Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 January 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 8 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 19
università
Sette anni di precariato a 700 euro e da sabato senza più un lavoro
   
Le prime venti vittime del precariato dell’Università sono cadute sabato scorso: il loro contratto è terminato e non è stato rinnovato. «Lavoro da sette anni - commenta amareggiata una ex dipendente di 43 anni che chiede l’anonimato per evitare di bruciarsi la possibilità di rientrare nel percorso occupazione dell’Ateneo - e ora mi ritrovo disoccupata. Ho iniziato con un contratto a tempo determinato, poi la mia vita lavorativa è andata avanti con dei CoCoCo. Guadagnavo 770 euro, ora non ho più la prospettiva di una nuova assunzione malgrado sia sempre stata trattata come una lavoratrice subordinata».
È solo una delle numerose storie del precariato universitario. Ieri mattina alcuni ex dipendenti, accompagnati dai sindacalisti della Cgil, hanno protestato nell’atrio del rettorato. Sotto accusa la proposta di stabilizzazione presentata dal rettore nell’ultima seduta di cda. Il programma predisposto dagli uffici della direzione Risorse umane prevede una selezione riservata a lavoratori CoCoCo (con almeno tre anni di anzianità) per la stipula di 15 contratti a tempo determinato di tre mesi e per formare una graduatoria da cui attingere per le successive stabilizzazioni. Non va giù che alla graduatoria per la futura assunzione possano partecipare, con un punteggio maggiore, anche le persone risultate idonee all’ultimo concorso a tempo indeterminato. La Cgil (la sua posizione non trova d’accordo altre sigle sindacali) annuncia battaglia in una seduta del cda che si annuncia molto calda. (m. v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 20
Lingue
Lite tra studenti e docente: salta l’esame di Diritto dell’Ue
   
Sostengono di essersi iscritti all’esame, ma al docente non risulta. Così, una cinquantina di studenti della facoltà di Lingue e letterature straniere che ieri si sono presentati all’appello di Diritto dell’Unione europea hanno occupato l’aula e nessuno, nemmeno i colleghi che risultavano in regola, ha potuto sostenere l’esame. È accaduto ieri in un’aula della Clinica Aresu.
L’appello di Diritto dell’Unione europea era fissato per le 17 con il docente Costantino Murgia. Gli studenti, secondo le nuove regole, si erano potuti iscrivere on line ed avevano ricevuto una mail di conferma. Ieri all’appello si sono presentati oltre 60 candidati ma al docente ne risultavano iscritti solo 11 e tanti sono potuti entrare in aula. Gli altri 50 sono rimasti fuori. «Ci ha chiuso la porta in faccia», raccontano. «A quel punto abbiamo deciso di entrare: siamo in regola, se non risultiamo iscritti non è colpa nostra. O l’esame lo diamo tutti o non lo dà nessuno». La risposta sarebbe stata scomposta: «Ci ha insultati e ci ha accusati di aver messo in difficoltà anche gli altri . Ci aspettavamo che ci aiutasse a risolvere il problema», raccontano. Risultato: l’esame slitta a data da destinarsi.
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro Pagina 53
Nuoro. Corso bloccato
Chiude l’Università, oggi gli studenti scendono in piazza
 
