Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 February 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 14 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 21
Università. Ieri nel cda
Vertenza precari: trenta lavoratori assunti per tre mesi
 
Il primo passo per risolvere il problema precariato dell’Università sarà l’assunzione, per tre mesi, di trenta lavoratori: quindici usciranno da una graduatoria tra i precari che sono arrivati a collezionare almeno tre anni di contratti di collaborazione, altri quindici verranno prelevati tra quelli risultati idonei all’ultimo concorso pubblico. È quanto ha stabilito il consiglio d’amministrazione dell’Ateneo nella seduta di ieri, dopo le polemiche dei giorni scorsi che hanno spaccato il fronte dei sindacati.
Il cda, con la posizione contraria del rappresentante della Cgil, ha infatti approvato il nuovo bando di selezione per 15 lavoratori da stabilizzare. Si tratta, come hanno evidenziato alcuni consiglieri, soltanto del primo atto in una partita lunga e complessa. Entro marzo il rettore Pasquale Mistretta presenterà il piano organico dell’Università: solo in quel momento si potrà sapere quali servizi e uffici hanno bisogno di dipendenti e si potrà indicare il numero di posti necessari. Il consiglio d’amministrazione subito dopo potrà lavorare sul programma triennale (2008-2010) indicando le assunzioni da effettuare.
Anche i precari (una quarantina tra quelli che hanno finito di lavorare la settimana scorso e gli altri che concluderanno i loro contratti nei prossimi mesi) rientreranno in questo programma nella graduatoria che porterà all’assunzione di personale amministrativo bibliotecario e tecnico informatico. Parallelamente, al cinquanta per cento così come prevede la normativa nazionale, si attingerà alla graduatoria delle persone che hanno partecipato all’ultimo concorso pubblico per entrare nelle segreterie studenti e nel servizio contabile. Intanto in trenta, dopo le selezioni che si svolgeranno tra il 18 e il 25 febbraio, verranno assunte con un contratto di tre mesi.
Alla fine della seduta del cda alcuni precari, guidati dai rappresentanti sindacali della Cgil, sono entrati in rettorato e hanno protestato. Speravano di ottenere l’assunzione immediata per i prossimi tre mesi. Ora dovranno partecipare alla selezione. Sulla vicenda c’è stata una battaglia tra la Cgil e la Rsu, d’accordo con la proposta del consiglio d’amministrazione. Niente da fare invece per i venti lavoratori ex dipendenti universitari e passati all’Azienda ospedaliera mista. Il loro futuro dipende dal cda della stessa azienda e non da quello dell’Ateneo. (m. v.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 23
università
Un master di progettazione europea
 
Sono aperte le iscrizioni alla seconda edizione del master di primo livello in Progettazione Europea organizzato dal Crenos della facoltà di Scienze politiche dell’Università. Entro il 25 Febbraio 2008 si può effettuare l’iscrizione on line sul sito dell’Università (www.unica.it) e partecipare quindi alle selezioni previste per il 28 febbraio. Il MaPE - si legge in una nota - è pensato per neolaureati che intendono avviare una carriera con una forte dimensione europea: dalla consulenza sulla compatibilità dell’idea-progetto con i programmi di finanziamento disponibili, alla progettazione, gestione e rendicontazione del progetto. Il corso è a numero chiuso (fino a 28 studenti) e aperto ai laureati in qualsiasi disciplina che abbiano nozioni elementari nelle discipline del master, familiarità con il Pc e con la lingua inglese. Le lezioni sono concentrate il venerdì e il sabato. Il corso è impostato su tre moduli (propedeutico, specialistico e di laboratorio), uno stage trimestrale e un progetto finale. Info: www.crenos.it/mape; tel.: 070 6756404, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.00; email: mape@crenos.it. 
 
3 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 19
la scheda
Entro l’estate i trasferimenti al Policlinico
 
L’ospedale San Giovanni di Dio fu progettato nel 1842 dall’architetto Gaetano Cima. La prima pietra (secondo i dati forniti dal canonico Giovanni Spano) fu posata il 4 novembre 1844 e i primi ricoveri furono effettuati nel 1848. Per la sua realizzazione furono spese 718.798 lire. L’edificio, caratterizzato da una facciata rettilinea con leggere sporgenze e rientranze, ospita nel corpo centrale l’ingresso, appoggiato su sei colonne doriche alte 10 metri. Dietro questa facciata si sviluppa tutto l’organismo del vecchio ospedale, costituito da bracci disposti a raggiera intorno a un corpo di fabbrica semicircolare che si inarca dal parallelepipedo della facciata. In sostanza è una pianta stellare in cui ogni braccio è concepito per una diversa funzione d’uso in relazione alle attività mediche, destinate nel corso degli anni a vari reparti, o cliniche universitarie.
Nell’ospedale lavorano circa 200 medici e 430 infermieri, che operano in 22 strutture. La grande rivoluzione del Civile partirà entro l’estate di quest’anno con il trasferimento al Policlinico universitario di Monserrato di Ginecologia e della clinica Macciotta, che confluiranno nel nuovo dipartimento Materno infantile gestito dall’Azienda mista, composta da Asl 8 e Università. Ostetricia e ginecologia sarà l’anticipazione di quello che entro breve tempo avverrà al San Giovanni di Dio. La Clinica Macciotta verrà riconsegnata all’Università. È probabile che diventi parte integrante del progetto del Campus universitario urbano, che da Buoncammino si estende all’Orto botanico e alla facoltà di Scienze. (st. co.) 
 
