Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 January 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 14 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna  e Il Sardegna

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 25
I missionari incontrano gli universitari
E da oggi sarà la volta delle discoteche. Prima prova riuscita al Movida
Fede. Particolarmente attivo il tendone della Protezione civile in piazza Matteotti per i disagiati
 
La Missione Cittadina: tanti gli appuntamenti dedicati ai giovani: dall’università alle discoteche, dalle piazze agli ospedali.
Due cartelli (stile sandwich tra schiena e petto) e una scritta: Ci sono anche io, un saluto non costa nulla. Ciao. Così i padri redentoristi si sono fatti accogliere nella casa dello Studente di via Trentino. È stato questo il biglietto da visita scelto dai missionari per avvicinare gli universitari in questi primi giorni di missione che prevedono incontri ogni sera dalle 21 in oltre sei sedi cittadine. «Perché i giovani, strano a dirsi, sono anche diffidenti quando un altro giovane gli tende la mano», hanno spiegato Andrea Frau e Sara Spissu, studenti universitari, «salvo poi gioire e gradire testimonianze e consigli di vita cristiana».
UNIVERSITÀ Don Emanuele Mameli, segretario della Missione Cittadina non ha dubbi: «Una notte in giro per le varie sedi di misione cittadina non può lasciare indifferenti». Magari nel tendone allestito in piazza Matteotti dalla Protezione civile dove si incrociano la missione giovani e quella nel disagio. «Qui sin oltre alle 2 del mattino arrivano barboni, tossicodipendenti e prostitute: tutti desiderosi di essere ascoltati. Tra loro una giovane che, seppur di lingua inglese, ha voluto raccontare di sé a una delle suore di Madre Teresa che l’ha fatta sentire meno sola». Intanto da oggi e sino a domenica le viste dei missionari interesseranno anche tutti i locali da ballo della città. Il primo ad essere già stato visitato è il Movida: «Dovevano stare solo 15 minuti e invece i giovani sono voluti restare ad ascoltare i missionari per molto di più». Anche il carcere ha avuto la sua missione grazie allo spazio esterno destinato ai missionari in ascolto dei parenti dei detenuti, dal mondo oltre le sbarre. Non passano inosservati neppure i passionisti nella chiesa di via Manno che sulle vie dello shopping dei saldi riflettono sul senso della vita e sul suo valore.
LE PARROCCHIE Le famiglie invece potranno accogliere i missionari secondo i calendari delle loro parrocchie. Un esempio, la chiesa di Santa Lucia che ha messo fuori da ogni portone del quartiere un cartello in cui annuncia orari e giorni in cui i missionari visiteranno le varie famiglie.
OSPEDALIERI Oggi inoltre dalle 16 alla cittadella universitaria di Monserrato incontro per medici e operatori ospedalieri. Si replica domani nell’aula magna dell’ospedale Brotzu dalle 10 con padre Arnaldo Pangrazzi, cappellano dell’ospedale Santo Spirito di Roma e dalle 16 nell’aula magna, seminario arcivescovile con i volontari ospedalieri. (b.s.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 24
Giuseppe Tesauro a Scienze politiche
 
“Il ruolo della Corte di giustizia nell’evoluzione del sistema giuridico comunitario” è il titolo del seminario organizzato dalla facoltà di Scienze politiche e il Crenos, nell’ambito del master in Progettazione europea. Oggi alle 16,30 nell’Aula magna del Rettorato, in via Università 40, interverrà, anche Giuseppe Tesauro, giudice della Corte costituzionale.
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 23
università
Educazione allo sviluppo - Oggi via al corso
 
Oggi alle 17,45, nell’aula B della Facoltà di Economia si terrà la cerimonia inaugurale del 14° Corso multidisciplinare di educazione allo sviluppo e ai diritti organizzato dal Comitato provinciale dell’Unicef in collaborazione con l’Università di Cagliari. Nel corso della serata sarà presentato l’annuale rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo. Alla cerimonia interverranno, tra i tanti, il vicepresidente nazionale dell’Unicef Vincenzo Spadafora e la responsabile del comitato provinciale Rosella Onnis. Invitati a partecipare il sindaco Emilio Floris (riconfermato a dicembre “Difensore dei bambini Unicef”) e Gianfranco Zola (nominato “Goodwill ambassador Unicef” nel 2006) che al momento si trova in Svizzera. (p. l.) 
 
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 43
Settimo
Tavola rotonda all’oratorio
 
«La speranza tra sogno e segno. Dall’enciclica "Spe salvi" un invito a ripensare l’agire politico ed economico". Interverranno Vittorio Pelligra (del Dipartimento di Economia dell’Università di Cagliari), Marco Espa consigliere comunale di Cagliari. Moderatore, Daniele Siddi docente di filosofia al Liceo di Selargius. Appuntamento il 28 gennaio alle 19,30 nell’oratorio parrocchiale. (ant.ser.)
 
