Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 February 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 3 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Pagina 15 – Cronaca di Cagliari
genneruxi
Un corso di tecniche di management per i giovani del quartiere
   
La Circoscrizione 4 ha organizzato un corso di tecniche di management rivolto a 40 giovani residenti nel proprio distretto. «Gli obiettivi dell’iniziativa», spiega il responsabile del corso Pierpaolo Loddo, «sono molteplici. Intendiamo fornire uno strumento scientifico di pianificazione dei progetti, coinvolgendo i giovani sul tema delle criticità ambientali, economiche ed urbanistiche del proprio quartiere che rappresentano delle valide potenzialità per tutta l’aera vasta». Il corso è patrocinato dal Dipartimento di Architettura della Facoltà di Ingegneria edile, diretto da Carlo Argiolas. I destinatari sono studenti di Ingegneria (dal secondo anno in poi) ed Economia, neolaureati, piccoli e medi imprenditori. «Il fine ultimo», riprende l’ingegner Loddo, «è creare un team di project management che partecipi attivamente ad un progetto di intervento urbanistico da realizzarsi nel territorio della circoscrizione e più precisamente a San Benedetto». Il corso, della durata di 25 ore, inizierà il 18 febbraio e si concluderà a giugno. Per informazioni occorre rivolgersi agli uffici della circoscrizione (in via Lione 3 a Genneruxi). In alternativa si può contattare Pierpaolo Loddo (tel. 320 0778000, giu.loddo@tiscali.it). ( p.l. )

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
Geologi sardi trovano l’acqua per i Masai 
Ricercatori di Sassari e Cagliari riescono dove i giapponesi avevano fallito 
Il pozzo Ichnusa in una zona arida della Tanzania 
 
 SASSARI. Quei 4 litri di acqua a testa al giorno, in Tanzania, devono bastare agli animali, all’agricoltura, per bere e per l’igiene personale. Acqua ricca di fluoro e che bisogna andare a prendere nelle pozzanghere a 10 chilometri di distanza. Ora grazie ai ricercatori delle università di Sassari e Cagliari, l’acqua è stata trovata vicinissima al villaggio delle popolazioni Masai. Abbondante e potabile perchè poverissima di fluoro.
E il pozzo, gli scienziati sardi, l’hanno voluto chiamare «Ichnusa». Un successo che i Masai hanno festeggiato uccidendo due capre per offrire un banchetto a quei ricercatori che sono riusciti in una impresa nella quale avevano fallito anche i giapponesi.
 