4 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 15
PARLIAMO DI CALCIO
Gennari, un maestro del tiro a effetto
 
Dovetti recarmi all’Università di Cagliari dove, con l’aiuto del professor Benedetto Piras - attuale Presidente del Comitato della FIGC Lega Nazionale Dilettanti - ed anche, poi, con quello del professor Pompei mio coinquilino, sono riuscito a conoscere il fenomeno fisico del tiro ad effetto che, nei testi di fisica viene denominato "effetto Magnus" dal nome del chimico tedesco che per primo lo aveva analizzato.
Con tale fenomeno si spiega perché un pallone, calciato lungo una direzione e posto contemporaneamente in rotazione, viene deviato dalla direzione del lancio e tale deviazione (a parità di spinta e resistenza dell’aria) è tanto maggiore quanto più è grande la velocità di rotazione impressagli. L’effetto può avvenire colpendo il pallone a destra o a sinistra della linea mediana verticale o al di sopra o al di sotto della linea mediana orizzontale imprimendogli un avvolgimento rotatorio dato dalla sensibilità del piede calciante.
Se si vuole realizzare l’effetto a stringere devi iniziare la spinta al di qua della linea mediana verticale; se invece vuoi realizzare l’effetto ad allargare devi iniziare la spinta al di là della linea mediana verticale. Più difficile quando la vuoi abbassare od innalzarla; dipende, in questo caso, dall’abilità del calciatore. L’esempio è la "cucchiaiata" di Totti.
L’uso dell’effetto è però quasi sempre quello di far deviare la palla, secondo il principio sopra esposto, a destra o a sinistra della linea mediana verticale.
Alcune considerazioni: in Messico, durante i campionati mondiali, non si realizzarono reti ad effetto per assenza di densità dell’aria che a tremila metri è rarefatta.
Fortin, quando, dopo aver subito la rete su punizione calciata da Pirlo, disse che la traiettoria del pallone subiva variazioni, doveva spiegarselo così: all’inizio poteva esserci leggero vento a favore, mentre quando stava arrivando a segno, una folata di vento contro, ne deviava la traiettoria per il fenomeno più sopra indicato.
I più grandi giocatori del tiro ad effetto, quelli che mi vengono in mente ora che scrivo, sono Maradona, Zola, Platini (con la famosa foglia morta), Antognoni, Pirlo, Del Piero, Recoba, Rivera, Sivori, Baggio, Ronaldinho e altri.
Fra questi però, Gennari, giocatore del Cagliari, forse è il migliore. Gli analizzarono l’anatomia dei piedi per poter ridare l’abilità degli arti che facevano impazzire il pallone. Domenico Loi quando andò a Genova per acquistarlo, in una gara lo vide giostrare cinque difensori, compreso il portiere, mettere la palla sulla linea di porta, sedersi e con un colpo di sedere realizzare la rete. In una gara di campionato fece quattro reti direttamente su calcio d’angolo, fenomenale.
Cenzo Soro
 
5 – L’Unione Sarda
Iglesias Pagina 24
La Foresteria apre le porte ai turisti
Carta: «Gli studenti universitari pendolari non andranno via»
Comune. Nel villaggio minerario di Monteponi allestiti nuovi servizi per i visitatori
I lavori di ristrutturazione sono già iniziati nella Sala Sassu. Nella sala convegni ci saranno nuove postazioni informatiche
 
La Foresteria di Monteponi si trasforma e apre le porte ai turisti. Ma gli studenti universitari pendolari, che da diversi anni utilizzano una parte dello stabile, non dovranno temere. Continueranno a poter soggiornare a Monteponi e, in più, potranno usufruire di nuovi servizi. Lo stabile minerario, dove è presente un affresco di Aligi Sassu, si accinge a indossare una nuova veste e diventare un punto di riferimento per i visitatori che arrivano nel villaggio minerario all’ingresso di Iglesias.
I LAVORI Nella struttura, dove già sono in corso lavori per la sistemazione della sala Aligi Sassu, verranno presto avviate nuove opere che serviranno per migliorare la fruibilità della Foresteria. «La sala convegni verrà ampliata e resa più conforme alle esigenze di una città turistica - spiega il sindaco Pierluigi Carta - nella struttura saranno inoltre allestite postazioni informatiche che potranno essere utilizzate anche dagli studenti. Gli universitari - aggiunge il sindaco - non hanno nulla da temere perché tutto è stato concordato con l’Università. Anzi, si accorgeranno dei miglioramenti e anche loro potranno trarre benefici al termine delle opere di ristrutturazione».
LA POLEMICA Sulle sorti della Foresteria era stato lanciato un allarme nei giorni scorsi, durante l’approvazione del bilancio di previsione per l’anno in corso. Controllando le singole voci inserite nel conto economico del Comune, alcuni rappresentanti dell’opposizione si erano accorti che era stata inserita una cifra pari a 250 mila euro destinata proprio alla Foresteria. Si tratta di un contributo concesso dal Consorzio del Parco geominerario. Tutto bene, non fosse stato per un particolare, fatto notare dal consigliere Sergio Matzuzzi. «L’erogazione di quel contributo da parte del Parco - secondo il rappresentante della minoranza - è condizionata alla concessione della struttura in comodato d’uso per vent’anni allo stesso ente. Mi chiedo come ciò sia possibile, dal momento che la Foresteria viene utilizzata dagli studenti universitari pendolari».
IL COMUNE Per il sindaco, però, si tratta di un allarme ingiustificato. «Gli studenti potranno continuare a utilizzare quei locali che, anzi, saranno notevolmente migliorati. Non c’è alcun tipo di problema». Per la minoranza, invece, un’operazione di questo tipo avrebbe meritato un cambio di destinazione d’uso e il coinvolgimento di tutti gli organismi consiliari, a partire dalle commissioni.
Cinzia Simbula
 
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 20
Tutti in campo per salvare l’università
Oggi la manifestazione degli studenti con politici e sindacati
L’assessore regionale Mongiu rassicura gli iscritti senza dare garanzie sul futuro
Ladu e Capelli presentano un emendamento di sei milioni di euro alla Finanziaria
 