5 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 19
filosofia L’opera sulla Metafisica
Con il Commentario il primato aristotelico dell’ateneo di Cagliari
   
È frutto di un progetto di ricerca maturato negli anni e realizzato da un’equipe di studiosi dell’Università di Cagliari, diretta dal professor Giancarlo Movia, ordinario di Storia della Filosofia dell’ateneo, la prima moderna traduzione integrale del commentario alla Metafisica di Aristotele di Alessandro di Afrodisia, massimo esegeta del filosofo di Stagira.
Un’opera complessa, che nel suo articolato impianto, rispondente a diverse istanze culturali, crea un rinnovato interesse per la figura dell’interprete più accreditato del pensiero aristotelico, il cui commento trova modo di esplicitarsi nella specificità delle sue componenti, attraverso l’attenta disamina e la rielaborazione critica, filologica, storica e teoretica svolta dal gruppo di lavoro. Vissuto tra II e il III secolo d.C. , insignito del titolo di “secondo Aristotele”, per l’assidua frequentazione dei testi aristotelici, Alessandro, come noto, ha curato il commento soltanto dei primi cinque libri della “Metafisica” di Aristotele, completato, per i rimanenti otto, presumibilmente dal bizantino Michele di Efeso (noto come pseudo Alessandro XI-XII sec.), ma suo è il merito di aver elaborato le più significative chiavi interpretative dei capisaldi del pensiero aristotelico, quale il problema della realtà delle entità naturali, quello dell’anima, e in particolare dell’intelletto, un concetto quest’ultimo d’importanza essenziale nella tradizione filosofica successiva, sino al Rinascimento.
Un imponente lavoro di traduzione e ricerca, quello condotto, in questo volume, dagli studiosi di Cagliari, orientato con grande scrupolo scientifico verso precisi obiettivi teoretici, grazie al quale emerge il ruolo assunto da Alessandro e dallo pseudo Alessandro come mediatori culturali del pensiero aristotelico attraverso il filtro della metafisica platonica, introdotta dal neoplatonismo.
In tal senso si rivelano il valore e i limiti interpretativi dei due commentari, che, ad un innegabile potenza esplicativa e ad una sostanziale fedeltà all’opera dello Stagirita, alternano travisamenti e storture, ma anche innegabili innovazioni , rilevanti sia dal punto di vista storico sia da quello teoretico, introdotte dall’esegeta greco e dal suo omologo sul corpus della Metafisica aristotelica, in particolare per quanto concerne le dimensioni logico-epistemologica, ontologica e teologica.
Di assoluto rilievo il testo del commentario risulta come fonte dossografica, ricca di notizie storiche e di riferimenti documentari alle cosiddette dottrine non scritte di Platone o alle opere perdute di Aristotele. Una ricerca densa di spunti per un dibattito articolato su più prospettive che rimarca l’individuale valore filosofico di Alessandro di Afrodisia e del suo commentario, originale pur nel riferimento ad una tradizione del genere consolidata, e che crea nuovo interesse per l’opera di Aristotele, consentendone un riesame, in termini attuali, suscettibile di nuove implicazioni.
Il testo è pubblicato dalla casa editrice Bompiani con testo greco a fronte (2647 pagine, 41 euro).
Sandra Pani

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Università, scattano le prime espulsioni 
Da lunedì a casa alcune decine di precari
Centinaia di posti di lavoro a rischio 
Assemblea nella Facoltà di Lettere «Faremo un’altra manifestazione pacifica, poi lotta molto dura» 
 