Il presidente del Consorzio Sergio Russo ha provato a lanciare l’allarme, ma finora al capezzale della moribonda Università di Nuoro sono accorsi solo il consigliere regionale di Rifondazione Ciriaco Davoli e il segretario della Cisl Ignazio Ganga. Il blocco delle attività imposto dall’ateneo di Cagliari al corso di Scienze della pubblica amministrazione, ha fatto infatti da detonatore a una bomba innescata da tempo. Russo stamattina incontrerà gli studenti decisi ad occupare la sede di via Salaris e presentare un esposto per interruzione di pubblico servizio. Ma il presidente è stato chiaro: «Il problema contingente si può risolvere, però il vero nodo da sciogliere è il futuro dell’Università». La sensazione è che si stia smantellando lentamente e inesorabilmente. Come spiegare altrimenti la chiusura della segreteria, con il trasferimento di tre impiegati, che ha paralizzato Scienze della pubblica amministrazione e rischia di travolgere gli altri corsi? Proprio Ignazio Ganga individua, oltre ai nodo scorsoio dei parametri restrittivi voluti dal ministro Mussi per evitare il proliferare di corsi di laurea, «la carenza di finanziamenti legati ad un preciso interesse di distruggere la nostra Università». Con un altro nemico, forse il più subdolo: «Non so non sia un errore continuare a sperare nella magnanimità degli atenei di Cagliari e Sassari escludendo di metterci sotto l’ala di un Università esterna alla Regione», sostiene il segretario della Cisl. «C’è qualcosa allora che ci impedisce di verificare se l’Università nuorese possa trovare una nuova possibilità di rilancio con una nuova realtà capace di affrancarla dall’attuale nanismo in cui volutamente Cagliari e Sassari l’hanno relegata fino ad oggi portandola all’attuale condizione?».
Ganga pretende, guardando anche oltre Tirreno, una vera e propria rifondazione: «Occorre battersi per un’Università vera e non una serie di corsi residuali o duplicati dalle Università madri, con docenti che, nello stile delle cattedre ambulanti, esercitano frettolosamente i propri doveri minando uno dei principi fondamentali che sta nell’esercizio del processo di ricerca nel luogo in cui si espleta l’azione didattica. Un ateneo con docenti non assegnati a Nuoro e non obbligati a starci, è costretto a capitolare come sta avvenendo in queste ore».
Mentre la crisi di governo non aiuta a trovare interlocutori a livello centrale, dalla Regione arrivano segnali contradditori: alcuni mesi fa lo stesso presidente Renato Soru si era lasciato sfuggire giudizi poco lusinghieri sull’esperienza universitaria nuorese, salvo poi fare retromarcia ricordando che l’intesa istituzionale Regione-Provincia-Comune di Nuoro prevede in Barbagia un centro di eccellenza mediterraneo. Intanto i corsi chiudono. «La Regione non può sottrarsi alle sue responsabilità», sostiene polemicamente il dirigente della Cisl chiedendo almeno «lo stesso impegno che giornalmente prodiga per “regalarci” un termovalorizzatore», perché «non può sfilarsi da un processo di salvataggio e riforma della realtà universitaria nuorese». Dopo aver ricordato il programma elettorale del presidente Soru («Occorre rendere più funzionale la presenza nel quadro del riconoscimento del ruolo positivo che le strutture di promozione universitaria e di alta formazione manageriale possono svolgere nelle zone interne»), il dirigente sindacale richiama il diritto di 600 studenti a concludere il percorso formativo a Nuoro e rilancia la proposta di una mobilitazione anche istituzionale basata su «un patto sociale da condividere in molti, utile per aprire una vertenza con la Regione e con lo Stato».
Una vertenza da ultima spiaggia nel disastroso panorama generale. «Con la crisi in corso da far tremare le vene dei polsi per i suoi possibili esiti - sottolinea Ignazio Ganga ricordando la stagione della Rinascita e chiedendo un nuovo Patto per le zone interne - a Nuoro serve, oggi più di prima, un’Università per costruire il futuro e non solo per difendere il passato». ( m. t. ) 

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Fatto del giorno
Tanti progetti ma nessun risultato: la dispersione scolastica è senza freni 
Pendolari o no, pochi concludono l’iter degli istituti secondari sardi. Per risolvere il problema dieci anni di finanziamenti 
di Marco Pitzalis * 
 