Sembrerà un paradosso, ma le garanzie di concludere gli studi a Nuoro fornite ieri dall’assessore alla Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu hanno reso ancora più attuale la manifestazione di oggi perché proprio dalla Regione nessuna parola è arrivata sul futuro dell’ateneo nuorese e sulla richiesta di sciogliere una volta per tutte il problema della dipendenza da Cagliari e Sassari. La protesta degli studenti che frequentano i corsi di Pubblica amministrazione e Scienze sociali è andata al di là della denuncia per l’interruzione delle lezioni, diventando il detonatore di una mobilitazione che sta coinvolgendo politici, amministratori locali, partiti, sindacati ed enti istituzionali, come la Camera di commercio. La manifestazione di oggi partirà alle 9.30 dal Quadrivio e si concluderà davanti al Comune e alla Provincia dove ci sarà una raccolta di firme.
L’INTERVENTO Intanto, ieri in una nota l’assessore Mongiu assicura che «nessuno studente sarà costretto a cambiare università, perché sarà garantita a tutti la possibilità di proseguire e ultimare gli studi avviati nei corsi». L’assessore ricorda anche di «aver ribadito in tutte le sedi la necessità di garantire pari opportunità di accesso alle competenze per gli studenti e le studentesse». E non solo. Spiega pure che «il percorso intrapreso dalla Regione in merito al diritto allo studio e alle competenze tutela prima di tutto la didattica e la qualità dei servizi», e rilancia «l’accordo con il Governo e le due università della Sardegna, mirante a delineare un sistema universitario in cui l’insegnamento sia competitivo e riconosciuto su scala internazionale».
IL PRESIDENTE «Non si capisce quale sia il ruolo che la Regione intende dare all’università nuorese». Il presidente del Consorzio Sergio Russo non è soddisfatto delle parole dell’assessore Mongiu: «Lo ripeto ancora - sottolinea - il problema non è far laureare gli studenti già iscritti, il problema è creare a Nuoro una struttura ben definita. E la risposta arrivata da Cagliari non mi pare dia le garanzie che ci aspettavamo». «Non è cambiato nulla», ribattono gli studenti, che ieri pomeriggio si sono incontrati con gli avvocati incaricati di accertare le responsabilità civili e penali dell’interruzione di pubblico servizio nelle aule universitarie, non appena sono stati trasferiti i tre funzionari della segreteria. «Presenteremo la diffida - chiarisce la portavoce Rossella Cambedda - a chi di competenza. La convenzione tra consorzio nuorese e università di Cagliari non è stata rinnovata. Ci sono solo delle email, con le quali ci si rimpalla le responsabilità».
L’EMENDAMENTO Continuano anche le azioni politiche per trovare i fondi e risollevare le sorti dell’università nuorese. I consiglieri regionali di Fortza Paris Silvestro Ladu e dell’Udc Roberto Capelli hanno presentato un emendamento alla finanziaria del 2008 perché si stanzino 6 milioni di euro da destinare specificatamente al Nuorese. «Questa iniziativa vuole risolvere, una volta per tutte, l’equivoco provocato dall’amministrazione regionale - sostiene Ladu - che ha considerato l’ateneo di Nuoro come università diffusa, inserendolo in un fondo indistinto, mentre esso si vuole muovere in totale autonomia, consolidando il terzo polo universitario della Sardegna». Anche la Chiesa aderisce alla protesta messa su dagli studenti. «Per evidenziare - dice il direttore dell’Ufficio diocesano per il lavoro, don Pietro Borrotzu - le gravi conseguenze che deriverebbero dalla chiusura dei corsi, quasi un disegno strategico insensato, che si inserisce nella crisi vissuta in modo drammatico in tutti i comparti: nell’industria, nell’agro-pastorale e nei servizi. Perciò vogliamo incoraggiare e sostenere gli studenti in questa battaglia, che è anche quella per lo sviluppo del territorio».
Caterina Tatti
 
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 20
Mercoledì il convegno organizzato da Il Sole 24 Ore
Cagliari fra le città illuminate: gli esperti si confrontano a Lazzaretto
 
Una città sul trampolino di lancio. Cagliari esempio di sviluppo in armonia con il territorio e le sue aspirazioni di capitale del Mediterraneo. È questo il tema del convegno organizzato da Il Sole 24 Ore, Le città illuminate , al Lazzaretto di Sant’Elia, in via dei Navigatori, per mercoledì prossimo.
IL PROGRAMMA La giornata di lavori si aprirà alle 9,30 con i saluti iniziali del sindaco Emilio Floris a cui seguiranno quelli di Renato Soru, Presidente della Regione Autonoma della Sardegna. Introduzione a cura di Pier Luigi Sacco, professore di Economia della cultura all’Università Iuav di Venezia e direttore scientifico di Goodwill.
LA TAVOLA ROTONDA Alle 10,15 prenderà il via la tavola rotonda che vedrà confrontarsi Sergio Atzeni, Direttore OCSE per l’imprenditorialità, Gianluca Dettori, fondatore e presidente Abbeynet, Jon Brownstein, fondatore e AD NetOnTv, Enrico Gobbetti, direttore del Dipartimento di visual computing, Polaris - CRS4, Paolo La Colla, direttore del Dipartimento scienze e tecnologie biomediche dell’ Università degli studi di Cagliari, Aldo Muntoni, professore di Geoingegneria e tecnologie ambientali, Università degli Studi di Cagliari, Antonio Pascalis, responsabile progetto Digitall library, Luca Pani, ricercatore del Cnr e AD Pharmaness. Le conclusioni della giornata di confronto saranno a cura di Alberto Scanu, presidente Associazione degli industriali delle Province della Sardegna meridionale. 

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
PROTESTA IN RETTORATO 
Gli atipici dell’ateneo, «basta con il lavoro flessibile» 
 
 CAGLIARI. «Cari studenti, se continua così potete gestirvi da soli gli esami di laurea», «Il lavoro flessibile si è rotto... e noi pure». La resa dei conti in rettorato ieri non c’è stata, eppure i precari dell’università sono riusciti a cantarne quattro al rettore e al consiglio d’amministrazione: affiggendo dappertutto, sino alla stanza buona in cui il cda era riunito, una marea di volantini per denunciare la loro situazione di precari che tra poco, senza contromisure, potrebbero ritrovarsi senza un impiego. Risultato? Per ora si procede sulla strada indicata la scorsa settimana dal rettore, Pasquale Mistretta, fiancheggiato dalle Rsu, ma la Cgil non s’arrende. ‹‹La Finanziaria nazionale dà finalmente degli strumenti per far in modo di dire addio al precariato nella pubblica amministrazione - dice Pino Calledda, esponente della Cgil - Ci appelliamo dunque a questa, perchè il rettore trovi una soluzione che stabilizzi i lavoratori atipici dell’ateneo››. Un esercito di 300 persone, tra borsisti, assegnisti di ricerca, lavoratori occupati nel settore amministrativo dell’università, che poco a poco rischia di trovarsi senza un futuro: il 27 gennaio sono scaduti i primi 40 contratti, a breve cominceranno a scadere anche gli altri. ‹‹Il mio scade a novembre e spero che per quella data si sia trovata una soluzione - è l’auspicio di Gabriele Patzola, 36 anni, una laurea in Economia e un master in Scienze dell’organizzazione, impiegato dal 2002 nel settore Orientamento - Ora però sono arrabbiato: per anni abbiamo dato la nostra professionalità lavorando come tutti gli strutturati, e ora rischiamo di essere liquidati come nulla fosse››. Stesso stato d’animo anche per Valentina Atzeni, laureata in Scienze Politiche, da cinque anni impegnata nel campo dei Tirocini: ‹‹Sono fortunata perché ho un compagno con un lavoro stabile - dice - Ma quando, qualche tempo fa, ho avuto una bambina e sono rimasta a casa, la mia situazione di lavoratrice precaria s’è fatta sentire››.  Dal canto suo il rettore diffonde messaggi di fiducia: ‹‹C’è tutta la mia attenzione verso una soluzione della trattativa che tenga conto di quanto in questi anni i precari hanno dato per lo sviluppo dell’università - ha detto ieri - Nessuno può pensare che la vertenza sia da prendere sotto gamba››. Parole a cui la Cigl chiede che seguano i fatti. (s.z.)
 