CAGLIARI.Le prime teste, salvo soluzioni dell’ultima ora, cominceranno a cadere già lunedì, quando trenta, o forse quaranta, precari dell’Università si troveranno costretti a restare a casa. Ma la stessa sorte presto potrebbe toccare ad altri 250 e più dei loro colleghi: un esercito che da tre anni contribuisce a tenere in piedi i servizi dell’ateneo, ma con un contratto in scadenza.
La Cgil-Federazione lavoratori della conoscenza non ci sta e dopo un’infuocata assemblea organizzata ieri nella facoltà di Lettere, dice: ‹‹Lunedì andremo davanti al Consiglio d’amministrazione d’ateneo, per un ultimo tentativo››.
 L’ultimo pacifico, perché se anche la prossima settimana non dovessero arrivare soluzioni, la protesta, promette Pino Calledda, della Cgil-Flc, ‹‹si farà molto più dura››.
Il problema non è nuovo ma, racconta Calledda, date le premesse della Finanziaria per il 2008, la speranza era che stavolta si sarebbe arrivati a una soluzione favorevole alla stabilizzazione dei lavoratori atipici.
 Il perché è presto detto: ‹‹Dato che il problema dei precari nelle pubbliche amministrazioni è comune a tutta Italia - racconta l’esponente della Cgil - la Finanziaria di quest’anno ha pensato di porre rimedio proponendo una proroga di tre mesi dei contratti in scadenza››. Un modo per far sì che nel frattempo fossero studiate delle alternative alla disoccupazione. ‹‹Il nostro rettore, invece - denuncia la Cgil - dà di questa norma un’interpretazione restrittiva, rifiutando così di allungare i tempi dei contratti››. A rischio ci sono, tra personale amministrativo, borsisti, assegnisti di ricerca, trecento persone: i primi trenta, ma forse sono anche quaranta, saranno tagliati fuori già dalla prossima settimana perché il loro contratto scade il 27 gennaio. Un’eventualità che la Cgil (che in questa battaglia, denuncia Calledda, a differenza di ciò che accade nel resto d’Italia, si trova senza l’appoggio di Cisl e Uil) ha cercato di scongiurare in tutti i modi: prima proclamando lo stato d’agitazione dei lavoratori, poi, ieri mattina, tentando una mediazione col rettore, Pasquale Mistretta. ‹‹Un incontro che s’è risolto con un nulla di fatto - racconta Calledda - Mistretta ci ha presentato un documento su cui era inutile qualunque discussione dato che quando ci è stato illustrato, era già stato mandato nelle diverse facoltà››. Ma anche un documento, continua la Cigl, ‹‹poco convincente dato che proponeva un accordo per salvare solo quindici lavoratori››. Troppo poco per il sindacato che invece chiede soluzioni forti, come ad esempio, per il rinnovo del corpo docente, l’indizione di nuovi concorsi ‹‹per almeno una cinquantina di posti››. Soprattuto perché, sostiene Calledda, ‹‹l’età media dei lavoratori dell’ateneo è piuttosto alta e, quest’anno in particolare sono previsti numerosi pensionamenti››.
Dagli ambienti del rettorato circolano però informazioni diverse: con i contratti in scadenza la situazione è esplosiva, dicono fonti vicine a Pasquale Mistretta. Così, la volontà del rettore sarebbe cercare soluzioni per salvare chi con il suo prezioso lavoro contribuisce da anni alle buone performance dell’ateneo, anche perché, aggiunge chi conosce bene il rettore, Mistretta è ben consapevole del fatto che senza i trecento lavoratori atipici l’università subirebbe un duro colpo.
Per sapere come andrà a finire non resta che aspettare lunedì quando i precari manifesteranno le loro paure davanti al Consiglio d’amministrazione riunito al completo.
Sabrina Zedda
 
Pagina 39 - Cronaca
Impiegati trasferiti 
Una lettera del rettore Mistretta ordina: entro lunedì il passaggio a Cagliari 
 
NUORO. La lettera del rettore Mistretta è già arrivata sul tavolo dei tre impiegati dell’università, che dovranno fare le valigie, e partire lunedì per Cagliari. Ma partiranno? L’aria che tira non sembra delle migliori. Negli ambienti dell’ateneo nuorese non si escludono barricate e ricorsi.
 D’altronde - dicono in molti - la mobilità non si presenta mai come cosa facile. E poi in questo caso esiste una «convezione» con lo Stato, che secondo alcuni avrebbe valore di provvedimento e norma. In base a questa, dunque, i tre trasferiti a Cagliari, potrebbero opporre ricorso e resistere. Insomma, la mobilità messa in atto potrebbe sfociare in un lungo e travagliato contenzioso. Al di là dei diritti dei singoli, tuttavia, ciò che preoccupa i politici dell’ateneo e degli enti consortili è il segnale lanciato: se quasi tutta la struttura amministrativa viene portata a Cagliati - dicono in molti - questo è un segnale di smantellamento della struttura barbaricina. Un segnale chiaro e a un livello più generale e politico.
 Non è da scartare quindi l’ipotesi che nei prossimi giorni la questione “sindacale” dei tre impiegati si intrecci con quella più complessivamente politica. E che partano da Nuoro nuove iniziative verso l’Università cagliaritana e la Regione sardegna. E che altre partano verso Roma.(n.b.)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Olbia
«Basta critiche, l’università funziona» 
Tagli e accuse alla gestione dei corsi gemmati. Marcetti difende la facoltà 
 
