Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 April 2008
Commenti - Pagina 15
Consigli agli universitari di oggi
Aprire le menti e spegnere i telefoni
Il professor Malavasi era - e penso sia ancora oggi - uno dei pochi docenti che nella facoltà di Economia e commercio (come si chiamava una quindicina di anni or sono) dell’Università di Cagliari aveva il grandissimo merito di stimolare e concorrere a formare l’intelligenza dei discenti. Le sue lezioni, sicuramente impegnative, da conquistare una per una, per essere comprese e capitalizzate presupponevano inderogabilmente la preventiva lettura dei manuali suggeriti (singolarmente non quello mai scritto dallo stesso professore «perché altrimenti avete le risposte belle e pronte e invece desidero che ragioniate e le risposte le elaboriate voi studenti», era solito ripetere in aula), prima dei pur pregevoli insegnamenti che costituivano la materia del corso, per i non moltissimi che optavano per il relativo inserimento nel Piano di studi e per gli ancora meno numerosi studenti che seguivano con continuità l’intero ciclo di lezioni, hanno rappresentato un passaggio certamente significativo dell’intero percorso universitario e un sicuro punto di riferimento negli ulteriori percorsi formativi e lavorativi intrapresi dagli studenti che, seppur non senza difficoltà, hanno superato il relativo esame finale. Per sgombrare il campo da facili quanto superficiali considerazioni, anche il sottoscritto è stato "craccato" la prima volta che si è presentato all’esame.
Non volendo e non potendo commentare con maggiore puntualità la vicenda portata all’attenzione dei lettori de L’Unione Sarda (dal titolo "Consiglio del docente: non venga all’esame di Tecnica bancaria" del 23 marzo scorso), considerato fra l’altro che ognuno di noi può avere una giornata più problematica di altre nel corso della quale si lascia andare a qualche espressione sopra le righe - e non per questo deve trascurarsi l’intero patrimonio positivo che gli appartiene cui, curiosamente, nessuno fa cenno - credo sia importante per gli studenti universitari di oggi e di domani, il cui iter formativo risulta già abbondantemente messo alla prova dalle riforme che si sono fin qui succedute, imparare a riconoscere celermente tra i vari docenti quelli che effettivamente assolvono al loro compito di formazione, maturazione, stimolo e crescita intellettuale degli stessi studenti, e a questi dedicare massime attenzioni, abbandonando per converso improbabili rapporti costi-benefici di cui a quella età non si è in grado di valutare le diverse variabili, in virtù dei quali si potrà forse conquistare più agevolmente e velocemente la laurea, ma con una qualità, tanto intellettuale quanto connessa alle complessive conoscenze acquisite, che emerge chiarissima in tutti i suoi limiti nella stragrande delle esperienze post laurea (quindi occupative, professionali o imprenditoriali) in cui successivamente il giovane laureato si cimenta.
Se poi, per conseguire questo risultato di rilievo (non meno dei numerosi altri che caratterizzano la vita di ciascun individuo), si devono sopportare dei sacrifici, rappresentati nel caso di specie da un rilevante impegno nella preparazione dell’esame e, in una dimensione di rilievo ben minore, da una saltuaria spigolosità caratteriale del docente, che curiosamente tuttavia non determina alcun effetto problematico per quegli studenti che affrontano il corso con serietà, impegno e chiara volontà di apprendimento/accrescimento, ma pare suscitare conseguenze sfavorevoli solamente per coloro che, viceversa, desidererebbero invero addivenire alla laurea con un percorso estremamente agevole e come tale privo di qualunque difficoltà (in cui supportati da una cultura molto diffusa nel nostro Paese riguardo ai giovani i cui effetti devastanti sono nettamente percepibili a più), francamente non si comprende di cosa ci si lamenti.
