Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 March 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 22
Università. Sotto accusa il docente di Tecnica bancaria
Economia, esame indigesto: studenti sul piede di guerra
 
 Molti ragazzi costretti a cambiare corso dopo aver inutilmente cercato di sostenere l’esame. Il professore replica: «Gli studenti si portano dietro lacune enormi e arrivano alla prova scritta impreparati».
Anche l’ultimo appello si è trasformato in una strage: 49 studenti su 73 sono caduti in aula, davanti all’esame scritto di Tecnica bancaria. E i 24 che ce l’hanno fatta non possono festeggiare: si dovranno presentare davanti al docente, Roberto Malavasi, per l’interrogazione orale.
CAMBIO DI CORSO Un esame indigesto per tantissimi ragazzi della facoltà di Economia: c’è chi lo ha sostenuto anche sette volte e molti non riescono a laurearsi bloccati davanti allo scoglio Malavasi. Negli ultimi anni non sono mancati i cambi di corso per evitare di dover sostenere Tecnica bancaria. Inoltre nell’ultimo appello orale il docente, dopo aver interrogato chi aveva preso i volti più alti allo scritto, ha deciso di non proseguire la prova: «Non aveva senso», spiega il docente, «perché il livello di preparazione era scadente».
LA GUERRA Lo scontro tra gli studenti e Malavasi, ex preside della facoltà, si fa sempre più duro. I rappresentanti dei ragazzi in consiglio d’amministrazione e nel senato accademico dell’Ateneo hanno portato la questione nella stanza del rettore e non sono mancati i colloqui con il preside di Economia. «Stiamo cercando di risolvere il problema», spiega Roberto Mura, rappresentante della lista Ichnusa, «e sbloccare così la carriera universitaria di decine e decine di studenti che non riescono a laurearsi perché incagliati con l’esame di Tecnica bancaria». Anche Università per gli studenti sta lavorando in questa direzione: «Stiamo individuando in tutte le facoltà», sottolinea Lorenzo Espa, rappresentante nel cda, «le materie che sono diventante un ostacolo insormontabile per molti. Con i docenti apriremo un dialogo per trovare possibili soluzioni». Intanto da più parti si sta ipotizzando di proporre al consiglio di facoltà di Economia di trasformare l’esame di Tecnica bancaria da obbligatorio a facoltativo.
LA REPLICA L’ex preside di Economia risponde alle accuse senza scomporsi: «Faccio una prova scritta basata su un solo libro di testo e ogni domanda fa riferimento a un argomento contenuto nel libro. Nonostante questo gli studenti dimostrano di non conoscere la materia. Quasi tutti non sono pronti perché mancano le basi che dovrebbero arrivare dal loro percorso universitario. Da quando è stata introdotta la riforma del 3+2 le conoscenze acquisiste dagli studenti sono diminuite in modo preoccupante. E comunque se qualcuno ha da ridire può venire nel mio ufficio: nell’armadio ho gli scritti che confermano quello che sto dicendo».
Matteo Vercelli

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
Seminario di enologia
BREVI - OGGI AL CHIOSTRO DEL CARMINE
 
 ORISTANO. Oggi alle 9,30 il Chiostro del Carmine ospita il primo seminario internazionale previsto nell’ambito della terza edizione del ciclo di incontri sulla viticoltura e l’enologia organizzati dal Consorzio Uno Promozione Studi Universitari, dal corso di laurea con sede a Oristano in viticoltura ed enologia della Facoltà di agraria dell’Università degli studi di Sassari e dalla sezione sarda dell’Associazione degli enologi ed enotecnici. Il tema del seminario è “L’innovazione tecnologica nella filiera vitivinicola” e le varie relazioni saranno incentrate sui principali aspetti dell’innovazione tecnologica nei vari passaggi della filiera: dal campo, alla cantina, al laboratorio. Relatori sono il professor Bavaresco, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza; i professori Zironi e Battistutta, dell’Università degli studi di Udine; il professor Bakalinsky, visiting professor dell’Oregon State University, e il dottor Graviano di Agris Sardegna. Presiedono Sandro Dettori, presidente del corso di laurea in viticoltura ed enologia, e Gigi Picciau, presidente dell’Assoenologi Sardegna.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Cagliari
«Un sistema che annullerà le distanze» 
L’assessore: linee più razionali, addio ai tempi morti, servizi ai pendolari 
La nuova mobilità. Verso il traguardo della commissione provinciale la rete dei collegamenti 
 