 OLBIA. Prima la Regione che vuole tagliare i corsi gemmati. Poi il rappresentante degli studenti dell’Ersu che attacca le amministrazioni galluresi. Una situazione che non piace a Carlo Marcetti, responsabile didattico e anima dell’università olbiese.
 «Non credo che questa gente sia mai stata qui per vedere come lavoriamo - tuona -. Forse ci si dimentica che il nostro corso di laurea ha 640 iscritti che provengono da tutta l’isola. Il polo di Olbia risponde a esigenze formative del territorio. Basta pensare che la Gallura tra le province sarde ha la più bassa percentuale di laureati e il più alto indice di dispersione scolastica. Perché chi vuole studiare deve andare per forza a Cagliari o a Sassari?». Marcetti tira fuori i numeri della sede periferica olbiese. «C’è un 5% che arriva dal Campidano, un 15 a testa da Sassari e Nuoro, circa il 3 dal resto della Penisola e il restante 60% dalla Gallura e soprattutto Olbia. Non riesco a concepire le critiche preconcette».
 Il docente risponde alle accuse mosse da Simone Campus, il rappresentante degli studenti. Che per prima cosa aveva attaccato il Comune di Olbia, perché «ha tolto il problema della residenzialità dall’agenda delle sue priorità». «Il Comune fa già tanto per noi - afferma Marcetti -. Paga gli stipendi dei docenti, ci ha messo a disposizione i locali attraverso la Geasar. Cosa possiamo volere di più? Credo che la questione della residenzialità più che all’amministrazione di Olbia debba essere posta proprio all’Ersu». Campus aveva anche fatto un affondo solitario sulla ragione di esistere del corso di laurea in Economia del Turismo. «Si è preferito investire erroneamente su un corso triennale che non specializza e costringe i laureati a cercare altrove offerte formative». «Questi sono discorsi vuoti - risponde Marcetti -. Il nostro corso apre molte possibilità lavorative, oltre a dare l’opportunità per chi lo vuole di specializzarsi in un’altra sede. Certo, anche noi saremmo felici di potenziare il polo di Olbia, ma bisogna tenere conto del decreto Mussi e della Regione. Posso, però, affermare che stiamo lavorando per rafforzare la nostra offerta formativa». Marcetti elenca i tanti convegni e attività varie organizzati nel polo olbiese. «Chi ci vuole cancellare dovrebbe prima venire qui a trovarci. Come l’ex-assessore regionale Pigliaru, che, inizialmente contrario alla sedi gemmate, ha poi sostenuto che le realtà di Olbia e Nuoro meritano grande attenzione».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Fatto del giorno
Nella Barbagia del terzo millennio dove tutto è cambiato per non cambiare nulla 
La trasformazione anche radicale di una società non comporta la totale metamorfosi delle norme che in essa si erano prodotte 
di Giovanni Meloni * 
Nel corso di una recente ricerca su “La criminalità in Sardegna”, condotta presso l’Università di Sassari e diretta da Antonietta Mazzette, si è potuto verificare come, per quanto riguarda i reati che vengono commessi con l’uso della violenza, vi sia una parte dell’isola dove assai più frequenti sono gli omicidi e gli attentati, mentre più complesse, meglio organizzate e eseguite con largo uso di armi da fuoco sono le rapine.
 Tale parte, a prescindere da alcuni significativi accrescimenti situati nella costa centro orientale, è pressoché coincidente con l’area in cui si è storicamente sviluppato il “banditismo classico”. La catena di omicidi che, a partire dalla vigilia di Natale, ha insanguinato proprio quei territori, conferma i risultati di quella ricerca, soprattutto per le modalità e le circostanze che hanno caratterizzato quei delitti.
 Non si è preoccupato del rischio di essere osservato l’assassino dei fratelli Meloni a Sedilo; ha agito con calma e precisione, di giorno, in luogo assai esposto e adiacente ad una strada piuttosto trafficata. Sebastiano Sale a Dorgali è stato ucciso nel bar della via principale, al cospetto di molti avventori, tanto che il sindaco di quel comune ha parlato di “spavalderia che denota una certezza di impunità”. La stessa certezza nutriva chi al centro di Orgosolo, nella luce piena del mattino, ha freddato con sei colpi di pistola Peppino Marotto, uomo simbolo della sua comunità. In pieno giorno e senza pensiero per il gran frastuono prodotto dall’imponente volume di fuoco, hanno agito anche gli esecutori dei fratelli Mattana, nella non deserta campagna orgolese.