Con la stessa brutalità recentemente utilizzata da Giampaolo Pansa nella rubrica "bestiario" (su L’Espresso del 13 marzo scorso: «Voglio essere brutale: a molti ragazzi di oggi lavorare non piace. La precarietà diventa l’alibi per fare flanella»), a quegli studenti ci sarebbe da dire solo poche cose: spegnete i cellulari, imparate a rimanere concentrati per più ore, ringraziate di avere un docente che vi mette realmente alla prova (e che fa fino in fondo il suo dovere), e sperimentate, almeno per una volta, cosa significa conquistare un risultato non facile armati solo delle vostre capacità. Se ancora non lo avete capito, l’università serve anche a questo.
Eugenio Zirone
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2 - L’Unione Sarda
Oristano e Provincia - Pagina 18
Faccia a faccia ieri pomeriggio a San Domenico tra Soru e gli studenti oristanesi
I corsi universitari sono a rischio
Nonostante il giro di parole il discorso è stato chiaro: «L’università diffusa, in Sardegna, si è allargata fin troppo e questa organizzazione non garantisce alti livelli formativi, né importanti opportunità di confronto e di crescita ai ragazzi». Gli studenti oristanesi si aspettavano una risposta diversa, ma ieri pomeriggio (nel corso di un incontro organizzato dall’associazione Oristano Giovane) il presidente della Regione, Renato Soru, ha ribadito il suo parere (contrario, s’intende) sui cinque corsi di laurea che a Oristano sfornano laureati da più di undici anni.
«Le facoltà sparse in tutto il territorio non saranno mai in grado di offrire gli stessi servizi di cui è possibile usufruire a Cagliari e Sassari - ha sottolineato Renato Soru - Le due università storiche sono più ricche, più attrezzate, più complete e possono garantire ai giovani reali possibilità di scambio culturale. E possono permettersi anche il lusso di ospitare docenti di grande spessore culturale».
Gli studenti oristanesi, però, insistono nella richiesta di garantire vita lunga ai corsi istituiti al Chiostro del Carmine. Numeri alla mano: 345 lauree discusse e 75 diplomi universitari assegnati. «Senza trascurare alcuni particolari importanti - ha aggiunto Eugenio Aymerich, il direttore del Consorzio Uno che si occupa della gestione dell’università oristanese - I tempi di laurea sono molto più brevi rispetto alle altre città italiane e le possibilità di occupazione per i laureati raggiungono quasi i livelli delle regioni del Nord Italia».
I dubbi sul mantenimento dei corsi universitari al Chiostro del Carmine, comunque, derivano prima di tutto dai parametri minimi stabiliti a livello nazionale sulla quantità di docenti. E Oristano ovviamente non ha i numeri necessari. «Abbiamo centrato l’obiettivo di avviare corsi legati al territorio e alla sua economia - ha sostenuto il sindaco, Angela Nonnis - e per questo dovrebbero essere potenziati». Ma la Regione ha un’idea diversa: «Quella di migliorare l’offerta formativa e la qualità dei servizi a Cagliari e Sassari - ha precisato Renato Soru - Prima di tutto per rendere eccellenti questi due poli». Da Oristano gli studenti ribattono: «Se si parla di qualità dell’offerta formativa e di risultati eccellenti qui abbiamo le carte in regola - ha sostenuto Antonio Iatalese, presidente dell’associazione Oristano Giovane - Al Carmine sono attivi corsi che in Sardegna non esistono e che hanno pochi doppioni in Italia».
Nicola Pinna 
 
3 - L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 17
LA TORRE DI BABELE
Domani sera all’Hotel Mediterraneo si svolgerà la giornata di aggiornamento per i docenti sull’educazione linguistica La torre di Babele. Tra comprensione di parole - lettura di bisogni - bisogno di letture. Il ciclo di incontri partito lo scorso mese con il convegno “La scatola di Archimede” sull’innovazione didattica nelle materie scientifiche prosegue con questa iniziativa che ha ad oggetto la lingua e la lettura e coinvolge linguisti ed esperti. In mattinata (dalle 9,30) gli interventi di
Cristina Lavinio, Università di Cagliari, Emanuela Piemontese, La Sapienza, Annarosa Guerriero, Università della Tuscia, Mariella Marras, direzione scolastica regionale. Nel pomeriggio M. Antonietta Marchese, scuola primaria De Gasperi di Palermo, Gabriella Lanero, Agenzia sviluppo autonomia scolastica. Seguiranno le comunicazioni degli insegnanti delle Associazioni: Luisa Milia, Lingua e scienze; M. Teresa Lecca, M. Teresa Calzetti, Luisanna Ardu, Rosa Maggio e Sandro Corso. 