Pagina 7 - Sardegna
Alla scoperta di pozzi d’acqua nelle zone aride dei Masai 
 
SASSARI. Il premio più bello è il sorriso di quei bambini Masai che non avevano mai visto l’acqua sgorgore da una sorgente o da un tubo di plastica. Fino a quel momento chi voleva l’acqua doveva accontentarsi di qualche pozzanghera a dieci chilometri dal villaggio. Acqua, quest’ultima, scarsa e ad altissimo contenuto di fluoro. Ora grazie ai ricercatori delle università di Sassari e Cagliari, l’acqua è stata trovata vicinissima al villaggio. Abbondante e potabile perchè poverissima di fluoro.
Si erano cimentati in molti per cercare di risolvere il problema idrico delle popolazioni Masai. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati ricercatori giapponesi. I quali, per dire la verità, l’acqua l’avevano trovata. Purtroppo, però, era fortemente inquinata da un corso d’acqua ricchissimo di fluoro che scorre lì accanto. Immaginate, dunque, l’aria di scetticismo con la quale le autorità locali Maasai hanno guardato i ricercatori sardi che chiedevano di poter tentare di cimentarsi in una impresa ancora senza successo.
 Certo, a favore dei ricercatori isolani deponeva il fatto che la loro richiesta era animata semplicemenete dalla possibilità di svolgere unicamente un’attività di ricerca. Solo ricerca per motivi scientifici, nulla di più. Non a caso gli scienziati sardi impegnati nel progetto non hanno ricevuto altro compenso se non quello che spetta agli universitari in missione.
 Il progetto «Il nostro - spiega il professor Giorgio Ghiglieri del dipartimento di Ingegneria del Territorio, sezione di geopedologia e geologia applicata dell’università di Sassari, uno dei protagonisti dell’impresa in Tanzania - è un progetto idrico integrato (Water Master Plan) per promuovere lo sviluppo socioeconomico delle comunità rurali nei Ward (provincia) Ngarenanyuki e Oldonyosambu in Tanzania. Il nostro coinvolgimento è frutto di una convenzione tra il Nucleo Ricerca Desertificazione e la Ong Oikos di Milano. Ma recentemente il progetto ha avuto anche un contributo della Regione sarda, nell’ambito dei finanziamenti per attività di cooperazione decentrata (legge regionale 19 del 1996)». La ricerca, per l’università di Sassari, è coordinata dal professor Ghiglieri col prezioso contributo del professor Giacomo Oggiano, ordinario di Geologia della facoltà di Scienze, e del dottor Daniele Pittalis, che sull’argomento sta sviluppando un dottorato di ricerca in Scienze della Natura e delle sue Risorse. Nel progetto è anche impegnato il professor Roberto Balia, geofisico dell’università di Cagliari.
Il pozzo Ichnusa L’attento studio del territorio indagato con gli strumenti della geologia (professor Oggiano) e della idrochimica (professor Ghiglieri) e le indagini geofisiche (professor Balia) hanno portato a eseguire più di 60 profili geoelettrici e campionare oltre 70 punti d’acqua. La sovrapposizione dei dati ha portato a realizzare un Gis (geographic information system). I tecnici dell’Oikos hanno poi suggerito di concentrare gli sforzi in un sito vicino a un villaggio. «A quel punto - dicono Ghiglieri e Oggiano - abbiamo perforato in un punto dove a 65 metri di profondità abbiamo trovato un giacimento d’acqua che ci ha dato 4 litri al secondo di un’acqua potabile con un tenore di fluoro di qualche parte per milione. Un’acqua talmente buona che l’abbiamo bevuta anche noi. E il pozzo, in onore della Sardegna, lo abbiamo voluto chiamare Ichnusa».
 «Non potete immaginare la gioia della gente - dicono i due scienziati- Immediatamente il pozzo è stato meta della curiosità di uomini, donne e bambini. E i guerrieri Maasai, in segno di ringraziamento, hanno ammazzare due capre per organizzare un banchetto in nostro onore».
 La ricerca «Ai ricercatori delle università sarde- precisa il professor Oggiano - è stato chiesto di trovare l’acqua in una zona semiarida della Tanzania. Si tenga conto che in quella regione l’acqua è scarsissima e, soprattutto, ha un contenuto di fluoro di 40-50 milligrammi per litro. L’organizzazione mondiale della sanità ritiene che un’acqua potabile debba avere 1,5 milligrammi per litro di fluoro (in Italia il limite è di 1 miligrammo). In Tanzania, data la cronica carenza idrica, viene considerata potabile un’acqua con un contenuto di fluoruri pari a 8 milligrammi per litro».
 Una eccessiva assunzione di fluoro può provocare una serie di disturbi che vanno sotto il nome di «Fluorosi»: denti chiazzati e fragili, dolori alla schiena e al collo, deformazioni ossee.
 La Tanzania, poi, è nota per una cattiva gestione delle risorse idriche e una scarsa o assente manutenzione delle strutture di approvvigionamento idrico.
 «Attualmente - racconta Ghiglieri - l’attività di raccolta dell’acqua viene affidata alle donne e bambine con grande dispendio di tempo e di energie e a discapito delle attività domestiche e scolastiche. Un singolo viaggio, considerando che si va a piedi o cavallo degli asini ad una distanza di 6 chilometri e più, arriva a impegare circa 8 ore al giorno alle quali vanno aggiunte due ore di attesa in coda. Si consideri, poi, che la priorità assoluta nell’uso della risorsa idrica è destinata all’abbeveramento degli animali (che rappresenta la principale risorsa economica per la popolazione Masai) o per l’agricoltura. Il tutto, ovviamente, a discapito della salute e dell’igiene».
 In queste condizioni è facile immaginare che, proprio a causa della scarsità delle risorse idriche e delle difficoltà di approvvigionamento, il consumo giornaliero pro capite in Tanzania è di circa 8 litri al giorno che si dimezzano nel periodo secco, quando la maggioranza della popolazione si concentra in pochi punti e non può ricorrere a corsi d’acqua temporanei. «Questo dato - ribadisce Ghiglieri- è ben lontano dagli obbiettivi del «Millennium Goal» che prevede una quantità di almeno 20 litri al giorno procapite per almeno il 60% della popolazione mondiale. Un obbiettivo da raggiungere entro l’anno 2015».
Approccio multidisciplinare «Ciò che volevamo conoscere - dice il professor Oggiano - è il quadro globale per progettare interventi al fine di soddisfare i bisogni idrici globali di due province in Tanzania. In particolare per quanto attiene alle esigenze idropotabili della popolazione e del bestiame ma anche dell’acqua da destinare alla coltivazione di piccoli appezzamenti di terreno tra quelli adiacenti ai villaggi».
 «L’iniziativa - ribadisce Ghiglieri - si inquadra nell’ambito di un progetto ampio di respiro finanziato da ‘Charity and Defense of Nature Fund’, una fondazione privata, e finalizzato a sviluppare le condizioni socio economiche delle popolazioni delle comunità rurali nei Ward di Ngarenayuki e Oldonyosambu, che Oikos sta conducedo con successo dal 2000».
 «Da questo studio - prosegue Ghiglieri- scaturirà un quadro conoscitivo di carattere multidisciplinare relativo aspetti geologici, idrogeologici, idrochimici, geofisici, e idrogeologici dell’area compresa entro i limiti amministrativi dei due Ward, con la compilazione delle carte tematiche riferite a diversi fattori: distribuzione, quantità e qualità delle risorse idriche superficiali e sotterranee, individuazione e classificazione dei centri e delle aree di utenza. Un altro obbiettivo previsto dagli interventi riguarda la realizzazione ex novo di punti di approvvigionamento idrico (pozzi, captazione di sorgenti e piccoli sbarramenti in terra per la formazione di laghetti collinari) e di reti di distribuzione in modo da aumentare la disponibilità della risorsa in alcuni villaggi dell’area in studio. In particolare alcune attività sono state già concluse tra le quali la riabilitazione della rete di distribuzione di Kisimiri Chini; la costruzione del sitema idrico di Nyamakata; la riabilitazione della captazione della sorgente di Nkunny.
Obbiettivi futuri
Sulla base di un approfondito background di conoscenze, maturato in precedenti progetti, sugli aspetti geologici, idrogeologici, idrochimici, geofisici e idrologici dell’area in esame, uno degli obiettivi è quello di attuare degli interventi operativi pilota, a scala strettamente locale, per migliorare l’accessibilità alla risorsa idrica sotterranea e superficiale delle popolazioni indigene e del bestiame domestico, sul quale si fonda l’economia locale, favorendo un uso sostenibile della risorsa stessa, con una ripercussione positiva sulle condizioni igienico-sanitarie delle comunità interessate.
Coinvolte le popolazioni locali Un altro obiettivo importante del progetto sarà rappresentato dal trasferimento delle conoscenze al personale tecnico dell’Arumeru District (Ente locale) e da un’opera di sensibilizzazione e di educazione, rivolta alle comunità locali, per un uso compatibile e sostenibile della risorsa idrica; particolari enfasi ed attenzione saranno dedicate alla partecipazione delle donne, in quanto già coinvolte quotidianamente nell’attività di raccolta dell’acqua e per il loro ruolo centrale nell’educazione igienico sanitaria della famiglia.
 Le comunità rurali e il Distretto di Arumeru saranno così supportate nella predisposizione di nuove strategie di gestione della risorsa idrica basate sull’utilizzo sostenibile della stessa, accrescendo la consapevolezza delle popolazioni locali dell’importanza di una corretta gestione delle risorse naturali come base per uno sviluppo economico e sociale duraturi.
Inoltre, la popolazione locale sarà coinvolta in tutte le fasi e gli interventi saranno realizzati in modo che, anche in futuro, la gestione e la manutenzione possa essere affidata solo a manodopera locale.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cronaca
Soru al capezzale dell’ateneo malato 
Oggi il governatore incontra gli studenti e i sindaci della Provincia 
 