Oramai tutti hanno capito che esiste un problema di dispersione scolastica nella scuola secondaria sarda. [...]Tale fenomeno, come sappiamo, presenta un’ampiezza tale - in termini quantitativi e qualitativi della formazione dei ragazzi - da spingere e giustificare un intervento finanziario di grande portata. Da circa dieci anni gli investimenti sulla scuola in Sardegna non hanno cessato di crescere. Eppure non si ha la sensazione che la scuola sarda abbia fatto quel salto di qualità che i cittadini avrebbero diritto di aspettarsi. Tali progetti hanno riguardato, tra l’altro, l’informatizzazione e la connettività delle scuole, la formazione degli insegnanti e la stessa dispersione scolastica. Quello che è mancato del tutto è una capacità di riflessività, di controllo dei processi di valutazione dei risultati. Ciò che è inaccettabile da un punto di vista della correttezza dei processi amministrativi e della progettualità politica.
 Un’altra grave mancanza è costituita dal fatto che delle decine di milioni di euro spesi, nulla è andato a finanziare progetti organici (e auspicabilmente pluridisciplinari) di ricerca sui processi e le politiche scolastiche. Questa scarsa capacità riflessiva e progettuale ha dato luogo, in Sardegna, a politiche caratterizzate dall’improvvisazione e da un atteggiamento che va dal clientelare all’ideologico, nel migliore dei casi, e hanno teso ad aprire dei veri e propri mercati all’interno dei quali attori scolastici e non scolastici hanno trovato il loro buon conto. Il proliferare di “enti di formazione” sotto la giunta Pili è un esempio della creazione di un mercato della formazione. Un caso differente sotto il profilo istituzionale, ma simile dal punto di vista della creazione di un mercato, è costituito dalla delibera e dal bando sulla dispersione scolastica del dicembre del 2006 (Deliberazione N. 53/4 del 20.12.2006).
 La giunta regionale stanziava con questo atto 18.000.000 di euro per la «Prevenzione della dispersione scolastica». Di fatto tale finanziamento si traduceva in una distribuzione a pioggia senza nessun coordinamento né progetto, né alcuna forma di monitoraggio e valutazione in itinere e a posteriori. L’allora assessore ad interim Carlo Mannoni comprese, purtroppo in ritardo, l’errore. Ma l’instabilità del governo (abbiamo avuto tre assessori alla Pubblica istruzione in tre anni e mezzo) impedisce la costruzione di relazioni serie, continuative e proficue con il territorio e di dare una continuità “riflessiva” alle politiche.
 Il bando del 2006 utilizzava circa la metà di quei fondi per la costruzione di centri di accoglienza per studenti pendolari [...]. Postulando implicitamente che il pendolarismo degli studenti costituisce uno dei fattori principali dell’abbandono scolastico. Le evidenze scientifiche mostrano invece che il pendolarismo non incide affatto sull’abbandono scolastico e che il momento cruciale dell’abbandono è anteriore alla decisione di “viaggiare”. In una ricerca condotta nel quadro del progetto regionale Campus, ma che questo bellamente ignora, ho mostrato come la distanza del luogo di studio non incide sul tasso di diplomati. In sostanza, il fatto che la scuola disti cinque minuti o più di trenta dal luogo di residenza non fa alcuna differenza. Ciò che cambia è la valutazione dei costi e dei benefici da parte delle famiglie nel momento in cui decidono di prendere il rischio sociale ed economico di un figlio “studente pendolare”. Fino ad oggi le politiche regionali non hanno affrontato questo problema. [...].
 In realtà, l’elemento cruciale è rappresentato dalla struttura dell’offerta formativa in Sardegna. Per ragioni storiche e geografiche nell’Isola, a parte i grandi centri urbani, ha un’offerta formativa caratterizzata dalla prevalenza di monoculture scolastiche. Come ho mostrato in varie occasioni, il tipo di offerta scolastica è legato strutturalmente al tasso di diplomati all’interno del medesimo distretto scolastico. Questo nodo non è stato fino ad oggi affrontato.
 Oggi la giunta regionale stanzia ulteriori investimenti (10 milioni all’anno) la sua politica per il rilancio della scuola sarda. Eppure ho l’impressione che il risultato rischi di essere mediocre come per gli interventi precedenti.
 Lo stesso metodo utilizzato dall’assessore Mongiu mi sembra foriero di scelte politiche che rischiano di riprodurre gli errori precedenti. In perfetta buona fede, l’assessore ha messo in moto un processo di coinvolgimento delle scuole nella determinazione degli indirizzi della politica dell’assessorato. Purtroppo quello che dovrà ancora scoprire l’assessore è che le scuole non sono un tutto unitario che agisce e si auto-governa come sistema. Si tratta di un arcipelago attraversato da contraddizioni strutturali, conflitti per il dominio e in qualche caso per la sopravvivenza e in cui si sviluppa un vero e proprio mercato interno dei progetti che dà luogo a un’economia scolastica la cui finalità principale non è il raggiungimento dei risultati ma l’accesso alle risorse e la loro distribuzione.
 Tanta attenzione ai progetti, ma per quale Progetto? Per inciso, gli alti tassi di dispersione nella scuola sarda sono accompagnati da un’alta densità di progetti contro la dispersione: nel 2006 ogni scuola secondaria ha realizzato in media 1,5 progetti sulla dispersione per scuola, meno di quanti ne siano stati finanziati: 1,7. Nessuno conosce i risultati - in termini di ricerca e di effetti sul fenomeno - di tale messe di progetti. Ciò che sembra mancare a livello di politica regionale è un “progetto” e tale assenza viene sopperita con un “processo induttivo” che sembra voler costruire le politiche scolastiche a partire dagli interessi manifestati dalle scuole stesse. Sono evidenti le difficoltà dell’assessore. La Mongiu deve avviare in tutta fretta una politica scolastica regionale quando già si vede la fine della legislatura. Purtroppo è già da ora prevedibile che la grande quantità di soldi che la giunta si appresta a mettere a disposizione (senza saper bene come spenderli) non permetteranno di realizzare quei cambiamenti strutturali di cui la scuola sarda ha bisogno. Infine, continua a mancare ogni sensibilità verso la ricerca. Spero che l’assessore Mongiu ci stupisca ma, in generale, gli intellettuali messi a gestire le politiche scolastiche ritengono di sapere già cosa serve per la scuola, solo perché a scuola ci sono andati.
* Docente di Sociologia generale Università di Cagliari (dal sito www.insardegna.eu)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
«Rinnovare subito i contratti scaduti» 
Precari. Il sindacato chiede i conti al Rettore 
 