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4 - L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 17
Appuntamenti Quinto incontro del ciclo
Panzino-Pastorello “Zebra Crossing” domani a Sassari
È la pittura la protagonista del quinto appuntamento del ciclo “Zebra Crossing”. Partita a fine febbraio, l’iniziativa promossa dalla Facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti ha letteralmente portato gli artisti contemporanei dentro l’Università: attraverso le loro opere, concesse alla Facoltà in dono o in prestito per 15 anni, e attraverso la loro partecipazione agli affollatissimi incontri tenuti con gli studenti e con i visitatori esterni. Dopo Leonardo Boscani, Paola Dessy, Greta Frau, Josephine Sassu, Pinuccia Marras e Stefano Serusi, domani toccherà a Igino Panzino e Pastorello collocare i loro lavori negli spazi della Facoltà di Lettere e parlarne con il pubblico; accanto a loro interverranno i critici Mariolina Cosseddu e Gianni Murtas (l’incontro si terrà alle 17,30 nell’aula O della sede della Facoltà in via Zanfarino, terzo piano). Come spesso è accaduto nel corso delle iniziative di “Zebra Crossing”, si tratta di figure di generazioni diverse e con differenti vedute estetiche, accomunati però, in questo caso, dall’interesse per il mezzo pittorico. Entrambi trovano nella pittura il fulcro principale della loro ricerca: astratto-geometrica e con inclinazioni neocostruttiviste quella di Panzino, onirica, fantastica e divagante, in perpetua oscillazione tra il figurativo e l’astratto quella di Pastorello. Nel corridoio del Dipartimento di Scienze Umanistiche, in Piazza Conte di Moriana, Panzino ha collocato una serie di dipinti del 2005; un altro grande lavoro, previsto per lo studio del Preside, è in preparazione. Pastorello ha sistemato invece una serie di sei dipinti eseguiti su supporto fotografico.
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LA NUOVA SARDEGNA
 
5 - La Nuova Sardegna
UNIVERSITÀ
Master
CAGLIARI.L’Università di ha indetto un master annuale sul rilevamento territoriale con teniche di Tlr e Gis per la gestione e la fruizione del patrimonio culturale e ambientale ambientale.
Il master è aperto a quanti abbiano ottenuto una laurea almeno quadriennale finalizzata al territorio. Scadenza iscrizioni: 7 maggio.  Maggiori informazioni www.unica.it.
  
6 - La Nuova Sardegna
BROTZU
Lectio di Antonio Cao
CAGLIARI. Oggi alle 16 nell’aula congressi del Brotzu, nell’ambito delle conferenze sui i grandi temi della conoscenza medica, il professor Antonio Cao, pioniere nel campo della ricerca sulla talassemia, terrà una lectio magistralis su: “La talassemia in Sardegna. Storia di un’avventura umana, scientifica e culturale”. Al professor Cao nel corso della serata verrà conferita una targa alla carriera.
 
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Nazionale  
Cervelloni di Macomer in pista con il loro prototipo a Silverstone 
CAGLIARI. Alzi la mano chi non ha mai giocato con una macchinina, alzi la mano il papà che non ha rifilato al figlioletto/a una pista elettrica, alzi la mano chi non avrebbe mai voluto guidare una mitica, rossa Ferrari. Meno, molti meno sono quelli che - una vera automobile - l’avrebbero voluta disegnare, progettare, costruire.
