprendenti, in quanto i tonni marcati dall’équipe di studiosi, hanno rivelato un incremento della temperatura corporea di 4 gradi rispetto allo stato di normale nuoto, in cui già i tonni sono “più caldi” rispetto all’acqua di mare di 10-12 gradi. Segno inconfutabile che lo stress si fa sentire, ed il sangue “ribolle” letteralmente in un animale che, probabilmente, sente la fine avvicinarsi. Una fine che oggi è comunque meno cruenta che in passato, in quanto i tonni non vengono più “uncinati”, ma issati di peso sul vascello e poi subito uccisi.
 La scoperta è stata fatta dall’università di Cagliari, anche ieri presente nelle tonnare, con il ricercatore Piero Addis e i suoi allievi, impegnati nel monitoraggio sulla capacità riproduttiva del tonno rosso.
 Il tonno rosso è talmente eccitato dall’istinto riproduttivo che, anche ieri mattina, durante la mattanza, sono stati osservati molti esemplari avvicinarsi ai compagni morenti dall’esterno delle reti, attratti dall’improvviso trambusto all’interno della camera della morte, che ha ucciso nella sola giornata oltre trecento prede, una delle quali ha rasentato i tre quintali, con molti esemplari pesati oltre il quintale.
 Immancabili, come ormai accade negli ultimi anni, i tonni piccoli, quelli che fanno capire quanto sia serio il problema della ricostituzione degli stock di tonno rosso mediterraneo. Il gap tra piccoli e adulti “riproduttori”, è appunto costantemente monitorato dall’Università di Cagliari. Il Dipartimento universitario di biologia animale ed ecologica cagliaritano, da oltre tre lustri segue l’andamento della pesca al tonno rosso alla Punta, avendo nei suoi database dati biometrici significativi sul Thunnus thynnus (lunghezza, peso, sesso, ecc.), sui comportamenti osservati ma anche sui campionamenti biologici, con prelievi di tessuto. Questo studio, ancora in corso, servirà a stabilire se i branchi osservati in tonnara, dal punto di vista genetico, sono rappresentativi dei gruppi migratori, provenienti dall’Atlantico, oppure risiedano stabilmente nel Mediterraneo. Magari intorno alla vasta area riproduttiva che recenti studi scientifici indicano tra le Baleari, la Sardegna e l’Africa.
 L’impegno dei biologici sardi alla Punta, prosegue con attività didattiche per gli studenti, con stage mirati per lauree specialistiche in biologia marina. Ma la stagione, come detto, è ancora in fase attiva e già oggi è attesa una nuova mattanza, stavolta a Capo Altano, per la tonnara di Portoscuso.
 Intanto si avvicina il giorno di Sant’Antonio, chiusura della stagione, ma la fine della pesca al tonno in tonnara non sembra scemare. Anzi, l’interesse si tiene elevato, molto elevato, mentre la Consociazione Tonnare Sarde (quelle dell’Isola Piana e di Portoscuso) ha raggiunto e superato le 2 mila catture stagionali. A Carloforte, negli ultimi quattro giorni, in due mattanze sono stati presi quasi 500 tonni, con bestioni del peso superiore ai due quintali. Ed il “campanellino” del 13 giugno (Sant’Antonio, appunto), che la tradizione vuole annunciare la fine prossima delle mattanze, rivela invece il pieno della stagione di pesca, con qualcuno che, negli antichi stabilimenti della Punta, attende l’arrivo «dell’imbatto di Sant’Antonio». Tradotto dal vecchio gergo carolino di tonnara, proveniente dall’esperienza e dalle osservazioni di centinaia di stagioni in mare, significa che ci si aspetta una nuova «maestralata», con vento, mare e correnti propizie ad un nuovo, massiccio avvicinarsi dei tonni sotto costa.
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Cagliari
L’associazione degli studenti 
Organismo che darà voce all’università di Monteponi 
 