 CAGLIARI. La prima richiesta è che i lavoratori da ieri non più in servizio siano immediatamente reintegrati, mentre per tutto il resto i conti si faranno giovedì davanti al Consiglio d’amministrazione d’ateneo quando i lavoratori precari si presenteranno per chiedere chiarezza sulla loro situazione.
 Questo è il frutto della mattina di dibattito tra i lavoratori atipici dell’università: trecento persone, tra borsisti, assegnisti di ricerca e impiegati nel comparto amministrativo, che ieri si sono presentati di buon mattino in via Università per incontrare il rettore Pasquale Mistretta. Che però non c’era. «A questo punto - dice Pino Calledda, segretario della Cgil, Federazione lavoratori della conoscenza - aspetteremo il Cda di giovedì».
 Sul tavolo c’è il problema del precariato all’università: la legge Finanziaria nazionale, ricorda Calledda, invita a mettere fine al problema prevedendo, a questo proposito, un rinnovo di tre mesi dei contratti in scadenza. «Un lasso di tempo - dice Calledda - da utilizzare per studiare le possibili forme di stabilizzazione, di cui però il rettore non vuole sentire parlare». Per il sindacato, infatti, Mistretta non sarebbe interessato al rinnovo contrattuale, pensando forse di tagliare alcuni costi. «Noi chiediamo invece che i precari siano stabilizzati - insiste Calledda - questo è il momento giusto, perché proprio quest’anno nell’ateneo andranno in pensione decine di persone». Uomini e donne di diversa qualifica che «bisognerebbe rimpiazzare, non solo per evitare una paralisi nell’erogazione dei servizi dell’ateneo, ma anche per una sana necessità di svecchiamento dell’università». Intanto domenica è scaduto il contratto di quaranta precari che, ieri, hanno dovuto stare a casa. «La loro assenza nelle segreterie studenti - dice Calledda - si è fatta sentire. Per questo chiediamo che vengano subito richiamati al loro posto».
S.Z. 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
L’università, il Papa
e i metalmeccanici
 