2 – La Nuova Sardegna
Prima pagina - Cagliari
Università, diminuiscono gli iscritti 
Calo “fisiologico” dovuto a questioni economiche e demografiche 
Meno 77 matricole Ma alcune facoltà sono in crescita 
 
 CAGLIARI. Calano le iscrizioni all’università. L’ateneo cagliaritano subisce rispetto all’anno scorso, quando gli immatricolati sono stati 5.116, una leggera flessione. Niente di grave, giurano gli addetti ai lavori, che parlano di calo “fisiologico” dovuto a questioni demografiche e difficoltà economiche. Il calo (si parla di 77 matricole in meno, secondo dati dell’Università aggiornati al 15 dicembre) non è generalizzato. Perdono pezzi Architettura (29 iscritti in meno), Economia (-64), Lingue e Letterature straniere (-7), Scienze (-71) e Scienze Politiche (-53), mentre ci guadagnano soprattutto Farmacia (+16 studenti), Ingegneria (+44), Lettere e Filosofia (+42).
 
Pagina 1 - Cagliari
Università, calano le iscrizioni 
La flessione è di 77 immatricolazioni. Nessuno drammatizza Le cause: aumento delle tasse, questioni demografiche, scelte più oculate 
 
 CAGLIARI. Un’università che cresce e va avanti? Chissà, per adesso il cammino sembra quasi quello d’una lumaca, perché con le sue 5.039 immatricolazioni nell’anno accademico in corso l’ateneo cagliaritano sembra subire, rispetto ad esempio all’anno scorso, quando gli immatricolati sono stati 5.116, una leggera flessione. Niente di grave, giurano e spergiurano gli addetti ai lavori, al più si può parlare di un calo “fisiologico”. Ma se si pensa al tanto sbandierato rilancio delle università, c’è da chiedersi perché allora i numeri non crescano. Il calo (si parla di 77 sette matricole in meno, secondo dati dell’Università aggiornati al 15 dicembre) non è generalizzato.
 Perdono pezzi, Architettura (29 iscritti in meno), Economia (-64), Lingue e Letterature straniere (-7), Scienze (-71) e Scienze Politiche (-53), mentre ci guadagnano Farmacia (+16 studenti rispetto allo scorso anno), Giurisprudenza (sei matricole in più), Ingegneria (+44), Lettere e Filosofia (+42) e Scienze della formazione (+ 7). Uno sguardo ancora più approfondito, mostra anche come al primo posto nelle preferenze di chi si iscrive all’università per la prima volta ci sia stata la facoltà di Scienze (686 immatricolazioni), seguita a ruota da quella di Scienze politiche (649), Economia (621), Ingegneria (589) e Giurisprudenza (566).
 ‹‹Leggere un calo anche piccolo delle iscrizioni come un campanello d’allarme può essere fuorviante anche perché ancora non sappiamo a cosa sia dovuto - è l’opinione di Raffaele Paci, preside della facoltà di Scienze politiche - In generale potrei pensare che sia l’effetto dell’aumento delle tasse, ma non escludo neppure un’altra ipotesi: l’effetto dell’andamento demografico››. E poi non va trascurato un altro fatto, fa notare Paci: con l’avvio dell’e-learning l’anno scorso le iscrizioni sono aumentate, e semmai è stato questo il dato anomalo. Di calo fisiologico, dovuto al fatto che le nuove generazioni di potenziali universitari appartengono a un periodo in cui c’è stata una contrazione delle nascite, parla anche il docente di Diritto del lavoro Gianni Loy: ‹‹Fossimo stati in altre parti d’Italia, dove la concorrenza tra atenei è forte, avrei potuto pensare a una fuga da un’università all’altra - dice Loy - Non mi sembra però questo il caso della Sardegna: isolata com’è, e con famiglie che per la maggiore non possono permettersi di mandare a studiare un figlio fuori, direi che le minori iscrizioni siano solo una questione demografica››. Roberto Crnyar, preside della facoltà di Scienze, fa invece un altro ragionamento e parla di “pulizie di primavera”, ovvero di quel meccanismo messo in moto dall’università per orientare gli studenti ed evitargli perdite di tempo, che ha forse permesso di far diminuire il numero degli “universitari fantasma”. ‹‹Si tratta di quegli studenti che non danno esami, solitamente un buon 20 per cento del totale, che s’iscrivono all’università senza esserne davvero convinti, magari in attesa di trovare altro, o solo perché lo status di universitario li difende da attacchi e pettegolezzi di genitori e parenti››. Al di là di tutto, resta comunque il sospetto che l’università stia vivendo un momento di crisi: non più tardi di ieri, il giornalista Beppe Severgnini in un suo editoriale scriveva a proposito di università che ‹‹un sistema che permette tre, cinque, dieci anni di fuori corso è un invito alla sciatteria e una ricetta per il fallimento››. Eppure le colpe, osserva il sociologo Gian Franco Bottazzi, non vanno imputate tutte all’università, ma alla società in cui viviamo, di cui la prima è solo una componente: ‹‹L’università - dice Bottazzi - ha bisogno di rifondarsi, ma non può farlo da sola, perchè è necessario creare, ad esempio, un mercato del lavoro diverso, e far sì che anche le aspettative dei giovani e delle famiglie siano diverse››. Non solo: se prima l’università preparava i dirigenti di domani, oggi bisogna capire che può sfornare anche laureati che mai saranno dirigenti. Anche se il punto vero, è l’amara conclusione di Bottazzi, è che viviamo in una società dove il denaro viene prima di tutto. E allora un’università che produca cultura, come dovrebbe essere, diventa quasi un optional.
Sabrina Zedda
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
Nuoro, gli studenti scendono in piazza 
Protesta per i tagli all’università. Convocato un esame, tutti lo disertano 
L’assessore regionale alla Cultura: tranquilli, nessuno cambierà sede 
 
