Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 February 2008

Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnaliamo 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna
 
01 - Dieci anni in facoltà, a Cagliari, con l’educatore pacifista
02 - L’esperto. Gaetano Di Chiara tranquillizza i consumatori
03 - Allarme sul futuro dell’Istituto di storia dell’Europa Mediterranea 
04 - L’università nuorese non è un ente inutile
05 - Ssis, chiuse le graduatorie. Tutto esaurito dietro le cattedre


 
 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 56
Protagonisti. Nel ricordo dell’antica allieva e collega l’importanza del filosofo perugino
Aldo Capitini, il potere è di tutti
Dieci anni in facoltà, a Cagliari, con l’educatore pacifista
Aldo Capitini arrivò a Cagliari nel 1958, per insegnare Filosofia morale alla Facoltà di Lettere e Pedagogia, a Magistero. Lo incontrai per chiedere di riprendere il lavoro di tesi, interrotto dopo la partenza della professoressa Motzo d’Accadia. Già il primo incontro fu indimenticabile: nel ristretto studiolo si svolse un colloquio cordiale che aprì un percorso di reciproca stima. Da assistente, seguii con lui una linea di metodologia attiva: esposizione tematica, discussione e stimoli comunicativi che evitassero ascolto passivo ricezione individualistica. Capitini coinvolgeva e indicava agli studenti elementi e strumenti di ricerca che proponevano lo sfondo storico, le vicende sociopolitiche e le caratteristiche dell’educazione e del sistema scolastico italiano. Un libro guida per tutti i corsi era Educazione e autorità nell’Italia moderna di Lamberto Borghi che con Capitini guidava le ricerche e le iniziative dell’Adespi (Associazione per la scuola pubblica italiana) e dell’Associazione per la libertà religiosa.
Negli anni del soggiorno a Cagliari, curò assiduamente iniziative di educazione civica ed educazione degli adulti. Per questa dimensione nuova dell’educazione mise in contatto la facoltà con Forster, studioso e promotore dell’educazione degli adulti come disciplina pedagogica. Egli venne a Cagliari per un seminario che risultò un vivaio di futuri educatori e orientò verso questo campo l’attività dei giovani della Società Umanitaria in Sardegna. Da ricordare l’appassionata attività di Fabio Masala che raccolse l’impegno per l’Educazione degli adulti, in particolare usando il mezzo del cinema.
Di grande rilevanza fu la Marcia per la Pace, svoltasi a Cagliari nel 1962 con commossa partecipazione dei cittadini alle relazioni, ai progetti e agli auspici per l’attivazione di un mondo aperto e civile. La linea indicava la formazione di centri di orientamento sociale (i COS) già promossi da Capitini in Umbria e Toscana: la costituzione di gruppi per la «democrazia dal basso» sostitutivi della prassi burocratica delle amministrazioni locali. Fra i laureati e laureandi si formarono su questa base «gruppi operosi» che in seguito diedero vita a comitati di quartiere, che hanno continuato per anni l’attività di base anche con la pubblicazione della rivista Città Quartiere, animata, tra gli altri, da Licia Lisei, Franco Meloni ed altri.
Fra le iniziative promosse da Capitini una in particolare ebbe grande valenza innovativa: il progetto inchiesta per la piena occupazione. Con la metodologia della ricerca-azione, gruppi di giovani studenti e insegnanti si dedicarono a studiare il territorio del Sulcis Iglesiente, prendendo contatti con amministrazioni locali e industrie estrattive, raccogliendo dati demografici, occupazionali e produttivi. Il materiale raccolto venne ordinato e classificato per costituire la base di un’ampia relazione, esposta a Carbonia in un convegno. Molti di questi materiali dovrebbero essere stati raccolti nell’archivio di Lucilla Trudu che partecipò attivamente alla ricerca.
Nell’esporla Capitini mise in evidenza caratteri e problemi, bisogni e risorse del territorio, incitando i cittadini e gli amministratori a promuovere iniziative e sperimentare opportune forme di investimento per allargare la base occupativa e l’opportunità di scambi e imprese commerciali. Il materiale di quel convegno potrebbe essere utilizzato per nuove ricerche e analisi. Capitini sentiva grande interesse per l’innovazione scolastica e mise in contatto insegnanti e studenti cagliaritani con la scuola attiva, la scuola-città di Pestalozzi di Firenze, i Cemea e il Movimento di Cooperazione Educativa, curando la partecipazione a stages e convegni, che da allora misero piede in Sardegna. Dopo la sua partenza sostenne le prime lotte per il servizio civile, per il disarmo e il pacifismo, che in Sardegna ebbero impulso con la fondazione della comunità di Sestu, tuttora attiva. Negli ultimi anni si dedicò al tema della libertà religiosa che intendeva come persuasione e vita vissuta nella compresenza dei viventi e dei morti, del verme schiacciato come della roccia immobile. La sintesi dei suoi argomenti è raccolta nell’opera Il potere di tutti : una serie di stimoli e messaggi che bisognerebbe tornare a leggere ad alta voce nelle biblioteche e nelle scuole.
Elisa Nivola
 