NUORO. Università, è giunta l’ora della verità. Oggi alle 10 il governatore Soru incontrerà i sindaci barbaricini all’Eliseo per dire la sua sulla crisi dell’ateneo nuorese. E lo farà all’indomani dell’emendamento approvato a maggioranza in Finanziaria che ha portato da 4 a 6 milioni il finanziamento per l’Università diffusa, Nuoro compresa. Venerdì infatti il consiglio regionale ha varato una serie di misure sull’istruzione e la formazione.
 In aula la discussione si è concentrata soprattutto sulle risorse per l’Università diffusa e in particolare su un «emendamento di sintesi» per impedire la chiusura a Nuoro. L’emendamento è stato approvato a larghissima maggioranza con 65 voti a favore e solo 4 contrari. Inoltre si è stabilito che entro 90 giorni dall’approvazione della Finanziaria si terrà una Conferenza di servizi e la giunta sottoscriverà un’intesa con le due Università di Sassari e Cagliari mirata alla «razionalizzazione» dell’offerta formativa del sistema universitario. Il che vuol dire che si è trovato un accordo per rendere, in qualche modo più autonoma l’università gemmata di Nuoro. Senza questa «razionalizzazione» le risorse introdotte dall’emendamento sarebbero andate ad esaurimento e non avrebbero salvato i corsi barbaricini.
 Questo dunque l’accordo di sintesi messo a punto per sbloccare una situazione che rischiava lo stallo: sei milioni di euro dovrebbero essere sufficienti all’università diffusa - hanno detto diversi consiglieri - anche se nel corso delle audizioni i due rettori hanno chiesto un incremento di risorse soprattutto per Olbia. Nel 2007 lo stesso finanziamento era stato di otto milioni. La previsione della giunta per il 2008, invece, è stato di soli 4 milioni. La metà. Poi però il fondo è stato portato sei milioni. Con queste risorse sarà assicurata la prosecuzione e il completamento dei corsi avviati nelle sedi universitarie decentrate.
 A questo proposito il presidente della Commissione Bilancio, Giuseppe Luigi Cucca, ha dichiarato: «Intanto con l’emendamento di sintesi e le risorse previste è certo che gli studenti protranno concludere il corso degli studi. Ma poichè c’è anche la ncessita di affrontare la questione complessiva dell’ateneo è stato inoltre previsto l’impegno della giunta di convocare un Conferenza di servizi per razionalizzare l’offerta formativa. Che vuol dire: mettere ordine nella scelta dei corsi in vista del terzo polo universitario a Nuoro».(n.b.)
 
 

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