 NUORO. È arrivato il giorno della grande protesta degli studenti dell’Università nuorese contro i tagli e i progetti di ridimensionamento dell’ateneo. Guardati con simpatia e sostenuti da tutte le forze politiche, economiche e sociali, centinaia di giovani sfileranno in città dalle 9.30, con partenza da piazza Sardegna per arrivare fino ai palazzi della Provincia e del Comune (dove è prevista anche una riunione di Consiglio sull’argomento). Ieri è arrivato un messaggio rassicurante dall’assessore regionale alla Cultura, Maria Antonietta Mongiu («Nessuno studente dovrà cambiare sede»). Ma gli universitari, in attesa di segnali più concreti, hanno disertato una sessione d’esami.
 
Pagina 34 - Cronaca
Convocata sessione d’esami ma nessuno si presenta 
Studenti in rivolta, oggi il grande corteo 
 
NUORO. Un cartello annuncia: «Soru ricercato». E un altro ancora grida: «Mistretta pericoloso». I pennarelli degli universitari nuoresi hanno già individuato i personaggi contro cui predersela durante la manifestazione, che ieri ancora preparavano nei dettagli. Nessuno di loro, intanto, si è presentato alla sessione d’esami, in segno di solidarietà. «E’ stata una provocazione» hanno detto.
 Nei locali a lato del cortile della sede universitaria, sono una ventina gli studenti che preparano la manifestazione. C’è chi scrive gli slogan sui cartelli e chi li colora. Altri invece preparano carta e teloni e tengono i contatti con l’esterno. E altri ancora seguono la polemica intorno alle sessione d’esami convocata al secondo piano. Polemica interna, perchè c’è chi sostiene (pochi) di far dare gli esami e chi invece si oppone (moltissimi). Nessuna prova di forza, comunque. Il movimento è tranquillo e dialoga. Tra quelli che dicono “no” c’è anche una giovane di Abbasanta, Rosangela Piredda, cui ne mancano tre per la laurea. «Ho rinunciato per solidadietà con i colleghi» dice con fierezza. Così han fatto altri, la stragrande maggioranza.
 «Si tratta di una provocazione» commenta unaragazza mentre colora i caratteri cubitali di un cartello con questa scritta: «Giù le mani dall’Artiglieria, vogliamo il Campus universitario».
 Un giovane invece preferice parlare dall’onda di solidarietà della città e del territorio. «Tutti hanno capito e ci stanno dando una mano - racconta - soprattutto i sindacati della Cisl e della Funzione pubblica Cgil, ma anche la Chiesa, con monsignor Floris e don Borrotzu: il loro è un contributo anche in danaro e materiali vari. Ma quello che conta di più è il sostegno morale per una battaglia, che è di tutti». Non a caso alla manifestazione parteciperanno anche gli studenti degli istituti medi. «Ci hanno assicurato il loro appoggio» dice il giovane universitario, che ne approffitta per lanciare un appello anche ai sindaci della provincia: «La presenza dei rappresentanti dei paesi serve a dare un’impronta speciale e forza alla manifestazione».
 Stamane il grande cordone dei manifestanti si snoderà alle 9,30 a partire da piazza Sardegna vicino al Quadrivio per attraversare poi via Lamarmora, il Corso Garibaldi, poi via Roma fino ai palazzi della Provincia e del Comune. Un viaggio simbolico tra la gente comune per portare il messaggio sull’università morente e da salvare, ma anche un viaggio verso i palazzi del potere politico dove si prendono le decisioni e si fanno le scelte. Nel corteo naturalmente ci saranno anche loro, i politici di maggioranza e opposizione, convocati in seduta (si fa per dire) straordinaria per manifestare a fianco degli studenti.
 Ma gli interlocutori veri sono la Regione e i due atenei, specie quello di Cagliari che ha già cancellato due corsi a Nuoro (circa 500 studenti) e avviato lo smantellamento dell’ateneo. A fine corteo ci sarà anche una raccolta di firme.
 
Pagina 34 - Cronaca
LA REGIONE 
L’assessore alla Cultura Mongiu: comprendo il vostro sgomento 
 
 NUORO. Il presidente Renato Soru continua a tacere sulla scottante questione universitaria nuorese. Mentre interviene proprio nel giorno della manifestazione il suo assessore alla Cultura, Mariantonietta Mongiu, la quale entra subito nel merito dei «recenti avvenimenti» che hanno riguardato la sede dell’ateneo barbaricino.
 L’assessore regionale della Pubblica Istruzione dice di «comprendere» lo sgomento degli studenti, «turbati dal clima di incertezza», testimoniato dai media locali. Ed è con loro «solidale» e assicura che nessuno studente «sarà costretto a cambiare università» in quanto sarà garantita a tutti la possibilità, «per quel che compete la Regione», di proseguire ed ultimare gli studi avviati nei corsi nuoresi.
 Ripetutamente inoltre l’assessore ha ribadito in tutte le sedi, ma soprattutto negli «incontri con le istituzioni locali e le rappresentanze universitarie» la necessità di garantire «pari opportunità di accesso» alle competenze per gli studenti e le studentesse. E questa per la Mongiu significa anche «prevedere docenze di alto profilo, aule adeguate, laboratori, biblioteche, alloggi, mense» e tutto quello che un corso universitario richiede.
 «Il percorso intrapreso dalla Regione in merito al diritto allo studio e alle competenze - afferma l’assessore - tutela infatti, innanzitutto in nome e per conto degli studenti, la didattica e la qualità dei servizi. A questo fine la Regione sta rilanciando un accordo con il Governo e le due Università della Sardegna mirante a delineare un “Sistema universitario regionale” in cui l’insegnamento universitario sia competitivo, ambito e riconosciuto su scala internazionale e sia veicolo per inserirsi nel mondo del lavoro e della ricerca».
 Soltanto in questa maniera - conclude Mariantonietta Mongiu - si potranno ottenere delle «ricadute apprezzabili sul territorio».
 Questo da Cagliari, da Sassari invece, Pietro Luciano, per la Facoltà di Agraria e Scienze, conferma l’impegno a continuare a intervenire su Nuoro.(n.b.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
SENEGHE 
Libro a quattro mani sul «Quinto Moro» 
 