 Si può affermare che questi delitti un fatto abbiano in comune: chi ha ucciso, intanto ha potuto usare le modalità di cui si è servito, in quanto consapevole che nel contesto sociale in cui si muove vige tuttora una regola per la quale chi ha visto o comunque sa non darà notizie agli inquirenti. Infatti, in tutti questi casi, malgrado l’assenza di cautele di cui si è detto, non si è trovato un solo testimone utile, come già era accaduto per un altro omicidio di Natale, eseguito con modalità non dissimili otto anni fa. L’assassinio di don Graziano Muntoni, vice parroco di Orgosolo, che aveva suscitato, come quello di Peppino Marotto oggi, grande commozione e unanime condanna, resta tuttora impunito.
 La vigenza di tale regola è confermata dalla sanzione che colpisce chi la violi, come sa Paola Monni, ragazza di Orune che, sola fra le decine di persone che hanno assistito all’assassinio del proprio fidanzato, ne ha denunciato gli autori: perciò è stata isolata, costretta a vivere sotto scorta e perfino ad abbandonare la propria terra.
 Nel vuoto di risultati investigativi, non può dirsi che cosa abbia armato le mani degli assassini, ma il modus operandi adottato non è muto. Sebastiano Sale è stato ucciso in un locale pubblico, secondo un rituale seguito per altri omicidi famosi in Barbagia, perché la punizione assumesse i contorni di una rappresentazione pubblica. I fratelli Mattana sono stati sfigurati da una sovrabbondanza di fuoco perché venisse cancellata, insieme alle sembianze, anche la loro memoria. Anche il killer di Sedilo ha colpito al volto le sue vittime, secondo un piano che appare ben preordinato, freddamente eseguito e non meno simbolico.
 Assai alto il grado di simbolismo nel caso di Peppino Marotto, uomo intimamente legato alla comunità, ucciso platealmente nel cuore stesso della comunità, in un momento in cui tutti avrebbero potuto vedere e udire e capire.
 Ma che significato ha tutto ciò? Per rispondere a tale interrogativo occorre chiedersi quale società produca atti che appaiono direttamente riconducibili a quel “codice”, acutamente svelato da Antonio Pigliaru quasi 50 anni fa, che reggeva la logica delle manifestazioni delittuose del banditismo sardo, dato che la formazione economico sociale in cui quelle regole erano state prodotte non esiste più e, insieme con essa, anche il banditismo.
 Solo un determinismo miope può ritenere che la trasformazione, anche radicale, di una società meccanicamente comporti il totale cambiamento delle norme che in essa si erano prodotte; può accadere che una parte di tali norme continui ad ispirare i comportamenti concreti dei consociati, o di una frazione di essi, fintanto che nuove norme non riescano effettivamente a sostituirsi a quelle vecchie. In questo caso può darsi facilmente un conflitto tra vecchie e nuove regole.
 In Sardegna e in particolare in quelle zone in cui più a lungo e più profondamente affondava le proprie radici “l’ordinamento barbaricino”, l’avvio dell’industrializzazione, le notevoli innovazioni nella agricoltura e nell’allevamento, lo sviluppo del terziario hanno insediato nell’isola i caratteri della “modernizzazione”, ma il tramonto, precoce e cocente, delle speranze suscitate da questi processi, unito allo sviluppo di un turismo malauguratamente imperniato sul consumo del territorio costiero, ha creato nuovi squilibri, lasciando inevasi vecchi bisogni (il lavoro soprattutto) e creandone ulteriori. Così in quelle aree non rimane più il vecchio mondo e non è giunto il nuovo; quel tanto di esso che è arrivato non è quello sperato.
 Tali fenomeni hanno lasciato spazi al perpetuarsi di archetipi di una società non più esistente, proprio perché l’ordinamento dello Stato, ancora una volta incapace di risolvere con “giustizia” i problemi della comunità, è avvertito come estraneo.
 All’interno di tale contraddizione, a scapito dell’agire sociale, ha trovato spazio l’individualità, esaltata in quel misto di forza e di astuzia che è la balentia. Così la violenza, ricondotta ad una mitica identità, ossia a un valore, non è avvertita come disvalore dalla comunità, o almeno da una sua parte significativa. Superare questa situazione, molto pericolosa per le forme di criminalità (anche organizzata) che in essa potrebbero innestarsi, è compito della politica, la quale, diffondendo e praticando le regole della democrazia partecipativa, deve mettere la comunità in condizioni di determinare consapevolmente la propria volontà, ossia riconoscere il valore della legalità, trasformando la violenza da fenomeno sociale a fatto individuale e scaricando su chi la usa la propria riprovazione.
* docente di Diritto romano ex deputato
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Fatto del giorno
MONTE D’ACCODDI 
Ben venga l’Unesco ma la tutela deve cominciare da qui 
 