IGLESIAS. Arriva in Provincia la seconda parte del Piano dei trasporti pubblici nel Sulcis Iglesiente, elaborato dal Crimm (Centro ricerche modelli di mobilità) dell’Università di Cagliari. Il nuovo capitolo dello studio, finanziato dalla Regione e in preparazione dallo scorso anno, contiene un’analisi dettagliata della mobilità sul territorio e alcune ipotesi sulla riduzione dei tempi di percorrenza in alcune tratte. I dati saranno presentati a breve alla commissione trasporti della Provincia e poi si passerà all’elaborazione del piano delle corse su gomma e rotaia.
 Undici allegati con mappe e tabelle che descrivono, paese per paese, la situazione della mobilità nella provincia di Carbonia-Iglesias. Un reticolo di linee più o meno marcate rappresenta su carta i flussi di traffico lungo le strade che collegano i centri del territorio e un dato salta subito all’occhio: il traffico si concentra soprattutto lungo la Strada statale 126 e in particolare all’altezza di Carbonia, Portovesme, Iglesias, Gonnesa e Sant’Antioco.
 Se nelle stazioni di rilevamento di Buggerru la media era di 200 macchine nell’intervallo tra le sei e le nove del mattino, nei centri nevralgici del territorio si oscilla tra le 1600 e le 2000. Ma chi si muove, e soprattutto per andare dove? Gli altri dati raccolti dal centro di ricerche universitario mostrano che il pendolarismo è soprattutto scolastico. Se si prescinde dal polo di Portovesme, dove arrivano e partono i lavoratori, il resto del traffico intenso è quello degli studenti che si muovono dai centri minori verso Carbonia e Igliesias. E di quelli che partono per Cagliari.
 A Iglesias gli studenti pendolari sono 1900 e arrivano in città soprattutto per frequentare le scuole superiori. Attorno a Carbonia gravitano invece poco più di 1300 studenti e anche in questo caso sono i ragazzi iscritti agli istituti superiori. In entrambi i casi arrivano anche alcuni bambini di materne, elementari e medie e infine gli adulti che frequentano le scuole serali.
 Lo studio però non tiene conto di un altro spostamento abituale: quello dalle frazioni alla città per andare a scuola, dato che farebbe aumentare sensibilmente il numero di “persone su strada” ogni giorno. «I dati raccolti dall’Università sono il punto di partenza per elaborare un nuovo sistema di trasporto pubblico locale - spiega Emanuele Cani, assessore provinciale competente - non è possibile razionalizzare la mobilità se non abbiamo chiara la situazione di partenza. Quanti sono gli studenti, quanti i lavoratori e gli anziani, dove vanno, quanto tempo occorre per percorrere il loro tragitto abituale: se non conosciamo questi dati non possiamo inventare dal nulla servizi che intercettino nuovi utenti. E i passeggeri sui nostri mezzi continueranno ad essere troppo pochi. Altra macchia sono poi i tempi di percorrenza, da ridurre drasticamente se si vogliono convincere i sulcitani a prendere bus e treno». Qualche ipotesi nella seconda parte della bozza è già stata avanzata: Buggerru-Cagliari, una delle tratte più lunghe, potrebbe ridursi fino a mezz’ora.
 Oltre al tempo c’è lo spazio, e questo è l’altro problema da affrontare: la provincia di Carbonia-Iglesias è un territorio vasto ma poco popolato, con piccoli centri distanti tra loro.
 Con l’attuale sistema di trasporto è impossibile raggiungere con i biglietti il fatidico 35% di quota di copertura sul costo del viaggio, come stabilisce la legge. «Noi non vogliamo tagliare servizi - chiarisce Cani - ma potenziare le corse nelle tratte in cui effettivamente servono e poi istituire un servizio a chiamata che raggiunga le zone più disagiate e serva gli utenti anche negli orari più scomodi. Per evitare che partano 20 auto a distanza di pochi minuti e un bus da cinquanta posti con 3 passeggeri».
1 – Il Sardegna
Argomenti – pagina 4
La ricerca scientifica nelle mani dei soliti noti
“I contributi per lo studio dati senza criterio. Ci rivolgiamo a Napolitano”
 