 
2 - L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 22
L’esperto. Gaetano Di Chiara tranquillizza i consumatori
«Solo rischi minimi per l’uomo»
«Nessun pericolo per la salute dell’uomo». A tranquillizzare i consumatori che potrebbero aver mangiato carne con antibiotici ci pensa Gaetano Di Chiara, docente di Farmacologia dell’università di Cagliari.
«Gli antibiotici», spiega il farmacologo, «non si accumulano nell’organismo: sono farmaci idro-solubili che vengono facilmente eliminati per via renale. È assai improbabile mantenere una concentrazione attiva di antibiotico nel passaggio dall’organismo animale a quello umano. Perché l’antibiotico produca effetti serve la somministrazione diretta». Anche per gli sverminanti non dovrebbero esserci troppi rischi: «Sono sostanze che devono agire solo nell’intestino e non devono essere assorbite. In teoria potremmo ritrovarceli in piatti a base di interiora. Nella carne no».
I rischi maggiori per la salute umana, ma non è il caso in questione, si hanno quando l’animale viene imbottito, durante l’allevamento, di ormoni anabolizzanti per favorirne la crescita. «Si tratta», evidenzia Di Chiara, «di sostanze lipo-solubili che si accumulano nel grasso dove restano per lungo tempo». (p. l.) 


 
LA NUOVA SARDEGNA
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Cultura e Spettacoli
È allarme tra gli studiosi sardi sul futuro dell’Istituto di storia dell’Europa Mediterranea 
Sassari. C’è agitazione fra gli storici sardi. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha bandito una selezione per direttori di diversi suoi Istituti: tra questi c’è l’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea, che ha sede a Cagliari. Fondato negli anni Settanta dal prof. Alberto Boscolo e, dopo la sua morte, diretto da Francesco C. Casula fino alla sua andata in pessione, si chiamava Centro per gli studi italio-iberici, ma qualche anno fa la denominazione è stata mutata in quella attuale per dargli un respiro ancora più “europeo” e nello stesso tempo dichiarare il focalizzarsi delle sue ricerche non più sulla sola Spagna ma sull’intero bacino mediterraneo. Le linee della ricerca dell’Istituto prevedono ora lo studio dei rapporti storici, istituzionali e sociali fra gli Stati dell’Europa Mediterranea, la ricerca, lo studio e l’edizione di fonti storiche e archivistiche e letterarie, con particolare riferimento all’Italia, lo studio dei rapporti uomo-territorio nell’Europa mediterranea, la storia della circolazione, degli scambi e dei conflitti fra culture e forme religiose nel Mediterraneo. A far parte della Commissione che a giorni dovrebbe concludere i suoi lavori nominando il direttore è stato chiamato, unico sardo, il prof. Attilio Mastino, vicerettore dell’Università di Sassari, che ha insistito sul principio che le competenze e gli studi dei candidati da prendere in considerazione dovessero essere coerenti al programma di studi dell’Istituto.
I lavori sono andati avanti e fra gli aspiranti è stata selezionata una terna sulla quale il prof. Mastino ha sollevato le sue obiezioni. L’argomento è che nessuno dei tre selezionati, pur validissimi studiosi ciascuno del proprio campo, si occupa (o si è occupato) specificamente di storia mediterranea. Siccome i tre candidati lavorano in Università della Penisola (in particolare a Milano e Genova), la preoccupazione è che il nuovo direttore possa progettare, quando che sia, il traferimento dell’Istituto a una sede meno periferica, ahimè, di quella sarda. Alla considerazione molto saggia che non vale la pena di fasciarsi la testa prima che qualcuno te la rompa, gli storici sardi rispondono che troppe altre volte hanno sperimentato che, presa una decisione, non si è potuti tornare indietro. La Sardegna ha troppo poche strutture di ricerca per potersi tranquillamente privare anche di questa.
Manlio Brigaglia 
 