 SENEGHE. Sarà sicuramente un libro che farà molto discutere per l’argomento trattato, soprattutto per il momento politico che l’isola sta vivendo. Il libro in questione - che sarà presentato stasera - è l’ultima fatica di Bachisio Bandinu e Salvatore Cubeddu.
 Nel volume “Il quinto Moro. Soru e il sorismo” gli autori affrontano il tema di maggiore attualità oggi in Sardegna: la figura di Renato Soru.
 «La sua (di Soru) vuole essere una rivoluzione psicologica e culturale, piuttosto che politico-istituzionale...», si legge nel libro. La presentazione avverrà alle 17 nella sala conferenze della Biblioteca comunale e oltre agli autori interverranno anche Raimondo Cubeddu, professore ordinario di Filosofia Politica all’Università di Pisa; Marco Ligas, direttore responsabile de “Il Manifesto sardo”; Franciscu Sedda, docente di Semiotica all’Università “La Sapienza” di Roma e Guido Tendas, preside del Liceo Classico “De Castro” di Oristano. La serata è stata organizzata dall’Associazione Culturale Perda Sonadora in collaborazione con Su Sotziu de sos Mannos. (mau.se.)
 
5 – La Nuova Sardegna
Prima pagina - Cagliari
Ospedali, Sassari in maglia nera 
Il Nas: blatte e rifiuti in corsia. Dirindin: interventi già finanziati 
 
 SASSARI. Reparti fatiscenti, blatte in corsia, rifiuti ammassati, fili elettrici penzolanti. Non fanno una bella figura gli ospedali sardi nel dossier stilato dai carabinieri del Nas al termine dell’ispezione ordinata lo scorso anno in tutta Italia dal ministro della Sanità Livia Turco. Su 45 strutture passate al setaccio nell’isola, ben 32 sono risultate fuori dalle regole e altrettante le persone segnalate per irregolarità amministrative. Particolarmente grave la situazione trovata nel gennaio del 2007 nelle cliniche universitarie di Sassari. Il capoluogo alla fine dell’indagine ispettiva è risultato la maglia nera sarda. Meno drammatica la situazione a Cagliari e nel resto dell’isola. L’assessore alla Sanità Nerina Dirindin ricorda che per quanto riguarda Sassari le carenze strutturali sono «storiche» e che l’università sassarese ha già ricevuto fondi dalla Stato per ristrutturare gli edifici più fatiscenti.
 
Pagina 5 - Sardegna
I risultati delle ispezioni disposte nel 2007 dal ministro Turco in 45 strutture dell’isola: 32 sono risultate irregolari 
Ospedali, Sassari maglia nera 
Nel dossier dei carabinieri del Nas, blatte e rifiuti in reparto 
  
SASSARI. Reparti fatiscenti, blatte in corsia, rifiuti ammassati. Non fanno una bella figura gli ospedali sardi nel dossier dei carabinieri del Nas al termine dell’ispezione ordinata lo scorso anno in tutta Italia dal ministro della Sanità Livia Turco. Su 45 strutture passate al setaccio nell’isola, ben 32 sono risultate fuori dalle regole e altrettante le persone segnalate per irregolarità amministrative.
 Niente di penalmente rilevante, ma quanto basta perchè emerga ancora una volta uno spaccato di «malasanità», con una situazione particolarmente pesante nelle cliniche universitarie di Sassari, vera maglia nera della classifica.
 E sempre in tema di classifica, la Sardegna si colloca nella zona bassa, come tutto il Sud e alcune regioni del Centro. Peggio di noi hanno fatto, tanto per fare qualche esempio, la Calabria (36 gli ospedali da «sanzionare» su 39) e l’Abruzzo (22 strutture su 22 irregolari).
 Se i dati confermano quelli in parte già diffusi dal ministero fin dal gennaio dello scorso anno, quando il Nas condusse l’indagine ispettiva sull’onda delle inchieste giornalistiche che denunciavano lo stato di degrado di molte strutture sanitarie, la vera notizia è che a distanza di dodici mesi, dopo il pubblico scandalo, le accuse, le promesse di interventi solleciti per rimediare ad una situazione decisamente disastrosa, in molti casi niente è cambiato. A Sassari si ricordano le assicurazioni del direttore amministrativo dell’Azienda mista David Harris che preannunciava la fine dello stato scandaloso del tunnel sotterraneo di collegamento delle cliniche universitarie di viale San Pietro, una sorta di fogna a cielo aperto. Infiltrazioni, muffa, umidità, muri scrostati e tubature arrugginite, lo sconfortante panorama che si presenta ancora a chi voglia andare di persona a verificare quanto la macchina sanitaria sia, purtroppo e troppo spesso, lenta nel curare, non solo i suoi malati, ma anche le sue strutture.
 Ma veniamo nel dettaglio al rapporto conclusivo del Nas. Soprattutto Sassari mostra con evidenza una serie di carenze e disfunzioni strutturali o legate all’igiene nei reparti universitari, gli unici toccati dall’ispezione. Gli appunti più severi riguardano la clinica di medicina generale. Scrivono i carabinieri: «La struttura sarà segnalata all’assessorato regionale alla Sanità e alla Direzione generale dell’Asl n. 1 per la mancanza dell’impianto di ossigeno centralizzato, i servizi igienici carenti in relazione al numero dei degenti, le precarie condizioni igienico-sanitarie e strutturali». Tant’è che nella clinica è stata riscontrata «la presenza di blatte». Non solo. Sempre nella stessa clinica è stata riscontrata la presenza «di un deposito di materiali vari ubicati presso il centro ipertensivo e di rifiuti nel cortile». E poi l’elenco continua con la neurochirurgia universitaria («trovati un deposito di letti e carrozzine fuori uso e fili elettrici penzolanti»); la clinica neurologica («pavimentazione sconnessa, mancanza di accessori minimi come specchi e portasaponette e disordine generale»), dermatologia universitaria e pediatria («i campanelli di richiesta del medico nei posti letto non funzionanti, le poltrone per le mamme dei ricoverati in degrado»). L’elenco continua con calcinacci che cadono, estintori non sostituiti e altre carenze in altri reparti. Meglio di Sassari sta Cagliari dove le disfunzioni strutturali al Brotzu, al Micorcitemcio, all’Oncologico sono, secondo il Nas di lieve entità. «Inconvenienti strutturali» anche a Tempio, Olbia, Nuoro, Carbonia.
 E la Regione cosa dice? L’assessore alla Sanità Nerina Dirindin appare un po’ stupita che l’indagine di un anno fa rispunti adesso. «I rilievi mossi dai Nas sono stati 14 e tutti di natura amministrativa - tiene a precisare -. La Sardegna è una delle regioni, insieme ad altre 6 nelle quali non è stata riscontrata alcuna irregolarità da segnalare alla magistratura. Le carenze maggiori riguardano le cliniche universitarie sassaresi. Ricordo che allora su richiesta dei Nas è stato prontamente effettuato il trasferimento dei degenti in strutture più idonee e sono state avviate le procedure per i lavori di ristrutturazione. Le cliniche sono strutture transitate all’Azienda Mista ospedaliero-universitaria di Sassari nata nel maggio del 2007 e note per le storiche carenze strutturali, per fronteggiare le quali l’Università di Sassari aveva già ricevuto finanziamenti statali. Ma mi risulta che nelle altre situazioni le Asl hanno provveduto a intervenire».
Paoletta Farina
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
Non c’è personale, chiude il centro Alzheimer 
La denuncia della responsabile Maria Rita Piras: «L’azienda ci ha abbandonato» 
di Gabriella Grimaldi 
 