Una macchina vera, da mettere su un circuito e wrrrooomm! vederla correre sterzare e frenare. In fondo, dentro il cuore di Marco Gordini e Andrea Pira, di Macomer, Roberto Cadau di Ittiri, Sara Cabitza, Matteo Marini, Alessandro de Rubeis, Carlo Stara, Filippo Pisano, tutti di Cagliari, c’è il sogno del bambino che ama costruire - macchine, in questo caso -; e dentro la loro testa di ingegneri, meccanici i primi sei, elettronici gli altri due, iscritti al biennio di specializzazione dell’Unviversità di Cagliari, c’è la sintesi di un sogno che si chiama Ichnos 08, dove Ichnos è la loro creatura, un prototipo un po’ più grande di un go-kart ma con il motore di una moto, e 08 è l’appuntamento con la competizione Formula Ata 2008. Gara tra università, alla quale partecipa il gotha delle facoltà di ingegneria d’Italia e d’Europa, che si articola tra due appuntamenti: il primo, a luglio, nei mitici 5143 metri del circuito di Silverstone in Inghilterra, e il secondo, a settembre, nella pista privata di casa Ferrari, a Fiorano.
Andiamo per ordine. La gara prevede che le università, suddivise per team proprio come in Formula Uno, presentino un progetto e realizzino un prototipo di macchina per una ipotetica produzione di mille esemplari. Si può concorrere semplicemente per il miglior progetto, oppure dare ruote all’immaginazione applicata alla scienza meccanica, costruire il prototipo e metterlo su pista. Vince l’auto migliore in termini di velocità, tenuta, sicurezza, consumi. E anche estetica: funzionale deve essere anche bello.
E cosa c’entra lo staff degli otto ingegneri made in Sardinia? L’anno scorso alla Formula Ata 2007 di Fiorano si sono presentati, per conto dell’Università di Cagliari, e hanno presentato il loro progetto. Zitti zitti, umili umili perchè soldi non ce n’erano molti: «Eravamo in otto, accompagnatori compresi, quelli dell’Università di Graz erano decine», racconta Marco Gordini; potenza del soldo. Eppure a Cagliari sono tornati con il primo premio, perchè il loro progetto ha convinto la giuria, composta da ingegneri meccanici, docenti universitari, pezzi grossi dei più importanti team automobilistici.
Da quel progetto in parte modificato «perchè bisogna pur osare», sta per nascere Ichnos. La macchina, quella vera, quella che a luglio bisogna far andare a Silverstone. Cosa c’è in palio oltre che la coppa, la gloria, la visibilità? «Tanto altro: per cominciare l’opportunità di crescere e di farsi notare nell’ambiente dell’ingegneria meccanica legata ai motori, poi la sfida culturale, un lavoro incredibile e la scommessa su noi stessi e sulle nostre capacità», dicono. In più, quella sana balentìa che diventa valore aggiunto: far vedere cosa si vale, da questa Sardegna periferia del mondo, con quattro spiccioli per dare corpo a un sogno.
È che di spiccioli ce ne vogliono altri che quattro, per andare a Silverstone e poi a Fiorano. Costruire il prototipo costa: una stima di circa 70 mila euro. E, note dolenti, la festa è quasi finita. Vale a dire: la cassa è vuota. Sarà pure il gotha dell’ingegneria motoristica, ma su questo lavoro che impegna i giovani ingegneri dalle 8 alle 10 ore al giorno, ma che coinvolge altri colleghi del triennio, alcuni studenti della facoltà di Economia (bisognerà pur studiare e ottimizzare i costi), i tre tecnici della sala motori del Dipartimento di Meccanica, in piazza d’Armi, ecco, sarà pure tutto questo e molto di più ma a crederci sono in pochi. Nell’ordine: il rettore Pasquale Mistretta, che ha dato al progetto Ichnos 20 mila euro, e qualche altro. «Corriamo come matti da una parte all’altra per cercare sponsor, soldi, ci accontentiamo anche di pezzi di seconda mano per costruire la macchina», spiegano. Ogni tanto, qualcuno cava loro le castagne dal fuoco: e così un’officina di Sestu, la Bobber cycles, sta regalando il telaio a tubi saldati, la Tar ox fornisce i freni, e la Nova.la.me. di Cagliari aiuta sulle lavorazioni meccaniche, la Eurocasse per il telaio. Se manca questo o quel pezzo si fa il giro dei carrozzieri, qualcosa la si trova. E poi, manco a dirlo, ci si ingegna: «Il differenziale lo abbiamo ordinato di seconda mano dalla Tayler, negli Usa, attraverso il Mit, il Massachusetts Institute of Technology con il quale la facoltà collabora», i cerchi per i pneumatici che saranno (anche quelli in arrivo di seconda mano dall’America), fanno parte di un unico ordine che la Facoltà di Ingegneria di Cagliari ha mandato assieme all’Università di Firenze «e così abbiamo risparmiato sulle spese di spedizione». E insomma, le vie del risparmio - così come per arrivare a Silverstone - sono infinite. C’è solo da crederci, e da chiedere aiuto, aiuto, e ancora aiuto. Perchè gli ingegneri-bambini-costruttori, che ora hanno bisogno di soldi, qualche giretto istituzionale lo hanno fatto. Comune, Provincia: scarsi risultati. Regione: non pervenuta. O meglio, quanto a fatti concreti non c’è ancora nulla. E allora: governatore Soru, che di alta tecnologia qualcosa dovrebbe conoscere, che indica lo studio la cultura e la scienza come il futuro dei giovani sardi (e non): Soru, se ci sei, batti un colpo.