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cronaca
Nuovi interventi in difesa dell’ateneo
Sassu: i giovani formano la città futura 
Bianchi (Pd): no a decisioni calate dall’alto Dibattito aperto tra gli intellettuali 
Domani un’altra manifestazione con tutti i sindaci della provincia e dell’Ogliastra 
«L’università nuorese non è un ente inutile» 
Nuoro. Ateneo in crisi per i costi della politica? «Ma l’università non è un consorzio industriale inutile» replica piccato Alessandro Bianchi, consigliere comunale. E su un’altra sponda, l’economista Antonio Sassu: «L’ateneo che viene da una grande intuizione della Commissione Medici sul banditismo può essere collegata allo sviluppo». In vista della nuova manifestazione di domani con i sindaci della provincia il clima torna a surriscaldarsi.
Il problema è molto sentito. La consapevolezza della posta in gioco per il Nuorese aumenta di giorno in giorno. Ormai non c’è manifestazione pubblica e culturale in città in cui non si parli anche della crisi dell’Università nuorese. Questo sabato, per esempio, durante la presentazione del libro di Pino Arlacchi dal titolo «Perchè non c’è la mafia in Sardegna», presieduta nella sala ex Iacp, dal preside del Liceo scientifico, Bachisio Porru, sul tema si sono espressi diversi studiosi e intellettuali sardi. Tra questi Antonio Sassu, ex presidente del Banco di Sardegna, e anche uno dei padri fondatori dell’ateneo nuorese, che si è schierato fermamente in difesa dell’università barbaricina, anche perchè nata - ha sottolineato - dalla «grande lezione» data dalla Commissione Medici di indagine sul fenomeno banditismo in Sardegna, quando avanzò la proposta già dai primi anni Settanta. Per Sassu un ateneo a Nuoro, nonostante la crisi, può ancora svolgere una «funzione legata allo sviluppo». Quindi, non solo localismo. Inoltre, per il fatto che «restano in città», i giovani a loro volta «formano la città».
Dello stesso tenore anche gli interventi di Stefano Pira, editore e storiografo, figlio di Michelangelo Pira, e quello del sociolo Marco Zurru.
Nel dibattito, tra gli altri, è intervenuto il sindaco Mario Zidda (reduce dal vertice tenuto in Regione con l’assessore alla Cultura, Mariantonietta Mongiu) che ha chiesto a tutte le istituzioni e agli enti, uno sforzo eccezionale per fare fronte unico intorno all’Università a rischio. In sostanza, lo stesso appello lanciato ieri dagli studenti universitari in lotta che hanno anche reso pubblica una loro piattaforma in vista della manifestazione con i sindaci del territorio nuorese e ogliastrino, che si terrà domani alle 11 nella sala consiglio della Provincia.
Una manifestazione importante, questa, anche per il capo gruppo coinsiliare ex Ds del Comune di Nuoro, Alessandro Bianchi. Anzi per lui questa è «l’occasione giusta» in cui dagli amministratori può partire una «azione politica forte», affinché per una volta «non si debba prendere atto di decisioni assunte senza di noi».
Un no secco di Bianchi, dunque, alle decisioni politiche calate dall’alto, e solo di taglio razionalizzatore. «Si dirà che l’università nuorese per come la conosciamo - continua Bianchi nel suo intervento - non possiede in se quei caratteri tali da invertire la rotta della nostra società. Questo può essere vero e siamo pronti a discuterne. Ma siamo pronti soprattutto a discutere di un progetto nuovo, di un’idea nuova, e a confrontarci su di essa».
E subito dopo ecco partire una frecciata amara all’indirizzo di una parte della classe politica regionale che invita spesso i giovani a fare esperieza all’estero. «Noi non abbiamo bisogno che ci si ricordi che l’esperienza, quella fatta fuori di casa, vuol dire formazione: perchè siamo gente abituata alle migrazioni» osserva il consigliere comunale di Nuoro. Che poi aggiunge: «L’Università barbaricina, oggi che pare soffrire, io dico che può trovare nuova linfa da una classe politica unita e sulle cui spalle grava la responsabilità di contrastare il declino del territorio. Il futuro dei nostri giovani, dunque, non può essere trattato alla stregua di un consorzio industriale o considerato un altro costo della politica».
Alessandro Bianchi infine si dichiara «non interessato a che possa mantenersi l’ateneo, o addirittura morire, per disegni politici, oppure essere schiacciato dai rapporti di forza con gli altri atenei sardi». E anche per questo il consigliere comunale propone ai colleghi amministratori e a tutti i soggetti coinvolti di «andare alla manifestazione» di domani con i sindaci anche con «strumenti nuovi», e per mettere insieme tutti coloro che ancora «hanno voglia di crederci».
Mettere insieme, signica allargamento del Consorzio che governa l’ateneo? Bianchi lascia la battuta in sospeso, ma la stessa sembra alludere a un processo già in atto, che sta portando, dopo un lunghissimo silenzio, a un possibile allargamento del Consorzio universitario ad altri soggetti. Con in più l’obiettivo, oltre che del potenziamento del governo dell’ateneo, anche dell’aumento delle risorse.
«Risorse proprie» le ha già chimate, il presidente della Provincia, Roberto Deriu, che sta pensando, intanto, a un primo passaggio: l’aumento delle quote di Comune e Provincia, i due enti che formano il Consorzio, e che fino ad oggi, hanno versato solo 25 mila euro all’anno. Un decimo della quota che versa per la biblioteca Satta e ancora molto meno di quella del Man che si attesta sui 750 mila euro. Una vera inezia per l’università, insomma.
Nino Bandinu
 