Quando gli stracci volano si aspetta con ansia la quiete. L’università sotto accusa per non aver consentito al Papa di parlare. La magistratura sotto accusa perché indaga e arresta i politici. Strano, le due istituzioni più refrattarie all’influenza del potere politico vengono sottoposte a un fuoco incrociato di critiche e attacchi con l’obiettivo se non di criminalizzarle almeno di delegittimarle. Se è vero che è stata l’università a invitare il Papa è altrettanto vero che 67 docenti, poca cosa rispetto a migliaia di colleghi, hanno espresso obiezioni sull’opportunità dell’invito. E da qui «il gran rifiuto», il Papa non partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico e l’università rimane con il cerino in mano. A chi giova tutto questo? A nessuno, non vi sono né vincitori né vinti, abbiamo perso un po’ tutti. Si è sprecata una grande occasione di dialogo tra chi ha posizioni diverse, da cattolico e da universitario non posso che essere triste. Ma non bisogna scoraggiarsi, vi saranno altre occasioni e si spera che mondo politico e mass media invece di gettare benzina sul fuoco, sulle cose che dividono enfatizzino quelle che uniscono perché in fin dei conti siamo tutti sulla stessa barca e la verità non sta tutta da una parte. Mondo politico, con eccezioni, e mass media, hanno una grossa responsabilità morale per quanto è successo, e alcuni personaggi non pensino di lavarsi l’anima battendosi il petto in piazza San Pietro. Perché a migliaia erano lì, i veri credenti, ma vi erano anche credenti più degli altri... forse più dei Santi. Viene in mente una filastrocca che si ripete in terra di Barbagia «sos santos si ughene dac... bidda, ca bana bidu mala zibilia, unu chenn’ana tentu in Baronia chind’unu boe canu tentu a fune». E la magistratura faccia il suo dovere. Ma bando al pessimismo, finalmente una bella notizia, rinnovato il contratto dei metalmeccanici. Gli operai avranno un aumento di 127 euro in due anni! Non è molto ma qualche cosa è. Calcoli alla mano per 1000 operai si spendono in due anni 127.000 euro, 63.500 all’anno, molto meno di quanto alcune «famiglie» di politici, fra marito, moglie, suoceri percepiscono in un mese. C’è qualcosa che non va quanto una montagna.
Eusebio Tolu 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
DIRITTO ALLO STUDIO 
Ersu: concorsi per sussidi e borse di studio 
 
 SASSARI.  Sul sito dell’Ersu www.ersusassari.it sono stati stati pubblicati due bandi di concorso. Il primo riguarda la richiesta di sussidi straordinari per l’anno accademico. 2007/2008. L’intervento è destinato a porre rimedio a situazioni di particolare ed eccezionale disagio economico. Possono partecipare al concorso gli studenti iscritti all’anno accademico 2007/08, all’Università, all’Accademia di Belle Arti e al Conservatorio di Musica di Sassari in possesso dei requisiti relativi alla condizione economica, al merito e alla carriera universitaria. Tutti i dettagli e le modalità di partecipazione sono pubblicati sul sito dell’ente, dove è possibile scaricare inoltre il modulo di partecipazione che dovrà Essere consegnato, debitamente compilato in ogni sua parte, pena l’esclusione dal concorso, entro l’11 marzo. Le domande di partecipazione al concorso, indirizzate all’Ersu di Sassari, devono essere presentate allo sportello del settore Diritto allo studio, via Carbonazzi 10 (orario: dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 13 e il martedì dalle 16 alle 18). E’ consentito l’invio della domanda, completa di tutti i dati richiesti, a mezzo raccomandata A/R.
 L’Ersu ha indetto inoltre un secondo importante intervento, (anche questo pubblicato sul sito), che riguarda il conferimento di borse di studio (da 2000 a 5000 euro) per lo svolgimento di tesi di laurea sui “problemi della cooperazione allo sviluppo e di collaborazione internazionale”. Il beneficio è destinato a studenti laureandi all’Università di Sassari (residenti in Sardegna o figli di emigrati, o giovani provenienti dai paesi in via di sviluppo) che svolgeranno la tesi di laurea su argomenti finalizzati alla migliore conoscenza dei problemi della cooperazione allo sviluppo e della collaborazione internazionale. Anche in questo caso sul sito ell’Ersu è possibile trovare il bando completo, con tutte le informazioni e il modulo di partecipazione. Le domande dovranno essere presentate all’Ufficio Diritto allo studio, via Carbonazzi 10, entro: 1º scadenza 31 marzo, 2º scadenza 30 giugno, 3º scadenza 30 settembre.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 40 - Nazionale
Il presidente della Provincia di Nuoro affronta la questione dell’ateneo a rischio 
Deriu: «Il Consorzio universitario va abolito» 
Missile contro il presidente Sergio Russo Poi a Zidda: «Senza campus si muore» 
 