 SASSARI. Rischia la chiusura l’unità valutativa per l’Alzheimer (Uva) distaccata dalla clinica Neurologica a San Camillo. Un gioiello della sanità del Nord Sardegna ingoiato dall’indifferenza dei centri decisionali sulle reali necessità di servizi da parte della popolazione. Necessità che si traducono in circa cinquemila cartelle cliniche aperte dagli operatori dell’Uva, cinquanta pazienti in attesa di terminare l’iter diagnostico per l’inquadramento della patologia, oltre mille pazienti che devono essere sottoposti a monitoraggi per il farmaco. Un «giro» che, oltretutto, coinvolge un numero immensamente maggiore di persone, cioè tutti i nuclei familiari coinvolti da una malattia devastante come l’Alzheimer.
 Per queste migliaia di utenti l’unità valutativa rappresenta un importante punto di riferimento, la possibilità di ottenere l’avvio di pratiche e istanze relative all’assistenza prevista dalla legge e, in sostanza, la realizzazione concreta di quel percorso logico per il paziente presente come obiettivo prioritario nel piano sanitario regionale.
 Tutto questo verrò cancellato per mancanza di risorse. In una lettera inviata dalla responsabile dell’unità valutativa Maria Rita Piras ai vertici dell’azienda mista e della Asl sta infatti scritto che «a decorrenza immediata verrà ridotta l’attività ambulatioriale». La causa che ha aperto definitivamente la crisi è il mancato rinnovo del contratto a termine (scaduto il 31 dicembre del 2007) della neurologa Rossella Cherchi che dal 2005 affiancava la dottoressa Piras nell’attività. Negli ambulatori di San Camillo lavorano anche, per un giorno alla settimana ciascuno, altri due medici della clinica Neurologica diretta da Giulio Rosati. «È ovvio che in queste condizioni non posso portare avanti il lavoro. Pur con l’apporto dei due colleghi - dice Maria Rita Piras - non è pensabile far fronte alla mole di lavoro che affluisce al centro». C’è inoltre da dire che la responsabile è anche a capo, per quanto riguarda l’attività didattica universitaria, della scuola di logopedia, e che ancora oggi osserva i turni di guardia medica nel reparto di viale San Pietro.
 Oltre alla valutazione e alla diagnosi di diverse forme di demenza, il centro svolge parecchie altre attività come le certificazioni medico-legali e per l’inserimento nei centri diurni e di riabilitazione, piani terapeutici, monitoraggio dei farmaci e richiesta di presidi. «Consapevoli dei gravi disagi a cui verranno incontro migliaia di pazienti e le loro famiglie - afferma la dottoressa Piras - dobbiamo prendere atto che la carenza di personale con competenze specifiche maturate nel corso di questi anni non permetterà di garantire il servizio svolto fino ad oggi». Un servizio che, nonostante l’impegno dei medici e degli infermieri, veniva svolto fra mille difficoltà, la più evidente delle quali era una lista d’attesa media di sei mesi per la prima visita. Da oggi in poi i pazienti dovranno cercare altre soluzioni per i loro problemi. Gli operatori si trovano fra l’altro, da un punto di vista amministrativo, in una terra di nessuno da quando, con l’istituzione dell’azienda mista universitaria non sono più dipendenti della Asl. «Il direttore generale dell’azienda Gianni Cherchi (scomparso a dicembre, ndr) aveva rinnovato il contratto, ma adesso c’è parecchia confusione».
 Da rimarcare, inoltre, che l’esistenza dell’unità valutativa garantisce i pazienti rispetto al diritto di usufruire del sistema sanitario pubblico, risparmiando le enormi spese che potrebbero derivare da una malattia così complessa, anche sotto il profilo sociale. Una grave perdita dunque, che metterebbe in crisi famiglie che vengono a Sassari da tutto il territorio. Un’altra unità valutativa si trova nell’ospedale di Ozieri mentre a Sassari esiste un’Uva al Policlinico gestita dal reparto di Geriatria.
 