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Scuola
Tutto esaurito dietro le cattedre
Chiuse le graduatorie, scatta la protesta degli specializzandi 
Sassari. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a una porta chiusa. Sprangata a doppia mandata dal ministero della Pubblica istruzione, che sigilla l’ingresso nel mondo del lavoro. Gli specializzandi della Ssis annaspano in un vicolo cieco. Dopo 9 anni, accedere all’insegnamento diventa un rebus. Per i futuri docenti non c’è più posto nelle graduatorie e l’abilitazione conseguita, costata soldi e fatica, potrebbe diventare carta straccia. Il futuro non sorride a 340 dottori, distribuiti tra le Ssis di Sassari (130) e Cagliari (210). Laureati che si sono iscritti nel 2007 al primo anno della scuola, pagando una tassa di 800 euro. Il prossimo settembre dovranno pagare la seconda rata, di uguale importo. Ma tra loro c’è chi, viste le prospettive, sta pensando di gettare la spugna.
Per aiutarli si è mosso anche il senatore Mauro Bulgarelli, che presenterà un emendamento al decreto “Mille proroghe”. Chiederà di cancellare quella parola che già da sola non fa presagire niente di buono: esaurimento. Per la Ssis potrebbe rappresentare la conclusione di un ciclo che, tra alti e bassi, ha garantito posti di lavoro dietro le cattedre delle scuole italiane. La graduatoria, da permanente che era, è appunto diventata a esaurimento: significa che gli specializzandi dell’attuale ciclo, il IX, non vi troveranno posto. Il serbatoio di professionalità si colmerà con l’ingresso dei colleghi che attualmente frequentano il secondo anno delle rispettive classi di concorso. La sentenza è contenuta nella legge Finanziaria 2007, che salva soltanto gli specializzandi per la classe di strumento musicale. Per tutti gli altri, silenzio assoluto.
La prima lettura possibile del provvedimento dice che nelle scuole non c’è più bisogno di insegnanti, con la sola eccezione di quelli di musica. Ma riesce difficile capire come mai, allora, la Ssis continui a funzionare: perché, insieme alla graduatoria, non chiudere anche la scuola? L’Anief, associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, sta con loro. Il presidente Marcello Pacifico, ex sissino, ha preso parte all’assemblea che si è svolta a Sassari, nell’aula magna dell’istituto Geometri, dove gli specializzandi partecipano alle lezioni di area comune. La protesta sta andando avanti in tutta Italia. Coinvolti 15mila sissini, da mesi in contatto costante tra loro. Avviata anche una raccolta di firme cartacea e on-line, con i contributi anche degli ormai ex specializzandi: più fortunati dei colleghi del IX ciclo, loro il posto nella graduatoria l’hanno conquistato. Il sito www.nonociclo.blogscuola.it è in perenne aggiornamento.
Tutti si sono tuffati nella Ssis ben sapendo che era l’unica strada per accedere all’insegnamento. Dal 1999, anno dell’ultimo concorso, l’assegnazione di una cattedra passa esclusivamente per la scuola di specializzazione. Ma trovare un posto, nella classe di concorso scelta in base alla laurea, non è semplice. Bisogna superare un esame di ingresso, perchè l’accesso è a numero chiuso. Quote contingentate, in base alle esigenze comunicate dagli ex provveditorati provinciali, che reclamano tot professori di matematica, storia, chimica etc etc. Ora, secondo il ministero, dietro la cattedra c’è il tutto esaurito.
Silvia Sanna

Questionnaire and social

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