Questa Ichnos che i ragazzi con i loro faculty advisor, ossia i docenti Salvatore Cabitza e Pierpaolo Puddu, credono fermamente sfreccerà a Silverstone, si appresta a pesare circa 300 chili, a raggiungere una velocità di 120 chilometri l’ora, a dare ottimi risultati in termini di economicità. Rispetto al progetto che ha vinto a Fiorano, e visto che si sfila d’estate, il prototipo è stato sottoposto a una dieta dimagrante: quaranti chili in meno. Servono per avere più rapidità, velocità nelle ripartenze e nei cambi. Non perderà in stabilità, perchè - lo dicono i costruttori - a quello ci penseranno i pneumatici. Interni spartanissimi (risparmio, risparmio), fronteggerà la prova statica che di fatto è il biglietto d’accesso a quella su pista. Gli esperti dovranno verificare se tutti i parametri di gara sono stati rispettati, se, per fare un esempio, posta l’auto su un piano inclinato non ci siano fuoriscite di liquidi, come la benzina speciale (100 ottani anzichè 80), che costituisce il carburante. Poi ci sono le prove di skid pad (tenuta laterale), endurance e consumi: venti chilometri sulla pista, e fateci un po’ vedere di cosa siete stati capaci. «Piloteremo a turno, in pista». Ultimo dettaglio: come ci si arriva a Silverstone? «Il prototipo dovrà viaggiare su un furgone, meno male che ce lo prestano...»
Il rombo dei motori, dal Poetto a Silverstone... «Per noi è una cosa estremamente seria, ci guardano un po’ tutti come ragazzini ma stiamo dando il meglio di noi, studiamo e sudiamo, non è solo avere riconosciuti i due esami e il progetto meccanico, è molto più», dicono loro. È avere crediti veri, concreti, con il mondo del lavoro, con un circuito di livello altissimo dove conta l’impegno e la conoscenza, oltre che credere fino in fondo nei propri progetti.
Contano anche i soldi, che non ci sono: lanciare appelli sembra offensivo, così come l’affannosa ricerca di parti di motore, ricambi, officine disponibili a dare una mano a un progetto - nato da un sogno - ma molto serio. È una parte che altri dovrebbero fare: la facciano. Sarà solo un prototipo, ma la sfida è di spessore. Oltre i desideri dei bambini. E d’altronde dietro le grandi idee c’è sempre il sogno di un bambino.