Pagina 21 - Sassari
Il presidente dell’associazione 
Favini: «Da lunedì comincerò lo sciopero della fame» 
 
SASSARI. Lo ha detto a chiare lettere: se il problema dell’unita di valutazione Alzheimer non sarà risolto comincerà lo sciopero della fame. È determinato, come sempre, il presidente dell’associazione Alzheimer di Sassari Gianfranco Favini. «Le Unità valutative Alzheimer devono essere potenziate - ha detto - per dare risposte a migliaia di persone disperate in tutto il territorio di Sassari. La situazione è drammatica: l’Asl n.1 e l’azienda mista non solo non hanno proceduto alla creazione di altre unità e all’assunzione di nuovo personale, ma scaduti i contratti del personale esistente che lavorava all’Uva di San Camillo da almeno una decina di anni, a volte anche senza alcuna retribuzione, nonostante le promesse fatte sia all’associazione che alla responsabile dell’Uva del reparto di Neurologia dell’Università di medicina di Sassari non li hanno ancora rinnovati.
 Davanti all’allarme chiusura per l’Unità valutativa Alzheimer dell’università di Sassari Favini non usa mezzi termini, forte dell’esperienza del Centro sperimentale di ascolto che dirige nei locali attigui a quelli dell’Uva di San Camillo. Si tratta di un centro che assiste, con personale proprio e con un contributo annuale della Asl di 270 mila euro (40 mila li mette l’associazione di tasca propria), quindici famiglie di pazienti che lì svolgono attività riabilitativa.
 Il problema che si è presentato si rifletterà soprattutto sui familiari. «Chi ha un parente ammalato di Alzheimer - dice Favini - sa bene a quali situazioni si va incontro. Ecco perchè sarebbe indispensabile potenziare le unità esistenti e crearne di nuove, lo stesso discorso vale per i centri diurni. Qui invece stiamo andando nella direzione contraria. E noi dell’associazione non staremo a guardare».
 Parecchi utenti, saputo della carenza di risorse si sono rivolti al centro di ascolto personalmente o telefonicamente manifestando vera e propria disperazione.
 Infatti l’unica struttura ricettiva presente nella Provincia è la Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe, con limitati posti disponibili. (g.g.)
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
E’ fatta: Veterinaria e Agraria vanno a Bonassai 
L’accordo tra l’Università di Sassari e la Regione arriva dopo tre anni di tira e molla 
Già disponibili 40 milioni di euro Obbiettivo: un polo di ricerca eccellente 
L’impegno finanziario sarà di 80 milioni nei prossimi 5 anni 
 
SASSARI. La firma dell’accordo posa la prima pietra del polo di eccellenza di Bonassai e fissa sulla carta gli impegni della Regione. Che da qui a cinque anni dovrà stanziare almeno altri 80 milioni di euro. I 40 già in cassa (30 di fondi Cipe, 10 dell’Università), bastano appena per progettare e dare in appalto il primo lotto della futura oasi della ricerca in agraria e veterinaria: un campus apparecchiato su 70 ettari a una ventina di chilometri da Sassari.
 L’accordo tra l’ateneo e la giunta Soru arriva dopo tre anni di tira e molla. Bonassai, sede dell’Agris (l’agenzia regionale per la ricerca in agricoltura), ospiterà il polo universitario di livello europeo che inizialmente avrebbe dovuto piantare radici a Mamuntanas. In un’area molto più vasta (350 ettari) e più lontana dal capoluogo. La necessità di partire da zero, con costi elevatissimi, nel 2006 indusse il governatore Soru a puntare gli occhi su Bonassai. Area ai confini tra i comuni di Olmedo, Alghero e Sassari, dove già si trova l’istituto zootecnico caseario. Tra cinque anni, sarà la nuova casa per le facoltà di Agraria e di Veterinaria. Gli studenti trascorreranno lì l’intera giornata e avranno a disposizione strutture di altissimo livello. Nel calendario delle opere da realizzare, prioritarie sono l’ospedale veterinario e l’azienda zootecnica. Subito dopo nasceranno il centro per le biodiversità animali, il mattatoio, l’inceneritore. E poi ancora le serre, il deposito smaltimento rifiuti speciali, il deposito prodotti chimici e microbiologici e tutte le strutture di supporto (biblioteche, laboratori, mense, spazi per il tempo libero).
 L’accordo. Nella delibera 6/29 del 30 gennaio, la giunta approva lo schema di accordo con l’università e fa il riepilogo delle risorse disponibili. 30 milioni sono in cassa dal novembre 2006: 20 stanziati dalla Regione, 10 dall’ateneo sassarese. Altri 10 sono arrivati nel settembre 2007, con la delibera Cipe che ha rimpolpato l’accordo di programma quadro sull’istruzione. I 40 milioni consentiranno di realizzare un primo lotto funzionale: il progetto, che sarà redatto sulla base dello studio di fattibilità predisposto dal dipartimento di Architettura dell’università di Cagliari, dovrà andare in appalto entro il 2008, pena la perdita dei finanziamenti. Per realizzare l’opera, serviranno in tutto circa 120 milioni di euro. La Regione si impegna a versare la differenza con esborsi periodici entro cinque anni.
 La contropartita. L’università partecipa all’operazione con una quota iniziale di 10 milioni che verranno erogati a rate: la prima, di circa 1milione, nel corso del primo anno. Quando il polo d’eccellenza sarà completato, l’università diventerà l’unica proprietaria. Contemporaneamente, cederà alla Regione alcuni dei suoi gioielli sassaresi. Cioè: l’area sulla quale sorge l’attuale facoltà di Agraria, in viale Italia angolo via De Nicola, e l’ampio rettangolo che, tra via Roma e via Zanfarino, ospita le facoltà di Lingue e di Lettere e filosofia. Gli studenti si trasferiranno in via Vienna, nei locali attualmente occupati dalla facoltà di Veterinaria. Nell’ex sede di Agraria, invece, dovrebbero trovare posto gli uffici della Asl.
 Le reazioni. Sergio Coda, preside di Veterinaria, e Pietro Luciano, preside di Agraria, sono soddisfatti. «La Regione sta rispettando gli impegni assunti prima con l’università e poi in occasione della firma del patto per lo sviluppo del NordOvest - dice Coda -. Finalmente avremo a disposizione spazi adeguati, gli studenti potranno lavorare a stretto contatto con la natura e svolgeranno le ricerche in strutture avanzate dal punto di vista tecnologico». Gli fa eco Luciano: «Il progetto è ottimo, ora tocca all’università vigilare affinchè le opere vengano realizzate nel migliore dei modi, rispettando i tempi stabiliti e con la massima attenzione verso l’edilizia del territorio. Il polo di Bonassai dovrà diventare un esempio nel campo della ricerca. Penso alle energie alternative - conclude il preside di Agraria - alla straordinaria possibilità che abbiamo di insegnare ai nostri ragazzi come risparmiare e contemporaneamente rispettare l’ambiente».

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