Pagina 8 - Fatto del giorno
Prima il botta e risposta con gli studenti dell’università, poi la chiacchierata con gli spettatori al Verdi e al Moderno
IL CAOS CALMO DEI «GIROTONDI»
Richiamo al ruolo svolto dalle migliaia di persone capaci di scendere in piazza per protestare. E sulla scena di sesso si parla di «corto circuito informativo»
Moretti, primattore con Antonello Grimaldi, discute di cinema e politica
Sassari. L’incontro con gli studenti di Scienze politiche si è appena concluso, quando un giovane, Fabio De Roberto, si avvicina a Nanni Moretti con la sua corposa tesi di laurea in mano. Titolo: «Le parole sono importanti», e un sottotitolo che recita più o meno il cinema di Moretti e il rapporto tra l’io e il mondo. Il regista sorride e accetta soddisfatto l’omaggio.
Anche perché probabilmente delle tante tesi di laurea sul suo lavoro forse questa è quella che ha il titolo più azzeccato, o forse solo più morettiano. «Le parole sono importanti» è la famosa frase che in «Sogni d’oro» Michele Apicella (l’alter ego cinematografico di Moretti) rivolge alla giovane giornalista che lo sta intervistando, fra un luogo comune e una parola inglese, preceduta da un ceffone alla malcapitata.
Sono passati più di venticinque anni da quel film, per Moretti le parole sono sempre importanti, e vanno ben soppesate, ancora e soprattutto con i giornalisti. A Sassari con Antonello Grimaldi per presentare «Caos calmo», il film del regista che lo vede nelle vesti del protagonista, ieri pomeriggio Moretti ha incontrato gli studenti universitari nell’Aula Rossa del Quadrilatero. Molti di loro fanno parte del Laboratorio di cinema del corso di laurea in Scienza della comunicazione, ed è proprio uno dei docenti, Sergio Scavio, a condurre il dibattito. Dibattito che andrà avanti per circa un’ora e mezza, ovviamente dedicati principalmente a «Caos calmo», che comunque pochissimi tra i circa 200 partecipanti all’incontro hanno visto (uscito nelle sale l’8 febbraio scorso, è in programmazione a Sassari solo da ieri).
Il film, come si sa, è stato preceduto da forti polemiche, che lo hanno accompagnato e seguito sino a Berlino, dov’era in concorso. Le polemiche hanno riguardato l’ormai famosa scena di sesso tra il protagonista Pietro Paladini (Moretti) e Isabella Ferrari, e una bestemmia di Silvio Orlando. Episodi che non sono stati inventati di sana pianta in fase di sceneggiatura, come hanno ricordato anche ieri Moretti e Grimaldi, ma fanno parte del romanzo omonimo di Sandro Veronesi dal quale il film è tratto. Il problema, quello vero, secondo Moretti riguarda però il corto circuito che questi episodi hanno creato nell’informazione, e che sono a suo avviso sintomatici della crisi del giornalismo (della carta stampata e della tv) che si vive oggi in Italia. Il regista parla di atteggiamenti «isterici», di pagine intere costruite su non notizie. Come appunto il clamore attorno alla scena di sesso, oppure l’eccessivo risalto dato alle dichiarazioni di un esponente della Cei proprio su quel rapporto sessuale. Moretti si stupisce per il rilievo nato da sequenze che, tutto sommato, nel film potevano non esserci, e che lasciano perplesso più di uno spettatore all’uscita dalla sala. Ovviamente sembra non credere a coloro che sostengono come dietro le anticipazioni sulla scena, prima dell’arrivo del film nelle sale, ci sia stata un’accorta e sotterranea opera di promozione da parte del produttore o del distributore. Del tutto legittima inoltre, e sicuramente complice del grande successo di pubblico del bel film di Grimaldi in appena due settimane di programmazione. «Era accaduto anche per “Il Caimano” - dice il regista - quando tutti parlavano criticamente di un film che non avevano ancora visto. E qualcuno, a destra come a sinistra, chiedeva che la distribuzione fosse fatta slittare a dopo le elezioni (era il 2006, il film uscì ad aprile, ndr)».
Si parla di cinema, nell’incontro a Sassari con gli studenti seguito alla serata cagliaritana di giovedì, ma anche di politica, nonostante la domanda arrivi dalla bancata dei giornalisti (gli stessi ai quali Nanni dice di rilasciare interviste solo a patto di poter rileggere le cose che gli vengono attribuite). Come si sa, dopo «Il Caimano», e soprattutto dopo l’esperienza dei Girotondi cominciata nel 2002 e conclusasi un paio d’anni dopo, Moretti ha parlato molto raramente di politica. La medesima panchina su cui il protagonista di «Caos calmo» trascorre gran parte delle sue giornate è stata letta (forse in maniera eccessiva) come una metafora del disinteresse o del pessimismo di Moretti verso la situazione italiana. E anche ieri il regista ha mantenuto le consegne, almeno per quanto riguarda il presente. Ha parlato piuttosto della nascita dei Girotondi e della sua conclusione. «È stata un’esperienza straordinaria - ha detto - Ha coinvolto tantissime persone che con la politica non avevamo mai avuto a che fare, e che a temi come la giustizia o l’istruzione hanno dedicato disinteressamente il loro tempo libero». Ma crede ancora, Moretti, nella possibilità che la politica possa essere cambiata in questo modo? «Non sono disilluso - risponde - ma per quanto mi riguarda a un certo punto ho pensato: “Non voglio che questo diventi il mio mestiere, perché io un mestiere ce l’ho già e mi piace”». E sui Girotondi: «Non ci interessava fare un partitino, magari litigioso. Non volevamo suddividere l’elettorato in due, ma dare vita a un soggetto politico dalla parte dei cittadini. I girotondi attorno al ministero di Grazia e giustizia o alla Rai avevano questo scopo. Siamo stati percepiti come un’alternativa, e non eravamo pochissimi, visto che alla manifestazione in piazza San Giovanni c’erano un milione di persone. Dopo quell’esperienza, con “Il caimano” ho raccontato una storia politica». E oggi? Sull’argomento glissa, proprio mentre arriva De Roberto con la sua tesi che ci ricorda che «Le parole sono importanti».