Simonetta Selloni 

8 - La Nuova Sardegna 
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli   
Zebra Crossing: di scena la pittura di Panzino e Pastorello 
Prosegue a Sassari la rassegna promossa dalla facoltà di Lettere in collaborazione con l’Accademia 
È la pittura la protagonista del quinto appuntamento del ciclo Zebra Crossing. Partita a fine febbraio, l’iniziativa promossa dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo sassarese in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti ha letteralmente portato gli artisti contemporanei dentro l’Università: attraverso le loro opere, concesse alla Facoltà in dono o in prestito per 15 anni, e attraverso la loro partecipazione agli affollatissimi incontri tenuti con gli studenti e con i visitatori esterni. Dopo Leonardo Boscani, Paola Dessy, Greta Frau, Josephine Sassu, Pinuccia Marras e Stefano Serusi, domani toccherà a Igino Panzino e Pastorello collocare i loro lavori negli spazi della Facoltà di Lettere e parlarne con il pubblico; accanto a loro interverranno i critici Mariolina Cosseddu e Gianni Murtas (l’incontro si terrà alle 17,30 nell’aula O della sede della Facoltà in via Zanfarino, terzo piano).
Come spesso è accaduto nel corso delle iniziative di Zebra Crossing, si tratta di figure di generazioni diverse (Panzino è nato 1950, Pastorello nel 1966) e con differenti vedute estetiche, accomunati però, in questo caso, dall’interesse per il mezzo pittorico. La preferenza per la pittura è un elemento che in parte li stacca dagli altri artisti invitati, caratterizzati da una forte tendenza a transitare da una tecnica all’altra o a praticarne varie nello stesso tempo: performance, pittura e installazione fotografica Boscani, scultura oggettuale, installazione, pittura o disegno Sassu e Marras, ceramica, incisione, pittura e installazione Dessy, ecc. In realtà, pure nel caso di Panzino e Pastorello la fedeltà alla tela e al colore non è esclusiva: il primo si è dedicato anche alla scultura, con una serie di piccole costruzioni in cartoncino e con opere pensate per gli spazi pubblici; il secondo ha al suo attivo alcuni occasionali lavori fotografici. Ma entrambi trovano nella pittura il fulcro principale della loro ricerca: astratto-geometrica e con inclinazioni neocostruttiviste quella di Panzino, onirica, fantastica e divagante, in perpetua oscillazione tra il figurativo e l’astratto quella di Pastorello. Nel corridoio del Dipartimento di Scienze Umanistiche, in Piazza Conte di Moriana, Panzino ha collocato una serie di dipinti del 2005, incastri di forme coloratissime scandite da elementi divisori in rilievo; un altro grande lavoro, previsto per lo studio del Preside, è ancora in preparazione e verrà presentato successivamente. Sempre nell’edificio di Piazza Conte di Moriana, Pastorello ha sistemato invece una serie di sei dipinti eseguiti su supporto fotografico.
Il sesto e ultimo incontro di Zebra Crossing si terrà il 30 aprile, con David Liver, Narcisa Monni e Giulia Sale, in conversazione con Gavina Cerchi, iconologa e docente di Estetica alla Facoltà di Lettere, e Pinuccia Marras, artista e curatrice del ciclo.

9 - La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
AGROALIMENTARE E MERCATI 
Pecorino, ogni stagione è quella giusta   
È alta la richiesta di prodotti a base di latte di pecora anche in estate 
ORISTANO. Latte di pecora anche d’estate, per portare nei mercati prodotti tipicamente invernali e primaverili, come, ricotta, formaggio fresco e carne d’agnello. Sono gli obbiettivi del progetto «destagionalizzazione e diversificazione del latte ovino», promosso dal Sil-Patto territoriale, che ha lo scopo di migliorare il reddito di uno dei comparti strategici dell’Oristanese.
L’idea, lanciata circa due anni fa, sta giungendo alla fase realizzativa. In un recente convegno sono stati presentati i risultati di un’attenta ricerca, che sarà alla base del progetto che punta a migliorare la produzione e la qualità del latte. Ricerca svolta su alcune aziende della provincia con sede a Solarussa, Tramatza e Cuglieri (Buttu, fratelli Pira, Manca e Meles), che hanno messo a disposizione il proprio gregge allevato con ciclo riproduttivo classico e con un modello integrato (già diffuso in altre regioni italiane, che consente di produrre latte per tutto l’anno).
Nel lavoro sono stati poi coinvolti anche altri soggetti: la Silos e Mangimi Martini di Santa Giusta, la Cao di Siamanna, la sede oristanese dell’Ara e l’Istituto zooprofilatico e sperimentale della Sardegna.