C’è in Sardegna un monumento eccezionale, unico, nei pressi di Sassari: Monte d’Accoddi, nato ai principi del terzo millennio a.C. per le aspettative religiose di vaste comunità agricole. Singolarmente e indiscutibilmente vicino al modello della ziqqurat sumerica, luogo alto dove, ricordano le fonti orientali, «per la prima volta scese dal cielo la regalità».
 Nel febbraio del 2001 a Sassari, in un convegno con Giovanni Lilliu tenutosi nell’Aula Magna dell’Università e promosso dalla sezione sassarese del Club Unesco (di cui allora facevo parte), guidata da Paolo Fois, fu per la prima volta lanciata l’idea di proporre l’inserimento dello straordinario monumento sacro nella Lista Mondiale.
 
Sette anni dopo, se non può modificarsi la valutazione sul monumento, le criticità allora individuate (Giovanni Lilliu espresse un sincero e appassionato disagio sul bassissimo numero dei visitatori), compreso il discutibile restauro che rende per certi versi il monumento ancora più difficile, non sono certo venute meno. E, provando conforto per la rinnovata attenzione, restano aperti seri e profondi problemi di valorizzazione: crisi continue nella gestione, aperture dell’area a singhiozzo, un sentiero che, dal parcheggio al monumento, ha margini amplissimi di miglioramento, una generale sciatteria nella immagine complessiva del luogo.
 
In più, da qualche mese, va registrata la grave riduzione dell’impegno dello Stato nel campo della tutela con l’accorpamento in unico ufficio delle due soprintendenze archeologiche sarde. In questi sette anni, aumentata l’archeologia-spettacolo e il fascino mediatico dell’Unesco, c’è moltissimo da lavorare in azioni immediate più che in attese liberatorie di un riconoscimento che, a giudicare dai criteri di selezione e dalle «Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention», richiederà precisi impegni e pretenderà attenti monitoraggi.
 Sogniamo ad occhi aperti le ricadute economiche del futuro, ma oggi?
 
Se la candidatura vorrà avere un senso credibile dovrà essere confortata da azioni immediate e non secondarie, con la partecipazione, come è stato giustamente sottolineato, di tutto il territorio.
 Infine, destano preoccupazione ragionamenti, non espressi dai promotori, ma che circolano, in termini di sub-territorialità (siccome il capo di sotto ha un monumento Unesco, ora tocca al Capo di Sopra) e con relative, per quanto virtuose, azioni lobbistiche isolate. Necessita un coordinamento più generale che non porti l’Unesco, attenta alle tradizioni, piuttosto a riconoscere come tema unico e irripetibile il «chentu concas chentu berrittas»: nella «tentative list» del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (costituita non solo da monumenti ma anche da contesti naturalistici, territori, tradizioni), esistono altre candidature sarde almeno dal 2006, che sono l’Isola dell’Asinara, l’Arcipelago della Maddalena e le isole delle Bocche di Bonifacio, il Sulcis-Iglesiente. Candidature che devono, se condivise come credo e non rimosse, essere sostenute da tutti.
 Il problema Unesco riguarda tutta la Sardegna in direzione, prima ancora che delle pur importanti ricadute economiche, di un aumento, oggi ancora più prezioso, della tutela dei luoghi.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Oristano
GHILARZA 
Lezione-dibattito su Sergio Atzeni 
 
 GHILARZA. Proseguono gli “incontri con l’autore” organizzati dal sistema interbibliotecario di Norbello. L’iniziativa odierna, organizzata in collaborazione con l’Unitre di Abbasanta, si terrà alle 16.30 nell’auditorium comunale. Giuseppe Marci, docente all’Università di Cagliari, tratteggerà la figura dello scrittore Sergio Atzeni, scomparso nel ’95. (mac)
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
UNIVERSITÀ 
Territori in rete: iscrizioni al master 
 
SASSARI. Scadono il 5 febbraio i termini per la presentazione delle domande di partecipazione all’esame di ammissione al Master Universitario di II livello “Territori in rete. Amministrazione e comunicazione nel ciclo di governo locale”, organizzato dalle facoltà di Giurisprudenza e di Scienze politiche in collaborazione con il Formez, nel quadro del progetto “Genius loci. Governare con il territorio”. La selezione è aperta a 5 giovani neolaureati e a 8 impiegati di enti e PA che non sono rientrate nella convenzione con il Formez. E’ possibile scaricare il bando dal sito http://scipol.uniss.it/master/index.html
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 38 - altre
La fabbrica dell’orata perfetta 
Un pool di università crea un laboratorio galleggiante 
 