 IGLESIAS. Anche gli studenti universitari vogliono far sentire la loro voce: per questo è nata a Monteponi l’Auci (Associazione Universitari Carbonia-Iglesias, che vuole far arrivare la voce degli studenti in tutti gli strati sociali. Con 60 firme raccolte tra gli allievi dei tre corsi di laurea di Monteponi è stato approvato lo statuto dell’associazione che è stato depositato nell’ufficio di segreteria dell’ateneo di Cagliari.
 Le elezioni per il direttivo hanno consentito di eleggere presidente Sandro Palmieri, iscritto al secondo anno di scienza dei materiali mentre alla carica di segretario è stato chiamato Alessandro Demartis iscritto al 3 anno di scienza dei materiali. «Si sente e si legge nei giornali locali di dichiarazioni fatte dai politici e dai docenti, ma raramente sulla stampa - ha sottolineato Sandro Palmieri - arrivano le dichiarazioni e le riflessioni degli studenti. L’università non è un esamificio o un luogo dove si fa sola didattica. E’ anche luogo di aggregazione e scambio culturale rivolto alla crescita professionale e umana in tutti gli aspetti». In altri termini gli studenti universitari rompono il silenzio ed escono allo scoperto proponendosi nel giusto ruolo che la società ha loro assegnato. «Lo studente deve avere i mezzi di visibilità - ha proseguito Palmieri - ha una sua criticità propositiva e presunzione anche nel dare un ‘idea per la risoluzione dei problemi».
 Come primo intervento per coinvolgere il massimo numero di studenti nell’Auci, il consiglio direttivo ha organizzato un torneo di calcio a 5 ma sono in cantiere altre iniziative come convegni, mostre, visite guidate. «Abbiamo avviato la discussione - ha concluso Palmieri - dei problemi del polo universitario, alle specificità di un territorio che ha una sua storia ma anche un patrimonio artistico-territoriale unico».
 Il torneo di calcio a 5 si è concluso con la vittoria degli studenti di ingegneria ambientale che ha incamerato 5 vittorie ed una sconfitta: Marcatori con ben 13 reti, Marco Caredda e Angelo Serri, studenti di scienza dei materiali e di informatica.(e.a.)

1 – Il Sardegna
Grande Cagliari – pagina 23
L’iniziativa. L’associazione “volontariato universitario” recupera i pasti della mensa di via Premuda
Pranzo e  cena per 30 famiglie
Gli studenti contro gli sprechi
La donazione degli alimenti è possibile grazie alla “legge del buon samaritano”
 
I pasti in eccedenza della mensa universitaria di via Premuda da due anni non finiscono più nei cassonetti dei rifiuti. Tutti i primi e secondi piatti, contorni, pane e frutta, che non vengono serviti agli utenti, sono distribuiti ogni settimana a oltre trenta famiglie disagiate residenti nelle zone di Sant'Elia, Cep, Is Mirrionis e nei centri dell' hinterland cagliaritano. Una quarantina di studenti dell’Ateneo cagliaritano ogni giorno, dopo il pranzo e la cena, con l'aiuto di Caritas e congregazione “Figlie del cuore di Maria”, si recano a turno nelle abitazioni per consegnare i cibi appena cucinati. Quotidianamente alla mensa di via Premuda avanzano quasi 15 chili di cibo. L’idea è nata nel giugno 2006 quando alcuni giovani hanno fondato il gruppo del “Volontariato universitario”, che circa tre mesi fa si è costituito ufficialmente in associazione. Tanti di loro hanno 20 anni e sono studenti fuori sede. La donazione degli alimenti che, in caso contrario, sarebbero destinati allo smaltimento e alla distruzione, è possibile grazie alla legge 155 del 2003 (nota come legge del buon samaritano). Questa normativa permette alle organizzazioni riconosciute come non lucrative e di utilità sociale, ai fini di beneficenza, la distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari. «Due anni fa - racconta la presidente del “Volontariato universitario” Cristina Ravot - con alcuni colleghi siamo venuti a conoscenza della cosiddetta “legge del buon samaritano”, su consiglio del responsabile della mensa universitaria di via Premuda Antonello Carai. All’inizio ci muovevamo con l’auto di una volontaria. Un anno fa la Caritas ci ha messo a disposizione un mezzo e un autista». Le famiglie con difficoltà economiche non vengono segnalate solo dalla Caritas. «In tanti casi - spiega Ravot - scatta la solidarietà tra persone indigenti. Quando arriviamo nelle case, per consegnare i pasti, capita spessissimo che quelle famiglie ci indicano altre che hanno necessità d’aiuto. Il nostro augurio è che le persone riescano a uscire dal periodo di difficoltà e che non si instauri un meccanismo di assistenzialismo senza fine. Abbiamo fatto richiesta anche alle altre mense universitarie di piazza Michelangelo e via Trentino. Ma queste due sono a gestione privata. Per Natale hanno donato i panettoni, ma fino a oggi non hanno dato risposte per fornirci i pasti quotidiani». L’associazione, ospitata nei locali Acli di via Is Mirrionis, è presente anche sul web all’indirizzo www.volontariatouniversitario.it. «Abbiamo deciso di attivare un sito internet - dice la presidente - perchè il nostro desiderio è che la nostra iniziativa possa essere replicata anche da giovani di altre facoltà d’Italia. Per ora non abbiamo i mezzi e per l’acquisto di attrezzature e contenitori ci autofinanziamo. La nostra intenzione è di rivolgerci al Comune in modo che, con un adeguato supporto, si possa tentare di coinvolgere anche ristoranti, rosticcerie e supermercati».
Eleonora Bullegas
 

Questionnaire and social

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