 NUORO. «Questo consorzio universitario è superato, non serve a nulla». Primo missile di Deriu contro Sergio Russo. Il secondo missile invece parte contro il sindaco, Mario Zidda, sulla questione irrisolta del campus. «Senza sede nessuno investe a Nuoro» afferma il presidente della Provincia, che propone un modello organizzativo nuovo. Il modello del Man. Che contrariamente al consorzio universitario garantisce: sede, continuità politica, e risorse.
 «L’Università è un fattore di sviluppo locale: questa resta la mia opinione» premette secco Deriu. Che si sofferma su un preambolo intellettuale per aggiungere poi di aver già esposto questa sua convinzione, a più riprese, denunciando che la «magniloquente utopia» sulle Università uniche, di eccellenza, e la rarità scientifica «si scontrano con l’evidente utilità delle povere Cenerentole: che sono poi i corsi di Scienza dell’Amministrazione Governo e Sviluppo Locale e Scienza dei Servizi Sociali. Che invece si «sono dimostrate scuole che producono lavoratori e non disoccupati». Dunque, corsi di «successo», che non rispondono ad approcci «ideologici» e estetitizzanti.
 Per il presidente della Provincia nuorese, in questa fase, lo scontro sarebbe quindi tra utopia e concretezza. Questo, naturalmente, senza rinunciare a combinare Università e sviluppo.
 «A Nuoro, e lo ribadisco - continua infatti Deriu - serve un’Università che sia fattore di sviluppo, che sia scuola di formazione, dopo gli studi superiori, per la classe tecnica, locale e no: scuola cioè che produca le capacità necessarie per far funzionare la società locale migliorandone le competenze».
 E qui ecco che fa partire una stoccata all’indirizzo del presidente dell’ateneo nuorese, Sergio Russo, che alcuni giorni fa aveva lanciato un accorato appello in difesa dell’università morente. In pratica, gli dice Deriu, che il Cosnorzio universitario è ferro vecchio, che non serve più a nulla.
 «Noi dobbiamo parlare chiaro finalmente - osserva il presidente della Provincia - e dire che il Consorzio universitario è superato: che così com’è non va più bene. Guardiamo invece ai modelli organizzativi di successo presenti in questa Provincia e imitiamoli». E a questo proposito Deriu indica il modello del Man. «Penso al Museo d’arte nuorese - conferma il presidente - - che garantisce continuità nella guida politica e un forte elemento tecnico: prevalente dunque il fatto gestionale sull’elemento politico. E inoltre conta su un cospicuo investimento locale e una sede».
 Insomma, per il presidente della Provincia nel Man coesistono «tre elementi» importanti che sono invece del tutto «assenti» nel Consorzio universitario barbaricino, dove addirittura non esiste ancora un «direttore», e si presenta come un «territorio di caccia» aperti a tutte le incursioni. «Così basta un problemino - aggiunge - per metterlo in ginocchio».
 Inoltre manca un «investimento locale» degno di nota, che corrisponda alla strategicità dell’obiettivo. «Dobbiamo far evolvere il Consorzio in questa direzione - propone allora Deriu - e risolvere anche un quarto elemento: quello della sede dell’Università». In sostanza, il campus universitario. E così la palla ritorna sul nel campo del sindaco di Nuoro, Mario Zidda, competente per materia. Prima Russo e poi Zidda: due piccioni con una fava.
 Ma perchè Deriu toglie fuori la teoria dei «tre elementi»? Perchè proprio adesso? La sua risposta arriva diretta: per non dare alibi alle Università sarde e alla Regione. Che altrimenti potrebbero attaccare su questo lato scoperto.
«Questi elementi - aggiunge po il presidente - che sono poi “organizzazione, investimenti e sede”, sono di competenza locale e su questi dobbiamo quindi impegnarci per eliminare gli alibi dei nostri interlocutori esterni: Università e Regione».
 Insomma, sembra dire Deriu, senza un campus, un’organizzazione, e soldi propri, nessuno ci guarda in faccia. Il nodo sta tutto qui e qui bisogna dunque agire: il Consorzio universitario va superato subito.
 Ma la battaglia va poi sviluppata su un altro fronte: quello dell’università diffusa. «I rappresentanti nuoresi in Consiglio regionale dovranno battersi per inserire in Finanziaria il fatto che Nuoro è sede universitaria. E che Nuoro non c’entra nulla con l’università diffusa». Questo per portare il «confronto» a un «radicamento» delle cattedre universitario a Nuoro.
 