OLBIA. Un golfo sano come un pesce. A certificarlo un allevamento-laboratorio di super orate. Pesci geneticamente certificati, che per oltre un anno hanno sguazzato in vasche poggiate tra il porto Cocciani e il faro. Una zona ricca di industrie, accanto a cui ogni giorno passano i traghetti di linea.
 Ma il traffico non ha avvelenato le carni pregiate delle orate. I pesci sono crescuti sanissimi, seguiti e monitorati un guizzo dopo l’altro da un team di ricercatori. Un progetto a metà tra scienza e industria che ha avuto anche un effetto collaterale a cui forse non gli scienziati non avevano pensato. L’esperimento è servito per certificare il buon stato di salute del golfo. Il progetto è nato dalla collaborazione delle università di Firenze, Camerino, Udine, Genova, Siena e dell’istituto Spallanzani di Milano. A guidare sul campo nell’isola il test nelle vasche del golfo di Olbia sono stati due biologi Santino Cerchi, Benedetto Cristo. La supervisione esterna del progetto è stata affidata al veterinario Fulvio Salati, che si è affidato a un pool di esperti nell’igiene dei prodotti ittici, di agronomi, e biologi: Iolanda Viale, Giluia Angelucci e Alessandra Fenza.
 I pesci superstar, sono stati fatti crescere con mangimi speciali. Per loro nessun trattamento antibiotico, né sono stati utilizzati prodotti che ne potessero alterare la qualità. «Sono state eseguite analisi accurate sul loro dna, ma anche sugli organi interni come il fegato. Attraverso lo studio di questi pesci - spiega Benedetto Cristo -, possiamo capire anche la qualità delle acque. Per esempio si può verificare nel fegato delle orate l’eventuale presenza di metalli pesanti». Le orate hanno mostrato un’elevata qualità delle carni. Ma l’iter per completare lo studio non è stato ancora concluso. «Le analisi non sono ancora disponibili - spiega il supervisore Fulvio Salati -. Il progetto che è nato alcuni anni fa non si è ancora concluso. Il pool di università voleva ottenere un prodotto di qualità superiore. La ricerca è ancora in corso. L’allevamento in gabbie galleggianti è stato portato avanti per due anni in Sardegna. Ora si perfeziona a Milano». Per la città al di là della soddisfazione di essere stata scelta come punto di riferimento per lo studio anche il conforto di avere un golfo non inquinato, anche se qualche segnalev di allarme si comincia a vedere. (l.r)
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Cronaca
Caso Università. In Finanziaria metà delle risorse dello scorso anno accademico 
Scatta l’allarme Russo: «Qui si chiude tutto» 
Il presidente teme il calo delle iscrizioni e denuncia il silenzio sulla crisi dell’ateneo 
«Se lo Stato si ritira dal territorio la Regione arretra» 
 
 NUORO. La situazione precipita. L’università nuorese rischia grosso e nulla si muove sul fronte politico. Intanto i dati parlano di un sicuro collasso nel numero degli iscritti all’ateneo nuorese per via dei due corsi cancellati dall’università di Cagliari. Circa 500 studenti in meno, in prospettiva. Le risorse inoltre sono dimezzate e quasi tutti gli impiegati trasferiti nel capoluogo sardo. E ora ci si mette anche una possibile crisi di governo. Al presidente Russo non resta che lanciare l’allarme: «Temo - dice- che entro l’anno avremo effetti devastanti».
 Nella sede dell’ateneo barbaricino si respira un clima molto difficile. Tra gli studenti, i docenti, e gli impiegati non si parla dall’altro se non della crisi che galoppa veloce verso la chiusura dei due corsi di Pubblica amminsitrazione e di Servizi sociali (circa 470 studenti). La situazione di stallo è presente a tutti e annuncia tempi più difficili. Un altro argomento di discussione poi è quello delle risorse. Nell’ateneo circola con insistenza anche il dato della Finanziaria regionale che attribuisce per il 2008 la metà del bilancio dello scorso anno: da otto a quattro milioni di euro. E inoltre si parla di università diffusa, Nuoro inclusa. Quasi un’offesa per i barbaricini, che ci tengono a sottolienare la «diversità e lo spessore» della loro ventennale esperienza universitaria.
 A fronte di questa situazione c’è poi il fatto che nulla si muove, nè a Cagliari nè a Roma. La Regione che dovrebbe dare linee e idee progettuali tace. Si sa che il presidente Soru è sempre barricato sulle sue posizioni, che vuole cambiare tutto. Ma ancora non si decide a dire come e quando. La paura, quindi, è quella che la situazione precipiti nel silenzio e nell’indifferenza generali. Tutta tattica, insomma.
 Inoltre c’è il ministro che nessuno riesce ad agganciare. Mussi non si fa trovare o comunque non lo si sente dal mese di dicembre. E adesso con la crisi strisciante di governo l’aggancio si fa più difficile, addirittura lo si sente già come aleatorio.
 Questo il quadro generale. Da qui l’allarme del presidente Sergio Russo: «Temo effetti devastanti entro l’anno se la politica non si muove. Eppure abbiamo di fronte in queste zone un problema politico e sociale rilevantissimo. Servono dunque risposte urgenti e immediate». Russo è preoccupatissimo e si vede. E non solo per l’università in crisi, ma anche per la situazione produttiva e sociale del Nuorese. «Le conclusioni della Commissione parlamentare (Medici) sul banditismo sono state dimenticate da molti - osserva - ma gli ultimi episodi di violenza e gli omicidi a catena sembrano confermarle in pieno. Eppure lo Stato si ritira e la Regione arretra». E la stessa università entra a rischio.
 «Già da lunedì prossimo - continua Russo - tre impiegati amministrativi della struttura nuorese dovranno trasferirsi a Cagliari. Inoltre per il 2008-9 non sono più previsti i due corsi di Pubblica amministrazione e Scienze sociali».
 Insomma, il depotenziamento è cominciato a diversi livelli: con le risorse tagliate a metà su quello economico; con la cancellazione dei due corsi su quello didattico; e con il trasferimento dei tre impiegati a livello strutturale. Fa da cornice poi, l’inserimento dell’ateneo nuorese nella cosiddetta “Università diffusa”.
 «Ma la nostra non è assolutamente una università diffusa come le altre - commenta sicuro Russo - perchè quella nuorese ha un’altra storia e altro spessore». Rispetto alle micro università, insomma, questa promette meglio. Ma questo non basta a sbloccare Regione e ministero. Che fare, dunque?
 «A livello ministeriale basterebbero poche risorse per sistemare organici e docenti e salvare i due corsi nuoresi» osserva Russo. Che sugli Enti consortili aggiunge: «Serve una presenza e una iniziativa costante da parte loro». Infine una battuta sulla Regione: «L’analisi fatta di recente da Francesco Pigliaru dimostra che un progetto di qualità può decollare anche a Nuoro. Ma per fare un progetto simile non basta solo il consorzio universitario barbaricino, serve la collaborazione della Regione e dello Stato».
 Intanto tra le macerie spunta anche qualche fiore: l’università di Sassari razionalizza e pensa a un intercorso per Scienze forestali e ambientali. Un passo in avanti della casa madre turritana, mentre quella di Cagliari depotenzia e taglia.
1 – Il Sardegna
Grande Cagliari – pagina 23
La contestazione. Dopo le polemiche sulla visita, poi annullata, di Benedetto XVI alla Sapienza
Maxiscritte contro il Pontefice
sui muri della Facoltà di Lettere
 