Torna d’attualità il tema dei finanziamenti per la ricerca. A sollevare nuovamente la polemica è la stessa comunità scientifica. Che chiede fondi per la ricerca stanziati con metodo trasparente. E lo fa bussando alla porta principale - quella del Capo dello Stato - con una lettera aperta nella quale viene illustrato un decalogo di proposte per correggere le modalità del finanziamento. Tra i principali promotori di questa forte recriminazione, il professor Giovanni Romeo, Presidente del Consorzio del Progetto Genoma, da molti anni impegnato nel dibattito mai risolto tra Stato-fondi-scienza. Professore cos’è che non va e non riuscite a risolvere?
Purtroppo siamo in presenza di un sistema che non garantisce, o lo fa in minima parte, alcun riconoscimento al merito. In Italia sono ammesse procedure di finanziamento alla ricerca che permettono il negoziato diretto, al di fuori di ogni controllo, tra pubblica amministrazione, istituzioni scientifiche e ricercatori. Questo modo di operare è totalmente contrario al principio di «peer-review», da noi troppo spesso invocato, e alle forme che regolano la promozione della scienza ad altissimi livelli. I finanziamenti a pioggia, volti ad accontentare tutti, non sono sufficienti e alla fine creano il medesimo malcontento. Non ci si rende conto che una politica poco attenta all’effettiva qualità della ricerca non fa che minare l’intera evoluzione scientifica del Paese.
Quindi il problema non consiste solo in una gestione “maldestra” del denaro pubblico?
È inutile far finta di niente. Quando il ministero indice una gara per finanziare dei progetti è fin troppo facile capire a chi verranno assegnati i fondi. Basta leggere i nomi dei componenti della commissione di valutazione. Il conflitto d’interesse e i giochi di potere stanno paralizzando la competitività dell’Italia, è ora di dare una svolta.
Lei pensa che la peer-review o revisione paritaria sia la soluzione migliore per imboccare la via della trasparenza?
Come si dice, «anche la democrazia ha dei difetti o delle imperfezioni, ma nessuno finora ha inventato un sistema migliore». La peer-review, ovvero una valutazione scientifica del merito, regolamentata, anonima, competente, terza e indipendente, rappresenta l’unico modo razionale per l’assegnazione dei fondi pubblici. O quanto meno per cercare di spenderli meglio. È una forma di controllo che sottopone le proposte di ricerca all’attenzione di commissioni formate da altri specialisti, preferibilmente per due terzi stranieri. Per questo si dissocia da qualsiasi influenza politica o clientelare. Oltretutto, se affidata a un coordinamento efficiente, consente costi limitati al 6-7% della spesa totale ed una tempistica di sei mesi circa per l’acquisizione dei risultati. Non vedo come un politico possa giudicare il lavoro di un ricercatore meglio di un altro esperto della materia. Il nostro Paese si trova di fronte a un bivio: restare nel Medioevo o lanciarsi nel Rinascimento come hanno fatto molti altri stati. Ai nostri politici, attuali e futuri, la decisione.
Com’era lecito immaginarsi negli altri Paesi le cose funzionano in modo differente. Dovremmo guardare in casa d’altri per non rischiare di rimanere indietro?
Basterebbe prendere come esempio la Spagna per capire che questa proposta è del tutto valida e non procastinabile. I nostri vicini spagnoli già da qualche anno si sono affidati a Commissioni Internazionali di controllo, ottenendo un rilancio invidiabile dal punto di vista qualitativo e della modernizzazione. In Italia soltanto Telethon e l’Airc si distinguono per l’adozione del peer-review system, ma rappresentano due eccezioni, se pur di notevoli dimensioni.
Ritenete di avere qualche possibilità di essere ascoltati?
Non è un caso che il nostro appello sia stato lanciato proprio alla vigilia delle prossime elezioni. L’intera comunità scientifica è convinta che sia assolutamente necessario un impegno concreto, da parte del nuovo Governo, per lo sviluppo di un regolamento che tuteli il patrimonio scientifico del Paese. È urgente che questo diventi norma dello Stato, perché è inammissibile che le regole per l’amministrazione dell’apparato scientifico siano incerte, politicamente opinabili o modulabili in ambito accademico.
Fabrizio Tanzilli
 
 

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