Pagina 40 - Nazionale
In Aula magna insieme ai giovani intervengono politici e sindacalisti 
«Difendiamo una risorsa di tutti» 
Infuocata assemblea degli studenti, venerdì una manifestazione 
 
 NUORO. Gli universitari nuoresi dopo lunghe ore di discussione hanno deciso: assemblea permanente e manifestazione in difesa dell’ateneo barbaricino venerdì prossimmo 1º febbraio. Lo hanno annunciato in un documento intitolato «L’Università è il futuro» nel quale denunciano una situazione ai «limiti del paradosso» che non permette più neppure la normale «attività didattica».
 Inoltre spiegano anche che le motivazioni che hanno portato alla paralisi degli esami e delle lezioni se «sono difficili da comprendere» non per questo sono da «condividere». Quindi un appello accoratp a tutti nuoresi e ai barbaricini: «Non lasciateci soli in questo momento difficile». Quello che gli studenti chiedono è la solidearietà e un aiuto per difendere un «diritto allo studio negato».
 Ma il loro documento precisa anche che a rischiare in questa fase «non sono soltanto gli studenti», bensì anche quei dipendenti che «operano nei corsi» cancellati e nell’università nuorese. Oltre ai numerosi cittadini su cui ricade l’indotto di mille studenti che gravitano tutti i giorni intorno a Nuoro: una fabbrica di reddito per tanta gente. E che la città e il Nuorese che vivono oggi una crisi senza precedenti non possono permettersi di perdere.
 «Per circa 15 anni - spiegano infatti i giovani in lotta - l’università ha dato la possibilità a centinaia di ragazzi di conseguire la laurea e ha contribuito a incrementare lo sviluppo economico». Ma proprio quando il «mercato del lavoro richiede figure professionali qualificate» l’università nuorese viene chiusa per «futili ragioni politiche».
 Il loro appello finale dunque non poteva essere che questo: «Aiutateci a tenerla aperta». E per raggiungere l’obiettivo gli universitari barbaricini chiedono la partecipazione di tutti alla manifestazione indetta per il 1º febbraio alle 9,30 a partire da piazza Sardegna.
 Il documento degli universitari nuoresi è stato stilato dopo una giornata di grande tensione e di dibattito infuocato nell’aula magna della sede della ex questura dove, oltre agli studenti, sono intervenuti anche politici, sindacalisti e amministratori. Un documento breve e di estrema sintesi unitaria nel quale sono confluiti gli obiettivi centrali della protesta e della manifestazione.
 Il dibattito invece ha avuto un andamento diverso, più articolato e complesso, anche per la presenza in aula magna dei partiti di governo e di opposizione. Inevitabili dunque le polemiche sulle «responsabilità» della crisi dell’ateneo nuorese. Anche se tutti si sono detti d’accordo su una battaglia «in difesa» dell’università, ormai entrata a rischio, con i due corsi cancellati e la struttura amministrativa (tre impiegati già trasferiti a Cagliari) quasi tutta smantellata. Tanto che sono saltati anche gli esami previsti nei giorni scorsi.
 Durante la discussione ci sono stati anche momenti di tensione di fronte alle polemiche esplose tra i partiti presenti. Tensione che ha portato alcuni studenti a uscire dall’aula per riunirsi separatamente e decidere in autonomia il che fare. Ma la sintesi non è stata facile, perchè anche all’interno degli universitari in lotta, si sono manifestate posizioni diverse su come reagire alla questione degli «esami sospesi»: se con ricorsi alla Procura della repubblica oppure con la battaglia e la trattativa politica. Solo alla fine è sembrato di capire che al loro interno è prevalsa la seconda linea. Una linea che i sindacati di Cisl e Cgil hanno detto di sostenere fino in fondo.
 Nella discussione aperta dal presidente del consorzio universitario Sergio Russo tra i politici sono intervenuti: Teresa Pintori, Silvestro Ladu, Bruno Murgia, Peppe Montesu, Tore Fenu, Giuseppe Dessena e Peppino Paffi. Degli amministratori del consorzio universitario hanno invece parlato Franca Carroni e Rosetta Palmas. Mentre tra gli studenti hanno preso la parola a più riprese Laura Piras, Rossella Cambedda e Massimo Pudda.
 Infine tra i sindacalisti anche il segretario della Cisl provinciale, Ignazio Ganga, Michelangelo Gaddeo della Funzione pubblica Cgil, insieme a Lisetta Bidoni della Cgil scuola.(n.b.)

Questionnaire and social

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