Scritte e insulti al Papa sul muro della facoltà di Lettere. La firma è quella degli anarchici. E la tempistica per gli studenti non lascia spazio a dubbi: è tutto da mettere in relazione con le visite dei religiosi, proprio in questi giorni in “missione” alla facoltà di Lettere. E soprattutto con le polemiche sortite dal no alla visita di papa Benedetto XVI all’inaugurazione della Sapienza da parte di un drappello di studenti e professori. Nella Facoltà di via Is Mirrionis alle scritte “politiche” hanno fatto il callo, ma mai prima d’ora c’erano stati insulti espliciti al pontefice. Fino a stamattina, quando sulla parete attigua all’ingresso gli studenti hanno potuto leggere due scritte realizzate con lo spray rosso una “Ratzinger boia medievale” e un’altra “Né Dio, né stato, né servi, né padroni”. Gli autori sono riconoscibili dalla firma, la a maiuscola cerchiata simbolo degli anarchici. Lettere e filosofia è da sempre ritenuta una delle facoltà più “a sinistra”, ma è attivo anche un compatto e organizzato nucleo di ciellini. Rari i momenti di tensione, limitati comunque alle campagne elettorali studentesche. «Non abbiamo paura e non siamo sconvolti», spiega un gruppo di giovani che fuma in relax nei giardini durante la pausa studio, «quelle scritte le abbiamo lette stamattina come tutti quanti. Io non ho idea di chi le abbia fatte, ma penso che si tratti soltanto di una provocazione». E sono sicuri. Dietro quelle scritte c’è la volontà precisa di contestare le “missioni cittadine”. In questi giorni (dal 20 gennaio al 3 febbraio) in occasione dei festeggiamenti del
centenario della Madonna di Bonaria come patrona massima della Sardegna, (che il 7 settembre vedrà proprio papa Ratzinger pellegrino al santuario cagliaritano), i frati stanno battendo a tappeto la città, portando la “parola di Dio” nelle abitazioni private, ma anche all’Università, cui è esplicitamente dedicato il secondo “momento” delle missioni. E se alcuni studenti hanno accolto i religiosi a braccia aperte, altri non avrebbero gradito i blitz in Lettere, da alcuni giudicati troppo invadenti. Sarebbero state le “missioni” dunque ad accendere il clima di ostilità verso il cattolicesimo presso alcune frange di studenti. «Proprio in questi giorni è in programma una visita di frati e suore in facoltà», proseguono gli studenti, «io sono atea, però per carità è giusto che ognuno manifesti le proprie idee, canti o preghi e distribuisca volantini. Però quattro giorni di seguito mi sembra un’esagerazione, comincio a pensare che siano troppo invadenti e che tutto nasca dopo il no al Papa alla Sapienza ». Interpellato telefonicamente, il preside della facoltà Giulio Paulis preferisce non rilasciare dichiarazioni in attesa di ulteriori approfondimenti. In città non è la prima volta che spuntano scritte contro il papa. Le ultime sulla parete della chiesa di Cristo Re nel largo Gennari che seguivano quelle contro monsignor Mani nella chiesa di San Giacomo a Villanova. E sempre a proposito di scritte campeggiano ancora quelle di via Portoscalas e via Ospedale contro Pietro Ichino, il giuslavorista nel mirino delle Br. Tutte accompagnate dalla A degli anarchici. 
Ennio Neri

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