La ricerca è nata dall’accordo tra Sil, Ersat e Università di Sassari e punta ad innovare notevolmente il settore, seguendo modelli già collaudati in Toscana, Lazio e Basilicata, dove l’allevamento destagionalizzato è effettuato spesso con ovini di razza sarda, ma vede il latte prodotto da agosto a novembre, pagato anche 15 centesimi in più al litro, rispetto agli altri mesi.
La ricerca ha infatti evidenziato come il prezzo del latte estivo sia stabilito dal mercato e consenta di far fronte ai maggiori costi di produzione. La produzione continuativa del latte ovino è del resto una realtà anche all’estero. In Spagna ed Israele, ad esempio.
Dati importanti, che aprono nuove speranze di rilancio. Al convegno sono stati illustrati fra gli altri da Antonello Cannas (direttore del Dipartimento scienze zootecniche dell’Università di Sassari), Virgilio Casta (direttore della Silos e Mangimi Martini spa), Renato Illotto (vice presidente della Cao, cooperativa allevatori ovini), Franco Cocco (vice presidente del Sil Patto territoriale) e Antonio Ladu (presidente del Sil), di fronte all’assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Foddis, e a Marco Antonio Scalas, presidente dell’Aras, associazione regionale allevatori.
I vantaggi della destagionalizzazione, è stato spiegato, sono molteplici e riguardano tutti i soggetti. Gli allevatori, oltre ad avere una miglior distribuzione del lavoro, nell’arco dell’anno hanno la possibilità di vendere ad un prezzo renumerativo latte e agnelli, ricercatissimi anche dai turisti. L’industria della trasformazione fra le altre cose ha la possibilità di migliorare i rapporti con le catene della grande distribuzione e può sfruttare il ricco mercato estivo della Sardegna.
Secondo gli esperti, tuttavia, i vantaggi della destagionalizzazione interessano chiunque lavori nel settore, come l’industria della mangimistica, le ditte impiantistiche e i trasportatori. Consente poi una migliore distribuzione durante l’anno dell’uso degli impianti, del lavoro e dei flussi finanziari.
Insomma, per avere sui banchi di vendita anche a Ferragosto carne d’agnello ma anche viscidu, ricotta gentile e pecorino giovane, bisogna mettere da parte i sistemi tradizionali della produzione stagionale. Oristano, che conta un patrimonio ovino di oltre 425mila capi (pari al 15% degli allevamenti isolani) sarebbe la prima provincia in Sardegna ad attuare un’iniziativa in questo senso. Ma attenzione: fare latte d’estate non è per tutti. Gli esperti sottolineano infatti che molto dipende dalla dimesione aziendale, dalla manodopera disponibile, dalla disponibilità delle superfici irrigue e dalla possibilità di avere buone scorte aziendali di foraggi e granelle, considerato che l’alimentazione è uno dei punti cardine del progetto di destagionalizzazione delle produzioni. Inoltre, è importante avere elevate produzioni per capo. Infine una raccomandazione per gli allevatori: d’estate non utilizzino pecore poco produttive.
Michela Cuccu
 
10 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 – Oristano
TECNOLOGIE ALIMENTARI: IL PANE
Seminario al Chiostro del Carmine
Domani alle 15,30 nel Chiostro del Carmine si terrà il secondo seminario previsto nell’ambito del ciclo di incontri sulle tecnologie alimentari organizzati dal Consorzio Uno-Promozione Studi Universitari, dal Corso di laurea, con sede a Oristano, in Tecnologie alimentari della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, dalla delegazione di Oristano dell’Api Sarda e dall’Associazione italiana di tecnologia alimentare. L’incontro si inserisce nella collaborazione avviata su vari temi, ormai da alcuni mesi, tra il Corso di laurea in Tecnologie alimentari e la delegazione oristanese dell’Associazione delle piccole e medie industrie della Sardegna. Il tema specifico del seminario è: “La shelf life del pane”. Relatori sono le professoresse Ambrogina Pagani e Mara Lucisano dell’Università degli studi di Milano, che tratteranno del raffermamento del pane e dei prodotti da forno, e la dottoressa Manuela Sanna, dell’Università degli studi di Sassari, che tratterà degli aspetti microbiologici della shelf life del pane. Ci saranno poi due interventi dei panificatori Anna Maria Carta e Francesco Meloni, che racconteranno la loro esperienza sul campo. Presiederà i lavoro il professor Giovanni Antonio Farris, presidente del Corso di laurea in Tecnologie alimentari. Al termine del seminario è prevista una piccola degustazione di alcuni pani tipici del territorio.