Paolo Merlini
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Nuoro
Il capoluogo della cultura sarda merita una grande università
Sono il genitore di una studentessa oranese iscritta al corso di Scienze dell’amministrazione pubblica e governo locale per gentile concessione dell’ateneo di Cagliari, facoltà di Scienze politiche. Premetto che il mio bagaglio di studio e culturale è limitato alla sola bella e gioiosa 3ª media inferiore dell’anno accademico 1964/65. Detto questo, ho avuto modo nella vita reale e nel mio vissuto di toccare con mano e assistere all’evoluzione di alcuni atenei italiani, che erano in condizioni geografiche e morfologiche e di isolamento pari alla cittadina di Nuoro.
Pur avendo una storia infinita alle spalle che risale alla presenza dei vicerè del Regno della Sardegna, i cosidetti atenei fratelli gemelli non hanno espresso culture eccellenti rispetto alle zone dell’entroterra montuoso. Gentile assessore Mongiu, io non parlo la lingua di Goethe, ma mi richiamo a un detto semplice, ancora in uso: “Se Maometto non può andare alla montagna, la montagna vada da Maometto”. Perchè offrire dei bonus ai giovani studenti per gli atenei di Londra? Perchè invece di internazionalizzare gli studenti delle montagne (con i relativi costi che ne conseguono, perchè nessuno dà nulla per niente), non si internazionalizza un nuovo ateneo con i requisiti da lei descritti, e perchè non proprio Nuoro?
Lei ha comparato realtà eccellenti degli States e dell’Inghilterra, decretando che il percorso da seguire, la stella polare è per forza quella: ma se invece compariamo realtà più vicine come quelle di Perugia o la libera universita di Corte? Ma perchè a noi Sardi, in tutte le ere e le epoche, ci è toccato il martirio dell’emigrazione forzata?
Tutto ciò mi riporta ai corsi anni ’60 per la formazione di operai qualificati e di manodopera specializzata: fu il disastro totale, fu la condanna all’emigrazione che subì la mia famiglia, perché quei corsi non avevano valenza nell’Isola per mancanza di opifici e stabilimenti! Anche dare l’assegno agli studenti è un propedeutico per l’emigrazione forzosa.
Se è vero che il governatore ha preso spunto dal laburista Tony Blair e da Antonio Gramsci, dovrebbe, spronare affinchè venga edificato un campus nel capoluogo della cultura sarda. Io, barbaricino, invalido totale ed ex emigrato in Francia, non trovo impossibile questa mia modesta proposta.
Giovanni Salvatore Paddeu
Orani
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
L’iniziativa dell’assessore Daniela Noli
Stage nelle imprese per venti giovani con diploma o laurea
Cagliari. Nuove opportunità formative e occupazionali per venti giovani diplomati o universitari, che potranno essere inseriti da aprile in imprese con la formula degli stage banditi dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune. Per tre mesi, con un rimborso spese complessivo di 300 euro lordi, i giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, se residenti o domiciliati nel capoluogo, potranno beneficiare dei venti posti disponibili, di cui la metà riservati alle donne, per frequentare tirocini formativi e di orientamento: «L’obiettivo è di facilitare l’inserimento nel mercato del lavoro per garantire un reale collegamento tra domanda e offerta» ha spiegato l’assessore Daniela Noli illustrando alla stampa l’iniziativa. In particolare i giovani selezionati avranno la possibilità di fare pratica in imprese dei settori turistici (5 tirocini), delle arti e mestieri (5), delle nuove tecnologie e servizi informatici (5) e del terzo settore (5). Il Comune provvederà alla copertura assicurativa Inail e di responsabilità civile verso i terzi. I candidati, che potranno presentare la domanda da lunedì prossimo e fino al 7 marzo, saranno selezionati attraverso il curriculum e con un successivo colloquio motivazionale con i responsabili dell’associazione Orientare che collabora al progetto assieme all’assessorato. Sia il bando che la domanda di partecipazione sono disponibili sui siti Internet www.comune.cagliari.it e www.informaeorientanews.net. mentre dovranno essere, invece, spedite o consegnate al Protocollo generale del Municipio, in via Crispi. Ogni candidato, pena l’esclusione dalla selezione, potrà però presentare domanda per uno solo dei quattro settori di impresa previsti nel bando.