11 - La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Fatto del giorno
La Sardegna dei luoghi comuni 
Tra Sonetaula e la Costa Smeralda c’è un mondo da raccontare 
Ma è mai esistita e può esistere una terra senza l’ironia e la musica? 
Ho visto da continentale trapiantato in Sardegna ormai da sette anni, seppure nella forma “adulterata” del pendolare, il film «Sonetàula» di Salvatore Mereu. Si tratta di un’opera che è stata molto apprezzata dai sardi che con me erano presenti alla prima visione a Sassari, in compagnia dello stesso regista; ne ho letto anche molto bene in una recensione sull’autorevole inserto culturale de “Il sole 24 ore” di domenica 16 marzo 2008, un quotidiano che dalle parti mie (Bergamo), specie per alcune categorie sociali e intellettuali, è un riferimento molto ascoltato.
Tuttavia qualcosa nel soddisfatto compiacimento del pubblico e dei critici suscita la mia perplessità. Ciò che mi lascia deluso è proprio ciò che al regista è meglio riuscito, qualcosa che è stato considerato dagli stessi recensori come un merito: cioè l’aver narrato con “verosimiglianza” la Sardegna.
Mi spiego, se è, infatti, indubbia la maestria con cui il regista ci racconta il destino segnato del protagonista, dentro quello schema culturale particolarmente ben documentato nell’opera di Antonio Pigliaru costituente un classico irrinunciabile per la lettura del banditismo sardo, resta da giustificare la necessità di un prodotto di questo tipo dopo che molti autori, con diversi mezzi (cinematografici, letterari, ecc.), hanno già raccontato la stessa vicenda.
Perché leggere - e cito a caso ciò che “in continente” si è potuto conoscere della Sardegna in questi ultimi trent’anni - Gavino Ledda o Salvatore Niffoi, ascoltare certo De André, vedere Banditi a Orgosolo o, appunto, Sonetàula, significa in fondo vedere una parte sola dell’isola: quella dei violenti, dei banditi, dei delinquenti più o meno romanticamente o sociologicamente raccontati. Nessuno mette in dubbio che la vita dei sardi barbaricini fosse dura e spietata, com’è stata dura e spietata la vita per secoli di tutte le sottoculture dei popoli d’Italia, ma pure dentro questo dolore e questa sofferenza l’uomo ha parlato anche con il linguaggio della poesia, della bellezza, dell’arte, della melodia.
E’ esistita e può esistere una terra senza ironia, senza gioia, persino senza musica, primitiva e atavica così com’è la Sardegna di Mereu? Mi chiedo cioè se il dramma raccontato possa costituire un ennesimo tassello per costruire l’identità della regione o se, come altri hanno suggerito, è una metafora che travalica i suoi confini.
Quale che sia l’esegesi di questo prodotto culturale, è indubbio che se «Sonetàula» è un ritratto della Sardegna questo finisce per sovrapporsi ai volti duri e impenetrabili di certi attori che compaiono nel film. Dei veri “mostri”, nel senso più lombrosiano del termine. Se invece Mereu ci ha voluto raccontare la storia di ogni uomo di fronte al suo destino, non posso che dissentire dalla sua ricostruzione deterministica e geometrica della vita.
Da spettatore lombardo e da principiante di cose isolane ritengo che tra il banditismo e la Costa Smeralda, i due volti più noti ed esportati della Sardegna, c’è molto altro: è troppo chiedere ai sardi di raccontarcelo?
Fabio Pruneri
Docente di storia dell’Educazione Università di Sassari

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